Cronache di un insicuro.

Original sull'adolescenza, Autobiografica.

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  1. Zerø«
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    Titolo: Cronache di un insicuro.
    Autore: Zerø/Argetlam
    Fandom: Original
    Rating: Yellow (Y)
    Warning:
    Pairing: Volgarità, Tematiche Sessuali
    Trama: La storia di Pedro, ragazzo che convive con le sue insicurezze e con i suoi complessi.
    Note: Dire che è autobiografico è dire poco.
    Wordcounter: 544

    CAPITOLO PILOTA




    Pedro era in piedi con i pugni stretti, quasi volessero stritolare l’aria. La posizione ricurva del collo e della schiena rendeva impossibile vedere gli occhi, così com’erano nascosti dai lunghi capelli ricci. Una sola cosa era lampante, come una faro nella notte più tetra, l’espressione della bocca. Labbra spalancate e denti strettissimi, quasi stridendo tra loro, in una espressione complessiva sempre più iraconda. Era in quei momenti che arrivava il peggio, quelli in cui, raggiunto l’orlo del vaso con la fatidica ultima goccia lui raggiungeva uno stato di riflessione profonda. Maggiore era il tempo che passava a pensare, maggiore poteva essere il baratro in cui poteva sprofondare al ritorno da quel viaggio nei ricordi. In quei momenti il tempo si fermava, o quantomeno procedeva per il suo costante proseguimento molto lentamente. La posizione s’incurvò ancora di più, gli occhi che prima era spalancati in una smorfia di dolore ora si chiudevano lentamente. Il viso era più rilassato, il vaso era stato svuotato, ma come sempre non su coloro che l’avevano riempito. Ancora una volta quel vaso pieno di veleno era stato svuotato nello stomaco di Pedro, inghiottendo, come sempre. Il viso si alzò, come il sole all’alba. Lo sguardo di fuoco spuntò fuori da sotto i capelli, occhi castani, come i capelli. Lo sguardo passava da persona a persona, gli sghignazzi sui visi di quei ragazzi erano crudeli solo come un’adolescente può essere. Dietro i brufoli e i denti storti di Pedro si nascondeva un’anima ferita, un cuore con cicatrici perennemente aperte. La fortezza di cartone che era la sua autostima era stata ancora sfondata, le mura crollate quasi fossero di carta di fronte ai colpi di un esercito armato di frecciatine e sghignazzi. La raffica di insulti, offese personali e quant’altro non erano le cose che lo facevano stare realmente male. Ciò che più lo faceva soffrire era l’atteggiamento di superiorità che avevano nei suoi confronti, un atteggiamento che ti fa arrivare solo un messaggio in testa: “Per noi sei poco più di un animale, ci divertiamo a prenderti in giro e la situazione è questa. Tu non hai diritti, sei un soggetto.” Una lacrima scese giù per la guancia di Pedro. “Non puoi permetterti di piangere di fronte a loro.” Si ripeteva, ma non bastò. Scoppiò in una fontana di lacrime di fronte a tutti. “Che umiliazione” Continuava a ripetersi torturandosi la mente. I ragazzi, che come cavalieri di ritorno dalla guerra mostravano i trofei alle proprie dame lo guardavano soddisfatti e divertiti.
    “Che c’è Burnè? Piangi?” Domandò estasiato uno di loro.
    Pedro sentì una voragine scavarsi tra lui e il mondo.
    “Vai da quella puttana di tua madre a farti asciugare le lacrime. Ricchione!”
    Pedro sentì il braccio tremare ed un formicolio nel polso.
    “Burnè! Mi senti!?” Mentre pronunciava quelle parole il ragazzo tirava a se la ragazza che aveva di fianco e cominciò a toccargli il culo. “Burnè! Ma tu ce l’hai mai avuta na ragazza? Ah! Ah!”
    Le parole erano come ferri bollenti nella carne, basta. Pedro scattò contro il giovane, urtando la ragazza. Lo placcò buttandolo in terra e alzò il pugno al cielo per dire: “Ti meno. Ti meno.” Ma poi non fece nulla, si alzò e con l’aria ancora più abbattuta se ne tornò a casa.
     
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