Kingdom Hearts Forum

Posts written by JT.

  1. .
    fottutamente fantastico.
    Il primo pezzo è veramente favoloso, quando sono arrivato al punto in cui Ven cerca di far tornare al "mondo reale" Roxas e Zexion si impone, è veramente favoloso!
    Che poi, per me sono le solite menzogne quelle di Ienzo, sul fatto che il mondo di Xemnas sarebbe stato perfetto, come nel sogno..

    Poi Roxas si sveglia e sembrano essere cazzi per Ienzo..
    ma devo dire che è veramente favoloso. E' uno dei personaggi dell'Organizzazione che preferisco, e tu lo hai impostato veramente bene!
    "La mia famiglia d'origine è una provetta" wtf! ahahah
    E' FIGLIO DI UNA PROVETTAH!!

    Lo scontro finale ancora più bello. Davvero, capitolo favoloso.
    Leaxeuasuau o come si scrive se ne va così, e arriva l'acidella a rompere i maroni..
    NDAH!
    Roxas vincerà!

    Vivi best in the world.

    SCRIVISCRIVISCRIVI.
  2. .
    Ringrazio Nyx della recensione e anche Holy :)
    e ovviamente anche Rei, ora Queen, ma vabbeh xD
    Capitolo di transizione, ma importante.

    19: La speranza è l’ultima a morire
    Era più di un giorno che cavalcava, sotto i cocenti raggi del sole. Aveva assistito a un’alba alquanto strana: un’alba dipinta di rosso. Non si era mai girato verso la Fortezza della Veglia, voleva, ma non lo fece mai.
    Lo avevano fatto fuggire.
    Lo avevano spinto a raggiungere il suo popolo, in viaggio verso l’Est, Cyrodill. Un luogo sicuro, fino a quel momento.
    La Fortezza che i Von Fabre proteggevano dall’alba dei tempi era caduta sotto i colpi di una minaccia troppo forte per la piccola guarnigione rimasta a difesa.
    I suoi uomini lo spinsero fuori, contro il suo volere. Insubordinazione, così potrebbe essere chiamata; gesto di follia, amore per il proprio capo.
    Gannicus lo voleva, voleva che fosse al sicuro fuori dalla minaccia dei Covenant. Esso non se lo poteva perdonare.
    Il cavallo era quasi allo stremo delle forze; non si erano mai fermati se non pochi minuti nei pressi di un ruscello, dove il Comandante si era immerso nelle fresche acque, quasi per perdere la cognizione con la realtà, una realtà crudele, una realtà in cui non si aveva un momento di tregua. Non c’era tempo per pensare, per agire, per nulla.
    Gli occhi si chiudevano da soli, cercava di resistere, ma era difficile. Doveva trovare il suo popolo, se c’era ancora qualcuno. Erano partiti con più provviste possibili, non era quello il problema.
    Il problema erano i furfanti; i vili parassiti che avevano scelto la vita selvaggia, distaccandosi da tutto quello che era rimasto dell’umanità.
    Uccidevano i mercanti, quei poveri uomini che ogni giorno attraversavano l’intero Est per portare viveri da una città all’altra.
    Il Comandante della Fortezza Perduta, però, non doveva arrendersi. Incolpò di redini al cavallo, che scattò. Arrivò sulla cima di una collina, e scorse una sottospecie di accampamento.
    Cavalcò sempre più, era vicino, erano i suoi uomini, la sua gente, doveva difenderli, fino all’ultimo respiro, fino alla fine.
    Una volta vicino alle tende smontò quasi involontariamente dal proprio destriero, impattando contro il terreno; si alzò in fretta e furia, sporco di terriccio e di sangue incrostato per la recente battaglia.
    I vestiti erano luridi, strappati, ormai quasi indossabili; la corazza era stata abbandonata strada facendo, rallentava la cavalcata e questo non poteva permetterlo. L’unica cosa che aveva tenuto era il pugnale, allacciato allo stivale.
    In quel momento, però, nulla importava al Comandate della Fortezza Perduta. Arrancò camminando lentamente tra la folla che si era creata; inizialmente non fu riconosciuto da nessuno.
    Una guardia, però, lo fermò, gli porse una mano sulla guancia e lo strinse a sé. Era stanco, il respiro era affannato ma in quel momento aveva ritrovato la speranza, la sua gente.
    Sorrise con sforzo, girandosi verso il popolo che esplose in un boato di felicità.
    Il suo nome fu scandito da tutti. Lo aveva ritrovato, aveva trovato la fiducia nei suoi mezzi grazie a un popolo che pur costretto a fuggire verso l’Est manteneva la fede nel proprio Comandante.
    Luke Von Fabre alzò le mani al cielo, e la folla si placò. I bambini si tenevano stretti ai padri, le donne avevano lasciato i pentoloni e i fuochi dove il cibo veniva cotto per ascoltare le parole del Comandante.
    Gli sembrava il giorno prima quando si teneva al fianco di suo padre, ad ascoltare le sue parole piene d’orgoglio, i boati dei soldati, la stima che avevano per lui.
    Scosse il capo, non era più un bambino. Aveva una responsabilità, una responsabilità che aveva già in parte infranto facendo cadere la Fortezza della Veglia, l’ultima sponda di difesa dell’Est.
    Non era caduto con i suoi uomini.
    Per una ragione valida, alcuni direbbero, per guidare il proprio popolo verso Cyrodill, verso la salvezza. La folla non aspettava altro che le sue parole; la scorta gli si mise al fianco, incoraggiandolo.
    -Non è un giorno in cui dovremmo essere felici, mio popolo- esordì Von Fabre; era giusto non riempire di vere speranze quella povera gente. –Molti uomini hanno perso la vita la scorsa notte, per proteggerci dalla minaccia nemica.. il mio incarico era quello di proteggere voi, brava gente, e di proteggere l’Est, in quanto Protettore dell’Est. Come alcuni di voi sapranno, accolsi con molto orgoglio quest’incarico alla morte di mio padre.. ero un ragazzino, come i vostri figli.. non mi sarei mai immaginato, a questa tenera età, a guidare un intero esercito alla volta del doppio dei miei uomini.-
    Luke prese una piccola pausa, chinando il capo. La tristezza assalì la folla, ma una delle guardie mise la mano sulla spalla del rosso. Quest’ultimo lo guardò con la coda dell’occhio, annuì con un cenno del capo e riprese a parlare.
    -Il mio compito ora è guidarvi a Cyrodill, io vi proteggerò, al costo della mia stessa vita.. non permetterò che un altro uomo muoia, così che nessuna donna muoia. Nessuno. – Luke si fece avanti, guardando la gente uno a uno.
    -Ci accoglieranno, e da lì ricominceremo!- concluse, sicuro di sé. Un altro boato lo accolse; sorrise, poi si voltò verso le guardie.
    Bastò un cenno per intendersi, desiderava mettere qualcosa sotto i denti, ma sarebbero dovuti ripartire in fretta.
    -Hai mandato via i Custodi, ci hai condannato tutti alla morte!- disse una voce, nelle retrovie. Luke non si voltò nemmeno per vedere il volto dell’accusatore; non gli interessava sapere chi fosse.
    Da una parte aveva ragione.. ma pensare a quello sarebbe stato fatale, soprattutto in quel momento critico.
    E continuò per la propria strada.

    Doveva raggiungere Hrothgar Alto il prima possibile. I Covenant erano una minaccia reale, ormai agli occhi di tutti; non erano i soli, però.
    Nemesis.
    Terra strinse i pugni solo a pensare a esso, Ven, dietro di lui, sembrava preoccupato da ogni minimo rumore ambientale.
    Così agitato che molte volte non sentiva nemmeno cosa diceva l’altro Custode. Terra, improvvisamente, lo bloccò prendendolo per la spalla.
    -Ven- esordì; il biondo girò lentamente il capo, era cupo, e teneva stretta nella mano l’elsa del Keyblade.
    -Dobbiamo parlare di una cosa importante- spiegò Terra. L’altro annuì. –Una volta arrivati, dovremmo dividerci. Non puoi entrare a Hrothgar Alto.. non hai il Sangue di Drago, non puoi farti allenare dai..-
    -Non c’è bisogno che tu finisca, Terra, ho capito- rispose, interrompendo l’amico –mi dirigerò verso il Ferelden.. mentre tu diventerai più forte, io mi sbrigherò di trovare il più aiuto possibile. Re Alistair ha un debito con i Custodi, dovrà rispettarlo, prima o poi i Covenant invaderanno anche il Ferelden, se è furbo, eliminerà il veleno alla radice.- propose il biondo.
    Terra deglutì, l’idea di dividersi nuovamente da Ventus lo tormentava.. era già stato difficile dividersi da Aqua, Ventus sarebbe stato troppo..
    -Non dire niente- lo interruppe ancora il biondino. –Aqua è ad affiliare le sue capacità, lo stesso farai tu. Sora ha un compito, Kairi è con lui per supportarlo..-
    Terra capì. Voleva rendersi utile, ma non doveva, non doveva rischiare la sua vita per attraversare tutto l’Est e arrivare al Ferelden, non doveva!
    -Ven..- disse appena, e il Custode del Vento chinò il capo.
    -Devi capirmi, Terra.. sono un Keyblader, ho un compito anche io, e non è quello di rimanere con le mani in mano..- concluse, girandosi e riprendendo a camminare.
    -Hai rischiato la vita troppe volte, non permetterò che..-
    -Vita o NON vita, è la mia volontà.-
    Il discorso era chiuso. Ven attese qualche secondo, attimi di silenzio, e poi riprese a camminare. Terra sospirò, seguendolo.
    I loro vestiti erano sporchi e lacerati; non si cambiavano circa da quando erano partiti dalla Fortezza della Veglia, e mancava ancora molto per arrivare a Hrothgar Alto.
    Si trovavano in una foresta, l’aria era soffocante e potevano udire come dei lamenti, lamenti di animali. Terra teneva la vista attenta, pronto a tutto, mentre Ven avanza senza quasi una metà.
    Era preoccupato per lui, ma non per motivi psicologici: Ventus voleva rendersi utile, ma erano tempi bui, pericolosi, e fare l’eroe non serviva a nulla.
    Il castano sentii dei rumori non molto lontani; dei cespugli si stavano muovendo.
    -Ven!- si limitò a dire, catturando l’attenzione del biondino, che si girò di colpo. Terra si avvicinò al cespuglio, e con un fendente lo divise in due.
    Si rivelò essere un animale, piccolo, bianco e con delle macchie nere, che spaventato corse via. Il castano tirò un sospiro di sollievo, e Ventus, turbato, riprese a camminare.

    Cavalcano senza tregua da un giorno, e ormai erano vicinissimi alla Città Imperiale, la capitale del Cyrodill, nonché luogo di culto di Akatosh, il dio drago, una divinità adorata da tutti gli abitanti e che le profezie narrano che solo il prescelto può svegliare il suo potere.
    Sora aveva saputo di questo grazie al cuoco, che serviva il pasto durante le brevi soste per saziarsi; per il resto del viaggio, non avevano parlato con nessuno.
    Ulfric si teneva in prima linea, con il suo fido cavaliere al fianco; il resto dell’esercito li guardava, incuriositi.
    Kairi si sentiva osservata, d’altronde i suoi vestiti erano sporchi e graffiati sui fianchi, sarebbe bastato un altro graffio per mostrare le proprie nudità.
    Sora, ogni giorno che passava, si sentiva pesante.
    Aveva pensato molto. A Riku, alle Isole del Destino, a Zack, Cloud..
    Li aveva persi tutti in poco tempo, ma adesso aveva la minima speranza che Zack fosse vivo. Non poteva dire lo stesso di Riku.
    La cavalcata fu interrotta dal frastuono di un corno. Kairi si tappò le orecchie, mentre il Custode della Luce cercò di scorgere il motivo della loro sosta.
    Fece cenno alla rossa di seguirlo, si fece largo con il destriero tra alcuni cavalieri e infine la vide.
    La Città Imperiale.
    Ulfric aveva un sorriso sulle labbra, quando due guardie provenienti dalle grosse muraglie gli si piazzarono davanti; messaggeri, dunque, ma la domanda era una: perché non li facevano entrare subito?
    -Nel nome di Martin Septim, Imperatore del Cyrodill, identificati- disse uno di essi, guardando Ulfric negli occhi.
    Quest’ultimo annuì, e fiero sul proprio stallone, alzò il tono della voce, per farsi sentire anche dai suoi uomini.
    -Io sono Re Ulfric Manto della Tempesta, legittimo Re dei Re, Re del Nord, ed esigo udienza con il tuo Imperatore, e un riparo per i miei uomini.-
    La guardia deglutì alla vista dell’esercito.
    -Siete troppi, non potete fare sosta nelle nostre locande..-
    Ulfric lo interruppe cominciando a girargli intorno.
    -Non ti ho chiesto di rispondere, tu non vali nulla. Torna dal tuo Imperatore e dì cosa i Manto della Tempesta chiedono. Se rifiuterà di aiutare la Corona, raderemo al suolo la vostra città-
    Sora si fece avanti.
    -Come puoi dire una cosa del genere!?- sbottò; il “legittimo Re dei Re” lo osservò, e, quasi colpito da questo affronto, strinse i denti.
    -Torna al tuo posto, ragazzo- disse Ralof, quasi come per salvaguardare il Custode della Luce da qualcosa.
    -No Ralof, ha ragione..- disse Ulfric, con un ghigno sul volto –Custode, forse non ti è chiara la tua posizione: vuoi essere un ospite d’onore, o un ostaggio?-
    -Non mi interessa- rispose a freddo Sora –dovremmo essere uniti contro i Covenant, contro il vero nemico, e non farci guerra e sputarci addosso, tra di noi!-
    -Da un certo punto di vista hai ragione.. ma non dal mio. Il mio interesse è riconquistare ciò che mi APPARTIENE DI DIRITTO!-
    Il ragazzo deglutì, ma non aveva paura né di Ulfric né dei suoi uomini.
    -Sei corrotto fino al midollo, se la pensi così.. dimmi, cosa farai quando i Covenant devasteranno le tue terre? Ti vanterai di essere il Re dei Re? Io non credo proprio!-
    Ulfric rimase sbigottito, colpito in pieno. Guardò i suoi uomini parlottare, e diede in escandescenze.
    -BASTA COSI’!- si girò nuovamente verso le guardie –Andate dal vostro Imperatore e dite quel che ho riferito, subito.-
    I due messaggeri annuirono, e, quasi in preda al terrore, cavalcarono verso i cancelli della Città Imperiale. Ulfric si voltò verso il Custode, e, cavalcandogli accanto sussurrò –prova a parlarmi ancora in quel modo davanti i miei uomini e te ne pentirai.-
    Sora lo guardò per qualche secondo, poi Kairi lo affiancò prendendogli la mano. La rossa sorrise, quasi per rassicurarlo, e lui ricambiò.

