Gaia's Tales: Atto I

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. LøstShinigami
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Titolo: Gaia's Tales: Atto I
    Autore: LostShinigami
    Rating: Yellow
    Warning: Violenza
    Wordcounter: 8568 - in corso

    Eccomi qui! :D
    Dopo averci pensato un paio di volte, ho deciso di postare la mia Fan Fiction.
    In breve, è la storia di un gruppo di ragazzi che ricevono dei poteri, per l'esatezza, il potere di poter controllare gli elementi della natura.
    Ovviamente, tra battaglie in stile manga e anime, si intercaleranno dei momenti più seri, divertenti, che ci faranno conoscere meglio i vari personaggi.
    La mia idea è quella di dividere la storia in tre grossi capitoli e poi fare, semmai, degli spin-off.
    Che altro dire?
    Datemi il vostro parere e buona lettura! :D


    CAPITOLO 1

    Opening

    Tutto iniziò un giorno d’inverno. Un freddo giorno d'inverno.

    Stavo tornando a casa dalla scuola insieme ad Andrew. Era una giornata scura, sembrava esserci quasi la nebbia. Sarebbe bastata solo un po’ di pioggia per completare il quadro. Una di quelle tipiche giornate in cui avresti voluto rimanere a casa al calduccio a sorseggiare qualcosa di caldo, insomma. Eravamo in inverno, inverno inoltrato. Febbraio. Il mese più freddo per me o almeno quello in cui mi prendo più malattie. Proprio quel giorno il mio mal di gola iniziava a farsi sentire più forte. Fortunatamente indossavo la mia sciarpa a quadrettoni rossi e bianchi che arrivava quasi sopra la mia bocca. Accanto a me Andrew parlava di qualcosa e forse non aveva ancora capito che nel frattempo stavo ascoltando una canzone con il mio I-pod. Tra musica e parole al vento, dopo qualche minuto notammo di aver sbagliato strada, o almeno così pensammo.
    Ci trovavamo in una via caratterizzata da dei palazzi molto strani e non molto alti situati su entrambi i lati della strada. Tutti molto simili, con delle ampie vetrate da cui si poteva vedere attraverso. Tutti negozi di cianfrusaglie varie. Continuammo a camminare in cerca dell’uscita di quella via così oscura, silenziosa, nebbiosa e mai vista. Sembrava che non ci fosse un modo per uscire, quando ad un tratto notammo una vetrina appannata da cui si poteva facilmente intravedere un anziano al suo interno, forse l’unico uomo di quel posto. Inizialmente bussammo, ma dopo aver capito che l’anziano non ci avrebbe dato risposta, spingemmo la porta lentamente. Entrati, scorgemmo dai vecchi oggetti impolverati, probabilmente rimasti inutilizzati per molto tempo. Sembravano delle piccole boccette di medicine varie. Ci avvicinammo al vecchio per chiedere informazioni.
    “Scusi, vorremmo chiederle qualcosa. Possiamo sapere dove ci troviamo, per piacere?” chiesi.
    Il suo sguardo fissava il pavimento. D’un tratto, come se una scarica elettrica l’avesse attraversato, alzò lo sguardo e con gli occhi spalancati iniziò a farfugliare qualcosa.
    “Energia… oscurità… stesso destino… un salvatore… nuova avventura… ali nere… oscura famiglia… eterna battaglia… l’uscita è a destra…”
    “Ehm, ok!” disse Andrew turbato.
    Dopo avere appena varcato l’uscio e fatto qualche passo ci trovammo fuori da quella strada.
    “Matt, secondo te che voleva dire quell’uomo?”
    “Boh, che ne so, è un vecchio decrepito!”

    Ah! Che maleducato io sono Matthew, ma gli amici mi chiamano Matt. Ho 14 anni come Andrew, lo scemo di prima.
    In ogni modo, ritorniamo alla storia.

    Quel giorno Lucas aveva organizzato una festa per il suo compleanno. Io, Andrew e Mark avevamo deciso di andare insieme a casa del festeggiato. Appena arrivati scambiammo qualche saluto iniziale. Una delle solite feste, niente di che. Ce ne sono state di feste migliori, la mia per esempio. E inoltre quella dannata musica che tanto l’odio, cioè l’house, continuava a infastidire i miei timpani per tutta la festa. Ballammo per circa una mezzoretta per ingannare l’attesa dei ritardatari. Lucas allora si allontanò per qualche secondo invitandoci a sederci da qualche parte. Ero accanto a Neve, una mia compagna. I suoi capelli era particolarmente curati questa sera e inoltre sembravano più biondi che mai. Si girò. Persi solo qualche secondo a fissare i suoi occhi verde chiaro per poi rispondere alla sua domanda.
    “Boh, non ho idea di dove sia andato Lucas. Diceva di dovere andare a prendere qualcosa.” replicai.
    Non bastò neanche un minuto che Lucas ritornò con un disco infilato nell’indice della mano e che inserì nel lettore DVD. Era un film dell’orrore. Ho sempre detestato questi film, la sola idea che da dietro qualsiasi angolo possa apparire un mostro o uno zombie mi terrorizzava in una maniera impressionante. Ma essendo accanto a Neve dovevo cercare di trattenere le lacrime di paura. Dopo le scene iniziali, le grida delle ragazze ci costrinsero a cambiare film e metterne uno romantico. Tirai un lungo sospiro di sollievo. La festa continuò fino alle undici di sera.
    Guardando l’orologio notai che i miei genitori stavano tardando e così iniziai a discutere con Lucas del più e del meno. Dopo un’oretta di chiacchierata arrivò una chiamata anonima al mio cellulare. Inizialmente esitai qualche attimo, ma poi decisi di rispondere.
    “Torna a casa da solo, ok?”
    Una voce all’improvviso che mi aveva fatto preoccupare. Sembrava la voce di mio padre e dopo aver salutato e ringraziato Lucas per la serata, uscii dall’abitazione. Giunto al cancello che permetteva l’ingresso al palazzo, non trovai quello che mi aspettavo di vedere. Mi ritrovai in un’enorme piazza attraversata da un forte vento che trasportava delle foglie con sé. D’un tratto incominciò a tremare la terra ed a piovere. Dei tuoni enormi si abbattevano sugli alberi che, a loro volta, si schiantavano sull’asfalto della strada. Improvvisamente una fiamma racchiusa in una sorta di bolla incominciò ad avvicinarsi al mio corpo, sempre più velocemente. Non riuscivo a muovermi; non perché non volessi… ma perché non potevo! Il fuoco mi colpì ed a quel punto… mi svegliai di scatto. Eh già, era un sogno. Osservai le pareti della mia stanza e mettendo una mano fra i capelli, notai che ero leggermente sudato. Stranamente non ricordavo come fossi ritornato a casa.
    Il giorno dopo chiamai David, un mio amico.
    “Ciao! David, sei tu?”
    “Si, dimmi.”
    “Volevo sapere se ieri ero alla festa di Lucas. Ho una strana amnesia.”
    “Certo! Non ricordi le grida delle nostre compagne?”
    “Ehm, sì. Ma a che ora me ne sono andato?” continuai stranito.
    “Non lo so. Eri l’unico che non se n’era andato. Io ero il penultimo!”
    “Boh. Vabbè, grazie. Ciao!”
    “Matt, va tutto bene?”
    “Si, non ti preoccupare. Ora vado!”
    Il caso s’infittiva sempre di più. Quindi decisi di chiamare Lucas: lui doveva saperlo di certo!
    “Ciao Lucas! Volevo chiederti una cosa.”
    “Sì, che c’è?”
    “Volevo sapere a che ora me ne sono andato ieri.”
    “Non ricordi? Alle undici e mezza passate!”
    “Ma mi hanno preso i miei genitori?”
    “Non lo so, chiedi a loro, dopo una certa chiamata, sei subito uscito da casa mia!”
    “Mmh, grazie lo stesso. Ciao!”
    “Prego, a domani!”
    Posai il telefono, afflitto.
    L’unica cosa da fare era chiedere ad una persona che avrebbe dovuto sapere tutto: il vecchietto della villa di fronte Lucas. Quest’uomo sta sempre al balcone; mangia in balcone, si riposa in balcone, guarda la tv in balcone e dorme in balcone. Inoltre ha due peculiarità, cioè sentire tutti i rumori e prevedere in parte il futuro. Infatti, un giorno stavamo giocando a palla e lui ad un tratto gridò:
    “Smettetela prima di rompere lo specchietto di quella macchina!”
    Noi ci fermammo, ma Andrew continuò a palleggiare e colpì proprio lo specchietto della macchina indicata. Certo, poteva essere una casualità, ma perché non tentare? In ogni modo ero costretto ad andare in quel posto ambiguo. La villa aveva un’entrata enorme caratterizzata da un cancello nero che sembrava quasi gotico. Nel giardino frontale invece si trovavano delle imponenti sculture. Si diceva che ognuna di queste statue rappresentasse un elemento naturale. Queste sono molto strane, ricordo che quando ero piccolo ne era piena. Ora, invece, ce ne sono solo tre. Inoltre ci sono sempre state due statue imponenti. Arrivai di fronte al portone e dopo avere bussato un paio di volte decisi ritornare a casa per ripassare un’altra volta. Feci qualche passo indietro quando ad un tratto mi ritornò in mente la scena della sera prima, come un flash. Tutto diventò uguale a quella notte: le foglie, gli alberi, la pioggia, i tuoni, il terremoto e quella strana fiammella. Questa volta incominciò a girare intorno a me, come se fosse attratta. Ad un tratto si fermò dinanzi al mio corpo. Cercai di toccarla ma lei si avvicinò di scatto e sembro entrare dentro di me. All’improvviso mi ritornarono in mente le parole dell’anziano della via sconosciuta. Di colpo tutto finì. Mi toccai la fronte e notai che c’era una statua in più, mi avvicinai sempre di più ad essa, esattamente nel modo in cui la fiamma sfiorava il mio corpo. La toccai. Uno strano impulso mi spinse lontano da essa e ricordai ciò che accadde quella sera. I miei genitori mi avevano preso un po’ tardi, tutto qua. Ma come mai non ricordavo niente fino a quel momento?

