Tutto ciò che ho fatto… Tutto ciò che ho sopportato… È stato per te.

Special di "Equilibrio" basato sul capitolo 68

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    暗いロクサス92

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    Titolo: Tutto ciò che ho fatto… Tutto ciò che ho sopportato… È stato per te.
    Autore: darkroxas92
    Fandom: Kingdom Hearts, fan fiction "Equilibrio"
    Rating: Orange (O)
    Warning: Missing Moments, Drammatico, Introspettivo, Romantico
    Pairing: Hikari/Dark
    Trama: La storia di Hikari, dal momento in cui è diventata un Nessuno a quando è andata incontro al suo destino.
    I suoi ultimi pensieri verso Dark la riporterano a ripensare alle sue scelte...
    Note: Piccolo special basato sul capitolo 68 della mia fan fiction "Equilibrio". Proprio come feci con Dark, ripercorerrò i momenti più importanti per Hikari.
    Wordcounter: 2952


    Special: Tutto ciò che ho fatto… Tutto ciò che ho sopportato… È stato per te.
    “Dark!” urlò Hikari, poco prima che l’Oscurità apparisse di fronte a lei, prendendola per la gola e sollevandola.
    Hikari sentì l’aria cominciare a venire meno, mentre Dark rispondeva al suo richiamo urlando il suo nome.
     “D-Dark…” balbettò la custode, facendo sempre più fatica a respirare.
    Di fronte ai suoi occhi c’erano quelli dell’Oscurità, che la fissavano con estasi, preparandosi a vedere il momento che avevano atteso per molto tempo, mentre il loro proprietario la privava del Keyblade.
    ‘Dark… perdonami… forse… forse se fossi stata più determinata…’ pensò la custode, mentre l’essenza che la stava privando d’aria aumentava la presa, dicendo parole che la custode non riuscì a udire.
    “Fermati!” L’urlò di Dark fu l’unica cosa in grado di raggiungerla.
    ‘Perché… Perché proprio adesso che… finalmente…’ si disse la custode, mentre i suoi occhi cercavano di guardare la persona per lei più importante, lasciando che due lacrime cadessero sul suo viso, quando realizzò che non le sarebbe stato concesso nemmeno la possibilità di rivederlo.
    ‘Perché il destino ci prende così in giro…? Perché fa ripetere la storia? Perché adesso, proprio come allora…’
    Hikari sentì la pressione aumentare ancora, mentre la sua vista si annebbiava e i suoni si spegnevano del tutto.
    ‘Di nuovo… proprio come allora…’ pensò. Ma stavolta… sarà senza ritorno…’
    Senza che la custode potesse sentirlo, l’Oscurità le spezzò il collo, facendola piombare nelle tenebre.



    È finita…

    Mi dispiace Dark…

    Stavolta non tornerò…

    Spero che tu prima o poi, mi perdonerai per il mio egoismo…

    Un egoismo che mi ha portata a nasconderti per più di dieci anni che ero viva…

    Lo stesso egoismo che ti ha trasformato…

    L’egoismo che ci ha separato per sempre…

    Eppure…

    Tutto ciò che ho fatto…

    Tutto ciò che ho sopportato…

    È stato per te.



    ~~~~~~~~~~~~~~~


    “Ehi, riesci a sentirmi?” disse una voce.
    Una bambina dai capelli neri aprì lentamente gli occhi, rivelando due iridi dello stesso colore del cielo, che si nascosero un paio di volte dietro le palpebre.
    Di fronte a lei c’erano un uomo e una donna, che la stavano guardando preoccupati, mentre oltre i loro volti si vedeva solo una parete bianca.
    “D-Dove… sono…?” chiese la bambina.
    “Devi essere svenuta… Ti abbiamo trovata sdraiata a terra, priva di sensi. Abbiamo pensato subito di portarti all’ospedale. Però…”
    La bambina istintivamente si portò una mano al petto, il quale però non stava emettendo alcuna vibrazione.
    “Capisco… Dunque, alla fine io stessa sono diventata uno di loro…” disse atona, tornando a guardare il soffitto.
    “I medici sono increduli. Pare che tu riesca a vivere anche senza un cuore che batte…” fece la donna.
    “Dovrei essere morta.” Rispose la bambina, mentre nei suoi occhi si riflettevano gli ultimi istanti che ricordava.
    “Puoi dirci come ti chiami?” chiese l’uomo.
    La bambina girò la testa verso di loro.
    “Hikari… mi chiamo Hikari…” rispose. “E sono un Nessuno.”

