FEBBRAIO ~ KHF Writers: Chiudere gli Occhi

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  1. misterious detective
     
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    Titolo: Chiudere gli Occhi
    Autore: misterious detective
    Fandom: Kingdom Hearts
    Rating: R
    Warning: sesso esplicito
    Pairing: Tearju/Exarg
    Trama: ambientata nel periodo intercorso tra la "cattura" di Aira e la battaglia finale, questa fic narra il rapporto che lega Exarg, Nessuno fratello di Demyx dalle grandi ambizioni, e la sua subordinata Tearju, tanto innamorata di lui da negare anche a se stessa e giustificare ogni sua azione.
    Note: Sebbene abbia scritto KH come fandom, per essere esatti questo è uno spin off della mia fan fiction "Il Ritorno dei Cuori - Demyx Revenge". So che è svantaggioso pubblicare uno scritto su qualcosa di cui i lettori sapranno probabilmente poco o niente, ma era da molto che volevo scrivere questo e ho colto la palla al balzo xD ovviamente mi sono premunerato di renderla comprensibile a chiunque, indipendentemente dall'aver letto o meno l'opera principale ^^ spero non ci siano strafalcioni, ma l'ho completata all'ultimo e potrei aver perso qualcosa per strada T_T ah, quasi dimenticavo, è dedicata ad una persona speciale <3
    Wordcounter: 3911


    Tentennava sulla porta, indecisa se entrare o meno in quella stanza.
    Erano giorni che non vedeva quell'uscio aprirsi, nonostante passasse ore seduta nel corridoio, con la schiena appoggiata al muro e gli occhi rivolti al soffitto candido. A volte la raggiungeva il suono di qualche macchinario al lavoro.
    Anche in quel giorno era ormai da una mezz'ora buona immobile con lo sguardo perso, mentre picchiettava le dita sul vassoio che teneva tra le mani, dal quale proveniva un invitante profumo di arrosto.
    Aveva perso il conto dei pasti che aveva preparato ogni giorno e che, dopo aver atteso davanti a quello studio, sempre più a lungo ogni volta ma senza mai ricevere risposta, aveva gettato tra i rifiuti.
    -Exarg, sei lì dentro? Posso entrare?- quella domanda, per Tearju, era ormai diventata di rito: una formula, accompagnata da qualche colpo alla porta, alla quale era sempre seguito il nulla.
    Sapeva di sbagliare, ma la giovane donna dai lunghi capelli biondi non poteva più sopportare una situazione simile. Ogni secondo che passava stava sempre peggio, si sentiva sempre più morire; era l'indifferenza del suo amato ad ucciderla.
    -Io...io entro.- balbettò insicura, ma conscia di non poter ritornare sui suoi passi un'altra volta.
    Mettendosi di fianco, spinse l'uscio grigio con la spalla, per poi entrare in quel luogo dove, normalmente, le era proibito mettere piede.
    La stanza sembrava vuota, quasi spettrale. A terra erano riversi numerosi strumenti, molti dei quali non conosceva né funzione né nome; la scrivania, invece, era ricoperta di appunti, molti dei quali accartocciati, caduti sul pavimento o accatastati nel cestino. Al centro della stanza, dove dominava il colore argento, vi era una colonna cilindrica fatta di vetro trasparente e riempita di un qualche liquido utile agli esperimenti, nel quale era immerso il corpo di una donna che pareva addormentata, come una perfetta e bellissima bambola, priva del soffio vitale.
    La bionda si guardò intorno per pochi attimi, prima di trovare l'unica altra persona che si trovava lì, in piedi e intenta a sfogliare rapidamente le pagine di un libro, il cui fruscio era forse l'unico rumore a rovinare il silenzio assoluto che altrimenti regnava.
    L'uomo, ovvero il suo superiore, il leader del gruppo di cui faceva parte, non aveva mosso un muscolo, come se nemmeno si fosse accorto della sua presenza, tanto era assorto dal libro che, dato lo spessore, doveva essere uno dei suoi tanti complicati trattati. O più semplicemente la ignorava, facendola sentire ancora più irrilevante e minuscola di quanto non sapesse di essere.
