Aki to shinjitsu

yaoi Zemyx, Akuroku, Akumaru e Mansaix!

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  1. Kuroi the black
     
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    1.Omoide to deai – Ricordo e incontro

    +++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++

    “Ehi, Demyx! Dai, vieni a giocare!”

    Un ragazzino biondo si alza, sbadigliando, e corre verso gli altri. É bravo a calcio, uno dei pochi sport in cui riesce; il gruppo dei suoi amici lo aspetta, una chioma di capelli rossi in testa a tutti, che fa rimbalzare la palla sulle ginocchia.

    Axel continua la sua esibizione sotto gli occhi di tutti, rigirando il pallone a suo piacimento, descrivendo figure in aria.

    Demyx si ferma di botto: c’è un ragazzino nell’angolo della scuola, la testa bassa, la faccia scura.

    Si sta per dirigere verso di lui, ma Axel lo intercetta e lo trascina sul campo.

    La partita procede, ma il ragazzino continua a stare in disparte, Demyx non riesce a levargli gli occhi di dosso. É mingherlino, neanche tanto alto e ha la faccia pallida come quella di un cadavere, coperta in buona parte da un ciuffo di capelli disordinati.

    Demyx è talmente concentrato a osservarlo che si fa falciare da Larxen, l’unica ragazza che però continua a fare falli a tutti. Demyx viene messo in panchina e si accorge che il ragazzetto si sta dirigendo dietro la scuola, seguito a poca distanza da tre ragazzi più grandi di lui.

    Insospettito, il biondo li segue.

    A un certo punto non riesce più a muoversi; vede i tre ragazzi afferrare il piccoletto e cominciare a pestarlo a sangue. Vede il sangue uscirgli dalla bocca e dal naso, vede che lo schiacciano a terra, gli premono la testa con il piede, gli sputano addosso. Il piccolo non emette alcun suono e Demyx non riesce a muoversi. Poi i tre teppisti si allontanano, lasciando nella polvere il bambino.

    Demyx, non sapendo cosa fare, torna di corsa al campetto da calcio.

    +++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++

    Demyx camminava verso l’aula, chiacchierando con Axel. Erano in prima superiore, esattamente il quarto giorno nella nuova scuola ed erano finiti in classe con Larxen, Marluxia e Saix, tutti e tre loro vecchi compagni delle medie.

    < Sai che la scuola ha anche un coro? Potresti entrarci, che ne dici?>

    < No, mi basta suonare. Pensi che la prof ci darà rogne per il ritardo?>

    < Mica è colpa nostra se l’autobus ha avuto un guasto! Hai visto anche tu come era arrabbiato il guidatore.>

    < A dire il vero, stavo dormendo...>

    < Oh, e cosa sognavi, caro il mio piccolo Demyx?>

    < Una partita di calcio con te in prima media.>

    < Ah ah, lo dovevo immaginare che mi stessi sognando! In fin dei conti, chi non mi sognerebbe? Sono così indispensabile per la tua vita!>

    < Saix ti sogna spesso, tutte le volte che ha un incubo.>

    < Questo è il massimo del sarcasmo che riesci a raggiungere?>

    < No, ma è abbastanza per te.>

    Entrarono nell’aula al primo piano e incrociarono lo sguardo arrabbiato della prof di francese; si sistemarono in fretta al loro posto, ascoltando l’appello.

    < Black Axel?>

    < ... presente...>

    < Dillo in francese, Black!>

    < ... ehm... present?>

    < Vabbè, sorvoliamo, eh? Dincht Rigel?>

    Axel cominciò ad insultarla a denti stretti, mentre Demyx scorreva l’orario per controllare a che ora avrebbero avuto musica. Quinta ora.

    La bidella interruppe le sue riflessioni entrando in classe e chiedendo di lui.

    < Ti vogliono giù in segreteria, devi firmare alcuni moduli.>

    < Sì, sì, vai pure, Garreth.>

    Demyx scese a compilare i moduli al piano terra. Non gli piaceva dover fare tutte quelle scale, il dottore aveva detto di evitare di stimolare... aveva appena firmato le scartoffie, che cadde sulle ginocchia in un attacco d’asma.

    < Ehi, Garreth! Garreth!>

    La segretaria lo aiutò a riprendersi, ma si sentiva ancora debole. Non sopportava quegli attacchi improvvisi: lo coglievano di sprovvista e, benché durassero pochissimo, lo lasciavano sempre molto fiacco.

    < Uhm, non hai una bella cera, Garreth. É meglio se vai in infermeria.>

    < Dov’è?>

    < Al secondo piano... Ah, Riot, potresti accompagnarlo tu? Tanto ci sei già stato, no?>

    < Sì...>

    Riot? Demyx alzò gli occhi, cercando di ricordarsi dove avesse già sentito quel nome... e si trovò davanti un ragazzino pallido, dai capelli disordinati e dal ciuffo che copriva un occhio. Rimase esterrefatto a guardare il piccoletto del suo ricordo. Era talmente sconvolto che ci mise una buona manciata di secondi a capire che doveva afferrare la mano che l’altro gli porgeva per alzarsi. Barcollò, non si era ancora ripreso bene. Il suo cervello subì un ulteriore colpo quando Riot gli passò il braccio intorno alla vita per sorreggerlo meglio.

    < Rimani in infermeria per qualche minuto, dopo fatti riaccompagnare in classe da Riot, intesi?> lo ammonì la segretaria, ma lui non fece in tempo a rispondere che si trovò a salire le scale con il braccio sul collo del ciuffettoso. Demyx non riusciva a parlare, sentiva il corpo del piccoletto premuto inavvertitamente contro di lui; lo fissò in silenzio. Aveva la pelle molto chiara, quasi spettrale, gli occhi erano blu intenso e aveva le occhiaie. Scosse la testa accorgendosi che gli stava fissando le labbra sottili. Ma che gli prendeva? A lui non erano mai interessati i ragazzi! Forse proprio per questo, è troppo bello per credere che sia davvero un ragazzo. No, che stava dicendo, un ragazzo è un ragazzo, per quanto bello sia... Allora perché gli stava fissando il collo? Sospirò scuotendo un’altra volta la testa. < Tu... come ti chiami?> la sua voce timida e melodiosa lo colpì al cuore.

    < Demyx... Demyx Garreth. Tu?>

    < Zexion Riot.>

    < In che classe sei?>

    < 1° A.>

    < Ah, sei al mio stesso piano. Io sono in 1° D.>

    < Già...>

    La conversazione cadde rovinosamente, trasformandosi in uno snervante silenzio. Arrivati finalmente al secondo piano, Demyx si sedette su una sedia in infermeria. L’infermiera gli diede un’occhiata, per poi concludere che ormai poteva stare tranquillo, ma che era meglio se fosse restato per qualche minuto tranquillo lì seduto. Poi li lasciò da soli, essendo stata chiamata in presidenza. Demyx guardò il pavimento: si sentiva assolutamente insicuro di fronte a quel continuo silenzio e a quel ragazzo così strano. Uffa, ma non poteva innamorarsi di una ragazza? Sarebbe stato tutto più facile. Forse era stata Larxen a fargli cambiare sponda, bé, dopo averla conosciuta era la cosa più comprensibile...

    < Ti ho già visto da qualche parte...> la frase praticamente sussurrata da Zexion colpì Demyx con incredibile violenza. Si ritrovò a pensare soltanto “Ti prego, fa che non mi abbia visto quella volta dei teppisti”. Allora sopraggiunse il senso di colpa: “Dio, come ho potuto lasciarlo in balia di quelli? Perché non sono intervenuto, perché non ho condiviso con lui almeno una minima parte di quel pestaggio? Forse adesso sarei il suo migliore amico e non un semplice cretino da dover accompagnare in infermeria per un’asma che non si decide a farlo fuori...”. Inghiottì, cercando di essere più naturale possibile.

    < Eravamo nella stessa scuole in prima media, anch’io mi ricordo di te. Però dopo il primo anno non ti ho più visto.>

    < Ho... cambiato scuola, dopo il primo anno. Abbiamo traslocato lontano dalle medie che frequentavo e così ho cambiato.>

    < Capisco. Bé, direi che ora è meglio che vada.>.

