Il sogno di Dratini

la mia prima fic sui mostri tascabili!!!

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  1. Roxy!
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    _ titolo: Il sogno di dratini

    _ autore: Roxy!

    _ rating: giallo -> in questo capitolo non appare nulla di offensivo, ma nei prossimi qualche parolaccia di tanto in tanto

    _ personaggi:- in questo capitolo- Rufio (vero nome Giasone) il protagonista, Miriam, Pietro ed Ercole che sono gli amici del protagonista.

    _ fandom: avventura, fantascienza

    _ trama: in un futuro molto vicino la Terra incontra delle strane
    creature molto diverse fra loro... è l'inizio di una nuova era per l'umanità...


    _ conteggio parole: 1769

    _ note:
    SPOILER (click to view)
    non ho voluto mettere "quella" parola al posto di mostri tascabili, altrimenti tutta la sorpresa andrebbe annullata... almeno fino a qui XD



    Prefazione!



    Una miriade di stelle cadenti si era abbattuta sul pianeta quella notte estiva di vent'anni fa... cambiando per sempre il mondo.
    I primi reperti dei meteoriti schioccarono gli scienziati di tutto il globo, perchè non si trattava affatto di rocce spaziali, ma di piccolissime capsule sferiche bicolori.
    La notte successiva, nei laboratori dove erano stati portate alcune capsule e quelle che ancora non erano state catalogate e che si trovavano agli angoli del mondo, si aprirono con uno scatto sonoro al sorgere della luna piena.
    I colori delle capsule erano bianche e rosse... e contenevano degli extraterrestri diversi da loro, un esemplare diverso per coppia...
    Ci vollero settimane per trovare tutte coppie di capsule. Gli addetti ai lavori ne catalogarono 452, anche se il numero poteva aumentare di cento...
    Nelle vicinanze di un cratere abbastanza profondo fu trovata una stele con delle istruzioni sui probabili alieni e il loro nome generico.



    Quella notte fu ricordata all'unanimità come l'incontro fra gli umani... e i pokèmon.




    #1 La premiazione




    La mattinata passò in fretta, anche perchè non pensavo ad altro se non quella sera: la cerimonia di premiazione!
    Finalmente, al suono della campanella, mi fiondai fuori dalla porta piena di scritte dei miei compagni e percorsi il corridoio (facendo quasi cadere il bidello che stava passando il mocio) fino alla porta principale a vetri. Il tipico fragore degli studenti post-scuola rieccheggiava nella scuola e io mi aggiunsi al gruppetto dei miei amici.
    < Allora sei pronto per questa sera, Rufio? > mi chiese Ercole, il mio migliore amico fin dalle elementari.
    < Secondo te? > risposi, battendo il cinque a un ragazzo che avevo conosciuto al raduno e che molto probabilemente avrei rivisto quella sera, La Sera, con la "S" maiuscola.
    < Secondo me? Ti cagherai addosso dalla paura, caro il mio Rufio! > s'intromise Miriam, una mia grande amica, con il suo tatto raffinato.
    Ah si, comunque Rufio non è il mio vero nome: me l'hanno affibiato un casino di anni fa i miei amici per via del film di Hook, dato che già a quell'età ero identico all'attore che lo interpretava.
    Il mio vero nome è Giasone, ma non diciamolo troppo in giro.
    Trascorsi il pomeriggio a ripassare il discorso che avrei fatto quella sera a casa di Ercole, con Miriam e Pietro (altro amico, conosciuto tre anni prima ad un corso di Domatori).
    < ... e poi guardi la gente dall'alto del palco con gli occhi pieni di sentimento e stringi il pugno, così! > spiegò Ercole, chiaramente più eccitato del sottoscritto.
    La camera del mio amico era tappezzata di poster di donne mezze nude, le quali Miriam ha giurato un giorno che ne strapperà così finemente da trasformarli in coriandoli.
    Io ero appoggiato al materasso e guardavo Pietro seduto sulla poltrona girevole che stava giocando ancora a quel gioco, tutto fuorchè veritiero che si chiamava pokemon Bianco.
    < Come sei messo a vestiti? Hai deciso cosa metterti? > mi chiese Miriam, prendendo una riproduzione delle capsule e rigirandosela fra le mani senza guardarla.
    < Direi un vestito formale, perizoma leopardato, maglia bucherellata e pantofole a forma di coniglio... >
    Miriam sorrise e mi buttò addosso la capsula che si aprì con uno scatto. Naturalmente non successe niente, dato che era finta.
    Ercole sospirò.
    < Quanto vorrei essere al tuo posto, cacchio! Vorrei stringere la mano io a Gavin Leroll! Mi raccomando... >
    < Portami il suo autografo o scordati il mio saluto! > ripetemmo a memoria io, Pietro e Miriam.
    Scoppiammo a ridere.
    < Che pokèmon vorresti ricevere? > mi fece Ercole.
    Era strano che nessuno prima di lui mi aveva fatto "quella" domanda.
    Io avevo un alieno ben preciso in mente... oh si!
    < Vorrei proprio che il pokèmon sia forte e imponente, come Tyranitar o Charizard. Mi andrebbero anche bene Fralighetor o Golem, sia chiaro! >
    Miriam mi guardò male e borbottò: < Sei proprio uno terra terra, vero? Guarda, spero proprio che ti affidino un magikarp!>
    < Zitta che porti sfiga! Sei solo gelosa!> esclamai, ridendo subito dopo.
    Un merlo, seguito da un noctowl, svolazzarono nel rettangolo visivo della finestra e in quel momento Pietro spense la console.
    Ad un tratto mi piombò addosso una tristezza e una nostalgia che non dovevo ancora provare. Sapevo che quello era l'ultimo giorno insieme ai miei amici e non volevo assolutamente perdermelo.
    Quindi mi alzai di scatto dal letto di Ercole ed esclamai: < A chi va un giro in centro? >
    Le ore si accorciarono sempre di più e per mia sfortuna facevo fatica a concentrarmi con i miei amici, camminavo al loro fianco fra le strade trafficate del centro di gente senza essere fisicamente lì.
    Volevo a tutti costi finire in bellezza la Sera, ma nello stesso tempo avrei voluto ancora più tempo da passare con loro.

    < Giasoneeeeeee! Sei pronto? Dai che siamo in ritardo!! > chiamò mia madre dal piano di sotto.
    Scesi le scale già con il cuore a mille e vidi i genitori e mia sorella vestiti come se dovessero andare ad una festa reale... beh, era importante, ma sembrava che loro erano ancora più emozionati di me!
    Mia madre Carolina stava finendo di mettersi l'ultimo orecchino e mio padre Antonio apriva la porta, seguito da mia sorella Serena e il suo inseparabile wishmur. Mia sorella aveva sette anni e per farla spaventare quando mi faceva arrabbiare gli facevo vedere delle fotografie dall'ultimo numero del Pokèdex Magazine come sarebbe diventaro wishmur.
    < Dai che siamo in ritardo!! > ripetè mia madre, prendendo la borsa e le chiavi della macchina. Io studiai con attenzione i contorni della mia casa prima di chiudere la porta.
    chissà quanto tempo sarebbe trascorso da quando l'avrei rivista ancora!
    Poi mi ricordai in macchina più tardi che dopo la cerimonia e la festa ci sarei ritornato ancora una volta per "dormire" se così si poteva dire!
    Arrivammo venti minuti prima sul tappeto rosso, con un turbinio di flash e giornalisti che mi chiedevano se avevo già pensato a quale pokèmon mi avrebbero affidato e io rispondevo timidamente che non ne avevo una mia idea, anche se in verità avrei desiderato ricevere il mio alieno preferito da quando ero bambino.
    Dopo la sfilata al tappeto rosso, venni preso da un manager, Mattia Gentoni con un papillon giallo e l'auricolare e separato dalla mia famiglia (mia madre mi lanciò un bacio volante e mio padre mi fece l'occhiolino) per andare in un camerino mezzo spoglio.
    Il manager, un ometto piccolo e con i capelli ingellatti fino alla cute mi disse di stare seduto qui fino a che non mi avrebbe chiamato qualcuno per farmi sapere come comportarmi.
    Anche se sapevo a grandi linee cosa avrei dovuto fare, annuii e vidi che Mattia Gentoni (il manager) uscì dal camerino in tutta fretta.
    Dopo alcuni minuti sentì qualcuno bussare e senza aspettare il mio invito entrò una donna truccatissima che disse di essere un estetista e che mi doveva dare una "sistematina alla faccia".
    Un quarto d'ora più tardi mi sentivo la faccia secchissima e i capelli erano una massa dura (troppo gel).
    Rimasi da solo per pochi minuti finchè non entrò un'altro uomo con l'auricolare per dirmi che fra due minuti era il mio turno e di seguirlo dietro le quinte del teatro.
    Non so come il mio cuore resistette all'esplosione.
    Salimmo delle scale e sentii il mio nome seguito da un fragoroso applauso.
    "E' arrivata l'ora" pensai, poi fui spinto dalla schiena e feci il mio ingresso sul palco, immensamente più grande di quando avevamo fatto le prove generali e strapieno fino all'ultima poltrona.
    Alle prime file vidi i miei amici e compagni di scuola, la mia famiglia era distante qualche sedia da loro.
    Sentii da qualcuno il mio nome e mi diressi verso la piattaforma con il microfono e il mio bigliettino con scritto il discorso.
    Molte telecamere mi stavano fissando mute, in attesa delle mie parole.
    < Buonasera a tutti! > esordii, altri applausi.
    < Io sono il fortunato ragazzo, il numero ventisei dell'Italia, ad essere stato selezionato per affrontare l'avventura più grande di tutte. Con il cuore e con la mente mi applicherò ad ogni ostacolo per diventare il vincitore ed essere proclamato il Campione! >
    Altri scrosci di applausi. Il mio discorso era solo all'inizio, ma dall'angolo del palcoscienico giunse il presentatore con il microfono, seguito da niente popò di meno che da Gavin Lerroll, il Campione Domatore per sei anni consecutivi.
    Mi strinsero la mano e parlarono per qualche minuto sul mio destino e altre frasi ad effetto varie.
    Gavin, essendo americano, aveva un auricolare nel quale venivano tradotti i discorsi.
    < NOw, you will take a ball > mi disse, poi una voce maschile tradusse le sue parole.
    < E diverrai ufficialmente un membro della PGG, la Pokèmon Global Group! Complimenti!> e mi strinse la mano, potevo sentire un sussulto di invidia da parte di Pietro, a diversi metri di distanza da me.
    Alcuni secondi dopo giunsero sul palco tutti i venticinque ragazzi prescelti d'Italia, già con le loro capsule alla cintura o alzate al braccio in segno di vittoria.
    Dovetti giurare con una mano sopra una riproduzione in pietra della stele ritrovata anni fa su quello che stava per dire il presentatore:
    < E ora, miei signori e signore, ecco l'ultima capsula della serata! Qualunque sia questo degno pokèmon, dovrai essere il suo protettore e farlo crescere forte e robusto! >
    Io feci un cenno solenne mentre ritornava Gavin con un cuscinetto di vellutto rosso su cui risplendeva di magnificenza la fatidica capsula bianca e rossa.
    Gocce di sudore freddo mi colarono sulle tempie, avevo le mani tremanti e sudate e il cuore martellante nel petto.
    I passi di Gavin sembravano sempre di più lenti... e la capsula che si avvicina sempre di più era come un sogno in quegli attimi che non finivano mai.
    Gavin mi sorrise e disse sottovoce:< Good lock, man!>
    Io sorrisi e balbettai un "grazie" in inglese e afferrai con una mano la capsula sopra il cuscino, ma senza alzarla e portarla verso di me.
    Applausi e fischi di felicità si alzarono da me in quel secondo.
    Chiusi gli occhi e mi ripetei fino ad inordarmi il cervello " Fai che sia lui, fa che sia lui..."
    A quel punto alzai la capsula con tutte e due le mani e mi diressi verso tutte quelle persone che mi guardavano silenziose come mummie, l'atmosfera sembrava densa come la melassa.
    Presi la sfera con la mano destra e la lanciai verso la parte sinistra del palco e gridai con voce secca: < Mostrati, pokèmon! >