    Abbassò lo sguardo, priva della volontà di insistere. Lo aveva capito, era di troppo, il suo ruolo era unicamente farsi gli affari suoi.
    “Però...a me non basta aspettare!”
    Le sue mani tremavano, la gola diventata improvvisamente arida chiedeva acqua, ma Tearju era decisa ad ignorare ognuno di quei sintomi della sua insicurezza. Appoggiò il vassoio con il cibo sulla scrivania accanto a lei, con poca attenzione, quindi mosse qualche passo verso l'altro, che ancora non aveva distolto gli occhi dalla sua lettura, mentre continuava a passeggiare in tondo affianco alla colonna. Non appena questi le passò di fianco, lei tese un braccio e gli strinse la spalla, per fargli capire che lei era lì.
    -Exarg...- lo chiamò per nome.
    Quello si mosse bruscamente, per allontanare la mano della donna da lui e, senza che la bionda potesse capire, cominciò a ragionare ad alta voce:-No, nemmeno così può funzionare.-
    La guerriera dietro di lui lo guardò preoccupata, con la testa leggermente inclinata di lato. -Exarg, per favore: fermati un minuto, ti ho portato da mangiare.-
    Ogni parola era inutile: esse rimbalzavano tra le pareti grigie senza raggiungere la mente dell'uomo, che nemmeno contemplava la sua presenza.
    -Forse la causa dei fallimenti risiede nel collegamento fra cuore e corpo: se il problema fosse che, annullata l'esistenza del secondo, il primo rimane comunque incapace di stabilire un legame vitale, potrebbe essere sufficiente sintetizzare una qualche sostanza che ne stimoli le attività...ma forse questo è un piano troppo materialista, il cuore trascende le normali leggi fisiche, è ad un livello superiore.-
    Tearju rimase semplicemente imbambolata con la bocca aperta. Non capiva una parola ma, soprattutto, quello che non riusciva a comprendere era il comportamento del Nessuno dal quale prendeva ordini. Il suo obbiettivo era davvero tanto importante da fargli dimenticare tutto il resto.
    -Exarg, devi ascoltarmi, te ne prego! Hai bisogno di riposarti un attimo.- Cercò di fermarlo, tirando per un braccio, ma questi si scansò di nuovo, rimanendo in un silenzio pensoso.
    La bionda non riusciva nemmeno a cercare una spiegazione per quell'atteggiamento, ciò che provava era un misto di irritazione e preoccupazione.
    -Exarg!- sbottò all'improvviso, in un'ultima supplica a colui che amava.
    Il Nessuno si fermò improvvisamente.
    Tearju si portò una mano alle labbra, terrorizzata tanto da lui quanto da se stessa. Era sbottata contro il suo amore e gli era mancata di rispetto; semplicemente mostruoso.
    Una cappa di pesante silenzio cadde su di loro, mentre il tempo pareva volutamente rallentare fino a fermarsi, per dilatare così all'infinito quel momento di paura per la donna. Non le rimaneva che d'aspettare le conseguenze del suo atto.
    Exarg si voltò di scatto, formando un grosso arco nell'aria con il braccio destro. Il suo palmo aperto si scontrò pesante sulla guancia della bionda. Lo schiocco fu quasi assordante ed ella, forse più per il dispiacere e l'umiliazione che per il dolore, cadde all'indietro con la schiena appoggiata ad una parete.
    I suoi occhi erano già lucidi, la mano sinistra massaggiava la guancia arrossata e dolorante.
    -C'è qualcosa che non mi quadra...- proruppe il Nessuno, rompendo il silenzio di quel momento saturo di tensione. -Non ricordo di averti mai dato il permesso di rivolgerti a me in quel modo.-
    Tearju avrebbe voluto che quello dell'uomo fosse stato solo uno scatto d'ira, sarebbe stato più semplice: avrebbe accettato in silenzio ogni tipo di violenza, finché il suo amato non si fosse sentito appagato. La voce dell'uomo, però, era quella fredda e distaccata di un Nessuno privo di sentimenti. Non era per rabbia che lui l'aveva attaccata, ma per qualche altra ragione che lei non riusciva a comprendere. Questo era davvero spaventoso.
