Guerriglia in città.

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  1. Vera Fire
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    CITAZIONE
    Innanzi tutto ringrazio tutti coloro che hanno letto il mio scritto precedente e lo hanno commentato. Ho accolto con piacere i vostri consigli e in questo nuovo racconto cercherò di aggiustare il tiro.
    Siamo a Napoli, in un futuro molto prossimo. Riusciranno Vera e i suoi amici a resistere all'assalto della squadra Kobra? E può nascere un amore nel tripudio della guerra?
    Perdonate la mia poca fantasia per i nomi e per i luoghi.. mi sto allenando su questo XD

    "Dio Santo, Vera, CORRI!" Urlava Claudia poco più avanti di lei.
    Entrambe corsero come pazze su e giù per piani prima di riuscire a trovare la stanza desiderata nel Palazzo, la loro sede, una specie di quartier generale.
    La porta della stanza 717 era socchiusa, e Claudia la aprì con tutta la forza che aveva a causa della fretta, facendola sbattere violentemente sul muro.
    "Scusate il ritardo , eccoci qui" disse agli altri dodici membri della squadriglia, in fretta e furia. A differenza sua, Vera aveva un'espressione completamente neutrale, come se fosse una statua. Lasciò vagare lo sguardo sui presenti, e notò che c'erano proprio tutti: Luca, Manuel , Stefano , Antonio , Michele...
    "Qual'è la situazione?" chiese infine, iniziando a prepararsi mentalmente all'inferno che si sarebbe scatenato di lì a poco.
    "Ci stanno attaccando presso le mura sud della città" fece subito Luca, il suo vice - comandante. "Hanno mandato uno squadrone di cinquanta unità, armate fino al collo , per tentare l'assalto alla porta principale. Tuttavia cinquanta unità mi sembrano ancora ben poche per tentare un assalto, e potrebbe benissimo trattarsi di un tranello. Per ora hanno mandato le prime sentinelle che hanno trovato disponibili a difendere l'indifendibile, ma se non ci muoviamo.. potrebbe essere troppo tardi."
    "Capisco... capisco." ripetè Vera, con calma.
    "Quante sentinelle hanno mandato, Luca?" chiese infine.
    "Ventitrè, capitano. Tutte quelle che non erano già tornate agli alloggi. Attutalmente stanno cercando altri rinforzi e stanno richiamando le altre sentinelle dal riposo."
    "Capisco... ventitrè. Più tredici che siamo noi... per ora sono trentasei unità. Trentasei unità contro cinquanta. Siamo in svantaggio, ma dalla nostra parte abbiamo la strategia, il cervello, e l'esperienza. Ce la faremo. Forza ragazzi, armi in spalla e andiamo a spaccare le ossa del collo a quei viscidi invertebrati che voglio prendere la città."
    "Sì, Capitano!" disse all'unisono la squadriglia, e come se fosse un solo corpo, tutti si alzarono nello stesso istante e uscirono dalla stanza.
    Vera camminava in testa essendo il Capitano. Alla sua destra, poco più indietro , camminava Luca. A seguire tutti gli altri, disposti in file ordinate.
    "Mi dispiace di averti fatto svegliare nel cuore della notte, Vera, ma il consiglio si fida di noi. Siamo la miglior squadriglia di tutto il reggimento. E questa è un'emergenza." fece Luca, soffiando direttamente le parole nell'orecchio destro di Vera, a bassa voce.
    "Chi ti dice che sia irritata? Uccidere quei mostri abominevoli è così... appagante." gli rispose quella , con lo stesso medesimo tono.
    Successivamente, tutto quello che Vera potè udire da parte di quello che considerava suo fratello , fu un sospiro.
    "Sicura che non sei troppo stanca per questa missione? Ho sentito che hai avuto problemi con Michele ultimamente..." stava dicendo Luca, prima di essere interrotto bruscamente. "Non preoccuparti, sto benissimo"
    fece lei, e aumentò leggermente il passo per distaccarsi dagli altri suoi compagni.
    Arrivarono nel giro di mezz'ora alle mura sud. Lo spettacolo era raccapricciante: a terra vi erano i cadaveri insanguinati di due sentinelle , che avevano abbattuto altrettante unità nemiche.
    Vera digrignò i denti per la rabbia. "Dannazione. Muoviamoci. Squadra, sull'attenti! Mettetevi in posizione d'attacco ma in maniera silenziosa, sfruttiamo il fattore sopresa e attacchiamo quei bastardi alle spalle. Ora!"
    Tutti sfoderarono le loro spade lentamente ed in silenzio, come in una danza. Vera sfoderò la sua arma preferita, la Fenice d'oro, la sua katana.
