Lavorare

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    Possiamo fare delle valutazioni qui assieme, ma spetta a te decidere.

    Cos'è più importante, per te: lavorare, essere indipendente, o il violino?
    Lo stipendio, poi, è sufficientemente alto da permetterti di essere autosufficiente?
    Sei disposto a lavorare per tutto quel tempo, sacrificando tutto il resto?

    Se il colloquio è andato molto bene, può significare che il tuo modo di porti e il CV siano ottimi, e che quindi tu possa avere molte opzioni, trovare di meglio.
    O forse hai avuto un grosso colpo di fortuna, e non accettando potresti rimpiangerlo per il resto della tua vita.

    Prima ho scritto un post su quanto potrebbe essere arduo trovare un lavoro, sulla concorrenza disperata, le condizioni schiavili e quant'altro: ora vorrei esaminare l'altro lato della moneta.

    Tieni presente che lavorando dalle 9 alle 20 dal lunedì al sabato, di fatto non avresti una vita se non la domenica: cioè alle 20 andrai a cenare, dopo avresti 2-3 ore per digerire (che potresti spendere guardando il TG e facendo due passi, guardando un film o non so che) e di corsa a nanna. Appena sveglio avresti sulle due ore per lavarti e fare colazione, dopo di nuovo al lavoro sino a cena... Nel caso tu abbia qualche genere di grana, qualcosa ti turbi ecc. avresti anche ben poco tempo per sfogarti/consultarti sia di persona che nel virtuale: nel caso tu scriva un megapost sul KHF la domenica mattina, se qualcuno non rispondesse il giorno stesso tu dovresti poi aspettare la domenica successiva (a meno che tu non voglia farlo nei ritagli di tempo, col rischio concreto di perdere la cognizione del tempo e mandare all'aria i ritmi militareschi nel tentativo di frenare l'impulso a rispondere con un secondo megapost)... E non è nemmeno detto che nel medio termine tu possa sopportare una situazione del genere a livello fisico e/o psicologico: se il tuo stile di vita è molto diverso già adattarsi sarebbe pesante, figuriamoci l'accettare che potenzialmente tutta la tua vita sarebbe così.
    Mi vengono in mente quei papà che stanno tutto il giorno al lavoro e arrivano all'ora di cena a casa distrutti, non avendo le forze di fare nient'altro che stare sul divano a guardare qualche programma stupido e leggero, per non stancarsi. Loro lo fanno perché sono motivati dal mantenere moglie e figli garantendo loro una vita agiata, il meglio, quasi annullandosi: la tua motivazione è altrettanto forte?
    Tra l'altro il lato tragico di queste situazioni familiari è che un padre in questione vede e conosce poco i suoi stessi figli, la domenica magari vorrebbe stare con loro ma per loro è quasi un estraneo perché è cresciuto sempre con la mamma, la tata o da solo parcheggiato davanti a uno schermo: dopo una certa età comincerà a snobbare il padre e uscire con gli amici tutto il giorno, e il papà a quel punto sarà visto come una sorta di bancomat per finanziare i divertimenti; magari anche la moglie lo vedrà sempre a lavoro, e trascorrerà il tempo libero con altre persone, a fare spese pazze con le amiche (indovina coi soldi di chi), o trovandosi un amante perché si sentirà sola e trascurata. Dopo, magari, arriverà il divorzio ecc.
    Certo il quadro è piuttosto estremo, ma vedo un po' di famiglie ridotte più o meno così, e non mi sembra una bella prospettiva.
    Di solito uno comincia da giovane a ingoiare il rospo, fare carriera e guadagnare bene: poi magari delle ragazze accettano di frequentarlo in quanto uomo di successo e rimane invischiato a quello stile di vita, a quel lavoro senza poter mai realizzare le sue proprie ambizioni, quel che ama, e comincia a chiedersi se alla sua fidanzata piace per la persona che è dentro, o per il suo status socioeconomico. E spesso si ha paura di conoscere la risposta.
    Quindi anche se teoricamente uno può licenziarsi e cambiare vita, nella realtà le cose sono più complicate. Anche i suoi amici, magari, lo stimano in quanto gran lavoratore/persona agiata che può permettersi la domenica o per vacanza di fare certe cose.