    -Tu sei una buona alleata: sei forte, veloce, responsabile. Esegui perfettamente ogni compito che ti viene assegnato.- come per ritmare le sue parole, il senza cuore si avvicinava ambiguo verso la sottoposta, ormai appiattita contro la scrivania dietro di lei, incapace di alzarsi in piedi e fuggire.
    -Quello che ti manca...- continuò, mostrando un sorriso complice che non gli apparteneva. -...è un po' di disciplina.-
    Ormai di fronte a lei, l'uomo si chinò, appoggiandosi su di un ginocchio. Le strinse il mento con una mano e lei non oppose resistenza, poteva solo tremare, mentre cercava inutilmente di scuotere la testa e balbettare il nome dell'amato, pregando che non le fosse fatto nulla.
    Quello però, sordo alle suppliche, la tirò verso di sé, fino ad avere le labbra a pochi millimetri dall'orecchio della donna, con i capelli biondi che gli solleticavano le guance.
    -Ma non temere.- sussurrò, continuando il discorso precedente. -Alla tua indisciplina possiamo subito porre rimedio.-
    La guerriera chiuse gli occhi, per scacciare lontano da lei i pensieri e le paure che la assillavano; ma più stringeva le palpebre, cosicché intorno a lei vi fosse solo il buio, più si sentiva soffocare e aveva bisogno di qualcuno, chiunque sarebbe andato bene.
    Cominciò a sentire le mani fredde del Nessuno sfiorarle la pelle sotto i vestiti, che evitava abilmente.
    Tearju ebbe un fremito quando quelle dita, dopo averle solleticato la schiena, si fermarono all'altezza del sedere, accarezzandola con avidità, mentre l'altro arto si soffermava sulla sua guancia.
    -Exarg...aspetta...- mugugnò, nel tentativo di fermare con la sua la mano del suo superiore indugiava sul volto.
    Quello, con un gesto brusco, diede uno schiaffo al polso della donna, vanificando quel tentativo poco convinto di fermarlo.
    -Ssh!- sussurrò lui con voce suadente. -Devi subire la punizione in silenzio.-
    Come se fosse necessario spiegare meglio il concetto, Exarg smise di accarezzarle il volto e, non senza violenza, penetrò con le dita nelle bocca dell'altra, tappandogliela.
    La guerriera tentò di reagire, mostrare il suo disappunto, ma sentiva le falangi agitarsi come se volessero raggiungere il suo esofago e lei si sentiva soffocare, avvertiva l'incoscienza sempre più vicina.
    Quando il mondo non era più altro che un ammasso di colori mischiati in una tavolozza e i suoi stessi lamenti strozzati diventarono un ronzio uguale ad ogni altro suono, improvvisamente Tearju ebbe l'impressione di tornare a galla dopo una lunga apnea e l'ossigeno tornò a scorrere nel suo corpo, come una fiammata rovente.
    Dopo qualche secondo, realizzò di essere a terra, caduta su un fianco, e l'uomo sopra di lei la fissava con un finto, ma ugualmente inquietante, sorriso cinico.
    -Questa posizione ti si addice molto di più.- commentò con tono compiaciuto.
    Tearju appoggiò le mani tremanti al pavimento, senza riuscire ad alzarsi a causa di numerosi e dolorosi colpi di tosse.
    -Non devi dimenticarlo.- la riprese l'uomo, chinandosi verso di lei e sorreggendole il mento con una mano, affinché lei fosse obbligata a guardarlo dal basso. -Non dimenticare a chi appartiene la tua vita.-
    Tearju chiuse gli occhi pur di sfuggire allo sguardo duro del suo capo. Non si era dimenticata per un solo istante ciò che Exarg aveva fatto per lei. L'unico motivo per cui si trovava lì era servirlo in ogni modo, fino a donare la sua vita per lui, se necessario. Era quanto le era stato insegnato e quanto aveva sempre voluto fare.
    -La tua esistenza è inutile. -asserì quello, gelido.