    Avevano iniziato a cavalcare da poche ore, e alcuni uomini erano già stanchi, come i loro bambini e le loro donne.
    Von Fabre non poteva farci nulla, non era da meno, ma non lo dava a vedere come le sue guardie, che aiutavano il più possibile la popolazione.
    Luke cercava di rassicurare tutti, ma non sapeva dove si trovava e quanto era distante il Cyrodill, o qualsiasi altro luogo dove potevano trovare rifugio.
    Per di più, erano in territorio dei banditi. Teneva sempre la vista attenta a ogni movimento tra la boscaglia; erano scoperti, avendo carri non potevano passare per le fitte foreste, perciò erano costretti ad attraversare la pianura.
    All’alba del secondo giorno di marcia un uomo morì. Poche ore dopo, il secondo. Non sembrava una morte normale; gli occhi erano rossi come il sangue e la gola era gonfia, quasi se si fossero strozzati con qualcosa, ma non era così: l’unica cosa che mangiavano era farina mischiata con acqua, avena e qualche tozzo di pane per i più affamati. Alcune guardie erano andate a caccia, la stessa mattina, ma erano tornati con appena un gufo e un coniglio, troppo poco per tutti.
    E poi, cominciò a morire sempre più gente. Luke non sapeva cosa fare, esaminava tutti i corpi e l’unica cosa che aveva capito era che la causa delle morti era una malattia, forse venera, ma in che modo? Erano tutti malati, prossimi alla morte?
    Dovevano trovare un rifugio, e in fretta.
    Il quarto giorno di marcia riservò una sorpresa inaspettata; in lontananza si vide quasi un avamposto, protetto da delle barricate di legno e alcune lastre di ferro. Un sorriso si stampò sul volto di Von Fabre, avevano trovato la salvezza?
    Fece aumentare la velocità di tutti, fece cavalcare i cavalli agli uomini più stanchi e lui stesso lasciò il suo, di destriero.
    Una volta vicini alle porte, chiesero aiuto.
    Ma nessuno rispose.
    Luke scorse un cartello; recitava “Avamposto della Protezione”, ma nessuno rispondeva.
    -Cosa facciamo, mio Lord?- chiese una guardia; Luke portò una mano sul mento e pensò. Doveva fare qualcosa.
    -Troviamo un modo per entrare, uno di voi rimanga qui a guardare la popolazione, se succede qualcosa, urlate il più possibile-
    Luke indicò un giovane cavaliere per sorvegliare il popolo, e gli altri dodici cavalieri lo seguirono.
    In qualche modo salirono sulle torri di guardia, e, una volta sulle mura, assisterono a una scena macabra. Corpi ovunque, arti, cervelli fracassati, budella e teste ovunque.
    Uno di loro vomitò il poco cibo ingerito, e Luke fece cenno a tutti di sguainare la spada e di stare attenti.
    Una freccia partì, e colpii uno dei cavalieri alla gola; un colpo fatale, che lo fece crollare a terra. Una ventina di uomini uscì da delle casette e si rovesciò contro Luke e i suoi uomini.
    Von Fabre evitò il fendente di uno dei banditi, e lo colpì allo stomaco, squarciandolo. L’uomo successivo lo stordì con un colpo dell’elsa della spada, e lo lanciò dalle mura.
    In poco tempo, sembrava che li avessero uccisi tutti. Con molta cautela si avvicinò a ogni casa, vi ci entrava e cercava di capire se c’era qualche altro bandito.
    Quando sembrava tutto sicuro, tornò al centro dell’avamposto mentre una guardia apriva le porte alla popolazione.
    -Sembra libero- disse Von Fabre, poi sentirono quasi un urlo di gioia.
    -Venite qui, presto!- urlò un cavaliere. Von Fabre fu il primo a rovesciarsi, e quel che vide all’interno di una specie di bunker gli fece illuminare gli occhi.
    Cibo, armature e spade.

    Ci misero poco a tornare i messaggeri. Martin Septim aveva accettato le richieste dei Manto della Tempesta. Alcuni uomini risero definendo l’Imperatore del Cyrodill un debole, ma Sora scosse il capo indignato.
    Martin Septim aveva fatto sicuramente la cosa migliore, aveva capito che non doveva mettersi contro altri uomini inutilmente, rischiando la vita dei suoi uomini e della sua popolazione.
    L’esercito di Ulfric si mosse, e scortati dai messaggeri arrivarono davanti i cancelli della Città Imperiale, che era circondata da un fossato molto profondo. Le mura sembravano resistenti e presentavano alcune torri di controllo, per sorvegliare la zona.
    Una volta dentro le mura, Sora notò che i cavalieri erano tutti vestiti uguali. Cotte di maglia di ferro per gli arcieri e armature di piastra per i cavalieri che maneggiavano la spada e derivanti.
    Tra tutti, affiancato da alcune guardie con un farsetto nero e raffigurante un drago, si notò Martin Septim. Aveva una tunica lunga nera e con i dettagli rossi, e una corona d’oro in testa a forma di dragone.
    -Benvenuto nella Città Imperiale, Ulfric Manto della Tempesta-
    Quest’ultimo osservò l’Imperatore muovendo la mascella. –Ho bisogno immediatamente di parlarti, in privato- accennò il “legittimo Re dei Re”.
    Martin Septim annuì, fece per girarsi ma nel farlo notò la presenza di Sora.
    Lo fissò per qualche secondo, e gli si avvicinò. Ulfric inarcò un sopracciglio e Ralof portò la mano sull’accetta che teneva legata alla cintura.
    -Tu.. sei un Custode del Keyblade..-
    Sora deglutì, Kairi gli si posizionò accanto. –S..sì- disse titubante il castano, e un sorriso si stampò sul volto dell’Imperatore.
    -Amici miei! Akatosh ci ha mostrato il vero! I Custodi sono qui per proteggerci dalla minaccia!-
    Ulfric si voltò verso Ralof, scuotendo il capo, quando si provocò un frastuono di voci che gioivano; qual’era questa profezia che narrava l’Imperatore?
    Sora scosse il capo, confuso.
    -Non è l’unico- uscì allo scoperto Kairi, impugnando il suo Keyblade. Sora la guardò, e l’Imperatore si girò, con un sorriso sulle labbra.
    La folla esultò.
    Ulfric poi si mise tra i Custodi e l’Imperatore.
    -Sono io qui che deve essere osannato, non loro. Andiamo, or dunque, ho un urgente bisogno di parlarle.-
    Martin Septim annuì. –Bene. I vostri uomini possono trovare ristoro nelle locande; se non basteranno i letti, potrete usare le stalle-
    Alcuni cavalieri non gioirono all’idea di dover dormire tra lo sterco e il tanfo di cavallo, ma ci si accontentava di tutto, in quel periodo di crisi.
    -Voglio che anche i Custodi assistano- disse l’Imperatore; Ulfric osservò Sora e Kairi con la coda dell’occhio e diede il proprio consenso.
    Così, il “legittimo Re dei Re”, Ralof e una scorta di cavalieri presero a seguire l’Imperatore e i suoi guardiani verso il palazzo reale.
    Sora cominciò a guardarsi intorno. Le guardie sorridevano tutti a suo indirizzo, i popolani si tenevano agli ingressi delle loro case e li acclamavano a gran voce.
    Ma per quale motivo? Non avevano fatto nulla, ancora.. ma il loro Dio si era espresso. Era confuso, voleva solamente vivere in tranquillità..
    Ma non conosceva la tranquillità ormai da anni.
    Kairi lo prese per il braccio, quasi tirandolo a sé per seguire gli altri. Il Custode della Luce scosse il capo e prese a camminare tra le vie della Città Imperiale.
    E ormai stava calando la notte.

    Erano ormai fuori dalla foresta, ma non si erano ancora fermati.
    Hrothgar Alto si poteva finalmente vedere; la cima era ricoperta da una fitta nebbia, ma si poteva vedere. La loro meta era ormai a poco.
    Ventus non si fermava mai, teneva stretto l’elsa del Keyblade nella mano e squarciava ogni ostacolo che incontrava. Terra si teneva dietro, affaticato, sporco; non vedeva l’ora di potersi togliere quei vestiti.
    Passarono altre ore, e finalmente erano ai piedi di Hrothgar Alto.
    Era strano, però; non avevano incontrato alcun pericolo nel loro tragitto, nemmeno uno. Terra fece per salire la grande montagna, ma Ventus si fermò appena ai piedi.
    Il Custode castano si voltò a suo indirizzo, con uno sguardo interrogatorio.
    -Qualcosa non va?- chiese, e il biondino alzò lo sguardo.
    -Prosegui, sei arrivato ormai.-
    -Non ci pensare nemmeno, tu vieni con me e troveremo una soluzione-
    -Basta, Terra.. devo andare nel Ferelden! Sono un Custode, devo fare qualcosa!-
    -Ma non sai cosa può riservarti il viaggio da qui al Ferelden, né cosa troverai!-
    -La minaccia Covenant non è ancora arrivata lì.. con le forze di Alistair potremmo avere un vantaggio, ce lo deve!-
    -Non ne puoi essere sicuro, Ventus, è un rischio che non possiamo correre!-
    -La nostra vita è un rischio, Terra..-
    -Non voglio perdere anche te..-
    -Aqua è a Baticul, io sarò nel Ferelden. Sentirai la mia anima nel nostro amuleto portafortuna- disse, e estrasse dalla tasca dei pantaloni un medaglione a forma di fiore, e lo strinse nella mano.
    Terra fece lo stesso, e lo portò al petto.
    -..Ormai non posso fare nulla per fermarti. Vai, se è questo che pensi-
    Ventus annuì; si avvicinò al compagno e lo abbracciò, come se fosse un fratello.
    Terra ricambiò, e poco dopo si staccò.
    Il biondino sorrise.
    -Come farai per le provviste?-
    -Troverò una soluzione strada facendo.. tu allenati, affina le tue abilità, e un giorno ci rincontreremo.. è una promessa-
    Terra sorrise.
    Il Custode dell’Aria si girò di spalle; decise di non girarsi più, per non pentirsene. Camminò, camminò fino a sparire dalla vista del castano.
    Terra inarcò il collo, si voltò verso la montagna e prese a scalarla.

