Apatia

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    Nel corso dell'ultimo anno e mezzo, ho sviluppato una tendenza quasi ossessiva ad eliminare dalla mia vita ogni componente superflua, nel senso di "incapace di offrirmi qualcosa, di farmi sentire vivo". Sono così venuti meno i videogiochi (KH lo si continua a seguire, tramite prestiti, per estrema affezione), i film, per certi versi anche la musica e i libri, insomma tutti quegli elementi che consumavo in maniera più o meno acritica e che, se anche riuscivo in qualche modo a far miei e lasciar sedimentare, proprio non erano in grado di liberarmi da quel torpore, da quel vuoto, da quella alienazione che mi tormentano da ormai sette anni.
    Non è che, nel frattempo, le cose vadano poi così male, perché ho imboccato un sentiero preciso, tornando all'Università e optando per una facoltà per la quale sono portato, così che, anche se non riesco comunque a provare coinvolgimento e soddisfazione nei confronti di quel che faccio, sto innegabilmente ingranando con lo studio, avviandomi finalmente a concludere qualcosa. E nemmeno posso dolermi, per esempio, di essere solo: per quanto la pandemia mi impedisca da mesi di vedere di persona i miei amici, posso contare su rapporti interpersonali solidi e sentiti, che tuttavia non sembrano bastarmi.
    Occupo insomma una posizione privilegiata: non mi manca niente, non c'è più nulla che mi distragga e in generale non posso assolutamente lamentarmi. Eppure, niente è cambiato: le mie indifferenza ed apatia sono totali ed assolute; è come se non avessi occhi per vedere né orecchie per sentire, come se mi mancassero i sensi per percepire la vita in tutta la sua pienezza, cosa che invece ero perfettamente capace di fare da ragazzino, e che da sola giustificava interamente il mio esistere, dando un senso, inteso sia come direzione che come legittimazione, al fatto di essere al mondo.

    Non capisco, allora, cos'è che ancora mi sfugge, cos'è che ancora manca? Cos'è che dovrei fare?
     
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    Ciao Leventhan; sicuro non ti manchi niente?

    Sei privilegiato e non ti puoi lamentare... Si tratta di quello che pensi, o di quello che pensi dovresti pensare?

    Non usare la ragione per soffocare l'insoddisfazione: anche perché, come vedi, non puoi.

    Tiro a indovinare: stai cercando di soddisfare un bisogno (spirituale? esistenziale?) nel modo sbagliato?
    I tuoi successi e le tue passioni sono un bene, ma forse non colmano il vuoto giusto.
     
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    CITAZIONE (Kus never ends @ 23/11/2020, 10:18) 
    Ciao Leventhan; sicuro non ti manchi niente?

    Sei privilegiato e non ti puoi lamentare... Si tratta di quello che pensi, o di quello che pensi dovresti pensare?

    Non usare la ragione per soffocare l'insoddisfazione: anche perché, come vedi, non puoi.

    Tiro a indovinare: stai cercando di soddisfare un bisogno (spirituale? esistenziale?) nel modo sbagliato?
    I tuoi successi e le tue passioni sono un bene, ma forse non colmano il vuoto giusto.

    Ciao, Kus.
    Quando mi sono definito impossibilitato a lamentarmi, un po' si trattava effettivamente di quel che pensavo di dover pensare, come dici tu, e un po' era retorica, visto che, alla fine, mi sono lamentato eccome. Comunque, ti ringrazio per avermi consigliato di non usare la ragione per soffocare l'insoddisfazione perché, effettivamente, è proprio quello che ho cercato di fare, pur consapevole dell'inutilità ed anzi del carattere deleterio dello sforzo.

