Kingdom Hearts - Generazione X

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  1. Mike McKillen
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    Salve a tutti! come promesso, ecco il capitolo 6. Nel capitolo precedente Mike fa amicizia con lo spirito del suo Keyblade, Draco. Alla sua prossima apparizione ne vedrete delle belle :D detto questo, godetevi questo capitolo!

    Capitolo 6

    Sole, sabbia, pericolo

    La mattina successiva Betty aprì gli occhi ancora assonnata e fece uno sbadiglio lunghissimo, da Guinness dei Primati. Si guardò attorno e vide gli altri ragazzi ancora addormentati nei loro sacchi a pelo, tutti tranne uno. Mike era ancora steso sulla stessa roccia sulla quale la sera prima l’avevano visto prima di addormentarsi. Dormiva profondamente con il Keyblade ancora stretto in mano, mentre il braccio gli penzolava giù dall’appoggio sulla pietra. “Quando dorme ha un’aria da bambino innocente...” pensò “Che tenero!”
    Gli si avvicinò e sorrise. Provò a prendergli la mano, ma Mike si rigirò nel sonno borbottando:-No, dai, non sono stato io a rubare i burritos...-. Betty sbuffò. Ogni volta che stava per succedere qualcosa di bello fra lei e il ragazzo, c’era sempre qualcosa che non andava. Andò al fiume per lavarsi la faccia, non senza lasciare un bigliettino per non far preoccupare i suoi amici, e al suo ritorno anche gli altri si erano svegliati.
    -Vieni Betty, ti ho preparato un paio di fette di pane con della marmellata- le sorrise Mike.
    Betty sorrise di rimando e prese la fetta che il ragazzo le porgeva.
    -Allora- cominciò Paul masticando la sua colazione -Programmi per oggi?
    -Il solito. Esplorazione, combattimento, se necessario, poi partenza.
    -Ok. Non si preannuncia niente di impegnativo!

