Kingdom Hearts: A New Beginning

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    Salve a tutti. Ho intenzione di postare qui una mia fan fiction (che brutto nome, fiction mi da l'idea di telefilm) di Kingdom Hearts interamente inventato da me, tutto uscito dalla mia fantasia. Ogni riferimento a persone e/o avvenimenti reali è puramente casuale.
    Premetto che penso a questa storia da oltre settembre del 2006 e sto cercando sempre maggiori spunti per migliorarla.
    Pertanto inizierò a postare dal Prologo e se qualcuno ha voglia di leggere, ben venga, i vostri giudizi mi saranno molto utili (oh, non siate troppo severi che poi piango ç__ç) XD

    - Prologo -

    "Molte sono le leggende che gli uomini si trasmettono di generazione in generazione. Una in particolare mi ha sempre affascinato" disse parlando lentamente il vecchio.
    Una piccola folla si era radunata tutt'attorno a lui per ascoltare l'ennesimo suo racconto.
    "Quello che vi sto per raccontare risale a millenni e millenni fa, risalendo all'origine del tutto."
    Alle sue parole un leggero vociare si diffuse tra gli astanti, incuriositi dalle sue parole. Poco lontano vi era un ragazzo. Sembrava un ragazzo normale, occhiali che gli donavano un'aria da intellettuale, una giacchetta rossa, jeans piuttosto larghi, scarpe da ginnastica... E un berretto. Uno di quei berretti di lana, senza visiera, nero con un piccolo stemma ricamato all'altezza della fronte del ragazzo.
    Osservava, silenziosamente. Non gli interessava ascoltare quella stupida storiella da quattro soldi. Aveva cose più importanti da fare. Molto più importanti. Quindi, con le mani in tasca, si allontanò per la via principale, scomparendo in mezzo alla gente che affollava il mercato.

    Passò il pomeriggio e ci si avviava verso sera. Il cielo cominciava ad oscurarsi, fitte nubi promettenti pioggia coprirono lentamente la volta stellata. La piazza della cittadina lentamente cominciò ad oscurarsi, illuminata solo dalla debole luce dei lampioni. Tutt'a un tratto iniziò a piovere, prima qualche goccia, per poi trasformarsi in un acquazzone bello e buono.
    Una sagoma apparve da una via e, con passo felpato, si diresse verso il centro della piazza. Uno strano tipo con indosso un'armatura ben lavorata e ricca di dettagli e, ovviamente, una spada al suo fianco. Una mantellina con un cappuccio lo teneva al riparo dalla pioggia.
    L'uomo, apparentemente giovane in volto si fermò al centro della piazza, osservandosi brevemente attorno.
    "E' in ritardo" pensò tra sé.
    Pochi secondi passarono e qualcuno apparve da ovest. La pioggia oscurava la sua figura, la rendeva poco visibile ad occhio umano. Si avvicinò sempre di più e, a pochi metri dal presunto guerriero, si fermò.
    "Aspettavi me?" domandò il nuovo giunto.
    Il guerriero si voltò, con un ghigno dipinto sul volto.
    "Certamente caro il mio..." rispose, quando un boato tremendo si udì in lontananza. Il solito temporale.
    "Mi fa piacere che tu ti sia ricordato di me" replicò l'altro, senza un sorriso dipinto sul volto. La luce di uno dei lampioni gli illuminò leggermente il volto. Era il giovane dalla giacca rossa.
    "Non ho ancora capito perchè mi volevi incontrare" disse il guerriero.
    Il giovane, senza aggiungere altro, scostò di lato la giacca, scoprendo così i foderi di due pistole, revolver dall'aspetto futuristico, poco sopra la cintura. La mano destra andò velocemente ad afferrare l'arma nell'apposito fodero e venne estratta.
    "Per debellarti" rispose.
    Subito il ghigno sparì dal volto dell'uomo che andò ad impugnare velocemente la spada con la diritta e, senza attendere oltre, si gettò con uno scatto sul giovane con un letale fendente. Il colpo sembrava andato a segno, aveva tagliato di netto la figura del giovane. Ma non era altri che un ologramma.
    "Che diavoleria è mai questa?" urlò il guerriero, in preda ad una forte ira.
    Il giovane era alle sue spalle, a poco meno di un metro, la pistola puntata verso la testa del guerriero.
    "La tua stoltezza non ti porterà da nessuna parte..."
    Il guerriero di girò di scatto, tentando di colpire il ragazzo al fianco, ma la spada trapassò soltanto un altro ologramma.
    "... da nessuna parte..." riecheggiava la voce.
    Ora il giovane si trovava a mezz'aria sopra l'uomo, sempre la pistola puntata alla sua testa, stavolta alla nuca. Il guerriero rispose con prontezza: puntando la lama verso l'alto cercò di infilzare l'avversario. Un altro ologramma.
    "... da nessuna parte..." continuava la voce.
    Ora il guerriero era circondato da ologrammi, che impugnavano entrambe le pistole verso la sua figura. Visibilmente disperato, impugnò la spada con entrambe le mani.
    "... da nessuna parte..."
    "BASTA!" urlò il guerriero.
    Un attimo di silenzio. Gli ologrammi sparirono e la voce sembrava svanita.
    "Addio"
    Un colpo, poi un altro e un altro ancora. Una raffica di proiettili trafisse l'uomo, inerme di fronte alla disfatta. Cadde a terra, con un gemito.
    Il ragazzo di avvicinò dunque a lui, prendendolo per il collo e sollevandolo, nonostante la sua mole fosse inferiore a quella del moribondo.
    "Parla ora, devi dirmelo" disse il giovane.
    "Dirti cosa?" domandò con un ghigno il guerriero, quasi volesse prendersi beffe per l'ultima volta del suo nemico.
    "Tu lo sai parla!"
    "...Eh...eh,eh... Ma cosa...?"
    "Dov'è? DOV'E'?"
    "C-cosa?"
    "Dov'è... Kingdom Hearts?"
    "Eh,eh... eh... Meno male... Che lo stolto... ero io..." disse per l'ultima volta il guerriero dissolvendosi in una nube oscura, senza lasciare traccia della sua morte.

    Einar rimase immobile, alzando lo sguardo al cielo e stringendo i pugni. La pioggia aveva smesso di scendere e le nubi si erano lentamente diradate, lasciando spazio alla luna piena.
    Così come era arrivato, il giovane Einar ritornò sui suoi passi, scomparendo ad ovest.

    -[.: Fine Prologo:.]-

    Edited by .:[Airknight]:. - 28/3/2007, 15:07
     
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  2. Nitrogooch
     
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    sai scrivere molto bne :))) e la lunghezza mi soddisfa, sisi!!! XD
    continua cosi vai forte!!!
     
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    Grazie mille per il complimento :lol:
    Adesso inzio il primo capitolo... Lo so, sarà un pò palloso, ma ogni buon racconto che si rispetti deve avere le parti noiose da contrapporre a quelle avviccenti. :sese:

    - Chapter I: Una famosa isola -

    Un anno. Dodici mesi. 365 giorni. Quello che volete. Era passato poco più di un anno da quella serie di avvenimenti che avevano scosso i violentemente i mondi. Era passato un anno dalla disfatta di Xemnas. Era passato un anno dall'ultima avventura che aveva visto Sora e i suoi amici combattere per l'ennesima volta contro la minaccia degli Heartless e dei Nessuno. Dell'Organizzazione XIII.