    ---------------

    Dopo qualche giorno dal suo risveglio, Hikari si ritrovò sopra un’automobile, guidata dai due che l’avevano soccorsa.
    Si stava ancora chiedendo che cosa li avesse spinti a fare di tutto per adottarla, oltre a far sì che i dottori non rivelassero ad altri la sua natura.
    Aveva mille domande, ma per nessuna di esse aveva un reale interesse.
    L’unico dubbio che tornava sempre in prima fila era il perché aveva fatto da scudo a quel bambino.
    “Perché l’ho fatto…?” mormorò, guardando con occhi vuoti fuori dal finestrino, mentre si portava una mano sul petto, sapendo bene che non avrebbe mai più sentito nulla battere là dentro.
    “Allora, Hikari…” cominciò l’uomo, non sicuro di come iniziare il discorso. “Adesso puoi parlare liberamente, vero?”
    “Suppongo di sì. Che cosa volete sapere? Per quanto riguarda il cuore, vi ho già spiegato tutto…”
    “Sì, ce lo ricordiamo… quello che vorremo sapere, è perché sei diventata… un Nessuno, giusto?”
    Hikari spostò lo sguardo verso lo specchietto.
    “È quello che mi sto chiedendo anch’io… Mi sono sacrificata per salvare un custode come me… ma non riesco a capire il perché l’ho fatto. Tutto ciò che mi ricordo, è che ho provato paura… paura di perderlo…”
    I due si guardarono tra di loro.
    “Come mai mi avete aiutata? Soprattutto dopo aver scoperto cosa sono.” chiese la bambina, anticipando qualsiasi loro discorso.
    “Beh… ecco…” cominciò la donna.
    “Se state per dirmi che è perché volevate avere una figlia, sappiate che nella mia situazione sarà molto più complicato. Non posso provare alcun sentimento, e questo vi darà delle grane, se sperate di vedermi comportare come qualsiasi altra mia coetanea. Non che prima fossi troppo simile alle classiche bambine…”
    “Non è questo.” Rispose l’uomo. “A dir la verità, non appena ci hai detto il tuo nome, ti abbiamo collegato al nome che una persona che abbiamo conosciuto tempo fa, ci nominò, poco prima di scomparire nel nulla.”
    “Ovvero?”
    “Credo tu lo conosca bene… ci ha salvato la vita, proprio il giorno in cui decidemmo di sposarci. Delle creature nere ci stavano per attaccare, ma arrivò lui, e con una chiave gigante, le eliminò tutte.”
    La bambina girò la testa verso di loro.
    “Ci spiegò velocemente che quelle creature erano esseri di pura oscurità. Ci disse anche che nell’universo esistevano diverse persone come lui, in grado di eliminarne, e che in quel momento stava proprio addestrando una bambina per sostenere quel ruolo.”
    “Come si chiamava quella persona?” domandò la custode.
    “Dark. E ci disse anche il nome della sua allieva. Eri tu, non è vero, Hikari?”
    “Dunque era già venuto su questo mondo, prima di essere annientato…” disse lei. “Ma perché quel bambino aveva i suoi stessi poteri?”
    Mentre diceva ciò, gli ritornò in mente un discorso che il suo maestro le aveva fatto.
    “Quando noi custodi dell’Equilibrio scompariamo, il nostro potere non va perso. Viaggia per i mondi, fino a trasferirsi nella persona più adatta per usarlo. Capiterà anche a me. Non ho idea di quando né di come, ma capiterà. Dopotutto, è il nostro destino.”
    “Se vuoi, puoi considerarlo il nostro modo di sdebitarci nei suoi confronti.” Continuò l’uomo.
    “Devo ritrovarlo.” Lo interruppe la bambina.
    “Chi?” chiese la donna.
    La bambina alzò lo sguardo.
    “Il nuovo Dark. Il bambino che ha ereditato i suoi poteri.” Rispose, fissando con occhi determinati i suoi nuovi genitori.