    Edited by Roxy! - 9/5/2011, 10:40
     
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  2. Roxy!
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    _ E rieccoci con il secondo capitolo! Ah, si. Se non ci si ricorda a quali mostriciattoli si riferisce il nome, ho linkato nei rispettivi nomi l'immagine ;)


    #2 Cosa?!



    Una luce ci accecò tutti per qualche secondo, quando scaturì il pokèmon.
    Il Mio pokèmon!
    Quando il flash svanì, potei finalmente ammirare il mio compagno.
    La platea, pronta per festeggiarmi, non battè le mani ma fissò incredula la creatura aliena con una nota di perplessità, poi ritornò al mio sguardo, deluso.
    Sentì il presentatore tossicchiare e uno dei venticinque ragazzi ridacchiare.
    Era giunto il momento solenne di richiamare il mio pokemon.
    Mi guardava dalla sua piccola statura con gli occhioni pieni di aspettativa.
    Per finire la cerimonia averi dovuto chiamare il mio pokèmon, come ultimo atto del processo, ma qualcosa mi bloccava la gola.
    Era un groppo grande e pesante come un macigno.
    Tutte le aspettative che avevo coltivato in quegli ultimi mesi fra corsi e campeggi sfumavano guardando negli occhi neonati del piccolo pokèmon.
    Mi feci forza lo stesso, guardando i miei cari e vidi Miriam per la prima volta che stava piangendo per l'emozione.
    < Forza Rufio!> gridò Ercole, sgolandosi. Dopo di lui si aggregarono gli altri amici e i miei genitori.
    Espirai e tesi la mano alla piccola creatura, chiamandola finalmente per nome.
    < I...Iggl...Igglypuff! Io, Giasone Nerestri, giuro di essere il tuo domatore per tutta la nostra vita! >
    Questa volta il pubblico, forse per la tenerezza o per la pena che trasmettevamo io e il piccolino, applaudì come non avevo ancora sentito.
    Non del tutto soddisfatto ingoiai il rospo e raccolsi la sfera, poi presi in braccio Igglypuff e lo alzai a mo' di Simba dal "Re Leone".
    < Iggly! > gorgogliò il mio protetto, muovendosi nelle mie mani.
    In quel momento mi accorsi che era molto caldo e incredibilmente morbido: sicuramente mia sorella l'avrebbe voluto più di me.
    < Bene! > esortò il presentatore, affiancato da Gavin Leroll, urlando al microfono per farsi sentire da tutti, < Ora che i nostri rappresentanti dell'Italia si sono tutti presentati, che si affianchino a Giasone Nerestri e al suo... Igglypuff per la foto ufficiale! >
    In un attimo alla mia destra comparve un ragazzone che aveva ricevuto Schyter e alla mia sinistra una ragazza esile che aveva dietro di lei uno Shuppet.
    Guadai velocemente com'era messi gli altri.
    C'erano Ralts, Gorebyss, Ponyta, Murkrow, Abra, Starly, una ragazza sorrideva compiaciuta al fianco di un Feebas... nessuno aveva ricevuto un pokèmon neonato, tranne me.
    Nella foto venni con il viso che scrutava di lato i miei "compagni".
    Inutile dire alla fine della festa non chiusi occhio, con Igglypuff che gorgogliava accanto al mio letto, sognando chissà che cosa.

    * * *


    Stavo salendo su un pendio ripido, con il sole appena sorto e un grande zaino sulla schiena...
    Al mio fianco tre pokemon faticavano quanto me bella salita.
    Arrivati quasi in cima il mio piede destro scivolò e conficcai le mani nell'erba bagnata. Uno dei miei compagni alieni trasalì per la mia instabilità.
    Eravamo molto uniti.
    I raggi del sole ci abbagliarono, quando arrivammo in cima.
    Sentì una specie di fischio leggero e quando riaprii gli occhi per la luce intensa vidi un grande pokemon blu stagliarsi contro l'alba.
    Si avvicinò a noi in un attimo e incominciò a parlarci: telepatia?
    < Il primo giorno è giunto al termine... non me mancano ancora molti... la via per la salvezza è tortuosa e il male dietro la spalle. STAI ATTENTO!!! >


    < STAI ATTENTO!!! >
    Aprii gli occhi e mi vidi per terra, sul pavimento.
    Qualcosa si stava muovendo sotto il mio braccio e istintivamente lo alzai: sotto c'era Igglypuff che emettava degli striduli.
    Imprecai e lo presi fra le mani, così piccolo e incredibilmente soffice e caldo.
    < Scusami,scusami! Non l'ho fatto apposta! > mi giustificai.
    La prima cosa che mi ero promesso di fare con i miei pokemon l'avevo già infranta. Non fargli del male.
    La piccola creatura spalancò i grandi occhi chiari e... mi morsicò il dito.
    < Ahi! >
    In quel momento sentì che si apriva la porta e vidi mia madre che guardava nella nostra direzione.
    < Ma che cosa stai facendo? Sbrigati, fra mezz'ora arriverà il pullman e tu devi ancora prepararti! Usare la sveglia no eh? >
    Questa volta fui io a spalancare gli occhi: < E me lo dici solo adesso? Cazzo! >
    Posai Igglypuff sul pavimento (che incominciò a dondolare e perlustrare tutta la stanza) e presi a buttare i primi vestiti che trovavo nella valigia che avevo posato sulla scrivania il giorno prima.
    Dopo essermi lavato, mi misi una maglietta verde chiaro, dei calzoncini a pinocchietto e delle scarpe da tennis; dopodichè mi fiondai a fare colazione.
    In quel momento vidi mia madre che stava preparando una scodella per wishmur e pensai come doveva essere per le persone adulte abituarsi ai pokemon.
    Insomma, erano passati già quattro anni dal loro "atterraggio" quando io naqui, ma per tutti gli altri non doveva essere facile adattarsi a quelle strane forme di vita.
    < Cerca di telefonare ogni tanto, Rufio, mi raccomando > borbottò mia madre, riponendo i croccantini nella dispensa.
    < Si mamma, non preoccuparti. Tanto nei fine settimana potete venire all'accademia. Non che sia vicina da noi, ma alm... >
    Io e mia madre trasalimmo per un forte clacson.
    < E' già arrivato il pullman? >
    Guardai l'orologio al polso: le otto meno un quarto.
    Mia madre scostò le tende della cucina per scoprire chi era e un attimo dopo agitò le braccia.
    < Giasone, è arrivato!! La valigia l'hai portata giù vero? >
    Io rimasi paralizzato.
    Ovviamente no.
    < Ehm... >
    La mamma sbuffò.
    < E muoviti allora!! >
    Salii le scale come un missile e presi la valigia che pesava cinque tonnellate, feci i primi tre scalini e mi fermai di botto.
    Igglypuff!
    Rimisi la valigia sulle scale (qualche secondo dopo cadde inesorabilmente dalle scale) e ritornai alla camera, chiamando il mio pokemon.
    Niente.
    Imprecai e mi misi le mani nei capelli per il nervoso.
    Alzai le coperte sfatte del letto, guardai nel cestino accanto alla scrivania, nell'armadio (buttando i restanti vestiti sul pavimento), dietro la porta.
    Non c'era traccia del piccolo alieno.
    < Ma dove cazzo si è messo? >
    < GIASONEEEE!!! IL PULLMAN!!! >
    Le grida della mamma mi trapanarono i timpani.
    Che cacchio potevo fare?