    -Io sono il legittimo Re dei Re, il trono mi spetta di diritto, così come il tuo appoggio e quello del Cyrodill, Martin Septim.-
    Quest’ultimo, seduto sul suo scranno, sorseggiò del sidro da una coppa.
    -Ti ho dato vitto e alloggio, Ulfric.. ma quel che cerco io è di proteggere il mio popolo dai Covenant-
    -E quel che cerco io è di riavere il mio trono. Protezione in cambio di aiuto.-
    -Quel che penso io, amico- disse l’Imperatore, poggiando la coppa sul tavolo lungo –è che non dovremmo farci guerra tra noi, dovremmo essere un'unica forza, unita contro i nemici.-
    Sora si girò di colpo; Martin Septim disse, in quel momento, le stesse parole che espresse lui non molto tempo prima.
    Ulfric strinse i pugni, visibilmente irritato.
    -Non ho marciato dal Nord per ricevere un no, Septim.-
    -E’ per questo che non ti dico di no, Manto della Tempesta. Akatosh è misericordioso, perciò ti chiede, cos’è che vorresti dal Cyrodill?-
    -Quel che mi interessa è il Sud, il Trono. L’Est deve darmi il suo appoggio in questa battaglia-
    -Battaglia..- borbottò Martin Septim –come si può pensare a una battaglia tra di noi quando siamo sotto costante minaccia dei Covenant!?-
    Ulfric lo guardò fisso negli occhi.
    -Midgar è stata distrutta, Bevelle è la prossima.. è consapevole del fatto di aver lasciato il Nord scoperto per il suo scopo!?- sbottò l’Imperatore.
    Manto della Tempesta strinse i pugni, e di colpo si alzò.
    -Io sono il legittimo Re dei Re, e non ti permetto di parlarmi in questo modo!-
    Le guardie dell’Imperatore aguzzarono la vista, e Ralof posò una mano sulla solita accetta. Ulfric era rosso dalla rabbia, si sentiva quasi colpito nell’orgoglio.
    -Lei ha ragione, Manto della Tempesta, ma questo è il mio territorio. Non voglio aprire un conflitto tra le nostre forze, ma come già detto, il mio compito è proteggere la mia gente.-
    Ulfric ridacchiò. Di seguito, anche Ralof e i due uomini del Nord lo fecero.
    -Quindi è così che Akatosh agisce.. rimane nascosto dietro delle mura.. come una donnicciola.-
    -Ti sto offrendo protezione, e non tollero chi dice blasfemie-
    -Ti do del tempo per pensarci- ignorò Ulfric, facendo per andarsene –tra pochi giorni ripartirò, con o senza di te, alla volta del Sud.. e quei due ragazzini verranno con me-
    Si avvolse nel suo mantello, aprii la porta e uscii dalla sala delle udienze. Martin Septim rimase immobile, poi volse lo sguardo verso i due Custodi.
    -La sete di potere sta annebbiando la mente di Ulfric Manto della Tempesta- disse, guardando il vuoto; probabilmente parlava sia con le sue guardie che con i due.
    Da una zona in penombra uscii un elfo; aveva dei capelli castani di media lunghezza, con la fronte completamente scoperta. Vestiva una lunga tonaca rossa con il simbolo di Akatosh sul petto.
    -Mio signore, i Manto della Tempesta non si saranno sicuramente imbattuti in veri eserciti di Covenant, durante il loro viaggio.. sennò la visione del mondo attuale di Ulfric sarebbe diversa.-
    Martin Septim annuì. –La ragione è dalla tua parte, Cancelliere Ocato-
    Sora non riusciva a distogliere lo sguardo dall’elfo, non ne vedeva uno da molto tempo, anzi, da moltissimo.
    -Custodi, perché eravate con lui?- chiese Septim, sorseggiando ancora il sidro.
    Il Custode della Luce si diede uno sguardo d’intesa con la rossa, poi si voltò verso l’Imperatore.
    -Fuggivamo dalla Fortezza della Veglia.. ci ha trovato lui. Ci siamo uniti perché saremmo stati più al sicuro, con un esercito.-
    -La Fortezza della Veglia è caduta?- chiese sbigottito Martin Septim.
    -Credo.. di sì. Quando siamo andati via era sotto attacco.-
    L’Imperatore si portò una mano sulle tempie, scosso dalla notizia. Il Cancelliere Ocato si teneva alla destra del proprio sovrano, con lo sguardo fisso nel vuoto.
    -Questo significa che i Covenant non sono molto lontani da noi, e le loro navi possono essere fatali- disse poi l’elfo.
    L’Imperatore annuii. –Se Ulfric sarà ancora qui, si renderà conto di cosa minaccia il nostro mondo.-
    Sora deglutì.
    -Akatosh ci aveva promesso un grosso aiuto, Custodi. E questo grosso aiuto non è Ulfric, né il suo esercito. Siete voi.-
    Martin Septim lanciò un occhiata all’indirizzo dei due, lo stesso il Cancelliere Ocato.
    Sora annuì, Kairi sospirò pesantemente.
    -Faremo tutto il possibile per tenere al sicuro questa città- ruppe il silenzio Sora, deciso.
    -E’ il nostro compito, siamo Custodi del Keyblade- concluse Kairi. I due si guardarono, sorridendo.
    Martin Septim annuii, e li congedò.

    Arrivò davanti l’entrata di Hrothgar Alto.
    Osservò l’enorme monastero da cima a fondo, e poi si avvicinò, lentamente. La notte era calata, l’aria era diventata fredda, cupa, ma lui non aveva paura.
    Le porte si aprirono, di colpo, come se qualcuno era a conoscenza del suo arrivo.
    Un uomo, coperto con una tonaca nera e un cappuccio del medesimo colore. Del volto si poteva solo vedere una folta barba grigia.
    -Tu che aspiri a maneggiare il Thu’um, fai un passo avanti.-
    Terra seguii l’istruzione dell’anziano, che lo osservò da cima a fondo.
    Dagli angoli oscuri dell’area altri cinque anziani lo circondarono, alzando le mani al cielo. Terra si sentii immediatamente bloccato, come se qualcosa gli bloccasse i polsi e le caviglie.
    Poi cadde in ginocchio. I sei anziani si tenevano in cerchio, sussurravano delle parole in una lingua sconosciuta per Terra e le mani erano rivolte verso l’alto.
    Infine perse i sensi.
    -Tu sei il Dovahkiin, Terra, Custode del Mondo-
  3. .
    ECCOMI QUI!
    Ma andiamo in ordine, passiamo con il capitolo che non ho potuto recensire causa poco tempo; allora, che dire.. l'inizio mi ha un po' colpito, povera la signora Valentine che si ritrova diciamo una vedova, anche se non ha perso nessuno xD
    Chissà se gli piacerebbe avere in casa Denzel ora come ora, o dovrei chiamarlo Denzel Noahshington? (ok era pessima).

    La battaglia di Weisshaupt è veramente fantastica, sin da subito (me l'avevi detto che sarebbe durata) fai percepire veramente il senso di tutto quello che accade al lettore, seriamente, non scherzo!
    Mi dispiace per Meredith (SCHERZO BUAHAH), ma più di tutto ancora non mi capacito della morte di Theresa e Flemeth.. ma per me non sono morte. STAI DIVENTANDO TROPPO GEORGE MARTIN TU! é_é

    L'unione fa la forza, ma ti giuro, Vanitas che va a consolare Cloud è stato veramente bello, non me lo immaginavo così -nonmivieneilverbo- Cloud, è sempre stato così puuutente.. Rixfern, ancora mi ricordo quando mi chiedevo chi minghia fosse, non chiedendomi mai però che nella tua fic non era mai comparso Cloud!! mi sento stupido.

    Il capitolo seguente è stato magnifico. Road alla Theoden ordina la ritirata verso il Fosso di Helm (hanno aperto una breccia nel trombatorrione!) ma Roxas, Vanitas e Cloud non ci stanno.. i Nazgul di Vanitas saranno utili, soprattutto Nazsasuke :mk:

    Zexion perfetto; intrigante, provocatorio, semplicemente Ienzo.. mi è piaciuto molto il combattimento, scritto fluido (non mi sono mai fermato, come sempre *ç*), ma se posso dire la verità..
    FINALE MOZZAFIATO!
    Non me l'aspettavo che Zexion potesse maneggiare il Keyblade, e addirittura colpire al cuore Roxas per aprire il Kingdom Hearts! Dove si trova mo?

    SCRIVISCRIVISCRIVI.
  4. .
    Sono tornato anche io, dopo TRE MESI dall'ultimo capitolo. Mi scuso veramente per l'attesa a Rei;, Holy e Nyx.. ma come già sapete avevo pensato (e sto ancora pensando) di abbandonare la trilogia.
    In ogni caso questo capitolo era già praticamente completato e ho deciso di pubblicarlo comunque, per far sì che non fosse vana la scrittura.
    Continuerò a pensarci, anche se ho già dei progetti per una mia original.
    Buona lettura. :3


    19: Assedio

    -Siamo lontani ormai, Kairi- accennò Sora, incitando la ragazza di smettere di voltarsi verso la maestosa fortezza.
    -Cosa ne sarà di loro, secondo te?-
    -Luke sa cosa fa, e i suoi uomini non sono bambini- cercò di rassicurare il ragazzo. Erano partiti all’alba, ancora prima della popolazione, alla volta di Cyrodill. Von Fabre gli aveva consigliato di viaggiare da soli, gli uomini, le donne e i bambini li avrebbero solo rallentati. La folla era partita alle prime luci del sole, con carri, somari, lama da soma e una folta scorta di trenta uomini, per scortarli a Cyrodill, dove li avrebbero attesi, sicuramente, a braccia aperte.
    I Custodi però dovevano arrivare per primi. Sora non aveva capito la motivazione, ma Luke sembrava molto motivato per quella battaglia.
    -Mi fido- disse la rossa, dando una speronata al proprio cavallo, che cominciò a trottare al fianco del Custode della Luce.
    -Il nostro destino non sarebbe altrimenti, in ogni caso- spiegò il castano –Avremmo dovuto abbandonare la fortezza per continuare il nostro viaggio-
    -E qual è il nostro viaggio?- domandò schietta la rossa.
    Sora deglutì. –Siamo Custodi, il nostro compito è proteggere, e comunque dobbiamo raggiungere Baticul-
    Baticul. Kairi sorrise, lì si trovava Aqua, che le era stata molto accanto quando Sora era in coma.
    Poi la rossa tornò a pensare agli altri due Custodi; anzi, tre.
    -Secondo te come stanno Terra, Ventus e.. Riku?-
    Sora sospirò al sentire il nome del suo caro amico. –Terra è andato dai Barbagrigia, Hrothgar Alto è un posto sicuro.. Ven è andato con lui.. e Riku..-
    -Per quel che ne sappiamo, può essere morto-
    Sora annuì. –Ma non è così, me lo sento. Riku è vivo, e presto lo incontreremo-
    Kairi sorrise, speranzosa che quella parole potessero avverarsi, e, poco dopo, ripresero a cavalcare velocemente verso Cyrodill, ignari di quel che stava accadendo alla Fortezza della Veglia.

    -E’ il lord!- udì Von Fabre, attraversando le strade della Fortezza, dentro la propria maestosa armatura. Completamente nera, e una toppa con sopra disegnato un leone rosso sul petto. Era apparentemente leggera, una tunica di maglia d’adamantio. La spada, foderata dentro una cintola, non vedeva l’ora di assaggiare del sangue.
    Gannicus arrivò dalle prime file, correndo rapidamente verso Von Fabre.
    -Luke!- esclamò l’uomo, con il suo solito corpetto e il petto completamente scoperto.
    -Finirai per farti ammazzare se andrai sempre in battaglia conciato così- borbottò il rosso, e il guerriero ridacchiò, tornando poco dopo immediatamente serio.
    -Non è tempo di scherzare, mio signore. Ci hanno colto di sorpresa, dobbiamo preparare un contrattacco-
    -Disponi tutti gli arcieri sulle mura- comandò al soldato al suo fianco, che annuì dirigendosi verso le prime file –e digli di usare le frecce incendiarie se i Cacciatori si avvicinano alle porte-
    Gannicus rimase lì, a fianco del proprio lord.
    -Se aprono una breccia nei cancelli principali, dobbiamo abbattere i Cacciatori in fretta, prima che ci uccidano tutti- continuò il rosso, mentre gli uomini inneggiavano il suo nome –e che il Creatore ce la mandi buona-
    Luke si girò verso Gannicus, bloccandosi. La sua scorta fece la medesima cosa. Von Fabre tese la mano verso l’uomo, che, sorridente, la strinse fortemente.
    Il lord infine si avvicinò alle scale, dove si girò verso il proprio esercito, mentre i Covenant avanzavano.
    -Miei uomini- iniziò il discorso, mentre le fila si ricomponevano –Non vi prometto che tornerete sani e salvi dalle vostre donne, dai vostri figli, dai vostri parenti.. non vi prometto che riusciremo a sconfiggere i nostri avversari, non vi prometto che vedremo l’alba, non vi prometto vino e cibo alla fine della battaglia..- I soldati non riuscirono a seguire il rosso, che si fermò lentamente. Gannicus, invece, aveva ben capito, e osservava il suo lord con le mani incrociate, da lontano.
    -Ma vi prometto che le vostre famiglie saranno al sicuro, che riusciranno a vedere l’alba da qui fino alla fine dei tempi, che avranno viveri e che avranno un futuro.. perché è stanotte che inizia la nostra rivoluzione. Gli invasori.. così li chiamano, ma realmente questo sono? Solamente perché altri regni preferiscono farsi guerra da soli, non vuol dire che l’esercito Von Fabre è destinato alla morte, STASERA!-
    -Baticul è molto lontana, è così.. la Fortezza della Veglia è appartenuta alla mia famiglia per molto tempo, e non ho nemmeno la minima intenzione di lasciarla a questi sporchi mostri.. per ciò.. in onore al giuramento che avete prestato.. ANDIAMO A MIETERE VITTIME!- S’innalzò un boato, e infine tutti gli uomini inneggiavano il proprio lord. “Von Fabre! Von Fabre!”
    Il rosso sorrise, e poi si voltò verso la pianura.
    Spalancò gli occhi e deglutì. Erano sicuramente più di loro.
    Luke fece un cenno verso il proprio capitano, che si apprestò a dare ordini agli arcieri.
    -CAAARIIICAAAAAATEEEEEEEEEE-
    Luke alzò il capo al cielo, stava anche per iniziare a piovere.
    -TIRATEEEEEEEEEEE!- fu l’urlo dell’uomo, e una pioggia di frecce danzò sopra la testa degli Elite. Ne caddero alcuni, colpiti alle parti scoperte come la nuca, altri furono feriti alle parti inferiori, non riuscendo più a camminare.
    Luke, in lontananza, poté intravedere un Cacciatore.
    -CAAARIICAAATEEEEE!!- Gli arcieri tesero la corda, pronti a scoccare.
    -TIIIRATEEEEE!!-
    Un'altra pioggia investì i Covenant, ma il Cacciatore ne uscì totalmente illeso. Luke strinse i denti.
    -INCENDIATE LE FRECCE!- Diede il fatidico ordine. Gli uomini eseguirono e, al comando del capitano, un ennesima pioggia, stavolta infuocata, si scagliò contro i Covenant, sempre più vicini alle mura.
    Stavolta ne caddero sempre di più. Poche frecce colpirono il Cacciatore, che fu leggermente ferito a un fianco, mentre le altre furono tutte parate dall’imponente scudo.
    E infine, quando il possente Covenant si trovò vicino alle mura, caricò il proprio cannone. Luke gridò l’ordine di togliersi da quella fiancata, ma gli uomini furono troppo impacciati, e un raggio di luce verde li investì. Ci fu una grossa esplosione, pezzi di carne saltarono, e con loro un bel pezzo di mura. Alcuni guerrieri riuscirono a saltare, alcuni si ruppero una gamba, altri morirono per il tremendo impatto.
    Luke strinse i denti, e comandò lui stesso di tirare il prima possibile altre frecce contro il Cacciatore.
    E così fu. Fu rallentato di molto poiché fu colpito anche ai grossi arti inferiori, ma, all’orizzonte, Luke ne vide altri due.
    Diede il comando al proprio capitano e scelse le scale. –TENETEVI PRONTI!- ordinò, sguainando la spada. Si mise in prima fila, davanti i cancelli, e fu immediatamente affiancato da Gannicus e gli altri uomini.
    Un grosso tonfo. Il Cacciatore, colpito ancora e ancora, cadde. Ci fu un grido, quasi di vittoria, sulle mura. Il capitano si sporse sorridendo all’indirizzo del rosso, ma la battaglia era tutt’altro che finita.
    E gli Elite diedero la prova. Un altro raggio di luce verde investì il lato est delle mura, aprendo una breccia. Alcuni uomini furono presi controtempo nel crollo e caddero, spezzandosi le ossa e morendo sul colpo. Luke strinse i denti. Stava perdendo troppi uomini.
    Doveva pensare a una offensiva..
    L’altofuoco era l’unica loro possibilità di vittoria.

