Dvergar

Doye il nano alla riscossa!

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  1. Mr.Bianconiglio
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    Saltare, ballare, trallallà!

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    “AAAAARGH!!” urlano terrorizzati i due sfigati, per poi sfrecciare via a tutta velocità.
    O meglio, ci provarono, perchè la più vicina delle tigri colma la distanza che li separa da lei con un unico balzo e taglia loro la strada con il suo corpo smisurato.
    AAAAARGH! SFIGAAAA!!!”
    I due fanno rapidamente dietrofront, solo per ritrovarsi in faccia l’alito della seconda tigre.
    “AAAARGH!!! SFIGAAAA!!!”
    Senza più vie di fuga, restano fermi dove sono, schiena contro schiena. Tidus sguaina la spada e quella sembra essere una minaccia sufficiente alla prudenza per i due felini, che, sinuosamente, cominciano a girare attorno alle loro prede, azzardando di tanto in tanto passi in avanti, sventati dal sibilare della spada di Tidus.
    “Ehi, ragazzo” chiede Doye sudando freddo, gli occhi fissi e sbarrati sui movimenti della tigre di fronte. “Non so tu, ma a me non intriga molto che quattro righe sopra c’abbiano chiamato prede. Come ne usciamo?”
    Nelle stesse condizioni del nano, Tidus respinge la tigre che si era avvicinata troppo, prima di rispondere: “Stavo per chiedertelo io! Non rubarmi la battuta!”
    “Oh, diavolo! Ma possibile che non sai fare un cavolo? Ma che ci sei venuto a fare, io mi chiedo!!!”
    “Senti chi parla! Sei stato tu a chiederlo per prima, caro il mio nanetto!”
    “Tsè, come se non stessi per fare lo stesso anche tu! Ti ho solo bruciato sul tempo!”
    “Non è vero! Io...ehm...stavo pensando ad alta voce...!”
    “Non è vero! E poi non c’entra! L’importante è l’intenzione inconscia!”
    Le due tigri guardano perplesse i due bipedi apparsi nel loro territorio mettersi a bisticciare tra loro e cominciare ad azzuffarsi. Una goccia di perplessità scende dai colli massicci dei due grossi felini.
    Ma quei due capivano in che situazione si trovavano?
    Il primo felino getta uno sguardo interrogativo al secondo, ottenendo in risposta una scrollata di spalle.
    Vabbè, tanto valeva chiuderla lì.
    Tidus e Doye si bloccarono di botto nel sentire i ruggiti degli animali e voltarono di scatto le teste in quella direzione, rispettivamente il ragazzo con il pugno del nano affondato nella guancia e il nano con le dita del ragazzo infilate nel naso.
    “Oh, mamma...” E’ tutto quello che dicono mentre le due massicce tigri piombano su di loro a bocche spalancate. In un gesto istintivo, si abbracciano e chiudono gli occhi, in attesa della fine imminente.
    Che, sorprendentemente, non giunge.
    Al posto del dolore atroce che si aspettava, arti staccati eccetera, Doye sente un‘atmosfera di profonda calma calare su di lui come un delicato abbraccio. Un soffio impalpabile gli sfiora il volto legnoso, carezzevole come la brezza di primavera sull‘acqua profonda, ed assieme ad esso la voce di delicati sussurri accarezza la sua mente. Una profonda pace si diffonde in lui, allontanando tutta la paura. Timoroso, apre gli occhi.
    E la vede.
    Alta, delicata come i petali di una rosa, bella come l’aurora; i capelli le ricadevano in una cascata dorata lungo la schiena; il volto sottile era di un candore niveo, benchè l’espressione dipinta su di esso fosse seria ed inflessibile. Doye osserva stupefatto quella ragazza, che si ergeva con sicurezza tra loro e le due tigri. Fa per aprire la bocca e gridarle di spostarsi, che è pericoloso, ma lei si volta lentamente e con un dito affusolato gli fa segno di rimanere in silenzio.
    Il nano tace, confuso, e vede rilucere in quegli occhi color nocciola, intrisi di un’espressione di profonda dolcezza, un lampo del sentimento chiamato tristezza. E se ne chiede il perchè.
    Senza far caso ai suoi dubbi, la ragazza cammina verso le due tigri, che, con sommo stupore di Doye, arretrano, impaurite; ringhiano, scoprono le zanne, ma arretrano, come se quella piccola figura, minuscola in confronto a loro, incutesse nei loro cuori un terrore abissale.