    "Sora! Ehi, Sora.."
    Gli occhi si aprirono lentamente, accompagnati da un leggero sbadiglio. Sora si mise a sedere, stiracchiandosi. Era già qualche ora che stava dormendo, comodamente sdraiato sulla spiaggia, cullato dalle onde del calmo mare a qualche metro di distanza. Ancora un pò intontito si guardò attorno in cerca della voce che lo aveva svegliato.
    "Finalmente dormiglione! E' da un pò che ti cerco!" disse una voce femminile alle sue spalle.
    Sora si alzò, sbadigliando per l'ultima volta. Quindi si volse verso l'amica, sorridendo.
    "Ciao Kairi" la salutò semplicemente, mentre si massaggiava il collo.
    La ragazza sorrise a sua volta.
    "Riku e gli altri ti stavano cercando, ma non avendoti trovato hanno deciso di andare in giro da soli" disse Kairi.
    Sora rimase un pò peplesso. Poi sospirò.
    "E' già la quarta volta che lo fanno, se ne vanno senza dirmi nulla. Eppure lo sanno che vengo qui" disse Sora sbuffando, con le mani ai fianchi.
    Kairi si mise a ridere, era particolarmente allegra quel giorno.
    "Non ci trovo niente da ridere" replicò Sora, fingendosi offeso, ma anch'egli non riusciva a trattenere le risate.
    Rimasero poi per qualche attimo in silenzio, osservandosi. Infine Sora si voltò verso il mare, guardando dritto d'inanzi a sé, verso l'orizzonte.
    "Che cosa stai guardando Sora?" chiese la ragazza avvicinandosi e affiancandosi a lui, prima fissandolo per poi volgere a sua volta lo sguardo verso il mare.
    "Stavo pensando" rispose Sora.
    "A cosa?"
    "Ci penso tutti i giorni. Vedi, tornando sull'isola, più di un anno fa, mi sentivo felice. Ero felice di tornare finalmente a casa, di reincontrare i miei amici, di poter stare tranquillo su quest'isola assieme a te, Riku e gli altri, per sempre. Ma ora" sospirò.
    Kairi lo fissò negli occhi, quasi come sapesse cosa stesse provando il suo migliore amico.
    "Ti mancano" disse piano.
    "Sì. Paperino, Pippo, il Re. Quasi sento nostalgia di tutte le avventure che abbiamo passato" ammise, con un mezzo sorriso.
    "Non vedo perchè tu debba rattristarti così" aggiunse l'amica "In cuor mio sono sicura che un giorno li reincontreremo e che magari"
    Una fortissima scossa di terremoto interruppe le sue parole. Perse l'equilibrio, cadendo addosso a Sora che a sua volta si ritrovò per terra. Si alzarono poi lentamente, guardandosi attorno preoccupati.
    "Che cos'è stato?" chiese Kairi.
    "Non lo so" rispose Sora.
    Ad un certo punto udirono un rumore di passi alle loro spalle, che si avvicinavano velocemente. Si voltarono e videro un ragazzo correre nella loro direzione.
    "Sora, Kairi" urlava il ragazzo.
    "Riku" disse Sora.
    Arrivato dai suoi amici, Riku si fermò, con il fiatone.
    "Avete sentito anche voi? La terra che tremava..."
    "Sì, ma che cosa può essere stato?" domandò Kairi.
    Riku si voltò, dando le spalle ai due, e, senza dire una parola, indicò il mare.
    In mezzo alle sconfinate acque stava accadendo qualcosa. Grigi nuvoloni si stavano ammassando in lontananza. Fulmini e lampi accompagnavano la tempesta che si stava formando.
    "E quello... che cos'è?" domandò Sora, l'aria visibilmente preoccupata.
    Riku aprì la bocca per parlare, ma non fu abbastanza veloce a rispondere che subito tutto cessò, con un tremendo boato in sottofondo. Il mare, che si era improvvisamente agitato, ritornò in pochi istanti calmo e pacifico.
    "... Non ne ho la più pallida idea" concluse Riku.
    "Allora è un bene che ci sia qui io" disse una voce alle loro spalle.
    Tutti e tre si voltarono. Dietro di loro apparve una figura incappucciata, con indosso un soprabito nero.
    Con le braccia incrociate li fissava, immobile come una statua.

    -[.:Fine Capitolo I:.]-
     
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  4. ~Okami
     
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    Molto bella :sisi:
     