    Sora e Kairi si erano accampati in una piccola grotta, intorno a un focolare. Il Custode della Luce mise a cucinare uno stufato di cipolle e tenera carne di montone, donatagli da Von Fabre prima della loro partenza. La rossa si era poggiata a una roccia a osservare le stelle, sempre pensierosa per quel che sarebbe accaduto nei pressi della Fortezza della Veglia.
    Sora si voltò verso di lei.
    -Kairi- accennò –Tieni- continuò infine, porgendogli un piatto di ceramica con all’interno il cibo. La rossa ringraziò, prendendo a mangiare la carne.
    -Dovremmo lasciare questi utensili qui, domattina- consigliò il castano. –Cavalcheremo fino a notte, e arriveremo a Cyrodill-
    Kairi annuì. –I cavalli viaggerebbero più leggeri, quindi più veloci. Concordo.- rifletté la ragazza, sorridente. L’altro ricambiò.
    Dopo aver finito di mangiare, si misero uno accanto all’altro, stringendosi fortemente. Kairi lo sentiva finalmente suo, soltanto suo. Gli stampò un leggero bacio sulle labbra e, infine, chiuse gli occhi, addormentandosi .
    E sognò morte e distruzione. Le mura della Fortezza della Veglia distrutte, uomini morti, Covenant morti. Uomini che lottavano, Covenant che lottavano.
    Andò avanti con quelle terribili visioni, si dimenava, stringeva i denti..
    Poi sentì dei cavalli nitrire. Aprì gli occhi, girandosi verso Sora, che era profondamente nel mondo dei sogni, e lo scosse.
    -Svegliati!- sussurrò la rossa, mettendosi in piedi. Sora aprì leggermente gli occhi, e sentendo la terra quasi tremare, fece lo stesso, sguainando il Keyblade.
    E quando il terreno smise di muoversi, furono accerchiati da migliaia di lance aguzze, puntate verso di loro. Sora si guardò intorno; a minacciarli c’erano degli uomini.
    -Signore!- urlò uno, togliendosi l’elmo, dove nascondeva dei lunghi capelli biondi, alcuni racchiusi in delle trecce, ed erano tremendamente sporchi.
    Un imponente figura si fece avanti, a dorso di un cavallo completamente nero. L’uomo osservò il suo –probabilmente- soldato, facendo cenno di parlare.
    -Non sono Covenant, sembrano dei ragazzi.-
    L’altro smontò, avvicinandosi ai due.
    -Signore, potrebbero essere pericolosi..-
    L’uomo fece cenno di tacere, e l’altro acconsentì abbassando il capo.
    -Sapete chi sono, ragazzini?-
    Sora scosse il capo.
    -Io sono RE Ulfric Manto della Tempesta, legittimo Re dei Re. Tutte le terre dovrebbe sottostare al mio volere, e, invece, sul trono è seduto un Usurpatore. AH! Vi rendete conto? Un usurpatore!-
    L’intero esercito scoppiò a ridere. Kairi deglutì, e Sora, tenendo stretto il Keyblade, teneva fisso lo sguardo su questo presunto.. legittimo Re dei Re.
    Quest’ultimo lanciò un occhiata all’arma impugnata dal castano, e alzò il capo, sbalordito.
    -Tu sei un Custode-
    -Siamo- precisò Kairi –Dei Custodi.-
    Ulfric sorrise, soddisfatto, e fece cenno ai suoi uomini di abbassare le lance, e così fu.
    -Cosa ci fate qui, nelle lande desolate?-
    -Dobbiamo raggiungere Cyrodill- disse, senza preoccupazioni, Sora.
    Ulfric annuì. –Posso scortarvi, se è quel che desiderate-
    -Preferirei che andaste ad aiutare la Fortezza della Veglia-
    Manto della Tempesta trattenne le risate.
    -Come se la passa il caro Luke Von Fabre?-
    -E’ in procinto di andare in battaglia contro i Covenant-
    -Ragazzino coraggioso, allora-
    -Non è un ragazzino- controbatté Sora.
    -Ah no?-
    -No, è più uomo di molti altri-
    Ulfric annuì. –E’ più uomo di te?-
    Sora strinse i denti. –So maneggiare quest’arma molto meglio dei tuoi uomini, che non sanno maneggiare nemmeno le loro spade di ferro-
    Ulfric si fece una grassa risata. –Sei simpatico, ragazzino-uomo. Su, vieni con noi-
    -Perché dovresti essere il legittimo Re dei Re? Perché, se sei il legittimo Re dei Re, non aiuti Von Fabre? Perché, se sei il legittimo Re dei Re non hai aiutato Midgar, quando fu distrutta!?- sbottò Kairi, in un momento di rabbia.
    Ulfrioc, che si era precedentemente girato, si voltò verso la ragazza.
    -Risponderò alle tue domande, donna- iniziò, sorridente. –Robert Baratheon è un Usurpatore. Un lurido ladro, che si è impossessato di quel che appartiene, di diritto, ai Manto della Tempesta.- iniziò l’uomo, togliendosi, finalmente l’elmo, rivelando dei capelli di un biondo scuro, lunghi quasi fino alle spalle. Aveva delle smagliature del viso, e anche una cicatrice sulla guancia destra.
    -La Fortezza della Veglia ha la funzione di proteggere Cyrodill e le altre terre dall’Ovest. Questo non ve lo ha detto il vostro amico? E io ti pongo una domanda, perché non siete voi Custodi, lì, ad aiutare il vostro amico?-
    -Abbiamo altri compiti da svolgere- rispose Sora.
    -Vedete? Anche noi ne abbiamo un altro; rimpadronirci di quel che ci spetta.-
    Ulfric si voltò per tornare al cavallo, ma poi si bloccò di colpo.
    -C’era una terza domanda.. Midgar. Eravamo lontani migliaia di leghe, era impossibile per noi raggiungervi. So, però, che il capo della ShinRa è vivo.-
    Zack! Sora tirò un sospiro di sollievo; se lui era vivo, probabilmente anche Cloud e Leon lo erano.
    Il Manto della Tempesta tornò al proprio puledro, salendoci sopra.
    Sora e Kairi si avvicinarono ai loro due cavalli, e, quando Ulfric fischiò, tutta l’armata si rimise in marcia.
    -Stateci dietro- concluse l’uomo, prima di riprendere anche lui a cavalcare.
    Sora lo guardò allontanarsi, osservò la ragazza, e, infine, al suo fianco, lo seguì.

    La fortezza era ormai assediata da un paio di ore, ma l’alba era ancora lontana. Luke aveva ordinato agli arcieri di indebolire i Cacciatori, ma gli Elite, che avevano preso in mano a loro volta le armi da tiro, stavano dominando.
    Von Fabre si voltò verso la propria scorta, e infine guardò Gannicus.
    -Gannicus!- urlò, e l’uomo si girò, raggiungendolo.
    -Ordina ai tuoi uomini di prendere l’altofuoco e portarlo dagli arcieri, con estrema cautela!-
    L’uomo annuì, e così fu. Poco dopo una guarnigione di venti uomini portava casse di borracce riempite di esplosivo, e una volta arrivati sulle mura, le posizionarono accanto a ogni arciere, che posò a terra gli archi, prendendo in mano le bombe.
    -Attenti, usatele bene, potremmo morire noi stessi!- raccomandò il Lord, mentre alcuni Covenant cominciarono ad esplodere.
    Ci fu una pioggia di bombe, e cadde anche un Cacciatore. Luke sorrise, il suo piano stava funzionando. L’altofuoco era stato conservato per abbattere le loro difese, ma erano loro a essere sotto assedio e si rivelò perfetto.
    E quando meno tutti se lo aspettavano, un Elite colpì un arciere in piena fronte, e, quando cadde, accompagnò con lui una bomba di altofuoco.
    Ci fu un esplosione tremenda. Un'altra fiancata delle mura esplose, e un Cacciatore era vicino ad aprire le porte.
    Luke sguainò la spada.
    -UOMINI, STATE PRONTI!!- urlò. Gannicus gli fu ancora una volta vicino.
    All’improvviso, tutto tacque. Luke si guardò intorno, preoccupato, e un ulteriore colpo alle porte le distrusse completamente. Il Cacciatore si fece avanti, pieno di frecce alle parti inferiori. Gannicus tese le due lame in avanti e corse al suo indirizzo, passandogli sotto le gambe, e, infine, lo colpì con ambo le armi ai fianchi. Le sfilò, e una botta dell’imponente Covenant lo fece cadere a terra. Luke osservò il compagno cadere, mentre dalle porte entrarono Elite a dirotto. La battaglia stava per iniziare. L’est era nelle sue mani.