    Demyx si alzò per dirigersi fuori, ma inciampò e nello slancio finì sopra Zexion, che si era avvicinato per sorreggerlo. Si trovò la faccia schiacciata contro il suo petto che si alzava e si abbassava a ritmo irregolare. Lo guardò e notò che non si muoveva, lo fissava con gli occhi socchiusi e un leggero sorriso sulle labbra. Demyx fece scivolare una mano lungo l’interno della coscia, dal basso verso l’alto, lentamente, mentre Zexion cominciava a gemere di piacere. Demyx avvicinò il volto a quello del compagno, continuando a far salire la mano. Appoggiò la lingua sul collo, leccando lentamente la pelle. Improvvisamente aprì gli occhi e si trovò ancora seduto sulla sedia, con Riot davanti. Scosse leggermente la testa: cavolo, lo aveva incontrato dieci minuti prima, dopo due se ne era innamorato e dopo sette cominciava già con le fantasie erotiche. Quanto era stupido. Si alzò reggendosi alla sedia, ma in poco tempo capì che ormai era definitivamente a posto. Si avviò verso le scale con Zexion che lo seguiva, pronto ad aiutarlo nel caso di un altro mancamento. Arrivati davanti alla classe, a Demyx venne un dubbio ricordandosi di una frase della segretaria.

    < Come mai eri già stato in infermeria?>

    Il rossore sulle sue guance confermò il suo sospetto, a quanto sembrava, il cambiare scuola non serviva più di tanto. < Sono caduto...> mormorò impacciato.

    < Fa niente, non preoccuparti. Ci vediamo in ricreazione, ciao.>

    < C-ciao.>

    Demyx rientrò in classe e si sedette al posto ignorando lo sguardo insistente della professoressa.

    < E-ehm. – fece quest’ultima irritata – Sarei più che onorata di ricevere da te una buona scusa per cui firmare qualche foglio ti abbia portato via un quarto d’ora.>

    < Mi scusi prof, mi sono sentito male mentre firmavo.>

    Non aprì più bocca per tutta la lezione, osservando Axel che dava fuoco a delle strisce di bianchetto sotto il banco. Quando finalmente suonò la campanella, riuscì a mettere in ordine i suoi pensieri: si era innamorato. Ok, fino a qua era tutto chiaro. Si era innamorato di un ragazzo. Oh, ora arrivava la parte ardua: perché si era innamorato di un ragazzo?

    1. Era un bellissimo ragazzo.
    2. Era molto timido e sensibile.
    3. Sembrava una ragazza.
    4. Si sentiva in colpa per averlo lasciato quella volta senza neanche aiutarlo.

    Bene, l’analisi era riuscita. Non aveva concluso assolutamente niente.

    Intanto, perché quel ragazzo avrebbe dovuto stare con lui? Magari i ragazzi non gli interessavano. Però si ricordava ancora di lui. Una flebile speranza. Probabilmente la partita era già persa in partenza, l’unica cosa che sapeva di lui, oltre il nome e il cognome, era che veniva pestato dai teppisti. Neanche un indirizzo, un numero niente. Poi si ricordò che lo conosceva solo da mezz’ora, anche se ufficialmente si conoscevano da tre anni.

    Sbuffò. Perché aveva sempre più domande che risposte?

    < Ah, l’amour.> il finto sospiro di Axel lo sconvolse, non tanto perché aveva detto qualcosa in francese, ma per quello che aveva detto.

    < Come fai tu a...?>

    < Sei un libro aperto per me, Dem. Allora, chi è la fortunata?>

    < Bé, ecco... fortunata è un po’ azzardato, io cambierei la desinenza... anche se non sono sicuro...>

    < Frena, frena, fammi capire bene... è un lui?>

    < Sì...>

    < Caspita, non ti facevo così furbacchione!>

    < Ma come, non sei sconvolto?>

    < No, perché dovrei? Succede anche nelle migliori famiglie e non lo vedo affatto come un disonore.>

    < Beato te che prendi le cose con così tanta naturalezza...>

    < Più che altro, sicuro che non ti respingerà? Chi è?>

    < Si chiama Zexion Riot, è di 1° A. Ti ricordi quel ragazzino col ciuffo che era a scuola nostra in prima media?>

    < Aspetta... quello cadaverico che sembrava un incrocio tra un vampiro e uno zombie?>

    < Esatto.>

    < Non pensavo che ti piacessero i tenebrosi, sai? Ecco perché hai sempre resistito al mio fascino.>

    < Che fascino, scusa?>

    < Ah ah, sto morendo dal ridere. Quando pensi di dichiararti?>

    Demyx rischiò di inghiottire la matita che teneva tra i denti. Anche mentre era entrato il prof di tecnica avevano continuato a parlare a bassa voce, e così per tutti i primi venti minuti di lezione. Demyx approfittò dell’avvicinamento del docente per non rispondere e seppellire la faccia nel libro.

    Quando il professore fu passato, Axel ricominciò col Q&A.

    < Non mi dirai che non vuoi dichiararti, spero.>

    < Axel... come faccio a dichiararmi? Lo conosco appena!>

    < Abbastanza per essertene innamorato.>

    < Ok, ma non è detto che mi ricambi.>

    < Appunto per questo devi!>

    < Ma se è etero? Se non gli interesso per niente?>

    < Dem, preferisci dichiararti adesso e nel caso di un rifiuto fare semplicemente retromarcia e dire “Dai, diventiamo amici” o aspettare di conoscerlo così tanto che in caso di rifiuto ti rinchiuderai in camera o cercherai di buttarti giù da un ponte?>

    < Il ponte è la cosa più allettante...>

    < Sono felice che tu ti interessi ai ponti, Garreth, ma la lezione è sull’alluminio e i ponti non sono in alluminio.> intervenne il professore, alquanto infastidito dal continuo brusio.

    Axel e Demyx non poterono parlare per tutta l’ora e quella successiva, perché il prof, che oltre tecnica insegnava anche scienze e, guarda caso, ce l’avevano l’ora dopo, non la smetteva di fissarli per beccarli sul fatto.

    Finalmente suonò la campanella.

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    X favore, commentate! Thanks!
     
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  2. *Lixiaene*
     
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    dio bellissima senza peli sulla lingua XD image
    fantastica davvero, amo lo yaoiiiiiiii <3
     
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  3. larxene2409
     
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    Veramente stupenda!!!mi serve anche a me un cipollotto tenerone.....
     
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  4. Kuroi the black
     
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    Grascie!
     
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  5. larxene2409
     
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    e di chè!!^^
     
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  6. *Lixiaene*
     
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    continua xò la tua storia, sn ansiosa di leggere *_*
     
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  7. Kuroi the black
     
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    Ok, dato che è stato richiesto, ecco il secondo chap! Spero vi piaccia... ^__^

    2.Igai na tasuke - Inaspettato aiuto

    Demyx scattò in piedi e uscì prima di tutti dalla classe, seguito a ruota da Axel.
    < Lo vuoi incontrare?>
    < Voglio presentartelo.>
    < Hai intenzione di dichiararti ora?>
    < No, adesso è troppo presto.>
    Demyx si bloccò di colpo, facendo urtare Axel contro di sé.
    < Cos’hai ora?!> sibilò quest’ultimo.
    < N... non so cosa dirgli. Ci conosciamo appena...>
    < Demyx! Axel!>
    I due si voltarono.
    Marluxia si avvicinò e diede al rosso i loro cestini della merenda.
    < Ve li eravate dimenticati in classe, il prof ha detto di portarveli. Ha detto che con tutto quello che vi siete detti, dovevate avere sicuramente bisogno di una carica.>
    < Grazie mille, Marl.>
    Marluxia fece l’occhiolino ad Axel e se ne andò.
    < Ecco, se vuoi per forza un gay, sai già chi andare a cercare.>
    < Smettila, Ax, non è divertente!>
    Demyx vide Zexion insieme a un altro ragazzo che scendeva le scale con la massa per andare in giardino e, preso Axel per un polso, lo trascinò al loro inseguimento.
    Temeva che il compagno di Zexion potesse essere un teppista, magari uno di quelli che lo picchiava regolarmente.
    Doveva tenersi pronto ad agire in caso di bisogno, ma se c’era Axel con lui non aveva niente da temere: per quanto fosse magro, Axel era una bestia quando ci si metteva.
    Zexion e il compagno si sedettero in un angolo a mangiare, intanto Demyx e Axel li spiavano da dietro un muretto.
    < Senti, hai intenzione di stare qua per tutta la vita?>
    < Ma non posso lasciarlo solo...>
    < Io ho fame, ok?>
    < Sì, ma...>
    < E va bene, allora. L’hai voluto tu!>
    Axel prese Demyx per un braccio e lo trascinò verso l’angolo e si sedettero entrambi accanto ai due stupefatti ragazzi di 1° A.
    < Giorno, possiamo unirci a voi?> fece Axel con disinvoltura, mentre Demyx cercava di annegare dentro il succo di frutta.
    Ad un timido cenno d’assenso di Zexion, Axel tirò fuori in fretta il panino e si mise a mangiare.
    < Ciao, Demyx.> disse il ciuffettoso guardando il biondo.
    < Ah, ciao. Ecco, lui è Axel, un mio compagno di classe. Era anche lui alle medie con noi, ricordi?>
    < Sì, era il più bravo a calcio, ora ricordo. Lui invece è Lexaeus, l’ho conosciuto quando mi sono trasferito e l’ho rincontrato anche qua.>
    Lexaeus fece un breve cenno di saluto ai due nuovi arrivati.