    Poi in qualche parte del cervello visualizzai la capsula dei pokemon.
    < Ma certo! Che idiota! >
    Aprii il cassetto della scrivania e presi la sfera bianca e rossa (mi ero dimenticato pure quella!) e la puntai per tutta la stanza.
    Se non sbagliavo, doveva cristallizzare il DNA dei pokemon e trasformarlo in energia pura così da contenerlo fino al nuovo rilascio, anche se si trattava di un pokemon immenso come wailord.
    Incominciai dal letto e girai su me stesso con il braccio teso e continuando a premere il bottone al centro della sfera nella mano.
    Anche il quel caso non successe niente.
    Le grida di mia madre continuavano a farsi più incessanti e si mescolavano con il clacson.
    Prima la scelta penosa del pokemon della sera precedente e ora quel piccoletto si era nascosto...
    < Non può essere! Ma perchè sono così sfigato?! >
    < GIASONEEEE!!! Giasone?>
    Mia madre era ricomparsa dalla cameretta e mi guardava stranita.
    < Che cavolo stai facendo? Il pulman sta aspettando solo te! >
    Senza guardarla, io continuavo nella mia mossa forsennata, adesso mi ero abbassato e puntavo la capsula in ogni angolo della stanza.
    < Non ora!! Non trovo... >
    Alzai di scatto la testa e vidi qualcosa di roseo che gorgogliava in braccio alla mamma.
    Quello stronzetto di igglypuff...
    < Ma se l'avevo lasciato...? >
    Carolina Nerestri mi scoccò un'occhiata frettolosa.
    < Non importa! Prendi la valigia e il tuo... cosetto batuffoloso e sali su quel benedetto pull... ma cosa hai fatto alla stanza?! >
    I vestiti erano dappertutto.
    < Ops! Beh io vado! > le sfilai il pokemon dalle braccia e la baciai sulla guancia.
    Corsi a perdifiato dalle scale e agguantai la valigia.
    Il pullman continuava suonare anche quando l'autista poteva vedermi benissimo.
    Diedi una veloce occhiata ai finestrini e capii che io potevo essere anche l'ultimo ad essere raccattato.
    "Benissimo! L'ultimo in ogni cosa!"
    Appena le porte si aprirono il mio cuore tamburellò velocemente senza preavviso. L'autista aveva una faccia molto scocciata.
    < Salve! > feci io, un po' titubante.
    Quello neanche mi rispose ma accelerò ancora con le porte in fase di chiusura.
    Il mio sguardo viaggiò sui passeggeri e notai con stupore che tutti mi stavano ridacchiando addosso.
    Una voce molto vicino a me tuonò: < La valigia va messa nel portabagagli e l'alieno nella capsula! >
    Che stupido, nella fretta non avevo neanche visto che si erano anche aperte le ante per i vani delle valigie!
    Un coro di risate si sollevò nel pullman.
    Igglypuff emise dei goroglii e improvvisamente le sue zampette anteriori si illuminarono e incominciarono ad ondeggiare.
    < Iggly...! >
    ...
    Un vento furioso e pesante si materiallizzò nel veicolo, facendolo ondeggiare pericolosamente e sparpagliando i piccoli oggetti dei passeggeri.
    Io venni scaraventato sul vetro, accanto all'autista che imprecava oscenità a più non posso.
    Una capsula si aprì in mezzo allo stretto corridoio e uscì in un flash accecante un drifloon che impazzì per dio sa che cosa.
    Anche un'altra capsula si aprì e ne uscì abra che incominciò a teletrasportarsi da tutte le parti nel pullman.
    Nel casino generale sentii qualcuno gridare: < Chiudete tutti i finestrini! >
    Un quarto d'ora più tardi, quando i domatori rimisero nelle capsule drifblim e abra e io ritornai senza la valigia sul pullman, mi sedetti da solo ai primi posti.
    Il viaggio fu più silenzioso del previsto, con tutti che tenevano in mano le capsule pe non ripetere l'errore.
    Arrivammo all'accademia con tre ore di ritardo, ormai al tramonto.
    Tutti cercavano di evitarmi e l'autista mi marcava peggio di una guardia del corpo.


    _ wordconunt: 1658

    Edited by Roxy! - 8/5/2011, 17:27
     
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  3. Nexpresso
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    Il sogno di DRATINI, MOSTRI TASCABILI...
    Sarò perverso io, ma entrando mi aspettavo di trovare una fiction porno.
    *fugge

    No, vabeh quando ho tempo me la leggo con calma XD
     
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  4. Roxy!
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    CITAZIONE (Nexpresso @ 26/4/2011, 15:13) 
    Il sogno di DRATINI, MOSTRI TASCABILI...
    Sarò perverso io, ma entrando mi aspettavo di trovare una fiction porno.
    *fugge

    ahah!! pultroppo non sono ammesse storie di questo genere!!

    CITAZIONE
    No, vabeh quando ho tempo me la leggo con calma XD

    grazie caro :khfhg1.gif:
     
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  5. Chloe
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    oh .. capitolo 2 :sbav:
    mi attira 'sto personaggino un pochetto sfortunato *-* e anche quel cosetto rosa tutto batuffoloso * ___ *
    sono curiosa di vedere come va avanti, quindi aggiurna presto =)

     
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  6. Roxy!
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    CITAZIONE (Chloe @ 26/4/2011, 21:20) 
    oh .. capitolo 2 :sbav:
    mi attira 'sto personaggino un pochetto sfortunato *-* e anche quel cosetto rosa tutto batuffoloso * ___ *
    sono curiosa di vedere come va avanti, quindi aggiurna presto =)

    aggiurno, aggiurno!!!!! E grazie per la considerazione Chloe!!!


    finalmente i ragazzi giungono a destinazione!! Ma non anticipo troppo ;) Quindi, leggete :addit:


    #3 L'Accademia dei Domatori


    Il pullman fu lasciato a lato più avanti del colossale cancello d'acciaio, che richiamava lo stile barocco. Sopra si esso era stata fusa la scritta in caratteri rotongeggianti:

    ACCADEMIA DEI DOMATORI D'ITALIA, dove la Terra e l'ignoto s'uniscono.

    Il lungo viale era punteggiato di fiori gialli e blu ai lati di esso, le aiuole alte mezzo metro facevano intravedere quasi del tutto il fitto bosco a sinistra e l'inizio del Mediterraneo con le sue alte scogliere a destra.
    Infine, molto più in avanti, si stagliava maestosa l'Accademia: una struttura dalla particolare forma a mezza luna, posizionata in orizzontale.
    "Come un sorriso dello stregatto", mi venne da pensare.

