Delirio a Wonderland

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  1. Roxy!
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    okkey...
    è già in corso la fan fic sui pokèmostri, che finirò assolutamente, ma se non postavo solo il prologo di questa storia mi veniva l'urticaria :shy:

    quindi, per il momento pregustatevi l'antipasto...



    _ titolo: Delirio a Wonderland

    _ autore: Roxy!

    _ rating: Giallo -> un po' inquietante. Rosso negli altri cap.
    _ personaggi:- in questo capitolo- Rex. Nei prossimi, aggiungerò gli altri
    _ fandom: il Paese delle Meraviglie (semplificato con il più figoso "Wonderland"), mondo reale -2011.
    _ trama: il filo che lega il destino del mondo onirico e quello reale è più stretto di quanto si possa immaginare...
    Qualcuno sta dando di matto nel paese dei matti
    _ conteggio parole: 1858

    _ Prologo, la Bestia che Attende_



    La sveglia sul comodino segnava le 04.30. Non era un giorno come gli altri. Rex scese dal letto, andò davanti allo specchio e fissò l'immagine riflessa.
    Aveva pianto nel sonno, l'eco dei singhiozzi l'aveva scosso nel dormiveglia e si era destato dall'incubo.
    Un ragno scese dalla tela a lato dallo specchio - come per ricordare a Rex dove stava- dove si era rifugiato per non esser trovato.
    La luce lunare mandava deboli raggi attraverso le persiane abbassate, scosse dalla brezza notturna.
    Qualche nottola stava volando nelle vicinanze.
    Rex era ancora lì, imbambolato davanti ad al suo riflesso emaciato, quando trasalì nello scoprire che alcune delle sue ciocche si erano tinte di bianco.
    Terrore.
    Perchè l'uomo era destinato a provare simili sofferenze?
    Portò una mano tremante verso i capelli candidi e scoppiò a piangere: le lacrime si confondevano con il muco del naso e la saliva della bocca.
    "E' ancora troppo presto, c'è ancora tempo per l'una"
    Il ragno aveva intrappolato una formica la quale aveva avuto la sfortuna di incrociare lo stesso cammino.
    < Sono una formica, SONO UNA FORMICA!! >
    Rex, fuori di sè, scaraventò a terra i pochi oggetti sul lavandino, disfò il letto e si mise a pancia in giù sul materasso.
    "Non avrei dovuto investire quel fottutissimo coniglio!"
    I pugni attutiti dal materasso del giovane uomo si fondevano con il suo battito del cuore, forsennato.
    "Le Picche mi verranno a prendere..."
    Uno scricchiolìo della porta lo fece tremare di paura per la seconda volta in così poco tempo, facendolo voltare verso il rumore sospetto.
    Era solo uno spostamento d'aria...
    < C'è ancora tempo per il processo > ripetè come un mantra.
    Ora Rex stava ridendo al soffitto, la faccia madida di sudore e pazzia.
    < Posso... posso ancora sfuggire alla Regina Rossa... >

    Il ragno portò i resti dell'insetto oltre lo spigolo dello specchio...
     
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  2. Høn
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    Interessante, bravo!
    Un piccolo consiglio: cerca di essere sintetico. In un prologo puoi fare così tranquillamente per attirare curiosità ma in generale se un concetto lo puoi esprimere con sei parole, non esprimerlo in diciotto.

    Spero di averti aiutato ! :))
     
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  3. Roxy!
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    ciao Hon! Grazie per la considerazione

    In realtà non ho pensato alla "riduzione", è che proprio non vedo dove sta il problemino...

    SPOILER (click to view)
    p.s. ti ho aggiunto su anobii :rox:
     
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    Non ci ho capito niente, ma è interessante xD
     
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  5. Roxy!
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    CITAZIONE (•Gabry‚ @ 20/5/2011, 13:00) 
    Non ci ho capito niente, ma è interessante xD

    E' quello che volevo, Gabry

    Grazie tantissimo come sempre :heart:
     
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  6. ~Freedom
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    Mi piace il tuo stile Roxy: sei riuscito a confondere i lettori, ma anche lasciarli in uno stato di suspence, con dei pensieri apparentementi slegati e insensati, ma che molto probabilmente sono di vitale importanza.

    Aspetto il secondo capitolo. =)
     
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  7. Roxy!
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    CITAZIONE (~Freedom @ 1/6/2011, 14:12) 
    Mi piace il tuo stile Roxy: sei riuscito a confondere i lettori, ma anche lasciarli in uno stato di suspence, con dei pensieri apparentementi slegati e insensati, ma che molto probabilmente sono di vitale importanza.

    Aspetto il secondo capitolo. =)

    *abbraccia*

    Grazie mille, Free. In realtà credo di non avere uno stile unico, sto mescolando un po' di cose. Qui per esempio, come hai detto benissimo tu, volevo far mettere in testa ai lettori la suspens e pensare (ma che cacchio sta facendo???).
    Il secondo capitolo ci sarà sicuramente, ma fra un po' di tempo, purtroppo
     
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  8. Raven`
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    Da quanto ho capito il fulcro del prologo è la metafora chiaramente esplicata, che si mescola con l'avvenimento basilare: il contesto a volte sembra non adeguato a quello che è il testo iniziale, per presentarsi bruscamente alla frase che espone la causa scatenante della vicenda. Ottimo stile, ad ogni modo, riesci ad attrarre verso il testo, non si può giudicare un intero romanzo dal preludio, dunque sono ansioso di leggere lo svolgimento della vicenda.
     
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  9. Roxy!
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    Le porte di Wonderland si stanno riaprendo! (?)

    Coincidenza, è passato un mese esatto dal primo post °.°

    Finalmente il primo capitolo metterà in scena i veri protagonisti di questa storia a tratti nonsense, sentimentale e vagamente horror (ma proprio vagamente :D )
    Spero proprio che sia all'altezza (seh...) del prologo.
    Grazie ancora per i commenti, miei cari!!! :shy:

    conteggioParole: 1352


    _ Capitolo 1: Amici ritrovati, Jolly e donne Blu _




    La mamma non ci aveva mai fatto toccare il suo prezioso flauto, tenuto nascosto nell'armadio fra un giaccone intriso di naftalina e qualche foulard a pois.
    Diceva sempre che eravamo troppo piccoli per usarlo, io e mio fratello.
    Ci rammentava anche che il suo era di un valore inestimabile, unico nel suo genere.
    La lucentezza che irradiava, il suo strano profumo di chiodi di garofano...



    Allison appoggiò la penna sul tavolo: qualucuno aveva suonato al campanello.
    < Arrivo! > urlò, accantonando il suo quaderno in un cassetto della scrivania e scendendo di corsa le scale di legno.
    Non le ci volle molto per identificare le due sagome nere che occupavano la bella porta a vetri dell'ingresso.
    Appena la ragazza l'aprì sorrise ai due volti maschili, i riflessi dei vetri colorati tinsero tutto il muro del corridoio.
    Due paia di occhi marroni e verdi si illuminarono alla sua vista.
    Gli occhi appartenevano a due ragazzi che occupavano un posto speciale nel cuore di Allison, i cui legami erano però differenti.
    Il primo, con la carnagione olivastra i gli zigomi alti, la salutò per prima con un bacio sulle labbra; il secondo, alto come la sorella e dai capelli castano chiaro, l'abbracciò calorosamente.
    < Siete in anticipo! Non sapevo che sareste venuti insieme, poi! > dichiarò Allison, un po' sorpresa ma contenta il doppio.
    Il secondo ragazzo si buttò sul divano ocra dai ricami floreali e sbuffò con le braccia incrociate.
    < C'è stato un bel po' di traffico in centro e per caso ho scovato Evan a piedi. Perchè non dargli un passaggio, ho detto? >
    Allison inarcò un sopracciglio fine e andò un momento, seguita da Evan, in cucina per prepare il tè.

