Kingdom Hearts Remix: The Light into the darkness

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  1. Hikari/Naminé
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    Dopo circa... 3 mesi (sono molto ritardataria lo so .-.) sono pronta a pubblicare il nuovo capitolo della fan fiction!!! Yeee finalmente ce l'ho fatta!! Questo capitolo rispetto al precedente dovrebbe (e sottolineo "dovrebbe") essere più ricco di azione, poi comunque ditemi voi cosa ne pensate :) Come al solito, Buona Lettura!!


    Capitolo 3

    Tuffo nel cuore tra luce ed ombre

    “Cado...cado...continuo a vagare nei miei ricordi, senza sosta. Una lunga catena di ricordi mi trascina lentamente nel flusso delle tenebre. Mi lascio cullare dall'aria. Mi sento leggera, impercettibile, inesistente, in confronto al buio che mi circonda. Non voglio aprire gli occhi per controllare se davvero il nulla comanda quell'abisso, non ne ho bisogno, perché so che è lì. Finalmente sento che sto riacquistando un corpo, stringo la mano, la sento, percepisco il debole battito del polso. Qualcosa mi stringe, mi soffoca, non riesco a respirare...devo farlo, devo aprire gli occhi per riuscirci...ho bisogno di luce!”
    Hikari vagava nel vuoto mentre decise di aprire gli occhi per rendersi conto di dove si trovava, li teneva socchiusi per il timore di vedere qualcosa che non voleva. In effetti, tutto attorno a lei era buio, completamente senza luce. Si sentì cadere su una sorta di pavimento, liscio e gelido al tatto; solo quando aprì bene gli occhi il pavimento venne improvvisamente illuminato da una misteriosa luce rosa-biancastra che proveniva dal fondo. Si trascinò scompostamente per un po', quando infine decise di alzarsi, sebbene, per qualche ragione, si sentiva molto stanca e alquanto intontita. La luce che proveniva dal pavimento, che somigliava ad una vetrata, le abbagliava gli occhi e non le permetteva di mettere a fuoco le figure su di esso disegnate. Socchiudendo gli occhi riuscì però finalmente a distinguerle: sul lato destro c'era la un'immagine molto grande raffigurante lei stessa con in mano una strana arma, se così si poteva definire... c'erano poi dei cerchi, sette di preciso, dei quali solo quattro racchiudevano delle figure: in uno Riku, in un altro Sora, il terzo raffigurava un'ala d'angelo con vicino una serratura bianca, mentre nel quarto invece c'era una ragazza mai vista prima. Hikari non prestò molta attenzione alla vetrata sottostante, ma piuttosto notò che il dolore che prima aveva al polso e alla testa era sparito. Si toccò involontariamente la testa con la mano destra, lo faceva sempre quando era particolarmente sopraffatta dai pensieri, e osservando il polso, vide che la sua “ferita” era diventata tutta bianca e aveva proprio la forma di un'ala d'angelo, proprio come quella raffigurata sul pavimento. Ora era diventata una cicatrice bianca.
    Quando la toccò sentì una strana sensazione, come se tutti i suoi pensieri si fossero volatilizzati. La sua mente era vuota, libera da ogni problema, ma quando si affrettò ad aprire gli occhi ecco che tutte le preoccupazioni stavano tornado, pronte per invaderla nuovamente. -Un sogno...DEVE essere un sogno!-. La ragazza correva su e giù sopra al pavimento circolare per trovare una via d'uscita, e più girava più diventava nervosa e impaurita, così alla fine in preda allo sconforto, si accasciò sul suolo e cadde in un pianto silenzioso, quasi come stesse facendo finta. Ma reagì quasi subito, pensando che non doveva aver paura e assolutamente non doveva darla vinta al buio e al vuoto che sovrastava quel luogo ignoto. Per la seconda volta, così, la ragazza si rialzò determinata a dare un taglio a tutto ciò. Ebbe solo il tempo però di pensare questo, perché intorno a lei si stavano formando egli esseri dalle tenebre: erano piccoli, con tue lunghe antennine sopra il cranio e due grandi ed inquietanti occhi gialli. -Uh!? E questi cosi...che sono?- disse allarmata lei. -Beh, non promettono bene, quindi meglio trovare un modo per farli fuori.” pensò. E fu in quel momento che le spuntò in mano una strana arma...anzi la strana arma. -E-e-e questo coso che cos'è?- si chiese Hikari agitando l'arma a destra e a sinistra come se servisse a qualcosa... -Beh...meglio darsi da fare. Meglio loro che me!