    Noi ventisei ragazzi, ventisette contando anche l'autista (ma fino a quanto mi poteva stare addosso quello?) camminavamo lentamente a mo' di processione, assorbento la vista del nuovo territorio e tutto ciò che lo circondava.
    Il leggero rumore che provocavano le ruote delle nostre valigie erano attutite dal soffice prato. Sembrava più di essere entrato in una specie di museo naturalistico che in una scuola.
    Qualche secondo più tardi sentii la ragazza in testa alla fila urlare.
    Il ragazzo subito dietro di lei non se ne accorse e andò contro la sua schiena: per poco non ci mancava che la facesse cadere.
    < Scusa... > sentii appena io dalla mia posizione.
    La ragazza che si era fermata si girò dietro verso il ragazzone: < Scusa tu, credo di aver visto correre un pokemon... >
    Non finì la frase che in uno squittìo saltò per aria un oddish che veniva rincorso da una cornacchia.
    Un mormorio di meraviglia si alzò dal gruppetto.
    < Secondo te li mangiano i pokemon, gli animali? > chiese un ragazzo al suo vicino appena davanti a me.
    E poi lo vedemmo tutti con i nostri occhi.
    L'oddish, nella sua corsa, si fermò e fece una giravolta, avvitò le sue foglioline sul capo e squittì ancora una volta: quattro foglie si staccarono dall'estremità della testa bluastra e rincorsero la cornacchia a velocità moderata.
    L'uccello, spaventandosi, mosse le ali nere furiosamente, dopodichè se ne svolazzò via nel cielo rosseggiante.
    < Non credo proprio > decretò l'altro ragazzo.
    Io non ce la facevo più a stare zitto, dovevo dire qualcosa e socializzare, anche se provavo ancora vergogna per non essere riuscito a tener fermo igglypuff nel pullman.
    < Era un foglielama vero? Ho sentito dire che le foglie lanciate siano più dure di quelle... >
    < BENVENUTI ALL'ACCADEMIA DEI GIOVANI DOMATORI!! >
    Una squillante voce apparsa nel nulla ci fece trasalire tutti quanti.
    < PREGO, RIUNITEVI TUTTI ALL'ENTRATA E LASCIATE CHE LA MAGIA DEI POKEMON VI PERVADA NEL VOSTRO ESSERE!! >
    Silenzio.
    < Ma che è una pubblicità? > mi chiesi ad alta voce. Qualcuno ridacchiò più avanti e girandosi, mi fece il pollice in su.
    "Oh, finalmente qualcuno che mi considera!"
    La ragazza che era in testa si fece sorpassare da metà ragazzi, forse ancora fra le nuvole a pensare a quell'oddish.
    Le venni incontro anche io, un po' più su' di morale. Notai che era la ragazza che la sera precedente aveva ricevuto feebas.
    Forse io non ero l'unico ad essere messo male.
    Le porte trasparenti dell'Accademia si aprirono quando il primo ragazzo si avvicinò abbastanza da poterle toccare con un braccio.
    Ci accolsero diverse persone eleganti e messe in riga.
    < Che benvenuto reale! > commentò a bassa voce un ragazzo con i capelli tinti di platino.
    < Ci siamo tutti? > era la voce che avevamo udito fuori. Una donna di mezza età con un tailleur grigio topo e i capelli castani striati di grigio.
    Senza accertarsene troppo, l'algida donna riprese: < Bene, mi presento: il mio nome è Samanta Deinoto e sono la direttrice dell'Accademia, nonchè fondataria e finanziatrice del progetto PGG italiano. >
    Ci guardò ad uno ad uno, quando ci posizionammo in modo che tutti e ventisette (ma quel cavolo di autista era ancora lì?) potessimo guardardarla in faccia.
    < Siete stati scelti > continuò la donna, pugnalandoci con i suoi occhi verdi e profondi, < in base alle vostre risposte attitudinali, di problem solving e non a caso delle vostre scelte para-simpatiche verso i suddetti... >
    < Io sono rimasto a "in base" > bisbigliai ad una ragazza dai capelli rossicci e un grande dilatatore al lobo. Lei rise, ma voltandosi mi riconobbe e cambiò espressione fissandomi dall'alto in basso.
    "Ed ecco un'altra da eliminare ai biglietti di auguri di Natale..."
    <... perciò vi chiedo la massima serietà e impegno, nonostante la vostra esperienza sia basata sulla televisione e le poche ore passate con i pokemon tra ieri sera e stamattina... a proposito, signor Beluari...? >
    La direttrice allungò il collo in cerca di qualcuno, poi sentii al mio fianco uno schiarimento di gola e dire: < Si, signora Deinoto? >
    La donna strizzò le labbra già sottili, facendo intendere di dover avere delle spiegazioni.
    < Oh! Ma certo! Vuole sapere il perchè del ritardo? >
    Samanta Deinoto sbattè gli occhi più volte con un falso sorriso: aveva risposto senza parlare.
    In quel momento avrei preferito essere qualsiasi altra cosa, fuorchè il ragazzo che non era stato capace di far ubbidire un pokemon neonato.
    "Mi andrebbe bene essere anche quel tizio dalla facca beota... " pensai guardando un uomo con una divisa porpora a destra della direttrice.
    < Beh il fatto è che c'è stato un... inconveniente alla partenza e... >
    < Si sono aperte delle capsule e sono saltati fuori i pokemon nel pullman > finì la frase la ragazza che portava con se' feebas.
    Metà dei ragazzi sussurrarono a bassa voce come avesse fatto quella ragazza a prendere l'iniziativa, metà si chiesero il perchè di quella "falsa verità".
    Il tizio con la faccia beota roteò gli occhi esasperato (ma era più capace Samanta Deinoto a farlo) ed esclamò: < Ma certo, consegnamo la sera delle capsule surrogate e questi non sanno neanche usarle il giorn.. >
    < Oh, per favore! > s'intromise una donna alla sinistra della direttrice: capelli a nuvola e occhiali da mosca. Non riscivo a capire perchè non l'avessi notata prima.
    < Sempre a traumatizzare i poveri studenti, prova ad avere un po' di cuore! >
    Fissai la direttrice, in mezzo ai due litiganti e vidi che aveva un leggero tic all'occhio. Allungò le mani e tuonò: < Per fovore, signori! Non diamo il cattivo esempio a queste giovani menti! >
    I due si zittirono subito. Forse non era la loro prima litigata.
    La direttrice Samanta Deinoto fece un passo avanti, e io istintivamente indietreggiai di uno.
    < Quindi gli alieni si sono de-cristallizzati dalle capsule e poi cos'hanno fatto? >
    Nonostante provassi un po' di strizza, risposi io, a poca distanza dalla donna.
    < Il mio igglypuff ha usato la mossa metronomo, credo... e ha provocato ventargenteo oppure ventoincoda... >
    < Funestovento > replicò la ragazza con il dilatatore nero, fissandomi dietro gli occhiali da sole, < il tuo pokemon ha usato funestovento. Non hai sentito quel senso di pesantezza e oppressione? >
    La direttrice prima osservò la ragazza e poi me.
    Si ma quanto mi stava osservando?
    Dopo qualche interminabile secondo mi chiese: < Qual'è il tuo nome? >
    < Io mi chiamo Ruf... Giasone Nerestri, signora. >
    La donna mi porse la mano, io pensai che me la volesse stringere, ma invece (con stupore di tutti gli altri) mi prese la capsula contenente igglypuff.

    * * *

    Era come se mi avesso spogliato in un movimento unico.
    "Che cazzo sta facendo?" pensai sulle prime.
    Vidi la donna premere il bottone al centro della capsula e far uscire in un lampo accecante il mio pokemon.
    Tutti gli occhi dei ragazzi e degli altri adulti erano fissi sull'alieno rosa.
    Igglypuff aprì gli occhi e se li strofinò con le zampette, poi mi alzò il faccino e socchiuse gli occhi con fare minaccioso.
    < Iggllllly! > soffiò lui, poi come se niente fosse successo, trotterellò in direzione di Beota e Occhiali-da-Mosca.
    < Iggly! Igglhyhyyy!!! > sembrava che l'aria attorno al pokemon sfrigolasse, come se ci fosse del fuoco acceso.
    < Ohhh che tenerezza! > esclamò con aria sognante Beota.
    < Sta usando incantevole! > gridò la direttrice, puntando il dito contro la palla rosa. Ora l'aura sfrigolante era aumentata d'intensità. Anche gli altri uomini e donne (contai che in tutto erano in sette, otto con la direttrice) avevano gli occhi a mezz'asta e le spalle rilassate che fissavano il mio pokemon.
    < Non guardatelo! > urlò nuovamente la donna, ma ormai era fatta.
    Un'altro dei miei casini. Anzi, era stata colpa della direttrice.
    Mi appuntai mentalmente una nota: non far incazzare igglypuff. Per nessun motivo.
    < Oh, per la miseria! > la direttrice alzò di poco il tailleur (un momento di perplessità da parte di noi ragazzi maschi) e si sfilò dalla cintura nascosta una delle sue cinque sfere (momento di sollievo da parte di noi maschi).
    La ingrandì pigiando sul bottone e lo premette una seconda volta per far uscire il suo pokemon.
    Attimo di ansia generale da parte di tutti per l'ignoto pokemon...
    Un'ombra grigia apparve in mezzo al salone.
    < Dusknoir! > chiamò la direttrice, < Esegui una leccata... ma molto debole mi raccomando. >
    Io ( e credo anche gli altri venticinque) rimanemmo senza respirare di fronte al pokemon d'ombra. I suoi occhi rossi penetranti s'illuminarono alla richiesta della domatrice e corsero sulla figura minuta di iggypuff.
    Avvertendo il grande alieno dietro di sè, il mio pokemon si girò di scatto e gorgogliò contento come aveva fatto con gli altri, il suo fascino alla massima potenza.
    Samanta si rivolse a noi, ancora con la bocca aperta: < Non guardate igglypuff >
    Ci fu un momento di tentennamento dovuta alla strana forza del pokemon rosa, poi Dusknoir aprì le fauci e strotolò la sua lingua violacea, ricoprendo di saliva Igglypuff.
    < Mfhfhfh > cercava di difendersi l'alieno, poi cadde di lato con gli occhi chiusi.
    Non persi tempo e diedi una spallata alla ragazza rossa e alla direttrice, dirigendomi subito verso il mio pokemon.
    Sentivo la pressione di dusknoir, immobile e oscuro.
    < Mi senti, iggly, mi senti? >
    Gli occhi degli adulti tornarono normali e si riscossero come se si fossero addormentati i piedi.
    < Ci ha ipnotizzati vero? > stava dicendo Beota.
    < No, ha usato incantevole, ma non... >
    Il flash riportò in forma d'energia il duknoir, rimbambendo un po' tutti.
    < Nerestri Giasone > mi chiamò da dietro la direttrice,< il tuo igglypuff starà meglio fra qualche ora. La potenza attuale del mio alleato ha annullato le sue forze. E' interessante comunque che abbia avuto coraggio di affrontarlo. Se lo allenerai a dovere, potresti avere grandi opportunità... signor Ramicini, continui lei, io ne ho avuto abbastanza per oggi! >
    E con questo la direttrice dell'accademia si allontanò a grandi passi con lo stupore di tutti.
    < Bene! Ehm... caro ragazzo, porterai il tuo pokemon in infermeria appena dopo il mio discorso, dirigiti verso gli altri ok? > incominciò titubante il signor Ramicini, un uomo con il pizzetto e le sopracciglia folte.
    Rimisi nella sfera igglypuff e ritornai a testa bassa dai miei compagni, senza voler vedere l'espressione delle loro facce.
    < Il tuo igglypuff è malato, andare contro un dusknoir! > mi diede una leggere gomitata il ragazzo che aveva ricevuto shyter.
    < Taci! > mi difese per la seconda volta quella ragazza. Aveva i capelli biondi chiari e tantissimi braccialetti scuri sul polso destro.
    < Dopo cena, > continuava Ramisi, < Verrete muniti di un iDex... >
    Mormorio eccitato verso quella parola, < di una chiave elettronica per la vostra camera e una scheda dettagliata del pokemon ricevuto, più un abbonamento gratis a Pokèdex Magazine. Ora verrete accompagnati dall'autista... cioè dal bidello... ehm, volevo dire: dal signor Beulari, alla mensa. >
    L'uomo in questione ci fece cenno di seguirlo, in maniera assolutamente annoiata, più avanti nella sala d'accoglienza e superando un corridoio largo con quadri e fotografie di pokemon e domatori.
    Io individuai fra i venticinque la ragazza che mi aveva parato le chiappe con la direttrice e la raggiunsi.
    < Hey, grazie per prima > le dissi raggiante, < Giasone Ner... >
    < So chi sei, ormai! > mi fece l'occhiolino, < Piacere, io sono Sara Galimero! >
    La mano della ragazza era morbida a calda, proprio come lo era igglypuff.