    :heart:



    Il Castello delle Carte era stato edificato su un'ampia collina deserta e poco fertile; per questo i roseti tanto amati dalla prima Regina di Cuori avevano faticato a vivere.
    Ora erano completamenti avvizziti e marci, come del resto l'intero Regno di Carte, ormai alla mercè degli Scacchi.
    Nella Sala del Trono si respirava un'atmosfera densa come lo sciroppo.
    Qualcuno era stato ricevuto dalla Regina Rossa, un fante di Fiori inviato come esploratore.
    Ai due lati della stanza stavano sull'attenti sia le guardie Alfiere che quelle aquisite dei Fiori.
    La testa verdina e completamente sudata del fante si chinò al cospetto della regina, quest'ultima immobile e dallo sguardo truce.
    < Avete novità? > interpellò la reale, dall'alto del suo trono solcato da una vastità di bassorilievi.
    < Mia regina, stiamo procedendo alla ricerca dell'Indizio. Non abbiamo trovato niente di rispettabile sia nel regno di Monopoli che a Uno! >
    Le piccole dita della Regina Rossa si strinsero ai braccioli del trono, la schiena si curvò in avanti per inchiodare con un occhiata il Fiore. Il timore che trasmetteva era così grande che quest'ultimo indietreggiò di alcuni passi.
    < Il nostro coniglio è morto per mano di uno stupido Jolly e voi non riuscite a trovare nemmeno un Indizio?! >
    L'ometto starnutì e si chinò ancora più profondamente.
    < No.. è che... ci ha fermati il Ta-tapiro Etereo e non c-ci ha... >
    < Che cosa?! Il Ta-tapiro..? Pensavo si chiamasse Tapiro! > esclamò confusa sua maestà, grattandosi la testa sotto l'alta corona rossa.
    Il fante, in procinto di un nuovo starnuto si tappò le narici con il pollice e l'indice, poi preseguì, con la voce trasformata in una trombetta: < Sua maestà, perdonatemi, ho balbettato. In realtà si tratta proprio del Tapiro Etereo. Ci ha fatti tornare indietro: è stato troppo forte per tutta la mia armata! >
    Il viso rosso della Regina si tinse di un violaceo melanzana, sintomo che stava per scoppiare d'ira.
    < Male... molto, molto male, fante. >
    L'ometto verde si strinse a sè, tremando dalla paura. Poi i suoi occhi strabuzzarono quando realizzò che in un gesto fluido la sua Regina scese dal trono, si avvicinò a lui e gli accarezzò la guancia tremolante.
    < Lo sai vero, che questa è la tua trentanovesima sconfitta? > declamò soave la Regina, la furia mascherata con la voce più dolce che le potesse venire.
    Il fante di Fiori era così terrorizzato che non riuscì a nemmeno emettere una frase di senso compiuto (bisbigliò solo un "Ahel- bla ciliegia") , poi chiuse gli occhi e una lacrima solitaria rotolò sulla pelle verdastra.
    Dopodichè la Regina Rossa aprì con un suono osceno le sue fauci enormemente grandi e affilate e ingoiò tutto d'un fiato la creatura terrorizzata.
    Le guardie assistettero immobili come sempre alla scena, ben sapendo che se avessero avuto la malsana idea di scappare, qualcuno avrebbe fatto una fine davvero spiacevole.

    :heart:


    < Ancora con questo tè! > sbuffò Javier, il fratello di Allison. Aveva lasciato il divano ai due piccioncini e si era accomodato sulla poltrona (meno comoda) vicina.
    La sorella schioccò la lingua e prese posto vicino a Evan, appoggiando il vassoio con le tazzine di tè fumanti sul tavolino basso davanti a loro; poi rispose un po' piccata: < E' perchè sono le cinque... e poi anche la mamma ce lo faceva sempre... >
    Alla parola "mamma" scese un velo di gelo nel soggiorno.
    Allison, accortasi delle sue parole, deglutì e si sporse dal divano per mettere due zollette e mezzo nella sua tazzina. Si sentiva solo il tintinnìo del cucchiaio d'argento che mescolava nel liquido bollente.
    Quindi Evan per scacciare il disagio prese il telecomando (infossato come sempre in una piega del divano) e con voce strascicata annunciò: < Chissà cosa c'è in tele... >
    Non appena il ragazzo moro pigiò il tasto d'accensione del telecomando, sulla TV apparve una giornalista truccatissima sullo sfondo di un motel dall'aria scadente.
    < "... stato trovato nel suo letto completamente zuppo di sangue, la testa è misteriosamente sparita. E' in corso la ricerca della testa, gli inquirenti hanno il sospetto che si tratti di un maniaco omicida. Ricordiamo che Rex Edghinton era scomparso per mesi, nessuno si sarebbe aspettato che fosse ricomparso a chilometri da casa sua, morto e..." >
    Evan roteò gli occhi e cambiò canale, ma un secondo prima Allison riuscì a vedere la fotografia di quel ragazzo ed ebbe un capogiro, chissà perchè.
    < Ci mancava pure una bella notizia come questa... > esalò Javier, toccandosi come suo solito il piercing al sopracciglio.
    Una musichetta polifonica che ricordava la sigla di Buffy incominciò a squillare a pochi centrimetri da Allison.
    < Oh, scusate. Arrivo subito > Era Javier, infilando la mano nei jeans attillati e prendendo il suo cellulare, poi corse in cucina.
    "Bene, più intimità per noi" pensò egoisticamente Allison, dato che lei e suo fratello non si vedevano molto spesso.
    Anche Evan lo aveva pensato perchè la sua mano scivolò dentro il reggiseno della ragazza e le sue labbra toccarono quelle di lei.
    < Non perdi ogni secondo prezioso eh? > sussurrò Allison, il suo alito caldo che le ritornava indietro incontrando le labbra di Evan.
    I cuori pulsarono più velocemente.
    La mani si strinsero.
    E gli occhi si chiusero. Ora solo il tatto teneva occupate le menti.
    < Hei! > esclamò Javier, ritornando in salotto. Si era bloccato appena fuori l'arco della cucina, una mano occupata dal cellulare e un'altra su un fianco.
    I due ragazzi trasalirono e si lasciarono un po' controvoglia, e un po' infastiditi.
    < Vi lascio venti secondi da soli e vi ritrovo a scopare, ma bravi! >
    Evan fissò per pochi secondi il fratello della sua fidanzata.
    < Si proprio. Se volevamo farlo saremmo andati nella sua camera. >
    < Esatto! > gli diede manforte Allison, annuendo con la testa. < Con tanto di Durex e... >
    Javier scosse la testa e si buttò sulla poltrona. < Si, basta grazie. Ho afferrato l'idea >
    Il primo a ridere fu Evan, poi lo seguirono i due fratelli.
    Le tre risate rimbalzarono fra le pareti della casa, illuminandola di felicità.

    :heart:



    Qualcuno si svegliò da un sogno (piuttosto felice, ne ricordava ancora le risate) nel suo letto mordibo come la pasta di pane, gli occhi spalancati e i lunghi capelli blu tutti arruffati.
    La mano prese un guscio di chiocciola con attaccato un fogliettino (alquanto rovinato, dato il frequente uso) sul quale c'era scritto con una grafia pesante e sgranata: ACCENDIMI.
    Un lume giallognolo si propagò per tutta la piccola camera da letto.
    Le labbra piene della donna s'incurvarono per formare un sorriso.
    Poi, con la voce impastata dal sonno, espresse quattro parole di estrema importanza.
    < E' arrivato il momento. >
     
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  10. Roxy!
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    Vabèh, mi sono radicato con questa fiction, spero di postare quella sci-fi dei pokemon.
    Comunque sia, ecco qui il secondo capitoluccio della storia.

    Note: no, non vi sto ipnotizzando, non ci sono messaggi Subliminali

    ConteggioParole: 2042


    _ Cap. 2 La Chiamata dei Tre_



    Dall'ombra si fecero avanti le lunghe zampe anteriori da equino, poi il busto eretto e infine gli occhi scintillanti.
    I sonagli appese alle corna del cervo tintinnarono allegramente quando la testa si abbassò per poter bere nel laghetto.
    Qualche essere acquatico guizzò via dai cerchi che si allargavano sempre più sulla superficie.
    Le primule e i narcisi si zittirono un momento per ascoltare la musica che creavano quelle corna ramificate.
    Un sonaglio si illuminò di giallo, tingendo di quel colore una porzione dell'acqua.
    E' arrivato il momento
    Tintinnò il sonaglio emulando una voce che il cervo identificò in quella della donna Blu.
    < Giustappunto, io direi che era anche ora > chiarì il cervo, alzando la testa dall'acqua e chiudendo gli occhi per concentrarsi.
    I sonagli appesi alle corna, che forse erano sette, s'illuminarono con i colori dell'arcobaleno.
    Ora quelle piccole sfere vibravano con diverse intonazioni, come le sette note.
    Ne uscì una musica molto piacevole a certi fiori, che sbocciarono prematuramente per ascoltarla in tutto il suo splendore.
    Ma questo non era il ruolo fondamentale dei sonagli, che si erano ACCESI.
    Il messaggio della donna Blu doveva arrivare fino agli altri.