    Luke affondò la lama nelle carni di un Elite, e quando la estrasse, tirò un fendente che squarciò l’armatura di un'altra testa di calamaro, per poi conficcare la lama nel cranio.
    Von Fabre si voltò verso Gannicus, che lottava a terra, con una sola spada, contro un Elite, e quando il rosso gli si avvicinò, il compagno conficcò la lama nell’addome del Covenant, osservando la vita lasciarlo. Il castano raccolse l’altra spada e partì all’assalto di altri due Elite, uccidendoli in poco tempo.
    Luke evitò l’affondo di una lama energetica di un Elite, e, rapidamente, tagliò la mano del suo assalitore, per poi colpirlo con lo scudo.
    I suoi uomini stavano lottando, ma molti stavano cadendo per il furore del Cacciatore. Luke scattò in avanti e, con un gran balzo, saltò sopra di esso e affondò la lama proprio vicino il capo. Il Covenant cadde lentamente al suolo, e il rosso fece una capovolta tornando in piedi. I propri soldati emisero un urlo di felicità, che si trasformò in un grido di battaglia. Gli uomini, preso coraggio, assalirono le decine di migliaia di Elite che varcavano le porte, e oramai era assai difficile tenere il cancello principale. Luke vide Gannicus uccidere quattro Elite in pochi secondi, prima di affondare una lama nelle carni di un quinto. Uno dei guerrieri migliori, Rhaskos, colpì con la propria mazza il cranio di un Elite, e il colpo fu così forte che il sangue schizzò addosso l’uomo.
    Un proprio ufficiale gli si avvicinò, e lo scongiurò di chiamare la ritirata nel secondo livello. Luke scosse il capo, e, tornando alla realtà, prese a urlare.
    -RITIRATA AL SECONDO LIVELLO! DISTRUGGETE LE ULTIME AMPOLLE DI ALTOFUOCO RIMASTE!- fu questo l’ordine di Von Fabre, che incitava i propri guerrieri di dirigersi al secondo livello della Fortezza. Gli arcieri lanciarono le ultime boccette di altofuoco, bruciando una buona quantità di Elite, però molti non riuscirono ad arrivare nemmeno a Von Fabre, assaliti dai sempre più Elite. Von Fabre, quando fu superato da tutti i suoi soldati, prese a correre verso i cancelli, affiancato da Rhaskos e Gannicus. Una volta entrati, le imponenti porti metalliche si chiusero dietro di loro.
    -PREPARATE LA DIFESA!-
    -Ci hanno preso alla sprovvista, mio signore!- urlò Rhaskos, con i denti stretti.
    -Possiamo farcela-
    -Abbiamo avuto ingenti perdite- ammise Gannicus, tenendo strette nelle mani le due lame.
    -Lo so- tuonò Luke, sospirando poi di sollievo.
    -Nel caso in cui perderemo il controllo della situazione, voglio che tu te ne vada, Luke, che ti metta in salvo- propose Gannicus, ricevendo un cenno di conferma da Rhaskos.
    -Andarmene!?- disse sbigottito il rosso. –Non lascerò i miei guerrieri morire, mentre io mi metterò in salvo, MAI!-
    -Tu sei importante, Luke! Quando questi uomini hanno giurato fedeltà a tuo padre e successivamente a te, sapevano a cosa andavano incontro.. sapevano che sarebbero morti per servirti!-
    -E io morirò per proteggere l’Est!- controbatté il rosso.
    -Mio signore- chiese il permesso di parlare l’uomo, completamente calvo ma con un fisico imponente, da vero guerriero. –All’Est servi più da vivo, che da morto-
    Luke chinò il capo, lo rialzò poco dopo, pronto a parlare, quando i cancelli cominciarono a tremare. Due imponenti Cacciatori presero a correre verso di esso, abbattendosi senza pietà. Gli arcieri rimasti si misero sulle due torre di guardie, cominciando a tirare frecce a più non posso, ma tutto questo fu inutile perché i due Covenant le fecero crollare, con due esplosioni.
    Luke strinse i denti, e ordinò di mettersi in posizione difensiva.
    -Difendete il Lord a ogni costo!- tuonò Gannicus, ricevendo un urlo di acconsentimento.
    Luke tese la spada in avanti, tenendo lo scudo a protezione del corpo. Osservò Gannicus, sorridente, spavaldo anche contro la morte. Si lasciò andare un piccolo sorrisino, poi la cancellata fu aperta con la forza, e i guerrieri si lanciarono all’assalto dei Cacciatori. Alcuni furono letteralmente spazzati via, alcuni polverizzati dal raggio. Luke, in co-operazione con Gannicus, lacerò i tendini di uno dei due Cacciatori, facendolo crollare a terra; fu Rhaskos, con la sua mazza di ferro, a ridurre in poltiglia il cranio del Cacciatore, spargendo una pozza di sangue verde a terra. L’uomo ghignò soddisfatto, quando un altro Cacciatore caricò Luke, facendolo cadere qualche metro lontano. Gannicus spalancò gli occhi, lanciandosi all’assalto del nemico. Rhaskos corre a soccorrere il Lord, aiutato da una manciata di guerrieri. Luke, con lo sguardo appannato, osservò il proprio Comandante lottare con il Cacciatore. Gannicus evitò un colpo, conficcando una lama nel fianco del Covenant. Quest’ultimo rimase impassibile, tirando un altro colpo: il castano evitò anche questo e, con l’altra lama, tirò un fendente che lacerò completamente la gola del Cacciatore, da cui zampillò un mare di sangue.
    Però lui era ancora in piedi. Gannicus strinse i denti, estrasse la lama dal fianco e, facendosi appoggio con un masso, tagliò la testa al nemico.
    Tornò a terra recuperando l’altra lama, e poi prese a correre verso il rosso.
    -Luke! Luke!- gridò il castano, con Von Fabre che si rialzò un po’ a fatica.
    -Sto.. sto bene..-
    -Vai al terzo livello! Ci stanno distruggendo!-
    -I due Cacciatori sono morti.. mettetevi in.. offensiva..-
    Gannicus strinse i denti e fece cenno ai guerrieri di portare il Lord al terzo livello, e poi, sottovoce, disse a Rhaskos di accompagnarli. Infine si voltò verso la battaglia, e, roteando le spade nelle mani, vi ci rientrò.

    -VOGLIO TORNARE LI’! AVETE GIURATO DI SOTTOSTARE AI MIEI ORDINI!- sbraitò Luke, dopo essersi ripreso dall’impatto con un muro.
    Rhaskos, che lo affiancava, cercò di calmarlo.
    -Il terzo livello è più sicuro, mio lord-
    -Non dovrei essere qui mentre i miei uomini muoiono! Dovrei morire con loro in battaglia!-
    -Lo hai già detto questo, mio signore-
    -E allora fai sì che accada!-
    Rhaskos scosse il capo, quando Von Fabre si sedette su una piccola sedia lì vicina.
    -Il tuo popolo è stato già portato in salvo, la tua morte li danneggerebbe-
    -Cos’ho fatto, per meritarmi la vostra vita?-
    -Sei un Von Fabre, un valoroso condottiero. Ma non è questo il giorno per morire.-
    Luke annuì, alzandosi in piedi, e si avvicinò alla cancellata. Lanciò uno sguardo all’uomo che si occupava di aprirla, e gli diede l’ordine di stare pronto in caso arrivino i sopravvissuti.
    La persona annuì; aveva una folta barba grigia, sembrava essere anziano per fare il guerriero, e difatti era stato messo all’apertura delle cancellate proprio per quel motivo.
    Luke poggiò la mano sull’elsa della spada e socchiuse gli occhi. Desiderava che Gannicus tornasse vivo, e vegeto. Niente di più.
    Immerso nei propri pensieri riusciva a udire le urla di furore dei guerrieri, e anche quelle di dolore di essi che cadevano a terra, senza più vita.
    Poi sentì Gannicus urlare la ritirata. Riaprì di colpo gli occhi; era vivo. Sbraitò verso l’uomo che in fretta e furia aprì le porte, e li vide.
    Era rimasto un manipolo di più o meno mille uomini, e gli Elite li inseguivano senza mai fermarsi, trucidandone il più possibile. I soldati entrarono nel terzo livello sfiniti mentre Gannicus rimase a combattere con alcuni Elite per coprire la ritirata. Con un fendente ne sgozzò uno, e poi affondò la lama nell’addome di un altro. Si girò di colpo correndo verso la cancellata, e, con una capovolta, vi ci entrò. L’uomo chiuse le porte, ma poco dopo un Elite lo colpì in pieno cranio, facendolo rotolare dalla propria postazione.
    Gannicus cadde in ginocchio ansimante, così come tutti i guerrieri, che presero ad abbeverarsi della poca acqua rimasta.
    -Luke!- tuonò il castano, alzandosi in piedi. Rhaskos gli porse una borraccia d’acqua, che si scolò in pochi secondi. Il guerriero infine porse lo sguardo sul rosso.
    -Prendi una scorta di cento uomini e vattene- consigliò, anche se quel “consiglio” aveva il sapore di un ordine, l’uomo.
    Luke scosse il capo. –Non ho intenzione di abband..-
    Gannicus gli porse le mani sulla faccia.
    -Basta fare l’orgoglioso. I tuoi uomini la pensano come me! Non è così!?- chiese ad alta voce Gannicus, mentre i Covenant avevano assediato l’entrata.
    Ci fu un grido di battaglia, e il castano sorrise. –Vedi?- sibilò.
    Luke chinò il capo, e poco dopo lo rialzò annuendo.
    -Farò come dici.. ma non morire.-
    -Siamo protettori dell’Est, noi non moriamo mai- sorrise l’uomo, puntando poi un dito sulla cotta di maglia del rosso, proprio sul cuore. –Siamo sempre nel cuore di chi ci ha voluto bene-
    Luke sorrise, e poi lo strinse in un abbraccio. Un centinaio di uomini si avvicinarono al Lord, pronti a servirlo.
    -Prendete i cavalli, e andate a Cyrodill. Raggiungete la popolazione, non avranno ancora raggiunto l’Est-
    Luke annuì, e dopo essersi staccato dalle braccia possenti dell’uomo, diede ordine ai propri uomini di seguirlo.
    Gannicus lo osservò andarsene, e sparire dietro delle mura. Poco dopo, vide tutti e cento gli uomini galoppare verso le porte.
    Luke non voleva, ma doveva. Lo aveva capito. Una lacrima gli rigò il volto. Non era riuscito a difendere la Fortezza della Veglia, non era riuscito a difendere i suoi uomini, non era riuscito a difendere nessuno.
    E mentre galoppava, il terzo e ultimo livello fu penetrato.
    Gannicus tirò fuori le lame, e, al fianco di Rhaskos, cominciò a combattere.

    Cavalcavano da un paio di ore al fianco dell’armata di Manto della Tempesta, e stava per sorgere il sole. Sora alzò lo sguardo verso di esso, osservando il grosso pianeta rosso salire, e la Luna calare. Sorrise, girandosi verso Kairi.
    -Siamo vicini a Cyrodill- tuonò Ulfric. –Qui vediamo se Martin Septim sarà dalla nostra parte, oppure se dovremmo tagliargli la testa!-
    Ci fu una grossa risata, che Sora non ricambiò. Non gli piaceva molto questa crudeltà degli uomini del Nord. Poi pensò a Von Fabre. Ora, probabilmente, si stavano preparando all’assalto..
    -UOMINI!- tuonò Gannicus –RITIRARSI?-
    “MAI!” gridarono all’unisono i novecentocinquantanove uomini rimasti in vita. Quando gli Elite entrarono nel terzo livello, si abbatterono come non mai contro di loro. Riuscirono a uccidere le prime linee ma i Covenant armati di armi da tiro cominciarono a mietere vittime. Gannicus si fece scudo con il corpo di un Elite e dopo essersi avvicinato a uno di esso, conficcò la lama sotto la gola, e dopo averla tirata fuori, lacerò il petto di un secondo.
    Parò il colpo di una lama energetica con l’elsa della spada destra, e con la sinistra conficcò la punta nel cranio della testa di calamaro. Rhaskos avanzava imponente, mazza da guerra alla mano, contro ogni nemico. Un grosso scudo a torre per coprirsi dai colpi, e sangue verde sparso per tutto il corpo.
    Gli uomini cominciarono a dimezzarsi, ma morire sul suolo della Fortezza della Veglia era un onore.
    Con un fendente il castano ne uccise un altro, e, evitando un altro colpo di lama, tagliò il cranio di un altro. Rhaskos sgretolò la testa di un Elite con un solo colpo, poi fu colpito alla caviglia destra. Cadde in ginocchio coprendosi tutto il corpo con lo scudo, e cercò di alzarsi, però il fuoco bruciava sulla propria gamba, cominciando a mangiarsi la caviglia.
    Gannicus gli si avvicinò cercando di dargli supporto, ma un Elite completamente nero e un elmo diverso dal solito lo investì. L’uomo rotolò per qualche centimetro alzandosi in fretta. Alzò il capo e osservò la testa di calamaro iniziare l’offensiva, cercando un fendente con la lama energetica. Gannicus evitò il colpo e cercò di affondare la lama nelle carni scoperte del Covenant, che però sfoderò una seconda lama. L’uomo spalancò gli occhi e si trovò faccia a faccia con l’Elite, cercando di spezzare la difensiva con entrambe le lame. Così fece anche l’Elite nero, che con grande potenza lo spinse lontano. Gannicus cadde a terra perdendo la presa su una spada; cercò di raggiungerla ma un calcio in piena faccia lo fece rotolare ancora sulla terra. Si pulì con la mano il sangue che colava dalle labbra e si alzò ancora, cercando di colpire l’Elite che però lo fece cadere in ginocchio.
    La testa di calamaro alzò al cielo entrambe le lame, quando Rhaskos lo investì con lo scudo a torre. Entrambi caddero a terra e l’uomo calvo vi ci rimase, con la caviglia ormai completamente lacerata. Prese a urlare dal dolore, quando Gannicus si alzò, recuperando le lame. Le fece roteare entrambe nelle mani e infine le affondò nel petto dell’Elite nero, vedendo la vita spengersi dentro di lui.
    Il castano si alzò avvicinandosi al compagno caduto. Rhaskos teneva i denti stretti, dolorante.
    -Grazie dell’aiuto-
    -Questo.. e altro.. per un fratello- disse a stento l’uomo. Il castano sospirò, poi si rimise in piedi, colpendo un Covenant molto vicino.
    Si guardò intorno; erano rimasti pochissimi. Un Elite conficcò la lama nelle carni di un giovane uomo, e poi lo sgozzò. Fiotti di sangue calarono sul suolo, con l’uomo che cadde al suolo, quasi senza sangue dentro il corpo.
    Gannicus continuò a lottare senza tregua, quando fu accerchiato da sei Elite in contemporanea. Evitò il fendente di uno e conficcò la lama nelle carni di un altro, la sfilò da dentro di esso e ne sgozzò un altro. Ai due morti, se ne aggiunsero altri quattro.
    Colpì un altro in pieno cranio, e un altro ancora a cui strappò gli arti inferiori. Ansimò pesantemente, guardandosi intorno. Ormai c’era poco da fare, ma.. “Ritirarsi? Mai.” E così avevano fatto i suoi uomini, erano tutti morti con quel motto nella mente.
    Urlò di furore, e conficcò entrambe le lame nel cranio di un Elite. Le lame energetiche di due Covenant lo colpirono alle gambe, facendolo cadere in ginocchio. Perse la presa dalle spade, e quando erano in procinto di colpirlo, un Elite li bloccò.
    -Lasciatelo a me..-
    A differenza di quello nero, questo era completamente d’orato, come l’oro. Lo osservò, mentre gli si avvicinava.
    -Hai osato uccidere uno della divisione speciale Covenant, e uno di loro sarà a ucciderti.-
    Probabilmente si riferiva all’altro. Gannicus sorrise, l’Elite sfoderò entrambe le lame, aizzandole verso il cielo. Gannicus si guardò intorno, i pochi soldati rimasti venivano a loro volta giustiziati; spostò lo sguardo sul cielo, gustandosi, per l’ultima volta, i candidi raggi dell’alba.
    Un doppio colpo alla nuca.
    La testa dell’uomo fluttuò in aria, per poi cadere al suolo. Gli Elite gridarono di vittoria. Quello d’orato raccolse la testa dell’uomo e scoppiò a ridere.
    La Fortezza della Veglia era stata conquistata, in pochissimo tempo.