    Per rispondere alla tua seconda domanda, provo a spiegare un attimo meglio cos'è che desidero tanto. Quando parlo di sentirmi vivo, mi riferisco al recupero di una sensibilità che mi animava quando ero più giovane, e che mi faceva essere connesso al mondo, come se tutte le cose e persone avessero qualcosa da raccontarmi e mi toccassero intimamente, provocandomi fortissime impressioni di commozione e imminenza, come se un grande mistero dovesse essere svelato da un momento all'altro. È questo specifico sentire che mi manca da sette anni, e la cui assenza mi ha fatto sprofondare in uno stato di torpore e di alienazione, come se fossi in una bolla. Porre come scopo della mia vita il ritrovamento di quel che ho perduto, però, pur essendo l'unica cosa che ancora mi muove, mi pone necessariamente in un'impasse, perché non c'è nulla di specifico che io possa fare per ottenere quel che cerco: non è un obiettivo a cui io possa lavorare, non è un traguardo che possa raggiungere seguendo delle tappe, non è un sogno che possa rendere realtà elargendo il mio impegno in una direzione o l'altra: parliamo, semmai, di qualcosa di simile all'attesa di una grazia che discenda dal cielo. Ho sperato che dare una regolata alla mia quotidianità, fino a pochi mesi fa semplicemente disastrata, potesse aiutarmi in tal senso, ma ora capisco che è servito "solo" a garantire la mia sopravvivenza fisica. Cosa posso fare, invece, per colmare il vuoto che percepisco relativamente a tutti gli altri ambiti della mia esistenza? Nonostante abbia, come ho già detto, perfettamente compreso che la mia è un'attesa, qualcosa in cui devo sperare passivamente, non posso fare a meno di chiedermelo.
     
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    Il senso di meraviglia che proviamo (soprattutto) da bambini è l'altra faccia dell'ignoranza: man mano che cresciamo il calo è ineluttabile.
    Percepiamo il mondo meno magico, emozionante; subentrano la noia, la routine. L'apatia, anche.

    Si possono fare un paio di cose, a mio avviso:

    La prima è scendere a patti con la realtà. Non ci possiamo sentire vivi se e quando lo desideriamo, anzi succederà con sempre minore frequenza col passare del tempo. Accettiamolo. Si può vivere anche nel torpore, si può tollerare l'insoddisfazione. Adattiamoci. Coltiva le piccole cose che ancora ti fanno sentire vivo: cercale col lanternino, se devi.
    La seconda è lottare. Non puoi tornare piccolo, non puoi tornare ignorante, ma puoi ampliare i tuoi orizzonti. Guarda avanti. Buttati in qualcosa di nuovo, di diverso, che plasmi nuovamente la tua esistenza nel profondo, arricchendoti. Circondati di persone interessanti, di valore, da ammirare. Impara. Non ti accartocciare sull'identità presente e passata, tendi al futuro. Supera il limite!

    Sarà sciocco, ma quando avevo 12 anni, le prime volte che postavo sui forum, avevo il batticuore.
    Vedere in quel forum deserto 3-4 adolescenti si collegarsi più volte nel pomeriggio, leggere i miei thread, rispondere, mi faceva sentire importante. (A scuola nessuno mi filava di pezza). Andavo in fondo al forum a vedere chi era online, quali topic stava guardando. 10 anni più tardi, sul KHF, ero sommerso di attenzioni, da persone di gran lunga più mature, intelligenti, interessanti, ma non mi sentivo onorato di sapere che qualcuno scorresse i miei scritti: c'ero abituato. Non fraintendere, mi faceva piacere, è stato un periodo davvero bello: ma l'emozione non veniva dalla consapevolezza che qualcuno mi leggesse lo sfogo, quello non era più sufficiente a toccarmi. Abbiamo bisogno di nuovi stimoli: vogliamo di più, e ancora di più. :ahsi:

    Per dire, questo pomeriggio ho avuto un brivido a leggere di NEO: The World Ends with You.
    Kingdom Hearts II, per quanto mi piaccia, non scatena dentro di me le stesse emozioni di quando era una novità.
     
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    CITAZIONE (Kus never ends @ 23/11/2020, 20:01) 
    Il senso di meraviglia che proviamo (soprattutto) da bambini è l'altra faccia dell'ignoranza: man mano che cresciamo il calo è ineluttabile.
    Percepiamo il mondo meno magico, emozionante; subentrano la noia, la routine. L'apatia, anche.

    Si possono fare un paio di cose, a mio avviso:

    La prima è scendere a patti con la realtà. Non ci possiamo sentire vivi se e quando lo desideriamo, anzi succederà con sempre minore frequenza col passare del tempo. Accettiamolo. Si può vivere anche nel torpore, si può tollerare l'insoddisfazione. Adattiamoci. Coltiva le piccole cose che ancora ti fanno sentire vivo: cercale col lanternino, se devi.
    La seconda è lottare. Non puoi tornare piccolo, non puoi tornare ignorante, ma puoi ampliare i tuoi orizzonti. Guarda avanti. Buttati in qualcosa di nuovo, di diverso, che plasmi nuovamente la tua esistenza nel profondo, arricchendoti. Circondati di persone interessanti, di valore, da ammirare. Impara. Non ti accartocciare sull'identità presente e passata, tendi al futuro. Supera il limite!