    :heart:



    Quella domenica pomeriggio, con il sole luminoso e il cielo di un azzurro intenso, era stata azzeccata per un bel giro in centro. Non si poteva certo dire che era ottobre.
    Allison stava al centro del largo marciapiede, la quale teneva a braccetto sia Javier che Evan.
    Le belle foglie dorate dal tocco dell'autunno cadevano sull'asfalto e le zucche intagliate e le decorazioni di halloween erano presenti sia fuori che dentro le case di San Francisco.
    La ragazza bionda si fermò a fissare l'ottava vetrina (per noia di Evan e Javier) ed avvicinarsi per guardarci dentro.
    < E smettila di alitare su quei vetri! > sbuffò il fratello.
    Evan le corse dietro, ma non appena le mise le mani sui fianchi, Allison gli prese la mano e si allontanò dal negozio in fretta. Come se avesse visto dei mostri aggirarsi lì dentro.
    Non aveva capito subito che vendeva strumenti musicali.
    Allison non aveva proprio visto che su un piedistallo ocra c'era un flauto traverso.
    < Andiamo, Ev. >
    < Ti sei staccata subito da li, meno male > si rallegrò il suo fidanzato.
    Anche Javier, che aveva alzato la testa per leggere il nome del negozio, ebbe un moto di sofferenza.
    Il nome diceva, a grandi lettere nere arrotondate:
    DA MORRIS, STRUMENTI MUSICALI DI OTTIMA QUALITA'
    Nella mente dei due fratelli, Strumenti musicali si allacciava alla catena dei ricordi con Flauto traverso, che si agganciava immediatamente con Mamma.
    Il resto della catena era molto spiacevole.
    Javier e Allison quasi si misero a correre per allontanarsi il più presto possibile da quel negozio, da quel flauto.
    Evan ne era ignaro, non conosceva la rilevanza del flauto, ma Allison (quando la loro relazione si stava facendo seria) gli aveva raccontato molto approssimativamente che fine avesse fatto sua madre, quella biologica.
    Per tutto il resto della giornata, una bella giornata, se non quella nefasta immagine della mamma che emergeva di tanto in tanto dalle menti di Allison e Javier, era stata all'insegna del divertimento e dello svago.
    La ragazza si stava ancora chiedendo se era una coincidenza o cosa l'aver incominciato a scrivere un diario su sua madre e guardando il giorno stesso proprio il medesimo tipo di flauto che suonava lei quando Allison e Javier erano piccoli.
    Erano andati al Luna Park, poco distante dal centro, poi a mangiarsi una pizza in una tavola calda.
    < Allora, sentiamo, fratellone: chi era al cellulare prima? > Allison stava per addentare l'ultimo morso bollente di pizza con i funghi.
    Javier come risposta, prima arrossì, poi boccheggiò senza emettere suoni.
    I due ragazzi avevano già finito la loro parte di pizza, non erano raffinati come Allison: allontanare le forchette sul vassoio, piegare la pizza, ingoiarne quanta se ne riusciva a mettere in bocca.
    Finalmente Javier rispose, dopo aver fissato per due secondi ancora la macchia d'olio che era gocciolata dalla sua pizza alla diavola.
    < Prima quando vi stavate ispezionando le tonsille a vicenda? >
    Allison ridacchiò. < Piantala. >
    < Dai, diccelo, siamo curiosi! > insistette Evan per accontentare la sua ragazza.
    Anche se non gliene fregava molto.
    Il fratello si pulì la bocca con i tovaglioli che sponsorizzavano il locale, poi fece per dire qualcosa, ma fu interrotto da Allison che era trasalita guardando l'orologio senza cinturino che teneva sempre in tasca.
    < Cazzo, sono già le sette e mezza! >
    < Quand'è che dovevi essere a casa? > chiese Evan, guardando senza interesse le persone che andavano e venivano per strada attraverso il vetro della tavola calda.
    < Alle sette! Miranda e Hulio saranno proprio contenti! >
    Javier si sbilanciò un po' dal sedile di legno. Quello che non gli piaceva della famiglia di sua sorella era la fede nella puntualità: se avevano detto un orario, doveva essere quello, niente storie.
    < Eddai, Elly, da quanto tempo era che non ci vedevamo? Mica sei con quelle oche delle tue amiche! >
    Allison scosse la testa, poi lasciò il tavolo e si diresse alla cassa, seguita dai due ragazzi.
    < Non capisci: è tardi! E' tardi! Mi taglierà la testa! >
    La cassiera, una signora che aveva superato i quarant'anni, storse la bocca traboccante di rossetto alla ciliegia.
    < Ecco a lei > fece Evan pagando anche per Allison.
    < Arrivederci e grazie! > sibilò quella, prendendo gli ultimi dieci dollari di Javier.

    La macchina, un Audi verde semi-modificata, sfrecciava per le strade illuminate e ripide di San Francisco, attirando una serie di clacson e qualche dito medio ai semafori.
    < Affanculo pure tu > lo ringraziò Javier, abbassando il finestrino.
    < Verde > mormorò Evan, al sedile posteriore in compagnia di un peluche con le sembianze di un coniglio bianco.
    Il piede del guidatore schiacciò con prepotenza l'acceleratore e girò il volante a destra nell'incrocio.
    Allison non si era aspettata così tanta fretta anche dal fratello. Ma se lei aveva detto che era in ritardo, lui la voleva accontentare accorciando il tempo e la distanza che la separava da casa sua.
    La radio mandava musica da discoteca e faceva rimbombare i finestrini e le casse (che sembravano bassi), Evan fischiettava da dietro e muoveva la testa al ritmo della canzone.
    < Eccoci > declamò Javier dopo un quarto d'ora di corse spericolate.
    Il vialetto ben curato e pulito di quel vicinato contrastava con quello degradato alla deriva nel quale abitava Javier.
    Non si sentivano neanche i latrati dei randagi, da li.
    Allison aprì la portiera, poi uscì e aspettò che anche gli altri due ragazzi facessero lo stesso.
    Invece Evan era in preda a fingere di usare la batteria che suonava alla radio (nel frattempo Allison aveva cambiato stazione radio, lei era più per il rock) e Javier teneva gli occhi fissi in avanti e le mani che stringevano il volante.
    La ragazza picchiettò sul finestrino del ragazzo: subito questo si ridestò dalla misticità della batteria e scese dall'Audi.
    < Non vieni? > chiese Allison a Javier, un po' delusa da quella decisione.
    Il fratello di rimando roteò gli occhi e girò la chiave spegnendo la macchina, infine scese fuori.
    < Contenta? > allargò le mani in segno di resa.
    < Almeno cerca di fingere gioia quando li saluti, perfavore > chiarì Allison, incamminandosi nel giardino curatissimo con le braccia incrociate per il fresco di ottobre.
    Ora si che sembrava autunno.
    Javier fece la linguaccia ad una zucca vicino al portico e fissò con astio un povero scheletro attaccato alla porta.
    Evan suonò il campanello.
    < Vuoi che ti riportano loro a casa? > chiese la ragazza.
    Sia lei che Evan non avevano ancora preso la patente, mentre Javier, di un anno più grande (diciassette anni e mezzo) era già un patentato semi-vissuto.
    < Pensi che io non sia all'altezza? > abbaiò il fratello, giocherellando con il piercing al sopracciglio. Di nuovo.
    Allison si girò e nella luce del portico vide negli occhi del castano chiaro qualcosa di indecifrabile.
    < Oh, per carità! Basta con queste stronzate! >
    < O magari credi che il SUV di Hulio sia più sicuro... >
    < Non stanno aprendo, che strano > enfatizzò Evan.
    I due fratelli si zittirono: in effetti era molto strano che uno dei due genitori aquisiti di Allison non aveva già aperto la porta.
    Dovevano essere in piedi a decidere se chiamare i poliziotti o aspettare ancora, visto che la loro figlia non era ancora rientrata e aveva già un ritardo di ben quarantacinque minuti.
    Evan si mise una mano nei capelli neri, un po' a disagio sia per essere il motivo del litigio dei fratelli e sia per esser stato lui a suonare il campanello.
    < Apro la porta? > chiese, guardando gli occhi dolci della sua ragazza.
    Dio, quanto le piaceva!
    Allison annuì, ancora un po' scossa dallo scontro con Javier. Non voleva proprio che il loro incontro finisse con uno stupido battibecco sulla sua famiglia aquisita, poi!
    < Si apri, se non ti dispiace. Si vede che hanno le cuffie o sono andati in bagno nello stesso momento > si autoconvinse Allison.
    C'era qualcosa di strano, le venne da pensare un attimo più tardi. Una sensazione analoga alla vista della foto di quel ragazzo che avevano trovato in un motel senza la testa.