- con sguardo determinato la ragazza si fiondò su quelle creature e dopo averle eliminate tutte si accasciò per terra facendo cadere pesantemente l'arma, che a contatto con la vetrata emise un leggero suono metallico e si dissolse nella luce -Non credevo fosse così difficile...Anche se non mi ero mai allenata prima ho dovuto davvero faticare.-. Si mise entrambe le braccia sulle ginocchia appoggiandoci la testa. “Però mi sono fatta mele mentre combattevo contro quei mostriciattoli... se tutto questo fosse un sogno non avrei sentito nulla. Tutto ciò è troppo strano!...” -Tutto ciò è assurdo!-. La ragazza si alzò di scatto e urlò queste parole con lo sguardo rivolto verso l'alto, sperando di trovare un accenno di luce, ma nulla. Era tutto completamente nero. Rimase immobile, lì con quello sguardo fiducioso. Allungò la mano fino al ciondolo, chiuse gli occhi e lo strinse molto forte. Lentamente li riaprì, sempre rivolti nella stessa direzione, ma ora qualcosa attirò la sua vista da un'altra parte , che si concentrò sul lato destro di quella stanza (se così si può definire...). Dal nulla assoluto si stava formando una scalinata luminosa formata da tanti e sottili gradini di cui era formata la vetrata: era quella la luce che stava aspettando. Sgranò gli occhi e con uno scatto veloce arrivò fino all'inizio della scalinata, la guardò e si accorse che proseguiva fino in alto, così in alto che non riusciva a vedere dove mai l'avesse portata. Si girò un'ultima volta verso la vetrata sottostante, sapeva ciò che lasciava ma non era al corrente di ciò che la attendeva. Abbandonando le sue paure e timori, decise di percorrere quella scalinata, di non avere più paura dell'ignoto, anche se la cosa era piuttosto difficile. Chiuse gli occhi e percorse il tragitto senza mai aprirli, si voleva fidare di se stessa, ma dopo un po' non ce la fece più e decise di riaprirli. Le paure erano tornate. Il timore di poter cadere la faceva preoccupare, non poteva correre quel rischio. Ma quando rivolse lo sguardo al di sotto della scalinata si accorse che la vetrata non c'era più. Solo un grande vuoto, il buio aveva inghiottito tutto. Ancor più spaventata da questo fatto riprese a correre più veloce, senza badare al fatto che dietro di lei si stavano creando dalle ombre di nuovo quelle strane creature con le antenne, che emettevano strani versi. Furono proprio questi versi ad interrompere la sua sfrenata corsa. Si girò di scatto (era evidentemente sopraffatta dall'inquietudine) e si accorse dei mostriciattoli. “E ora come faccio? Non posso farcela senza quell'arma e poi comunque anche con quella sono troppi...” e proprio quando finì di pensare le riapparse l'arma con sguardo soddisfatto la strinse forte ed iniziò la sua battaglia. Si muoveva agilmente, balzando da un lato all'altro della stretta scalinata, come se avesse già acquisito un modo personale di combattere. Ma i mostriciattoli purtroppo continuavano a moltiplicarsi, ne eliminava uno ed ecco che ne spuntavano altri tre...non poteva continuare così. Anche la scalinata sembrava non sopportare più tutto quel peso, infatti dopo che Hikari eseguì un altro salto ecco che un gradino si frantumò in mille pezzi; uno di questi pezzi le se conficcò nel polpaccio della gamba sinistra, procurandole una ferita alquanto profonda. Il sangue le scorreva lungo la gamba con dentro il pezzetto di vetro, ma la ragazza quasi non se ne accorse poiché era troppo impegnata a non cadere nel vuoto! Continuava a cercar di saltare sempre più in alto, sempre più in alto per poter raggiungere la desiderata meta; ormai però tutta l'intera scalinata era colma di quei mostriciattoli, e fu allora che Hikari si rese conto che non aveva via di fuga. Si fermò, con un gran batticuore. Le sembrava che il cuore e i polmoni le stessero uscendo di fuori per tutta quella fatica che aveva fatto con tutti quei salti e quegli attacchi. Chiuse gli occhi e pensò ad una cosa che lei ritenne assurda. “Se ho una cicatrice a forma di ala d'angelo ci deve essere una spiegazione...forse serve per richiamare quest'arma...ma forse serve anche ad altro...”