    Ma non era solo la sua katana, ma La Katana. Non esisteva arma più affilata, potente, e precisa di quella. Era stata forgiata più di ottocento anni prima, e la sua storia era avvolta dalla leggenda. Si diceva che di spade come quella ne esistessero solo altre tre in tutto il mondo. Quelle quattro katane infatti erano state forgiate alla fine del medioevo da un famoso mastro fabbro giapponese, su richiesta dei quattro leggendari cavalieri.
    Il cavaliere dell'acqua chiese una spada fluida nei movimenti come l'elemento che dominava, ma che fosse anche resistente agli assalti nemici. Così il fabbro forgiò la Nera Tartaruga, katana dagli straordinari poteri. Il cavaliere dell'aria chiese una spada maneggievole che potesse tagliare qualunque cosa, persino l'aria stessa. Così il fabbro forgiò la seconda katana leggendaria, chiamata Dragone D'argento. Il cavaliere della terra chiese al fabbro una katana simile a quella dei suoi compagni , ma che ben si potesse adattare al suo temperamento duro come la roccia. Ed egli ebbe in dono la Tigre Bianca, terza katana leggendaria. Infine, il cavaliere del fuoco chiese la katana più potente di tutte, in grado di far cadere al suolo qualsiasi nemico. E fu così che nacque la Fenice D'oro , ultima delle quattro katane leggendarie.
    Nel corso dei secoli il mito diventò leggenda, la leggenda racconto... e si smise di credere all'esistenza di queste lame dalla potenza epica, finchè Vera non ritrovò la Fenice D'oro quasi per caso, in un magazzino di armi usate. Come ci sia arrivata lì, o se fosse un caso o no, resta un mistero.
    Ora Vera si era avvicinata silenziosamente al suo primo obbiettivo , che stava attaccando selvaggiamente una delle sentinelle alleate. Lei fu senza pietà. Gli conficcò l'arma infallibile all'altezza dello stomaco, da dietro, e trappassò il suo corpo come se fosse burro. Con un gesto elegante ritrasse indietro l'arma, e fece cadere il cadavere a terra. Per un secondo incrociò lo sguardo dell'alleato pieno di gratitudine, per poi passare al suo secondo obbiettivo.
    Anche il resto della squadra si stava dando da fare: ognuno riusciva ad ammazzare uno o due nemici in poco meno di un minuto, distratti quelli com'erano nell'attaccare le sentinelle.
    Vera notò , tra una parata di spada e l'altra, che come al solito i due che si distinguevano di più in battaglia erano sempre gli stessi: Luca e Michele.
    Luca aveva uno stile elegante, silenzioso, che non lasciava possibilità al nemico. Era uno stile identico al suo, poichè entrambi avevano avuto lo stesso maestro ed erano cresciuti insieme, diventando come fratello e sorella. Michele invece usava una tecnica più aggressiva, piena di rabbia, fatta di forza e potenza. Per questo motivo la sua arma non era una katana come nel caso dei due fratelli , ma un vistoso spadone a due mani.
    Nel complesso, il gruppo fece bene:nel giro di un quarto d'ora le cinquanta unità nemiche erano state ridotte a brandelli di carne sparsi sulla terra nuda.
    "Bravi ragazzi, davvero bravi" disse soddisfatta Vera, asciugandosi con il suo fazzoletto gli schizzi di sangue nemico finiti sul suo viso.
    "Davvero un ottimo lavoro" gli fece eco Luca, per ricompensare la squadra degli sforzi fatti.
    "Proprio così... Stefano, cerca di essere più aggressivo la prossima volta ok? Non avere paura del nemico, ma trova i punti deboli e colpiscilo."
    "Sì, Vera... me ne ricorderò... grazie." rispose timidamente quello.
    "Bene... penso che qui non ci sia nulla più da fare. Torniamo al palazzo e facciamo presto."
    Erano circa le quattro quando il gruppo tornò al palazzo, stanco e distrutto per la lotta furiosa di poco prima.
    Ad attendere la combriccola vi era Shalael, uno dei membri del consiglio supremo.
    "Bentornati a casa , ragazzi" disse con voce suadente questo, un uomo alto e dai capelli neri,dagli insoliti riflessi azzurri.
    "Egregio Shalael... onore e piacere incontrarla" disse Vera, con un inchino. I membri della sua squadra la imitarono all'unisono.
    Presto si rimise in posizione eretta. "Qual buon vento?"