    Faccio molta fatica ad accettare che quel senso di meraviglia possa diminuire, se non proprio svanire completamente. Conosco persone che, apparentemente, e talvolta al costo di rimanere degli eterni bambini nel comportamento e nell'atteggiamento, riescono a conservare quel punto di vista privilegiato e luminoso anche in età mature. E poi, soprattutto, ci sono gli artisti, che dal loro sentire profondo (nonché dal duro lavoro) riescono a trarre bellezza. Ma li invidio meno di quanto creda io stesso, e alla fine sono consapevole di essere diventato una persona differente rispetto a quella che ero in precedenza, nel bene e nel male.
    Ho sostanzialmente smesso di aggrapparmi al passato, sto avviandomi ad accettare la mutevolezza delle cose e delle persone, e se anche non riuscirò mai a leggere in suddetta mutevolezza nulla di particolarmente positivo o costruttivo, capisco che è semplicemente la condizione in cui viviamo, e che tanto vale afferrarne le possibilità. Continuo, però, a essere convinto del fatto che la realtà e l'integrità della mia individualità appartengano alla verità di quelle fortissime impressioni giovanili e, di conseguenza, agli sporadicissimi momenti, nella mia attuale quotidianità, in cui mi capita di provarne ancora.
    È indubbio, alla luce di questo, che io abbia bisogno di nuovi stimoli, come dici tu. Certo, siamo nel pieno di una pandemia, la mia regione è in zona rossa e ancora per un bel po' non potrò muovermi da casa, ma sto cercando già adesso (forse con un atteggiamento un po' troppo febbrile e disperato) di trovarmi nuove cose da fare e nuove piste da seguire. Tocca affidare al futuro, invece, la speranza di nuove amicizie.

    CITAZIONE
    Per dire, questo pomeriggio ho avuto un brivido a leggere di NEO: The World Ends with You.
    Kingdom Hearts II, per quanto mi piaccia, non scatena dentro di me le stesse emozioni di quando era una novità.

    Io, anni fa, mi dissi molto contrariato alla prospettiva di un nuovo TWEWY, pensavo e penso ancora che il gioco sia perfetto così e che non abbia bisogno di nessun tipo di ripresa. Adesso sono un po' più aperto all'idea di un sequel (anche se l'addendum One More Day presente nel Final Remix non è che ponesse premesse particolarmente esaltanti), e spero che alla base ci siano quantomeno delle buone idee. Va anche detto, in effetti, che ho rivisto il trailer di annuncio un bel po' di volte.
     
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    Io sono ancora piccolo quindi forse il mio discorso sarà un poco banale, e ripetitiva su alcune cose già dette nel topic.

    Però io credo che la perfezione vera non esista e se la perfezione non esiste, gli si aspira (che sono due ipotesi non banali); allora essere insoddisfatti è inevitabile.

    "Cos'è che ancora manca?", secondo le mie teorie, tutto ciò che non hai; e ti mancherà sempre.
    Si vive, a mio parere, sempre con qualcosa che manca non c'è mai soddisfazione ed appagamento totali.

    E credo in realtà che sia una visione non così anticonformista, ci sono molti luoghi comuni su questo e alcuni filosofi ne han parlato, però ecco, non credo che questo debba essere una condanna.

    Se davvero è così, allora "È indubbio, alla luce di questo, che io abbia bisogno di nuovi stimoli" credo non sia un bisogno di ora.

    E sopra tutto, abbi dei passatempi, riprendi a guardare film a leggere o a buttare del tempo in qualcosa di fine a se stesso.
    Dico questo perchè anche se nel singolo non sono quei momenti isolati a tirarti fuori dal momento no, anche se più che momento mi pare di aver capito sia un periodo, credo siano come tanti piccoli passi in una direzione, non so se ho reso l'idea.

    Frase fatta del giorno per concludere: il tempo risolverà (a patto che tu non ti incarnisca, per la cit storpiata "l'insonnia della ragione genera mostri")
     
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5 replies since 22/11/2020, 19:32   185 views
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