. Si prese il polso, lo scrutò diligentemente e con la mano dello stesso braccio sul quale aveva quella cicatrice strinse ancor più forte il suo ciondolo. Fece un altro salto, ma questo lo fece con tutte le forze possibili, saltò in alto abbastanza per spiccare il volo, e lo fece: due grandi ali bianche le spuntarono da dietro la schiena e iniziò a salire sempre più in alto anche se non aveva la minima idea di dove sarebbe andata a finire. Non ci poteva credere che tutto ciò stava accadendo proprio a lei, ma già che ci stava almeno doveva provare a salvarsi la pelle! Si accorse soddisfatta che nessun mostriciattolo la stava seguendo anche perché non potevano anche volendo, ma ad un tratto si sentì come se qualcosa la stesse trascinando giù, si girò di scatto e spalancando gli occhi si accorse che era un turbine oscuro che aveva già inghiottito quel che era rimasto della scalinata e ora era pronto ad inghiottire anche lei. Chissà dove mai l'avrebbe portata...ma lei non voleva correre questo rischio, non voleva essere sopraffatta da tutte quelle tenebre. E' vero aveva paura, perché i suoi timori erano tornati, erano lì che la perseguitavano e si agitavano nella sua mente, mentre lei cercava di pensare solo ad agitare con più forza le nuove ali bianche. Questi pensieri fastidiosi, che le ronzavano in testa la distraevano e non la facevano concentrare, pensava a Riku, a Sora e di cosa mai avrebbero fatto al suo posto...pensò intensamente e soprattutto al primo, dato che tra i due lo riteneva essere il più giudizioso. “Cosa farebbe Riku in questo caso? Pensa, pensa! Uhm! Certo, ci potrei provare!” allora la ragazza, con sguardo determinato, cercò di eliminare tutte le paure che le ostruivano la concentrazione, cercò di avere più fiducia in se stessa e in quello che stava facendo. Cosa molto difficile per una tipa come lei, che si buttava giù per qualsiasi cosa, era sempre negativa nel vedere le cose...ma per sua fortuna aveva accanto due persone fantastiche: i suoi amici. Ed era proprio a loro che pensò, concentrando tutte le sue forze su quei ricordi meravigliosi che erano impressi nella mente e nel...cuore. Con un grande sforzo volò in alto, tanto in alto, fino ad arrivare su un'altra di quelle vetrate. Quando dall'alto la vide, socchiuse gli occhi per la fatica e si lasciò cadere su di essa, ma per fortuna non si fece nulla perché le ali attutirono il colpo e subito dopo, come la strana arma scomparvero nel bianco di una luce pura. Riprese fiato per cinque secondi, proprio non era abituata...le serviva allenamento. Pensò che quando sarebbe ritornata indietro nel Mondo “reale”, avrebbe chiesto a Riku di allenarla come si allenava lui. Oramai non pensava più che si trattasse di un sogno, era tutto troppo vero per essere solo un sogno, e la prova era che ora si stava facendo risentire anche il dolore alla gamba dove prima si era ferita con il vetro (o forse era sempre stato lì, quel dolore, ma era semplicemente stata lei ad accantonarlo per far spazio nella sua mente a cose più importanti...). Lentamente si rialzò, anche se era esausta non poteva rimanere lì, doveva trovare una via d'uscita. Si girò e notò che le ali non c'erano più come del resto l'arma. “E' stata dura, ma alla fine ce l'ho fatta! Sono sicura che mi servirà di nuovo quell'arma, quindi meglio vedere come farla apparire” pensò lei e con tutta la sua forza cercò di immaginarsi l'arma nella sua mano e fu allora, in quel periodo di calma apparente che finalmente osservò bene l'arma tenendola rivolta verso l'alto: la lama era costituita da due assi argentate che unendosi alla fine creavano un cuore metà giallo e metà nero, all'esterno dell'impugnatura argentea c'erano due ali bianche ed infine c'erano i “denti” che posavano esattamente in alto, sul suo lato destro. Aveva un'impugnatura fortunatamente non troppo fine, ma bella robusta, ed alla fine di questa vide che c'era agganciato una catenina piuttosto lunga con un ciondolo a forma di stella costruito con delle conchiglie di thalassa, queste conchiglie, le aveva raccontato da piccola Kairi, proteggevano i marinai durante i loro viaggi in mare. Da molto tempo Hikari, Riku e Sora avevano preso in considerazione l'idea di partire per andare alla ricerca di un nuovo Mondo, e perciò Hikari aveva costruito quel ciondolo, cucendo le conchiglie per andare a formare una figura che somigliava ad una stella. Quello era il suo portafortuna e lo teneva sempre con se, lo aveva portato anche quel giorno a scuola poiché era il suo primo giorno e aveva pensato che un po' di fortuna non gli sarebbe stata del tutto inutile. Ma ora eccolo lì, agganciato a quella sottile catenina per chissà quale motivo; in realtà non le interessava sapere il motivo, perché oramai lo poteva avere sempre con se, bastava evocare l'arma.