    _ wordconunt: 1906 ;)
     
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  8. Roxy!
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    CITAZIONE (•Gabry‚ @ 28/4/2011, 18:51) 
    Woooooow! Continua, continua!

    che bello anche Gabry apprezza!!!! Domani o dopo posterò il prossimo capitolo ;) evvai!!!
     
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  9. francix94
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    mi sta incuriosendo questa fic anche se non ne so quasi una cippa di pokemon
    ^_^"
     
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  10. Roxy!
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    CITAZIONE (francix94 @ 30/4/2011, 18:29) 
    mi sta incuriosendo questa fic anche se non ne so quasi una cippa di pokemon
    ^_^"

    aha no preocupa francix!! Nel capitolo successivo non ci sono molte pokènozioni :rox:


    Beneeh le (dis)avventure del nostro simpatico Giasone continuano, affiancato dalla palletta rosa Igglypuff ;)
    Questo capitolo è un po' più lunghetto degli altri, quindi preparatevi :ghgh:

    _wordcounter: 2432!

    #4 Lucelunare



    La mensa era disposta più avanti dopo due lunghi corridoi, e come ci aveva specificato il signor Ramisi, era la seconda sala più grande dopo l'aula magna.
    Le pareti erano state dipinte di bianco come il resto dell'impianto, poi in fondo alla sala era presente un bar, sovrastato da un lungo quadro marino. Le luci non molto forti provenivano da lampadari a cupola dai colori freddi e infine quattro finestre molto alte e larghe, erano disposte due a sinistra e due a destra, così da poter mostrare sia il bosco fitto che il mare con le sue grandi scogliere.
    C'era un buon odore di citronella e pulito; i tavoli rotondi di legno con le sedie abbinate davano un aspetto un po' rustico alla mensa.
    Appena arrivamo in quella spaziosa sala, noi giovani domatori ci fermammo all'ingresso: potevamo sederci dove volevamo oppure eravamo assegnati in qualche modo?
    Come se le nostre domande le avessimo espresse ad alta voce, due giovani cameriere si diressero verso di noi: sia l'una che l'altra erano molto affascinanti. La prima portava i capelli castani raccolti in una coda con un fiocco rosso, mentre l'altra aveva gli occhi di chiaccio e i capelli mossi color miele.
    < Salve signor Ramisi! E benvenuti a tutti voi, ragazzi! > esclamò la mora, facendo l'occhiolino al centro del gruppo.
    Il signor Ramisi le salutò molto calorosamente e si accomodò in uno dei tavoli da cinque posti verso le finestre che davano sul mare.
    < Ragazzi, voi potete sedervi dove volete, fra poco vi serviremo la cena di benvenuto! > squittì la ragazza bionda.
    Le espressioni idiote e completamente assorte di noi ragazzi erano la prova di ciò che stavamo pensando: " Che strafighe che sono!".
    In quel momento arrivarono anche gli altri adulti, dirigendosi verso i tavoli vicino a Ramisi.
    Chissà se tutti facevano parte del corpo insegnanti?
    In pochi secondi ci fu una lieve confusione generale: chi aveva fatto amicizia sul pullman si accomodava vicino ai nuovi amici, mentre quelli che avevano parlato poco si erano fatti coraggio a chiedere se potevano sedersi ai posti non occupati.
    Io mi diressi su un tavolo posizionato in fondo all'angolo sinistro e fui seguito con piacere da Sara e da un ragazzo basso con i capelli a forma di noce di cocco del quale non ci avevo fatto caso. Che si sia ricreduto sulla mia goffaggine con igglypuff?
    ...
    Igglypuff!!!!
    Me ne ero completamente scordato! Che idiota!
    Colpa mia che sono corso da Sara subito dopo l'accaduto per ringraziarla!
    Mi alzai di scatto dalla sedia, un secondo dopo essermi seduto. La mia nuova amica e l'altro ragazzo mi guardarono un po' straniti.
    < Che cosa è successo? > mi chiese Sara, spostandosi una ciocca castano chiaro dagli occhi verdi.
    < Devo andare in infermeria! >
    Noce di Cocco mi guardò incuriosito, aveva il nasone e gli incisivi larghi.
    < Ti sei fatto male? >
    Io sventolai una mano infastidita, già a diversi metri dal nostro tavolo, rispondendogli: < Ma no! Devo far curare Igglypuff!! >
    In quel momento nel comunicare con Cocco stavo camminando all'indietro e sentii qualcosa di morbido appena sotto la nuca...
    < Ops! >
    Mi girai e vidi la cameriera mora, con le tette che toccavano lo sterno.
    Momento imbarazzante da parte del sottoscritto e (forse?) della cameriera...
    Momento esilarante da parte della mensa.
    < Oh, scusa! > balbettai, rosso geranio.
    La ragazza stava trasportando un carrello con gli antipasti: insalate, salumi e formaggi vari.
    < Non fa niente, ma dove stai andando? >
    Forse era arrivato il momento di allontanarsi dalla "zona petto" per guardare in faccia la brunetta.
    < Devo... igglypuff... > farfugliai nuovamente, poi senza aspettare risposte, volai fuori dalla sala.
    Senza sapere minimamente dove cacchio fosse l'infermeria.
    Non appene uscii dalla sala, vidi un omaccione gigante tagliarmi la strada.
    Ci guardammo negli occhi per qualche secondo, poi con il cuore in gola mi si avvicinò.
    < I bagni sono dall'altra parte, caro. O forse ti sei perso? Ma non hai fame? >
    La voce dell'omaccione mi spiazzò: era calma e acuta, quasi femminile!
    < Ehm... > esitai, fissando i muscoli sotto un.. grembiule bianco?
    < Si caro? > cominciò l'uomo. Ora eravamo solo a pochi passi di distanza uno dall'altro.
    < Sto... sto cercando l'infermeria... >
    Gli occhi dell'uomo bianco si illuminarono e poi battè le manone.
    < Ma che caso! Sono l'infermiere dell'Accademia! Hai bisogno di assistenza? >
    Infermiere? Pensavo si trattasse di un macellaio o di lanciatore di pesi!
    < Il mio igglypuff si è... >
    <uau!!! Ma allora sei tu che hai quel pokemon pestifero! Se vuoi puoi passarmi la tua capsula appena finiamo di mangiare, così posso controllarlo! >
    Chissà perchè non mi fidavo molto di quella persona, magari era solo per la sua apparenza così strana!
    < Potrei... potrei venire anche io? >
    L'omaccione si battè le mani sulla cintura da domatore: non potei fare a meno di notare che aveva ben cinque sfere! Chissà quale alieno si celava dentro..
    < Ma certo che puoi venire! Ah, a proposito: io sono Gualtiero Masser. Tu sei? >
    < Giasone Nerestri. >
    Ci stringemmo la mano.
    Ancora adesso faccio fatica ad articolare bene le dita.