    :heart:



    La casetta dagli angoli rotondi era stata costruita in mezzo ad una radura poco distante da un bosco di betulle profumate e platani enormi.
    Non che desse fastidio alla donna Blu, comunque. L'aveva comprata con pochi soldi perchè il proprietario che aveva vissuto cinquant'anni si era improvvisamente stufato.
    "Voglio vedere come sono le stelle dall'altro lato del mondo" aveva detto il pinguino, tirandosi i baffi color della terra umida.
    La donna dai capelli che certamente non erano rossi aveva saputo dopo pochi giorni che quel pinguino dagli occhi infossati e i baffi spropositamente lunghi era stato imprigionato dai cavalieri della Regina Rossa per aver acceso un fuoco in mezzo alla piazza principale del Regno.
    La signora non si era posta il dubbio, ma forse era una delle infinite regole che aveva emesso la tiranna, venuta al potere grazie alla sua ferocia e fame di potere (ma non solo quel tipo di fame). Forse era stato decapitato o semplicemente buttato in una cella a marcire e fare le radici.
    Da quel giorno, ringraziando come sempre i fiori pettegoli, la donna aveva cercato in qualche maniera di vendicarsi e di battersi contro lo sfruttamento di potere da parte della loro Regina.
    E c'era riuscita, almeno in parte.
    In una piccola bettola a Uno!, un paese che per il momento non era ancora marcito come il Regno delle Carte, la signora Blu aveva scoperto che si radunavano degli individui i quali volevano contrastare l'opprimente potere della Regina.
    Si radunavano ogni nessundì per aggiornarsi sull'andamento di sabotaggio tramite i sonagli del Cervobaleno.
    Ora lei, la signara Blu, aveva sognato qualcuno, anzi più "qualcuno", che annientavano la Regina.
    Gli occhi violetti della donna vagarono per le travi del soffitto impolverate e tessute di innumerevoli ragnatele grigie.
    < Perchè possano compiere il loro destino, dovranno raggiungerci. >
    Poi si mosse verso la credenza, aprì le ante scricchiolanti e prese una scatolina completamente ricoperta di scarabocchi incomprensibili.
    < E' veramente arrivato il loro momento. >
    La scatolina si aprì e le sue dita si chiusero su una chiave di bronzo dai riflessi del sole morente.
    Protese il braccio e diresse la chiave (l'estremità dell'anello aveva le sembianze di un minuscolo cuore) nel vuoto, in un punto imprecisato della stanza.
    Le parole della donna appena udibili fecero fluttuare qualche oggetto nella casa, giusto per creare stranezza.
    < Stendi le tue pieghe nel tempo. Raggiungi le anime dei Jolly e portale oltre il giardino dei sogni. SPEZZA! RIUNISCI! EVOCA I CUORI PERDUTI! >

    :heart:



    Una leggera brezza accarezzò i capelli di Allison, Evan e Javier, ancora fermi sul portico della casa.
    < Allora? > abbaiò Javier, ancora frustrato per la discussione con la sorella.
    Allison in risposta rabbividì, qualcosa che non c'entrava affatto con quella situazione la fece trasalire.
    < Hey, non tartassarla! > urlò Evan, in difesa della sua ragazza, avendo scambiato il movimento improvviso di Allison per il confronto con Javier.
    Ma prima che i due ragazzi incominciassero a discutere, Allison si girò verso di loro e sussurrò, gli occhi scintillanti:
    < No, ragazzi, lasciate perdere. Non sentite? >
    Le orecchie si tesero nell'oscurità di ottobre.
    Fruscii di foglie che cadevano, clacson in lontananza...
    Una donna che li stava chiamando...
    I tre ragazzi sobbalzarono da quella voce.
    < Ma che cosa...? > emise Evan. Gli era ritornato il tic alla palpebra.
    "Allison, apri la porta. Perfavore, Allison... la porta" esordì la voce femminile, quasi supplichevole.
    Anche Evan e Javier l'avevano sentita, ma nella loro mente non udirono "Allison", bensì i propri nomi.
    In contemporanea, i piedi si mossero tutti verso la porta con i vetri colorati, tre mani afferrarono la maniglia.
    E l'abbassarono.
     
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  11. _Holy
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    Right, old boy, let's begin...

    Il prologo è uno dei più belli che abbia mai letto, è criptico e inquietante, quasi delirante, mi è piaciuto un sacco.
    Come era poi ovvio attendersi, la scrittura si è fatta meno inflazionata da fronzoli misteriosi, ha trovato il suo equilibrio descrittivo e narrativo.
    E' tutto scritto molto bene, non penso ci siano errori gravi o forme poco chiare, bravo.
    E riguardo alla trama...
    In alcuni picchi ho trovato qualche intervento comico (Tapiro), mentre in altri mi sono un po' inquietato (la regina che mangia il fante).
    Insomma, diciamo che il connubio tra la spensierata magia della fiaba originale e delle contaminazioni ben più macabre e inquietanti, è riuscito bene.
    Spero che la storia si faccia più interessante a lungo andare, non che ora non lo sia, chiaro, solo non vorrei che tutto questo alone di mistero venga sfittito.
    I tre personaggi...
    per ora Javier mi è sembrato una specie di Shaun Hastings, e... sì, Allison è psicopatica
    XDDD

    al prossimo
     
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  12. Roxy!
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    CITAZIONE
    Il prologo è uno dei più belli che abbia mai letto, è criptico e inquietante, quasi delirante, mi è piaciuto un sacco.

    O_____O

    Holy ma sono contentissimo che ti sia piaciuto!!!!!! :heart:
    Pensa che il prologo mi è venuto in mente quando ero a far plìn plìn :shy: ho visto un ragnetto e ho collegato tutto con il mondo Alice!!


    I misteri sono solo all'inizio, adesso non conosco tutte le risposte e ne aggiungerò altri di interrogativi trollface

    la Donna Blu, la tragedia della madre dei due fratelli, il suo flauto, eccetera eccetera XD


    IL Tapiro è, diciamo, un lontano parente dello stregatto. E mi piace mischiare un po' il comico demenziale con l'orrido subito dopo. Tanto per soprendere un po' il lettore
    La regina degli scacchi rossi è bastardissima e malvagissima. La cena era solo un assaggio della sua cattiveria.

    Il mio personaggio nonsense preferito è il Cervobaleno.

    Per quanto riguarda i personaggi, ci saranno soprese... ohhhhh se ci saranno sorprese tdad
    Non conosco Shaun Hastings.
    Allison è matta sul serio X°°°D

    Edited by Roxy! - 25/8/2011, 16:14
     
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  13. Roxy!
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    Il Paese delle Meraviglie Pazzie è giunto al suo nuovo capitolo :tulrox:

    Gioite!!!


    Ci sarà più nonsense action e personaggi stravaganti, partoriti dalla mia mente :sese: a quanto pare anch'io mi sarò fatto un giretto a Wonderland, di recente.
    Ciemmecù, fate un bel giretto anche voi :guru:
    Grazie a Holy, che ha incominciato a seguire la storia. No, non lo sto ricattando.


