Aki to shinjitsu

yaoi Zemyx, Akuroku, Akumaru e Mansaix!

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  1. Kuroi the black
     
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    Tutto x voi, girls!!!

    3.Kaerukoto no ai – Ritorno dell’amore

    Axel stava tornando lentamente a casa, l’oscurità della notte stava scendendo e i lampioni erano già accesi.
    Era stato uno di quei giorni da dimenticare: Marluxia stava per avere la sua vendetta.
    E Demyx invece... solo pensare al biondo lo faceva infuriare.
    Perché non poteva dirgli quello che pensava realmente, del tipo urlargli contro tutta la sua rabbia?
    Era stato un duro colpo quando, giovedì della prima settimana di scuola, Demyx gli aveva detto di essere gay. Non tanto per il fatto stesso di esserlo, lo era anche lui in definitiva, ma... cazzo, come aveva potuto fidarsi così ciecamente si lui?!
    Axel non aveva mai detto al biondo di essere gay per non ferirlo, temendo di fargli schifo, e invece lui era arrivato e praticamente gli aveva buttato là “Sai, sono gay.”.
    Perché Demyx riusciva a fidarsi della gente e lui no?
    La cosa era peggiorata da quando avevano tirato in ballo Marluxia.
    Un ritorno al passato, un ritorno all’orrore.
    Il problema, quello che lo sconvolgeva in maniera inconcepibile, era che Marluxia era stato corretto.
    Troppo corretto.
    Si aspettava che desse addosso a Demyx, appena separati, credeva l’avrebbe ricattato minacciandolo di spifferare a tutti che lui era omosessuale.
    Invece aveva tenuto il segreto e anche quel giorno, chiedendogli di andare a casa sua, non aveva tirato in mezzo la sua reputazione o l’incolumità di Dem.
    Axel tirò un calciò a un sasso che sbatté contro il muro alla sua destra.
    Perché erano tutti estremamente corretti?
    Aveva già avvisato sua madre che avrebbe dormito fuori e lei non aveva fatto commenti: ci avrebbe quasi sperato, una scusa qualsiasi per non affrontare Marly.
    Ma sua madre aveva smesso di commentare la sua vita da quando suo padre era scappato con la sua amante e lei aveva annegato tutto nell’alcool.
    Adesso non gli restava altro che fare un salto a mollare la cartella a casa e prendere uno spazzolino e un pigiama.
    E magari trangugiare un panino, sentiva il suo stomaco che si contorceva come quel verme che aveva ucciso qualche tempo prima, appoggiandolo sul fornello con la fiamma viva.
    Arrivò a casa e aprì la porta, che come al solito non era chiusa a chiave, tanto sua madre era sempre sul divano, si muoveva solo per comprare le sue stupide birre e non c’era niente da rubare se non il televisore da cui lei non si staccava mai.
    Gettò la cartella sul pavimento sporco e, fiondatosi in cucina, ingurgitò un tramezzino.
    < Dove hai detto che vai?!> chiese la voce isterica di sua madre.
    < Sono da Naester.>
    < Qual’è?!>
    Axel fu tentato dal dirle “quello gay che si scopa tutti”, ma decise che non voleva complicazioni.
    < Quello coi capelli rosa, quello delle medie.>
    < Passami una birra!>
    Axel sbuffò, gli sembrava di parlare con un’alcolizzata più che con sua madre.
    Le lanciò una birra sul divano e salì a prendere lo spazzolino.
    Rimase fermo qualche secondo a cercare con lo sguardo un pigiama, prima di ricordarsi che lui dormiva solo in boxer e maglietta.
    Si ficcò lo spazzolino in tasca e uscì senza neanche salutare.
    In meno di dieci minuti era davanti alla casa di Marluxia.