    M’incamminai verso casa, pensieroso. Avevo risolto il caso su quello che avevo fatto la sera prima, ma perché non lo ricordavo fino a poco tempo prima? Questa domanda mi perseguitava, non riuscivo a togliermela dalla testa. Di colpo abbassai il volto, lo rialzai e mi ritrovai nell’ambigua via dell’anziano. Ad un tratto sentii la voce di un ladro che stava svaligiando una banca. Mi girai di scatto e vidi un uomo armato di pistola con due valigie piene di banconote in mano. Mi vide. Spostò una di queste nell’altra mano per prendere la mira con l’arma. Si preparò e mi sparò. Per la paura non riuscii a muovermi, mi protessi con una mano davanti al volto per proteggermi e chiusi gli occhi. Dopo un po’ li riaprii. Il ladro era scomparso. Abbassai lo sguardo e vidi due pallottole a terra completamente bruciate. Mi guardai intorno. Poi osservai la mia mano bruciacchiata. Non capivo cosa fosse successo...


    Intanto in un posto sconosciuto due uomini discutevano.
    “Secondo me è pronto.”
    “Anche secondo me… ma dobbiamo metterlo ancora alla prova. Sai, ne va del destino del mondo!”
    “Va bene, un’altra prova, magari più complicata.”

    Edited by LøstShinigami - 6/11/2011, 21:34
     
    Top
    .
  2. Raven`
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Lo stile personale è adeguato al contesto narrativo, ma dovrò comunque avanzarti delle critiche: la punteggiatura deve variare, in modo da non rendere frammentario il testo, dove l'assidua presenza di interruzioni disturba sovente il lettore. Comincia ad adottare l'utilizzo di altri elementi di punteggiatura, in modo da elaborare in maniera decisamente migliore la trama nella sua totalità. Secondo poi, nella scena di conversazione telefonica, i dialoghi giungono come una massa informe, dovresti esplicare i toni utilizzati dai due. In fin dei conti, non è male, la apprezzo soprattutto per l'intreccio originale e l'assenza di un fandom di riferimento.
     
    Top
    .
  3. LøstShinigami
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Grazie mille per i consigli, cercherò di metterli in pratica nel prossimo capitolo che posterò o domani o dopodomani. ;)
     
    Top
    .
  4. Raven`
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (LøstShinigami @ 4/7/2011, 10:48) 
    Grazie mille per i consigli, cercherò di metterli in pratica nel prossimo capitolo che posterò o domani o dopodomani. ;)

    Di nulla, è un piacere oltre che un dovere farvi migliorare.
     
    Top
    .
  5. LøstShinigami
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    CAPITOLO 2