  5. .
    THUMBS UP!!

    Grande capitolo, seriamente, me lo sono mangiato tutto in un sol boccone anche se ci ho messo veramente tanto, e mi scuso veramente tanto.. porca miseria, quasi un mese o.o
    In ogni caso.. ma che hanno fatto Theresa e Flemeth!? Perché la barriera è caduta come se nulla fosse? uhm.. in ogni caso, molto "toccante" la loro chiacchierata, e poi Flemeth-AH che piange!?!?? Thumbs up x2

    AHAH! Meredith morta! Godo, lezza! Povero Greagaoaidfofgiaori (lol), e Allen che pensava di dover comandare, ah-ah, bello mio, c'è sempre Roxas, a te nun te se fila nessuno!

    Poveri Revenant, erano così coatti, che distruggevano tutto.. ç_ç

    Vanitas entra nelle cucine alla Matteo Montesi "se pò bucca chi dentro, c'è nisciu?" e trova un piccolo Cloud che piange.. ANCHE LUI!! PIANGONO TUTTI!! ODDIO!!
    Molto bella la scena tra Vanitas e Cloud, seriamente.

    Anche se mi ha fatto sbavare l'avvento di Lexaeus. :Q_

    Scusa ancora Nyx, il prossimo capitolo me lo mangio prima.
  6. .
    *___*

    Rufus Shinra è un badass XD

    Toccante la scena di Shera e di Lucrecia, due madri lasciate da tutti i loro uomini (doppio senso mode on), a Midgar, da sole. Volete un po' di compagnia, belle donzelle? (Robert Baratheon docet)

    La battaglia inizia *_*
    Allen con le sue cicatrici.. zio, non sei più maschio, anzi fai ancora più schifo a tutti. Ok, povero Allen, ce lo portiamo dietro da troppo tempo per iniziare a insultarlo ORA x°°

    Roxas, Cloud e Vanitas; che trio. Fanno il culo a strisce per un po', ma poi si devono ritirare. Poi Cloud che chiama Roxas papà.. fuck yeah.

    Zexion *ç* Non farmelo morire, è un mito. Grande Ienzo. Xezion. Sezion. Session.

    Capitolo molto bello come sempre e non sono incappato in nessun errore, magnifico *ç*
    Tra due settimane, voglio vedere Tidus morire. Non so perché, ma me lo sento x°°°
  7. .
    Grazie mille a entrambi, seriamente. Bentornata Rei <3

    Ehm coff coff, uno dovrebbe essere Luke Von Fabre, no? :look:
  8. .
    Salve a me.
    Sono un vecchio utente del forum ma probabilmente pochi, o nessuno, si ricorderanno di me. C'è ancora quel gran filosofo di Hooded?
    In ogni caso, mi chiamo Francesco e vengo da Roma. Spero di essere il bentornato/benvenuto. :look:

    PS: Anzi, devo dire che il forum continuavo a frequentarlo, anzi (2), frequentavo la sezione Fan Fiction.. adesso ho deciso di tornare a vedere tutti i meandri di questo luogo.
  9. .
    lul, 4 mesi che non pubblicavo un capitolo.
    Assurdo quanto tempo è passato e nemmeno me ne ero mai accorto.
    Avrò perso lo smacco? :X
    Comunque grazie come sempre a Holy e Nyx, per avermi sempre sostenuto. Spero vi piaccia. :3

    18: Il Prescelto
    Ormai erano passate parecchie lune dal suo ritorno all’Abbazia di Baticul, la città della Luce, dove tutte le Sacerdotesse l’hanno riaccolta a braccia aperte.
    Tra tutte, sicuramente, Yuna. Da quando Aqua comparve nell’Accademia, i suoi occhi brillarono di gioia nel rivedere la sua amica.
    Fin dal suo arrivo, la Custode cercò solamente di allenarsi e studiare il maggior numero di tomi per migliorare la propria tecnica di combattimento.
    Non sapeva nemmeno lei perché lo faceva. Sembrava quasi avere un odio dentro di sé verso Nemesis, verso i Covenant, verso chiunque minacciava il mondo..
    E i suoi amici. Probabilmente, la vera ragione perché è voluta tornare a Baticul è stato soltanto quello. Diventare forte in modo di proteggere Terra e Ventus.
    Due persone che aveva ferito ingiustamente.
    Quel suo malcontento, però, cercava di nasconderlo dinanzi a Yuna, che, con il passare dei giorni, era sempre più entusiasta della giovine Sacerdotessa.
    L’Abbazia era un posto immenso. Quasi un castello, con vari corridoi che portavano tutti a stanze colme di tomi di tutti i tipi.
    La Custode aveva scelto la propria via proprio sotto consiglio di Yuna, che gli rivelò che durante il suo periodo di assenza, era riuscita a “domare” una creatura mistica dal potere incredibile, ma che non poteva ancora controllare del tutto e quindi evitare di creare un disastro.
    Per quel motivo, cominciò a studiare i tomi che spiegavano come imparare l’arte degli elementi. Una Sacerdotessa, se promettente, poteva decidere di seguire due percorsi.
    Quello mistico e quello spirituale.
    Il primo avrebbe dato al diretto interessato la possibilità di controllare un elemento; la terra, l’acqua, il fuoco, il vento, l’elettricità. Il secondo, invece, quello di poter contare anche sulla parola dei morti.
    Ma Aqua era terrorizzata dall’idea di lasciare la terra e, con l’incitamento di Yuna, aveva scelto di voler domare completamente l’acqua e i suoi poteri.
    Ma non era lavoro da poco. Affatto.
    In quel preciso istante, le due Sacerdotesse, Aqua e Yuna, si stavano dirigendo verso l’Antica Biblioteca, l’unica ala dell’Abbazia vietata alle semplici cadette, poiché l’ingresso era strettamente autorizzato solamente alle più esperte. Aqua non era tale, ma era comunque un Custode del Keyblade e il sapere degli antichi sacerdoti doveva essere tramandato anche a una delle poche chiavi per aprire il Kingdom Hearts.
    -Yuna- accennò la ragazza dai capelli blu, fermandosi nel bel mezzo del corridoio
    La compagna, bloccandosi di conseguenza, si voltò leggermente con il capo, accennando un verso, come per dire, cosa c’è?
    Aqua si portò una mano alla nuca, scuotendo il capo -Mi chiedevo dov’è la Somma Sacerdotessa-
    -E’ partita- commentò Yuna, provocando un leggero sussulto nella bluastra -Alla volta delle Rovine di Gaia- spiegò, e la Custode la pregò per avere maggiori dettagli.
    -Non so nulla precisamente, mi è stato vietato sapere. So solo che ho pregato tutte le notti che Delanna mi benedisse mandandomi con la Somma-
    Aqua, inizialmente, non capì.
    -Le Rovine di Gaia.. non è un posto disperso da milioni di anni?- chiese, e Yuna acconsentì immediatamente.
    -Gaia era la capitale dell’ovest tempo fa, ma ci mise poco a sprofondare nell’oblio- raccontò. Aqua chinò il capo leggermente, sconfortata dalle parole dell’amica che però gli poggiò una mano sulla spalla.
    -Adesso andiamo, abbiamo molto da studiare. Theresa è andata con moltissimi guerrieri, non può accadergli nulla- cercò di rassicurare la mora, sorridente. Aqua ricambiò il sorriso e annuì, e, infine, le due ripresero a camminare arrivando davanti l’entrata alla biblioteca.
    -Aye- accennò Yuna, facendo un cenno alla guardia che riconobbe subito le due, e con un movimento della mano, le invitò a proseguire per un piccolo corridoio che precedeva l’entrata alla biblioteca.
    E appena dentro, Aqua si sentì come in paradiso.
    Una vasta zona di scaffali colmi di libri, quel che lei cercava da qualche tempo. La pace.
    Yuna cominciò a osservare il tutto con un sorriso scolpito sul volto, mentre Aqua, al suo fianco, aveva la bocca completamente spalancata.
    -Allora, che ne pensi?- domandò la mora, sorridente, avvicinandosi a uno scaffale cominciando a scrutarlo. La Custode, invece, era ancora a bocca aperta.
    Yuna gli lanciò uno sguardo divertito e poi prese un libro, lindo, come se curato apposta, e si mise seduta cominciando a sfogliarlo.
    Aqua a sua volta si avvicinò allo scaffale, ponendo il dito su ogni tomo per leggerne il titolo, e uno soprattutto attirò la sua attenzione.
    “Storia di Baticul”.
    La bluastra inarcò il sopracciglio prendendo in mano il libro, costretta anche a dargli una pulita per l’elevata presenza di polvere su di esso.
    Si sedette sulla sedia a faccia a faccia con Yuna e, dopo aver accavallato le gambe, iniziò la lettura.

    24, era dell’Oscuro,
    Baticul, l’ultima sponda della razza umana

    Sono qui, con dell’erba pipa e un boccale di idromele,a gustarmi, si fa per dire, gli ultimi tempi di quest’era oscura.
    Li sento, stanno arrivando.
    L’abazia è l’ultima vera difesa. Questa biblioteca ha porte solide, le ho sbarrate. L’ho dovuto fare. Ho lasciato tutti gli altri fuori. E’ necessario che questo messaggio si tramandi di generazione in generazione, se mai ci saranno.
    Baticul non è che un bozzolo.
    Un nucleo che controlla tutto.
    E’ qui, che l’ira delle Antiche Macchine avrà luogo.
    Qui, ci sarà l’atto finale.
    Qui, nella città della Luce.
    Qui saranno sigillati, e qui, un giorno, torneranno.
    Le Antiche Macchine non moriranno mai.


    Aqua sussultò a leggere quelle parole, e lanciò un rapido sguardo a Yuna, che lo ricambiò. Lo stupore negli occhi della Custode arrivò anche in quelli della sua cara amica, che, preoccupata, gli si avvicinò accarezzandogli la guancia.
    -Cosa hai?- domandò la mora, e Aqua scosse il capo.
    -Cos’è questa storia?- controbatté, mostrandogli il libro. Yuna osservò il tomo e, pochi secondi dopo, tornò a fissare la compagna.
    -Non ne eri a conoscenza?-
    -Cosa sono le Antiche Macchine?- chiese, senza curare le sue ultime parole.
    -..So solo che erano potenti esseri capaci di spazzare via tutto ciò che era.. scartabile- accennò la mora, e la Custode si immerse nei propri pensieri.
    Le Antiche Macchine..
    -Aqua?- l’amica ruppe il silenzio, e, con un sussulto, la bluastra rispose.
    -Dimmi-
    -Non ti preoccupare di loro, sono scomparsi da secoli, oramai- cercò di tranquillizzarla, per poi tornare a sedersi al proprio posto.
    Aqua sorrise annuendo, ma era un sorriso falso.
    Doveva scoprire cosa erano le Antiche Macchine, subito.