    Per la prima volta notò anche come era vestita, finora non se ne era mai accorta, non ne aveva mai avuto il tempo, doveva pensare solo alla battaglia e a non farsi fregare dai nemici. Comunque ora indossava un abito bianco, molto attillato a spalline non troppo fine anch'esse. Era abituata ad indossare specialmente jeans o pantaloncini, ma a scuola invece era costretta a portare la gonna, molto corta anche lei. Non riusciva a capire da dove fosse mai spuntato fuori quel vestito, ma ormai nulla più la sconvolgeva quindi, una volta capito come doveva invocare l'arma, la tenne stretta a sé ed iniziò a darsi un'occhiata intorno. C'era un'altra volta quella vetrata in terra, ma la scalinata non si faceva vedere...Iniziò a girarsi intorno nervosamente per vedere se c'era, ma niente da fare, attorno a lei solo il buio più profondo. Questa volta però non si lasciò prendere dalla pura e dallo sconforto, pensò che poteva controllare lei quell'assurda realtà, in fondo era riuscita a scamparla più che bene da quelle creature, era riuscita a volare e ad evocare un'arma molto strana ma potente allo stesso tempo; si sentiva determinata e stringendo forte l'impugnatura di quest'ultima alzò la testa e fissò dritta verso il vuoto apparente. Ed ecco infatti che qualcosa si stava formando dalle luci proprio di fronte a lei, dove era diritto il suo sguardo. Ma sta volta non si trattava di una scalinata: era una porta.
    Una grande porta bianca si innalzò dinanzi a Hikari, che la guardava stupefatta. Questa volta non si rigirò per controllare alle sue spalle ciò che perdeva, ma decise senza indugiare di proseguire, in fondo non poteva rimanere lì con le mani in mano senza far nulla. Così, sollevò lentamente la mano e con delicatezza la posò sulla lucente maniglia, ma con altrettanta forza aprì la porta.
    Appena messo un piede fuori dalla porta, riconobbe immediatamente, (anche se aveva la vista un po' sfocata a causa della luce) il posto in cui si trovava: era l'Isola nella quale durante le calde giornate estive lei, Riku e Sora andavano per giocare insieme o per fantasticare su qualche Mondo, magri quello da cui proveniva la ragazza. I tre amavano andare su quell'isoletta, che stava precisamente di fronte a quella dove abitavano e c'era la grande città; trascorrevano giornate spensierate tra bagni nell'acqua limpida e fresca dell'oceano, arrampicate sugli alti alberi di Paopu, ma quando arrivava il tramonto quello era il momento più bello della giornata: tutto l'orizzonte si tingeva di rosso e arancio, si sentiva solo il rumore delle onde e dei gabbiani, che tornavano anche loro nei propri nidi. Quando stavano lì seduti su quell'albero non parlavano quasi mai, per non guastare il momento, e preferivano aspettare un po' prima di rompere quella perfetta calma che si era creata attorno a loro, guardavano con occhi ogni giorno più stupefatti il crepuscolo anche se, in verità, non vedevano l'ora di andarsene da lì. Sì, in effetti era dall'estate che stavano lavorando al progetto di lasciare le Isole e andare alla ricerca del Mondo di Hikari: avevano iniziato a costruire una zattera, dato che si sentivano più sicuri a viaggiare tutti insieme piuttosto che andare separatamente ognuno con la sua barchetta, ma la cosa risultò essere moto difficile dato che l'unico che sapesse come costruire un zattera che non affondi, o che non gli si stacchi ogni volta un pezzo, o che non fosse troppo piccola era Riku. La dovettero fare più di cinque volte questa benedetta zattera ma alla fine ci riuscirono: poco prima dell'inizio dell'anno scolastico i tre avevano finito insieme di costruirla e ora mancavano solo le provviste ed una bella tela. Li emozionava molto il fatto che da lì a poco sarebbero partiti, avevano infatti già deciso il giorno: esattamente il 19 Ottobre subito dopo la festa di compleanno di Hikari e Kairi, che essendo comparse insieme sulle Isole questa volta i loro genitori si erano messi d'accordo di fare un'unica grande festa. Ormai mancavano solo due giorni al 18, ma non avevano ripensamenti, erano tutti e tre convinti di voler partire, lasciare tutto e avventurarsi nell'ignoto.