    "Sono venuto a complimentarmi con voi per la buona riuscita dell'operazione. Ultimamente state diventando davvero fondamentali per la sopravvivenza di questa città. Ci state dando il tempo di riorganizzare le difese... vi siamo profondamente grati."
    "È il nostro dovere" disse semplicemente Luca.
    "Bene... di questo passo, non c'è dubbio che un talento come quello vostro e del vostro Capitano non possano che entrare nel consiglio."
    Vera sgranò gli occhi. "Nel... consiglio?"
    "Sì.. potreste occuparvi anche dell'amministrazione della città, dire la vostra in assemblea.. avere del potere esecutivo. Certo è una responsabilità... ma il gioco vale la candela" concluse infine quello.
    "Oh... io e Luca saremmo onorati. La ringraziamo infinitamente" disse Vera quasi senza fiato.
    "Ottimo.. ne parlerò con gli altri membri e vi farò sapere. Approposito, mi hanno appena informato che la squadra Kobra non tenterà altre rappresaglie per stanotte, per cui potete riposare tranquillamente fino a domattina. Salute a voi, ragazzi" mormorò Shalael, e andò via a grandi passi.
    "Grande, fratello! Ti rendi conto?Il consiglio!" esultò la ragazza, tutta pimpante.
    "Sì sorella, sì.. ma ora è tardi, e io ho sonno. Troppo sonno." si lamentò Luca , e già iniziò ad avviarsi verso la sua stanza. "Buonanotte ragazzi"
    "Buonanotte vice capitano" dissero gli altri, e tutti si avviarono verso la propria camera. Vera camminava a passi veloci per raggiungere il terzo piano quando, arrivata al corridoio, una mano fermò il suo braccio.
    Si voltò di scatto. Michele era lì, e la fissava con i suoi grandi occhi nocciola.
    "Mi..chele?" disse Vera, a disagio. Non aveva la minima idea di cosa volesse lui a quest'ora con uno sguardo così.
    "Vera... hai intenzione veramente di andare al consiglio con Luca?"
    "Sì.. perchè?"
    "Quindi non starai più con noi, vero?"
    "Io... non lo so" ammise.
    "Lo sapevo! A te importa solo dei soldi, del successo, e di stare con quel tuo lurido pari di Luca!Della squadra non ti importa niente!" iniziò a sbraitare Michele, ad alta voce.
    Vera avrebbe voluto arrabbiarsi, ma non ci riusciva. Stranamente, quelle urla non riuscivano a sembrarle minacciose.
    "Luca è mio fratello, Miky" disse infine.
    "O per lo meno, è come se lo fosse. Ed entrambi vogliamo solo il bene per tutti."
    "Ma... io non voglio vederti andare via."
    Silenzio... infiniti istanti di silenzio.
    "... per favore."
    Michele tirò un pò di più il braccio di Vera verso di se, facendola avvicinare. A quel punto la abbracciò, teneramente.
    "Tu sei la cosa più importante per me, adesso. L'unica cosa che mi spinge a combattere. Se te ne vai, non ci sarà più un'alba per me , o un tramonto. Per me sarà sempre notte. Tu sei il mio sole, perchè mi dai la vita. Perchè Ti Amo."
    Altri infiniti secondi di silenzio, durante i quali le lacrime presero a rigare il viso della ragazza. In quel momento avrebbe potuto dire cose infinitamente stupide, altre infinitamente crudeli, ma per qualche strana ragione , tutto quello che riuscì a mormorare sottovoce fu "Ti Amo anche io."
    Da quel momento in poi, Vera sapeva che la sua vita non sarebbe stata più la stessa. Era come se una stella fosse nata e iniziasse a splendere, per illuminare il suo cielo.



     
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  2. -Leon
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    Allora sarò sincero. Se non ti piace ricevere critiche non del tutto positive, allora non leggere.

    Lasciando da parte il fatto dei nomi che capisco perfettamente, non capisco una cosa riguardo la trama:
    siamo in un futuro prossimo e si utilizzano spade in una guerriglia? Boh mi pare strano.
    Per quanto riguarda la forma, secondo me in certi punti può sembrare forzato o un pò lento. Bisogna "lisciare" certe espressioni

    CITAZIONE
    facendola sbattere violentemente sul muro.

    "facendola sbattere" può benissimo diventare "sbattendola" o un sinonimo che magari evidenzi la violenza. Adesso in una frase una cosa del genere non pesa. Ma esteso in un piccolo brano, o in un capitolo o magari in un libro, la cosa comincia a pesare.
     
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    sarà, ma per me il racconto è bello
     
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