    *

    Demyx salì al primo piano di corsa, rischiando l’ennesimo attacco d’asma.
    Axel lo raggiunse e lo bloccò sulle scale.
    < Che hai ora?!>
    < La prossima volta che mi vuoi lanciare addosso a lui, avvisami prima!>
    < Ah, sei ancora arrabbiato per quello? Eddai, devi cominciare ad entrare in intimità con lui.>
    < Cioè, prima mi tironi accanto a loro per mangiare, poi porti via Lexaeus per lasciarci soli, e ancora quando torni indietro con quella tomba ambulante mi spingi per farmi cadere addosso a lui! Ti pare di rispettarmi?>
    < Oddio, non cominciare con il rispetto. Quello che ti serve è qualcuno che sappia come iniziare una relazione tra due ragazzi!>
    < E tu pensi di potermi aiutare?>
    < Non ho esperienze di questo tipo, ma ti giuro che farò di tutto per farti conquistare il nostro zombie tossicodipendente!>
    < Non è tossicodipendente!>
    < Vieni, ho già un’idea di chi può aiutarci.>
    Axel strattonò Demyx fino in classe dove stavano tutti perdendo tempo vista l’ora di supplenza per la mancanza della prof di religione.
    Il rosso trascinò il ragazzo verso la persona più ambigua della scuola: Marluxia li aspettava dietro il banco allestito a scrivania professionale dell’agenzia “Cuori infranti”.
    < Ehilà, Marly. Abbiamo bisogno di te.>
    < Strano che tu ti rivolga a me, Axel. Che consiglio vuoi?>
    < Allora, ipotetica visione. Un ragazzo, gay non dichiarato, si innamora di un altro ragazzo che conosce appena. Come può essere sicuro che l’altro lo accetti? Come può far capire senza tanti traumi all’altro che lo ama?>
    < Il fatto che ci sia Demyx con te dovrebbe suggerirmi qualcosa?>
    < Rispondi e basta.>
    < Sinceramente bisognerebbe trovare qualcuno con esperienze nel campo ed essendo io sempre stato piuttosto appariscente, non sono mai finito in una situazione simile. Se mi lasciate un po’ di tempo, vi posso garantire che allaccierò i contatti giusti. Cosa vi interessa, in particolare?>
    < Hai presente Zexion Riot, della 1° A?>
    < Quello che sembra un tossicodipendente?>
    < NON È UN TOSSICODIPENDENTE!!!>
    < Dem, stai buono. Sì, quello comunque. Voglio sapere se è gay. E voglio anche tutti i dettagli per un primo rapporto sentimentale, ok?>
    < No problem, lascia fare a me. Piuttosto, Axel, sei libero questa sera?>
    < Questa sera? Oh, proprio no, ho un mucchio di robe da ripassare, sai com’è... Bé, ci vediamo, ciao!>
    Axel scappò di gran carriera al suo banco, mettendo più distanza possibile tra lui e Marluxia.
    < Oh oh, il grande Axel che scappa davanti a Marluxia! Rischi il tuo onore, eh?>
    < Insomma Dem, se rimanessi rischierei molto più del mio onore. Allora, non preoccuparti, ora devi soltanto stare più vicino a Zexion, insomma, diventare suo amico. Poi ci arriveranno le dritte da Merluzzia.>
    < Marluxia.>
    < Stessa roba. Ti senti meglio?>
    < Certo, grazie mille, Ax.>

    *

    Era passata ormai una settimana dalla richiesta d’aiuto a Marluxia.
    Demyx era riuscito in qualche modo a stringere i rapporti con Zexion, sebbene il ragazzo fosse molto riservato e piuttosto recalcitrante.
    Aveva accettato di trovarsi regolarmente con Demyx in ricreazione da quando aveva scoperto che con lui e Lexaeus vicino i teppisti giravano al largo.
    A Demyx non infastidiva l’onnipresenza di Lexaeus: parlava poco, ancora meno di Zexion, ma era una presenza in qualche modo rassicurante.
    Tutto pur di non restare da solo con l’emo.
    Temeva che non sarebbe riuscito a trattenersi e avrebbe messo in atto uno dei tanti sogni erotici che aveva tutte le notti da quando aveva ritrovato il vecchio conoscente.
    Si svegliava di notte, eccitato e sudato e non riusciva a pensare ad altro che a Zexion, a quelle labbra, a quel collo, insomma, a tutto di lui.
    Aveva cominciato ad accettare l’idea che gli potessero piacere davvero i maschi e si era informato del parere dei suoi genitori: aveva preso una cena in cui erano particolarmente allegri per chiederglielo.
    Suo padre, tecnico del suono per una ditta cinematografica, aveva detto che secondo lui i gay erano persone normalissime e che il fatto che molti li ritenessero feccia era solo perché preferivano tenersi buona la Chiesa piuttosto che i “diversi”.
    Sua madre, cantante in un gruppo abbastanza conosciuto nella zona, aveva replicato che da giovane aveva conosciuto alcuni omosessuali e che li aveva trovati del tutto tranquilli, anzi, erano persone di spirito.
    Rassicurato del fatto che i suoi genitori avessero una così buona prospettiva dei gay, aveva cominciato a chiedersi se fosse stato possibile per lui innamorarsi di un altro maschio oltre a Zexion.
    No, non era possibile.
    Insomma, se fosse stato realmente gay, se ne sarebbe accorto prima.
    Marluxia se n’era accorto verso la prima media, mentre lui tre anni dopo.
    Forse in realtà non era gay, soltanto che Zexion era un’eccezione.
    Sì, probabilmente era così.
    Per quanto fosse preso dalla sua prima cotta, Demyx si era accorto di diversi cambiamenti: Axel gli parlava più del solito, come se si sentisse più libero di prima; Marluxia spariva misteriosamente ad ogni ricreazione, ad ogni ora buca, in qualsiasi momento di distrazione dei prof.
    Sembrava aver preso a cuore la sua situazione.
    Larxen invece era sempre circondata da pretendenti, probabilmente tutti masochisti, che cercavano di ammazzarsi tra loro per il suo amore.
    Da non crederci, come si faceva ad innamorarsi di una così?
    Già, e come si faceva ad innamorarsi di un ragazzo?
    Demyx cominciava a chiedersi se c’era qualcuno di normale tra le sue conoscenze.
    La svolta di tutto fu quando Marluxia si presentò davanti a lui e Axel, durante l’ora di artistica.
    La cosa strana fu che il rosato non volle parlare direttamente a Demyx, ma chiese ad Axel di seguirlo; un po’ recalcitrante, il rosso fu costretto a seguirlo in bagno.
    < Prova a mettermi le mani addosso e sei morto.> disse subito appena furono soli.
    < Non ne ho alcuna intenzione ora, a meno che tu non acconsenta.>
    < Novità per Demyx?>
    < In parte. Purtroppo, non ho scoperto niente sulla natura sessuale del tossico, sembra non abbia mostrato il benché minimo interesse né per una né per l’altra sponda. E nessuna ragazza si è mai interessata a lui, questo ci priva del tutto di informazioni.>
    < Certo che va proprio a cercare i tipi difficili, quello lì! Altro?>
    < Sì, ho trovato qualcuno nella stessa situazione del tuo amico che però è riuscito ad avere una relazione. Lui potrà aiutarlo.>
    < Chi è?>
    < Non sono sicuro di volertelo dire.- Marluxia ghignò – Non senza un pagamento, almeno.>
    < Bastardo, lo sapevo che era a questo che volevi arrivare.>
    < Non farmene una colpa, sei tu che hai cominciato questa storia e adesso non voglio finirla.>
    < Cosa vuoi?>
    Axel sospirò: lo sapeva quello che voleva Marluxia, ma non voleva farlo sapere a Demyx.
    Era per il biondo che aveva lasciato quel ragazzo ambiguo.
    Lo ricordava ancora.
    In prima media lui e Marluxia stavano insieme.
    Nessuno apparte il rosato sapeva che Axel era gay e lui non ci teneva a mostrarlo a tutti; era una semplice relazione, niente di sconcio.
    Però Marluxia era un po’ troppo insistente... ed Axel non era pronto.
    Poi, cominciò a notare lo strano biondino che stava sempre in disparte, che guardava gli altri ridere e se ne stava in un angolo.
    Era al centro dell’attenzione solo quando Larxen faceva le sue battutacce stronze su di lui.
    Axel non voleva che quel ragazzino, che gli era stato simpatico fin dal primo istante, fosse messo in disparte, ma di certo non si poteva aspettare che il biondo avrebbe accettato la sua amicizia se avesse scoperto che era gay. Insomma, poteva anche interpretarlo come un “Vien qua che te scopo” e non era la presentazione migliore.
    Così aveva troncato con Marluxia.
    Lo aveva mollato di brutto, al telefono, la cosa peggiore.
    Per sua fortuna, Marluxia aveva abbastanza cervello per non prendersela con Demyx, aveva capito che Axel l’aveva solo usato come fattore esterno in più per separarsi meglio.
    E non aveva mai detto a nessun’altro, neanche a Demyx, che era gay.
    Una sorta di segreto che solo lui e Marly condividevano.
    Segreto che li teneva ancora legati.
    Marluxia gli si avvicinò, facendo passare una mano su una delle lacrime tatuate.
    < Vieni a casa mia, questa sera dopo cena. Dì ai tuoi che ti fermi a dormire.>
    < Immagino che i tuoi genitori saranno fuori...>
    < Sono partiti ieri per la Francia, staranno via per una settimana.>
    < E se non venissi?>
    < Allora niente accordo, il tuo Demyx può farsi rodere dall’infelicità per il resto della sua vita.>
    < Che è, ce l’hai con lui?>
    < È con te che ce l’ho, Ax. Ma chiariremo tutto questa sera.>
    < E va bene. Chi è che può aiutare Dem?>
    < Saix.>