    -ABBIAMO UN ACCORDO!- tuonò Thel’Vadamee.
    Nemesis ghignò, osservando l’Elite.
    -Ragazzino, ti conviene non prenderci in giro- intimidì Ripa’Moramee, uno dei due Arbiter.
    L’Arbiter.
    Ogni qualvolta i Covenant incontrano una grande crisi, o un grande bisogno militare, un guerriero Elite dotato viene scelto dai Profeti per indossare la sacra armatura dell’Arbiter. I corpi di tutti gli Arbiter prima di loro due sono conservati nel Mausoleo dell’Arbiter, su Alta Opera. Una struttura sotterranea inaccessibile per un qualsiasi essere umano.
    -Prendervi in giro?- sussultò, quasi offeso, il Keyblader Traditore.
    -L’ultimo che scherzò con noi perse la testa- disse Thel’Vadamee, avvicinandosi all’uomo.
    -Il nostro è un interesse quasi comune. Il vostro è quello di trovare il fulcro del potere, il mio quello di uccidere i Keyblader, niente più-
    -L’unico che non si sta impegnando, qui, sei tu, uomo- controbatté Ripa’Moramee.
    -Dici?- commentò sarcasticamente l’interpellato, lasciandosi andare in una lieve risata. -Per quanto ne so, non direi.. piuttosto, non avete ancora messo a ferro e fuoco tutte le città-
    Thel’Vadamee borbottò all’indirizzo di Nemesis –non darci ordini, uomo!-
    -Non prendertela.. ma dicevo..-
    -dosa le tue parole, prossimamente- segnalò l’altro Elite.
    -Manca una sola città-
    -Quale?!?- tuonò Thel’Vadamee, ormai spazientito.
    -Approdo del Re-

    Sbarcarono.
    Le Rovine di Gaia. Furono immediatamente accolti da alcuni Sacerdoti di guardie a quello che una volta era il molo.
    -Benvenuti, Theresa vi stava aspettando-
    Garrett fece un cenno, guardandosi intorno. L’Ordine aveva già “civilizzato” il posto, ma ciò che una volta fu un campo di battaglia non passava inosservato.
    -Ho bisogno di un boccale di birra!- esclamò Varric, ancora barcollante per il nauseante viaggio in mare. Isabela scosse il capo, mentre Bethany si fece avanti guardandosi attorno. Riku, invece, era ancora dietro il gruppo, con lo sguardo fisso all’orizzonte.
    -Garrett Hawke?- disse una voce rigida; il Prescelto si girò di colpo, trovandosi di fronte una donna con dei corti capelli neri. Gli occhi, marroni come la terra, e una maestosa armatura con gli affiggi della Chiesa.
    -Sì?- si limitò a dire Garrett, osservando la donna.
    -Il mio nome è Cassandra Pentaghast, cercatrice della Chiesa- si presentò con un lieve inchino –e sono stata incaricata per portati alla presenza di Lady Theresa-
    Il Prescelto annuì –scortami, dunque- rispose di conseguenza, e la condottiera fece cenno di seguirla, girandosi verso l’unico posto ancora intatto, si può dire, di Gaia: la Chiesa.
    Garrett cominciò a guardarsi intorno, era tutto perfetto per un vero accampamento. Ogni uomo o donna dell’Ordine si dava da fare, sistemando le scorte di cibo e preparando le difese per un eventuale attacco.
    Il figlio di Malcom e Leandra Hawke voltò lo sguardo verso il Templare, che osservò il suo scrutare.
    -Qualcosa non va?- domandò, ma Garrett ci fece poca attenzione.
    -Qual è la tua storia?- chiese, curioso di sapere, il Prescelto.
    -Umpf, non c’è molto da sapere di me- rispose la donna –sono sempre stata al servizio ecclesiastico, fedele al mio Dio-
    -E la tua famiglia?-
    -Non ho mai conosciuto mia madre e mio padre- precisò, e Garrett annuì –ma avevo un fratello-
    -Dove è ora?-
    -Morto, ucciso molto tempo orsono- spiegò, tenendo, però, sempre la stessa espressione, come se quel che aveva appena detto non la ferisse più di tanto. –E tu, prescelto?-
    -Mio padre è morto cinque anni orsono, prima ancora dello scoppio del Terzo Flagello- cominciò –mia madre assassinata da un pazzo a Kirkwall-
    -La città distrutta dai non morti- accennò, e il moro annuì di conseguenza.
    Kirkwall fu assediata dai non-morti, gli Estranei, precisamente. Creati aldilà della Barriera, il confine dopo la morte, la fortezza dei bruti, di chi, nella vita, non ha mai fatto il bene.
    Meredith Stannard fu la rovina per Kirkwall. Corrotta dal desiderio di proteggere la sua città, divenne lei stessa un Abominio, e fu la sua stessa sorella, divenuta un Estraneo da ormai molto tempo, a trasformarla.
    Kirkwall andò nel panico totale. I templari più paurosi smisero di combattere e furono assaliti dal panico, dalla paura, e tramutati in non morti. I più coraggiosi resistettero, ma l’orda infinita proveniente dalla Barriera li uccise, tutti quanti.
    Fu Re Maric Theirin, padre dell’attuale Re Alistair Theirin del Ferelden e di Cailan Theirin, figlio di Moira la Regina Ribelle e marito di Rowan Guerrin, a serrare le uscite dei non morti e a rispedirli nelle profondità della Barriera. Per questo fu chiamato Maric il Salvatore.
    Kirkwall, però, non tornò più a splendere. Troppo vicina alla fenditura della Barriera, fu rasa al suolo e chiusa, per sempre.
    -Brutta fine quella di Kirkwall-
    -La Barriera è un luogo orrendo- pronunciò il Prescelto, continuando a camminare. –Mio fratello è morto ucciso dagli Elite, e mia sorella è lì, al molo-
    -Mi dispiace, Hawke-
    -Non ti dispiacere, i nostri destini non sono molto diversi-
    Cassandra sorrise leggermente.
    -Sai, è la prima volta che mi confido con una persona che non conosco, anzi, di solito non mi confido mai con nessuno- rivelò Hawke.
    -Fa bene confidarsi, non credi?-
    -Certe volte è meglio non sapere, di alcune persone-
    -E il tuo passato com’è, Prescelto?-
    -Non sbilanciarti troppo, non ti rivelerò tutto della mia vita-
    Il templare ghignò, mentre arrivarono dinanzi alla Chiesa.

    Due guardie spalancarono le porte della Chiesa facendo entrare, dentro di essa, Garrett Hawke. Come tutti lo chiamavano, “Il Prescelto”, cominciò a farsi molte domande.
    E mentre si domandava cosa dovette fare l’Ordine alle Rovine di Gaia, si guardò intorno. Gli affreschi antichi sembravano essere rimasti intatti, le finestre, di acciaio di Valyria, non avevano un graffio, erano completamente lucide e la luce del sole le faceva apparire ancora più maestosa di quel che erano.
    Molti sacerdoti stavano studiando i pochi tomi rimasti sulle librerie, storie di guerre, fede e leggende. Garrett, però, vedeva in ogni persona la paura. Paura di quel che poteva accadere, in una regione così, abbandonata al proprio destino una volta distrutta.
    E, infine, Hawke arrivò, scortato sempre dalle due guardie, alla porta della sala delle riunioni. L’uomo al suo fianco spalancò le porte e gli fece cenno di andare, e lui annuì.
    Una stanza enorme, adornata con tappeti rossi, candelabri, librerie colme di libri e infine un altare, dove si ergeva la maestosa figura della Madre dell’Ordine: Theresa.
    Protetta dalle sue due migliori guardie, adornate con una altrettanto maestosa armatura pesante, completamente lucida con uno zaffiro incastonato nel petto e il simbolo dell’Ordine, erano impassibili con una lunga lancia in mano.
    La Profetessa sorrise alla sol vista del guerriero.
    Hawke ricambiò, felice di rivedere colei che lo addestrò, colei che lo aiutò a crescere.

    -Garrett Hawke- sibilò Theresa, e l’uomo si inchinò, così come le due guardie.
    -Alzatevi- continuò la donna –non c’è n’è bisogno-
    Garrett annuì sistemando la spada nella propria cinta, dietro la schiena.
    -Mia signora, cosa ci porta qui?-
    Theresa, sempre ferma sull’altare, sistemò la propria tunica dell’Ordine; bianca come l’adamantio, pulita e ordinata come la sua indossatrice.
    -E’ l’ora, per te, di sapere cosa ti aspetta, Garrett-
    L’uomo inarcò il sopracciglio destro.
    -Non mi rimane molto tempo, dovrai essere tu a succedermi-
    Hawke spalancò le palpabre. –Di cosa stai parlando?-
    -Perché siamo qui, secondo te?-
    Garrett, ancora senza parole, scosse il capo.
    -E’ in atto una guerra, Garrett. Noi dobbiamo proteggere le terre, è questo che il Santo Dio ci ha incaricato- cominciò, mettendo le mani a mò di preghiera –ed è qui che inizierà la guerra..-
    Theresa osservò le due guardie al fianco di Garrett, facendogli cenno di lasciarli solo. I due annuirono, uscendo dalla sala e chiudendola per bene.
    -Ti fidi di loro?- domandò, riferendosi ai due colossi al suo fianco.
    -Certo; sono mie fide guardie nonché consiglieri da quasi un decennio- rassicurò –come potrei non fidarmi?-
    Garrett annuì.
    -Dicevo- riprese il filo del discorso la Profetessa –ho visto il mio destino, come ti ho già detto-
    -Theresa- bloccò il Prescelto –non vorrei contraddirti, ma se hai visto il tuo destino, cambialo!-
    -Te lo ho già spiegato una volta, Garrett- parlò molto lentamente la donna –vorrei ,ma non posso.-
    -Perché!?- sbottò Hawke.
    -E’ così che deve andare, devi capirlo-
    Garrett abbassò il capo, e la Profetessa gli si avvicinò lentamente, e con un dito gli alzò il mento.
    -Ascoltami- cercò di attirare la sua attenzione, riuscendoci –quando la battaglia qui cesserà, recati a Baticul-
    -La Città della Luce?- domandò, e la Madre dell’Ordine annuì.
    -Lì si trova l’abbazia, nonché nostro Quartier Generale- spiegò –la provvidenza ti spiegherà cosa fare-
    Garrett scosse il capo.
    -Perché a Baticul!? E il Custode!? Tu dove sarai!?- continuò a chiedere, senza mai fermarsi, ormai stava perdendo la ragione.
    -E’ lì che capirai il tuo scopo, ti ricordi?-
    Garrett scosse il capo ancora una volta.
    -Ne parlammo molto tempo orsono- parlò girandosi la Profetessa –sei stato affidato a me per compiere il tuo destino, è quello di salvare il mondo, tu sei il Prescelto, il potere viene da te-
    -Io sono Garrett Hawke- scandì l’uomo , sospirando –figlio di un prode cavaliere e di una nobil donna, fratello di un Templare morto per il suo compito e di una maga dell’Accademia-
    -E il tuo compito?-
    -Proteggere il mondo.-
    Theresa sorrise.
    -Per il Custode, Baticul è un altro tassello importante-
    -Ha perso il suo Keyblade, non ha più..-
    La Madre dell’Ordine lo bloccò.
    -Lo so- disse, riferendosi al fatto che Riku perse il suo Keyblade –ma a Baticul c’è Acqua, un'altra Custode. Dovrai lasciarlo a lei, insieme troveranno la retta via-
    -Ed io?-
    -Comanderai l’Ordine-
    -E tu?-
    -Sarò al fianco del Creatore, a vegliare su di voi-

    Garrett uscì dalla Chiesa, bollente di rabbia. Superò Cassandra, che, incuriosita, lo affiancò mentre camminava tra gli accampamenti.
    -Cosa è successo?- domandò Pentaghast, e l’uomo si bloccò.
    -Affari che non ti interessano, cercatrice-
    La templare ridacchiò.
    Garrett riprese a camminare superandola quando alle proprie orecchie udì ancora delle parole della donna.
    -Tu conosci Re Alistair Theirin?-
    Il moro si bloccò di colpo, facendogli cenno di scostarsi dalla zona piena di folla, e, trovando un posto abbastanza isolato, si sedette su un ceppo di un albero.
    -Perché vuoi saperlo?- chiese l’uomo.
    -Sono incuriosita.. e poi sono una cercatrice, no?- disse sarcasticamente. Garrett ritrovò un leggero sorriso.
    -E’ un bastardo, figlio di Re Maric, ma non della regina-
    Cassandra annuì.
    -Ma dentro di lui scorre il vero sangue regale, il trono è suo e lo ha meritato sul campo di battaglia.-
    La cercatrice annuì ancora; probabilmente si stava riferendo alla battaglia dove Alistair uccise il traditore, Vincent.
    -Lo hai mai conosciuto di persona?-
    Garrett annuì –Io sono di Lothering, nel Ferelden. E’ lì che sono cresciuto- disse –prima di essere preso nell’Ordine.-
    -E com’è?-
    -Non avrai troppo interesse per questo Re?- disse, scoppiando a ridere, il Prescelto. Cassandra Pentaghast fece una faccia perplessa.
    -Quando lo conobbi, si presentò con il nome di Alistair Snow-
    -Snow?-
    Il moro annuì, ancora –Il cognome Snow è attribuito a tutti i bastardi, stesso sangue del padre, ma con una madre di sangue non regale-
    La templare apparve molto interessata al discorso.
    -La regina Rowan non accettò mai di avere un figlio bastardo nel palazzo reale di Denerim, per questo, inizialmente, il Re fu mandato da Arle Eamon, fratello della regina-
    -Conosco l’Arle di Redcliffe- rivelò la cercatrice. –Cosa ne è di lui?-
    -E’ nel Ferelden, al fianco del Re e dei Custodi Grigi-
    Cassandra annuì.
    -Dicevo- continuò il moro –allo stesso tempo, nemmeno l’Arlessa Isolde voleva Alistair nel proprio palazzo. Pensava fosse un esempio negativo per loro figlio, Connor, per questo Alistair divenne un Templare-
    Pentaghast scosse il capo.
    -Come noi?-
    Garrett annuì. –Strano a dirsi, vero?- commentò, per poi riprendere –E infine, assistette alla morte del suo fratellastro, Cailan. Non demorse, e quando perse anche Teyrn Loghan, il suo sangue regale uscì allo scoperto-
    Cassandra fu completamente catturata da quella storia.
    -Abbandonò il suo cognome da bastardo, Snow, e divenne un Theirin. Anzi, lo è ancora.-
    Garrett concluse, e la cercatrice sorrise.
    -E tu, Prescelto?-
    -Ancora?- domandò, sbuffando, il moro –Hawke questo, Hawke quello, Hawke fai qui, Hawke fai qua.. è questa la mia storia-
    La cercatrice ghignò.
    -Devo andare, ora- concluse Hawke, alzandosi –Ho dei compiti da svolgere-
    La cercatrice si alzò. –Anche io, devo preparare le difese-
    Il Prescelto sorrise, tendendo la mano verso la templare, che la strinse fortemente.
    Dopo di ché, Garrett si voltò, dirigendosi verso il molo.
    -Non morire- furono le ultime parole del Prescelto all’indirizzo della cercatrice, che ghignò ancora. Adesso, Cassandra, aveva ancora più voglia di scoprire la storia di Garrett Hawke.