    Ripeto, questa è solo una faccia della medaglia, e mi sono spinto all'estremo. Anche essere senza lavoro o con lavori precari e sottopagati, in qualche grado a carico dei genitori ecc. ecc. non è certo ben visto: tra qualche anno potresti essere considerato un bamboccione che gioca col violino perché non ha voglia di lavorare (a meno che tu non raggiunga un successo socioeconomico notevole grazie alla tua passione).
    Così come potresti svegliarti un giorno scoprendo di aver sacrificato i sogni della gioventù lavorando nel marcato immobiliare e sarà ormai troppo tardi, ti potrebbe succedere di svegliarti rimpiangendo di aver sprecato gli anni migliori inseguendo un'illusione, senza avere niente di concreto tra le tue mani.

    Cerca di non rimanere paralizzato nell'indecisione. :ham:
     
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    CITAZIONE (Cawowilla @ 10/6/2019, 23:55) 
    Possiamo fare delle valutazioni qui assieme, ma spetta a te decidere.

    Cos'è più importante, per te: lavorare, essere indipendente, o il violino?
    Lo stipendio, poi, è sufficientemente alto da permetterti di essere autosufficiente?
    Sei disposto a lavorare per tutto quel tempo, sacrificando tutto il resto?

    Diventare un violinista, tornare a sentirmi vivo (anche solo un po') ed abbandonare la grande città sono le tre cose che desidero davvero. Il resto è subordinato.
    Lo stipendio, beh, c'è un mensile, ma ovviamente in quanto agente immobiliare dipenderebbe tutto dai contratti chiusi.
    E... no, non vorrei lavorare per tutto quel tempo, ma ci sono alternative?

    CITAZIONE
    Se il colloquio è andato molto bene, può significare che il tuo modo di porti e il CV siano ottimi, e che quindi tu possa avere molte opzioni, trovare di meglio.
    O forse hai avuto un grosso colpo di fortuna, e non accettando potresti rimpiangerlo per il resto della tua vita.

    Il mio CV è come se non ci fosse, visto che non ho esperienze o titoli di studio utili. Certo, sono piaciuto molto, mi è stato apertamente detto che ho fatto un'ottima impressione come essere umano prima ancora che come potenziale dipendente; ma è il fatto che si impara lavorando, con sei mesi di apprendistato retribuito, che davvero mi apre le porte a questo lavoro senza bisogno di esperienze passate. Quindi è soprattutto un grosso colpo di fortuna. Molto grosso.

    CITAZIONE
    Mi vengono in mente quei papà che stanno tutto il giorno al lavoro e arrivano all'ora di cena a casa distrutti, non avendo le forze di fare nient'altro che stare sul divano a guardare qualche programma stupido e leggero, per non stancarsi. Loro lo fanno perché sono motivati dal mantenere moglie e figli garantendo loro una vita agiata, il meglio, quasi annullandosi: la tua motivazione è altrettanto forte?

    Questo, almeno, è un discorso (ho citato solo il primo paragrafo, ma mi riferisco a tutto ciò che dici sulle dinamiche familiari) che non mi riguarda: sono fermamente deciso a non avere figli, lo sento quasi come un dovere (riguardo ai motivi, beh, ci si potrebbe fare un thread a parte). La mia motivazione, invece, è forte relativamente al mio desiderio d'indipendenza, ma è quello il guaio: dovrei sacrificare tutti i costituenti fondamentali di quella stessa indipendenza che cerco, in primis la possibilità di continuare a suonare, per ottenerla?

    CITAZIONE
    Ripeto, questa è solo una faccia della medaglia, e mi sono spinto all'estremo. Anche essere senza lavoro o con lavori precari e sottopagati, in qualche grado a carico dei genitori ecc. ecc. non è certo ben visto: tra qualche anno potresti essere considerato un bamboccione che gioca col violino perché non ha voglia di lavorare (a meno che tu non raggiunga un successo socioeconomico notevole grazie alla tua passione).

    La questione del bamboccione, di per sé, non la vivo come un grosso problema: non mi considero in debito con la mia famiglia, semmai il contrario. Bensì, è tutta questa animosità, questa frustrazione che io ed i miei parenti ci gettiamo addosso ogni giorno, il fardello che mi pesa davvero, e di cui posso liberarmi solo con l'indipendenza totale. Più il fatto che ci sono comunque un paio di spese grosse legate al violino di cui dovrò farmi carico.