    *

    2 ore più tardi

    *



    -Cosa stavi dicendo riguardo la giornata non impegnativa?- chiese Duke dopo aver affondato il Keyblade nell’ultimo Heartless che si trovava di fronte a lui.
    -Ehm... ecco...
    La previsione di Paul si era rivelato un tantinello sbagliata. Nell’ultima zona da esplorare, nei pressi del palazzo reale, i ragazzi avevano trovato una moltitudine di Heartless con lunghe tuniche viola e in testa cappelli a punta dello stesso colore, e la battaglia era andata avanti per circa una quindicina di minuti. Ora che finalmente avevano finito di lottare, tutti si erano girati in direzione di Paul.
    -Oh, e va bene, ho parlato troppo presto!
    -Direi che hai gufato alla grande, amico...
    -Non è il caso di stare qui a perdere tempo- si intromise Mike. -Se non sbaglio qualcuno dovrebbe ispezionare dei mondi...
    Il gruppo si avviò in direzione della cima della montagna, dove avevano lasciato la Gummiship ben nascosta. Mike, alla cloche, puntò il muso della navetta verso l’alto e la fece partire. Il viaggio e l’atterraggio furono tranquilli. Pochi secondi dopo il loro arrivo, i ragazzi si resero conto di essere arrivati in un posto dove il clima era opposto a quello che avevano appena lasciato. Soffiava un vento torrido che portava con sé migliaia di granelli finissimi di sabbia, e il sole picchiava tanto forte che al gruppetto faceva male la nuca già dopo pochi minuti. Sputacchiando sabbia, Mike chiese:- Ma dove siamo finiti?
    Paul rientrò nella navicella e il resto del gruppo sentì la sua voce arrivare dalla cabina di pilotaggio:- Siamo nel deserto davanti alle porte della città di Agrabah!
    -Allora andiamo in città a controllare.
    Il gruppo si avviò verso nord-ovest con le mani davanti alla bocca e gli occhi socchiusi per non esporli alla sabbia che veniva soffiata dal vento. Cinque minuti dopo, con la faccia graffiata dai granelli di sabbia, i ragazzi si ritrovarono davanti a un alto cancello di legno massiccio. Bussarono forte e, dopo qualche secondo, il cancello si aprì. Ad aprirlo era stato un ragazzo muscoloso in canottiera e jeans corti. Betty e Bella cominciarono a guardarsi negli occhi con aria furbetta e un mezzo sorriso sulle labbra. Fortunatamente per loro, i ragazzi non se ne accorsero.
    -Salve.
    -Ciao. Noi siamo Mike, Duke, Betty, Paul e Bella. E tu?
    -Mi chiamo AJ. AJ Orion.
    Mike si guardò intorno. Vide alte costruzioni dipinte di giallo, casse e molti cumuli di sabbia. Ma a quanto pare quella città mancava di vitalità. Le finestre erano sprangate e per le strade giravano solo due o tre passanti frettolosi. I bazar erano tutti vuoti a parte uno in un angolo, sotto la tenda del quale il venditore sonnecchiava, sicuro di non dover servire clienti.
    -Già, in questo momento nessuno preferisce uscire di casa- disse AJ come se avesse letto i pensieri di Mike. -Da quando c’è in circolazione la banda di Talun, il luogo più sicuro è la propria casa, e nessuno la lascia quasi mai. Ma dopotutto neanche quella è più tanto sicura, ormai...
    -Che intendi, AJ? Spiegati meglio.
    AJ fece un lungo sospiro. -Talun è il capo di una banda di predoni del deserto. Ultimamente si sono spostati dalla loro zona e sono venuti qui ad Agrabah. Sono una cinquantina di uomini, in tutto. Malvagi e senza scrupoli. Quando gli gira vengono qui, rubano dai bazar incustoditi o rapiscono gli abitanti. Arrivano anche a fare irruzione nelle case e a rapire donne e bambini indifesi. I pochi che riescono a fuggire dalla loro terribile prigionia sono talmente sconvolti che non riescono a raccontare niente. È facile capire che possono aver subito chissà quali soprusi... E non è tutto, purtroppo. Ci hanno privato di tutti i migliori guerrieri, quindi la città ora è in balia di quel bastardo...
    Alla fine del discorso AJ riprese fiato. Aveva parlato ininterrottamente ed era rosso di rabbia. Era evidente che il restare lì senza far niente lo frustrava enormemente.
    -Hanno anche preso mio padre- soggiunse poi con voce bassissima.
    -Cavolo AJ... mi dispiace...
    -Possiamo fare qualcosa?
    -Sì. Andarvene. Andarvene finché siete in tempo.
