Una giornata di ordinaria follia.

Testo ideato da me.

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  1. Vera Fire
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    CITAZIONE
    Piccolo pezzo scritto da me.
    Questa sottospecie di racconto non ha una trama, è solo un brano che ho scritto per testare le mie abilità (che a quanto pare sono scemate col passare del tempo, mentre non le utilizzavo, o forse non sono mai stata così brava, non lo so.)
    Ringrazio:
    A- Marco e Hooded perchè mi hanno dato l'ispirazione.
    B- Manuel e Luca perchè hanno fornito una specie di carta-modello per i miei personaggi.
    Siate sinceri, ragazzi. Lo so che fa schifo,perciò non temiate di dirlo, mi serve per migliorare XD

    Guardai distratta l'orologio: le 15 e 24.
    Mi alzai dal divano turchese e mi avviai a passi lenti verso la porta. Presi le chiavi appese poco lontano e dopo un sordo "tonf" con cui la porta si chiudeva, iniziai a scendere le scale a due a due. Ci misi poco ad arrivare giù, sotto il portone, dove trovai Manuele e Luca che mi aspettavano.
    "Non dovevi prepararti per il test di arte?" con questa domanda Manuele mi salutò in quel caldo pomeriggio, insolito per un tiepido Aprile.
    "Per me il test di arte può anche andare a farsi fottere" fù la mia risposta lapidaria, breve e coincisa. A quel punto sentii entrambi i miei compagni ridere divertiti.
    "Facevi prima a dire che non avevi voglia di fare niente" disse finalmente Luca, che fino ad allora era rimasto ad osservare me e Manuele.
    "Già" Ammisi. "Cosa facciamo oggi?"
    "Rubare la spesa alle vecchiette? Spostare i motorini in doppia fila? Scrivere sui segnali stradali?" chiese a raffica Manuele, entusiasta al pensiero di un pomeriggio libero da passare insieme.
    "Non lo so" dissi, piuttosto eccitata anche io. "Andiamo in giro, quello che ci capita a tiro sfruttiamo".
    "Dio Santo, fà che non ci sbattano in prigione neanche oggi" sospirò tra se e sè Luca, ma abbastanza forte affinchè io e Manu sentissimo.
    Luca era sempre stato il più responsabile fra noi tre. Sapeva sempre quello che andava fatto. Per me era come un fratello maggiore, e non me ne separavo mai. A volte però i suoi eccessi di responsabilità mi annoiavano. Guardai per un attimo Manu, e con uno sguardo d'intesa capii che la pensavamo allo stesso modo. Ridemmo entrambi, divertiti di avere un compagno così "brontolone".
    Dopo aver percorso fino in fondo il viale del mio parco, sbucammo su una delle vie principali della città. Nonostante l'orario, la via era ancora discretamente affollata. Uno spazzino raccoglieva le cicche dal marciapiede, un negoziante annoiato guardava la strada, e alcuni passanti, per lo più donne che trascinavano pesanti buste, affrettavano il passo per tornare a casa il più celermente possibile.
    Poco più in là invece, c'era La Villa, luogo di ritrovo dei giovani della città. Alcuni erano ancora lì , con i loro Beverly lucidi, dalla vernice metalizzata, a parlare di donne, motori, e calcio.
    Quel giorno nè io, nè Manu, nè tantomeno Luca, avevamo voglia di prendere in giro quegli oranghi semi - evoluti, per tanto ci limitammo a scavalcare il cancello della Villa, che a quell'ora era chiuso. Egocentrici com'eravamo, ci piazzammo esattamente al centro del parco deserto, sedendoci su una palma divelta dalle intemperie invernali.
    Luca aprì il fodero di pelle nera da cui estrasse la sua chitarra da cui non si separava mai, e iniziò ad accordarla. Manuele invece si limitò a stendersi sul tronco di palma, si aggiustò il cappellino affinchè la luce solare non infastidisse i suoi occhi azzurri. Io, seduta un poco più in là, estrassi dal mio piccolo zaino il mio adorato quaderno, su cui iniziai a scrivere parole a casaccio.
    Il vento iniziò a soffiare, e mentre guardavo il cielo avevo sempre più l'impressione di essere entrata in una di quelle scene da film.
    Il silenzio fu interotto improvvisamente da Luca, che aveva appena finito di accordare la chitarra. "Cosa posso suonare per voi, madame et monsieur, quest'oggi?" chiese scherzosamente a me e a Manu.
    "Quello che vuoi" dissi. "Qualunque cosa suoni sarà per me fonte d'ispirazione."
    Pochi attimi dopo, una melodia pervase lo spazio deserto ed abbandonato. La Villa era diventata una sorta di palcoscenico, dove Luca era la star ed io e Manu gli unici spettatori.
    "Nickelback" , affermai senza esitare.
    "Indovinato, miss Sarabanda" mi apostrofò Luca.
    "Oh, dio. Questo è veramente un ottimo modo per farmi diventare emo, Luca. Sul serio" si lamentò Manu, reduce da una delle sue tante storie d'amore.
    "Non è colpa mia se consideri le ragazze alla stregua di cellulari da cambiare ogni mese" disse per tutta risposta il chitarrista improvvisato.
    "Basta litigare voi due" dissi, per placare gli animi.
    "Io penso questa sia la canzone giusta, già mi è venuta in mente una composizione niente male".
    "Eh, brava la nostra Saffo. Fammi un fischio quando diventi famosa, eh?" mormorò a bassa voce Manu, per poi aggiustare di nuovo il cappello e fare finta di dormire.
    Sospirai, e iniziai a buttare giù qualche bozza mentre la chitarra suonava.
    "Lù" chiamai, dopo qualche tempo. "Che cos'è l'Amore?"
    "Ehm.. un viaggio che non ha nè meta nè destinazione?"
    "Sii serio."
    "Sono serio." Rise. "Sul serio Vera, è inutile pensarci. Per quanto ti sforzi non lo puoi descrivere. È come rinchiudere l'infinito in una gabbia. È semplicemente impossibile."
    "Ma se l'amore è un sentimento infinito che l'uomo prova, ciò significa che l'uomo è infinito egli stesso." Azzardai, esponendo i miei pensieri.
    "La sua anima e la sua mente sono infiniti. Come infinita è la vita, Vè. Infinite le combinazioni degli eventi, infinite le persone che potrai incontrare, infinite le emozioni che proverai nel viaggio...."
    "... e noi siamo persi in questo infinito."
    "...e il naufragar m'è dolce in questo mare" concluse.
     