    CITAZIONE
    Cerca di non rimanere paralizzato nell'indecisione. :ham:

    Non credo ci rimarrò ancora a lungo. Grazie, comunque.
     
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    Come all'inizio di Kingdom Hearts, sembra tu debba scegliere qualcosa e rinunciare a qualcos'altro.
    Non so se tu possa cercare di far conciliare le due cose, es. contrattando per avere orari di lavori più leggeri e/o il sabato libero e investire il tempo guadagnato nel violino (ammesso sia umanamente fattibile).
    Se la risposta è no, si tratta di fare una scelta dolorosa tra cose per te molto importanti: è in questo momento che potrebbe decidersi chi sarai.

    CITAZIONE (Lev ~ @ 11/6/2019, 01:24) 
    ma ci sono alternative?

    Beh, quanti colloqui di lavoro hai fatto? Il tuo CV non è un problema, come hai visto.
    Ora, non posso dirti se troverai altri posti nel giro di breve, non ne ho idea, mi sembra solamente tu stia sottovalutandoti: il tuo CV non è motivo di sdegno, a 22 anni in Italia è perfettamente nella norma non aver mai lavorato (o aver fatto solo lavoretti a caso), e l'aver concluso con successo il liceo classico di per sé è motivo di prestigio.
    Ti faccio presente che i paesi anglosassoni traboccano di dirigenti, diplomatici e quant'altro che vantano una formazione umanistica.
    Credere che addirittura un diploma classico non serva a niente è una sorta di mito folkloristico italiano; la nostra Repubblica è costellata di PMI, di norma a conduzione familiare, con capetti in sù con l'età fermi alla quinta elementare o alla terza media che amano vedersi come dei pionieri che si sono fatti il mazzo, in contrapposizione ai giovani di oggi incapaci e fannulloni. Ma molto del loro successo si è basato sull'ottima congiuntura economica (boom del dopoguerra); la verità è che la maggioranza dei posti di lavoro in sé non richiede alcuna conoscenza specifica, né esperienza pregressa. Serve solamente una persona seria, degna di fiducia. E un buon datore di lavoro, questo lo sa. Per questo sei stato scelto.

    CITAZIONE (Lev ~ @ 11/6/2019, 01:24) 
    Questo, almeno, è un discorso (ho citato solo il primo paragrafo, ma mi riferisco a tutto ciò che dici sulle dinamiche familiari) che non mi riguarda: sono fermamente deciso a non avere figli, lo sento quasi come un dovere (riguardo ai motivi, beh, ci si potrebbe fare un thread a parte).

    Era una divagazione da bar, non stavo parlando di te nello specifico. Comunque può essere utile immaginare il futuribile.

    CITAZIONE (Lev ~ @ 11/6/2019, 01:24) 
    La mia motivazione, invece, è forte relativamente al mio desiderio d'indipendenza, ma è quello il guaio: dovrei sacrificare tutti i costituenti fondamentali di quella stessa indipendenza che cerco, in primis la possibilità di continuare a suonare, per ottenerla?

    =/

    O magari, l'indipendenza non esiste.
    Come quando alle elezioni si è chiamati a scegliere un leader tra quelli scelti precedentemente da qualcun altro, anche nella vita potremmo dover scegliere di dipendere da chi o da che cosa sia maggiormente sopportabile per noi. Ma la sto buttando troppo sul filosofico.

    CITAZIONE (Lev ~ @ 11/6/2019, 01:24) 
    La questione del bamboccione, di per sé, non la vivo come un grosso problema: non mi considero in debito con la mia famiglia, semmai il contrario. Bensì, è tutta questa animosità, questa frustrazione che io ed i miei parenti ci gettiamo addosso ogni giorno, il fardello che mi pesa davvero, e di cui posso liberarmi solo con l'indipendenza totale. Più il fatto che ci sono comunque un paio di spese grosse legate al violino di cui dovrò farmi carico.