    Rimase davanti al giardinetto buio fissando stanco la casa che sembrava sempre più la tana del leone.
    Ma poi i leoni avevano una tana?
    Non vivevano nella savana?
    Bho, l’unica relazione che aveva coi leoni erano i capelli a criniera.
    Bussò alla porta.
    Doveva avere l’aria di un condannato a morte, visto lo sguardo incoraggiante che Marluxia gli rivolse.
    < Come stai?>
    < Al solito.>
    < Hai già mangiato?>
    < Sì, più o meno.>
    < Bene, entra pure.>
    Axel entrò guardandosi attorno: in confronto al tugurio in cui era costretto a vivere, quella casa era davvero una reggia.
    Almeno non aveva la spazzatura sparsa sul pavimento.
    Seguì Marluxia nella stanza che avrebbe condiviso con lui.
    Alla vista di un letto matrimoniale, Axel sentì una fitta allo stomaco.
    Forse cominciava a rendersene conto solo in quel momento del casino in cui si era cacciato.
    Maledizione.
    < Preoccupato?>
    < Dipende dalle tue intenzioni.>
    Marluxia rise e si sedette sul bordo del letto, invitando Axel a fare altrettanto.
    < Voglio capire dove ho sbagliato, Axel. Perché mi hai lasciato così bruscamente?>
    < Mi chiedevi un po’ troppo per l’epoca…>
    < E per adesso?>
    < … finché non ci provo, non ne ho idea.>
    < Cos’è, un invito a nozze?>
    Axel non rispose: era stufo di fare la parte del bravo bambino, di quello che non voleva ferire nessuno, quello che voleva nascondere il fatto di essere gay.
    Lo era, non se ne vergognava.
    Si accorse solo in quel momento che Marluxia era decisamente vicino a lui e puntava alle sue labbra.
    Sorrise.
    Che stupido che era Marl!
    Non si era nemmeno accorto di quanto gli fosse costato lasciarlo.
    Ma infondo era bravissimo a fingere, aveva una maschera di cera addosso; Demyx non si era accorto di quanto gli avesse fatto male dicendogli che era gay, Marl non si era reso conto del dolore di Axel nel lasciarlo…
    Bé, non aveva intenzione di farsi ancora male da solo.
    Si spinse verso Marluxia e cominciò a sbottonargli la camicia, mentre si baciavano lingua a lingua.
    Il rosato gli tolse la giacca e la maglietta e lo gettò disteso sul letto, mettendosi sopra di lui.
    Godette dei gemiti del rosso leccandogli i capezzoli e l’ombelico.
    Si baciarono ancora e in uno degli stacchi, Axel ammirò il volto sudato del compagno: come aveva potuto lasciarlo?
    Era talmente fantastico, le guance arrossate, gli occhi socchiusi, il respiro affannato e la camicia aperta che metteva in mostra il petto glabro.
    Ragazzi, aveva sprecato tre anni della sua vita rifiutando quella meraviglia!
    Gemette di piacere quando le dita di Marluxia scivolarono ad abbassargli la zip dei pantaloni e a sfilarglieli. Doveva essere diventato cremisi per il fatto di essere in boxer davanti a lui, perché il rosato scoppiò a ridere.
    < Sai che sei proprio buffo con quella faccia?>
    < Perché, mi stanno spuntando i tentacoli come Davy Jones?>
    < No, ma sei più rosso del dottore-polipo di Futurama.>
    < Accidenti, devo essere proprio un disastro…>
    < No – lo rassicurò con un sussurro Marluxia sollevandogli il mento con due dita – sei bellissimo.>
    Il ragazzo si raddrizzò e, toltosi e scarpe e i calzini, si mise seduto sul letto con la schiena appoggiata alla spalliera.
    Axel, dopo essersi cavato le dovute calzature, non tardò a mettersi a cavalcioni sulle cosce dell’amante.
    Gli tolse la camicia e cominciò a baciargli il collo.

