Osare

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    Quando avevo qualcosa come dodici o tredici anni, mi capitò per la prima volta di ascoltare il suono di un violino tipicamente alla Hamauzu (il compositore delle musiche di FFXIII, di parecchi brani di FFX e di alcuni SaGa, per intenderci). Non credo all'esistenza delle catarsi, generalmente, ma sicuramente l'episodio fu di quelle folgorazioni che operano una cesura più o meno netta fra un prima ed un dopo, nella vita di una persona.
    Ai tempi, studiacchiavo chitarra a tempo perso: un incoraggiamento materno che avevo accolto senza troppa convinzione, ma che fingevo di assecondare con entusiasmo per non provocare delusioni. Inutile dire che la mia neonata e focosa passione per gli archi mi rese quello studio intollerabile; non ebbi, però, il coraggio di domandare alla mia famiglia un nuovo dispendio economico da investire in quella mia inattesa vocazione: dopo alcuni mesi, in cui l'impegno profuso nella chitarra prese progressivamente a diminuire fino ad azzerarsi, mollai lo strumento e rinunciai alla musica. Così, se ne sono andati circa nove anni, in cui ho frequentato il Liceo Classico ed ho tentato poi, senza successo, di seguire Filosofia all'Università, spinto, ora me ne accorgo con chiarezza, dalle aspettative di adulti di varia estrazione (familiari, professori, psicologi, conoscenti), che mi considerano tutt'ora nato per seguire quella strada, sulla base di predisposizioni e capacità che sicuramente non posso negare di avere (anche perché, Uni o no, coltivo comunque le discipline umanistiche per i fatti miei).

    Contemporaneamente alla fine del Liceo, però, ho cominciato ad ascoltare musica in maniera attiva, metodica, profondamente interessata. E rieccomi a sospirare dietro agli archi del folk contemporaneo europeo e di compositori neoclassici vari. Come per qualsiasi cosa, si capisce di avere una tensione "produttiva" solo quando ci si sente veramente coinvolti ed impegnati in quanto fruitori (nel mio specifico caso, ascoltatori). E com'era prevedibile, più mi sono immerso nell'ascolto, più quella vetusta vocazione si è fatta risentire con violenza ed accoramento, diventando, negli ultimi mesi, irresistibile. Più estesamente, ora so di essere rimasto fermo a quegli anni, e di voler portare avanti quel me stesso che seguiva tensioni irrimediabilmente distanti dal futuro che l'avrebbe atteso nel lustro successivo.

    Ho mollato l'Università, e come ho scritto in thread precedenti, la mia vita è in una situazione di impasse, anche a causa di problemi di altra natura (sempre buttati giù altrove in questa sezione).
    Sto pensando di mettermi a lavorare e di iniziare a studiare i programmi di Conservatorio da privatista con un insegnante, dare gli esami, ed ottenere effettivamente un pezzo di carta. Iniziare dal violino, forse dirottarsi sulla viola o rimandarla a dopo; non lo so. Ad ottobre compio ventidue anni, quindi la biologia mi è nemica, così come lo saranno le istituzioni, visto che quando sarò pronto per lavorare come musicista, avrò più di trent'anni e sarò professionalmente anziano, in un mondo estremamente competitivo dove la spuntano i giovani talentuosi.

    Però, in effetti, cosa ho da perdere? Tutte le altre componenti della mia vita sono praticamente a pezzi, così come non è che fare una simile "follia" implichi buttare via chissà quale iper-remunerativa carriera professionale. Cioè, se pure andasse male, non è che ci siano altre strade a cui guardare. Vivo già adesso nel rimpianto, e non vedo perché dovrei insistere su una simile via soltanto per mantenermi, rimanendo fondamentalmente depresso e pentito. Tanto, non sono mai stato capace di fare qualcosa di cui non fossi convinto, inclusi il Liceo (mi sono diplomato giusto perché riuscivo a risultare brillante nonostante la mia preparazione fosse inesistente e non studiassi MAI) e l'Università.

    Ho un po' paura, dovrò andare contro tutta la mia famiglia (che ancora spera di veder risorgere dalle ceneri dello scivolone liceale-universitario un figliol prodigo che metta la testa a posto) e tentare di introdurmi in un mondo dove, con ogni probabilità, verrò preso a pesci in faccia (sono cresciuto imparando a temere il giudizio altrui quanto la morte). Può anche darsi che il mio insegnante privato, a settembre, mi stronchi direttamente dicendomi che è troppo tardi per pensare ad una carriera da musicista. In quel caso, proprio non saprei che fare di me.

    Ma ripeto, le alternative non mi interessano, e la prospettiva di non avere un soldo non mi spaventa. Preferisco fallire e scartare tutti gli anni che mi restano, piuttosto che percorrere a testa bassa una strada che non mi appartiene, solo per poi arrivare a cinquant'anni e capire di avere sbagliato tutto.

    Quindi, lo faccio.

    Edited by Leventhan - 9/8/2018, 17:20
     
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    Non ho le competenze per esprimermi, ma una cosa la vorrei dire.

    Non si può scegliere razionalmente di essere infelici.
     
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    Sì, sono d'accordo.
    Ci ho pensato con un po' di lucidità in più, e credo che potrei comunque tornare all'Uni e far coesistere i due percorsi di studio. Del resto, quel poco che ho fatto a Filosofia ha prodotto notevoli risultati, penso valga la pena di andare fino in fondo, anche perché grazie a miei risparmi vari, non è una via che dovrebbe pesare troppo sulla mia famiglia, economicamente. Vedremo come andrà.
     
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