    Uomini

    Il giorno dopo andai a scuola. Sembrava che l’esperienza del giorno prima fosse solo un ricordo, ormai.
    Una giornata come le altre, normalissima, finché, alla fine delle lezioni, un uomo incappucciato prese una mia compagna, Neve, e scappò di corsa. Ero lì che osservavo la scena dall'altro lato della strada: l’uomo le aveva bloccato le mani e l’aveva alzata da terra, impendendole di ribellarsi. Lasciai lo zaino a Mark e corsi ad inseguirlo. Non so perché lo feci, sentivo che dovevo farlo però. Qualcosa mi diceva che aiutarla era un mio dovere. Girai l’angolo e apparve nuovamente quella maledetta via misteriosa. Lui era lì, di spalle. Teneva Neve sotto il braccio con un fazzoletto alla bocca per non farla urlare. A quel punto mi avvicinai di corsa a lui, ma fece uno scatto fulmineo in avanti e non riuscii a raggiungerlo. Sentivo qualcosa però. Un impulso nella mia mano ed… una fiamma! Colpii in pieno la schiena dell’uomo che cadde a terra e scappò via di corsa mollando la presa su Neve. Guardai la mia mano, era ancora più bruciata della precedente volta. Non capivo. Era uscita una fiamma dalla mia mano. Strinsi la mano: mi doleva un po’. Sentii una voce e dissi a Neve di andare. Fortunatamente lei non era riuscita a vedere ciò che avevo appena fatto.
    “Senti, Neve, vai. Devo fare una cosa. Sta’ tranquilla, non ti succederà niente. Ok?” dissi cercando di farla calmare, anche se in realtà quello nervoso ero io.
    “Ok, in ogni modo grazie. Ciao!” mi rispose impaurita fissandomi negli occhi.
    Mi avvicinai sempre di più alla fonte di quella voce. Feci un passo alla volta, cercando di fare più silenzio possibile. La voce proveniva da dietro un palazzo. All’improvviso da un angolo uscì un uomo incappucciato che mi sferrò un pugno. Stranamente riuscii a pararlo. Con l’altra mano sferrai un pugno nel suo stomaco che lo fece arretrare parecchio verso un muro vicino. Non sapevo cosa stessi facendo. Arrivò un altro uomo che mi colpì alla schiena e mi lanciò in aria. Ad un tratto mi accorsi di essere più leggero, come se stessi fluttuando. Dall’alto lanciai tante sfere di fuoco sui due uomini. Intanto un altro uomo saltò dalla cima di un edificio molto basso e cercò di colpirmi alle spalle. Me ne accorsi e proprio quando mi stava colpendo, mi girai di scatto e gli diedi una gomitata verso il basso. Infine continuai a lanciare fiamme sui tre. Tutto ciò, però, mi stava stancando parecchio, non è una cosa da tutti ciò che stavo facendo.
    Ad un tratto gli uomini scomparvero come se fossero ologrammi e arrivò un altro uomo incappucciato. Scesi a terra e cominciai a lanciargli sfere, ma lui le deviò tutte con dei rapidi movimenti del braccio. Ad un tratto gridò.
    “Fermo!”
    Mi fermai. Presi un lungo respiro. Potevo finalmente riposarmi per qualche attimo. Cosa diamine voleva questa gente da me?
    Si levò il cappuccio. Era un ragazzo di circa 25 anni con una profonda cicatrice sulla guancia. Aveva i capelli di un biondo chiarissimo, quasi bianco e un ciuffo enorme che puntava al cielo. Si avvicinò e mi disse qualcosa quasi sussurrando.
    “Seguimi.”
    Era molto più alto di me. Di almeno 20 centimetri. Era magro, ma aveva delle grosse spalle. Io lo seguii. Ad un tratto mise la mano davanti a sè e dal nulla uscì una sorta di portale.
    “Entra.” mi disse.
    Avevo paura, ma scappare non mi avrebbe di certo aiutato. Feci qualche passo ed entrai.
    Mi ritrovai in una specie di laboratorio con pareti piene di cavi e schermi con dati su alcuni individui. Mi chiesi se stessero spiando qualcuno. Avanzai. Notai che le pareti erano di un blu scuro, quasi nero. In fondo alla stanza c’era un uomo che faceva qualcosa con un computer molto grande. Guardai sullo schermo. C’era la mia foto! Senza pensarci due volte, chiesi all’uomo:
    “Cosa ci faccio io li?”
    “Non ti preoccupare. Non ti faremo niente.”
    Girò la sedia per fare vedere il suo volto. Credo che quei secondi in cui si voltò fossero davvero intensi per me. In meno di un secondo provai paura, curiosità, stupore.
    Lo guardai meglio, cercando di mettere a fuoco la sua figura. Di certo, la poca luce del luogo non mi aiutava. Finalmente lo riconobbi: era l’uomo della via!
    “Noi ci conosciamo, vero?” gli chiesi.
    “Proprio così.”
    “Ma prima sembrava più anziano!”
    “Sì, ho usato una specie di magia di vecchiaia per fare sembrare tutto più… vero.” disse con un mezzo sorriso.
    “Ah, va bene… Ma che cosa dovete dirmi?” risposi un po’ incredulo.
    “Ah, sì. Tu hai visto ciò che ti è accaduto, giusto?”
    “Sì, certo, sono riuscito a volare ed a sparare delle fiamme dalle mani.”
    “Bene, questo è un segno. Possiedi l’Elemento Fuoco, Matt.”
    “……”
    “Vabbè, in ogni caso è una cosa importante questa, capito?”
    “……”
    “Ma ti hanno fregato le corde vocali?!?”
    “No… mi scappa la pipì! Oggi la professoressa non mi ci ha fatto andare perché era tardi!”
    “Il bagno è da quella parte. Muoviti!”
    Corsi in bagno. Intanto i due uomini parlavano.
    “Capo, secondo lei va bene?” chiese il ragazzo.
    “Sì, non ti preoccupare…se la caverà. Anche io ho cominciato così, soltanto che avevo fame invece di dover andare in bagno.” disse sorridendo.
    Uscii dal bagno. Era stata la pipì più lunga che avessi fatto. Ero teso. Mi trovavo in una situazione praticamente assurda. Fuoco. Non mi trovo neanche nel mondo dei fumetti!
    “Bene, che dovevate dirmi?”
    “Allora, ragazzo, tu sei un Guardiano. Te la farò breve: i Guardiani possiedono un potere della natura e hanno il compito di mantenere l’equilibrio. So che ti sembrerà tutto così strano, ma ormai è il tuo destino. Non puoi scappare. A meno che non ti uccidano, ma questo sarebbe un bel problema. Bene, siccome tu sei un Guardiano, il Guardiano del Fuoco, prima di iniziare a fare qualcosa d’importante per il mondo, ti dovresti allenare. Ok?”
    “Iniziamo bene… Quindi, che cosa dovrei fare per il mondo?” risposi abbastanza scioccato dopo aver saputo che sarei potuto morire.
    “Tranquillo, verrai informato al più presto. Intanto pensa ad allenarti, a conoscere i tuoi poteri, insomma.” cercò di tranquillizzarmi.
    “Bene, che devo fare?”
    “Niente” intervenne il ragazzo “devi solo imparare a controllare il tuo elemento.”
    “Facile, ci riesco!”
    “Vedremo. Portalo nella stanza d’allenamento!” concluse chiamando il ragazzo.
    “Sissignore!” rispose prontamente.
    Mi condusse in una stanza tutta bianca. Non tanto distante dalla stanza in cui mi trovavo precedentemente.
    “Bene, fammi vedere che sai fare.”
    Incominciai a lanciargli un’ondata di piccole sfere di fuoco.
    “Tutto qua?” disse con superiorità.
    A quel punto lanciai meno sfere, ma più caricate e quindi più potenti. Alcune sfere, però, deviavano e non andavano nemmeno a segno.
    “Non riesci nemmeno a guidarle, come pretendi di saper controllare il tuo elemento?”
    “Ora basta!” urlai.
    Non so come, corsi alle sue spalle e lo colpii. Lui scattò all’indietro e io cominciai a sferrargli sfere, pugni e calci all’impazzata.
    “Non vali niente!” continuò ad insultarmi.
    “Sta zitto! Pensa per te! Non sei stato sempre così forte! Non penso che all’inizio fossi stato così!”
    “Ok, va bene, hai ragione. Comunque non sei tanto bravo a controllare il tuo elemento, momentaneamente. E sarebbe inutile allenarti a questo livello. Prima di tutto devi sapere una cosa che ti farà capire a che livello di controllo dell’elemento sei.” rispose ridacchiando.
    Prese un telecomando, premette un pulsante e dall’alto scese una lavagnetta con scritte le seguenti frasi:
    First Level - Controllo 10%. Sfere senza direzione precisa.
    Second Level - Controllo 25%. Sfere con direzione precisa.
    Third Level - Controllo 50%. Capacità di creare intense sfere nella mano senza farle sfuggire.
    Fourth Level - Controllo 75%. Capacità di utilizzare le Armi Elementali.
    Last Level - Controllo 100%. ???
    “Per capire a che controllo del tuo elemento ti trovi, noi osserviamo questi parametri. A parte l’ultimo stadio che non è stato ancora raggiunto, hai capito tutto?”
    “Sì, ok. Ma che cosa è un’Arma Elementale?” chiesi perplesso.
    “È una speciale arma, unica nel suo genere, che può essere utilizzata solo ed esclusivamente dal suo proprietario.”
    “E qual è la mia?”
    “Non lo so. Non possiamo rilevarla a questo stadio e in ogni caso non saresti sicuramente in grado di utilizzarla. Però possiamo fare una prova. È abbastanza stancante, ma ci potrebbe mostrare che forma prenderebbe la tua energia. La vorresti fare?”
    “Ok, non sono un tipo facile da stancare!”
    Pressò il tasto di una grande macchina. Il tetto della stanza si aprì e scese una macchina a forma di capsula. Wow, a quanto pare, per ogni tasto scende qualcosa dal tetto!
    “Bene, puoi entrare.”
    Entrai subito.
    “Ora sfodera la tua energia!”
    Il ragazzo contò con le dita accompagnandosi con la voce.
    “Tre… due… uno!”
    Iniziai a mettere tutta la mia forza.
    “Più forte!” mi urlò.
    Nelle mie mani iniziò a formarsi qualcosa di luminoso in continua mutazione, finché non si avvicinò ai miei polsi, iniziando a stritolarli. A quel punto iniziai ad urlare di dolore.
    “Fermo!” mi disse. “Non ti sforzare più!”
    Aprì la capsula ed io uscii.
    “Che cosa è successo? Che cosa era quella cosa che mi ha attaccato?” chiesi.
    “È stata la tua stessa arma. Come ti ho detto non sei ancora in grado di domarla.”
    “Va bene, ora devo andare, ho lasciato un mio amico in sospeso. A presto!” dissi al ragazzo.
    “Aspetta!” mi fermò.
    “Che c’è?”
    “Tieni questi, sono dei pesi. Ognuno è da 1 kg. Mettine due sui polsi, due sulle spalle, due sulla vita, due sulle caviglie. Ok?”
    “Li devo mettere sempre?” chiesi.
    “No, solo un mese…”
    “Ah, ok!” risposi rasserenato.
    “…poi per i due mesi successivi metterai quelli da 4 kg!” continuò sorridendo.
    “Cosa?” risposi sconvolto.
    “Già, devi migliorare la tua massa muscolare. Sei deboluccio, sai?”
    “Ah… ok, ora vado, ciao.” risposi paralizzato e con una faccia da ebete.
    Il ragazzo aprì un altro portale davanti i miei occhi e lo passai.

    Ancora scioccato da prima, tornai a scuola, dove trovai Mark.
    “Che cosa hai fatto in tutto questo tempo?” mi chiese arrabbiato e dando un calcio al mio zaino.
    “Tutto ‘sto tempo? Esagerato!” continuai cercando di farlo calmare.
    “Sei fuori da un’ora!”
    “Un’ora?”
    “Guarda l’orologio!” disse ancora più infuriato.
    Abbassai lo sguardo sull’orologio. Era davvero passata un’ora. Più imbestialito che mai, diede un altro calcio al mio zaino per terra e se n’andò. Ad un tratto si girò e mi disse indicandomi con il suo indice:
    “Domani ti farò vedere!”
    Quando faceva così, era ovvio che volesse una sfida.
    Mark non è mai stato un tipo calmo e, stranamente, ce l’ha sempre avuta con me. Ormai era diventato qualcosa di normale sfidarci in un incontro per mettere in chiaro le cose.