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  2. Nox.
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    Beh, niente di eccezzionale ma comunque niente male, sopratutto il pensiero finale. Comunque fu senza l' accento. :sisi:
     
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  3. -Leon
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    L'ultima frase mi è piaciuta particolarmente. Non so perchè ma è molto elegante xD
    Di errori grammaticali gravi non mi sembra ci siano ma non è dal il punto di vista grammaticale che voglio guardare.
    L'unica cosa che per i miei gusti infastidisce un pò sono i periodi lunghi con troppe subordinate e troppi nessi logici presenti sopratutto nella prima parte del testo °°
    Gusti personali, ma è quello che ho notato particolarmente.
     
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    Sarò sincero.
    Mi attira a tratti. Fondamentalmente non è pesante, sono riuscito a leggerlo senza annoiarmi, ma in certi punti sembra di leggere un racconto piuttosto piatto. Non dai l'opportunità al lettore di immergersi nel racconto e il problema potrebbero essere le descrizioni: o troppo generali, o troppo specifiche. La parte che ho preferito è quella verso i 3/5 del racconto.
    Il finale filosofico-leopardiano (da cui anche l'ultima frase) lo trovo una scelta spesso sbagliata, poiché se non affrontato bene può scadere in banalità da quattro soldi, ma non posso lamentarmi dell'utilizzo che ne hai fatto tu, adattandolo ad uno scambio di opinioni tra ragazzi adolescenti.
    Per il resto noto solo qualche piccola discordanza per alcuni tempi verbali.
    Ah, una piccola precisazione—'pertanto' va scritto tutto attaccato.
    Sostanzialmente un racconto non malvagio, ma nemmeno nulla di particolare.
     
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  5. Spugna;
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    L'ultimo pezzo ti fu ispirato da qualcosa vero? L'ho già sentito il "dolce naufragar in questo mare", purtroppo è un po' noioso, per l'assenza di trama e per il come ha scritto, ti consiglio di partire con una base, la sviluppi in una breve storiella e continui così, magari ci fai una raccolta e tenti qualcosa di più *ò*
    Cambia anche lo stile di narrazione.
     
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    CITAZIONE (Spugna; @ 17/2/2009, 16:30)
    L'ultimo pezzo ti fu ispirato da qualcosa vero? L'ho già sentito il "dolce naufragar in questo mare"

    Giacopo Leopardi, L'infinito.
     
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5 replies since 16/2/2009, 18:37   115 views
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