    Doye vede la ragazza avanzare: tranquilla, solleva le mani verso gli enormi felini. Con orrore, è costretto a guardare uno di essi, il più grosso, riscuotersi a quel gesto e scagliarsi in avanti ruggendo. Proprio quando sembra che stia per calare sulla piccola figura della ragazza, uno scoppio di luce avvolge la radura. Doye si ripara gli occhi con il braccio per non restare accecato, mentre venti improvvisi lo sferzano con furia e scariche di energia saettano in ogni direzione.
    Poi, il silenzio.
    La luce cessa di colpo e tutto torna tranquillo, come se non fosse mai successo nulla.
    Doye riapre gli occhi e, con immensa sorpresa, vede i felini fuggire e svanire nella foresta. Dietro di loro, la terra è devastata: l’erba è scomparsa, per lasciare il posto a un tratto circolare di terra brulla e sfondata. E al centro di questa devastazione, lei.
    Si volta lentamente, spostando lo sguardo sul nano stupefatto. I loro sguardi si incrociano. In un attimo infinito, il nano scruta nell’anima di quel apparizione cosi misteriosa. Di nuovo, vede quel barlume di tristezza. Di nuovo, la testa gli si riempie di domande, ma nessuno giunge a dare le risposte.
    Forse intuendo i suoi pensieri, la ragazza annuisce, un gesto lento e armonioso, poi, senza preavviso, crolla a terra senza un gemito.
    Colto di sorpresa, Doye lancia un grido e corre rapido verso di lei.
    “Ma che succede?” sente chiedere dietro di sè la voce di Tidus. Probabilmente il ragazzo doveva essere rimasto tutto il tempo con gli occhi chiusi e non aveva visto nulla, ma in quel momento a Doye non può fregare di meno.
    Arriva nel centro della porzione di terreno devastata, accanto alla ragazza esanime, e comincia ad esaminarla trafelato. Il panico lo invade. Che deve fare? Lei sta bene? Sta male? Non ne ha idea! Vede che respira affannosamente, il petto si solleva e si abbassa ad un ritmo veloce, ma a parte quello non sa cosa fare. Cerca di scuoterla per farla svegliare, ma tutti i tentativi si rivelano vani. Benchè chiusi, gli occhi della ragazza is muovono sotto le palpebre, come se fosse preda di un grande dolore. Geme lievemente, si lamenta e un sudore freddo le ricopre il volto.
    Maledicendosi per non aver frequentato la lezione di medicina al campus estivo per nani, la prende tra le braccia: “Ehi, moccioso!” esclama rivolto a Tidus, accorso al suo fianco in quel momento con un espressione a metà tra lo sbigottito e il costernato. “Dobbiamo subito portarla in un posto sicuro! Da che parte si va per casa tua?”
    A quelle parole, il biondino sbianca: “Aspetta! Aspetta! Aspetta! Forse possiamo fare in un altro modo!” esclama, frenetico.
    Doye apre la bocca per urlargli che non possono perdere tempo, ma la richiude subito nel vederlo tirare fuori da una tasca una piccola ampolla.
    “Questa è una Granpozione” spiega rapidamente il ragazzo. “Qui a Besaid non abbiamo medicina migliore, se questa non funziona c’è poco da fare”
    “Allora sbrigati ad usarla!” lo incalza il nano con rabbia. Sta già esaurendo la poca pazienza che ha e la situazione pericolosa non fa altro che innervosirlo maggiormente. Ancora tre secondi e gli vengono i bubboni sul deretano!!!
    Tidus non risponde, si china sulla ragazza e le appoggia il beccuccio dell’ampolla alle labbra. I due la fissano bere il contenuto; nessuno apre bocca. Alla fine, Tidus getta via il contenitore ormai vuoto.
    Cala un silenzio carico di tensione.
    Doye ha l’impressione che il cuore possa saltargli fuori dal petto da un momento all’altro, mentre sente i secondi trascorrere con lentezza snervante, al ritmo dell’ansare della fanciulla.
    Forse per il fatto che li ha salvati, forse per chissà cos’altro, prova uno strano senso di affinità per quella ragazza misteriosa, una preoccupazione per la salvezza di qualcuno che non provava da molto, molto tempo...
    Scaccia quei pensieri con forza, per tornare a concentrarsi su di lei. Semplicemente, non vuole che muoia qualcuno di fronte ai suoi occhi, ecco il motivo, dice a sè stesso, e intanto prega.