    *

    < Saix?! - esclamò incredulo Demyx – Da quand’è che lui è...?>
    < Non lo sapevo neanche io fino a poco fa. – rispose Marluxia – Ma sembra che abbia una relazione recente con un ragazzo di terza.>
    < Con chi?>
    < Un certo Xemnas Shine, di 3° C. Un bel ragazzo, questo è certo, Saix non ha cattivi gusti.>
    < Apparte questo, tu credi che Saix sia disposto ad aiutarmi?!>
    < Questo è un problema vostro, a me avete chiesto solo di trovare qualcuno capace di aiutarvi.>
    < Traditore.>
    < Bé, ora vi lascio. I pretendenti di Larxen continuano a venire da me...>
    < Perché, ora aiuti anche gli etero?>
    < I miei consigli servono sempre. Ci vediamo!>
    Marluxia lasciò Axel e Demyx, il primo a cercare il modo di rompersi una gamba prima di quella sera, il secondo a pensare a come sopravvivere alla furia omicida di Saix.
    Il biondo si voltò per chiedere ad Axel di accompagnarlo da Saix a supplicarlo per un aiuto, ma vide che il rosso aveva appoggiato la testa sul banco e fissava il ripiano con un’aria così abbattuta che Demyx non riuscì a chiedergli anche questo sacrificio.
    Si alzò, cercando il ragazzo con lo sguardo.
    < Sicuro di farcela da solo?> chiese stancamente Axel.
    < Me la caverò, in un modo o nell’altro. In fondo, cosa può farmi?>
    < Staccarti la testa a morsi, annegarti in un gabinetto, defenestrarti,...>
    < Sì, sì, ho capito! Comunque non preoccuparti, ce la farò!>
    Lanciò un’altra occhiata ad Axel: se avesse insistito ancora un po’... ma il rosso aveva chiuso gli occhi.
    Demyx sospirò e cercò Saix in classe, ma non riuscì a trovarlo.
    Stranamente non c’era neanche traccia di Larxen.
    Approfittò del fatto che il professore stesse beatamente dormendo per uscire in corridoio e cercare il suo possibile salvatore.
    Gli venne un colpo quando, girato l’angolo, trovò Larxen intenta a baciare un ragazzo dai capelli biondi corti e il pizzetto.
    Aveva un orecchino dalla forma strana al lobo sinistro.
    Decisamente imbarazzato fece qualche passo verso di loro; Larxen si voltò con la sua solita aria strafottente.
    < Che vuoi tu?!>
    < Ehm, scusate se vi disturbo... sapete dov’è Saix?>
    < No, io non l’ho visto.>
    < È quel tizio con la cicatrice in fronte e i capelli blu?> chiese il ragazzo di Larxen.
    < Sì...>
    < L’ho visto aggirarsi per i bagni al secondo piano.>
    < Grazie mille,... ehm...>
    < Mi chiamo Luxord.>
    < Piacere, sono Demyx. Bé, grazie ancora.>
    Demyx si avviò verso le scale e andò ai bagni.
    Non c’era nessuno.
    Stava per andarsene quando sentì la voce di Saix molto vicina alla porta.
    Stava per andargli incontro quando senti anche la voce di un altro ragazzo; senza sapere bene il perché, si rinchiuse in una delle cabine dei cessi per nascondersi e spiò dalla serratura.
    Vide apparire Saix insieme ad un ragazzo alto con la pelle un po’ scura, i capelli argentei e gli occhi arancioni. Doveva essere quel tipo di cui aveva parlato Marluxia, Xemnas.
    Si stava ancora chiedendo perché si era nascosto quando vide Xemnas che spingeva contro il muro Saix mentre lo baciava.
    Demyx diventò rosso alla sola scena, ma non tanto quanto Saix, che si avvinghiò al petto del più grande.
    Mentre il biondo si malediva di aver scelto un cesso da cui si vedeva così bene, Xemnas fece scendere una mano lungo la schiena del compagno, fino ad arrivare a stringergli il sedere.
    Demyx si chiese se era meglio annegarsi nel gabinetto o aspettare di essere massacrato da Saix nel caso fosse stato scoperto, poi gli venne un’illuminazione: forse era stato troppo tempo a contatto con Larxen, ma magari sarebbe riuscito a sfruttare quella situazione a suo vantaggio.
    Come si diceva.. ah, sì, ricattare.
    Un’idea decisamente perfida e anche piuttosto rischiosa da provare con Saix, ma la posta in gioco era molto consistente.
    Un silenzio da parte di Demyx in cambio dell’aiuto di Saix.
    Sì, era un buon baratto.
    Le sue riflessioni vennero deviate dal fatto che Xemnas stesse sbottonando la camicia a Saix.
    Demyx deglutì ricordandosi una lezione che gli aveva dato Axel: “Più dettagli hai dalla tua parte, più avvantaggiato sei!”.
    Questi erano dettagli, no?
    Quindi tanto valeva osservare bene la scena.
    < Xemnas... non sono sicuro che sia il posto più adatto...>
    < Non preoccuparti, piccolo, tanto non passa mai nessuno qua.>
    Piccolo?
    Demyx vs Saix, 1 a 0, palla al centro.
    Quando la camicia di Saix cadde a terra, Demyx si accorse che quella scuola aveva i pavimenti più puliti del mondo, forse perché l’attività scolastica era appena cominciata.
    Se ne accorse anche Xemnas, o forse aveva già esperienza in fatto di pavimenti, visto che in breve Saix si trovo disteso su di esso con l’albino sopra.
    Temendo che gli vedessero le scarpe, Demyx salì sulla tazza del WC (con il coperchio abbassato, ovviamente) e, puntando le mani alle pareti laterali della cabina, continuò a sbirciare dalla serratura, pensando “Sono solo dettagli”.
    Smise di pensare quando Xemnas slacciò il bottone dei jeans dello sfregiato.
    Purtroppo i due vennero bloccati dall’improvviso suono della campanella, che fece sobbalzare tutti e tre i ragazzi.
    Xemnas, un po’ dispiaciuto, riallacciò i pantaloni e la camicia a Saix e, una volta rialzatosi, disse
    < Scusa, ora ho inglese. Ci vediamo a ricreazione, piccolo.>
    < V-va bene.>
    Xemnas lasciò il bagno e Saix, andando in classe.
    Demyx deglutì e uscì allo scoperto prima che lo sfregiato si allontanasse.
    < Ciao, Saix.> disse cercando di essere più naturale possibile.
    Impossibile esserlo dopo lo sguardo che Saix gli aveva lanciato: un misto tra lo sconvolto, l’assassino e l’indemoniato.
    < Cosa ci fai tu qui?> ringhiò.
    < E-ecco, vedi, i-io t-ti stavo ce-cer-cercando. Ho b-bisogno del tuo aiuto.>
    < Un aiuto che ti posso dare facendomi spiare da te in bagno?>
    < P-più o meno. – balbettò Demyx sorvolando sul fatto che il bagno era pubblico e se ci faceva lì le sue robe sconce non era colpa del biondo – Vedi, proprio perché tu hai una relazione con un ragazzo sono venuto da te...>
    < Cosa stai insinuando?> chiese pericolosamente.
    < Non pensare male! É solo che... ecco, io...>
    < Allora?>
    < Tu... come hai fatto a dichiararti? Sapevi già che a Xemnas piacevano i maschi?>
    < ... scusa, ma perché ti interessa?>
    < Ascolta, mi sono innamorato di un ragazzo, ma non so se è gay o se è etero... come faccio a dichiararmi senza rischiare di rovinare anche la nostra amicizia?>
    < Non sono un consulente coniugale o simile e non ho alcuna intenzione di aiutarti!>
    Saix si stava allontanando dal biondo, quando Demyx sembro cambiare personalità e diventare freddo e perfido, peggio di Larxen.
    Forse oltre ad asmatico, era anche schizofrenico.
    < Che ne dici di uno scambio equivalente?>
    < Dico che hai letto troppo Full Metal Alchemist!>
    < Non è una citazione, ti sto dicendo che sono disposto a tacere sulla tua relazione con Xemnas in cambio del tuo aiuto!>
    Saix si voltò di scatto, decisamente infuriato.
    < TU NON OSERAI DIRE A NESSUNO DI ME E XEMNAS!> sillabò fissandolo come Kaname Chidori versione demoniaca che cerca di uccidere Sagara.
    < Perché non dovrei? Cosa pensi di farmi, eh?>
    < Spezzarti tutte le ossa ti basta?>
    < Anche con le ossa rotte, gli altri non dimenticherebbero le mie parole o sbaglio?>
    < Tu, brutto...>
    < Senti, ti chiedo solo di spiegarmi come hai fatto all’inizio con Xemnas, dopo giuro che mi leverò dalle scatole e non ti chiederò più niente.>
    < Mi chiedi solo di... parlare?>
    < Esatto.>
    < ... d’accordo, ma non voglio che questa storia duri troppo, ok?>
    < Certo! Grazie mille, Saix!>
    Demyx corse in classe, riuscendo a evitare per un miracolo l’arresto dell’apparato respiratorio.