    @Raven': Aspetto i tuoi consigli e, ovviamente, anche le tue critiche ;)
     
    Top
    .
  6. Raven`
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Parlerò chiaramente, il primo capitolo mi avevo colpito molto più di questo: il rocambolesco susseguirsi degli eventi descritti piuttosto marginalmente non fa che accentuare i difetti che si ripercuotono nell'intero testo. Tutto sembra accadere con una spontaneità unica, per cui oltre a queste critiche ti elargirò un consiglio: quando ti appresti a scrivere un capitolo di questo romanzo, cerca d'immedesimarti nel personaggio e di descrivere il tutto puntando soprattutto sul piano interiore, dato che le emozioni sono completamente esternate dal testo. Rifletti su come reagiresti consequenzialmente agli avvenimenti che accadono al protagonista principale, in modo da ottenere un realismo più accentuato. Mi aspetto che i difetti di questo capitolo si allievino e corregono nel prossimo, quindi non avere fretta e cerca di seguire ciò che ti ho detto. Hai capacità da vendere, mettile in atto.
     
    Top
    .
  7. LøstShinigami
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Grazie di nuovo per i consigli e i complimenti. Per il fatto di immedesimarsi nel personaggio, beh, era qualcosa che avevo notato anche io, ma a cui, purtroppo, ho dato poca importanza. Fortunatamente, adesso so dove sbaglio e come poter migliorare. ;)
     
    Top
    .
  8. LøstShinigami
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    CAPITOLO 3

    Tanti

    Il giorno dopo, all’entrata della scuola, avevo visto Mark con uno sguardo malvagio. Era appoggiato ad un palo, con le braccia conserte. Lo salutai cercando di abbozzare un sorriso. Sicuramente aveva organizzato qualcosa d’importante per distruggermi. Non avevo tanto paura, questo nuovo potere, in un modo o nell’altro, mi rendeva più sicuro. Mentre ero assorto nei miei pensieri, si avvicinò Neve. La salutai e lei fece lo stesso.
    “Volevo chiederti ancora grazie per avermi salvata!” mi disse.
    “Non ti preoccupare.” risposi impavido.
    “Chissà cosa voleva quel tipo… Ho già avvisato i miei del tutto. Dovrei stare al sicuro per un po’ di tempo.”
    “Mmh, bene, no?”
    Entrambi sorridemmo. O almeno, provai a sorridere.

    Neve. E’ sempre stata una ragazza misteriosa. Ha la testa per aria, ma è anche molto seria. Non saprei descriverla, anche perché non la conosco così bene. La conosco dalle medie, ma non abbiamo mai fatto una discussione più lunga di questa. Credo di diventare timido quando sto con lei. Troppo timido. Anche in quel momento, in cui a fatica riuscivo a prendere il respiro. Quando parla con me, mi faccio prendere sempre da un flusso di pensieri negativi. Ho sempre paura di dire qualcosa di sbagliato contro la mia volontà. E anche d’inverno, mi iniziano a sudare le ascelle.

    Dopo le lezioni, Mark ed io ci recammo in palestra. Mi recai nel luogo tranquillamente, questa volta non avevo paura di prenderle da lui, come succedeva la maggior parte delle volte.
    Lui mi aveva anticipato. Era già lì che giochicchiava con il cellulare. Appena sentì i miei passi, alzò lo sguardo dallo schermo del telefono e mi lanciò un’occhiataccia. Fece qualche passo avanti e mi insultò.
    “Sei pronto, pivellino?” sghignazzò.
    Lo guardai fisso negli occhi. Capì che ero pronto.
    “Bene, ora ti faccio vedere cosa so fare!” disse Mark con una voce minacciosa.
    “Sono diventato molto più forte!” risposi audace.
    Attorno a Mark apparve un’aura grigia che formava continuamente dei cerchi. Guardai sbalordito. Anche lui aveva dei poteri! Ma com’era possibile? Lui? Perché proprio lui? Decisi di rimandare le domande a dopo, era il momento di combattere. A quel punto cominciai a fare girare come una spirale l’energia attorno al mio corpo. Ci guardammo ancora una volta negli occhi.
    Rise.
    Mark scattò contro di me così velocemente che lo vidi solo quando era vicinissimo. Riuscii a pararmi, ma per il colpo arretrai. Mark scomparve di nuovo, alzai lo sguardo e lo vidi caricare un pugno sopra la mia testa. Riuscii per l’ennesima volta a pararmi. Mi ero stufato: ora era il mio turno! Incominciai a riscaldare l’aria e in qualche modo riuscii a rallentare Mark. Mi muovevo come se sapessi già cosa fare, come se avessi combattuto con questo potere da una vita. Caricai un pugno e colpii Mark. Ricevette il colpo ed arretrò di qualche passo. Dopo aver lanciato l’attacco notai dei tagli nel mio braccio.
    “Ti chiedi cosa siano quelli?” mi chiese Mark con una sorta di sorriso malvagio tinto sul volto.
    Lo guardai negli occhi in cerca di una risposta.
    “È colpa del vento. Ecco cosa succede quando raggiunge una certa velocità. Ti danno problemi?!?”
    “Adesso basta!” urlai.
    Mi scaraventai contro Mark con uno scatto felino. Mark si parò in anticipo, ma io gli lanciai una vampa nella pancia. Venne scaraventato all’indietro, ma riapparve dietro le mie spalle e mi diede un calcio nella schiena, e questa volta ero io a volare. Fui scaraventato contro il muro della palestra che utilizzai per darmi una spinta con il piede e lanciarmi verso di lui. Quando stavo per avvicinarmi a lui, si spostò all’indietro e io per sbaglio feci un buco nel pavimento con la mano, nel tentativo di colpirlo. Presi un’ulteriore spinta e mi avvicinai a lui ma quest’ultimo riuscì a schivare i miei attacchi. Ad un tratto ci fermammo, fiacchi. Passò qualche secondo e ci gettammo uno contro l’altro. Io lo tempestavo di pugni, lui si parava e viceversa. Mark ad un certo punto incominciò a girarmi attorno ad una velocità impressionante, mentre io tentavo di colpirlo con qualche sfera. Dopo qualche secondo incominciai a notare altri piccoli tagli sulla mia pelle e provai un leggero dolore. Ad un tratto mi sentii ancora più forte e mi scaraventai contro quel tornado che intanto aveva creato intorno a me. Niente. Appena mi avvicinavo, mi colpiva velocemente. Tentai molte volte, quando ad un tratto persi la pazienza e cominciai a respirare molto affannato.
    “Finiamola qui!” gridai in preda alla rabbia.
    Emisi un urlo e attorno a me apparve una specie di barriera rossastra che si ingrandiva sempre di più. Mark d’un tratto si fermò e venne colpito dalla bolla di energia. Intanto alcune parti del mio corpo, essendo io ancora inesperto, si stavano bruciando. Mark venne sballottato su di un muro. Dopo pochi secondi aprì gli occhi e mi vide.
    “Non riuscirai nel tuo intento!” urlai.
    “Cosa?” rispose Mark in chiara difficoltà.


    Nel frattempo i due uomini ci osservano con delle telecamere.
    “Cosa sono quegli occhi?” chiese incuriosito e allo stesso tempo spaventato il ragazzo all’anziano.
    “Non possono essere quegli occhi…” rispose quasi balbettando.


    Con uno scatto felino Mark cercò di avvicinarsi a me. Caricai un pugno dall’alto, ma Mark mi bloccò il polso. Sbalordito guardò i miei occhi. Erano diventati di un celeste chiarissimo. Con un abile movimento approfittai della sua distrazione e gli lussai il polso. Mark chiuse gli occhi e urlò di dolore. Ad un tratto i miei occhi tornarono normali. Stavo per svenire, ma con l’ultima particella di energia diedi un pugno nello stomaco a Mark.
    “Beccati questo, idiota!” dissi quasi sussurrando per la stanchezza.
    Venne scaraventato nel muro formando un’enorme crepa.
    Lentamente chiudemmo gli occhi, lasciandoci prendere dalla stanchezza. Entrambi eravamo svenuti, ma qualcuno ci prese e ci portò via.