    Finalmente le si schiarì la vista e si accorse di stare sul piccolo molo della spiaggia, ma stranamente era tutto silenzioso, il mare non produceva nessun suono, non si sentivano neanche gli uccelli, il silenzio era l'unico sovrano di quel posto. Di scatto Hikari si voltò verso il mare, un mare che non aveva mai visto prima d'ora: era in tempesta, scuro e profondo, il vento soffiava forte e nell'acqua si erano creati dei mulinelli. Alzò la testa al cielo, sovrastato da nubi nere, dalle quali uscivano fulmini impetuosi, non capiva proprio cosa stesse succedendo; improvvisamente cadde per terra, ora anche il suolo stava tremando, sembrava che tutto attorno a lei fosse stato privato della tranquillità. Si rialzò lentamente, ma il forte vento la stava spingendo verso il profondo ed ignoto mare quando all'improvviso si sentì presa per un braccio, ed in quel momento iniziò a sentire tutto: il mare in tempesta, il rumore dei tuoni, la terra che si stava spaccando. Una mano le stringeva il braccio, ma non sapeva a chi appartenesse, con tutto quel vento non riusciva neanche ad aprire gli occhi.
    - Apri gli occhi. Non avere paura. Non devi temere te stessa.- una voce si rivolse alla ragazza con queste parole, la quale non avendo altra scelta seguì il suo consiglio aprendo gli occhi.
    Ora il vento era diventato meno forte e riusciva a stare in piedi da sola, così alzò lo sguardo e vide chi prima le aveva parlato. Era un ragazzo. Alto un po' più di lei, capelli biondo miele con ciuffi che gli andavano di qua e di là e due grandi occhi blu, che assomigliavano a quelli di Sora, anzi di volto assomigliava stranamente troppo a Sora. Hikari lo guardava con faccia sbalordita, strizzando gli occhi e cercando di capire qual'era il nesso tra lui e Sora, perché di sicuro ci doveva essere.
    - C...chi sei tu? Come ti chiami? Fai parte anche tu di questo “sogno” ? - Hikari incuriosita gli fece molte domande ma lui si limitò a pronunciare poche parole – Uhm...la mia identità ed il mio nome non sono indispensabili... piuttosto tu, Hikari, dimmi una cosa...- - Eh?! E Tu come fai a sapere chi sono io? Mmm... anche se non è molto difficile da capire: è come immaginavo tu sei nel mio sogno, tutto ciò è un sogno! - affermò lei – Sbagli, questo non è un sogno. O almeno non come credi che lo sia...- replicò lui -Che vuoi dire? Allora di cosa si tratta, un universo parallelo?-
    -Non proprio, vedi, è difficile da spiegare...- si portò le mani alla testa e sorrise alla ragazza mentre finiva la frase. Quel suo atteggiamento le fece ripensare a Sora. - Però non è giusto! Io in questo posto non posso sapere nulla: né se tutto ciò è solo un sogno, né chi tu sia, né cosa sia quest'arma...- disse lei evocando l'arma – L'arma? Sì per quella troverai delle risposte più avanti, ma per il momento non ti serve sapere nient'altro. Al contrario a me servirebbe proprio una tua risposta...- le disse nuovamente sorridendo il misterioso ragazzo. - Va bene, avanti fa pure la tua domanda, così almeno potrò andare avanti.-
    -Bene, ascolta attentamente: Di cosa hai paura?- cambiando tono di voce, diventando molto più serio. -Eh? Che domanda è mai questa?...comunque, penso di essere indecisa.-. Il ragazzo inclinò la testa da un lato, chiuse gli occhi e le sorrise dissolvendosi in una luce bianca. “Dove è finito....dissolto? Allora non era un umano...Ah il vento, si è placato”. In effetti il vento si era placato e le nubi erano scomparse, ma ora la terra iniziava a tremare sempre di più, così con pochi balzi scese dal molo, che si stava distruggendo e stava per essere inghiottito nel suolo. “Accidenti! Se non mi sbrigo verrò inghiottita anch'io!” Cercò di evitare le fosse che si erano create sul suolo saltando di qua e di là, ma ad un certo punto prese una storta alla caviglia cadendo bruscamente mentre la terra continuava ancora a tremare. “Oh no! Non voglio essere inghiottita, non voglio! Non voglio morire!” -NON VOGLIO!-. Stava per essere inghiottita nel suolo, non riusciva ad aggrapparsi da nessuna parte perché la terra continuava a muoversi, ma all'improvviso si sentì prendere per un braccio, una mano le stringeva forte il braccio destro e una voce urlava -Non mollare! Mi hai capito? Non lasciare la presa!-. Sembrava la voce di un ragazzo, ma non apparteneva al ragazzo di prima. La terra cessò quasi di tremare e il presunto ragazzo la ritirò su con poco sforzo. -Presto, di qua!- le prese nuovamente il braccio e la trascinò da una parte più sicura, dove la terra non si era spaccata troppo. Hikari però non riusciva a stare in piedi e così cadde in terra -Grazie...grazie, di avermi salvata.