    ++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++

    Ecco fatto, spero vi sia piaciuto il chap! ù__ù non sapete quanto mi diverto a scrivere yaoi, poi il Mansaix è la mia coppia preferita insieme al maruzeku, ma di quello ne parlerò in un'altra fic! Mi raccomando, commentate!!!
     
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  8. *Lixiaene*
     
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    *_* trp bellaAaAaAaAa!!!!!!! SEI UNA GENIA *_* continuala al + presto!!!
     
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  9. larxene2409
     
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    Stupenda!!!Dai però a Larxen una parte più figa!!!
    Anche se è già figa abbastanza!
     
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  10. Kuroi the black
     
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    Tutto x voi, girls!!!

    3.Kaerukoto no ai – Ritorno dell’amore

    Axel stava tornando lentamente a casa, l’oscurità della notte stava scendendo e i lampioni erano già accesi.
    Era stato uno di quei giorni da dimenticare: Marluxia stava per avere la sua vendetta.
    E Demyx invece... solo pensare al biondo lo faceva infuriare.
    Perché non poteva dirgli quello che pensava realmente, del tipo urlargli contro tutta la sua rabbia?
    Era stato un duro colpo quando, giovedì della prima settimana di scuola, Demyx gli aveva detto di essere gay. Non tanto per il fatto stesso di esserlo, lo era anche lui in definitiva, ma... cazzo, come aveva potuto fidarsi così ciecamente si lui?!
    Axel non aveva mai detto al biondo di essere gay per non ferirlo, temendo di fargli schifo, e invece lui era arrivato e praticamente gli aveva buttato là “Sai, sono gay.”.
    Perché Demyx riusciva a fidarsi della gente e lui no?
    La cosa era peggiorata da quando avevano tirato in ballo Marluxia.
    Un ritorno al passato, un ritorno all’orrore.
    Il problema, quello che lo sconvolgeva in maniera inconcepibile, era che Marluxia era stato corretto.
    Troppo corretto.
    Si aspettava che desse addosso a Demyx, appena separati, credeva l’avrebbe ricattato minacciandolo di spifferare a tutti che lui era omosessuale.
    Invece aveva tenuto il segreto e anche quel giorno, chiedendogli di andare a casa sua, non aveva tirato in mezzo la sua reputazione o l’incolumità di Dem.
    Axel tirò un calciò a un sasso che sbatté contro il muro alla sua destra.
    Perché erano tutti estremamente corretti?
    Aveva già avvisato sua madre che avrebbe dormito fuori e lei non aveva fatto commenti: ci avrebbe quasi sperato, una scusa qualsiasi per non affrontare Marly.
    Ma sua madre aveva smesso di commentare la sua vita da quando suo padre era scappato con la sua amante e lei aveva annegato tutto nell’alcool.
    Adesso non gli restava altro che fare un salto a mollare la cartella a casa e prendere uno spazzolino e un pigiama.
    E magari trangugiare un panino, sentiva il suo stomaco che si contorceva come quel verme che aveva ucciso qualche tempo prima, appoggiandolo sul fornello con la fiamma viva.
    Arrivò a casa e aprì la porta, che come al solito non era chiusa a chiave, tanto sua madre era sempre sul divano, si muoveva solo per comprare le sue stupide birre e non c’era niente da rubare se non il televisore da cui lei non si staccava mai.
    Gettò la cartella sul pavimento sporco e, fiondatosi in cucina, ingurgitò un tramezzino.
    < Dove hai detto che vai?!> chiese la voce isterica di sua madre.
    < Sono da Naester.>
    < Qual’è?!>
    Axel fu tentato dal dirle “quello gay che si scopa tutti”, ma decise che non voleva complicazioni.
    < Quello coi capelli rosa, quello delle medie.>
    < Passami una birra!>
    Axel sbuffò, gli sembrava di parlare con un’alcolizzata più che con sua madre.
    Le lanciò una birra sul divano e salì a prendere lo spazzolino.
    Rimase fermo qualche secondo a cercare con lo sguardo un pigiama, prima di ricordarsi che lui dormiva solo in boxer e maglietta.
    Si ficcò lo spazzolino in tasca e uscì senza neanche salutare.
    In meno di dieci minuti era davanti alla casa di Marluxia.
    Rimase davanti al giardinetto buio fissando stanco la casa che sembrava sempre più la tana del leone.
    Ma poi i leoni avevano una tana?
    Non vivevano nella savana?
    Bho, l’unica relazione che aveva coi leoni erano i capelli a criniera.
    Bussò alla porta.
    Doveva avere l’aria di un condannato a morte, visto lo sguardo incoraggiante che Marluxia gli rivolse.
    < Come stai?>
    < Al solito.>
    < Hai già mangiato?>
    < Sì, più o meno.>
    < Bene, entra pure.>
    Axel entrò guardandosi attorno: in confronto al tugurio in cui era costretto a vivere, quella casa era davvero una reggia.
    Almeno non aveva la spazzatura sparsa sul pavimento.
    Seguì Marluxia nella stanza che avrebbe condiviso con lui.
    Alla vista di un letto matrimoniale, Axel sentì una fitta allo stomaco.
    Forse cominciava a rendersene conto solo in quel momento del casino in cui si era cacciato.
    Maledizione.
    < Preoccupato?>
    < Dipende dalle tue intenzioni.>
    Marluxia rise e si sedette sul bordo del letto, invitando Axel a fare altrettanto.
    < Voglio capire dove ho sbagliato, Axel. Perché mi hai lasciato così bruscamente?>
    < Mi chiedevi un po’ troppo per l’epoca…>
    < E per adesso?>
    < … finché non ci provo, non ne ho idea.>
    < Cos’è, un invito a nozze?>
    Axel non rispose: era stufo di fare la parte del bravo bambino, di quello che non voleva ferire nessuno, quello che voleva nascondere il fatto di essere gay.
    Lo era, non se ne vergognava.
    Si accorse solo in quel momento che Marluxia era decisamente vicino a lui e puntava alle sue labbra.
    Sorrise.
    Che stupido che era Marl!
    Non si era nemmeno accorto di quanto gli fosse costato lasciarlo.