    Duke e Mike si fecero avanti.
    -Non ci pensare neanche. Scappare non è nel nostro stile.
    -Già. Noi non abbandoniamo un amico.
    AJ li guardò negli occhi. Non disse nulla, ma il suo sguardo era colmo di gratitudine.
    -Su venite, vi faccio vedere casa mia.
    I cinque seguirono il loro nuovo amico attraverso un vasto portone e giunsero in un vicolo cieco. AJ li condusse verso una porta e aprì con fare ospitale. -Accomodatevi- disse sorridendo.
    La casa era piccola ma accogliente. Le pareti erano dipinte di azzurro, in modo tale che la casa avesse un’aria di freschezza. AJ aprì un piccolo congelatore nell’angolo e tirò fuori qualcosa.
    -Avete mai assaggiato un gelato al sale marino?
    -Cosa?
    -Un gelato al sale marino. Come fate a non conoscerlo? Probabilmente è la cosa più buona che esista sulla faccia della Terra!
    Betty scartò il suo e staccò un piccolo morso. -Oh! È... dolce... ma è anche salato! È buonissimo!
    In breve tutti stavano leccando e staccando morsi dal loro gelato, seduti al tavolo di legno. Pochi attimi dopo, Paul adocchiò una spada poggiata sul divano. -Forte quella sciabola! È tua?
    -Certo. Mio padre la trovò nel deserto molti anni fa. Prima di essere rapito me la lasciò e mi disse di impegnarmi e di imparare a usarla. Mi sono allenato duramente per anni, ma finalmente ce l’ho fatta: ho imparato quasi tutte le tecniche e posso dire di cavarmela bene.
    -Posso provarla?- chiese Paul.
    -Certo, fa pure.
    Paul si avvicinò e la prese per il manico. La sciabola non si mosse di un millimetro.
    -Beh? Perché non la prendi?- chiese Bella.
    -Uff... è pesantissima!
    Paul riuscì finalmente a sollevarla con entrambe le braccia, ma dopo tre secondi la lasciò cadere di schianto sul divano.
    -Accidenti, ora capisco perché ti ci è voluto così tanto per imparare a usarla!
    AJ ridacchiò. -Già. È un punto a mio favore. Se anche qualcuno riuscisse a disarmarmi, dubito che potrebbe usare la mia sciabola, a meno che non sia forte abbastanza da riuscire a sollevarla.
    I sei ragazzi passarono ancora qualche minuto in allegria terminando i loro gelati. Alla fine, Mike tornò serio. -Ok. Questi predoni non possono restare impuniti. Credo sia ora di dargli una lezione.
    -Sì! Io sono pronto!- esclamò Paul.
    -Calmati, Paul- intervenne Duke. -Come AJ ci ha già accennato, ci troviamo in una situazione difficile da gestire. Siamo in un rapporto di circa 10 a 1, non sarà facile. Abbiamo bisogno di un piano per infiltrarci o per ingannarli.
    Betty alzò la mano. -Io avrei un’idea.
    -Che hai in mente?
    -Prima devo sapere una cosa. AJ, qui in città ci sono forgiatori di spade?
    -Mhh... non saprei... sono stati rapiti tutti.
    -Oh...
    -Aspettate... forse il vecchio Rasej è ancora in città. Venite, andiamo a controllare.
    Il gruppo si precipitò in strada dietro AJ e corsero a casa dell’anziano forgiatore di spade.
    Ansimando, Mike si avvicinò a Betty:-Che cosa intendi fare?
    -Ve lo spiego quando saremo lì... anf... anf... anche Rasej deve sentire.
    Mike sospirò sconsolato:-Possibile che quando ti metti in testa qualcosa non c’è modo di fermarti?
    Betty lo guardò con un sorrisetto:-Mi conosci, Mike.
    Il ragazzo scosse la testa e continuò a correre. Ormai la mente di Betty aveva partorito qualcosa e se le avessero impedito di fare ciò che voleva, avrebbe tenuto loro il broncio per una settimana, e questo Mike lo sapeva bene. Come quella volta che Betty voleva a tutti i costi andare a fare shopping. I due non si erano rivisti per 4 giorni. Nel giro di tre o quattro minuti i sei arrivarono davanti a una casa simile alle altre. AJ bussò ed entrò in una piccola stanza arredata come un salotto. Una vecchietta seduta su una poltrona stava leggendo un libro e alzò lo sguardo quando li vide entrare.
    -Salve, signora Harak.
    -Oh, salve AJ. È sempre un piacere vederti, ragazzo mio... ma dimmi, chi sono i tuoi amici?
    -Già, dimenticavo... loro sono Duke, Bella, Mike, Paul e Betty. Sono arrivati da poco in città.
    -Salve, signora- sorrise Mike educatamente.