    § conteggioparole: 2325




    _ Cap.3 Che cosa ci sarà mai dietro lo specchio? _




    °°°Aforisma del Tapiro Etereo, N° fH ciambelloso



    C'è sempre qualcosa che frena i nostri istinti più reconditi:
    Parole,
    Segnali,
    Immagini.

    Ma quasi mai vengono presi in considerazione.
    Dopotutto,
    sono sempre i nostri istinti più reconditi






    La spiaggia era bianchissima, quasi accecante.
    L'odore di cannella creava un'alchimia straordinaria con il sapore della salsedine.
    Le due donne si tenevano per mano, vesti leggere come piume e azzurre come gli occhi degli angeli.
    Il mare blu era molto calmo, quasi un disegno immutato nel tempo.
    Qualche piccolo insetto faceva capolino fra le rocce ricoperte d'erbacce, indebolito dalla troppa calma e dal sole accecante.
    Forse qualche uccellino stava cantando una melodia arcana, o era il suono della carezzevole brezza marina.
    Una delle due donne spezzò il contatto con le mani, si ordinò una ciocca di capelli svolazzante dietro l'orecchio e sorrise.
    " Non vedo l'ora di vedere i bambini..."
    Gli occhi ciechi color amaranto dell'altra donna s'illuminarono.
    " E' quasi... "
    Arrivato il momento.


    :heart:



    Il vento che si era alzato pochi secondi prima sembrò concentrarsi sul portico di casa Edghot.
    La mano di Allison si chiuse attorno alla fredda maniglia della porta con le vetrate colorate, e subito le dita di Evan si posarono sulle sue. Per ultimo Javier sfiorò le nocche dell'altro ragazzo.
    E finalmente, pelle su pelle, il trio abbassò la porta.
    Il vento cessò di soffiare.
    I sussurri femminili si spensero.

    La via per la pazzia, resa percorribile.

    :heart:



    La Sala dei Giochi era stata un tempo sfarzosa e scintillante: sudditi che si impilavano a formare dei castelli di carte, camerieri indaffarati a portare prelibatezze d'ogni colore e sapore su larghi vassoi di sughero; matrioske che incantavano i reali con le loro uniche prodezze...
    Rane e ranocchi, suonatori eccezionali di oboe e arpe...
    Ora in quella sala era come se un pittore malato di mente ed incline al tenebroso avesse spennellato di grigio, rosso scuro e nero la tela della Sala, per poi maledirla e accoltellarla.
    Strappando il capolavoro in tanti brandelli, bucando gli angoli e sputandoci sopra.
    Dopo la sconfitta della Regina di Cuori, il Regno di Carte era letteralmente... morto.
    In quell'istante, la poca luce che filtrava attraverso rimasugli di tende e finestre mai più lavate, mostrava un'altissima pila costituita da pezzi di mobilia, teste di cartapesta e cianfrusaglie indefibili.
    Sopra di essa, era stato posizionato il trono, l'unico oggetto che non aveva subito nessuno scempio, dopo la caduta della Regina di Cuori.
    La sedia regale, adornata da una moltitudine di semi delle carte e grande cuore rosso fissato all'estremità, era occupato dall'Essere.
    La Regina Rossa. "Lo scacco perduto", come viene sussurrato dai sudditi più timorosi.
    Il tanfo di morte nella Sala era quasi insopportabile.
    Una parte era dovuta agli avanzi in putrefazione che la Regina non finiva; proprio in quel momento la tiranna lanciò con cattiveria una carcassa dall'alto della sua posizione, centrando sulla testa una delle picche, le quali stavano sull'attenti in attesa di ordini.
    Si sentì un rumore di vetri infranti: un'altra testa rotta.
    Un'altra sentenza di morte inutile.
    Le colleghe Carte e Scacchi si scostarono dal cadavere ancora caldo e dalla carcassa (nella penombra poteva essere un lama, oppure un pony) e alzarono tutti la testa.
    Un paio di spilli rossi, feroci come la rabbia incarnata e ardenti come le fiamme dell'inferno, osservarono la scena che si era tragicamente conclusa sotto di loro.
    < Per quale motivo non vi sento muovere! Portatemi altra carne! HO FAMEEEEE!!! >
    Le grida, scaraventate dalle fauci aguzze della regina mostro si trasformarono in raffiche di vento che si sbatterono con violenza sulle sue guardie, impotenti davanti a tanto potere.
    < Siete solo un mazzo di carte, leggeri come foglie, coglioni come pochi! > ruggì la tiranna, sputando frammenti di sangue e pony/lama dall'alto.
    Poi la Regina continuò le sue esclamazioni poco regali alzando le mani insanguinate verso il soffitto decante e pullulante di libriragni.
    Gli Scacchi rimasero in silenzio, felici di non essere stati presi in considerazione.
    Dopo l'alleanza con le Carte, gli Scacchi avevano avuto modo di confrontarsi con quella razza; di avvertirli sulla sanità mentale della loro sovrana e della sua fame atavica di carne e potere.
    "Non era più la stessa dopo aver abusato del potere dello Scacco Matto" avevano spiegato a delle Carte ignare, " Non si rendeva più conto che il Re era già stato mangiato. Che i Bianchi avevano perso. Voleva sempre di più, sempre di più... non sappiamo se mai si fermerà..."
    "O se ci porterà alla morte tutti quanti, finchè non rimarrà lei sola. A morir di fame."

    :heart:



    La chiazza verde in mezzo alla foresta di platani e betulle, dicasi radura, ospitò in quel momento due stranieri.
    Uno zoppicava, avendo come protesi una prolunga di un ventilatore (con ventilatore annesso, che faceva da piede) e l'altro era molto basso e candido come una caramella gommosa.
    < Il cervobaleno ha detto che la donna Blu... > cominciò lo zoppo, che fu subito zittito dall'essere bianco.
    < Si lo so, imfecille, cioè, imbecille. C'ero anch'io a casa tua, rimbalzi...? Hem, ricordi? >
    Scambiatosi gentili frasi, i due figuri raggiunsero la casetta dagli angoli rotondi e bussarono alla porta di legno.
    < Oh eccovi. Presto, i Jolly hanno già aperto la porta. Dobbiamo fare in fretta! > li accolse fulminea la donna Blu, facendo cenno di seguirla.
    < Marshmellow, tieni questa, non farla cadere >
    < Per chi mi hai preso donna? > esclamò infastidita la caramella, che per essere un marshmellow era abbastanza gigante.
    Gigante come un gatto.
    La donna Blu non fece caso alla brutale risposta e mise in mano all'essere un bicchiere vuoto, su cui c'era scritto a caratteri granitici: PARLAMI.
    < E questo è per te, Vent. >
    Ora tutti e tre tenevano il proprio bicchiere vicino alle labbra (a parte la caramella, la quale era provvista di una linea nera che si apriva solo per emettere scemenze e cacofonie) e ci soffiarono dentro.
    Si formò un vapore bluastro che si condensò subito e incominicò a brillare.
    I loro visi furono illuminati da una luce spettrale.
    < Dobbiamo parlarci dentro giusto? > chiese titubante l'uomo dal nome Vent.
    Marshmellow si mise la mano libera sulla fronte soffice, spiazziato da cotanta stupidità.
    < Ideoma... idiota, sei. >

    :heart:


    SBAM!
    La porta si spalancò e i suoi vetri si frantumarono sul pavimento: mille lacrime scintillanti di rosso, verde, blu.
    < Oh mio dio, la porta! > strillò Allison, incredula come gli altri due.
    < E' stato quel vento a... >
    Le parole morirono nella gola di Evan.
    Allo stesso modo con cui si era aperta, di sua volontà, la porta rotta si chiuse e i tre adolescenti rimasero allibiti, girando il capo per riuscire in qualche modo a capire come potesse essere accaduto.
    Allison fece un passo titubante in avanti, allungando il collo per osservare meglio.
    < Miranda? Hulio? >
    Nessuna risposta.
    Evan le toccò il braccio. < Non è che se ne sono andati da qualche parte? >
    < Impossibile, mi avrebbero chiamata... > rispose la ragazza, camminando lentamente verso la cucina.
    < Sono troppo perfettini, mio caro > corresse Javier, assumendo una tonalità di voce più alta per scimmiottare la sorella.
    La testa di Allison fece capolino nella cucina: niente, solo il ronzio sommesso del frigorifero e lo sgocciolare ritmato del lavello erano gli unici movimenti in quella stanza.
    < Hulio? Miranda? Sara? >
    "Ma dove sono finiti tutti quanti?"
    Evan precedette i due fratelli: poteva già sentire l'odore del litigio che poteva incominciare. Di nuovo.
    Andò spedito verso il salotto, girando l'angolo.
    E cacciò un urlo.
    Allison e Javier si guardarono per un secondo e corsero da Evan, seguiti dai loro cuori palpitanti.
    Nel salotto era riunita la famiglia di Allison.
    Sara, la sua sorellina di docini anni, era comodamente distesa sul divano.
    Miranda, con la sua gonna troppo corta (e anche fuori moda, come avrebbe potuto dire Javier in un'altro momento) per la sua età, si era chinata a prendere un pezzo di craker sul pavimento: braccio proteso le gambe piegate.
    E Hulio, il profilo duro del viso, come scavato nella roccia viva, fissava la finestra. Come se stesse ancora aspettando sua figlia adottiva.
    Evan l'aveva capito subito, ma per Allison e Javier l'attimo non era bastasto per capire cosa era successo.
    < Avete visto? Sono tutti qui, ma... > farfugliò Evan, incapace di dare una spiegazione normale.
    < Sono... sono immobili > decretò Allison, coprendosi una mano alla bocca.
    Il tempo si era fermato per la famiglia Edghot, era come guardare una diapositiva... una fotografia in 3D.
    Ma era tutto dannatamente vero.
    < Stanno giocando a un-due-tre stella per caso? Perchè io mi sto muovendo. Magari se dico che il gioco è... >
    < Piantala Javier! > gridò Allison, accorrendo prima da Sara e poi da Miranda.
    Le scosse violentemente (Allison era una ragazza che si faceva prendere subito dal panico. E se permetteva che il terrore l'abbacciase con i suoi potenti tentacoli, era capace di causare un po' di problemi) ma non proferirono parola e non cambiarono posizione.
    < E' come se... > incominciò Evan, ma fu interrotto dalle parole di Hulio.
    "Bambole umane"
    < Siete arrivati, Jolly >
    I tre ragazzi trasalirono, ora la concentrazione era tutta sull'uomo di spalle con le braccia incrociate.
    < Sono riuscita a mettervi in contatto con voi, finalmente > disse Hulio. Non un tono stranito, non un esclamazione.
    Era come se stesse leggendo le previsioni del tempo sul giornale .
    < Ma che cazzo sta dicendo? > Javier, sempre molto posato nei discorsi, si avvicinò al padre di Hulio e si incastrò fra lui e la finestra.
    < Cavolo, è davvero... AH! >
    < Non sono questo qui, > continuò la voce, la stessa voce di Hulio, < Cioè voglio dire... >
    < Bando alle nacchere... alle ciance.... > espresse Miranda.
    (Altro moto di stupore)
    < Ragazzi, se vogliamo dire qualcosa a questi Jolly, dobbiamo concordarci > ora era venuto il turno di Sara, immobile con gli occhi fissi alla TV.
    La situazione poteva essere comica: tre persone immobili e una di questa che faceva il panino con un ragazzo e la finestra del salotto.
    Ma assistere in prima persona era abbastanza inquietante.
    A Allison venne quasi da piangere.
    < Vi prego... > sussurrò tremolante la ragazza, chinandosi accanto a Miranda.
    Le palpebre erano socchiuse, come se il tempo aveva bloccato l'attimo in cui le stava per sbattere.
    < Allora, il problema è questo. Vado avanti io, così almeno capiscono > disse Hulio, insalivando la faccia di Javier.
    < Sentirò queste fesserie, ma mi sposto da qui, la doccia la vorrei fare quando torno a casa. Con lo shampoo e la mia spugna a forma di microfono. > Javier si spostò lateralmente e si liberò da quello spazio, poi ritornò agli due ragazzi.
    L'uomo che guardava la finestra continuò: < Qualcosa sta andando storto da noi, dopo che il bianconiglio è morto. >
    < Portandosi dietro l'Indizio e la sua forza per aprire buche nel terreno... > lo predette Sara.
    < Il bianconiglio? > fremette Allison. I capelli alla nuca si raddrizzarono come per indicare un segnale nefasto.
    Guardò con stupore Javier. Il fratello aveva assunto invece un'espressione sgomenta.
    " Un'altro brutto ricordo collegato alla mamma... che giorno di merda."
    < La mamma odiava... Alice nel Paese delle Meraviglie > sussurrò la ragazza.
    Un'altro tuffo nel passato, erano passati giorni da quando i fratelli non pensavano così frequentemente alla mamma.
    Ogni volta che glielo chiedevano, i due bambini ricevevano sempre la stessa risposta dalla loro vera madre: no, amori miei. Meglio che non vi legga questa robaccia.
    In questo modo, Allison e Javier erano cresciuti con uno strano sentimento verso la storia di Lewis Carrol: un misto di mistero e timore incondizionato.
    < Strano, non posso dire che è il mio genere, ma non è... > s'intromise Evan, subito zittito da Miranda.
    < Per cortesia, dobbiamo espressarvi... no, non si dice così. Dobbiamo esprimervi le nostre... cose... >
    < Oh santo cielo, Marshmellow, ma come parli? >
    < Ha veramente detto, marshmellow?? > esclamò Evan, non sapendo se per l'occasione doveva ridere o strapparsi i capelli e chiamare il pronto intervento per il manicomio.
    < In pratica, > fece il demone invasato di Sara, < Abbiamo bisogno di voi. Ma dovete venire qui, dove siamo noi. Non c'è altra scelta. >
    < Dovete domandarvi che cosa ci può essere dietro lo specchio > stabilì Hulio, sempre di spalle.
    < Ma a che gioco state giocando?! > s'infuriò tutto ad un tratto Allison.
    < Non state facendo ridere. Io sono venuta in ritardo, va bene ma... >
    In contemporanea i tre familiari incominciarono a sussurrare senza mai fermarsi frasi sconnesse tra loro:
    < Abbiamo bisogno dei Jolly >
    < Dovete domandarvi che cosa ci può essere dietro lo specchio >
    < Non possiamo permettere che la Regina recuperi tutti gli Indizi >
    La testa di Allison stava per scoppiare, non ce la faceva più a sentire quelle sentenze.
    < Smettetela! > urlò Evan, scrollando Miranda per le spalle ossute. Ma non serviva a niente, il mantra continuava e non finiva più.
    < E se... ci mettiamo davanti a uno specchio? > propose, Javier: l'aura perpetua di sarcasmo che lo circondava per mascherare il suo vero io crollò e lasciò spazio alla saggezza.
    < No, Javier. Sento che non mi piace > rispose con gli occhi strabuzzati la sorella.
    Sentiva davvero qualcosa di alieno e negativo in quella casa, la stessa sensazione che aveva provato nel vedere la foto al telegiornale di quel ragazzo brutalmente ucciso.
    < Forse tuo fratello ha ragione > cercò di farsi sentire Evan dalle voci impazzite.
    Javier fissò Evan negli occhi, si mordicchiò il labbro superiore e schioccò le dita.
    < Io ci vado. Tentar non nuoce. >
    Allison scosse la testa, singhiozzante.
    < No, ti scongiuro. >
    < Ally, se è l'unico modo... lasciami il braccio. >
    La ragazza lo strinse ancora più forte, ma Javier, di due spanne più alto di lei e molto più forte, si strattonò dalla presa e corse verso il bagno.
    < No! Javier! >
    Evan lo precedette, voleva essere il primo, voleva farsi il più coraggioso agli occhi di Allison...
    O il più stupido, a seconda di come sarebbe potuta finire.
    Il ragazzo di Allison aprì la porta del bagno, fissò il suo riflesso abbronzato nello specchio e tirò un lungo sospiro.
    Appoggiò le mani al lavandino e avvicinò il viso al suo doppio.
    < Mi chiedo... >
    Nello stesso momento Miranda, Hulio e Sara smisero di parlare e caddero svenuti.
    <... cosa ci potrebbe essere dietro... >
    Allison sentì ribollire il sangue. Doveva impedirglielo, vide Javier aprire la bocca per lo stupore, un lampo multicolore lo colpì alla faccia.
    <... lo specchio. >
    < Evan! EVAN!! > gli urli attraversarono per una frazione di secondo lo specchio assieme al ragazzo, Javier bianco come il latte, il quale fissava il nulla che aveva fatto posto a Evan.