    Ma infondo era bravissimo a fingere, aveva una maschera di cera addosso; Demyx non si era accorto di quanto gli avesse fatto male dicendogli che era gay, Marl non si era reso conto del dolore di Axel nel lasciarlo…
    Bé, non aveva intenzione di farsi ancora male da solo.
    Si spinse verso Marluxia e cominciò a sbottonargli la camicia, mentre si baciavano lingua a lingua.
    Il rosato gli tolse la giacca e la maglietta e lo gettò disteso sul letto, mettendosi sopra di lui.
    Godette dei gemiti del rosso leccandogli i capezzoli e l’ombelico.
    Si baciarono ancora e in uno degli stacchi, Axel ammirò il volto sudato del compagno: come aveva potuto lasciarlo?
    Era talmente fantastico, le guance arrossate, gli occhi socchiusi, il respiro affannato e la camicia aperta che metteva in mostra il petto glabro.
    Ragazzi, aveva sprecato tre anni della sua vita rifiutando quella meraviglia!
    Gemette di piacere quando le dita di Marluxia scivolarono ad abbassargli la zip dei pantaloni e a sfilarglieli. Doveva essere diventato cremisi per il fatto di essere in boxer davanti a lui, perché il rosato scoppiò a ridere.
    < Sai che sei proprio buffo con quella faccia?>
    < Perché, mi stanno spuntando i tentacoli come Davy Jones?>
    < No, ma sei più rosso del dottore-polipo di Futurama.>
    < Accidenti, devo essere proprio un disastro…>
    < No – lo rassicurò con un sussurro Marluxia sollevandogli il mento con due dita – sei bellissimo.>
    Il ragazzo si raddrizzò e, toltosi e scarpe e i calzini, si mise seduto sul letto con la schiena appoggiata alla spalliera.
    Axel, dopo essersi cavato le dovute calzature, non tardò a mettersi a cavalcioni sulle cosce dell’amante.
    Gli tolse la camicia e cominciò a baciargli il collo.

    *

    Irritato dalla luce, Axel aprì un occhio e si accorse di essere stretto al petto di Marluxia.
    Richiuse l’occhio, confuso, cercando di capire cosa fosse successo.
    Poi si rese conto di essere completamente nudo.
    Di essere stretto ad un Marluxia privo di vestiti.
    Si accorse che Marly lo stava fissando placidamente con un sorrisone sulle labbra.
    Si sedette di scatto, arrossendo di colpo.
    < Dormito bene, Ax?>
    < S-sì… ecco, io…>
    < Che c’è?>
    < Noi… ABBIAMO GIÀ FATTO SESSO?!>
    < Sì, perché?>
    Axel era leggermente scombussolato.
    < Insomma, ci riappacifichiamo e dopo neanche ventiquattr’ore abbiamo già fatto sesso; mi sembra un po’ affrettato…>
    < Non mi pareva la pensassi così quando hai urlato.> ribatté candidamente Marl.
    Axel diventò, se possibile, ancora più rosso.
    < Che giorno è oggi?> chiese nervoso sviando la conversazione.
    < Venerdì.>
    < Vuoi saltare scuola?>
    < Oggi non c’è, è chiusa per assemblea sindacale.>
    Axel scese dal letto e si rivestì: si sentiva decisamente sollevato.
    In meno di ventiquattr’ore si era levato un peso che portava da tre anni.
    Quando Marluxia lo abbracciò da dietro, si rilassò sul suo petto.
    < Marl, devi promettermi una cosa.>
    < Cioè?>
    < Non dire a Demyx di noi due, ok?>
    Marluxia sorrise fissando quegli occhi smeraldo.
    < Ok, cucciolo.>

    *

    < Eddai, Marl, devo andare!>
    < Ma se non è ancora suonata la campanella, si può sapere che fretta hai?>
    Axel e Marluxia erano in corridoio al secondo piano della scuola, nascosti da un grosso armadio vicino alla finestra.
    Era sabato e i due si stavano tranquillamente baciando come una normale coppietta, anche se Ax era decisamente restio ad esibirsi così in pubblico.
    < Demyx mi starà cercando…>
    < Non mi pare proprio, guarda. È la nell’angolo insieme al suo tenebroso e al gargoyle.>
    Axel si sentì bruciare dentro: era strano, ma ultimamente era irritato alla vista di Demyx.
    Era sempre lì col suo amichetto e quella sorta di guardia del corpo che non li mollava mai.
    Non sapeva se era geloso, cosa alquanto bizzarra visto che non era mai stato attratto da Demy, o se semplicemente gli seccava di essere diventato di secondaria importanza per il biondo.
    < Comunque, è meglio che vada…>
    Marluxia riuscì a rubargli un ultimo bacio a tradimento, prima che il rosso imboccasse le scale.
    Non voleva scendere da Dem, temeva di saltargli addosso e strozzarlo, quindi decise di stare sulla porta della classe, abbastanza vicino a un gruppetto di professori che blateravano del loro stipendio.
    Più vicino era ai docenti, meno avrebbe dovuto subire le smancerie del fidanzato, che come al solito lo aveva seguito.
    Non gli dispiaceva che Marluxia gli tenesse compagnia, visto che Demyx si era scelto qualcun altro con cui stare, ma preferiva risparmiarsi gli amoreggiamenti per quando erano soli.
    Finalmente suonò la campanella e una fiumana di studenti si riversò per tutti i corridoi; Marluxia si volatilizzò e Demyx apparve affianco al rosso.
    < Ax, sta andando di bene in meglio! Zexion è fantastico.>
    < Ah, davvero…>
    < Che hai? Ti vedo giù di morale.>
    < Nooo, non sono affatto giù di morale, guardami, sono allegro come una pasqua!>
    Demyx si bloccò per un attimo, colpito a morte dal tono dell’amico.
    < Ax, ho fatto qualcosa di sbagliato?>
    Il rosso si voltò a guardarlo, tentato dal gettargli in faccia tutta la verità, ma non ci riuscì: come poteva tradire un volto così leale e sincero?
    Possibile che alla fine dovesse sempre rivestire la parte del cattivo?
    < No, scusami. Sono solo un po’… scosso. Devo avere la luna storta oggi, non è colpa tua.>
    < Ah, va bene. Senti, volevo chiederti…>
    < Sì?>
    < Mi puoi aiutare con Saix?>
    < In che senso?>
    < Non so cosa chiedergli! A dire il vero mi vergogno parecchio.>
    < Oddio, non cambierai mai!>
    < Mi aiuterai?>
    < Va bene, va bene. Ora muoviamoci, abbiamo matematica…>

    +++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++

    Ooook!!! Sempre commentare, girl, spero vi sia piaciuto il chap! ^^ Alla prossima!
     