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    Grazie ^^

    - Chapter II: Un nuovo pericolo -

    Un breve risata e il misterioso individuo saltò giù dalla sporgenza di roccia sulla quale era comparso improvvisamente. Atterrò piegando entrambe le gambe, leggermente divaricate, e si rialzò lentamente, per ritornare a fissare i tre amici sulla spiaggia. Era alto, persino più di Riku, ma solo di qualche centimetro, e a prima vista sembrava un tipo piuttosto atletico.
    Qualcosa non tornava. Un soprabito nero, un cappuccio che celava le fattezze del volto. Sora sembrava ormai sicuro.
    "L'Organizzazione!" disse guardando in malomodo il tizio vestito di nero.
    Riku si voltò verso l'amico, con aria confusa e perplessa, e guardò anche lui in direzione del nuovo giunto.
    "No. Non può essere" mormorò a sé stesso.
    "E infatti non lo è" si intromise l'altro. Cominciò ad avanzare, con passo sicuro, verso Sora e gli altri.
    Tutti e tre rimasero fermi dov'erano. Non capivano. Come si poteva spiegare la presenza di costui? L'Organizzazione era stata eliminata, tutti e tredici i membri erano stati sconfitti.
    "Fermati" gli intimò Sora, vedendolo avvicinarsi.
    Il tale sembrò obbedire e interruppe l'avanzata.
    "Sennò?" chiese con arroganza "Che cosa mi farai? Mi attaccherai?"
    Sora sentì un improvviso fuoco ardere dentro di sé. Fulmineamente, allungò il braccio destro verso l'esterno e in una frazione di secondo un'intensa luce gli circondò la mano. Pochi attimi e comparve il keyblade.
    Il misterioso individuo si mise a ridere fragorosamente.
    "Veramente sbalorditivo, ragazzo, veramente. I miei più vivi complimenti. Vorresti sconfiggere me, Axander il grande, con una chiave formato maxi?" domandò prendendosi beffe di Sora.
    Rise ancora per poco. Poi si fermò.
    "Certamente, 'grande' Alender!" rispose Sora, già pronto in posizione di guardia.
    Riku, intanto, si era avvicinato a Kairi e insieme si stavano allontanando dai due, continuando, però, a tenerli sott'occhio. Rimasero ad una distanza di sicurezza, avendo già intuito che la situazione stava degenerando.
    "Come mi hai chiamato?" domandò alterato Axander "Nessuno, dico, nessuno può permettersi di storpiare il mio nome. Tantomeno un mocciosetto come te!" puntando un dito verso il ragazzo.
    Sora non attese oltre. Stava già correndo contro l'avversario. A poca distanza da lui, saltò, impugnando il keyblade con entrambe le mani e alzandolo sopra la testa. Ritornò a terra, con il fendente andato a vuoto. Axander era sparito.
    Sora si guardò attorno velocemente, per capire dove avrebbe potuto nascondersi.
    "Sono qui" disse una voce alle sue spalle.
    In qualche modo era riuscito ad evitare il colpo, ritrovandosi a pochi metri alle spalle di Sora.
    Stavolta, tuttavia, non si fece attendere. Rimanendo in posizione eretta, impassibile di fronte alla presenza dell'eroe del keyblade, allungò a sua volta il braccio destro verso l'esterno, con tutta la calma possibile. Una fiammata partì verso l'alto, dal palmo della sua mano, allungandosi verso il basso. Una volta scomparsa, una grande alabarda apparve in mano ad Axander. Sembrava fatta interamente di argento, splendente sotto la luce del sole, dalla lama affilata e di una notevole portata.
    Assunse subito una posizione di guardia, divaricando le gambe, portando indietro il braccio armato e allungando in avanti quello sinistro.
    Sparì all'istante alla vista di Sora. Il ragazzo si guardò nuovamente attorno, in cerca dell'avversario.
    "Sora, dietro di te!" urlò Riku da lontano.
    Sora si voltò e con sua grande sorpresa si accorse che Axander era dietro di lui, la grande alabarda che si stava avvicinando a velocità impressionante.
    Fu colpito in pieno al fianco sinistro, ma per fortuna non dalla lama della terribile arma.
    Sbalzato all'indietro per il colpo, cadde di schiena sulla sabbia con un tonfo, a poco meno di due metri da dove si trovava.
    Axander rimase in piedi lì dov'era e la sua arma era già scomparsa. Non disse niente. Con entrambe le mani si calò il cappuccio sulle spalle, mostrando il suo volto. Capelli biondi piuttosto lunghi, un acconciatura simile a quella di Sora, occhi azzurri e un'espressione fredda. Come se nulla fosse, estrasse da sotto il soprabito nero uno strano cappello, qualcosa di simile ad un cilindro, per grandezza, ma di aspetto più vicino ad un normale berretto. Gli donava, nonostante fosse un copricapo abbastanza bizzarro. Se lo sistemò sul capo, avvicinandosi a Sora, ancora disteso sulla sabbia.
    Si fermò vicino a lui, osservandolo dall'alto verso il basso, scuotendo la testa e ridacchiando.
    "Ma dimmi te cosa mi tocca fare per poter parlare con calma. Un vero peccato che questo piccolo angolo di paradiso" allargando le braccia "debba vedere sì tanta violenza, non credi?" domandò infine sorridendo.
    Sora si tirò su, sorreggendosi con i gomiti ed osservando il suo avversario.
    "Chi sei realmente tu?"
    "Era da un pezzo che attendevo questa domanda, Sora" tendendo poi la mano allo sconfitto e aiutandolo a rialzarsi.
    Vedendo di nuovo in piedi il loro amico, Riku e Kairi si avvicinarono nuovamente, correndo.
    "Stai bene?" chiese preoccupata la ragazza.
    "Sì, tutto a posto" risollevandosi aiutato da Axander.
    "Bene allora" osservando il cielo "Vedo che la sera non tarda a venire qui da voi" commentò annuendo.

    Cinque pietre, disposte in cerchio. Al centro vi era una grossa lastra di pietra, apparentemente senza un'utilità. Il silenzio più assoluto circondava lo Scoglio delle Rune. Una fitta foschia aggiungeva quel toco di mistero in più al luogo, rendendolo tetro e desolato come solo una tomba potrebbe esserlo.
    Un rumore di passi. Passi lenti, fiacchi, pesanti. Risuonavano nell'aria. Qualcuno si stava facendo largo in mezzo alla foschia che lentamente, quasi volesse cedere il passo al nuovo giunto, si stava diradando. I passi si fermarono. Tutto ripiombò di nuovo nel silenzio.
    Una figura enorme, alta sicuramente più di due metri, era arrivata alla lastra di pietra. Sulla sua schiena la sagoma di una grossa ascia bipenne. Con il ritorno della visibilità, costui non fece troppo sforzo a riconoscere altre due figure nel medesimo luogo, ferme ed impassibili, ad attendere il suo arrivo.
    "Ed infine il quinto giunse" proferì uno dei due avventori.
    L'altro rimase in silenzio, ad ascoltare e pazientare.
    "Il quinto giunse, sì. Ma due di noi mancano all'appello, fratello mio. Perchè ciò? Sei per caso portatore di cattive notizie?" parlò l'uomo dall'imponente mole.
    Nessuno rispose alla sua domanda e tutto taque nuovamente. Poi, però, una quarta voce fece irruzione nel discorso.
    "Non lui. Io porto a voi l'annuncio" inziò "Che il traditore ha fatto la sua scelta. Non intende riunirsi a noi"
    Un lieve mormorio tra gli altri tre si diffuse.
    "Questa sua scelta ci disonora" commentò l'unico che fino a quel momento non aveva aperto bocca "Ma presto verrà il suo momento, fratelli, non temete. Io dico che il creato ha atteso troppo a lungo il nostro ritorno. E anche noi abbiamo atteso più del dovuto"
    "Pazienta" disse l'ultimo arrivato. Di statura era il più basso, molto meno imponente rispetto alle altre figure, ma qualcosa in lui lo rendeva più potente degli altri e la sua autorità non veniva messa in dubbio da nessuno.
    "Pazienta ancora. Sono venuto a conoscenza di avvenimenti da noi inattesi. Qualcuno prima di noi ha già cercato di mettere in atto i suoi piani e ha fallito"
    I tre si misero a ridere.
    "La concorrenza è sparita giusto in tempo" commentò ridendo uno di essi.
    Il 'gigante' e l'individuo silenzioso non aggiunsero altro.
    "Sì, si potrebbe dire così. Fratelli miei, troppo a lungo siamo rimasti esiliati. Troppo a lungo abbiamo lasciato la strada sgombra ad altri. Il nostro momento è giunto."
    La foschia intanto si era completamente diradata. Quattro figure vestite di nero ed incappucciate erano riunite attorno alla runa principale. A vederle, qualcuno avrebbe potuto averle scambiate anche per vecchie conoscenze. Ma non era così.
    Il 'capo' si voltò verso una delle rune, con sguardo cupo. La osservò, con risentimento, odio, rabbia, ma al contempo paura, confusione. Tristezza.
    Un suo breve cenno col capo e uno dopo l'altro, i misteriosi individui svanirono nel nulla.

    -[.:Fine Capitolo II:.]-
     
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  6. riku_20_
     
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    belli tutti i capitoli,complimenti...mi piace continua così...
     
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    Grazie mille. Ora sto pensando a come far evolvere la situazione e credo che domani continuerò a scrivere il prossimo capitolo.
     