    Alla fine, le sue speranze vengono esaudite: il respiro della fanciulla si fa regolare e il pallore che si era impossessato del suo viso scompare. Adesso sembra quasi che dorma.
    Doye sospira di sollievo, sentendo tutta la tensione accumulata sciogliersi in un’atmosfera più serena.
    “Fiuuu, c’è mancato poco” esclama in un soffio, poi si rivolge con noncuranza a Tidus. “Attento a quando giri con quella roba, se ti beccano le cinofile, sono affari tuoi”
    Il ragazzo, che andava calmandosi, si scandalizza: “CHE?”
    “Ti insegno un trucco, metti la merce dentro uno zaino, accanto a un fazzoletto pieno di caffè...”
    “NON E’ DROGA!! NON INIZIARE AD IMMAGINARTI LE COSE SOLO CON LE TUE SUPPOSIZIONI!”
    “Ok, non serve arrabbiarsi tanto, eh...guarda che ti fa male al cuore”
    “Grrrr.!!”
    “...” Doye guarda Tidus.
    “...” Tidus guarda Doye.
    “Se però...”
    “NON E’ WISKY!!!”
    “Ah, si? Vabbè, aspettami un secondo...” Doye si allontana di corsa, e dopo qualche secondo, torna con tre grosse foglie, grandi abbastanza da poter contenere un uomo. “Ma che diavolo gli date da mangiare alle piante su quest’isola?” Chiede, mentre le sistema in terra una sopra l’altra. “Sembra di stare in una giungla tropicale”
    Capendo le intenzioni del nano, Tidus solleva delicatamente la ragazza svenuta tra le braccia. “Ma questa E’ una giungla tropicale e poi non è che le nutriamo noi le piante
    “Ero ironico, se non si è notato” Dye strappa il bordo estremo delle foglie, lo arrotola e accartoccia un po’ e lo appoggia sulla parte superiore, come un cuscino. “Appoggiala qua, và” dice, indicando il rozzo giaciglio.
    Usando più delicatezza che può, Tidus obbedisce. “Ma prima...” chiede. “Cos’è successo?”
    “Lascia perdere, Giugiumaru” Doye si lascia cadere di fianco al corpo dormiente e incrocia le braccia, corrucciato. “E’ troppo incredibile” E non mi va di avere altri inconvenienti al mio piano, completa mentalmente. Si accorge che Tidus lo sta indicando con un dito tremante.
    “Che c’è?”
    “C-che cavolo era quello??”
    “Quello cosa?”
    “Giu-giu-giu-giu...”
    “Che c’è? Canti adesso? Sbloccati, scemo”
    “Non ne posso più!!!!”
    E mentre urla questo, Doye gli molla un calcio al ginocchio e lo fa schiantare per terra.
    “Non urlare, potrebbero sentirci, scemo” lo rimprovera il nano con noncuranza. “Piuttosto, che problema avevi prima? Tua mamma non vuole che porti le ragazze a casa?”
    “Mia madre è morta molto tempo fa...” la risposta di Tidus è laconica.
    Doye lo guarda serio. “Pure la mia, vogliamo darci un pacca sulle spalle a vicenda o piangiamo a dirotto?”
    “Ma perchè devi essere cosi bastardo??????” chiede Tidus rialzandosi di scatto.
    “Scusa, deformazione professionale”
    “Ma che c’entra???”
    “Ancora non mi ha risposto”
    Con un sospiro sconfortato, Tidus si lascia cadere accanto al nano. “Ho litigato con la mia fidanzata”
    “O-oh, ora capisco tutto” Doye fischia ed estrae la sua pipa dalla barba.
    Sconfortato, Tidus china la testa. “Proprio cosi, e se porto una ragazza a casa adesso, sono bello che è finito, capisci, vero?”
    Capisco, capisco” Doye accende il tabacco, prima di continuare. “ Com’è successo? Stavi per raccontarmelo nella grotta, se non sbaglio”
    “Si...” Tidus esita. “Però prometti che ci crederai”
    “Parola di nano” promette Doye sollevando una mano in un gesto solenne.
    “Non so se mi basta...”
    “Parla e falla finita..altrimenti scrivo su un cartello che te la fai con le ragazze svenute e corro in giro per tutta l‘isola”
    “Va bene, va bene, va bene, racconto! Racconto, ma non farlo!”
    “Vedi che ci intendiamo? Che bella cosa il dialogo” Doye onora la bellezza della diplomazia con uno sbuffo di fumo e un sorriso soddisfatto.
    Tidus sospira, chiedendosi per la seconda volta perchè non ha dato retta all’oroscopo quella mattina, per poi cominciare a raccontare. “E’ cominciato tutto ieri notte, stavo tornando dagli allenamenti di Blitzball, quando...”

