La pagina culturale del WP muore.

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  1. -Leon
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    CITAZIONE
    La critica letteraria è diventata marginale perché “la letteratura ha smesso di essere ciò che era nel Novecento: la miglior lente disponibile per comprendere - e cambiare - il mondo”. Così un quotidiano italiano interpreta la dolorosa chiusura della pagina culturale domenicale del Washington Post.

    La tesi è interessante: oggi i pezzi di critica letteraria dovrebbero essere più ‘pop’, meno autoreferenziali, aprirsi alle questioni che pongono alla nostra esistenza i cambiamenti che stiamo attraversando. Utopia ( e soprattutto: utopia, in Italia)?

    E’ vero d’altra parte che nel nostro paese vengono pubblicate molte riviste letterarie (non con tirature enormi, certo) e che pure però continuano ad avere il loro pubblico, come d’altronde degli ottimi inserti culturali della domenica (quello del Sole24 ore, ad esempio). D’altronde, da tempo la ‘terza pagina’ non è più tale, non esiste più nella sua forma originale. Quali sono, secondo voi, i difetti più grandi della critica letteraria italiana, oggi?

    Fonte:booksblog

    CITAZIONE
    C’è un modo facile di commentare la ferale notizia che ci informa sul decesso del supplemento letterario del Washington Post. Basta affermare che si tratta dell’ennesimo trionfo dei barbari, per usare la formula cara a Baricco. Il modo difficile, invece, il più difficile e indigeribile di tutti, consiste nell’ammettere che le varie discipline (l’arte, la poesia, ma anche l’economia o la teologia) non hanno la stessa centralità in ogni epoca. Ricordate? Solo vent’anni fa il telegiornale non dedicava alcuno spazio all’economia, ritenuta materia per addetti ai lavori. Qualche anno dopo, durante la presidenza Reagan, la tivvù ha messo ignare famiglie di fronte all’esoterismo di termini che prima conoscevano sì e no gli agenti di Borsa. Ma è sempre stato così: durante il Medioevo la teologia era la scienza per eccellenza, quella che relegava le altre ad una posizione ancillare. Qualche secolo dopo, grazie a Galilei, si era trasformata in una pistola ad acqua. La poesia italiana del Trecento approda al Quattrocento, il secolo senza poesia, la grande arte del Rinascimento si nullifica nell’età dell’Illuminismo e si potrebbe continuare all’infinito.
    Perché scandalizzarsi, allora, se oggi assistiamo alla progressiva marginalità della critica letteraria? La critica letteraria è diventata marginale perché la letteratura ha smesso di essere ciò che era nel Novecento: la miglior lente disponibile per comprendere - e cambiare - il mondo. Vogliamo difendere gli spazi dedicati alle recensioni, ai libri, in una parola alla letteratura? Cominciamo col riconoscere che il romanzo, travolto dai cambiamenti della società, ha smesso di essere un’arte ed è tornato ad essere ciò che è sempre stato: un comodo strumento di affabulazione, non necessariamente connesso a verità filosofiche; nonché un genere di comunicazione praticato sempre più spesso da persone (avete provato ad ascoltare gli scrittori ospiti a Fahrenheit? Non fanno quasi tutti pena?) completamente prive non solo di statura intellettuale, ma del minimo charme.
    Ecco, forse è per questo che i supplementi letterari muoiono: perché continuano a mobilitare un armamentario specialistico che meriterebbe ben altra materia, e ben altra società. Antonio D’Orrico lo ha capito bene. Forse, per non morire d’ipocrisia, dovremmo capirlo tutti.

    Fonte:il giornale

    Oggi non vi porto libri ma news.
    L'articolo qui di sopra non è una cosa celebrativa ma una "denuncia" al fatto che la critica letteraria è in rovina.
    Direi che è una cosa assolutamente normale, anzi, prevedibile.
    Mentre qualche anno fa i libri erano visti come qualcosa di intellettuale ora il numero di quelli puramente commerciali, tipo quelli di barzellette o il "Libro del sì", è in fortissimo aumento.
    Pertanto la vendita di libri che si potrebbero evitare di comprare aumenta mentre la critica letteraria assume sempre meno peso.
    Che ne pensate? °ò°
     
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0 replies since 2/2/2009, 19:34   42 views
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