    Ritornammo in sala mensa quando le sexy cameriere avevano appena portato il primo: riso alla vodka e salmone...
    Non chiedetemi chi era il cuoco.
    Gualtiero aguzzò la vista ed individuò il tavolo di Ramisi.
    < Uhhh!!! Ecco i miei colleghi! EHIIII IUHUUUUU!!! Avete visto chi ho trovato in corridoio? E' proprio il ragazzo che ha quel pasticcione di pokemon!! >
    La sala per qualche momento si zittì, poi qualcuno incominciò a ridere.
    I più sfortunati che stavano bevendo in quel momento sputarono ciò che avevano in bocca per non soffocare.
    Io volevo solo sprofondare.
    Di nuovo. Ormai avevo perso il conto.
    Avevo tutti gli occhi puntati addosso, ma appena vidi le espressioni amichevoli di Sara e dell'altro ragazzo non ci feci più caso e ritorai da loro.
    Me ne accorsi più tardi, ma solo il nostro tavolo aveva ancora posti liberi, della serie: "lasiamo gli sfigati da parte".
    < Uah, che casino! > espirai, appena il mio culo toccò il cuscino morbido della sedia.
    < Chi era quell'armadio? > volle sapere Sara, sorseggiando un po' di Coca Cola.
    < L'infermiere dell'Accademia, strano eh? Gli ho dato la mia capsula con Igglypuff >
    Sara annuì pensierosa, mentre Cocco mi chiese, prendendo un po' di riso: < E perche? >
    Io guardai Sara, che mi fece spallucce, quindi gli risposi: < Senti un po', com'è che ti chiami? >
    Dopo aver ingoiato il riso e pulitosi la bocca con il tovagliolo, Cocco rispose: < Oh, non te l'avevo detto? Io sono Demetrio Lossera. Ho ricevuto uno spinda, carino vero? >
    < Molto... comunque > s'intromise Sara, < Posso accompagnarti se vuoi, almeno perlustriamo un po' l'Accademia! >
    Mi guardai intorno: c'eravamo scelto proprio il tavolo con la visuale perfetta! Le cameriere stavano all'angolo del bar e a quello del camino per le eventuali richieste, mentre tutti gli altri facevano la loro conoscienza. Gli adulti parlavano fitto fitto.
    < Ma certo, sarebbe una bella idea! > risose per me Demetrio, che si era autoinvitato.
    Il secondo piatto era una squisita coda di rospo (quando lo presentò la cameriera ai nostri tavoli non pensai al pesce ma all'anfibio, che figura! ) e il dolce era un semplice crem caramel con la panna.
    Quando tutti ebbero finito di mangiare, le due cameriere portarono via i piatti e ritornarono con delle scatole grandi come una piccola tv per tutti noi ragazzi: era il kit dei domatori!
    Come ci avevano già spiegato all'inizio, avevamo a disposizione un sofisticato iDex che ci permetteva di registrare le mosse, la tipologia e l'habitat degli alieni, una scheda di cartone con i dati (presi dall iDex) dei pokemon ricevuti e anche una mappa di tutta l'Accademia.
    Quasi tutti presero per prima l'iDex e ci inserirono la propria sim del cellulare, poi incomiciarono a raccogliere dati sui pokemon ottenuti.
    Demetrio invece aprì la scatola e tolse come prima cosa la scheda dettagliata delle caratteristiche generali si spinda.
    Dopo qualche minuto, il signor Ramisi si alzò dal suo tavolo e porse ad ognuo una tessera: la nostra chiave della camera. Capimmo subito che le camere non erano state assegnate prima del tempo, ma erano casuali.
    A quel punto anche gli altri adulti si alzarono dai loro posti per tornare alle loro faccende.
    C'era una cosa che non avevamo notato però: l'infermiere che doveva curare Igglypuff era sparito. Eppure ero sicuro che al dolce era presente al tavolo degli insegnanti!
    Ne parlai con i miei compagni.
    < Allora noi che facciamo? > chiese Sara, mentre già metà dei ragazzi si stava alzando con la scatola in mano e si dirigeva verso Ramisi, impaziente di andarsene a dormire.
    < Infermeria no? >

    Così io, Sara e Demetrio aspettammo che il gruppo di ragazzi eccitati per le camere svoltasse al primo corridoio spoglio per allontanarci.
    < Dunque... l'infermeria dovrebbe essere... a destra > indicò Sara, consultando la cartina dell'Accademia.
    Arrivammo alla porta a vetri con scritto INFERMERIA qualche minuto dopo, i nostri passi eccheggiavano nel corridoio vuoto.
    Le luci principali erano state spente, quindi solo quelle delle anticamere erano accese, dando un atmosfera spettrale.
    < Ma non c'è nessuno! > esclamò Demetrio, bussando alla porta dell'infermeria.
    Io scossi la testa: era davvero strano che Gualtiero fosse sparito di punto in bianco!
    Sara si portò il leggero peso della scatola sul braccio destro.
    < Magari è aperta... >
    La mano della ragazza si abbassò lentamente sulla maniglia e la porta si mosse.
    < Che fortuna! > dichiarai sollevato, entrando per primo.
    Le luci erano spente e la stanza era completamente al buio, tranne che per qualche lucina colorata che brillava ad intermittenza.
    < Non si vede un tubo > esordì Demetrio, entrando subito dopo Sara.
    C'era un odore di disinfettante e cloro, non molto buono.
    < Forse se... > cominciò Sara pensierosa, tastando a vuoto nella sua scatola e prendendo l'iDex, accendendolo.
    Una piccola finestrella di luce illuminò di poco l'entrata, rendendo misteriose le diverse sagome che vedevamo distorte nel buio.
    Sara si mosse leggermente con il suo dispositivo, trovando finalmente degli interruttori.
    Demetrio la precedette e li schiacciò, provocando una serie di ronzii: dopo poco venimmo quasi accecati dalla forte luce al neon delle lampade.
    Era tutto così bianco e asettico da far venire la nausea.
    Diversi armadi erano posti accanto alle pareti, provviste di due finestre larghe.
    L'infemeria era più grande di quanto avessimo immaginato!
    C'erano anche delle piccole vasche piene d'acqua, qualche lettino dalle diverse misure, perfino una specie di terrario e una serra.
    < Saranno per tutti i diversi tipi di pokemon... > constatai.
    Poi afferrai la mia capsula, la ingrandii e feci uscire Igglypuff. Questi non saltò come al solito, ma rimase a terra, a pancia in sù.
    La ragazza gli si avvicinò e lo accarezzò delicatamente. < Poveretto, troppo debole per un dusknoir ma troppo orgoglioso per fuggire. >
    < Già > le fece eco Demetrio, mentre ispezionava la stanza.
    < Sarà meglio mettere Iggly su una brandina... > decise Sara, raccogliendo con delicatezza il mio pokemon.
    Poi come in un flash ricordai una cosa che forse avevo letto o visto in tv: < Hei! Se i pokemon vengono a contatto con delle pietre specifiche, guariscono più velocemente del normale! >
    Mi sforzai di ricordare tutti i venti e passa tipi di pokemon esistenti.
    Accanto ad una vasca c'era un armadio che aprii: conteneva molti flaconi e pomate: ANTIGELO, ANTIPARALIZZANTE, DECONGESTIONANTE...
    < No, non mi servono queste cose! >
    Diedi un'occhiata a Igglypuff, supino. Si era mosso?
    < Calmati, Giasone! Facciamo le cose con calma cazzo! > esclamò Sara, anche lei un po' nervosa per chissà che cosa.
    Ritornai dal mio pokemon e lo sfiorai con la punta delle dita. Era tiepido e il pancino si muoveva ancora lentamente.
    Una lacrima scivolò sulla mia guancia e bagnò il lenzuolo accanto igglypuff... e poi svenni.
    Non ricordo molto cosa successe in quegli istanti ovattati. Mi vedevo come in un sogno che afferravo qualcosa sotto il lavello dell'infermeria dove si sterilizzano gli strumenti. Era qualcosa di piccolo e freddo.
    Cerca nel tuo animo, ragazzo...
    La voce era eterea, come se fosse un eco. La stessa voce di quel grande pokemon blu!
    Il mio potere ti sta aiutando... la nostra fonte di salute argentea è nel cielo...
    Non appena scomparve la voce, mi svegliai per terra, tutto dolorante.
    I miei due nuovi amici mi scuotevano preoccupati.
    < Ma che cosa ti è successo? Sei svenuto e poi... non abbiamo capito più niente! >
    < Io... io... non ne ho idea! >
    Non mi accorsi di avere in mano qualcosa finchè non posai lo sguardo sul mio alieno rosa. Piccola, poteva assomigliare ad un geroglifico egizio...
    < Ma questa è una runa! Una runa d'apprendimento! >
    Demetrio mi guardò stranito, le guance in fiamme: < E dove l'hai presa? Non ti sei mosso di un millimetro!>
    Non sapevo se essere eccitato o troppo incuriosito.
    Quando fui scelto per il concorso della PGG italia, ci avevano accennato a queste misteriose rune, riprodotte dalla Stele dei pokemon con la tecnologia delle capsule originarie con cui gli alieni vent'anni fa precipitarono sulla Terra.
    Mi domandai quale potere avesse su Iggly.
    Ripetei le parole della misteriosa voce: < La nostra fonte di salute argentea è nel cielo... la luna! Devo esporre igglypuff alla luna! >
    < Che cosa sta dicendo? > bisbigliò Sara a Demetrio, molto preoccupati per la mia sanità mentale.
    Senza perdere un secondo in più, afferrai le maniglie di una delle due finestre e la spalancai, poi sollevai le tapparelle (che cosa vecchia, per un impianto così futuristico!) e l'argento mi colpì negli occhi.
    Dopodichè presi il mio pokemon e lo appoggiai al davanzale largo.
    La pelle rosea parve risplendere ai raggi lunari.
    Io ero immobile e con il fiato sospeso per l'attesa.
    E poi successe.
    Prima si aprirono gli occhi, poi il respiro e infine le zampette mulinarono in aria per rimettersi in piedi.
    La cosa mi fece ricordare le tartarughe con il guscio sulla terra.
    Non potei non ridere! Lo sguardo del pokemon si posò sulla runa che avevo appoggiato vicino alla creatura, poi su di me e infine ritornò alla runa.
    Sara e Demetrio si avvicinarono verso di me, quasi ipnotizzati dalla luna.
    Lentamente il pokemon si rimise in piedi e, barcollando, prese l'oggetto per le mani.
    La runa si illuminò di violetto e si disintegrò in tante scintille colorate che si posarono su Igglypuff.
    Quest'ultimo squittì in una maniera diversa e mi accorsi anche che i ciuffetti sopra il capo si illuminarono, come se catturassero la luce della luna.
    Un remoto eco mi passò veloce per la testa.
    Lucelunare. Il potere guaritore della luna.