- alzò la testa per vedere chi fosse mai stato a salvarla, ma la luce del sole che le entrava negli occhi non le faceva vedere bene. Così si alzò con fatica e si mise una mano sopra la fronte per vedere meglio: sembrava più grande rispetto al ragazzo di prima, aveva gli occhi blu anche lui ma con una forma assai diversa, portava uno strano taglio di capelli, li aveva lunghi fino a metà del collo, marroni scuro con due frange da entrambi i lati. -Tu chi sei?- chiese lei, -La mia identità non è necessaria tu la conosca, Hikari.- rispose con tono calmo il ragazzo “Uh, anche lui conosce il mio nome...forse è legato in qualche maniera al ragazzo di prima...forse è lui quello che mi saprà dare risposte” -Ehm...senti, per caso sei tu quello che mi darà delle risposte?- -Dipende da che risposte cerchi.- disse lui -Ma sappi che una volta che tu mi avrai fatto la tua domanda poi te ne dovrò fare una anche io...quindi scegli bene cosa chiedermi- continuò. -Ah, solo una? Beh allora vorrei che tu mi dicessi cosa sia questa arma...- disse lei evocandola, -Vorrei sapere da dove è spuntata fuori e perché mai ne sono in possesso, sai dirmi qualcosa riguardo a questo?- -So perfettamente di cosa si tratta, ma non sono io colui che te ne dovrebbe parlare...se tutto andrà bene credo che troverai risposte avanti. - disse con un'estrema calma il ragazzo, come se il tempo non influisse su quel luogo. -Mi stai prendendo in giro?- chiese Hikari un po' innervosita -Non è possibile che qui nessuno mi dia delle informazioni su questa stupida cosa!- sbottò lei, “Non chiedo molto, solo delle risposte...non vuole proprio aiutarmi” -Io ti ho detto la verità, poi ovviamente sta a te decidere se andare avanti o no...comunque, ora che io ho risposto alla tua domanda tocca a me.- Hikari rimase un po' perplessa di fronte alle sue parole: in effetti le aveva risposto senza però dare una diretta risposta alla sua domanda. -M-ma che...ehi, chiunque tu sia, non fare il furbo: non mi hai dato nessuna risposta, hai solo cercato di evitare l'argomento!-. -Ah, io non ti avrei risposto? Ti ho detto la verità se andrai avanti troverai ciò che cerchi.- replicò lui. “Odio le discussioni!...Sarà meglio dargli ragione...” -Okay okay, va bene ti credo. Avanti fai la tua domanda così potrò andare avanti- -Bene ascolta: che cos'è che vuoi dalla vita?- chiese stranamente con tono gentile lui, -Beh...sai questa è una domanda che non mi sono mai posta e quindi è difficile dare una risposta. Ma in realtà c'è una cosa che voglio fare: voglio conoscere, sapere di più su di me, da dove provengo, perché ora mi trovo sulle Isole...voglio allargare i miei orizzonti!- Anche questa volta, appena Hikari diede la sua risposta al ragazzo, quest'ultimo si limitò a sorriderle e a dissolversi nella luce come aveva fatto il precedente. “Eh? Ma perché ve ne andate tutti dissolti in questa luce? Spero proprio di trovare qualcuno più avanti...Oh, ad un tratto la terra ha spesso completamente di tremare, ma ora...oh, no il mare!”. La terra effettivamente aveva smesso di tremare, ma ora il mare era più irrequieto che mai: si stavano creando delle gigantesche onde che si scagliavano su tutta la spiaggia, stavano raggiungendo anche la baracca dove lei aveva da poco parlato con il misterioso ragazzo. “Devo scappare da qui, altrimenti verrò trasportata da queste onde anomale nel mare in tempesta...accidenti!”. In preda all'agitazione Hikari cercò riparo, ma non trovò nessun posto che ormai non era stato distrutto: il vento aveva sradicato gli alberi che ora le intralciavano la strada, il terremoto aveva aperto voragini in tutta la spiaggia, l'unico posto che però sembrava non essersi fatto nulla era la piccolissima isola, collegata all'altra con un piccolo ponte in legno, dove c'era il particolare albero di Paopu, che si piegava sul lato destro e dove i tre amici (Sora, Hikari e Riku) sedevano sempre per ammirare il tramonto. “Che strano...perché quel posto è totalmente intatto?...Ma sopra l'albero c'è una persona! Sì, deve essere quella che sto cercando! Sarà quella persona a darmi tutte le risposte che voglio!”. Con un rinnovato entusiasmo Hikari corse, anche se con fatica, dato che aveva la gamba ferita, cercando di evitare tutti gli ostacoli, fino al ponte in legno, arrivata lì si accorse però che anche quest'ultimo era stato rotto da un albero che c'era caduto sopra. “E ora cosa faccio? Acc...Ci deve essere un modo! Di certo non posso saltare: sarebbe da folli, cadrei e mi romperei la gamba ferita nei migliori dei casi...”