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    - Chapter III: Misteri (ir)risolti -

    Ormai la sera era calata e tutto era caduto nel silenzio della notte. Un magnifico cielo stellato, immenso e spettacolare era visibile sopra l'isola.
    Sulla spiaggia, un allegro fuocherello scoppiettava, rompendo di tanto in tanto la quiete presente nei dintorni.
    "Non ci hai ancora risposto" esordì Riku.
    Axander alzò veloce lo sguardo sul ragazzo.
    "Sì, hai ragione. Perdona la mia maleducazione. Come avrete già intuito io mi chiamo Axander. Axander e... basta. Non ho un altro nome" rispose semplicemente.
    Tutti e quattro i nostri amici erano seduti su dei piccoli tronchi posizionati attorno al falò.
    "E da dove vieni?" continuò Riku.
    Sora e Kairi, intanto, ascoltavano attentamente il dialogo tra i due, senza interromperli e pronti ad esporre i loro dubbi qualora ne avessero avuto occasione.
    "Da dove vengo tu mi chiedi. Da una città abbastanza distante da qui"
    Alzò un dito verso la volta stellata.
    "Da un altro mondo. Vengo da una città chiamata 'Città di Mezzo'.La conoscete?"
    All'udire quelle parole Sora si alzò in piedi.
    "Dici sul serio? Vieni dalla Città di Mezzo?" domandò.
    "Non mi pare di aver parlato qualche strana lingua antica. Sì vengo da lì" rispose inarcando un sopraciglio.
    "E... com'è ora? Intendo, chi ci vive lì?" continuò a chiedere.
    "Ovviamente non so i nomi di tutti, ma ho qualche amico che risiede lì con me. Una volta so che era il principale luogo dove si ritrovava la gente che aveva dovuto lasciare il proprio mondo. Ora invece è una normalissima città" rispose Axander.
    Rimase un attimo in silenzio.
    "Da come me lo hai chiesto presumo tu ci si stato più di una volta"
    "Sì, infatti" rispose Sora, ricordandosi che lì aveva incontrato tutti i suoi amici.
    Riku osservò gli altri, quasi con rimprovero.
    "Sora, parleremo dopo di questo" disse rivolgendosi poi all'altro "Ora vogliamo sapere perchè sei qui e cosa vuoi da noi. E soprattutto cosa ne sai tu di quello che è successo questo pomeriggio. Intendo dire la tempesta che abbiamo visto tutti"
    Axander sorrise, quasi divertito.
    "Quante domande ragazzo. Sei molto curioso. E a volte la curiosità la si paga con un caro prezzo" aggiunse infine con espressione seria.
    Riku deglutì, quasi fosse intimorito dal misterioso personaggio e dalle sue parole. Non lo diede a vedere, non era da lui avere paura di qualcuno. Eppure era così.
    "E comunque" continuò "sono qui perchè ho bisogno di voi. Ho bisogno del vostro aiuto. Dell'aiuto del prescelto detentore del Keyblade" affermò spostando lo sguardo su Sora.
    Le fredde iridi mettevano soggezione a chiunque contraccambiasse lo sguardo di Axander. Anche Sora provò la stessa sensazione di Riku, riuscendo però a mascherarla con scarsi risultati.
    "Sinceramente mi aspettavo qualcosa di più, da tutto ciò che ho sentito in giro sulle tue imprese, Sora. A quanto pare c'è da lavorare parecchio" alzandosi e osservando i tre ragazzi.
    "Tre mesi" disse infine.
    Sora, Riku e Kairi, si guardarono con aria interrogativa.
    "Tre mesi per prepararvi. Questo non sarà un viaggio come gli altri, qualunque esso sia stato" disse con aria divertita Axander.
    "E allora, cosa mi rispondete?" cennando lievemente con il capo verso il mare "Quella tempesta ha segnato l'inizio. Prendere o lasciare. Fidarsi di me o andare incontro alla fine. A voi la scelta"
    concluse con aria solenne.
    Sora era titubante di fronte a tutto ciò, non sapeva cosa fare. Riku si alzò subito, con sguardo fiero e sereno in volto. Sorrise.
    "Io mi fido. Il mio cuore dice che devo fidarmi. E io accetto"
    Axander sorrise, abbassando il capo.
    "E voi due?"
    Kairi si alzò.
    "Anche il mio cuore seguirà quello di Riku"
    "E tu Sora?" chiese infine Axander. "Il tuo cuore cosa ti dice di fare?"
    Sora si alzò lentamente, tenendo il capo chino e osservando per terra. Una volta in piedi esitò qualche istante. Poi alzò lo sguardo verso gli altri. Stava sorridendo.
    "Accetto"
    Gli altri sorrisero.
    "Bene. Mi sembrate un pò fuori allenamento voi due nullafacenti" disse Axander osservando sia Riku che Sora, con le braccia incrociate "Domani inizieremo, mentre tu Kairi" voltandosi verso la ragazza, che ora si trovava alla sua sinistra "Potrai fare quello che vorrai" prendendole la mano e baciandogliela, come un vero gentiluomo.
    Kairi sorrise imbarazzata.
    Gli altri osservarono la scena con disapprovazione. Riku si girò infine verso Sora, con aria di sfida.
    "I mondi sembrerebbero di nuovo in pericolo. Sei pronto?"
    L'amico annuì.
    "Prontissimo"

    "E' tutto inutile" disse tirando un calcio ad un grosso blocco bianco, probabilmente di marmo, facendolo partire contro una catasta di altri blocchi.
    "Che cosa spera di trovare qui Ilfrien? Non c'è assolutamente niente!" sbottò con aria irritata una figura incappucciata.
    "Stai zitto e continua a cercare" rispose stizzita un'altra losca figura.
    Stava cercando sotto una catasta di blocchi bianchi, spezzati e dalle forme irregolari. Li sollevava come se niente fosse, data la gigantesca mole.
    I due stavano cercando qualcosa e nella ricerca avevano demolito un pò di cose.
    "La tua solita delicatezza Nathan" disse di rimando l'altro.
    "Qua non c'è niente, come in tutto questo castello decadente e malridotto" disse Nathan irato. Nella sua mano destra comparve un'enorme ascia bipenne che venne conficcata contro quella che sembrava un'altissima colonna bianca. Si formarono delle crepe e dopo pochi attimi, la struttura crollò su sé stessa, sfasciandosi all'impatto col suolo.
    Il più basso tra i due scosse la testa, alzando le spalle.
    "Dovremo accontentarci di quelle cartacce trovate all'ultimo piano" concluse.
    Nathan annuì, dopo essersi calmato.
    "Va bene, Grelwan. Torniamo da Ilfrien con ciò che abbiamo trovato, prima che quegli strani esseri bianchi tornino a darci fastidio"
    Grelwan rise.
    "Come vuoi" osservandosi attorno pensieroso "Certo che questa stanza è proprio strana. Non so spiegare il significato di questi tredici troni"
    "Saranno appartenuti a quelli stolti di cui ci ha parlato Ilfrien. Lascia perdere"
    Detto ciò, Nathan scomparve, avvolto dall'oscurità.
    Grelwan si guardò attorno un'ultima volta. Alzò poi la mano destra, schioccando le dita. Infine, con un ghigno, scomparve anch'egli.