    -Buongiorno, giovanotti. Mi dispiace che siate arrivati in città in un momento brutto come questo...
    -Signora Harak, c’è suo marito?- chiese AJ.
    -Oh... sì, è di là, sta leggendo un giornale. Gli dico che siete arrivati.
    -Grazie mille.
    I cinque ragazzi si avvicinarono a Betty. -Allora,- cominciò Duke -che cosa hai intenzione di fare?
    -È un piano un po’ contorto, ma potrebbe funzionare. Pensavo di spacciarci come venditori di spade e presentarci al rifugio dei predoni, per poi dare delle armi ai superstiti.
    Duke si porto una mano al mento e si grattò la barbetta incolta, riflettendo.
    -Ti rendi conto che come piano è folle?
    -Tira fuori un’idea migliore, allora.
    Duke restò in silenzio
    -Ecco, appunto. Non abbiamo alternative, dobbiamo rischiare.
    In quell’istante Rasej entrò nel salotto con in mano un bastone.
    -Salve AJ, come va? Ti sei allenato con la sciabola?
    -Tutto bene, Rasej. Sì, ho fatto esercizio. Tu, tutto bene?
    -Sai com’è... la vecchiaia ormai comincia a farsi sentire... comunque, ragazzo, credo che tu sia qui per chiedermi qualcosa. Dimmi tutto.
    -Abbiamo bisogno che ci prepari una ventina di sciabole. Ti è possibile? Se serve, siamo pronti a dare una mano.
    -Tranquillo, non è il caso. Ho una quindicina di sciabole da affilare, quindi in mezz’ora dovrei finire. Quelle cinque in più sono indispensabili?
    -No, tranquillo, quindici basteranno. Abbiamo intenzione di liberare gli ostaggi dei predoni della banda di Talun.
    Per la sorpresa Rasej lasciò cadere il bastone e rischiò di cadere, se Paul non fosse intervenuto tempestivamente sorreggendolo da dietro.
    -Grazie, figliolo... liberarli? Dici sul serio?
    -Sì. I miei amici si sono offerti di aiutarmi.
    -Hai tutto il mio appoggio, allora. Restate qui, tra poco vi porterò le sciabole affilate a dovere- e si avviò con andatura lenta e leggermente zoppicante verso la sua stanza.
    La moglie di Rasej, gentilmente, fece accomodare il gruppetto in cucina, dove offrì loro delle tazze di tè freddo e qualche biscotto.
    -Voi avete esperienza con le sciabole?- Chiese AJ.
    -Oh, a noi non servono le sciabole- sorrise Mike.
    -Davvero? Che tipo di arma usate allora?
    I tre Keyblade apparvero nelle mani dei rispettivi detentori. AJ, però, parve confuso. -Ehm... non capisco...
    -Non conosci il Keyblade?
    -No.
    -Io sì- disse la signora Harak avvicinandosi. -Quando ero giovane c’era un ragazzino che aveva un’arma chiamata Keyblade e che è passato di qui. Ne ha fatte di cotte e di crude! E c’erano anche quei dannati esseracci neri! Ricordo bene che distrussero gran parte della città combattendo contro Jafar, il genio malvagio. Meno male che poi Aladdin, con l’aiuto del Genio, la ricostruì.
    -Uao, questa storia non la sapevo... scommetto che Sora è passato anche da queste parti.
    -Quindi anche voi potete usare il Keyblade?
    -Già.
    -Posso provare a tenerlo in mano?
    -Certo- gli rispose Duke porgendogli l’Anima di Fenice.
    AJ lo soppesò per alcuni secondi, poi il Keyblade scomparve dalla sua mano e ricomparve un attimo dopo in quella di Duke.
    -Non capisco... che è successo?
    -Credo significhi che solo i prescelti possono impugnare un Keyblade... chi non lo è non può usarlo, e se ne ha uno in mano, quello ritorna da suo possessore.
    -Oh... che peccato... mi sarebbe piaciuto averne uno...
    -Secondo me è meglio così- disse Bella. -Tu ti sei allenato duramente per utilizzare la sciabola di tuo padre, non sarebbe giusto ora accantonarla.
    -Senza considerare che il tuo stile di combattimento con la sciabola è del tutto differente dal nostro con il Keyblade- continuò Mike.
    -Già, avete ragione.
    Sentirono un rumore provenire dal salotto.
    -Ehi, che cosa è stato?
    AJ scattò per andare a controllare e vide 5 o 6 persone già nella stanza e altre che dovevano ancora entrare. La signora Harak era stata buttata a terra e il marito era accanto a lei e guardava indignato il gruppo. AJ cercò di sguainare la sciabola ma non vece in tempo. Mike e Duke, seguiti da Betty, Bella e Paul, videro solo i predoni che avevano sollevato AJ di peso e che lo stavano trascinando via, mentre lui si dimenava e urlava. Uno dei predoni gli mise un pezzo di stoffa in bocca soffocando le sue urla, poi gli diede un forte pugno in testa per farlo svenire. I cinque erano paralizzati dall’orrore e non si mossero se non dopo che i predoni si furono allontanati.