    Riku era ancora su quel ponte, a osservare l’orizzonte.
    Non si era mai mosso di lì.
    Teneva la propria spada tra le mani, non era certamente uguale al Via per l’Alba.
    Ne era stato privato, per una ovvia ragione. Un Custode non si fa mai corrompere dall’Oscurità.
    A lui, però, era accaduto il contrario. C’era un modo per riaverlo? Ne aveva bisogno. Lui doveva proteggere i suoi amici.
    Kairi..
    Sora..
    Terra, Aqua, Ventus..
    Li aveva trascurati, pensava che fosse sua la colpa. Ma non era quello il momento di sentirsi in colpa, lo aveva saputo, probabilmente Sora era vivo.
    Si alzò, e, girandosi di colpo, andò a sbattere contro una figura. L’impatto fu leggero, ma cadde ugualmente a terra.
    Il moro gli tese la mano e l’argenteo la prese, rialzandosi. Tolse dai propri abiti la polvere, per poi alzare la testa all’indirizzo dell’uomo. Era Hawke.
    -Tutto bene?-
    Riku annuì.
    -Devo parlarti- continuò il guerriero, per poi sedersi ai piedi del molo. Riku lo affiancò, rimanendo, però, a piedi.
    -Quando qui avremmo finito, devo portarti a Baticul, la città della Luce-
    L’argenteo non aveva mai visto quella città, però ne aveva sentito parlare.
    -Per quale motivo?-
    Hawke lo osservò.
    -Aqua si trova lì-
    Gli occhi di Riku si riempirono di speranza, e cominciò anche a balbettare.
    -D..davvero!?- domandò, e il moro annuì. –Dobbiamo andarci subito, io devo sa..-
    -So che vorresti precipitarti lì, ma io e gli altri abbiamo un compito qui. Dovrai pazientare-
    L’argenteo ci pensò su, e, effettivamente, il moro aveva ragione. Non doveva pensare solo a sé stesso.
    -Inoltre, abbiamo viaggiato molto per arrivare qui, un po’ di riposo ci è dovuto, non credi?-
    -Non riposerei mai, se ciò mi porterebbe da Sora e gli altri- disse, sicuro, l’argenteo. Garrett lo osservò ancora.
    -Queste parole ti rendono onore-
    -Non mi rende onore essermi fatto sopraffare dal nemico-
    -Smettila di tormentarti- tuonò il Prescelto, alzandosi in piedi.
    -Quel che è successo, è successo. L’importante è che tu sia vivo, e che tu possa ancora darci il tuo aiuto in questa guerra-
    -Guerra..- Riku spostò lo sguardo verso l’orizzonte.
    -Tu lo sai cos’è accaduto realmente, quando io e Sora combattemmo contro Drake?- il moro non capì immediatamente cosa l’argenteo volesse dire. –Tu sai che non sono stato né io, né Sora, a dare il colpo di grazia a Drake?-
    Garrett inarcò il sopracciglio destro.
    -Fu Nemesis a salvarci.-

    Un Keyblade Oscuro trapassò la spalla del biondino, scendendo per il cuore, colpendolo in pieno. Drake cadde in ginocchio, e una mano lo prese per la testa, schiacciandola appena. Drake, infine, sparì dissolvendosi in polvere.
    Un uomo fletté i muscoli del collo, guardandosi le mani. Era diventato più potente.
    Riku riconobbe il suo salvatore.
    Era Nemesis.


    Il Prescelto spalancò le palpebre, ad ascoltare il racconto dell’argenteo.
    -Sora mi salvò, pagando la mia salvezza quasi con la sua vita. Nemesis poteva ucciderci, ci aveva in pugno, ma non lo fece-
    Garrett continuò ad ascoltare interessato.
    -Ho abbandonato Midgar e gli altri Custodi perché ero distrutto. Il mio migliore amico era in coma, per salvare me. E non fui io l’artefice della morte di Drake. Non riuscì a perdonarmi, nemmeno ora.-
    Hawke sospirò.
    -Sora è vivo, Riku, Sora è vivo. Tormentarti ti distruggerà, come ha già cercato di fare Alba, distruggendoti dall’interno.-
    L’argenteo annuì. Alba.. sentiva la sua voce da molto tempo, e quando emerse dalla profondità del suo cuore, sentì solo una lunga e dolorosa fitta proprio in quel punto.
    Per poco tempo, pensò di aver raggiunto il Kingdom Hearts..
    -Ascoltami- cercò di farlo tornare nel mondo dei vivi Garrett –troveremo la tua amica, e troveremo il modo di farti tornare un Custode. E’ una promessa-

    Luke Von Fabre sedeva maestoso nella propria sala, bevendo una coppa di idromele. Il suo piano si sarebbe attuato il giorno dopo. La spia, Bjorn, tornò due lune dopo la sua partenza con notizie sensazionali. Era tutto pronto, avrebbe conquistato il pieno rispetto di tutta la propria gente.
    Luke si alzò, destandosi sul balcone del proprio alloggio.
    Sorrise, bevendo un ulteriore sorso della coppa.
    Poche torce erano ancora accese per le vie della Fortezza della Veglia. Gli unici due Custodi rimasti, Sora e Kairi, dormivano beati. Terra e Ventus, invece, erano già partiti alla volta di Hrothgar Alto, alla ricerca dei Barbagrigia.
    Solo alcuni mercanti passavano per le strade, ormai desolate per la notte, della fortezza. Le guardie vigilavano sveglie e attive.
    I guerrieri, invece, riposavano, pronti a svegliarsi in tarda mattinata per partire. Tutto filava liscio.
    Luke fece per girarsi, ma un grosso tonfo attirò la sua attenzione.
    Si girò di colpo, e vede come delle cascate di fuoco abbattersi sulle casupole appena fuori la fortezza, per fortuna, abbandonate.
    La coppa cadde, e il liquido si rovesciò sul balconcino. Un assordante urlo di stupore uscì dalla bocca di Von Fabre, per avvertire le guardie di far suonare le campane.
    I Covenant avevano fatto prima.
    Stavano attaccando la Fortezza della Veglia.
  10. .
    WOOOOOOOOOOOOO!
    Ienzo con la faccia da Lorenzo :°
    Gran bel capitolo, seriamente. Profondo soprattutto.

    Ma andiamo per ordine.
    ROFLOL. Kairi smadonna come non mai, Riku sta diventando un abominio (plagio, da me divenne una specie di robottone x°°) e lei inveisce contro Naminè e..
    contro quel fenoch di Sora x°° sono rotolato in quel pezzo
    Beh alla fine... sex. Strano no?

    Wtf? Non è Terrone? Ma Darim? L'altro figlio di Altair? Strafigo. Hai giostrato bene questo punto e sinceramente non me lo sarei mai aspettato! Mi sarebbe piaciuto vedere Terra dannato che vuole redimersi per raggiungere Aqua nel Kingdom Hearts, ma così è ancora più intrigante, e chissà, magari anche Altair troverà la pace con Darim a fare da viaggiatore!

    Roxas e Vanitas che parlottano insieme è una visione fantastica, seriamente. Due vecchi nemici che alla fine combattono insieme, anche se Vanitas non mi convince del tutto.
    I REVENANT :q_

    Theresa non avrà tutte le qualità per fare da gran figa da battaglia, ma il suo pezzo mi è piaciuto. Poi quando invoca i cavalieri defunti..

    Gran capitolo, lo ripeto, Nyx. L'attesa è stata ripagata assai assai!
  11. .
    Ok, c'e l'ho fatta. °ç°

    Scusa il ritardo, ma sono stato un botto impegnato.
    ALLORA! I flashback di Yiazmat mi sono piaciuti assai e sono anche molto toccanti.. Phaturnaxxxx (l'ho scritto male probabilmente °°).
    Roxas s'è incavolato di brutto, è arrivato addirittura a picchiare il piccolo e indifeso draghetto :°
    Beh Roxas alla fine fa quel che deve fare.. anche io forse non so se sarei riuscito a dare il colpo.

    Mi spiace per lo schifoso commento :/
    Che brutta recensione che ho fatto.. uff.
    In ogni caso, scrivi sempre molto bene ed è sempre un piacere leggere un tuo scritto, quel che sia!
  12. .
    OAUAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!

    oh dioodiodidodidodido.

    Allora, si inizia subito con l'arrivo a Weisshaupt e udite e udite, ROXAS incontra Cloud e Vanitas O_O
    Strano che si sia trattenuto dall'attaccarli, ma vabbeh Theresa gli dice che sono loro ospiti e quindi di stare fermo a quel biondino del cazzo (wtf, quale dei due).
    Mi è piaciuta tantissimo la parte di Roxas e il fratello Tidus, mamma mia.. Denzel ormai è posseduto e per liberarlo servono Vivi (ahauah grande personaggio) e Allen, per l'appunto, che è un Esorcista.
    Denzel esce di notte senza scarpe e sporco di sangue! Che furfantello!
    Il capitolo è tutto incentrato su Roxas e ci sta, simpatica la parte che si spoglia davanti la ninfa

    cookie-monster-wtf-is-this-thumb-324x314-1553831 ---> Roxas che non si spiega perchè le cose compaiono senza che lui se ne accorga

    E infine, Yiazmat lo fa volare (IO CREDO NELLE FATE, LO GIURO, LO GIURO!) e arrivano dal Fabbro Celeste...
    NUOOOOOOOO! Yiaz deve morire y.y io rinuncerei ai Chibleid a questo punto. E che cazzo.

    Bel capitolo di transizione come tuo solito, e anche se è passato un bel po' di tempo non hai perso lo smacco.
    :3
  13. .
    OH NO! THE DOVAHKIIN! THE ARROW ON THE KNEE! :'(

    Comunque il fatto di Terra come Sangue di Drago era una cosa che doveva apparire sin dai primi capitoli, ma che non si sarebbe venuto a sapere subito. Avrete comunque dei risvolti più avanti e capirete tante cose.. taaaaaaaaaantissime..
    Per esempio, che fine hanno fatto i componenti della Squadra Noble? Oh yeah..
  14. .
    a_A
    Capitolo tristeh, molto. Lithos è stato toccato (al peneh) da Lilith ed è come se una freccia gli bucasse il petto!
    POOOOVERO LITHOS,TUTTI LO DISPREZZANO E ORA E' ANCHE INCINTO AAAAAAAAAAAAA
    *aiuta Nyx a rapirlo*
    La battaglia è stata scritta bene, bravo bravo, mi è piaciuta so much.
    ANCORA LILITH!??!?!? STOP THIS FUCK!
    Ambrus è sempre più il personaggio di punta, chiselo quel coglione di Coris :guru:
    Bel capitolo come sempre Holyemi, non ti smentisci mai. u.u


    PS: E non preoccuparti per la mia fic.
  15. .
    AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA


    Bellissimo capitolo, battaglie fatte molte bene. Ah, i Keyblade che non fanno perdere sangue, adesso mancano solo Paperino e Pippo :guru:
    Ah beh, Ean tira fuori Ifrit e massacra tutti, malmenando e dando zampate a destra e manca x°°
    Avevo creduto anch'io che sarebbe finalmente arrivata la fine di Xemnas, per poi spostarci meglio su quel coglione di Vanitas e quel biondino con la mentalità disturbata di Rixfern, aka Cloud :guru:
    Comunque bella l'entrata in scena di Maliq con la Cerberus di Vincentino Valentino (aka Tnecniv :guru:) che fa partire il mega attacco a Xemnas.. ma poi tornano Demyx e Saix. .MA NON ERANO MORTI!? WHAT THE FUCK!? Dai cà, a Demizzio gli hanno spezzato il collo, a Saxofon l'ha ucciso Rasler.. a_a
    A ME NON FREGA NULLA CHE SONO TORNATI TUTTI IN VITA QUEI DUE DEVONO MORIREEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE :orrid:
    E alla fine.. Terùn!!! Mi sembrava strano quando l'avevi fatto apparire come "morto"..
    MA ADESSO.. AQUA SI E' UCCISO E CON LUI SUO FIGLIO SPERANDO DI RICONGIURSI A TERRONE E ADESSO 'STO STRONZONE (hofattolarima) E' VIVO!?
    E ALTAIRONE NON SAPEVA NULLA!?

    Scriviscriviscriviscrivi.

    Edited by Nemesis; - 11/2/2012, 15:17
5516 replies since 10/12/2005
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