    Tentar non nuoce? Ma per favore...



    _ Crediti: ringrazio a lot Nyx per avermi corretto una sintassi di una frase u.u .
    Note di finecapitolo:
    lo so, sembrava già che il trio poteva entrare a Wonderland, ma volevo spiattellare ancora un po' più di saspens e mistero. GIURO che nel prossimo capitolo potrete leggere com'è il Paese delle Meraviglie


    Edited by Roxy! - 1/9/2011, 01:49
     
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  14. _Holy
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    E'... tutto dannatamente criptico! °_°

    Okay, ciancio alle bande, ehm... bando alle ciance (sindrome di marshmellow)
    In qualche modo, la bizzarria del mondo che descrivi mi inquieta... ed in particolar modo la regina cannibale °-°'
    E' ancora decisamente difficile comprendere il filone generale, ma immagino che appena la storia troverà il suo equilibrio, tutto sarà più chiaro...
    Non sorbisco simili MindFuck da quando visionai Serial Experiments Lain D:
    E' ancora decisamente presto, dunque, per svirgolarmi troppo sulla trama e sui personaggi. Posso solo dire che Javier è esattamente come me lo ero immaginato XD
    Il finale... non l'ho capito °_° Sono riusciti ad accedere a quel mondo?

    AYEAAAAAAAAAAAAAAARGH! MIND FUCK!


    Scritto bene, anche se eviterei l'uso troppo prolungato delle parentesi, in quanto spezzano la narrazione.


     
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  15. Roxy!
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    Oooookei!! Prima di tutto, grazie a Holy che mi commenta ^^

    A fine capitols ho metto sotto spoiler alcune insulse immagini dei personaggi, più avanti nella storia ne aggiungerò altre :flower:

    Dov'eravamo rimasti, dunque? I due fratelli che non vivono assieme sotto lo stesso tetto hanno assitito alla scomparsa nello specchio di Evan.
    Che cosa decideranno di fare?
    Cosa succederà al ragazzo di Allison?

    C'è solo una cosa da fare: lesgère, lesgère!!
    Pronti?

    Aspè un momento: come noterete l'impaginazione è venuta tutta sulla sinistra, non so come mai.
    Okkei, si può incominciare ù.ù

    Tre...
    Anguria..
    Uno..
    Via!!

    _ Cap.4 Cadere nel vuoto, inseguire il destino



    °°°Aforsma del Tapiro Etereo, N° Y- acca, frangiflutti


    Alcune volte,
    gli odori che sentiamo ci portano indietro nel tempo.
    E' necessario chiudere gli occhi e ascoltare con l'anima i ricordi a cui

    sono legati. Forse porteranno nostalgia e rimpianti e momenti felici.

    Prega per gli stolti che non riescono a sentire più niente.






    Cadere nel vuoto, inesorabilmente.
    Il nulla.
    Nessuna sensazione accompagnava Evan nel baratro che pareva
    infinito.
    I suoi piedi toccavano solo aria, sferzate sibilanti come colpi di frusta;
    il suo corpo si girava a mo' di pollo allo spiedo, completamente
    soggiogato dal vuoto.
    "Quanto passerà prima di spiaccicarmi al suolo?"
    "Esiste un suolo?"
    < Esiste qualcosa? > La sua voce ecceggiò prepotentemente, rimbalzando contro l'invisibilità delle tenebre.
    Uno spillo luminoso s'allungò velocissimo in alto in direzione del
    ragazzo, ora diventato un ampio cono di luce.
    L'aveva chiamato lui? Nessuno poteva saperlo.
    Nella caduta perpetua, Evan cercò di ripararsi dalla biancosità
    accecante con le braccia incrociate, ma la caduta lo fece rigirare di
    nuovo. Era a pancia in sù quando venne investito dal candore.
    E poi?
    E poi la luce terminò il suo viaggio verso l'alto, a rischiarare
    l'oscurità.
    In quel momento, la forsennata discesa rallentò, facendo scorgere a
    Evan vedute ben oltre la sua immaginazione.
    I colori vennero sparati nel nulla, "ogni cosa" fece capolino da essi.
    Parole, parole, smeraldi, grida, chiavi, sgabelli, fenicotteri,
    spaventapasseri, camini, televisori, caramelle, carte.
    Carte
    " Voglio fermarmi qui."
    Qualcosa diceva al ragazzo moro che doveva giungere in uno di quei
    posti che gli passavano davanti.
    Carte
    Le ginocchia si piegarono, le braccia s'allargarono e le All Star
    calpestarono qualcosa di non molto duro.
    La visione fu sfuocata per pochi attimi, a Evan sembrò di guardare
    un paesaggio attraverso il finestrino di una macchina bagnata dalla
    pioggia.
    Infine, sentì una strana pressione addosso. Poi si fece tutto molto
    nitido e reale.
    Carte
    Tutto troppo nitido e reale.

    :heart:



    Gli occhi strabuzzati e il fiato corto di Allison indicavano a Javier che
    stava per avere un attacco di panico.
    La lampada principale del bagno appesa al soffito stava tremolando.
    Luce. Buio. Luce. Buio. Luce. Buio...
    Un temporale in una stanza.
    Javier appoggiò le mani sopra le spalle della sorella, tremolanti come
    il resto del suo corpo.
    < Se ne è andato, Evan... >
    < No, ascoltami, Allison! L'ho visto con i miei occhi! >
    La ragazza bionda incominciò a singhiozzare nell'alternanza di luce
    e buio.
    Javier la scosse, poi toccò con la sua fronte quella di Allison.
    < Non farmi piangere anche a me, per favore. E' una situazione da
    pazzi, questa. Dobbiamo entrare nello specchio. >
    Allison chiuse gli occhi umidi e scosse con fermezza la testa.
    < No... cosa diranno Hulio e Miranda se non ci facciamo trov... >
    < ALLISON! > urlò Javier, per un momento la luce non si spense, poi
    ritornò difettosa.
    < Ma non lo capisci? Il tuo ragazzo è andato in culo ai lupi e tu ti
    preoccupi di questa gente? >
    Javier era molto invidioso dei nuovi genitori di Allison, erano gentili
    e amorevoli con sua sorella. Non picchiavano il loro figlio senza un
    motivo, non lo chiudevano nello sgabuzzino perchè aveva raccontato
    i loro segreti, i segreti di quella famiglia malvagia, ai suoi amici di
    scuola.
    Gli occhi dei due fratelli, così simili fra loro, s'incontrarono.
    La ragazza espirò profondamente e si girò per osservare lo specchio
    fissato sopra il lavandino.
    Ora che le veniva in mente, c'era sempre stato qualcosa che l'aveva
    attratta negli specchi.
    La loro lucentezza nascosta, la loro speculiarità... un'altro mondo.
    Una nuova ondata di fermezza e coraggio s'impossessò della ragazza.
    "Va bene. Facciamolo"
    Allungò una mano tremante sulla superficie riflettente e una dietro di
    lei, trovando subito la mano grande del fratello; le loro dita
    s'intrecciarono al contatto.
    < Andiamo a riprenderci Evan >
    Javier annuì alla sorella.
    < Mi chiedo che cosa potrà esserci dietro ... >

    Un'altro lampo di luce multicolore.

    :heart:



    Il cielo si oscurò in pochi secondi, grandi nubi ombrose
    borbottarono i primi sintomi del temporale.
    La sconfinata distesa blu che era il mare si agitò di punto in bianco,
    mandando a riva spruzzate di risacca e qualche conchiglia
    vagabonda.
    La donna dagli occhi amaranti e ciechi trasalì e perse l'equilibrio,
    sbattendo il sedere sulla sabbia che stava turbinando. Subito l'altra
    le prese la mano e la issò.
    < Che cosa ti prende, Maevys? >
    La donna si toccò la fronte e poi la bocca, il viso verso lo spettacolo
    furioso della natura.
    < Non... non doveva andare così... >
    < Si sono persi, non è così? >
    Dei corvi mastodontici apparvero dal nulla e si posarono su qualche
    carcassa di foca non lontano dalla postazione di Maevys e dall'altra
    donna.
    < Non sono partiti assieme! Solo una bambina era a conoscenza della
    via! > la cieca cominciò a piangere, abbracciando l'altra donna.
    < Vedrai che si sistemerà tutto. E' solo l'inizio. Riusciranno a salvarci
    tutte, troveranno gli Indizi. >
    Perchè loro sono gli unici...