    -Presto, dobbiamo seguirli!
    Mike evocò il Cuore di Drago e corse fuori. I predoni si stavano allontanando verso una specie di portale nero e sghignazzavano fra loro: -È stato facile, eh?
    -Già, che scemi, li abbiamo fregati alla grande!
    -Nexar sarà davvero contento, non pensate?
    Duke interruppe il conciliabolo gridando: -Ehi voi, fermatevi e ridateci AJ!
    Il gruppo di predoni scoppiò in una sonora risata. Il più grosso di loro alzò un pollice sporco dicendo con voce spavalda: -Fidati, ragazzino. Se rivolete il vostro amico, dovrete prima toglierci di mezzo tutti!- Fece un cenno al predone che sorreggeva AJ e quello subito scappò attraverso il varco.
    Duke si fece avanti minaccioso: -Dov’è andato quel tizio?
    -Ti piacerebbe saperlo, eh, ragazzino?
    Duke si mosse rapidamente e colpì il capo del drappello al fianco e poi alla bocca dello stomaco con due pugni poderosi, facendolo cadere a terra con un tonfo.
    -Detesto quando mi chiamano ragazzino- disse guardando il capo dei predoni dall’alto in basso.
    Il gruppo di predoni sguainò le sciabole e si lanciò sui cinque ragazzi, i quali chiamarono a sé la propria arma e cominciarono un nuovo combattimento. Per quanto dei semplici tirapiedi, i predoni erano ben addestrati nell’uso della sciabola e davano problemi al gruppo, soprattutto a Bella e Paul, che non potevano fare altro che lanciare magie Reflex. Mike combatteva contro tre predoni ed era in difficoltà. La sua abilità con il Keyblade non era ancora elevata, quindi era costretto molte volte a parare e ad usare anche lui la magia Reflex. A un certo punto, però, non fu abbastanza veloce e venne colpito da un fendente sulla guancia sinistra. Si toccò la ferita e vide la mano rossa di sangue. La ferita bruciava, ma Mike cercò di ignorare il dolore e con un rapido movimento del Keyblade riuscì a disarmare uno dei tre predoni e ad atterrarlo. Gli altri due non persero tempo a soccorrere il compagno a terra e continuarono ad attaccare senza tregua, finchè Paul non gridò: -Reflexra!
    I predoni che aveva intorno vennero sbalzati indietro da un’esplosione e rimasero interdetti per qualche secondo, e Paul approfittò dell’occasione avvolgendoli in cerchio di fiamme con la magia Fire. Anche gli altri provarono a gridare “Reflexra”, ma fu inutile. Riuscirono solo a lanciare una Reflex comune e non furono in grado di stordire gli avversari. Per Betty e Duke il combattimento corpo a corpo stava diventando sempre più sfiancante ogni minuto che passava. Le braccia si facevano sempre più pesanti e il corpo non riusciva a compiere movimenti fluidi. Fino alla settimana prima i ragazzi che in quel momento erano nel bel mezzo della mischia erano dei semplici adolescenti, non dei guerrieri. Per Mike però non era così. Il ragazzo era stato abituato ai combattimenti prolungati. Il suo stile di combattimento prevedeva l’utilizzo di proiezioni in rapida successione per concludere un incontro in breve tempo. Con il suo sensei era diverso, però. Riusciva a evitare le sue tecniche, lo sfiancava finchè, dopo un po’ di tempo, il sensei non decideva di proiettarlo a sua volta, il più delle volte con successo. Non faceva altro che ripetergli, dopo averlo atterrato: “Impara a sopportare i combattimenti lunghi, Mike. Non combatterai sempre contro avversari come me, che si limiteranno a mandarti al tappeto. Un giorno incontrerai sicuramente qualcuno disposto a tutto pur di vincere, e sta pur sicuro che non combatterà lealmente, cercherà in ogni modo di stancarti e finirti, se gliene dai la possibilità”.
    -Hmpf- sogghignò Mike deviando una sciabolata -Chi l’avrebbe detto che la previsione del sensei si sarebbe avverata in questo modo...
     
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9 replies since 4/6/2012, 17:30   387 views
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