    -[.:Fine Capitolo III:.]-
     
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    - Chapter IV: Tenebre dal passato -

    L'indomani mattina Sora e Riku si stavano già allenando con le loro due spade di legno, sulla spiaggia. Kairi se ne stava tranquilla a guardare, seduta sul pontile di legno che collegava l'isola maggiore ad un isolotto.
    "Forza Sora! Vai Riku!" incitava ogni tanto.
    Axander se ne stava in disparte, all'ombra di una palma, appoggiato con la schiena e con le braccia incrociate. Gli occhi erano chiusi e il capo leggermente chino. Li apriva di tanto in tanto per dare un'occhiata di due ragazzi, ma poi tornava a pensare ai fatti suoi.
    La giornata passava tranquilla, il cielo era sereno e il mare calmo. Una leggera brezza da nord sfiorò l'isola e subito le palme si mossero lentamente, accompagnate dallo stridio dei gabbiani.
    Nulla lasciava presagire che cosa sarebbe successo di lì a poco.

    "Glieli consegni tu?" domandò una voce.
    "Certo che no. Mettiamo il caso che non gli vadano bene e vada su tutte le furie?" rispose l'altro.
    Entrambi stavano salendo una scalinata. Tutto era oscurato e la luce filtrava solo attraverso gli alti mosaici che illuminavano a tratti gli innumerevoli gradini.
    I due giunsero ad un alto portone. Si fermarono ed esso si aprì automaticamente. Ne varcarono la soglia e, procedendo con passo felpato, attraversarono l'immenso salone, che al contrario della scalinata, sembrava brillare di una luce propria. Le pareti bianche ed alte erano interrotte a tratti da colonne alte all'incirca una decina di metri. La maestosità di quel palazzo, però, sembrava non colpire minimamente Grelwan e Nathan, che arrivati alla fine di esso, si fermarono nuovamente. Poco più avanti vi era una vasta balconata. Appoggiato al parapetto un ragazzo, con le mani dietro la schiena, stava osservando le nubi ammassarsi all'orizzonte.
    "Vi stavo aspettando" esordì con voce calma e profonda.
    I due allora si avvicinarono ulteriormente.
    "Avete notizie? Trovato qualcosa? Parlate" continuò il giovane, senza voltarsi.
    Dopo un attimo di esitazione, Grelwan estrasse da sotto la nera divisa un libro. Ma più che un libro sembrava un insieme di appunti.
    "Abbiamo trovato questo. Non sappiamo se possa esserti utile, ma comunque te lo abbiamo portato, Ilfrien" disse solenne Grelwan.
    Un piccola pausa e Ilfrien parlò nuovamente.
    "Non sapete se possa essermi utile, eh? Non lo avete letto?" domandò con tranquillità.
    All'orizzonte, intanto, si era scatenata una tempesta. Fulmini saettavano, provocando bagliori e tuoni di inaudita potenza.
    "Beh, ecco... No..." rispose incerto Grelwan "Volevamo lasciare a te l'onore di scoprire cosa ci sia scritto qui dentro" agitando il libro nella mano destra.
    "Hai sentito Albaran? Vogliono lasciarmi l'onore" disse ridendo il giovane.
    Una quarta figura apparve alle spalle dei due avventori, accompagnata da un'insolita aura nera, tipica a quella dei membri dell'Organizzazione.
    "Ho sentito" disse semplicemente.
    Ilfrien si voltò. Non era incappucciato. Un ragazzo, a vederlo così sui sedici-diciassette anni. Ma in realtà aveva ere intere alle sue spalle. Capelli biondi, leggermente arruffati. A causa della loro lunghezza erano raccolti in una coda di cavallo dietro la schiena. Portava due piccoli e tondeggianti occhiali neri che nascondevano in parte gli occhi di ghiaccio. Era di bell'aspetto, così come i suoi fratelli, e sorrideva di rado per avvenimenti gioiosi e allegri.
    Rimasero tutti, per l'ennesima volta, nel silenzio più totale.
    Ilfrien si avvicinò a Grelwan, prendendogli velocemente di mano il libro. Lo sfogliò dandogli un'occhiata superficiale.
    "Sembrerebbe interessante" affermò alla fine, richiudendo il libro. "Datemi un pò di tempo per leggerlo e poi vi farò sapere" osservando la copertina con il simbolo dell'Organizzazione affisso sopra.
    "Qualcosa non va?" domandò Nathan, rimasto in disparte.
    Ilfrien alzò lo sguardo.
    "No, nulla" disse tranquillo. Qualche istante dopo schioccò le dita. Un'aura oscura lo avvolse, facendolo scomparire poi del tutto.
    "Secondo voi cos'avrà in mente?" domandò Grelwan.
    Gli altri due scossero il capo.
    "Non lo so" disse Albaran "Ma una cosa è certa. Tra i suoi pensieri vi è ancora il tradimento di nostro fratello".
    Grelwan, che intanto era uscito sulla terrazza osservò il cielo. Ora era tutto sereno, la tempesta era scomparsa e non si vedeva nemmeno l'ombra di una nuvola. Si mise a ridere.
    "Che cosa c'è di così divertente?" proruppe Nathan.
    "La vendetta mi mette allegria. E Axander la pagherà molto cara"

    La sera era già scesa sull'Isola del Destino.
    "Ottimo, continuate così che siete sulla strada giusta" disse sorridendo Axander vedendo Riku e Sora stesi sulla sabbia, stanchi morti.
    "Se penso che dovremo andare avanti così per tre mesi..." disse Sora con il fiatone.
    "Potete andare" disse infine l'altro, andandosi a sedere su una pietra.
    Riku si rialzò e si diresse verso casa e Kairi lo seguì, dopo aver salutato gli altri.
    Sora rimase ancora un pò a riprendere fiato. Dopo si alzò, osservando Axander, intento a pensare a qualcosa.
    "Sono davvero così forti questi nuovi nemici?" domandò interessato.
    Axander non rispose e rimase in silenzio per qualche secondo. Sora abbassò lo sguardo.
    "Ma..."
    "Sì. Più di qualsiasi altro avversario abbia incrociato il tuo cammino" rispose dopo un pò.
    Sora non disse niente.
    "Sembra che tu li conosca molto bene" avvicinandosi ad Axander.
    "Sì, purtroppo. Solo i saggi li conoscono. Vengono spesso citati nelle antiche leggende" osservando Sora.
    "Sono cinque esseri corrotti dall'oscurità, consumati dall'avidità. Non conosco la parola pietà e ciò a cui aspirano è il potere assoluto, il controllo totale di tutto ciò che esiste. In molti hanno tentato di fermarli, ma ben pochi ci sono riusciti"
    Sora rimase in silenzio.
    "Una volta" continuò Axander "Avvenne una terribile battaglia. Si parla di moltissimo tempo fa, quando tutto era ancora all'inizio di tutto. Due grandi forze si opponevano: Ordine e Caos. Queste due entità combattevano senza esclusione di colpi, sempre in cerca di sovrastare la fazione opposta. Un giorno, l'Ordine decise di chiamare a sè cinque poteri, ovvero cinque elementi: il vento, il fuoco, l'acqua, la terra e il tuono. Gli fece assumere un aspetto umano e li assolse per combattere al suo servizio"
    Fece una breve pausa, continuando ad osservare il mare.
    "La loro potenza superava di gran lunga la sua e questo l'Ordine lo sapeva. E sfortunatamente lo sapevano anche loro. Il Caos fu quasi del tutto annientato"
    Sora lo fissò per un lungo attimo.
    "Mi hai detto che solamente questi... Saggi conoscono la storia. Tu come la sai?" domandò perplesso.
    Axander lo osservò con un leggero sorriso.
    "Perchè io ero là, quando ciò avvenne. Io ero uno di quei cinque"

    -[.:Fine Capitolo IV:.]-
     
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    Scusate, ma questo capitolo mi è venuto più corto degli altri.