    Al risveglio mi ritrovai vicino all’anziano signore, al ragazzo e a Mark. Mi misi una mano alla testa, mi faceva troppo male. Ero seduto su una comoda poltrona. Non ebbi neanche il tempo di aprir bocca, che qualcuno iniziò a parlare.
    “Bene,” iniziò il vecchio schiarendosi la voce. “Matt ed io già ci conosciamo, anche se non sa il mio nome. Io sono Luxor e questo è Shad. A Mark ho già spiegato la situazione, quindi potete iniziare con le vostre missioni.”
    “Missioni?” domandai ancora frastornato.
    “Sì, delle missioni che dovrete svolgere insieme, capito?” intervenne Shad.
    “Insieme? Con questo qui? Io da solo me la cavo!” urlai infastidito.
    “Sì, come se tu riesca a fare qualcosa da solo!” mi ridicolizzò Mark.
    Di colpo gli lanciai una piccola sfera di fuoco che lui deviò con un rapido movimento del braccio. Ci fissammo negli occhi per molto tempo. Notai il suo polso fasciato e, cosciente di quello che avevo fatto, alla fine mi rassegnai e insieme a lui accettammo l’incarico. Un po’ mi sentivo in colpa, ma se lo meritava.
    “Bene, la vostra prima missione è trovare altri come voi, quindi potete anche farla da soli. Dovrete cercare i custodi dell’Elemento Terra, Acqua e Fulmine. Tutto chiaro?” ci comunicò Luxor.
    “Sissignore!” rispondemmo all’unisono.
     
    Top
    .
  9. Raven`
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Noto con piacere i notevoli miglioramenti nell'umanità e nella descrizione delle riflessioni del personaggio, per quanto sporadiche e concentrate soltanto nella prima parte; un ottimo passo avanti, ma le critiche non stentano a giungere. Innanzitutto, lo stile nel prologo del capitolo era di gran lunga più soddisfacente, mentre nella battaglia l'ardimentoso susseguirsi di scene di combattimento innalza esageratamente il ritmo delle sospensioni e la trama diventa un flebile cordone logico che dev'essere colmato, soprattutto nel finale, irreale e ridotto ai minimi termini, dove le descrizioni dovevano essere ampiate di molto. Dunque, il mio consiglio è di imparare ad utilizzare altre espressioni di punteggiatura, ampliare il tuo lessico ed infine incrementare le descrizioni e le riflessioni dei personaggi in scena, in modo da rendere il tutto più credibile ed acquisire una certa epicità negli scontri, un tuo punto debole. Al prossimo capitolo, e mi auguro di trovare uno stile rinnovato.
     
    Top
    .
  10. LøstShinigami
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Dopo tanto tempo, finalmente il nuovo capitolo. :D

    CAPITOLO 4

    Ricerca

    Il giorno dopo cercai qualcuno nella mia scuola, qualcuno che fosse particolarmente interessante. Ero seduto alla mensa, in un tavolo, completamente da solo. Osservai ogni singolo ragazzo da un oscuro angolo della stanza, ma tutti sembravano normali. Osservavo ogni singolo dettaglio, ogni singolo comportamento leggermente strano, spaventato, particolare, diverso, ma niente. Sì, anche io ero diverso, anche Mark lo era. Eravamo diversi dal resto della gente.
    Gettai un’altra occhiata agli altri tavoli della mensa, ma vidi solo ragazzi che si divertivano tra di loro, che prendevano in giro qualche ragazzo più piccolo o che tenevano per mano la propria ragazza. Perciò ero afflitto, non riuscivo a trovare nemmeno un giovane interessante. Effettivamente, non sapevo esattamente cosa cercare. Da cosa si distingue una persona “speciale” o diversa da una normale? E perché sto svolgendo questa missione? Sono stato quasi costretto ad accettare, quasi senza potermi opporre. D’altronde ho sempre sognato di vivere qualcosa del genere, insomma, avere dei poteri o cose del genere, però spesso si corrono dei grandi rischi… o almeno credo. In tutta sincerità, non trovo nulla di così pericoloso in questa missione.
    La campanella iniziò a suonare. Sobbalzai e deluso per la mia ricerca fallita, tornai lentamente in classe.
    La mattinata proseguii normalmente, come qualsiasi giorno di scuola. Diedi un’occhiata al diario: pochi compiti, perfetto! Decisi di passare una giornata da Andrew. Videogiochi e musica: adoravo passare i pomeriggi così. Tra l’altro era pure sabato e potevo andare a dormire quando mi pareva, tanto il giorno successivo non sarei dovuto andare a scuola. Quella sera mangiai e dormii da lui.
    Era notte fonda, Andrew e io ci svegliammo per fare uno spuntino. Non vedevamo praticamente nulla, tutte le luci dell’abitazione erano spente, ma non potevamo accenderle poiché avremmo svegliato i suoi fratelli minori. Il freddo dell’inverno iniziava a farsi sentire sempre di più, così Andrew cominciò a sfregare le mani per riscaldarsi leggermente. Fece un piccolo movimento e la luce della cucina si accese per qualche secondo. Sobbalzai quasi spaventato. Che diamine era successo? Non avevamo toccato nessun interruttore, eppure… Mi ricordai qualcosa, erano le parole di Luxor. Bingo! Se era come stavo pensando, forse avevo trovato un Guardiano.
    “Strofinale di più!” incitai Andrew più gasato che mai.
    “Mmh, perché dovrei?” rispose diffidente.
    “Fidati di me e fa’ ciò che ti dico.”
    Le strofinò di più e le luci di tutti gli appartamenti del suo pianerottolo si accesero.
    “Che diamine sta succedendo, Matt?” mi urlò spaventato e allo stesso tempo convinto che la causa di tutto ciò fossi io.
    “Sei un Guardiano! Adesso non posso spiegarti bene, ma, in breve, controlli l’elettricità!” dissi esaltato per aver trovato il primo Guardiano.
    “Sono cosa? Matt, non prendermi in giro!” mi rimproverò.
    “So che è difficile da credere, ma è così. Adesso hai dei poteri!”
    “Ah…” sussurrò calando lo sguardo per terra.
    Forse non era il caso di dirglielo così, forse avrei dovuto essere un po’ più serio, forse non è ancora pronto a qualcosa del genere. Passò qualche secondo e subito alzò lo sguardo verso me.
    “Ma allora è una figata!” disse entusiasta.
    Non sapevo se il fatto che l’avesse presa così, fosse un bene o un male. In un modo o nell’altro mi lasciai coinvolgere dalla sua allegria.
    “Bene, vediamo se riesci ad accendere il palazzo!” lo sfidai.
    “Non ci vuole niente, se voglio posso accendere tutto il quartiere!” continuò sbruffone.
    “Bene. 1…2… e 3!”
    Al mio tre Andrew incominciò a strofinare le mani molto velocemente e accese tutte le luci dell’edificio facendo squillare tutti i telefoni e gli allarmi della gente. A quel tratto ci fissammo e ridacchiammo.