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  11. *Lixiaene*
     
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    è una meraviglia!!!!!!!!!!!! *_* image image image bellissimo il colpo di scena della famiglia di Axel!! XD
    ripeto: meraviglioso!!! aspetterò imapziente il prox chap!!
     
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  12. larxene2409
     
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    Sei genia!!!
     
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  13. Kuroi the black
     
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    E number 4!!!!!
    4.Jinmon no senmei – Interrogatorio di vita



    < L’hai avvicinato solo perché volevi scopare?>

    < AXEL!!!>

    < Uffa, che vuoi? Mi hai chiesto di aiutarti, no?>

    < Sì, ma abbi un po’ di pudore!>

    Axel spinse la testa indietro sbuffando, appoggiandosi allo schienale della sedia, mentre Saix diventava rosso dalla vergogna e dalla rabbia. Demyx cercò di sprofondare per terra: forse non era stata una buona idea chiedere aiuto ad Axel, sembrava che il rosso avesse colto l’occasione per tormentare Saix, con cui non aveva mai avuto buoni rapporti.

    Il biondo non osava pensare come lo avrebbe ridotto lo sfregiato se Axel avesse passato il segno.

    Erano in ricreazione, ma siccome pioveva si erano rintanati in classe per l’interrogatorio.

    < Demyx, perché deve essere questo idiota a farmi queste domande personali?>

    < Scusami, ma temo che io non riuscirei a fartele…>

    < Insomma, il problema è tuo, cosa gli importa a questa testa quadra?>

    Axel si fece scuro in volto: ma certo, in fondo lui non era così indispensabile per Demyx, gli bastava il suo tossico e il suo sfregiato. Detta così, Dem poteva passare per un boss mafioso.

    Il biondo se ne accorse.

    < No, Ax l’ho coinvolto fin dal principio, non lo voglio lasciare così! Bé, rispondi?>

    < Io… è stato un colpo di fulmine, non sono riuscito a pensare più a niente. L’ho osservato per qualche giorno e poi mi sono buttato.>

    < Ti sei buttato così, senza sapere niente di lui?>

    < Ora che ci penso, era rischioso. Xemnas aveva moltissime ragazze di un’altra scuola intorno…>

    < Chi?>

    Axel rischiò di andare in iperventilazione. Marluxia era comparso all’improvviso da dietro il rosso, con il suo solito tempismo perfetto.

    < Scusa, ma a te che te ne frega?>

    < Visto che ormai Xemnas è occupato da te, devo saper dire ai miei clienti chi sono le ragazze libere, no?>

    < Accidenti a voi tre, ma perché mi sono ficcato in ‘sto casino? Fammi ricordare, c’erano Aerith, Tifa, Yuffie, Yuna, Paine… non ricordo altre…>

    < Grazie mille! Ah, se volete guadagnare qualche spicciolo potete fare gli informatori per la società Cuori infranti.>

    < Ho una gran voglia di farti a pezzi con le forbici e nascondere a tocchetti il tuo cadavere nel cestino della carta. Traduzione: sparisci prima che ti metta le mani addosso!>

    Marluxia si volatilizzò in meno di un batter d’occhio.

    Demyx deglutì e riprese il Q&A, mentre Axel incideva il banco con le forbici.

    < Quindi, ti sei buttato perché Xemnas rifiutava le ragazze?>

    < Bé, ecco… sì, mi sono praticamente dichiarato e lui… insomma, sai com’è finita.>

    Axel cercò di soffocare il più possibile la risata al pensiero di Saix arrossito versione ragazzina alla prima cotta che balbetta frasi del tipo “Bé.. ecco… tu… mi piaci…”.

    Demyx decise di non trovarsi mai nello stesso corridoio con Axel e Saix, a meno che non volesse una morte precoce e violenta.

    < In definitiva, cosa faccio?> chiese disperato.

    < Senti, io dovevo soltanto rispondere alle tue domande, per il resto non sono problemi miei!>

    < Oh, povero Saix! Vuoi scappare dal tuo Xemny?> fece Axel, per poi scappare per il corridoio seguito dallo sfregiato.

    Dem rimase con la testa fra le mani, chiedendosi cosa potesse fare.



    *



    Demyx stava tornando a casa dopo la scuola, camminando lungo il marciapiede, quando improvvisamente vide Zexion poco più avanti di lui che girava per un vicolo. Stupito per la fortuna che aveva per aver beccato il compagno, lo seguì senza farsi vedere. In poco tempo perse il senso dell’orientamento seguendo Zexy, si stava lentamente perdendo in un intricato dedalo di vicoletti. Alla fin fine Zexion entrò in un bar in un vicolo cieco. Demyx rimase per un po’ a fissare il malconcio bar, senza sapere cosa fare. L’aveva seguito senza pensarci tanto, ma ora cosa avrebbe fatto? Non sarebbe riuscito a trovare la strada da solo, ma la sola idea di entrare in quello squallido baretto lo faceva rabbrividire. Venne tolto dalle sue riflessioni quando si sentì prendere per la collottola da qualcuno che senza nessuna difficoltà lo sollevò da terra; l’urlo di Demyx fu stroncato al nascere da una gigantesca mano pelosa che gli tappò la bocca.

    Centinaia di pensieri passarono per la mente del biondo: rapina, stupro, attentato, omicidio, traffico illegale, droga, bomba, rapimento, ricatto…

    < Shhh, stupido, non gridare o quelli ti ammazzano!>

    Demyx smise di divincolarsi appena sentì quella voce brusca. Il tipo, sempre tenendolo sollevato da terra, lo trasportò per altri vicoli, poi altri ancora. Dem ormai non capiva più niente, sollevato da un energumeno e trasportato ancora più a fondo in quel labirinto di stradine.

    Finalmente lo strano tizio mollò Demyx che cadde sulle ginocchia e diede un’occhiata tremante al suo rapitore. Il biondo non aveva mai visto niente di più simile a un orso: era enorme, muscoloso, con delle sopracciglia gigantesche (tipo Rock Lee), delle basette ancora più enormi e un fascio di capelli rasta scuri che sembravano serpenti. Dem lo riconobbe come uno di quarta della sua scuola, uno poco raccomandabile che fumava agli angoli del cortile.

    < E questo chi è?>

    < Un ragazzino che si aggirava nei pressi dell’Hollow Pub. Credo che sia della nostra scuola…>

    Dem rischiò un attacco d’asma quando un tipo dalla coda di cavallo avvicinò il volto al suo.

    < Ma dai, sembra una checca!>

    < Xaldin, Xigbar! Che succede qui?>

    A Demyx si annebbiò la vista, non capiva più niente. Non era da tutti i giorni essere rapito da un orso ambulante, senza contare quel tipo con la coda che sembrava appena uscito da uno dei film di Matrix. Si sentì ancora peggio quando vide apparire Xemnas che avanzava verso i suoi due amici.

    Sperò con tutto se stesso che Saix non gli avesse detto niente del fatto del bagno, altrimenti poteva anche fare testamento.

    Ma a quanto sembrava non era ancora giunta la sua ora.

    < Lo conosco, è un amico di Larxen e Saix.>

    Luxord apparve accanto a Xemnas.

    < Luxord!> esclamò Dem entusiasta, ritornando un po’ più lucido.

    < Conosce anche Saix?> chiese Xemnas sospettoso.

    < Sì, è un suo compagno di classe.>

    < Capisco. Che ci facevi qua, ragazzino?>

    Demyx deglutì: non voleva sbandierare in giro che era corso dietro a Zexion senza pensare neanche a dove sarebbe finito.

    < Ecco, io… aveva visto un mio conoscente che si dirigeva verso quel bar e l’ho seguito…>

    < Chi?>

    < Un ragazzo di 1° A.>

    < Che ci poteva fare uno di 1° all’Hollow Pub?> fece l’orso chiamato Xaldin.