    ---------------

    “Vi presento la vostra nuova compagna. Si chiama Hikari.” La presentò la maestra di fronte alla classe.
    Hikari alzò lo sguardo spento verso gli altri bambini, che per un momento sussultarono.
    “Ti puoi sedere vicino a-” cominciò l’insegnate, cominciando a indicare un posto vuoto.
    Ma prima che potesse concludere la frase, il bambino che si trovava lì vicino si alzò in piedi.
    “Non la metta vicino a me, la prego!” urlò, leggermente spaventato.
    Subito, anche gli altri che erano vicini a un banco libero lo imitarono.
    “Insomma! Che cosa vi prende?” esclamò sorpresa la donna.
    “Non importa.” Disse atona Hikari, lasciando sorpresa la maestra e cominciando a dirigersi verso un banco solitario. “Mi metterò qui. Dopotutto, non voglio costringere nessuno a sopportarmi.”
    Senza sentire lo sguardo di tutti su di sé, Hikari si sedette al suo posto, cominciando a tirare fuori dallo zaino l’astuccio e un quaderno.
    Quando giunse l’intervallo, Hikari rimase al suo posto, osservando come tutti i bambini correvano entusiasti fuori dall’aula.
    Lei si limitò a prendere un pacchetto di cracker dallo zaino, rimanendo in silenzio.
    “Ehi, hai visto?” sentì dire da un bambino appena entrato nell’aula, che stava parlando con uno dei suoi nuovi compagni.
    “Che cosa?”
    “Pare che il frignone abbia mollato un pugno a un suo compagno.”
    “Eh?! Ne sei sicuro?” esclamò sorpreso l’altro.
    Il bambino annuì.
    “E non è finita: ha cominciato a picchiarlo, come se avesse perso il controllo. Anche gli insegnanti hanno faticato ad allontanarlo.”
    “Ma com’è possibile? Ha sempre subito tutto in silenzio.”
    “Pare che quello che è stato picchiato gli avesse detto che uno come lui poteva anche scomparire nel nulla, visto che non conta per nessuno, ma non appena ha finito la frase, si è ritrovato a terra con il sangue che usciva dal naso. Chi l’ha visto, ha detto che il frignone era molto arrabbiato. L’hanno paragonato a un demone. Quando finalmente si è calmato, si è guardato le mani e ha cominciato a tremare.”
    “E ora?”
    “Hanno chiamato i suoi, che stanno venendo a prenderlo. Avevo sentito che da quando qualche giorno fa l’hanno ritrovato fuori di casa, sconvolto, non era più lo stesso, ma non credevo arrivasse a tanto…”
    “Guarda, eccolo.”
    Hikari spostò lo sguardo, vedendo così un bambino venire accompagnato da un’insegnate verso l’uscita.
    Per qualche motivo a lei sconosciuto, la presa che aveva sui cracker si allentò, lasciandoli cadere a terra.
    “Non è possibile…” disse, correndo verso la porta, mentre gli altri presenti nella classe la guardarono straniti.
    “Ecco…” fece il bambino, parlando sottovoce. “Anche la nuova arrivata è strana… Ha uno sguardo che mette paura… Sembra quasi che non provi nulla… Senza contare il suo nome, che è ben strano… sembra uscito da un fumetto…”
    Ma Hikari non lo ascoltava più.
    “Dunque sei qui…” mormorò, per poi girarsi e avvicinarsi alla finestra, dove poté vedere il piccolo Dark venire preso da una donna, che lo portò verso una macchina.
    “Però… non sei più lo stesso…” continuò. “Che cosa ti è successo?”

    ---------------

    “Io esco!” fece Hikari, indossando una giacca nera.
    “Vai sempre da lui?” chiese la madre adottiva.
    La custode abbassò lo sguardo.
    “Devo verificare che il suo addestramento individuale proceda senza intoppi.” Rispose lei.
    “Hikari… ormai sono anni che lo segui di nascosto. Non ti sei fatta vedere nemmeno una volta… Sicura che è questo ciò che vuoi?”
    La ragazza non rispose, limitandosi a uscire.
    Guardandosi attorno per essere sicura che nessuno la vedesse, si allontanò dai lampioni, unica luce in quella notte, per poi alzarsi in volo.
    In pochi minuti raggiunse un campo, al centro del quale c’era un ragazzo dai capelli neri, che impugnava due Keyblade.
    Si nascose subito dietro uno degli alberi lì presenti, rimanendo in silenzio a osservarlo.
    Il terreno attorno a lui presentava varie bruciature, come anche gli abiti del ragazzo, il quale stava ansimando per la fatica.
    “Non… basta… devo diventare… più forte…” fece lui, ignaro che poco lontano, Hikari lo stava guardando.
    La custode lo osservò per un paio di ore, fino a quando Dark non decise di fermarsi, lasciandosi cadere a terra esausto.
    Hikari rimase in silenzio, mentre Dark tirava fuori da una tasca il suo ciondolo, osservandolo.
    “Hikari…” mormorò all’improvviso lui. “Dovevo essere io a sparire, non tu… Perdonami…”
    Mentre diceva ciò, si portò al petto il ciondolo, cominciando a piangere.
    La custode guardò la scena, senza sapere come comportarsi.
    La ragione la intimava a farsi vedere, ma qualcos’altro la tratteneva al suo posto.
    “Dark… Sono io quella che dovrebbe chiedere perdono…” disse, per poi volare via.