. Ma Hikari non poteva fermasi ora, stava per raggiungere finalmente ciò che cercava sin dall'inizio, e comunque era convinta che se non avesse raggiunto quella persona quello strano sogno non avrebbe mai avuto fine. Ora le iniziava a dare fastidio la cicatrice a forma di ala che aveva sul polso, la guardò e si accorse in effetti che qualcosa era cambiato: le brillava e si era fatta molto più bianca. Era un segnale o almeno era quello che lei pensava; così senza sapere neanche quello che stava facendo, portò in avanti la mano destra e con la sola forza del pensiero realizzò un passaggio per la piccola isoletta. Non ci poteva credere, non era possibile che lei avesse usato il potere della cicatrice, aveva forse usato una sorta di magia? Questo di certo non lo sapeva, ma non ci pensò due volte a percorrere la strada che lui aveva creato, anche se non aveva un aspetto molto saldo, in effetti sembrava quasi una scia bianca che tendeva però sul trasparente, credeva che non l'avesse retta dato che sembrava impercettibile, ma invece era una vera e propria strada. Arrivò fino in fondo e alla fine iniziò a sentirsi terribilmente a disagio...non sapeva perché, ma aveva una certa paura, si domandava se quella persona l'avesse realmente aiutata...ma arrivata a quel punto non poteva più tornare indietro. -Ti aspettavo, finalmente sei arrivata...anche se credevo che ci avresti messo più tempo.-. La persona parlò a Hikari, la quale rimaste pietrificata: non credeva che si fosse accorta dal suo arrivo. Notò che la voce apparteneva ad una ragazza. -Uh, mi dipsiece averti fatto aspettare, ma tu chi sei?- chiese Hikari incuriosita. -Il mio nome è Aqua-. Ad un tratto il mare smise di agitarsi e tutto attorno a lei si rimise apposto: gli alberi, il ponte, il suolo, tutto tornò come era prima. Hikari rimase sorpresa: era la prima volta che una delle persone che aveva incontrato in quello strano sogno le aveva detto come si chiamava senza fare storie. -Io mi chiamo- -Hikari, lo so.- disse Aqua, girandosi verso la ragazza: aveva capelli blu come i suoi occhi, che sembravano pieni di tristezza misti a gioia... e un viso stranamente familiare -Siediti pure, sono sicura che avrai molte domande da pormi.- continuò lei sorridendo, -Ah, eh, sì ! Ti vorrei chiedere molte cose, ma dimmi tu non fuggirai via come hanno fatto gli altri ragazzi vero?- chiese Hikari. -Gli altri...mmh, così ci sei riuscita eh! Non credevo avessi già acquisito tutto questo potere.- -Cosa, cosa sono riuscita a fare? Di che parli?- Hikari era curiosa di saperne di più, non riusciva a capire cosa Aqua stesse cercando di dirle. -Hai risvegliato tre cuori e li hai condotti nella luce. Se è quello che penso, tu sei riuscita a metterti in contatto con persone che non fanno parte né della tua epoca, né del tuo Mondo...anche se noi non siamo stati capaci di vederci, sapevamo perfettamente che ciascuno di noi era qua.- si spiego lei. -Vuoi dire che conosci i ragazzi di prima? Sono tuoi amici?- arrivò alla conclusione Hikari, -Sì! Loro sono i miei migliori amici...anche se è da un po' di tempo che non ci vediamo, resteranno per sempre le persone più importanti per me.- disse con tono quasi malinconico Aqua. -E' forse successo qualcosa di brutto tra di voi?- chiese la ragazza, -E questo cosa te lo fa pensare?- -Beh, hai detto che siete migliori amici no? Però hai anche detto che è da un po' che non vi vedete...se i migliori amici non riescono a vedersi significa che in fondo è successo qualcosa che li ha costretti a separasi, no?- disse Hikari. -Sei molto perspicace devo dire...ma non hai torto, anzi...in effetti in passato una serie di tristi eventi ci ha portato a separarci- rispose Aqua, abbassando lo sguardo e facendosi sempre più triste. “Allora avevo ragione...è triste per i suoi amici...” -Beh, se sono riuscita a connettere tre persone senza che neanche le conoscessi, magari con un po' di pratica un giorno potrei farvi rincontrare, che ne dici?- disse Hikari con tono allegro, cercando di smorzare l'aria colma di tristezza. -Uhm, sì , magari un giorno ci riuscirai e allora non saremo solo...No, la tua missione non è questa. La tua missione principale è sconfiggere l'Oscurità con il potere della Luce!- il tono di voce di Aqua si fece ora molto più serio, mentre Hikari cercava di capire cosa stesse dicendo. -Il potere della Luce? Distruggere l'Oscurità con il potere della Luce? Io? Una normale e debole ragazzina? Non scherziamo!- disse Hikari con tono ironico. -Allora dimmi...già ti è apparso non è vero? L'arma della Luce, già è in tuo possesso non è così?- chiese Aqua, conoscendo già la risposta.... “L'arma della Luce...l'arma...possibile che si tratti della mia arma?”. Hikari rimase pietrificata di fronte alle parole di Aqua: era veramente in possesso dell'arma che avrebbe sconfitto l'Oscurità o si trattava solo di un malinteso?