    In realtà, più che della famiglia, parlavo del giudizio delle persone in generale.
    Conoscere una persona e presentarsi come Tizio che ha 25-30 anni, vive mantenuto dai genitori e non lavora ma coltiva la grande passione del trombone, può sollevare qualche perplessità.
    A 22 anni no perché sei considerato un neoventenne e in quanto tale hai tutta la vita davanti/ti devi divertire/devi scegliere che strada prendere, ma man mano che ti avvicinerai ai 30, se non avrai realizzato qualcosa di concreto che forgi una tua identità rendendoti una persona adattata e rispettabile, la scure del giudizio si abbatterà su di te. Serve un buon biglietto da visita.
    Un sacco di uomini che perdono il lavoro e non ne trovano uno nuovo dopo qualche mese sono automaticamente etichettati come fannulloni, lasciati dalle proprie compagne, ed esclusi dalla vita sociale. Considerati inutili. "Senza lavoro non c'è dignità", si dice.
    Finché si è giovani, o se si è donne, si viene "scusati", potendo condurre un'esistenza normale, senza essere emarginati in quanto non-lavoratori - rischiando l'attacco, la battutina, ogni qualvolta si conosca un nuovo essere umano.
    Non a caso, tra imprenditori falliti e disoccupati, i tassi di suicidio (per vergogna, perché uomini mancati in quanto il provvedere da soli a noi stessi, per i ruoli di genere della nostra società, ci definisce come uomini).

    Buona fortuna, comunque.
     
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    Dalle 9 alle 20? Non credo esista un CCNL che preveda orari del genere.

    Comunque niente, possiamo girarci attorno quanto vogliamo ma il punto è che hai avuto culo nel trovare un lavoro nonostante un CV nullo, quindi non accettarlo sarebbe da fessi. Seconda cosa, il violino, se fossi stato talmente bravo da viverci lavorando come violinista, a quest'ora già saresti un violinista. Ti resterà come hobby, è già qualcosa.
    Altrimenti se proprio vuoi fare quello e solo quello nella vita puoi provare a fare l'artista di strada.
     
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    CITAZIONE (»Manuel @ 11/6/2019, 10:42) 
    Seconda cosa, il violino, se fossi stato talmente bravo da viverci lavorando come violinista, a quest'ora già saresti un violinista. Ti resterà come hobby, è già qualcosa.
    Altrimenti se proprio vuoi fare quello e solo quello nella vita puoi provare a fare l'artista di strada.

    Il problema non è la bravura, il problema è che non riesce ad esercitarsi e studiare come vorrebbe a causa prima di vicini insofferenti e poi della famiglia che continua a mettergli i bastoni fra le ruote qualsiasi cosa faccia. L'indipendenza economica gli servirebbe anche per questo: prima se ne va di casa, prima può dedicarsi agli studi del violino e della musica come dice lui. Però ovviamente sacrificare in toto tutto il proprio tempo renderebbe il tutto inutile, secondo questa ottica, quindi boh.

    Detto questo Lev, se riuscissi a trovare un compromesso che ti permetterebbe di non abbandonare il violino potresti anche iniziare a mettere qualcosa da parte e poi magari cambiare lavoro/posto di lavoro quando sarà il momento di andare a vivere da solo per i fatti tuoi. Forse è solo wishful thinking, ma altrimenti non saprei che dirti. ><
     
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    O, molto più semplicemente, studio da un anno appena ed è ancora presto per valutare il mio potenziale professionistico (il mio maestro crede molto in me, però). :pac:
    Chiaro, difficile che io arrivi a vivere di questo, soprattutto perché dovrei introdurmi in un modo ultra-competitivo, ed ormai penso sia chiaro a tutti cosa penso di ambienti del genere; però, sono anche uno di quei viziati che sfortunatamente non riescono a trovare soddisfazione nella sola sopravvivenza, e rinunciare al violino comporterebbe un colpo non trascurabile a quella vaghissima nozione di identità che sono riuscito ad imbastirmi. Non solo: uno studente di violino basta che smetta di esercitarsi per tre giorni e vedrà i propri muscoli tornare all'assetto pre-studio, perdendo anche settimane di lavoro. Figuriamoci se mi fermassi a tempo indeterminato: avrei sprecato un anno di impegno, ed avrei gettato nel vuoto tutti i soldi messi da parte con pazienza e rinunce durante la mia adolescenza. Difficile chiedermi di mandare tutto all'aria.

