Kingdom Hearts: A New Beginning

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  1. Airk.
     
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    - Chapter II: Un nuovo pericolo -

    Un breve risata e il misterioso individuo saltò giù dalla sporgenza di roccia sulla quale era comparso improvvisamente. Atterrò piegando entrambe le gambe, leggermente divaricate, e si rialzò lentamente, per ritornare a fissare i tre amici sulla spiaggia. Era alto, persino più di Riku, ma solo di qualche centimetro, e a prima vista sembrava un tipo piuttosto atletico.
    Qualcosa non tornava. Un soprabito nero, un cappuccio che celava le fattezze del volto. Sora sembrava ormai sicuro.
    "L'Organizzazione!" disse guardando in malomodo il tizio vestito di nero.
    Riku si voltò verso l'amico, con aria confusa e perplessa, e guardò anche lui in direzione del nuovo giunto.
    "No. Non può essere" mormorò a sé stesso.
    "E infatti non lo è" si intromise l'altro. Cominciò ad avanzare, con passo sicuro, verso Sora e gli altri.
    Tutti e tre rimasero fermi dov'erano. Non capivano. Come si poteva spiegare la presenza di costui? L'Organizzazione era stata eliminata, tutti e tredici i membri erano stati sconfitti.
    "Fermati" gli intimò Sora, vedendolo avvicinarsi.
    Il tale sembrò obbedire e interruppe l'avanzata.
    "Sennò?" chiese con arroganza "Che cosa mi farai? Mi attaccherai?"
    Sora sentì un improvviso fuoco ardere dentro di sé. Fulmineamente, allungò il braccio destro verso l'esterno e in una frazione di secondo un'intensa luce gli circondò la mano. Pochi attimi e comparve il keyblade.
    Il misterioso individuo si mise a ridere fragorosamente.
    "Veramente sbalorditivo, ragazzo, veramente. I miei più vivi complimenti. Vorresti sconfiggere me, Axander il grande, con una chiave formato maxi?" domandò prendendosi beffe di Sora.
    Rise ancora per poco. Poi si fermò.
    "Certamente, 'grande' Alender!" rispose Sora, già pronto in posizione di guardia.
    Riku, intanto, si era avvicinato a Kairi e insieme si stavano allontanando dai due, continuando, però, a tenerli sott'occhio. Rimasero ad una distanza di sicurezza, avendo già intuito che la situazione stava degenerando.
    "Come mi hai chiamato?" domandò alterato Axander "Nessuno, dico, nessuno può permettersi di storpiare il mio nome. Tantomeno un mocciosetto come te!" puntando un dito verso il ragazzo.
    Sora non attese oltre. Stava già correndo contro l'avversario. A poca distanza da lui, saltò, impugnando il keyblade con entrambe le mani e alzandolo sopra la testa. Ritornò a terra, con il fendente andato a vuoto. Axander era sparito.
    Sora si guardò attorno velocemente, per capire dove avrebbe potuto nascondersi.
    "Sono qui" disse una voce alle sue spalle.
    In qualche modo era riuscito ad evitare il colpo, ritrovandosi a pochi metri alle spalle di Sora.
    Stavolta, tuttavia, non si fece attendere. Rimanendo in posizione eretta, impassibile di fronte alla presenza dell'eroe del keyblade, allungò a sua volta il braccio destro verso l'esterno, con tutta la calma possibile. Una fiammata partì verso l'alto, dal palmo della sua mano, allungandosi verso il basso. Una volta scomparsa, una grande alabarda apparve in mano ad Axander. Sembrava fatta interamente di argento, splendente sotto la luce del sole, dalla lama affilata e di una notevole portata.
    Assunse subito una posizione di guardia, divaricando le gambe, portando indietro il braccio armato e allungando in avanti quello sinistro.
    Sparì all'istante alla vista di Sora. Il ragazzo si guardò nuovamente attorno, in cerca dell'avversario.
    "Sora, dietro di te!" urlò Riku da lontano.
    Sora si voltò e con sua grande sorpresa si accorse che Axander era dietro di lui, la grande alabarda che si stava avvicinando a velocità impressionante.
    Fu colpito in pieno al fianco sinistro, ma per fortuna non dalla lama della terribile arma.
    Sbalzato all'indietro per il colpo, cadde di schiena sulla sabbia con un tonfo, a poco meno di due metri da dove si trovava.
    Axander rimase in piedi lì dov'era e la sua arma era già scomparsa. Non disse niente. Con entrambe le mani si calò il cappuccio sulle spalle, mostrando il suo volto. Capelli biondi piuttosto lunghi, un acconciatura simile a quella di Sora, occhi azzurri e un'espressione fredda. Come se nulla fosse, estrasse da sotto il soprabito nero uno strano cappello, qualcosa di simile ad un cilindro, per grandezza, ma di aspetto più vicino ad un normale berretto. Gli donava, nonostante fosse un copricapo abbastanza bizzarro. Se lo sistemò sul capo, avvicinandosi a Sora, ancora disteso sulla sabbia.
    Si fermò vicino a lui, osservandolo dall'alto verso il basso, scuotendo la testa e ridacchiando.
    "Ma dimmi te cosa mi tocca fare per poter parlare con calma. Un vero peccato che questo piccolo angolo di paradiso" allargando le braccia "debba vedere sì tanta violenza, non credi?" domandò infine sorridendo.
    Sora si tirò su, sorreggendosi con i gomiti ed osservando il suo avversario.
    "Chi sei realmente tu?"
    "Era da un pezzo che attendevo questa domanda, Sora" tendendo poi la mano allo sconfitto e aiutandolo a rialzarsi.
    Vedendo di nuovo in piedi il loro amico, Riku e Kairi si avvicinarono nuovamente, correndo.
    "Stai bene?" chiese preoccupata la ragazza.
    "Sì, tutto a posto" risollevandosi aiutato da Axander.
    "Bene allora" osservando il cielo "Vedo che la sera non tarda a venire qui da voi" commentò annuendo.