    ---------------

    Hikari chiuse le mani a pugno.
    La sua scuola era stata circondata dagli Heartless e dai Nessuno.
    “Maledizione… non posso combattere… si accorgerebbe della mia presenza…” mormorò.
    I suoi compagni erano scappati via subito, senza preoccuparsi di verificare se qualcuno fosse rimasto indietro.
    Ma lei ormai si era abituata. E comunque, non poteva sentire tristezza.
    Proprio quando Hikari si decise a evocare il Keyblade, un rumore la fece desistere, intimandola a nascondersi all’interno della scuola.
    Sopra di lei una Gummiship attraversò il cielo, fermandosi proprio sopra il luogo dove stava combattendo Dark.
    “Altri custodi? Ci hanno messo un po’ a trovarci…” disse, per poi avvicinarsi di soppiatto, facendo attenzione a non farsi notare.
    Quando arrivò vicino al luogo dove si era fermata la Gummiship, i suoi occhi si soffermarono su una ragazza dai capelli rossi.
    “Kairi… Che cosa ci fa qui?!” esclamò sorpresa, tenendo però sempre la voce bassa.

    ---------------

    “Così, te ne vai?” chiese tristemente la madre adottiva di Hikari, guardandola.
    “Sì. È ora che cominci la mia missione. Dark è già partito. Ora tocca a me raggiungerlo.”
    “Che cosa farai? Ti presenterai subito da lui, dicendogli che l’hai sorvegliato per più di dieci anni?”
    “No… non subito almeno. Ho intenzione di organizzare un torneo, scegliendo alcuni dei personaggi più forti di cui sono a conoscenza. Dark e gli altri custodi saranno di sicuro invitati a parteciparvi. E se così non fosse, li condurrò io laggiù. Mi farò vedere, senza farmi riconoscere.”
    “Sai che un giorno potresti pentirti della scelta che hai fatto dal momento stesso in cui lo hai rivisto, vero?”
    “Finché non avrò un cuore, non potrò pentirmene. Se mai dovessi rientrarne in possesso…”
    ‘Probabilmente non potrei sopportarlo…’ concluse nella mente.
    “Spero per te che tutto si risolva per il meglio.” Fece la donna.
    Hikari si avvicinò alla porta, coprendosi il volto con il cappuccio dell’impermeabile.
    “Grazie di tutto… Mi avete aiutato per tutti questi anni senza chiedermi nulla in cambio… Non vi dimenticherò mai.”
    Detto ciò, fece per uscire, ma fu fermata dalla madre, che l’abbracciò.
    “Nemmeno noi ti dimenticheremo. Cerca di non perderti nella tua missione. So che non puoi provarli, ma cerca di seguire i tuoi sentimenti, anche se sono solo il frutto dei tuoi ricordi.”
    La ragazza non rispose, limitandosi a sciogliere l’abbraccio e ad aprire un varco di fronte a lei, che attraversò senza timore.

    ---------------

    Quando Hikari vide il corpo di Dark disintegrarsi di fronte ai suoi occhi, rimase incredula.
    Solo quando una delle migliaia di luci si diresse verso di lei, entrandole nel petto, realizzò che cos’era successo.
    Si portò la mano sul petto, e dopo tanto tempo, il suo cuore aveva ripreso a battere.
    Immediatamente, una serie di lacrime cominciarono a uscire dai suoi occhi, come se dopo tutti quegli anni in cui erano state trattenute, ora stessero pretendendo di essere lasciate andare.
    “Dark…” disse lei. “Perché l’hai fatto?”
    Mentre si chiedeva ciò, il suo sguardo cadde su Sora, che stava riprendendo i sensi.
    Per un momento, ebbe l’impulso di prenderlo a botte.
    Ma poi si rese conto che non era colpa sua.
    ‘Quindi è questo l’odio… È questa la tristezza… È questo il dolore…’ pensò, guardando il cielo.
    “Perché Dark… perché deve sempre finire così? Perché non possiamo rimanere insieme?”