     
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  11. francix94
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    bel capitolo mi piace il modo in cui scrivi la tua fic ma fà attenzione se vedi bene ci sono alcuni errori grammaticali


    PS: credo che nella parte dove giasone pggia la testa sulle tette della cameriera, una fuoriuscita di sangue dal naso sarebbe stato azzecatissimo xD
     
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  12. Roxy!
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    CITAZIONE (francix94 @ 1/5/2011, 22:51) 
    bel capitolo mi piace il modo in cui scrivi la tua fic ma fà attenzione se vedi bene ci sono alcuni errori grammaticali

    oddio è che non ho winows word quindi non me li segna subito e io vado avanti... non che sia colpa del pc cmq...

    Grazie mille francix (credo proprio che abbiamo lo stesso nome :riot: ). Devi sapere che non scrivo così, il mio stile è un altro: sto imparando a diversificare anche se questo non è che sia migliore dell'altro =_="


    CITAZIONE
    PS: credo che nella parte dove giasone pggia la testa sulle tette della cameriera, una fuoriuscita di sangue dal naso sarebbe stato azzecatissimo xD

    ahAHAHA cacchio non ci avevo pensato! Sarebbe stato troppo da anime!!
     
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    CITAZIONE (•Gabry‚ @ 2/5/2011, 21:13) 
    Mitico. M-I-T-I-C-O!

    Fuck Yeah!!!!


    Ed eccoci qui dopo qualche giorno per continuare... vi dico subito che nei prossimi capitoli le vicende si complicheranno (parecchio!) e qui ci sarà solo un assaggio ;)
    -wordcount: 2429

    #5 Ricordi Cancellati



    Il fastidioso trillo della sveglia mi fece trasalire nel dormiveglia. Allungai il braccio verso il rumore ma la mano mi cadde nel vuoto.
    Ah, già.
    Non ero a casa mia, ma in un collegio speciale per domatori di pokemon.
    Aprii gli occhi e riflettei su come ci ero arrivato, in quella camera.
    Frammenti confusi si sovrapposero nella mia mente, causando un po' di confusione.
    La misteriosa voce... la luce della luna... il fenomeno scintillante e alieno della runa... i passi lenti e la luce fioca dei nostri iDex che ci guidavano verso le camere...
    La prima a trovarla fu Sara, la camera numero 17, poi fu la volta di Demetrio (33) e infine la mia, la camera 51.
    Forse era l'ultimo piano, perchè dalla mia finestra che si affacciava sul bosco silenzioso non riuscivo a vederci sopra nient'altro.
    Mi stropicciai gli occhi, stiracchiai le braccia e finalmente mi alzai dal letto ad una piazza e mezza con riluttanza, la sveglia nell'iDex ormai era solo un fastidioso eccheggiare nella testa.
    I piedi nudi incontrarono con piacere il soffice parquet blu.
    Scostai le pesanti tende azzurre e il bagliore del sole mi accecò pee un attimo gli occhi. Poi, avvicinandomi, toccai con cautela Igglypuff, gli occhioni chiusi e una zampetta posteriore che si muoveva da sola nel sonno.
    Vicino a quella specie di culla dove avevo riposto l'alieno, c'erano dei residui di cibo (carboidrati e zuccheri miscelati con aroma di caramelle... il cibo indicato per i pokemon cuccioli) che avevo messo lì appena eravamo entrati nella stanza.
    Naturalmente, vista la mia sfiga, il pokemon rimase nel mondo dei sogni.
    < Massì, continua a dormire, con tutto quello che hai ingurgitato! > risi da solo, cristallizzando igglypuff in un flash nella capsula.
    La camera aveva due stanze: una per il letto con una piccola scrivania adeagiata vicino alla finestra e un'altra (più grande e illuminata) provvista di televisione, poltrona ultracomoda e un minubar.
    Mi domandai perchè non avessero fatto i bagni privati, già che c'erano...
    Mi vestii comodo e mi diressi all'uscita.
    Sulla porta erano stati messe le regole generali che vigevano nell'accademia (cose del tipo" E' severamente vietato lottare in corridoio, nella mensa e SOPRATTUTTO nelle aule vuote ecc ecc"), gli orari della giornata, oltre ai momenti di ristoro e le ore buche, che dovevano essere impegnate per studiare e allenare i pokemon.
    < Dunque... oggi che è il primo giorno c'è solamente "Strategia e Tattica"... non so cosa sia, "Educazione fisica con pokemon" e qui ci posso arrivare e... "Matematica?! >
    Rilessi quell'oscura parola ad alta voce, tanto per essere sicuro.
    < Cioè: io me ne vado dalle superiori per non fare le solite pallose materie e che cosa mettono qui? Matematica?! >
    Quando chiusi dietro di me la porta, notai che stava uscendo anche il mio vicino di stanza.
    Hei! Era la ragazza con il dilatatore all'orecchio, quella simpaticona!
    < Buongiorno! > la salutai raggiante, mentre lei si stava già dirigendo verso le scale.
    < Mhfp... > grugnì quella, senza un minimo di ritegno.

    La mensa era già piena di gente: come avevo previsto i ragazzi avevano preso gli stessi posti della sera precedente e io ne fui contento, almeno dal nostro tavolo potevamo vedere tutti!
    C'era solo Sara ad aspettarmi, che giochicciava con un cucchiaino in una tazza fumante.
    < 'Giorno! > mi salutò, sorridendo.
    < Buondì! Demetrio? >
    < Starà arrivando, credo... hai visto le materie, c'è anche... >
    Sentìì una pacca dietro la mia schiena, mi girai e vidi in piedi il ragazzone che alla sera della premiazione (due giorni fa, ma sembravano passati dei mesi) aveva ricevuto shyter annuire e dire: < Matematica! Non è possibile! >
    Poi si presentò, dicendo di chiamarsi Nemo Ghiorlini. Strano nome!
    "Ah perchè il tuo no?" esclamò una vocina nella mia testa.
    Poi Nemo ci indicò i suoi compagni di tavolo: alla sua destra c'era un ragazzo con il pizzetto nero (finto? Assolutamente no. Idiota? Senza ombra di dubbio) di nome Marco Celessa, alla sua sinistra un tipo dall'aria sveglia che si chiamava Brando Evangelone, più avanti una ragazza bionda (Alice Greco) che riconobbi come quella che aveva urlato nel pullman di chiudere le finestre per l'incolumità del suo abra e infine un ragazzo metal con la musica sparata nelle orecchie che si chiamava Angelo del Toro.
    Io e Sara parlammo molto sulle materie e su che cosa ci aspettava con Nemo quando le cameriere sexy in short bianchi (ma non ce l'avevano un nome? Nessuna targhetta?) ci portarono via le briciole di cornetti, tazze di caffè vuote e vasetti di yogurt avanzati.
    < Buongiorno cari, dormito bene? >
    Io e Nemo annuimmo come due babbuini mentre Sara le fissò con espressione torva.
    Vidi Angelo e Brando pulirsi il naso dal sangue che era schizzato nel momento esatto in cui la cameriera mora si era abbassata per prendere un cucchiaino caduto. (Grazie Francix94 per il consiglio!! XD)
    Alla fine della colazione ci dirigemmo tutti nell'aula di Strategia e Tattica, chiedendo a Sara dove si fosse cacciato Demetrio.
    La'aula aveva il soffito più basso della mensa (o dell'infermeria, mi venne da pensare più tardi) e aveva per ogni banco un libro molto spesso dall'inequivocabile titolo " Il tipo Ittico batte quello Termico, cento e uno cose da sapere sui pokemon."
    Due finestroni al lato destro davano un bel panorama del mare in lontananza, il cielo splendidamente azzurro.
    Dopo aver preso i posti (ci fu un po' di casino per l'appropriazione dei banchi in fondo) apparve come dal nulla la donna che avevamo visto il giorno prima, quella che litigava con il tizio dalla faccia poco intelligente.
    L'insegnante si appostò alla lavagna e incominciò a scrivere a grandi lettere il suo nome e che cosa faceva mentre parlava con noi di spalle.
    I capelli a nuvola neri ondeggiavano ad ogni sua parola... poteva far venire il mal di mare.
    < Io mi chiamo Serena Zonner e sarò la vostra insegnante di
    Strategia e Tattica, il che vuol dire che studieremo le diverse combinazioni di attacchi e i diversi tipi di... >
    La porta si spalancò di scatto ed entrò Demetrio, tutto ansimante e sudato.
    Dalla faccia livida sembrava che avesse fatto a pugni con qualcuno... o qualcosa.
    Invece la testa a nuvola della Zonner poteva sembrare un grosso punto di domanda che fissava l'ultimo arrivato.
    < Mi scu-scusi > balbettò lui, rivolto all'insegnante, < Quando mi sono svegliato ho aperto la finestra ed è volato dentro la camera un beedrill. >
    La donna si girò dalla lavagna e posò il gessetto, fissando meglio il ragazzo, che stava immobile senza sapere bene che fare.
    < Non ti ha punto vero? Dovremmo avere degli antidoti in... > ma poi l'insegnante di Strategia e Tattica si fermò, e io ero sicuro anche del perchè: stava per dire "infermeria". Ma l'uomo che se ne preoccupava era sparito.
    Non sapevo però se quella donna volesse nascondere il fatto a noi solo per non spaventarci o per coprire qualche oscuro segreto all'interno dell'Accademia.
    Demetrio, in piedi e fermo come uno stoccafisso, alzò la mano e chiarì alla donna: < Professoressa? No, non mi ha punto, ma ha usato contro di me "furia" credo e... cercava di tirarmi dei cazzotti... >
    La classe riversò le risate addosso a Demetrio, tranne io e Sara che lo guardavamo penosamente. A quanto pare la sfiga del nostro amico era in netto vantaggio con la mia.
    < Oh, povero caro! Vai a sederti, così possiamo cominciare la lezione. >
    Uau che tatto che aveva la nostra cara prof!
    Serena Zonner ritornò dopo pochi secondi alla lavagna, come se niente fosse e finì di scrivere "Tattica" (come se qualcuno in classe avesse avuto un ictus e non si ricordasse più che materia stessimo facendo... ma dico io!) per poi accomodarsi alla cattedra.
    < Il nostro amico ci ha dato uno spunto per iniziare la lezione > cantilenò la professoressa, rivolta alla classe, < Oggi, quindi, studieremo gli attacchi base dei pokemon di tipo Insetto e debolezze e forze paragonati agli altri tipi. Aprite tutti il libro a pagina ottantasei. >
    La lezione si rivelò abbastanza noiosa sotto molti aspetti.
    Aveva fatto leggere a turno come alle medie delle frasi sul librone che riguardavano i pokemon Insetto e poi aveva tracciato dei diagrammi riguardanti gli altri tipi con i gessetti colorati sulla lavagna in modo da evidenziare i pro e i contro di avere un alieno Insetto.
    Peccato che a metà lezione le linee blu, rosse, gialle, verdi e di molti altri colori ci aveva confusi tutti, facendo diventare la lavagna una specie di esplosione di coriandoli arrandom.
    E dopo due interminabili ore, la campanella ci comunicò che la lezione di "Strategia e Tattica" si era conclusa per quel giorno.
    Le sedie si spostarono, i libri vennero riposti nel sottobanco e le menti si svuotarono dai concetti appena spiegati.
    < Non dimenticatevi di prendere appunti la prossima volta! Non ho visto nessuno farlo! > gridò la professoressa Zonner alle nostre schiene.