    A quell'affermazione, la bionda non poté trattenere un singhiozzo e, senza più né la forza né la volontà di rialzarsi, rimase lì immobile a guardare le sue stesse lacrime che, placide, scorrevano fino al mento e cadevano a terra, frantumandosi come perle in tanti minuscoli schizzi perlacei.-Anzi, non è inutile, è dannosa. Sei stata allontanata da tutti, non c'è nessuno che non ti disprezzi. La tua forza innaturale, poi, ti rende un mostro agli occhi del prossimo. Tu non puoi essere accomunata alle altre persone; sei uno strumento difficile da maneggiare, niente di più.-Ad ogni insulto, una goccia d'acqua si faceva largo dagli occhi della donna. Le parole di Exarg la colpivano al cuore e la facevano sentire odiata da ogni essere vivente, un dolore insostenibile che le faceva desiderare la morte.-Eppure, chi, nonostante tutto questo, è stato capace di accettarti, ti ha usata, anziché lasciarti ad arrugginire, chi ti ha dato una vita?!-
    Il corpo della ragazza era tutto un fremito: Exarg aveva volutamente rievocato il suo passato, un incubo che più la donna cercava di lasciarsi alle spalle, più la perseguitava malignamente.
    -Allora, chi ti ha salvato?- gridò ancora il Nessuno.
    -T...tu...-
    -Dillo più forte!- la spronò ancora l'altro, chiudendo una mano tra i suoi capelli d'oro per poi tirare verso l'alto, perché alzasse il volto e potesse urlare al mondo la sua fedeltà eterna.
    -Tu, Exarg, sei tu che mi hai salvato!- le parole esplosero da dentro di lei come un fiume in piena che distrugge ogni diga sul suo percorso.
    In un turbinio di emozioni contrastanti, ancora in ginocchio si gettò alle gambe dell'amato, avvinghiandosi a lui all'altezza della vita.
    -Quindi ti scongiuro, non lasciarmi di nuovo sola. Io voglio esserti utile, POSSO esserti utile.-
    Il senza cuore, non mosso da pietà, ma da freddi ragionamenti, decise che quello era il momento per dare alla donna ciò che ella gli chiedeva.
    Si chinò su di lei e la baciò, mentre la stringeva forte al suo petto. Le loro labbra rimasero a lungo a contatto, la lingua dell'uomo dominava con forza sull'altra, come a ribadire le loro rispettive posizioni
    Quando gli amanti si separarono, fu Exarg a prendere un'altra volta l'iniziativa: la spinse indietro per farla sdraiare sul pavimento, sotto di lui. Urtarono però la scrivania, che traballò solo per qualche attimo, ma con abbastanza forza da rovesciare il vassoio con il cibo. Questo, con un forte rumore metallico, cadde violentemente verso il terreno, assordando entrambi e spargendo poco lontano da loro tutto l'arrosto e il purè che faceva da contorno.
    -Ah!- esclamò la donna, voltandosi verso la fonte del rumore. Si mosse per rialzarsi e porre rimedio alla sua sbadataggine, ma le forti braccia del partner la fermarono.
    -Non muoverti da qui!.- ordinò impassibile, bloccandola contro il legno duro del mobile.
    -Ma Exarg, io...-
    -Tu devi preoccuparti solo di me!- le sue grida assorbirono ogni rumore e, ad esse, seguì solo il fiato affannato per la paura della guerriera. -Devi soddisfare ogni mio desiderio, eseguire ogni mio ordine. Un errore, un solo errore, e ti lascio in mezzo ad una strada e puoi stare certa che nessuno avrà la pietà che ho avuto io!-
    Sembrava che il cuore dell'innamorata fosse destinato a spezzarsi ancora tante volte, subire più e più ferite, se desiderava rimanere vicino a colui che lo faceva anche battere all'impazzata.
    Era disposta a ciò: lei non valeva niente senza l'oggetto della sua passione.
    Annuì, senza dire una singola parola. Si abbandonò tra le braccia possenti dell'uomo, che avevano cominciato ad assalire ogni centimetro della sua pelle.
    Desideroso di lei, questi sbottonò con fretta la maglia rossa senza maniche che la ragazza indossava. La foga con cui lo fece fu tale che uno dei bottoni color panna si staccò, rotolando a pochi metri di distanza.