    CITAZIONE
    Dalle 9 alle 20? Non credo esista un CCNL che preveda orari del genere.

    C'è la pausa pranzo fra le 13 e le 15.30, ma mi è stato detto che si usa praticamente sempre per riunioni con i colleghi della filiale, quindi dovrei comunque rimanere lì.

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    CITAZIONE
    O magari, l'indipendenza non esiste.
    Come quando alle elezioni si è chiamati a scegliere un leader tra quelli scelti precedentemente da qualcun altro, anche nella vita potremmo dover scegliere di dipendere da chi o da che cosa sia maggiormente sopportabile per noi. Ma la sto buttando troppo sul filosofico.

    Per carità, siamo sempre legati a qualche catena, e non credo neanche che possiamo veramente sceglierci quale/i. Il mio è più un discorso di conditio sine qua non, che è esattamente quel che verrebbe meno se io decidessi di imboccare certe strade: sfortunatamente per me, sono disposto a mettere da parte "solo" quasi tutto, anche perché, in realtà, per studiare musica ho già praticamente rinunciato a tutto il resto.

    CITAZIONE
    In realtà, più che della famiglia, parlavo del giudizio delle persone in generale.
    Conoscere una persona e presentarsi come Tizio che ha 25-30 anni, vive mantenuto dai genitori e non lavora ma coltiva la grande passione del trombone, può sollevare qualche perplessità.
    A 22 anni no perché sei considerato un neoventenne e in quanto tale hai tutta la vita davanti/ti devi divertire/devi scegliere che strada prendere, ma man mano che ti avvicinerai ai 30, se non avrai realizzato qualcosa di concreto che forgi una tua identità rendendoti una persona adattata e rispettabile, la scure del giudizio si abbatterà su di te. Serve un buon biglietto da visita.

    Di questo mi importa relativamente: giudizi e pregiudizi sono una cosa naturale ed inevitabile, qualunque sia la tua condizione: potrai anche essere l'emblema della rispettabilità convenzionalmente intesa, ma ci sarà comunque qualcuno che ti sottoporrà implacabilmente al proprio giudizio, magari senza neanche sapere niente di te e nella limpidissima consapevolezza che non ci si dovrebbe porre così nei confronti di nessuno (io lo faccio spessissimo).
    Questo perché con ogni critica si attua un meccanismo di auto-validazione ed auto-definizione, l'edificazione di un piccolo piedistallo da cui poter dire "Almeno io non sono così"; viceversa, identificarsi con se stessi, restare stabili, spesso implica necessariamente numerose forme di nettissimo rifiuto: il punto è che le critiche ed il disprezzo (così come gli apprezzamenti e l'affetto) non riguardano mai il destinatario, ma sempre e solo il mittente.
    Quindi, anche se è impossibile non dare peso alla percezione che gli altri hanno di noi, è inutile arrovellarsi troppo al riguardo: è una dinamica irrisolvibile, ed esisteranno sempre innumerevoli angolazioni dalle quali appariremo come persone disprezzabili e patetiche.

    Edited by Lev ~ - 12/6/2019, 03:11
     
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    Lev non ti sarò mai abbastanza grato, perché questo tuo ultimo post, ha spezzato le catene che mi legavano a questo forum... peccato, forse se fossi rimasto a leggere il MEGA PIPPONE DEL SECOLO che farà kusari sarei riuscito a raggiungere direttamente l’eden.

    Buona fortuna a tutti noi
     
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    CITAZIONE (UtenteKHF @ 12/6/2019, 00:13) 
    Lev non ti sarò mai abbastanza grato, perché questo tuo ultimo post, ha spezzato le catene che mi legavano a questo forum... peccato, forse se fossi rimasto a leggere il MEGA PIPPONE DEL SECOLO che farà kusari sarei riuscito a raggiungere direttamente l’eden.