    [Flashback]

    Tidus cammina distrattamente nella notte di Besaid. La sabbia risuona dei suoi passi mentre percorre la spiaggia immersa nel buio.
    “Accidenti a Wakka” esclama soprappensiero, senza vera ostilità. “Si è fatto tardissimo a forza di provare quella formazione, speriamo che Yuna non si arrabbi”
    Ha epoche speranze verso quella prospettiva ottimistica: la sua ragazza non era un tipo paziente per quanto riguardava gli orari; l’ultima volta l’aveva lasciato fuori per tutta la notte, cosi che potesse “riflettere sulle proprie sconsideratezze” e “agire in modo più responsabile in futuro”.
    Sorride al pensiero della coperta che si era trovato addosso al momento del risveglio e alla mitezza delle notti su Besaid.
    “Beh, comunque sarà meglio sbrigarsi”
    E sta già per cominciare a correre, quando qualcosa attira la sua attenzione: una grossa forma scura adagiata sulla spiaggia, brulicante di piccoli esseri in movimento.
    Aguzza lo sguardo per capire di cosa si tratta: non aveva avuto notizia dell’arrivo di un carico dalla nave per quel giorno e soprattutto non era mai capitato che avvenisse di notte.
    “Guarda, guarda, e tu che ci fai qui?”
    Quella voce gli gela il sangue nelle vene. Era solo una sua impressione o aveva una sfumatura...sensuale?
    “Ecco...io stavo solo...”. Le parole gli vengono mozzate in bocca assieme al suo tentativo di voltarsi dal tocco delicato di dita sottili all’altezza del collo.
    “Sssh, sssh, non serve che ti scusi...”
    Le dita sconosciute si muovono leggere sulla sua pelle e a quel contatto sente le guance avvampare e un calore proibito risvegliarsi dove non avrebbe dovuto mai risvegliarsi.
    “M-ma...e-e...!” Si morde la lingua per la frustrazione e l’imbarazzo. Fantastico! Adesso balbettava pure!
    Un soffio caldo e una risatina musicale gli sfiorano l’orecchio, facendogli balzare il cuore nel petto.
    “Che carino che sei quando balbetti...come ti chiami, carino?”
    Rosso come un pomodoro, con i pensieri confusi come un vortice, con il cuore che batteva come un martello pneumatico, apre la bocca per dare una balbettante, patetica risposta.
    “TIDUS!!!”
    Furibonda, irata, spaventosa Yuna a passo carica nella sua direzione.
    Deglutisce. Perchè non era rimasto a letto?