    Nel girovagare tranquillamente per la prossima aula, Sara mi disse: < Hai sentito la prof? L'infermiere è sparito dalla circolazione e non vuole farci sapere niente! >
    Io annuii, mentre Demetrio alla mia destra fissava il soffitto con aria assente.
    Chissà che cosa mangiava a casa sua, magari era carente di proteine.
    < Lo so... > incominciai, fissando gli occhi verdi di Sara. Potevo perdermi in quella foresta così ipnotica.
    Sara distolse lo sguardo dal mio, forse un po' imbarazzata, e si diede una manata in fronte.
    < Che ore sono? >
    Vidi che il gruppo di ragazzi stava svoltando verso un corridoio pieno di trofei e medaglie.
    Tirai fuori l'iDex e controllai l'ora sullo schermo: le dieci e tre minuti.
    < Cavolo, sulla scheda di feebas c'è scritto che deve mangiare la mattina tardi e al crepuscolo! >
    Sara quindi fece uscire il suo pokemon di tipo Ittico dalla capsula e lo accarezzò.
    Ma come poteva una ragazza così carina provare simpatia per un pesce grande come un gatto obeso e il muso dall'espressione idiota?
    Le squaglie dell'alieno rilucevano di blu e verde scuro al bagliore dei neon fissati al soffitto e un leggero odore di pesce e bolle di sapone si levava da esso.
    Demetrio fissò con intensità il grosso pesce e disse: < Ma non muore senza l'acqua? >
    Sara svitò con fatica un barattolo contenente della polverina violetta e si chinò per lasciar cadere quella sostanza in bocca al pokemon boccheggiante. I capelli castano chiaro della ragazza nascosero l'azione.
    < Ho letto che i pokemon Ittici non muoiono senza l'acqua, rallenta solo le loro azioni. Per questo se si vuole far lottare un Ittico contro qualsiasi altro tipo di alieno è indicato che ci sia una fonte d'acqua, così da bilanciare le due parti... ecco fatto tesorino! >
    La ragazza riavvitò il tappo sul barattolo e lo rimise nelle tasche della sua felpa a quadretti, quindi cristallizzò feebas nella capsula.
    < Nella mia stanza ho anche trovato una vasca gigante, così posso far stare feeb comodo! >
    Io sorrisi e dissi di affrettare il passo, altrimenti non saremmo riusciti a trovare subito la palestra per Educazione Fisica.

    Le indicazioni della cartina di condussero fuori dalla scuola, nel cortile circolare.
    La palestra era accezionale: una grande cupola dietro la struttura dell'Accademia a mezzaluna spiccava verde nel cielo azzurro.
    < Sembra un campo da tennis chiuso > commentò a bocca aperta Nemo, nello stesso momento in cui arrivò l'insegnante di Ed. Fisica.
    Quest'ultimo era un uomo alto e con i capelli ricci neri abbastanza corti, con una cartellina in mano e un fischietto scintillante appeso al collo.
    < Ci siamo tutti? Bene! > a quella voce potente noi ragazzi ci mettemmo in riga, con un po' di timore reverenziale che ci era avanzato dal primo giorno con la direttrice della scuola.
    < Io sono Arturo Forti e sarò il vostro professore di "Educazione Fisica con pokemon" per l'intero corso che proseguirete all'Accademia. Se volete seguirmi nella palestra... >
    La fila di ventisei persone si scompose, facendo passare l'uomo in testa, poi quando arrivò alla porta si girò verso di noi e disse: < Ora entreremo nella palestra. La garvità è leggermente più bassa della norma, quindi non esaltatevi se riuscite a fare grandi balzi... >
    A quella rivelazione ci asaltammo eccome!
    < Come sulla luna! > sussurrò una ragazza.
    In effetti all'interno della palestra avvertivo un cambiamento d'aria particolare, ma i miei compagni non ci facevano caso perchè stavano ascoltando il prof.
    Mi girava la testa e avevo molto caldo.
    All'improvviso ebbi un cedimento e... svenni per la seconda volta.

    SPOILER (click to view)
    Se volete, ascoltatevi questo sottofondo per le prossime frasi!!


    La neve cadeva silenziosamente, i raggi d'argento delle sette lune davano un atmosfera ancora più surreale di quanto non lo era.
    C'erano molti esseri dall'aria spaventata che non sapevano dove andare.
    FLASH! FLASH!
    L'intero pianeta s'illuminò per qualche secondo.
    Tutto fu bianco e accecante.
    Poi la luce si ritirò velocemente e al suo posto, sopra la soffice neve, c'erano milioni di piccole sfere bianche e rosse.
    Un attimo dopo, o forse qualche secolo più avanti, alcune sfere si alzarono dal suolo spaccato dalla siccità e sparirono nel cielo violetto.
    ...
    Una bagliore bluetto mi fece aprire gli occhi.
    Ero in piedi davanti ad un contenitore di vetro alto fino al soffitto e pieno di una sostanza liquida.
    All'interno stava qualcosa di lungo e blu.
    Due grandi occhi pieni di sofferenza si aprirono lentamente.
    Era dratini.
    < Sto sognando? > chiesi, appoggiando le mani al vetro. Il mio riflesso si mescolava con il corpo del pokemon.
    "Si. Hai appena visto la fine del nostro mondo. In qualche modo i miei sogni hanno trovato una relazione con i tuoi."
    < E io cosa devo fare? >
    "Stanno succedendo delle cose strane nel vostro mondo. Io non so dove mi trovo. Ho paura.."
    La voce che mi parlava nella mente tremolò, come se stesse per piangere.
    " Qualcuno... qualcosa... ci sta minacciando..."
    Il mio naso toccò la parete trasparente.
    L'espressione triste del pokemon ondeggiò, poi il mondo dei sogni incominciò a sgretolarsi, la voce insistente di dratini che cercava di comunicarmi qualcosa...

    Aprì gli occhi e mi ritrovai sdraiato.
    Era di nuovo tutto bianco e asettico.
    Misi a fuoco l'ambiente e capii che ero in infermeria.
    < Si è svegliato! > la familiare voce di Demetrio mi fece voltare in direzione del suono.
    C'erano lui e Sara in piedi al mio lettino.
    < Vincenza l'aveva detto che ti saresti svegliato dopo qualche ora! > esclamò entusiasta la mia amica.
    < Qualche ora? Che cos..? >
    Vincenza???
    A quella domanda apparve una donna con dei capelli lunghi rosso fuoco.
    < Sei svenuto nella palestra alle dieci e dieci, poi ti i tuoi amici mi hanno chiamato e io ti ho trasportato qui. Ora sono le due di pomeriggio, caro. >
    < E' la nuova infermiera? >
    Sara alzò un sopracciglio curato: < Nuova? Come? C'è sempre stata lei qui. Non ti ricordi ieri? >
    < Ho curato il tuo igglypuff dopo la leccata di dusknoir no? > fece la donna, sorridendomi.
    Mi girò la testa.
    Dov'era andato a finire Gualtiero Masser, l'unico infermiere dell'Accademia?
     
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  15. francix94
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    bel capitolo e grazie di aver preso in considerazione il mio consiglio xD
     
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