    -Intendi dire quest'arma?- chiese allora lei evocandola, -Già esatto, proprio quella. Proprio il Keyblade.- rispose soddisfatta Aqua. -Il Key...che?- -Il Keyblade è l'arma che distruggerà l'Oscurità. Tu sei un custode...o meglio una custode del Keyblade.- disse lei, -Tu, mia cara hai dei poteri che neanche immagini. Nascosto dentro di te c'è il potere della Pura Luce, neanche un Maestro potrebbe usare tale potere!- continuò Aqua. -Un Maestro...di cosa? Del Keyblade?- chiese Hikari, -Esattamente. Sai anche io sono una Maestra, però purtroppo io il mio Keyblade l'ho dovuto sacrificare per un amico...- disse la ragazza. -...Cosa successe? Non puoi più utilizzare il tuo Keyblade?- chiese Hikari. -Sei proprio sicura che questa sia la domanda che mi vuoi porre? Ormai il tempo sta per scadere...abbiamo tempo solo fino alla fine del tramonto dopodiché anche io ti dovrò fare la mia domanda.- disse la Maestra. Hikari non si era accorta che era già attivato il tramonto, che con la sua calda luce rossa tingeva tutto il cielo e il mare...ormai mancavano pochi minuti all'arrivo della notte e con essa dell'Oscurità. -Dimmi allora: cosa dovrei farei io con quest'arma? Che significa che devo sconfiggere l'Oscurità?- chiese di corsa Hikari ad Aqua, -Beh, tu devi...sconfiggere i servi della notte con il Keyblade senza farti accecare da quest'ultima. Anche se il tuo cuore è pieno di luce non vuol dire che non possa essere corrotto dalle ombre. Dovrai essere prudente lungo il tuo viaggio, fidarti dei tuoi amici anche se vi troverete distanti, e se tante volte dovreste perdere la strada della Luce, dovrete ricorrere ai vostri ricordi. I ricordi felici sono potere, le vostre memorie perciò sono importanti. Non posso spiegarti come usare il tuo potere, poiché neanche so di quanto sei capace, ma di sicuro più di me e loro messi insieme. Dovrai scoprire il tuo potere da sola, imparandone a non averne timore. E anche se ti sentirai sola, non rattristarti, perchè non sarai mai sola...qualcuno ti proteggerà sempre. E quando arriverà il giorno, anche io mi desterò ed allora, insieme cercheremo le altre luci. Ma per il momento dovrai farcela da sola insieme ai tuoi amici.- disse Aqua, -E tu, come fai a sapere che ho degli amici?- chiese Hikari. -Lo so perché...perché in questo momento anche io sono in contatto con il tuo cuore, e riesco a sentire che ci sono delle persone a cui tieni molto.- rispose la Maestra. -Oh no! Il tramonto sta per finire! Aqua!- Hikari era terrorizzata, dopo il calar del sole sarebbe rimasta da sola un'altra volta...Aqua se ne sarebbe andata. -Mi dispiace ma il contatto dura finché c'è la Luce, ormai il tempo sta per scadere: devo porti l'ultima domanda.- disse Aqua. -Okay, sono pronta.- disse fermamente Hikari. -Cos'è più importante per te?- chiese allora la ragazza, -Lo sai bene: gli amici!- disse Hikari, -Aqua, dimmi: noi già ci siamo incontrate, vero? Tu sai da dove provengo, vero? Un giorno ci rincontreremo te lo prometto Aqua!- continuò Hikari. Ma le sue parole raggiunsero appena Aqua la quale le sorrise dissolvendosi nella Luce. Ora che il tramonto era finito e che Aqua se ne era andata, il buio dominava quel posto. Tutto era immerso nell'Oscurità.
    Ma lei non era sola. Non lo sarebbe mai stata...
    C'era ancora una Luce nell'Oscurità.
     
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