    < È strano… non pensavo che uno della nostra scuola andasse all’Hollow… dovremo tenerlo d’occhio.>

    Il biondo ebbe la netta sensazione di aver peggiorato la situazione: che razza di posto era quel bar?

    < Scusa, ma che ha di strano quel bar?>

    Xemnas lo squadrò dall’alto e Dem si sentì sprofondare. Perché si era ficcato in quella situazione?

    < Ci gira gente del Mickey’s Istitute, la nostra scuola rivale. Sono dei tizi che entrano nella nostra scuola senza il permesso e invadono i nostri spazi.>

    < È per questo che è strano che uno della nostra scuola vada in quel bar. Comunque, è meglio che tu te ne vada da qua adesso…>

    Demyx si alzò a fatica. Xemnas gli lanciò un ultimo sguardo, poi ordinò a Luxord di accompagnarlo a casa.

    A Dem sembrava di essere un condannato scortato al patibolo: tutte le persone (molto poco raccomandabili) che si aggiravano per i vicoli si voltavano a guardare lui e il suo salvatore. Si vedeva lontano un miglio che Demyx non era del posto.

    < Scusa, mi sa che Xaldin ti ha fatto prendere un colpo…>

    < Non preoccuparti, anzi ti devo ringraziare. Mi hai salvato…>

    < Ah ah, non preoccuparti, Xem non mangia la gente. Sei stato fortunato che non ti abbiano trovato quelli del Mickey. Quelli sono davvero pericolosi.>

    Il più giovane fu assalito dai dubbi: perché Zexion era là? Ci aveva parlato molto insieme, ma non aveva mai accennato all’Hollow Pub o al Mickey’s Istitute… Cosa gli stava nascondendo?



    *



    Zexion si era seduto al banco a prendere un’anima nera (liquore alla liquirizia, è buonissimo, ve lo consiglio NdA) quando qualcuno gli mise una mano sulla spalla.

    < Ciao, Zexy. Sei sempre puntuale, vedo.>

    < C-ciao Riku…>

    Il ragazzo dai lunghi capelli argentati si sedette accanto a lui mettendogli un braccio sulle spalle e tirandolo a sé.

    < Vedo che non sei coi tuoi soliti amichetti, eh? È un peccato non poterci trovare in ricreazione solo perché ci sono loro intorno.>

    < Non dovresti essere a scuola tua durante la ricreazione?>

    < Uffa, la scuola è una noia, mentre tu sei decisamente divertente…>

    Riku strappò a tradimento un bacio al ragazzino che arrossì di botto.

    < Dai, smettila…>

    < Non vuoi che gli altri sappiano che sei frocio? È un peccato, sai? Sei decisamente stimolante…>

    Zexion rabbrividì mentre la mano di Riku scendeva lungo la schiena.

    < Almeno i tuoi amichetti lo sanno che sei gay?>

    < No…>

    < Peccato.>

    < Dai smettila, Riku!>

    < Lo sai perché ti costringo a venire qua tutti i pomeriggi, Zex? Perché tu sei sprecato per quegli inetti della tua scuola. Dovresti passare alla nostra, staresti molto meglio…>

    < E tu la smetteresti di picchiarmi?>

    < Io non ti picchio, Zex, diciamo che a volte non dovresti disubbidirmi.>

    < … lasciami in pace, ti ho già detto che non voglio passare al Mickey.>

    < Non vuoi stare con me? È per questo che hai cambiato scuola anche alle medie, vero?>

    Zexion si alzò di scatto e, lanciata una moneta alla cassa, si allontanò dal banco, ma Riku lo bloccò da dietro.

    < Zex, non è carino lasciare qualcuno nel bel mezzo di una discussione…>

    < Smettila, per favore.>

    Riku lo guidò verso il bagno, trascinandolo senza alcuno sforzo.

    < Non farmi arrabbiare, piccoletto. È meglio per te.> sussurrò chiudendosi dietro la porta.

    Si voltò verso il ragazzino che indietreggiava spaventato.

    < Hai paura che io lo faccia, vero?>

    < Per favore, Riku…>

    Zexion non riuscì più a parlare quando l’argenteo lo atterrò e si mise a trafficare con i pantaloni.



    *



    Demyx stava ascoltando musica nella sua stanza: aveva messo la modalità random nell’I-pod collegato alle casse e si stava ascoltando Runaway di Avril Lavigne, mentre finiva i compiti. I suoi genitori erano fuori ad una cena di lavoro e all’esterno diluviava. Il biondo osservò l’acqua che picchiettava contro il vetro: gli piaceva molto la pioggia e l’acqua in generale. Gettando un occhio alla strana, vide sbalordito qualcuno cadere sul marciapiede.

    Indossate le scarpe da ginnastica, si fiondò per strada a soccorrere la persona a terra. Si sentì morire. Era Zexion. Ed era pieno di ferite sul viso.

    < Demyx? - chiese il ragazzino intontito - Cosa ci fai qui?>

    < Abito qui davanti.>

    Zexion sorrise debolmente per poi svenire sul cemento. Dem senza pensarci due volte si caricò in spalla l’amico e lo portò a casa. Gli tolse le scarpe e l’impermeabile e lo appoggiò delicatamente sul letto. Lo osservò un attimo, poi corse in cucina a preparare del latte caldo e a tirare fuori dal freezer il ghiaccio da mettere sui lividi. Porto il tutto in camera e, appoggiato il ghiaccio sulle botte sul volto, controllò se ci fossero altri lividi lungo il corpo.

    Dopo cinque secondi, diventò cremisi: arrotolò i pantaloni di Zexion fino al ginocchio e poi li rimise a posto, una volta affermata l’assenza di ematomi. Demyx si sentiva bruciare il viso mentre gli sbottonava la camicia, ma si sentì ancora peggio quando vide un enorme ematoma sul fianco destro del ragazzo. Si bloccò di colpo e si accorse delle lacrime che gli scivolavano lungo il volto scomparendo come evaporate sulle guance infiammate. Solo in quel momento il biondo venne preso dal panico: era solo in compagnia di uno Zexion svenuto e piangente, con il petto scoperto.

    Si sentì improvvisamente pericoloso, rischiava di fargli ancora più male ed era l’ultima cosa che voleva fare.

    < Dem?>

    Demyx trasalì: Zexion lo stava fissando con un’espressione incredula.

    Il biondo gli si avvicinò velocemente, spostando il ghiaccio dal volto al petto. Zex rabbrividì.

    < Come ti senti?>

    < Mi sento a pezzi… dove sono?>

    < A casa mia, sei svenuto sul marciapiede qui di fronte.>

    < Che… ore sono?>

    < Le sette e mezza.>

    < Oddio, i miei genitori potrebbero preoccuparsi! Devo andare a casa.>

    Cercò di alzarsi dal letto, ma ricadde per il dolore e Dem lo tenne fermo.

    < Zex, non puoi muoverti in questa situazione. Guardati, sembri uno straccio.>

    < Ma… non posso farli preoccupare…>

    Dem afferrò il suo cellulare e lo passò all’amico.

    < Chiamali. Dì che ti fermi a mangiare da me.>

    < Sei sicuro?>

    < Certo, non posso lasciarti andare in giro così! Ho qualcosa nel frigo che dovrebbe bastare per tutti e due. Mangiamo, controllo che tu non sia a pezzi e ti riaccompagno a casa.>

    Demyx si irrigidì: Zexion gli si era gettato addosso e lo aveva abbracciato.

    < Grazie… grazie mille, Dem!>

    Demyx si alzò per abbassare la musica che continuava ad andare e corse in cucina a preparare qualche cosa di commestibile, intanto Zex contattò i suoi genitori per avvisarli del suo cambio di programma. Preparato il cibo, Demyx si sedette sulla sedia ravviandosi i capelli. Non riusciva a capire cosa stesse succedendo, prima quell’inseguimento nei vicoli fino al bar, adesso il salvataggio del ragazzo pestato. Cosa gli stava succedendo? Ma soprattutto cosa stava succedendo a Zexion?

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    Suspance... ^^^^^^
     
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  14. *Lixiaene*
     
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    *_* trp bella voglio sapere cm va avanti!! *_*
     
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  15. larxene2409
     
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    bella!!!!
     
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62 replies since 20/9/2007, 18:00   843 views
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