    Il giorno dopo portai Andrew da Luxor e Shad.
    “Bene, quindi ne hai trovato uno? Possiede l’Elemento Fulmine, giusto?” mi chiese Shad abbozzando un sorriso soddisfatto.
    “Sì, e ora ve ne porterò altri.” risposi sorridente.
    “Va bene, continua così.” continuò dandomi una pacca sulla spalla.
    “Certo, Mark non ne troverà nessuno! Questa volta non mi batterà, questa volta vincerò!”
    “Ehi, ci state trattando come oggetti!” intervenne Andrew.
    “In un certo senso, ma solo per adesso, poi ci aiuterete come gli altri.” rispose Shad ridendo e cercando di tranquillizzarlo.
    “Perfetto.” rispose rasserenato Andrew.
    “Va bene, ora devo andare! Salutatemi Luxor!” dissi uscendo di corsa dalla base e lasciando Andrew con Shad.
    Ero così gasato, mi sembrava di essere in un fumetto o in un videogame. E’ ciò che sogno da quando sono piccolo, avere dei superpoteri.
    Come al solito attraversai la via oscura e corsi verso la casa di Gabriel, un mio vecchio amico che avevo voglia di vedere. Arrivai a casa sua e vidi Gabriel nel suo giardino che innaffiava le piante. Detesta fare lavori del genere, ma sua madre lo manovra come una marionetta. Mi avvicinai ma non mi feci vedere per fargli uno scherzo. Feci dei passi leggeri per non farmi sentire, ormai ero vicinissimo. D'un tratto saltai dall'angolo in cui ero nascosto e gridai.
    Gabriel si spaventò a morte e mi fece una sorta di gavettone per difendersi. Dopo essermi asciugato la faccia con la maglietta, lo osservai attentamente e notai che solo le sue mani erano bagnate.
    “Che stai facendo? Non hai né un tubo né un innaffiatoio in mano! Come fai ad annaffiare le piante?” chiesi insospettito.
    “No! No, no! Ti stai sbagliando proprio poco fa avevo un innaffiatoio ma ora l’ho posato!” rispose discolpandosi e gesticolando con le mani.
    “No, io mi ero nascosto dietro l’angolo e non ho visto nessun innaffiatoio. Mi spieghi come hai fatto ad annaffiare le piante e a farmi quel gavettone?”
    “No… Veramente, io… Poco fa, beh, avevo un innaffiatoio, ti giuro!” continuò ancora più agitato di prima e balbettando.
    Ma che diamine mi stava nascondendo? È il momento di fargli vuotare il sacco.
    “Dimmi la verità, hai qualche potere speciale che non vuoi mostrarmi?” dissi convinto di aver già capito tutto.
    “Potere? Quale potere? Sei pazzo? I superpoteri non esistono!”
    Non sapevo come farlo parlare e fargli dire la verità. Mi guardai intorno per qualche secondo. Dovevo trovare qualcosa che l’avrebbe costretto a dirmi tutto. Idea! Caricai una sfera e la lancia su una delle sue piantine.
    “Ma sei pazzo? Le piante di mia madre!” urlò in preda alla paura di venir rimproverato dalla madre.
    Senza pensarci due volte, un’enorme bolla carica d’acqua si generò nel palmo della sua mano e con questa spense il mio piccolo incendio. Si girò verso di me afflitto e mi rivelò la verità.
    “E va bene, mi hai scoperto, da qualche giorno so controllare l’acqua. Ma vedo che anche tu sai fare qualcosa, no?” disse quasi avvilito.
    “Lo sapevo che eri speciale! Esatto, noi due siamo dei Guardiani, io controllo il fuoco e tu l’acqua.”
    “Wow, vedo che siamo messi bene.”
    “Tranquillo, ce ne sono altri come noi. Vieni con me, devo portarti al quartier generale! Lì potrai allenarti e apprendere un bel po’ di cose interessanti!”
    Lo presi per il braccio e lo trascinai per molti metri. Ne avevo trovato un altro! Non potevo essere più felice. Avevo dimostrato a Luxor di essere meglio di Mark.
    Corsi con Gabriel dietro per due isolati, finché giunsi all’entrata. Feci qualche passo e mi ritrovai nel solito laboratorio di Luxor. Subito vidi Mark e Andrew – anche loro vecchi amici – che giocavano attorno ad un tavolino a poker. C’era solo una piccola lampada che illuminava il tavolo. Nell’altro lato della stanza invece si trovavano Shad e Luxor che mi accolsero con un sorriso.
    “Ragazzi, ne ho trovato un altro! Non sono forse il migliore del gruppo?” esultai entusiasta.
    Tutti e due mi guardarono con sguardo bieco e gli occhi gonfi. Che diavolo stavano facendo?
    “Ehi, amico! Vieni a giocare anche tu a…” disse Andrew cadendo dalla sedia.
    Guardai la sua caduta clamorosa e folle, alquanto sconvolto.
    “Comunque, questo è Gabriel, il Guardiano dell’Acqua.”
    “Piacere, Gabriel! Forza, vieni a giocare con noi.” intervenne Mark anche lui quasi ubriaco.
    Diamine, che figura stavano facendo con il nuovo membro del gruppo?
    “Ma fanno sempre così?” mi chiese Gabriel a bassa voce.
    “No, non ti preoccupare.” risposi cercando di calmarlo. “Ma che cosa stavate facendo?” dissi rivolgendomi a Luxor e a Shad che era no gli unici “sani”.
    “No, niente stavano festeggiando il compimento della missione di Mark.” rispose Luxor con uno sguardo fiero del Guardiano del Vento.
    “Cosa?! A me fate cercare persone a destra ed a manca e lui invece si diverte a fare missioni!” urlai arrabbiato.
    “Se lo merita dopo tutto ha combattuto contro più di 10 Skyless di livello 2!” aggiunse Andrew da sotto il tavolo.
    “Che cosa sono gli Skyless?” chiese Gabriel.
    “Sono delle creature malvagie, create dall’oscurità della gente. Ne esistono tre tipi: i primi sono solo oscurità, i secondi sono quelli che entrano nel corpo di una persona e vivono come parassiti ed infine il terzo gruppo è formato da Skyless talmente forti da costruirsi da soli un corpo.” intervenne Mark, tornando serio.
    “Mi sento… trascurato…” sussurrai a Gabriel. “ancora nessuno me l’aveva spiegato…”.
    Gabriel mi guardò e rise.
    Ma c’era qualcosa di diverso nell’aria, le cose stavano cambiando. Forse era il fatto che Mark avesse pronunciato la parola “oscurità”, non so, mi metteva paura. Sentivo una lieve fitta allo stomaco, la tensione stava crescendo. Forse tutto questo non era solo un gioco.
     
    Top
    .
  11. LøstShinigami
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Ecco il quinto capitolo, sperando che questa volta ci sia qualche fan in più. :sisi:

    CAPITOLO 5

    The last

    I giorni passarono e il mio obiettivo sarebbe stato quello di trovare l’ultimo guerriero insieme a Gabriel. Era una semplice missione dopotutto, così decisi di prendermela comoda.
    Le vacanze natalizie si stavano avvicinando e da qualche giorno i compiti per casa scarseggiavano. In quei pomeriggi tetri e noiosi ero solito mettermi sotto le coperte a pensare. Facevo dei ragionamenti stupidi certe volte, pensavo a Neve senza sapermi spiegare il perché. Pensavo al suo sguardo, ai suoi capelli, ai suoi occhi e anche al collo. Ma dopo un po’ pensavo ad altro, forse Neve non era davvero così importante. Altre volte pensavo a Mark, a quanto, in fondo, lo detestavo. Era sempre stato un gradino più in alto rispetto a me: più bravo a scuola, più forte, più intelligente, più furbo, e adesso Shad e Luxor gli avevano affidato dei compiti anche più difficili dei miei; evidentemente anche loro si erano accorti che era migliore.
    Ma il pensiero che mi distraeva da tutto, dallo studio, da suonare il mio basso, e a volte anche dal mangiare, era questa diavolo di missione. Era come se fossi stato messo in una scacchiera, costretto a giocare una sorta di partita a scacchi. Io, un semplice pedone, e davanti a me altri pezzi neri, gli Skyless, che mi accerchiavano fino a mangiarmi. Non avevo neanche un’immagine di questi Skyless, non sapevo neanche come fossero fatti. Mark mi ha raccontato che hanno una sorta di maschera bianca a forma di teschio e sono ricoperti da un mantello nero. Shad, inoltre, mi ha spiegato che sotto quella veste oscura c’è solo oscurità e che quindi non hanno un vero e proprio corpo. Ha detto anche che solo la gente con un forte potere spirituale possa vederli, oppure che essere colpiti dalla loro falce possa farti provare una strana sensazione, qualcosa simile alla malinconia, al malumore, alla depressione. Ma qual è il loro obiettivo? O forse ciò di cui dovrei preoccuparmi di più è altro: qual è il nostro obiettivo? Né Luxor né Shad mi hanno mai dato una spiegazione, che mi stessero manovrando come una marionetta per raggiungere i loro scopi? Mi sono fidato di loro ciecamente, forse eccitato dalla scoperta di avere dei superpoteri, ma perché l’ho fatto, non me lo so spiegare. Sì, dovevo indagare, dovevo capire di più. Eravamo davvero noi i bianchi sulla scacchiera?
    Il cellulare iniziò a vibrare: Andrew mi stava chiamando.
    “Pronto, Matt? Ho una grande notizia per te!” urlò elettrizzato.
    “Sì, che c’è?” risposi leggermente seccato.
    “Abbiamo trovato l’ultimo Guardiano!”
    “Davvero? Beh, sto venendo!”
    “Corri, Luxor deve dirci qualcosa. E porta anche Gabriel!”
    Chiusi il telefono e pensai all’ultima frase di Andrew. Forse Luxor aveva finalmente deciso di parlarci del suo piano.
    Chiamai Gabriel al cellulare per avvertirlo e in breve arrivammo alla base. Entrammo e subito vedemmo Andrew, Mark e un altro ragazzo disposti in riga di fronte a Luxor e Shad. Era più alto di noi, con un po’ di barbetta sul mento: forse era anche più grande di noi. Aveva dei lunghi capelli bianchi che gli arrivavano quasi alle spalle e una carnagione molto chiara. Camminammo lentamente, cercando di non disturbarli.
    “Siete arrivati finalmente!” urlò Andrew.
    Sobbalzai. Perché diavolo deve sempre urlare?
    “Bene, mettetevi in riga insieme agli altri!” ci ordinò Shad.
    “Allora” aprì il discorso Luxor. “ora che siamo tutti, devo informarvi della vostra missione, che non è solo quella di distruggere gli Skyless, il vostro incarico principale infatti è ristabilire l’equilibrio che, come vedete, sta venendo fortemente compromesso. Gli Skyless, infatti non sono mai esistiti, non è mai stata documentata una cosa del genere. Immaginate una sorta di bilancia, su di un lato c’è la luce, sull’altro l’oscurità; adesso immaginate che un altro piccolo peso venga aggiunto nel “piatto” dell’oscurità. Il peso di cui parlo, il vero problema, sono proprio loro, gli Skyless, e qualcuno li sta utilizzando per raggiungere i suoi obiettivi. Voi che siete i 5 prescelti di Gaia, avete il compito di rimettere in equilibrio questa bilancia distruggendo gli Skyless, esseri nati dalla paura, dal caos, dallo squilibrio. Se avete qualsiasi domanda, ponetela pure.” concluse.
    “Ma stanno davvero mettendo in pericolo la Terra? Insomma, sono davvero così pericolosi?” chiesi.
    Avevo paura della risposta, stavo tremando.
    “A voi sembrerà di no, ma all’interno Gaia sta soffrendo. Verrà il giorno, in cui la Terra in cui vivete adesso, non sarà più la stessa.” intervenne Shad.
    “Gaia? E chi è Gaia?” intervenne Mark.
    Era la domanda giusta da porre, dovevamo estorcere il maggior numero di informazioni a Shad e Luxor.
    “Colei che si è fidata di voi, che ha capito il vostro valore, che ha riposto le vostre speranze nelle vostre mani. Lei adesso non è più con noi, ha deciso di essere il vero e unico Guardiano del Mondo.” rispose Luxor.
    “Il Guardiano del Mondo? Deve essere forte! Quindi, noi dobbiamo aiutare Gaia a resistere all’attacco degli Skyless, in poche parole?” domandò Andrew.
    “Esatto. E c’è qualcuno che vuole prendere il suo posto, qualcuno sconosciuto pure a noi.” continuò ancora più seriamente.
    “Wow…” commentai senza rendermene neanche conto.
    Adesso iniziavo a capire un po’ di cose. Forse era necessario studiare ancora quei due, ma per adesso potevo fidarmi.
    “C’è qualcosa che non va, Matt?” domandò insospettito Shad.
    Negai con la testa.
    Il clima in quella stanza era diventato pesante, nessuno riusciva a spiccicare una parola. L’unico ad aver notato tutto ciò fu Shad che subito tentò di alleggerire la tensione.
    “Questo è ciò che dovevamo dirvi. Ma ora passiamo alle presentazioni. Questo è Zack, il Guardiano dell’Elemento Terra. Bene, presentatevi, ragazzi.”
    Ognuno disse il suo nome senza troppo entusiasmo.
    “Ciao, io sono Zack, piacere di conoscervi.” concluse con un sorriso il neo entrato.
    “Bene, dato che ora ci siamo tutti, è il momento di dichiarare il Project Gaia aperto!” disse Shad con felicità.
    L’allegria di Shad mi colpì talmente tanto che urlai anche io.
    “A Gaia!”.
     
    Top
    .
  12. Roxy!
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Ciao Lost!
    La storia è piacevole e anche scorrevole, non sono così aulico nelle spiegazioni come Raven' anche se nei primi capitoli concordo con lui nella punteggiatura.
    Anche io sto scrivendo una vera e propria storia sugli elementi, anche se non c'è il Fulmine ma il Fuoco ed è completamente diversa ^^
    Continua così, non abbatterti se ci sono pochi commenti il vero potere è la Perseveranza u.u
     
    Top
    .
  13. LøstShinigami
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Uuuh, finalmente un nuovo fan *_* Grazie per il consiglio, continuerò a scrivere senza fermarmi, anche con pochi che mi seguono. ;)
     
    Top
    .
  14. LøstShinigami
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Dopo tanto tempo, il nuovo capitolo! :D