    Sfilato l'indumento, Exarg poté compiacersi del corpo della subordinata, coperto ora, nella parte superiore, solo da un reggiseno bianco, totalmente anonimo, che ne conteneva le forme.
    Con occhio osservatore, il Nessuno osservò come, a quanto pareva, le reali “misure” fossero lievemente maggiori di quanto non ricordasse e apparisse.
    Tearju però rimaneva con gli occhi chiusi, terrorizzata di sbagliare qualcosa, di essere davvero gettata via come un rifiuto.
    -Rilassati.- la invitò lui, senza nemmeno sforzarsi di sembrare gentile. Slacciò il reggiseno e lo buttò lontano da sé. -Non è bello farlo con un pezzo di legno.-
    La donna,si morse il labbro, per poi annuire rapida. Cercò di andare incontro al volere del partner ma, così com'era, le differenze furono minimali. Era quasi tenera. Il suo seno lievemente prorompente chiedeva attenzioni, era così invitante agli occhi dello studioso.
    Questi appoggiò le mani sopra la pelle candida, che mai vedeva la luce del sole, ma solo quella del neon di quella stanza, mentre veniva accarezzata dalle dita esperte dell'uomo.
    Exarg non si intratteneva molto spesso in quel modo, ma ogni volta non poteva non notare come, nella sua semplicità, non solo il corpo ma anche l'anima della donna sembrasse pura e inviolata. La stessa innocenza con cui si lasciava usare come oggetto sessuale senza mai lamentarsi la rendeva allo stesso tempo manipolabile e fonte di desiderio, anche in un appartenente alla specie più resistente al richiamo della carne, ovvero i Nessuno, ma al quale non erano immuni.
    La bionda lasciò che alcuni mugolii le sfuggissero di bocca e non fece nulla per nasconderli, così che l'altro ne traesse piacere.
    -Guardati! Ti piace così tanto essere toccata da un uomo?- la schernì, fingendo di ridere. Per quanto lui parlasse, però, Tearju si ostinava a rimanere in silenzio, subendo fino all'ultima delle stilettate, che le facevano male e, al contempo, la convincevano che sarebbe stato naturale per chiunque essere molto più crudeli e che quello era quanto di meglio potesse ambire.
    L'uomo decise di impegnarsi maggiormente: mentre una mano continuava a palparle il seno, con l'altra discese, fino a raggiungere la zona inguinale e, dopo averla massaggia un poco, cominciò a sfilarle i pantaloni. Al contempo, si era chinato verso la donna, avvicinando le sue labbra ad uno dei capezzoli ormai completamente turgidi della donna e, come un bambino affamato, cominciò a succhiare, senza però aspettarsi di veder sgorgare latte.
    La donna ansimava sempre più pesantemente. Provava vergogna e tristezza per il modo in cui si era giunti a ciò, ma la mente era annebbiata dal piacere che, lentamente, si impossessava delle sue membra e poneva il resto in secondo piano.
    -Ah!- prima che se ne potesse rendere conto, le dita di Exarg avevano raggiunto la sua zona più intima; sembravano appartenere ad una macchina, tanto erano precise nello sfiorare e sfregare i punti più sensibili dentro di lei, donandole sensazioni esageratamente forti.
    -È bastato così poco a farti bagnare tanto lì sotto...non sei che una lurida cagna.-
    -Non è ve...AH!- le dita andarono più in profondità e una scossa le attraversò il corpo, bloccando le parole a metà della gola.
    -Non contraddirmi, soprattutto quando dico il vero.- concluse lui, con tono pacato.
    Per il momento, la bionda aveva subito abbastanza; toccava a lei ora agire. Con un unico movimento, il Nessuno si liberò del cappotto scuro e si tolse anche i pantaloni, portando il suo membro duro in mezzo agli occhi dell'altra.