    :heart:



    Il cadere vorticosamente nel vuoto non era una novità per Allison,
    almeno nei sogni.
    Quasi sempre si svegliava con la sensazione di essere precipitata nel
    vuoto.
    Non era raro vedere la ragazza nel dormiveglia che sbatteva
    convulsamente braccia e gambe.
    Come Allison non ne era spaventata, al contrario Javier stava per
    superare il muro del suono tanto gridava.
    Quando la loro caduta rallentò e la luce apparsa dal nulla l'investì,
    Allison sapeva tutto.
    Sapeva che cosa doveva fare.
    < Javier, stai zitto e ascoltami! > gridò la ragazza, fluttuante nel nulla.
    O forse era tutto.
    < Lo vedi quel camino. Dobbiamo entrarci.>
    La situazione era così impossibile e irreale che Javier non si chiese nè
    come facesse a esserne così sicura, nè come Allison pensava di entrare
    dentro a quella cosa.
    Non appena i loro piedi toccarono uno spigolo del camino, i due
    fratelli allungarono le braccia e si aggrapparono a uno stipite.
    Poi con una naturalezza degna di Lara Croft, Allison si dondolò in
    avanti e poi indietro e si buttò nel camino.
    < Muoviti! > esclamò la sorella, in piedi dentro al camino, il quale si
    era ingrandito a dismisura, a Javier, pallido come un cencio e già
    dolorante alle nocche.
    C'era qualcosa che non andava in Allison, notò il fratello.
    I capelli...
    Gli occhi...
    < Javier! >
    Rimandò i pensieri ad un momento successivo e si buttò dentro
    ripetendo le mosse acrobatiche della sorella.
    Dietro di loro, il marasma di Tutto.
    Davanti, l'interno del camino si era allungato a dismisura, mostrando
    un passaggio stretto e illuminato fiocamente da torce elettriche.
    Lontanissimo si riusciva a scorgere un qualcosa di luminoso.
    " Forse sono le luci... " commentò Javier, mentre seguiva la sorella
    perfettamente a suo agio in quel posto.
    " I capelli, gli occhi... è il colore sbagliato "

    :heart:



    Evan era disteso con la faccia sull'erba secca e pungente.
    Aveva gli occhi chiusi, la coscienza si era appena svegliata.
    Ma quand'è che era svenuto?
    < E questo qui, da dove è sbucato? >
    Un attimo di silenzio, si sentì un cozzare metallico.
    < Non lo sappiamo. E' caduto dal cielo... >
    A Evan parve percepire un sussurro, o forse era uno sbuffo seccato.
    < Un'altro Jolly. Come se ci potesse essere... >
    < Un momento! Un momento! I capelli! Non è un Jolly normale... Ha il marchio di Santa Alice! >
    A quel punto il ragazzo non potè fare più finta di essere incosciente.
    Santa Alice?! Ma che cosa stavano dicendo?
    Sbattè più volte le palbebre: quell'erba era davvero pungente; ed
    emise un gemito.
    I presenti si allontanarono di un passo, quasi intimoriti da Evan.
    Quest'ultimo si sollevò ispirando nuovi odori nell'aria e guardò con
    rinnovato stupore le persone che gli stavano in cerchio.
    Erano allibite.
    Erano basse.
    Erano carte.
    Per la precisione: due, quattro, sette e ancora due di Quadri.
    < Sono... sono morto? >

    < MIA REGINA! >
    La porta fu sbattuta all'improvviso nella camera privata dello Scacco
    Rosso, una nuvoletta di polvere volteggiò verso l'uscio, svegliata dal
    movimento improvviso.
    Il Fante di Quadri, chiamato dai suoi simili per la notizia, osservò per
    la prima volta quella stanza stranamente luminosa ed accogliente:
    tende purpuree e leggere lasciavano trasparire i raggi morenti del
    sole; arazzi e quadri dei migliori pittori di Wonderland e un grande
    letto a baldacchino perfettamente in ordine.
    Quel giorno la tiranna aveva un completo porpora di stoffa
    proveniente da Trivial e una gorgiera poco vistosa.
    Era magrissima e truce come sempre.
    Come si rese conto il fante di Quadri quando la sua eccitazione fece
    posto al terrore che la Regina trasmetteva alla sola vista, si accorse
    che non era stato prudente affatto.
    Irrompere in quel modo nella stanza privata della Regina!
    No, no, no. Non andava affatto bene!
    < Tu! > tremò livida lo Scacco, alzandosi dalla sua sedia a dondolo
    posizionata sotto il finestrone principale.
    < Lurida vescica purulenta! Come osi, come ti permetti di... >
    Il Fante mise le mani in avanti, sia per nascondere i suoi occhi dalla
    vista della Regina, sia per proteggersi... in qualche modo.
    < Mia signora, la pre-prego! Sono sta-stato contattato... oh, per la
    chioma folta e gesticolante del Leone! > si spazientì di se stesso il
    Quadro, < Abbiamo trovato un Jolly! Un Jolly con il marchio di
    Sant'Alice! >
    I denti appuntiti come mine di matite e altrettanto scuri della Regina
    Rossa smisero di digrignare dall'affronto subito e si rilassarono.
    < Come hai detto? Qui, nel mio regno, è giunto un Jolly
    appartentente a quella troietta? >
    Il Fante di Quadri per poco non rovinò per terra: non aveva mai
    ascoltato nessuno imprecare a quel modo contro Alice, la prima Jolly
    e salvatrice di Wonderland.
    < S-s-s-sì, mia potentissima Regina. E' davvero così! >
    Di rimando l'essere oscuro si alzò dalla sedia a dondolo e sbattè i
    piedi per terra con ostinazione.
    < E allora portatemelo subito qui, verme! >
    Il Fante, esausto per la forza di volontà nel restare da solo con
    quell'essere, accennò ad un servile inchino e sparì dalla camera.
    La Regina fece qualche passo vicino al suo letto a baldacchino e
    chiuse per un momento gli occhi, rovistando nel suo animo nero.
    " Ho bisogno del tuo potere, Scacco Matto. Devo attuare un piano, ma
    senza il tuo aiuto, quel fottuto Jolly non si fiderà mai di me."
    _ Essia. Di cosa hai bisogno?
    " Il mio aspetto. Voglio essere affascinante e seduttiva"
    _ Essia, Regina. Ma ricorda che il tuo vero Io risiede all'interno delle
    tue mere fattezze. Se il Jolly è furbo e intelligente, non tarderà a
    capirlo.
    " Fottiti, bastardo! Esaudisci il mio volere. Non voglio prediche da un
    rimasuglio di scacco quale sei."
    Un secondo più tardi, la Regina Rossa sentì la sua pelle raggrinzita e verdognola tirarsi e prendere un bel colore sano tendente al rosa pallido. I suoi radi capelli si disincagliarono e assunsero una tonalità d'ebano, le labbra si gonfiarono e gli occhi si fecero più luminosi.
    Un attimo più tardi, qualcuno bussò timidamente alla porta.
    La tiranna, nelle sue nuove e ipocrite vesti, si schiarì la gola ed esordì, la voce addolcita a dismisura:
    < Avanti caro, non aver paura. >


    Ed eccoci qui, se avete fatto i bravi e non siete accorsi subito qui per vedere le mie opere d'arte, siete il mejo, REALLY !!! :khfhg1.gif:

    Très Bien, ecco qui il Due di Quadri, nella sua fescìonissima tenuta da lavoro:




    Invece da questa parte, se volete seguirmi, ho il faccino di Evan.


    Per ultimo, abbiamo il burbero Marshmellow.



    Edited by Roxy! - 10/9/2011, 16:24
     
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25 replies since 19/5/2011, 14:30   659 views
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