    - Chapter V: L'inizio -

    Sora non disse nulla. Non sapeva molto di quella storia, era la prima volta che la sentiva in vita sua e non sapeva come reagire.
    Axander comprese ben presto il suo silenzio.
    "Se vuoi, posso continuare" disse con tranquillità, gettando un'occhiata al ragazzo.
    L'eroe del keyblade annuì, con aria decisa.
    "Bene. Come ti stavo dicendo, il Caos era stato quasi del tutto debellato. Una piccola parte però resisteva ancora, pronta a risorgere per una nuova guerra. Questa parte sedusse con il suo potere i miei fratelli: avendo noi assunto una forma umana avevamo anche le caratteristiche della razza umana. E si sa, il cuore degli uomini è facilmente corruttibile. Tutti tranne me si allearono improvvisamente con il Caos e iniziò quindi la tanto temuta guerra. L'Ordine non poteva fare nulla di fronte a così tanta potenza, ma in un modo riuscì ben presto ad avere la meglio. Gran parte del Caos, ritornato alla sua forma originaria, e i miei quattro fratelli vennero esiliati. Nel Nulla"
    Sora, intanto, continuava a seguire interessato il racconto, senza perdersi la più piccola parte di esso.
    "Io, che ero rimasto fedele all'Ordine, mi ritrovai così a fronteggiare i miei fratelli. Da loro fui accusato di tradimento e giurarono vendetta, prima dell'esilio" concluse Axander.
    "Allora tu non c'entri nulla con... loro?" domandò l'eroe del keyblade, gesticolando con la mano destra.
    "No, non più. Pensa, tutto questo mi è stato raccontato dal mio Maestro, poichè avevo perso memoria di tutto ciò. Al contrario dei miei fratelli io ero, diciamo, morto. A questo punto non sarebbe da escludere l'ipotesi della reincarnazione o... rinascita. Ma non chiedermi nulla perchè anche io sono alquanto confuso su ciò che il destino mi ha giocato. Agli inizi della mia nuova vita vivevo in un altro mondo. Mi sembra si chiamasse... Radiant Garden"
    Sora restò ancora una volta sorpreso dalle parole del giovane.
    "Radiant Garden... Sì, la Fortezza Oscura... Dove vivono tutti gli altri" ripensando ai suoi vecchi amici "Dove viveva Ansem..."
    "Conosci Ansem?" domandò incuriosito Axander.
    "Sì, Ansem il Saggio. Lo conosco solo di vista, non ho mai fatto la sua reale conoscenza; l'ho visto per la prima e l'ultima volta alla fortezza dell'Organizzazione. E' lì che morì"
    A quale parole, il volto di Axander di rabbuiò.
    Sora osservò il comportamento dell'amico.
    "Qualcosa non va?"
    "Ansem... Io lo conoscevo" disse annuendo brevemente col capo.
    "Davvero? Eri un suo allievo?"
    "No, era solo un buon amico. Mi ricordo ancora quando lasciai Radiant Garden, tutto era tranquillo. Venni a sapere tardi di ciò che era successo e ora desidero recarmi laggiù, appena potrò."
    "Beh, chissà, magari un giorno ci tornerai. Anche io desidero rivedere Leon e gli altri" disse Sora. Poi si incamminò verso casa.
    Axander rimase ad osservarlo e come ogni sera rimase fuori ad ammirare le stelle.

    Una porta si spalancò. Tutti scattarono in piedi.
    "Bene, bene, bene..." disse una voce.
    "Allora?" domandò Albaran "Scoperto qualcosa?"
    Ilfrien mostrò agli altri il libro che aveva letto. Sorrise malignamente. Un lampo e il libro finì in cenere.
    "Ora non ci serve più" disse con tranquillità.
    Gli altri tre lo osservarono sbalorditi per l'inspiegabile gesto del loro fratello. Egli però non fece caso ai loro sguardi e si mise a ridere. Una risata lugubre, malefica. Infine si fermò, sempre con un ghigno stampato sul volto.
    "Quest'oggi fratelli miei, quest'oggi. Un nuovo inizio"

    Il tempo volò. I tre mesi passarono in un batter d'occhio lì, sull'Isola del Destino.
    "Fire!" urlò Sora.
    Riku non si trovò impreparato e in una frazione di secondo evitò la magia dell'amico, spostandosi di lato.
    "E' finita per te!" disse mentre si lanciava sul compagno, con il suo keyblade.
    Sora rimase spiazzato, ma non perse la concentrazione.
    "Non esserne tanto sicuro"
    E con un balzo evitò l'affondo di Riku.
    I due ora si trovavano nuovamente faccia a faccia, ognuno con il suo keyblade. Erano visibilmente stanchi, ma nessuno dei due voleva cedere.
    Nel frattempo, Kairi e Axander se ne stavano in disparte ad osservare e a parlottare di tanto in tanto.
    Ad un certo punto, il ragazzo alzò la mano, facendo segno di finire il duello e i due combattenti terminarono.
    "Siete tornati in forma, eh?" disse ridendo "Molto bene, allora io direi che possiamo anche partire e..." si interruppe.
    Si voltò di scatto e si accorse che alle sue spalle c'era qualcuno, che stava applaudendo. Un altro individuo rassomigliante ad un membro dell'Organizzazione.
    "Ma come Axander, te ne vai di già? La festa... è appena cominciata"

    -[.:Fine Capitolo V:.]-
     
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    Ecco sfornato il VI capitolo. :eyeda:

    - Chapter VI: Rapimento e Fuga -

    Il mare era agitato, enormi cavalloni si stavano formando in lontananza e la mareggiata si faceva sentire in tutta la sua forza. Le onde si infrangevano sugli scogli, provocando grandi schizzi di tre metri: sembrava la fine per l'Isola, come se da un momento all'altro fosse sparita, inghiottita dalle onde.
    Axander se n'era accorto e nei suoi occhi ardeva una fiamma. Rabbia, forse? Nessuno poteva capirlo. Ma lui capiva chi aveva di fronte. Troppe volte si era trovato a fare i conti con quell'insolenza.
    Allargò le braccia. Dietro di lui Sora, Riku e Kairi, ignari di ciò che stava accadendo. Sembrava volerli proteggere da quell'oscura presenza.
    "Finalmente" esordì lo sconosciuto.
    "Grelwan" ringhiò Axander.
    Grelwan rise di gusto.
    "Ti ricordi di me, allora, fratello. Ma quale onore" proferì continuando a ridere.
    Con la mano destra afferrò il cappuccio e se lo calò sulle spalle. Una lucente chioma color zaffiro, che ricadeva sulle spalle. Sulla fronte un grosso ciuffo nascondeva, qualche volta, l'occhio sinistro e qualche volta quello destro. Lo sguardo lievemente spento. Scosse il capo, avanzando.
    "Disperavo di trovarti, Axander. Ma sapevamo bene chi stavi cercando. Tu hai previsto tutto, ma questo non servirà a molto"
    "Non mi pare di averti detto di parlare" sbottò Axander, innervosito "Vattene da qui"
    "Scordatelo"
    Il mare non voleva calmarsi, sembrava in preda alla pazzia più grande.
    I custodi del keyblade rimasero in silenzio, anche se nelle loro mani stringevano ancora le loro fedeli armi, pronti all'azione.
    "Perchè mi tratti così? Io sono venuto qui per aiutarti" alzando le mani al cielo "Per perdonarti!" urlò.
    "Torna da noi, dai tuoi fratelli, dalla tua famiglia" abbassando poi le braccia e tendendogli la diritta "Saremo lieti di averti al nostro fianco"
    Axander, però, sembrava del parere contrario. Caricò il braccio destro, distendendolo, poi, lanciando un globo infuocato contro Grelwan. Lo colpì in pieno petto. Con una capriola in volo, il nemico atterrò poco più in là. Ora era visibilmente irato.
    "Ah, è così? Ti sei giocato la tua possibilità!" lanciando a sua volta una sfera di ghiaccio, che colpì Axander al braccio, immobilizzandolo e facendolo cadere.
    Lo sguardo di Grelwan si posò poi su Sora e la sua chiave, per poi passare a Riku.
    "I detentori del keyblade, sì... Ilfrien sarà felice..." disse.
    Sora e Riku, intanto, si erano parati di fronte a Kairi, per cercare di proteggerla.
    Grelwan rise nuovamente, simulando un inchino.
    "I miei omaggi, prescelto dal keyblade" disse rivolto a Sora "Io sono Grelwan, Stregone delle Acque e Quarto della Legione Nera"
    "Grazie per avermelo detto, di sicuro questo cambierà molto la mia vita" replicò.
    "Sei sfacciato ragazzino. Ma veniamo al dunque, sono qui per proporti un affare"
    "Cosa?" fece Sora, non aspettandosi una simile proposta.
    "Hai capito bene. Parlerò chiaramente: vieni con me" fece tendendo nuovamente la mano "Aiutaci e avrai tutto ciò che vuoi, tutto"
    "SORA, NO!" urlò Axander, che cercava di rialzarsi "L'unica cosa che ti darà sarà una morte rapida e veloce"
    "Chiamalo poco" commentò Grelwan.
    Non aveva preso bene l'interruzione e lanciò una seconda sfera, più grande, sempre in direzione del fratello. Questa volta lo aveva rinchiuso in un cubo di ghiaccio.
    Riku scattò in avanti, attaccando il nemico. Ma venne subito messo K.O. da un potente pugno nello stomaco. Ora se ne stava a terra, svenuto. Scrocchiando le nocche, Grelwan osservò Sora.
    "Sto aspettando una risposta!"
    "E l'avrai: NO!" urlò Sora, arrabbiato per ciò che aveva visto.
    Due secondi e Grelwan comparve alle spalle di Sora, colpendolo con una gomitata sulla schiena e mettendolo fuorigioco come Riku.
    "Idioti" commentò lo Stregone delle Acque.
    Si voltò quindi verso Kairi, sorridendo, mentre lei indietreggiava terrorizzata.
    "Sì, la paura ci dona forza. Riusciamo ad incutere timore anche ai cuori più forti, lo sapevi?" fece Grelwan.
    Schioccò le dita. Un portale oscuro apparve alle spalle di Kairi. La ragazza diede uno sguardo alle sue spalle, ma l'uomo ormai la stava già spingendo all'interno. Si richiuse e Kairi era sparita.
    Si udì un boato in lontananza e lo Stregone ne fu attirato. Alle sue spalle, Axander impugnava la sua alabarda e intorno a lui c'era solo terra bruciata.
    "Il Guardiano delle Fiamme, Terzo della Legione" disse respirando a fatica per lo sforzo.
    "Troppo tardi amico mio" schioccando un'ultima volta le dita. Scomparve in un alone di oscurità e al suo posto apparirono decine di Neo Shadows.
    "Heartless" disse Sora alzandosi.
    Il plotone di esseri partì all'attacco. Sora cominciò a colpirli, distruggendone molti, ma sembravano un'infinità.
    "Oh, no Riku!" accorgendosi troppo tardi dell'amico, ormai assalito dagli Heartless.
    Una fiammata li annientò tutti in un colpo e Riku fu tratto in salvo.
    "Andiamocene da qui, Sora!" urlò Axander tenendo Riku su una spalla. Il ragazzo annuì, seguendo Axander, che stava correndo in direzione del molo. Una Gummiship comparve all'improvviso e atterrò velocemente al molo. Con la stessa velocità ripartì, una volta che tutti e tre furono saliti a bordo.

    "Tutto è andato liscio"
    "Me ne compiaccio. Adesso Ilfrien avrà occhi solo per te"
    "Non dire assurdità Albaran. Lo sai che ho bisogno dei tuoi eserciti per portare a termine il mio piano" esordì Ilfrien.
    Albaran abbassò il capo e se ne andò.
    "Con o senza custode della chiave, procederemo comunque" concluse.
    "E' lei la ragazza vero?" chiese Grelwan.
    "Sì. Ottimo lavoro. Non ci resta che aspettare il nostro agente"

    -[.:Fine Capitolo VI:.]-
     
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  12. arthass
     
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    Che dire...a parte che sei un treno...bellissima storia^^
     
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    Grazie arthass, mi fa piacere vedere che qualcuno apprezza ^^
    Stasera credo che posterò il VII capitolo :ghgh:
     
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  14. Rimok™
     
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    bellissima complimenti
     
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    Grazie Rimok ^^
    Ecco a voi il VII capitolo. Oggi ne ho fatti due di fila, forse questo risulterà un pò peggiore, ma è perchè l'ho fatto di fretta.