    Buona fortuna a tutti noi

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    CITAZIONE (Lev ~ @ 11/6/2019, 23:37) 
    Di questo mi importa relativamente: giudizi e pregiudizi sono una cosa naturale ed inevitabile, qualunque sia la tua condizione: potrai anche essere l'emblema della rispettabilità convenzionalmente intesa, ma ci sarà comunque qualcuno che ti sottoporrà implacabilmente al proprio giudizio, magari senza neanche sapere niente di te e nella limpidissima consapevolezza che non ci si dovrebbe porre così nei confronti di nessuno (io lo faccio spessissimo).
    Questo perché con ogni critica si attua un meccanismo di auto-validazione ed auto-definizione, l'edificazione di un piccolo piedistallo da cui poter dire "Almeno io non sono così"; viceversa, identificarsi con se stessi, restare stabili, spesso implica necessariamente numerose forme di nettissimo rifiuto: il punto è che le critiche ed il disprezzo (così come gli apprezzamenti e l'affetto) non riguardano mai il destinatario, ma sempre e solo il mittente.
    Quindi, anche se è impossibile non dare peso alla percezione che gli altri hanno di noi, è inutile arrovellarsi troppo al riguardo: è una dinamica irrisolvibile, ed esisteranno sempre innumerevoli angolazioni dalle quali appariremo come persone disprezzabili e patetiche.

    Temo di no: un conto è trovarsi un frustrato con pregiudizi contro di te perché suoni l'arpa (chi se ne frega?), ovvero un tizio random, isolato, che può odiare quanto vuole chi suona l'arpa, ma che non ha alcun peso nella società e anzi, se ti dà addosso è lui a fare la figura del disadattato.
    Tutt'altra cosa è disprezzare ed emarginare una categoria come quella dei fannulloni/bamboccioni (veri o presunti): in questo caso il persecutore ha l'appoggio della società, è rappresentante del pensiero comune e non può essere ignorato.
    Entra in gioco la stigmatizzazione. Sei marchiato come diverso, difettoso, ignorato, nessuno ti dà retta e vieni utilizzato come capro espiatorio per ogni cosa; se a qualcuno sparisce il telefono, tutti sospetteranno l'abbia rubato tu, anzi ne saranno quasi certi.
    Quando sei vittima di bullismo, non ti è d'aiuto sapere che anche Tizio ha qualche genere di avversione rispetto a Ciccio.

    Volente o nolente dovrai fare i conti con l'ambiente sociale nel quale sarai immerso; le persone ti rideranno dietro e davanti, ti ignoreranno, ignoreranno quel che di buono e giusto dirai e farai per sottolineare ogni minimo passo falso e farlo pesare come un macigno:

    CITAZIONE (»Manuel @ 5/6/2019, 19:55) 
    E se te lo dice una persona che non ha mai lavorato in vita suoi, puoi crederci.

    +

    CITAZIONE (Pausa tisana regolarizzante @ 5/6/2019, 22:18) 
    Rotolo

    Queste sono le sole interazioni, i soli contatti umani che avrai nella forma di soggetto stigmatizzato.
    E saranno tante, tutti i giorni, virtualmente da ogni persona.
    Se qualcuno ti farebbe un trattamento simile perché suoni il violino alla lunga ti chiuderesti a suonarlo nello scantinato, o lasceresti perdere il violino.
    Tuttavia, suonare uno strumento musicale di per sé non è stigmatizzante al contrario del non avere un lavoro e non mantenersi per conto proprio dopo una certa età: casomai lo sarà come aggravante, se a 30 anni sarai ancora a non lavorare perché vuoi prendere lezioni di violino.

    Non curarsi del prossimo e pensare alla propria vita non funziona, se una vita non te la fanno avere.
    Il resto è teoria.

    Edited by Kusarite - 8/10/2019, 08:56
     
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    Mi sono perso un po' di messaggi; perdona la mia pigrizia, cos'hai tentato?
     
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    CITAZIONE (.Fosco @ 18/6/2019, 23:49) 
    Mi sono perso un po' di messaggi; perdona la mia pigrizia, cos'hai tentato?

    Un colloquio per un'agenzia immobiliare.
     
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    Ed i concorsi che concorsi sono?
     
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    CITAZIONE (.Fosco @ 21/6/2019, 21:34) 
    Ed i concorsi che concorsi sono?

    Varie posizioni statali. Se dovessi superare le pre-selezioni, sceglierei il profilo da aiuto bibliotecario.
     
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