    CAPITOLO 6

    Skull

    Il giorno dopo arrivò e mi toccò compiere una missione con Mark. Potevano assegnarmi Andrew o Gabriel, o anche Zack, che nemmeno conosco, e invece hanno scelto Mark. L’obiettivo era quello di eliminare un gruppo di Skyless di livello 2. La missione non era difficile a quanto pare, e questo sarebbe stato il mio primo incontro con questi Skyless. Recatoci nel luogo non notammo niente di strano. Era una foresta oscura senza anima viva, l’unico rumore udibile era il verso di qualche gufo. Tutto d’un tratto un tonfo. Sussultai leggermente spaventato. Uno stormo d’uccelli prese il volo facendoci orientare il nostro sguardo verso l’alto. Di fronte a noi apparve uno Skyless di primo livello. Fortunatamente saltammo al momento giusto e Mark con due sfere d’energia lo distrusse. Era proprio come me l’avevano descritto: mantello nero e maschera bianca a forma di teschio. D’un tratto un’orda di Skyless di livello 2 ci accerchiò. Sentii una strana fitta allo stomaco, un po’ di malinconia e un pizzico di tristezza. Ma non era il momento di distrarsi, dovevamo eliminare quegli esseri. Mark ed io ci schierammo schiena contro schiena per poter osservare ogni singolo punto della foresta. L’attacco dei nemici iniziò. Subito contrattaccammo. I loro attacchi erano semplici da schivare, erano quasi insensati, sembrava che attaccassero d’istinto, come delle bestie prive di ragione. Poco alla volta li stavamo distruggendo e, dopo averne eliminato qualcuno, di colpo sparirono. La loro ritirata mi prese alla sprovvista, ma tirai un piccolo respiro di sollievo. Tutto qui? La missione era già finita? Non bastò molto che qualcuno nell’ombra iniziò ad applaudire.
    “Bravi. Ottimo lavoro.” incominciò a parlare uno sconosciuto.
    Aveva una voce calda, riusciva a mettermi a mio agio, ma dovevo stare attento.
    “Chi sei? Esci fuori!” urlai.
    Perché l’ho fatto? Sono terrorizzato e lo invito ad uscire allo scoperto: idiota!
    “Certo. Con calma, ragazzo.” continuò con un tono di voce più serio.
    Da dietro un albero comparve un ragazzo alto con un abito nero molto elegante e un paio di guanti bianchi. I suoi capelli scuri e i suoi occhi grigi lo rendevano ancora più spaventoso. Gli occhi. Mi terrorizzavano sempre di più, mi davano un forte senso di inquietudine.
    “Buongiorno, ragazzi, mi presento, sono Skull Angel. Ma voi potete chiamarmi semplicemente Skull. Piacere di conoscervi. Voi siete? Ah sì, ricordo! Siete quei ragazzini che distruggono gli Skyless per conto di Gaia. Se non lo avete ancora capito, io sarò quello che vi metterà i bastoni tra le ruote in questa storia.” spiegò quasi ridendo.
    “Che cosa stai cercando?” chiese calmo Mark.
    Come diavolo fa a stare calmo in un momento simile? Ha appena detto di essere nostro nemico!
    “Io? Non sto cercando niente. Volevo solo fare la vostra conoscenza. Vi devo eliminare dopotutto, no?” rispose ancora con quel sorriso Skull.
    “Stai zitto!” urlai scaraventandomi verso di lui.
    Quell’inquietudine cresceva a dismisura, non sarei potuto rimanere un altro minuto fermo.
    Il mio pugno stava per colpirlo quando con uno scatto rapidissimo prese il mio braccio, bloccandomi.
    “Ehi, piccolo, calmati.” disse ancora ridendo.
    “Muori!” gridai colpendolo nella pancia.
    Skull arretrò e sfruttai il momento per colpirlo con una sfera.
    “Second Level! Activation!” urlai lanciandomi contro il ragazzo.
    Proprio prima di colpirlo creai una sfera di fuoco nella mano con cui lo colpii.
    Il ragazzo guardò i suoi vestiti bruciati e togliendosi la giacca mi guardò con uno sguardo di ghiaccio. Il suo volto sorridente era diventato serio, mi fissava infuriato. Mi raggelava il sangue, ma avevo voglia di dargli una lezione.
    “Ora mi hai rotto, stupido moccioso!”
    “Vediamo che sai fare! Mark, non ti intromettere!” urlai.
    Entrambi ci lanciammo uno contro l’altro mentre Mark guardava la scena appoggiato ad un albero. Sapeva che nelle mie liti non voleva intromissioni e sapeva anche che il nostro nemico non ci avrebbe eliminato oggi. Intanto Skull ed io avevamo iniziato la battaglia. Subito mollai un pugno verso il suo volto, ma lui si abbassò e con un calcio rotante verso i piedi mi fece perdere l’equilibrio. Mi appoggiai al terreno con una mano e, facendo una capriola all’indietro, ripresi stabilità e contrattaccai. Corsi verso di lui e contemporaneamente gli lanciai due sfere. Serpeggiò tra queste due e arrivò fino a me. Per un momento i nostri sguardi si incontrarono. Notai qualcosa di familiare nei suoi occhi. Entrambi caricammo un pugno. Le nostre mani si scontrarono e dopo qualche secondo un contraccolpo fece crollare gli alberi più vicini. Di colpo Skull svanì e ricomparve dietro la mia schiena colpendomi con una ginocchiata che mi scaraventò contro un albero. Ero bloccato e non riuscivo a muovermi. Provai a lanciare una sfera, ma il braccio mi doleva e mi impedii quest’ultima azione. Chiusi gli occhi ormai distrutto.
    D’un tratto una scarica di energia attraversò il mio corpo. Il dolore era passato. L’unico dolore che provavo era negli occhi. Cercai di resistere. Avevo ripreso le energie, mi sentivo forte: potevo batterlo.
    “Sei finito! Skull!” e con queste parole mi scaraventai verso il mio avversario.
    “Fammi vedere, piccolo.” rispose Skull arrogante.
    Con uno scatto riuscii a posizionarmi dietro le spalle del ragazzo.
    “Cosa?” disse sbigottito.
    In un secondo Skull riuscì a girarsi e parare il calcio che stavo scagliando. Ormai avevo iniziato ad attaccare e non potevo finire. Comincia a lanciare pugni e calci in rapida sequenza. Era inutile. Skull li parava tutti senza fatica. Stavo per lanciarli una sfera d’energia quando una scossa mi percorse il corpo. Gli occhi avevano smesso di bruciare, ma il dolore arrecatomi dal ragazzo era ritornato. Caddi a terra appoggiandomi con le mani. Un dolore interno mi pervase. Mi faceva male ovunque. Tale era il male che dopo un respiro sputai del sangue. L’energie che avevo recuperato appena un minuto prima erano scomparse.
    “Ehi, piccolo! Ti sei fatto male?” disse con quel maledetto sorriso.
    Stetti in silenzio a fissare il terreno.
    “Ehi? Ci sei? Su, rispondi!” continuò ridendo.
    D’un tratto un fruscio. Dall’alto arrivò Mark che colpì Skull. Un calcio nel collo. Un attacco che avrebbe potuto metter in difficoltà chiunque, ma non un titano come quello. Mark sapeva che quello non poteva essere un attacco rilevante. Skull si girò lentamente. Prese la sua gamba e lo lanciò contro un albero. Mark richiamò il suo elemento e si fermò sospeso a mezz’aria.
    “Tu controlli l’Elemento Vento, giusto?” chiese Skull anche se conosceva già la risposta.
    “Che domanda stupida. Tu piuttosto, che cosa sei?” rispose il Guardiano del Vento.
    “Io? Non vedi? Sono un umano come te. Mi sembra evidente!” rispose il ragazzo con tono sarcastico.
    “Questo lo so pure io. Ma perché vuoi ostacolarci?”
    “Beh, diciamo che Gaia è una traditrice per me e quindi voglio vendicarmi. Adesso capisci, Eolo?”
    “Non chiamarmi più così!” urlò iniziando a infuriarsi.
    “Senti, non mi va di combattere. Quindi se ve ne andate mi fareste un piacere.” sogghignò.
    “No… non me ne… andrò finché… non ti sconfiggerò!” dissi con le mie ultime energie.
    Un po’ alla volta mi alzai in piedi. La mia rabbia nei suoi confronti mi dava la forza di andare avanti.
    “Reload! Second Level! Activation!” urlai con tutte la mia forza.
    Di colpo una spirale di energia rossastra in continua rotazione mi avvolse. Continuavo a provare dolore, un dolore immenso, ma non era questo il momento di mollare.
    “Skull, è la tua fine!” urlai furibondo.
    Scattai contro di lui caricando un’ondata di sfere di fuoco. Con due movimenti delle braccia le distrusse. Devo escogitare qualcos’altro.
    Shad mi aveva detto che il prossimo stadio di controllo dell’elemento mi avrebbe permesso di trattenere una sfera in mano. Forse se riuscissi a crearla poco prima di entrare in contatto con il suo corpo potrei ottenere lo stesso effetto. Non avevo altra scelta, così iniziai a correre verso di lui. Stavo per raggiungerlo. Dovevo aspettare un altro po’ per iniziare a caricare la sfera. Avanzai di qualche metro. Ora potevo attaccarlo. Inizia a caricare la fiamma. Ero vicino a lui. Portai in avanti la mano e lo colpii con tutte le mie forze. Skull non si difese. Lentamente spostò la sua mano verso la mia testa. La prese e mi allontanò dal suo corpo.
    “Lasciami!” urlai in preda al panico.
    Abbassò lo sguardo e sogghignò. Intorno al braccio di Skull apparvero due anelli d’energia. Avevano un colore violaceo e velocemente iniziarono a ruotare.
    “Che cosa diavolo gli stai facendo?” urlò Mark scattando verso Skull.
    Tutto d’un tratto una barriera oscura ci separò da Mark. I due anelli si avvicinarono alla mia testa, scesero all’altezza dei miei occhi e si fermarono. Si irradiarono di una luce tendente al celeste e ripresero a girare. Con l’altra mano, Skull, mi colpì di scatto dietro al collo. Svenni.
    “Scusami, piccolo. Credimi, lo faccio solo per il tuo bene.” sussurrò il ragazzo.
    I due anelli ripresero a girare sempre più velocemente. Si restrinsero lentamente e poi scomparvero di colpo. Dai miei occhi scesero un paio di gocce di sangue e proprio in quel momento Skull mi appoggiò a terra lentamente. La barriera scomparve e i due ragazzi si guardarono fissi negli occhi.
    “Bene, Eolo, ora vado, ho una questione urgente da risolvere. Goodbye!” salutò con un sorriso scomparendo in un portale d’oscurità.
    “Maledetto, questa la pagherai!” bisbigliò Mark tra rabbia e paura.
    Quest’ultimo si avvicinò a me. Mi prese sulle spalle e iniziò a camminare lentamente.
     
    Top
    .
  15.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Morning Player

    Group
    Member
    Posts
    1,835

    Status
    Anonymous
    Io AMO questa fanfic *.* dal tema ai personaggi passando per quella cosa figa degli occhi *.* e poi hai dato al protagonista il fuoco, il mio elemento preferito *.*.*
    Le descrizioni, almeno per me, sono molto dettagliate, solo che ti consiglio di non essere troppo diretto nei dialoghi, prolungali e non arrivare subito al punto. Per il resto è fantastica, continua così !
     
    Top
    .
15 replies since 3/7/2011, 17:57   346 views
  Share  
.
Top