    ~~~~~~~~~~~~~~~


    Hikari non riusciva a vedere niente.
    I suoi sensi erano spenti, incapaci di recepire qualsiasi cosa.
    “Così è questo l’oblio…” disse, o forse le sembrò di sentirsi dire.
    “In fondo, forse è meglio così… Sono stata solo fonte di dolore… Meglio per me scomparire… Forse così Dark potrà vivere in pace…”
    Se passarono ore, giorni, mesi, o forse solo pochi minuti, Hikari non fu in grado di capirlo.
    Per lei ormai non c’era più nulla.
    Solo il vuoto.
    E solo il suo cuore le ricordava l’enorme dolore che stava provando.
    Il dolore per aver perso la sua occasione.
    Per non essere riuscita a rimanere al fianco di colui che amava.
    Colui per il quale aveva sacrificato tutta la sua vita.
    “Dark… cerca di annientare le tenebre e di vincere la guerra… solo così potrò riposare in pace… e chissà, forse un giorno ci rivedremo…”
    “Non dirlo nemmeno per scherzo!” urlò una voce.
    Hikari spalancò gli occhi, mentre l’oscurità attorno a lei scompariva, lasciando spazio a una scia di luce, che la raggiunse.
    “Che cosa…?”
    “Non devi nemmeno pensarlo!” continuò la voce. “Tu non scomparirai nell’oblio! Te lo impedirò!”
    Di fronte a lei, Dark cominciò a prendere forma, per poi rimanere fermo a fissarla.
    “D-Dark… Perché sei qui?”
    “Mi sembra ovvio, no?” rispose lui, tendendole la mano.
    “Ho bisogno di te. Ormai mi è chiaro… Fin dal primo momento in cui ti ho vista… non ho fatto altro che pensare a te. Quel ragazzo aveva ragione… è ora di togliersi questa maschera.”
    Dicendo ciò, Dark evocò il Keyblade, per poi conficcarlo a terra.
    “È ora che io mi riappropri di tutti i miei sentimenti.” Disse, mentre la sua arma s’illuminava, liberando una sfera di luce che scivolò verso il cuore del custode, che chiuse gli occhi.
    “Dark…” fece Hikari, prima di ritrovarsi cinta in un abbraccio.
    “Perdonami… è tutta colpa mia… se solo fossi stato più forte, tu non avresti dovuto patire tutto questo…”
    La ragazza restò incredula per il gesto.
    Poi, dopo qualche secondo, ricambiò.
    “No, non è colpa tua. Io avrei potuto farmi vedere fin dall’inizio, ma non ci sono riuscita… Sebbene non avessi un cuore, non sono riuscita ad avvicinarmi a te…” disse, cominciando a piangere.
    “Siamo proprio degli stupidi, eh?” fece il custode, sorridendo.
    Pochi secondi dopo, entrambi si misero a ridere.
    “Hikari…” disse Dark, tornando serio. “Mio padre ti ha…”
    “Lo so… Ma immagino che tu sappia come rimediare, vero?”
    “Conosco un solo modo… Avrei preferito evitarlo, perché oltre ad essere l’unica via d’uscita è anche una condanna…”
    “Di cosa stai parlando?”
    “Hikari… tu non sei più una custode della Luce: sei stata privata del tuo potere. Tuttavia, sono anch’io un’entità superiore… posso farti diventare la nuova custode dell’Equilibrio.”
    La ragazza spalancò gli occhi.
    “Ma se lo dovessi fare… andresti incontro al mio stesso destino… e non posso permetterlo! Maledizione! È tutta colpa m-”
    Ma Dark fu interrotto da Hikari, che lo baciò.
    “Stupido. Per stare al tuo fianco, sono pronta a tutto.”
    Dark alzò lo sguardo, fissando i suoi occhi determinati.
    “Va bene allora… Hikari, sei pronta a diventare la mia custode? In tutti i sensi?”
    Lei sorrise, annuendo.
    “Certo che sì… Dark.”
    I due custodi s’illuminarono, mentre lo spazio intorno a loro cominciava a dissolversi.
    I capelli neri di Hikari cominciarono a cambiare colore, diventando uguali a quelli di Dark.
    Le iridi azzurre si specchiarono per l’ultima volta in quelle bianche e nere che le fissavano, diventando gradualmente dello stesso colore.
    Al collo di Hikari si creò dal nulla un nuovo ciondolo dell’Equilibrio, mentre nelle mani di entrambi apparve Balance.
    Lo stesso Keyblade che rappresentava i due custodi dell’Equilibrio brillò tra le loro mani.
     
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