    Cinque pietre, disposte in cerchio. Al centro vi era una grossa lastra di pietra, apparentemente senza un'utilità. Il silenzio più assoluto circondava lo Scoglio delle Rune. Una fitta foschia aggiungeva quel toco di mistero in più al luogo, rendendolo tetro e desolato come solo una tomba potrebbe esserlo.
    Un rumore di passi. Passi lenti, fiacchi, pesanti. Risuonavano nell'aria. Qualcuno si stava facendo largo in mezzo alla foschia che lentamente, quasi volesse cedere il passo al nuovo giunto, si stava diradando. I passi si fermarono. Tutto ripiombò di nuovo nel silenzio.
    Una figura enorme, alta sicuramente più di due metri, era arrivata alla lastra di pietra. Sulla sua schiena la sagoma di una grossa ascia bipenne. Con il ritorno della visibilità, costui non fece troppo sforzo a riconoscere altre due figure nel medesimo luogo, ferme ed impassibili, ad attendere il suo arrivo.
    "Ed infine il quinto giunse" proferì uno dei due avventori.
    L'altro rimase in silenzio, ad ascoltare e pazientare.
    "Il quinto giunse, sì. Ma due di noi mancano all'appello, fratello mio. Perchè ciò? Sei per caso portatore di cattive notizie?" parlò l'uomo dall'imponente mole.
    Nessuno rispose alla sua domanda e tutto taque nuovamente. Poi, però, una quarta voce fece irruzione nel discorso.
    "Non lui. Io porto a voi l'annuncio" inziò "Che il traditore ha fatto la sua scelta. Non intende riunirsi a noi"
    Un lieve mormorio tra gli altri tre si diffuse.
    "Questa sua scelta ci disonora" commentò l'unico che fino a quel momento non aveva aperto bocca "Ma presto verrà il suo momento, fratelli, non temete. Io dico che il creato ha atteso troppo a lungo il nostro ritorno. E anche noi abbiamo atteso più del dovuto"
    "Pazienta" disse l'ultimo arrivato. Di statura era il più basso, molto meno imponente rispetto alle altre figure, ma qualcosa in lui lo rendeva più potente degli altri e la sua autorità non veniva messa in dubbio da nessuno.
    "Pazienta ancora. Sono venuto a conoscenza di avvenimenti da noi inattesi. Qualcuno prima di noi ha già cercato di mettere in atto i suoi piani e ha fallito"
    I tre si misero a ridere.
    "La concorrenza è sparita giusto in tempo" commentò ridendo uno di essi.
    Il 'gigante' e l'individuo silenzioso non aggiunsero altro.
    "Sì, si potrebbe dire così. Fratelli miei, troppo a lungo siamo rimasti esiliati. Troppo a lungo abbiamo lasciato la strada sgombra ad altri. Il nostro momento è giunto."
    La foschia intanto si era completamente diradata. Quattro figure vestite di nero ed incappucciate erano riunite attorno alla runa principale. A vederle, qualcuno avrebbe potuto averle scambiate anche per vecchie conoscenze. Ma non era così.
    Il 'capo' si voltò verso una delle rune, con sguardo cupo. La osservò, con risentimento, odio, rabbia, ma al contempo paura, confusione. Tristezza.
    Un suo breve cenno col capo e uno dopo l'altro, i misteriosi individui svanirono nel nulla.

    -[.:Fine Capitolo II:.]-
     
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