    *

    Irritato dalla luce, Axel aprì un occhio e si accorse di essere stretto al petto di Marluxia.
    Richiuse l’occhio, confuso, cercando di capire cosa fosse successo.
    Poi si rese conto di essere completamente nudo.
    Di essere stretto ad un Marluxia privo di vestiti.
    Si accorse che Marly lo stava fissando placidamente con un sorrisone sulle labbra.
    Si sedette di scatto, arrossendo di colpo.
    < Dormito bene, Ax?>
    < S-sì… ecco, io…>
    < Che c’è?>
    < Noi… ABBIAMO GIÀ FATTO SESSO?!>
    < Sì, perché?>
    Axel era leggermente scombussolato.
    < Insomma, ci riappacifichiamo e dopo neanche ventiquattr’ore abbiamo già fatto sesso; mi sembra un po’ affrettato…>
    < Non mi pareva la pensassi così quando hai urlato.> ribatté candidamente Marl.
    Axel diventò, se possibile, ancora più rosso.
    < Che giorno è oggi?> chiese nervoso sviando la conversazione.
    < Venerdì.>
    < Vuoi saltare scuola?>
    < Oggi non c’è, è chiusa per assemblea sindacale.>
    Axel scese dal letto e si rivestì: si sentiva decisamente sollevato.
    In meno di ventiquattr’ore si era levato un peso che portava da tre anni.
    Quando Marluxia lo abbracciò da dietro, si rilassò sul suo petto.
    < Marl, devi promettermi una cosa.>
    < Cioè?>
    < Non dire a Demyx di noi due, ok?>
    Marluxia sorrise fissando quegli occhi smeraldo.
    < Ok, cucciolo.>

    *

    < Eddai, Marl, devo andare!>
    < Ma se non è ancora suonata la campanella, si può sapere che fretta hai?>
    Axel e Marluxia erano in corridoio al secondo piano della scuola, nascosti da un grosso armadio vicino alla finestra.
    Era sabato e i due si stavano tranquillamente baciando come una normale coppietta, anche se Ax era decisamente restio ad esibirsi così in pubblico.
    < Demyx mi starà cercando…>
    < Non mi pare proprio, guarda. È la nell’angolo insieme al suo tenebroso e al gargoyle.>
    Axel si sentì bruciare dentro: era strano, ma ultimamente era irritato alla vista di Demyx.
    Era sempre lì col suo amichetto e quella sorta di guardia del corpo che non li mollava mai.
    Non sapeva se era geloso, cosa alquanto bizzarra visto che non era mai stato attratto da Demy, o se semplicemente gli seccava di essere diventato di secondaria importanza per il biondo.
    < Comunque, è meglio che vada…>
    Marluxia riuscì a rubargli un ultimo bacio a tradimento, prima che il rosso imboccasse le scale.
    Non voleva scendere da Dem, temeva di saltargli addosso e strozzarlo, quindi decise di stare sulla porta della classe, abbastanza vicino a un gruppetto di professori che blateravano del loro stipendio.
    Più vicino era ai docenti, meno avrebbe dovuto subire le smancerie del fidanzato, che come al solito lo aveva seguito.
    Non gli dispiaceva che Marluxia gli tenesse compagnia, visto che Demyx si era scelto qualcun altro con cui stare, ma preferiva risparmiarsi gli amoreggiamenti per quando erano soli.
    Finalmente suonò la campanella e una fiumana di studenti si riversò per tutti i corridoi; Marluxia si volatilizzò e Demyx apparve affianco al rosso.
    < Ax, sta andando di bene in meglio! Zexion è fantastico.>
    < Ah, davvero…>
    < Che hai? Ti vedo giù di morale.>
    < Nooo, non sono affatto giù di morale, guardami, sono allegro come una pasqua!>
    Demyx si bloccò per un attimo, colpito a morte dal tono dell’amico.
    < Ax, ho fatto qualcosa di sbagliato?>
    Il rosso si voltò a guardarlo, tentato dal gettargli in faccia tutta la verità, ma non ci riuscì: come poteva tradire un volto così leale e sincero?
    Possibile che alla fine dovesse sempre rivestire la parte del cattivo?
    < No, scusami. Sono solo un po’… scosso. Devo avere la luna storta oggi, non è colpa tua.>
    < Ah, va bene. Senti, volevo chiederti…>
    < Sì?>
    < Mi puoi aiutare con Saix?>
    < In che senso?>
    < Non so cosa chiedergli! A dire il vero mi vergogno parecchio.>
    < Oddio, non cambierai mai!>
    < Mi aiuterai?>
    < Va bene, va bene. Ora muoviamoci, abbiamo matematica…>

    +++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++

    Ooook!!! Sempre commentare, girl, spero vi sia piaciuto il chap! ^^ Alla prossima!
     
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