    - Capitolo VII: Middle Town -

    "Interferenze sulla rotta?"
    <nessuna>
    Axander si sedette sfinito sulla poltrona dei comandi, reggendosi la testa con un mano e cercando di riflettere il più lucidamente possibile.
    "Dov'è Kairi?" gli domandò Sora preoccupato.
    Non ricevette risposta.
    "Ti ho chiesto dov'è Kairi!" ripetè.
    Axander alzò lentamente lo sguardo, incrociando quello di Sora.
    "E' stata rapita da Grelwan" rispose con innaturale freddezza.
    "MALEDIZIONE!" urlò il ragazzo tirando un pugno contro la parete della gummiship "Proprio come l'altra volta! Ma perchè? Perchè succede tutto questo? Perchè hanno dovuto prendere lei?"
    "Io... Io non lo so"
    Sora era triste, era letteralmente a pezzi, nonostante non avesse fatto alcuno sforzo fisico particolarmente stancante. Kairi era la persona più cara che aveva, assieme a Riku, e un'ennesima separazione gli avrebbe lacerato il cuore. Solo ora, ora che l'aveva persa, riuscì a sentire realmente quello che provava.
    "Ma ti prometto che la ritroveremo" lo rassicurò Axander "E' soprattutto colpa mia se tutto ciò è successo..."
    Inserì il pilota automatico e se ne andò dalla cabina di pilotaggio, demoralizzato anch'egli.
    Poi il silenzio. Si sentiva solo il ronzìo del motore.
    Riku se ne stava disteso su una branda, in una stanza secondaria e dormiva indisturbato.
    Dopo alcuni minuti venne svegliato.
    "Riku, Riku, svegliati"
    "Cosa...? Cosa è successo?" domandò alzandosi di colpo. Un dolore lancinante lo colpì e si accasciò nuovamente.
    "Devi stare tranquillo. Riposati, manca ancora qualche ora prima che la gummiship arrivi a destinazione"
    "Dove siamo diretti?"
    "Alla Città di Mezzo, presumo"
    "Dov'è Kairi?"
    Sora non gli diede risposta e fece per lasciare la stanza.
    "La pagheranno cara" esordì Riku, ancora disteso sul letto, che guardava il soffitto "Hanno commesso un grave errore e, fidati amico mio, la pagheranno"
    Sora cercò di sorridere, con uno sforzo enorme e lasciò la stanza, rabbuiandosi nuovamente.

    La gummiship giunse alla Città di Mezzo verso mezzogiorno. Era strano. Una volta sceso a terra, la prima cosa che turbò Sora fu vedere che sopra la città splendeva il sole.
    "Ma siamo sicuri che questa sia proprio la Città di Mezzo?"
    "Hai qualche dubbio?"
    "Io me la sono sempre ricordata di notte"
    Axander, Sora e Riku si fermarono nel Primo Distretto, in mezzo alla piazza.
    "Immagino sarete stanchi. Andate alla locanda lì in fondo, vicino al negozio di cianfrusaglie. Io torno subito, devo solo sistemare delle faccende con un amico" disse Axander, e si diresse verso il Secondo Distretto.
    Senza indugi i due amici andarono a sedersi ad un tavolo. Chiamato l'oste, fecero le loro ordinazioni e attesero per qualche minuto silenziosamente.
    "Se gli Heartless sono di nuovo in giro, questo significa che incontreremo anche dei Nessuno"
    "Già..." disse Sora, bevendo.
    Riku si alzò, sbattendo le mani sul tavolo.
    "Fatti forza! Non puoi restare depresso in eterno! Abbiamo perso Kairi, è vero, ma la situazione non è differente da quella che abbiamo passato un anno fa" disse con decisione "La ritroveremo Sora, ti ho dato la mia parola"
    Ma l'altro non disse nulla, si limitò a fissare il tavolo. A quel punto Riku scostò la sedia e si allontanò di qualche metro, dando le spalle all'amico.
    "Tu non sei lo stesso Sora che conosco io. No... Lui avrebbe reagito in modo diverso" e detto questo si allontanò del tutto.
    "Hai ragione"
    Si fermò, voltandosi verso Sora, che era in piedi e osservava Riku sorridendo, ma con aria decisa.
    "Non ci siamo abbattuti in passato e di sicuro non getteremo la spugna ora!"
    "Questo volevo sentirti dire"
    Arrivato vicino a Riku, Sora osservò il portone del Terzo Distretto.
    "Sarà meglio andare a cercare Axander, ci sta mettendo un pò troppo"
    "Andiamo"
    Una volta arrivati nel Secondo Distretto si fermarono vicino alla fontana, dove una volta era nascosta la serratura.
    "Sembra deserto" commentò Sora.
    In lontananza le persiane di una finestra sbatterono violentemente.
    "Che diamine significa?" esclamò Riku.
    Non fece in tempo a concludere la frase che dieci Simili apparvero dal nulla davanti ai due. Subito impugnarono i keyblade e si gettarono all'attacco, menando colpi che andavano continuamente a segno. Distrutto l'ultimo, si posizionarono uno accanto all'altro, restando in guardia.
    In lontananza, da un vicolo, stavano spuntando altri Nessuno, che galleggiavano in modo bizzarro nell'aria. Sora fece per scattare in avanti, ma la mano di Riku lo bloccò. Se non fosse stato per lui, Sora l'avrebbe vista brutta.
    Infatti Axander era balzato alle spalle dei Simili, lanciando l'alabarda come un boomerang. Uno a uno i nemici presero fuoco, vennero annientati e l'arma ritornò al proprietario.
    Sora e Riku si avvicinarono all'amico.
    "Tutto a posto?" domandò Sora.
    "Di sicuro ce ne saranno altri in zona. Vado a controllare" disse Riku.
    Ma l'altro sembrava ignorare completamente quello che i due stavano dicendo. In mano teneva saldo un foglietto leggermente stropicciato. Trasse un profondo respiro, tranquillizzandosi. Mascherava benissimo la sua furia cieca.
    "Leggete" consegnando quella che sembrava una lettera nelle mani di Sora.
    Il ragazzo la aprì e cominciò a leggere ad alta voce.

    La situazione sta degenerando. Sono passati tre mesi da quando te ne sei andato. Dopo poche settimane dalla tua partenza sono iniziati i guai: ombre hanno cominciato ad assalire la città, accompagnate da strane creature bianche. Spuntano in ogni dove e non riusciamo a fermarle. Ho tentato più volte di mettermi in contatto con te, ma sembra tutto inutile. Abbiamo raggiunto il culmine quando Elen è stata rapita da un tizio incappucciato vestito di nero. Se leggi questa lettera vuol dire che non hai fatto in tempo e io sono partito all'inseguimento.
    Distinti Saluti,

    Einar

    P.S: ho lasciato a quel simpatico vecchietto all'angolo i progetti di una nuova gummiship, potrebbero servirti



    "Quel simpatico vecchietto... Che sia Geppetto?" chiese Sora incuriosito.
    "Mi sembra si chiamasse così, aveva anche uno strano burattino parlante. Peccato che se ne siano andati" disse Axander.
    Ci fu un attimo di silenzio, rotto solo dalle campane della torre lì vicino.
    "E' inutile restare qui allora" commentò Riku "Hanno rapito Kairi e poi questa Elen... Ma che cosa stanno cercando?"
    "Einar pareva lo sapesse" affermò il Guardiano delle Fiamme "Ma sarà pressochè impossibile trovarlo. Andiamo, penseremo strada facendo"
    I tre tornarono quindi alla gummiship e partirono per un'altra destinazione.

    -[.:Fine Capitolo VII:.]-
     
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