    [Fine Flashback]

    “...e quando ho cercato di spiegare cos’era successo, mi sono accorto che quella ragazza era svanita nel nulla e con lei era sparito anche quello strano oggetto sulla spiaggia”
    Doye fissa Tidus in silenzio, soffiando di tanto in tanto nuvole di fumo.
    “Ecco tutto.” conclude il ragazzo. “Mi ha svuotato addosso due caricatori di pallottole, prima che riuscissi a scappare. E’ stato allora che ci siamo, ehm, incrociati”
    “Capisco, capisco” Il nano batte la pipa contro una roccia per far cadere il tabacco. “Immagino che sia abbastanza scontato che questa tua esperienza e quei mostriciattoli neri che hanno provato a farci le scarpe siano collegati, vero?”
    “Penso di si”
    “Pensalo pure, perchè è sicuramente cosi, ad ogni modo penso che la cosa più importante adesso di tornare al tuo villaggio”
    “Cosa? Ma se ti ho appena detto che se metto piede là dentro Yuna mi spara!”
    “Comprendo il tuo dramma, mio abbronzato amico, ma per prima cosa abbiamo un ferito” Doye indica la ragazza svenuta. “E secondo, ci serve aiuto per investigare su quello che sta succedendo qui”
    “Perchè parli al plurale?” chiede Tidus, inarcando un sopracciglio.
    “Questa è la tua isola o sbaglio?”
    “Beh, certo”
    “Ci tieni a quelli che abitano qui?”
    “Ovvio, ma...che c’entra?”
    “E se quei mostri incrociassero qualcuno dei tuoi amici?”
    Doye sorride intimamente nel vedere un espressione seria apparire sul volto di Tidus.
    “Allora” prosegue. “Vogliamo capire chi sono questi cosiddetti Shadowgear e cacciarli da quest’isola una volta per tutte?”
    “Fammi strada”
    Il sorriso di Doye si allarga. “Bene, che ne pensi di presentarmi la tua fidanzata, adesso?” Se riesco a convincere anche lei, sto a cavallo, completa tra sè.
    “COME SAREBBE A DIRE E’ PARTITA???” Doye scuote come una bottiglia di sciroppo il tizio dagli improbabili capelli rossi alzati a pennacchio alitandogli in faccia il suo fiato infernale.
    “S-si, è andata a Luka per u-un c-concerto, y-ya” farfuglia quello in risposta, riprendendosi quel tanto che basta per parlare.
    “Al diavolo!” esclama il nano, buttandolo via come un strofinaccio. “Presto, Taidargor! A Luka! Dovunque sia! Andiamoci!! La ragazza viene con noi!!”
    “Urrà...” Confinato in un angolino, Tidus è l’immagine della felicità...ironicamente parlando.
    “E-e’ u-una brutta g-giornata, y-ya?”
    “Bruttissima, Wakka, bruttissima, e può solo peggiorare”

    “Abbiamo setacciato l’isola, mio Lord! Ma non abbiamo trovato traccia dei due intrusi!” Lo Shadowgear riporta il risultato delle lunghe ricerche con la morte nel cuore.
    Pendleton fa scorrere un ultima volta lo sguardo sulla grande forma scura di fronte a sè, prima di rispondere: “D’accordo...speravo di poterli catturare, ma a questo punto non possiamo più attendere, iniziate i prearativi per il viaggio a Luka! Il piano avrà inizio durante il concerto!”
    “Si, signore” Lo Shadowgear scatta sull’attenti, ma si attarda ancora un attimo. “Mi perdoni, signore, ma non pensa che quei due potrebbero in qualche modo esserci d’intralcio?”
    Una piccola risatina sorge dalla gola del Lord. “E’ molto probabile, mio caro amico, è molto probabile” Mentre parla, un enorme ombra lo sovrasta. Due occhi gialli appaiono su una grande sagoma nera. Impaurito, lo Shadowgear arretra. “Ma d’altronde” prosegue Pendleton. “Un lavoro grande ed importante come il nostro è inevitabile che incontri problemi durante i suo svolgimento, nevvero?”
    Due braccia massicce si allargano da un corpo altrettanto gigantesco. Una bocca si spalanca in un ruggito belluino, proveniente dal più profondo degli abissi, facendo fuggire il soldato Shadowgear in preda al panico.
    Pendleton sorride. “Per fortuna abbiamo i nostri mezzi, i nostri piccoli mezzi”


    Edited by Mr.Bianconiglio - 28/10/2011, 04:03
     
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