    -Mi raccomando, voglio un buon lavoro.-
    La donna rimase imbambolata alcuni secondi. Alla vista di quel lungo organo, si chiese se era davvero costretta a subire simili abusi. Se si fosse rifiutata, forse sarebbe stata uccisa; con la sua morte però, se ne sarebbero andati il dolore e la sofferenza, così come l'attaccamento morboso che ancora la legava al suo superiore. Per un momento prese in considerazione quella possibilità, ma la scartò quasi subito. Non era solo in vita, anche dopo la morte temeva la solitudine, nel mondo ultraterreno di cui non sapeva nulla. Facendo ricorso al suo proverbiale ottimismo, di cui riusciva a fare sfoggio in altre occasioni, poteva continuare a sperare che, un giorno, le cose sarebbero cambiate e i suoi sentimenti ricambiare. Solo questa utopia le permetteva di andare avanti.
    Completamente inespressiva, la ragazza strinse il fallo con delicatezza e, chiusi gli occhi, socchiuse le palpebre e ne baciò la punta, per poi, non senza un po' di riluttanza, infilarlo in bocca fino a una buona metà del corpo. Avrebbe voluto negarlo, ma anche lei aveva imparato qualcosa, dopo le varie esperienze avute con l'uomo e aveva ormai imparato cosa stimolasse in lui maggiore piacere. Si dedicò con tutta se stessa, succhiando con delicatezza e accarezzando con le mani allo stesso tempo, finché non sentì il suo respiro farsi sempre più pesante e, quando Exarg appoggiò le mani dietro la sua nuca per spingerla verso di sé, seppe di aver svolto un buon lavoro.
    -Cough! Cough!- la bionda tossicchiò per qualche secondo, mentre cercava di spingere in fondo alla gola il liquido che le aveva invaso la bocca, per poter riuscire a respirare di nuovo normalmente.
    Il Nessuno, totalmente indifferente ai problemi della partner, sospirò apparentemente soddisfatto dalla performance, passandosi un braccio sulla fronte per liberarsi di alcune gocce di sudore che lo infastidivano.
    -Te l'avevo detto: in queste cose non c'è donna nel nostro gruppo, comprese le mie subordinate Lilianne e Nemeryal, che sappia tenerti testa, ne sono convinto.-
    Con un gesto paterno, scostò alcune ciocche dei capelli della guerriera, facendoli passare dietro un orecchio. Quella lo stava fissando con espressione malinconica, come per chiedergli il perché di tutto ciò.
    -È il momento del piatto forte.- disse gelido, facendo trapelare in modo limpido le sue intenzioni.
    Tearju sospirò, non aveva la forza neanche di dire una parola contro di lui. A che scopo, poi, lo avrebbe dovuto fare?
    Le sue labbra si mossero come per dire “d'accordo”, ma per qualche ragione non uscì nessun suono dalle sue labbra, anche se la cosa non la preoccupò, anzi, a malapena si accorse della cosa.
    Come in una trance, si stese meccanicamente a terra, divaricando le gambe. Il suo frutto proibito era completamente esposto agli occhi critici del partner.
    Chiuse gli occhi, come in un sonno, aspettando solo di sentire il forte membro di Exarg penetrare le sue carni.
    La prima cosa che avvertì, invece, furono le mani dell'uomo stringerle i fianchi e sollevarla con estrema facilità.
    -...cosa...?- mormorò, riuscendo a malapena a muovere la testa, mentre cercava di capire cosa l'altro stesse facendo. Prima che potesse formulare anche una sola ipotesi, però, stava già dando la schiena all'uomo, che le aveva piegato la schiena fino a formare un angolo retto.
    Nel giro di pochi attimi, il pene del suo superiore era infine entrato in lei. Non sembrava stessero facendo l'amore, perché ogni colpo era dato con gran forza, quasi tentasse di farle male. Eppure ogni sensazione mutava in un piacere perverso ed esagerato.
    Tra le grida disumane, Tearju cadde sulla scrivania e poté avvertire il legno di castagno gelido di cui era fatta la scrivania farla rabbrividire, entrando in contatto con il seno di media grandezza.
    Ad ogni colpo di Exarg, qualcosa si ribaltava dal tavolo di lavoro, andando da semplici fogli di carta fino alla lampada spenta dal corpo di ferro, che piombò a terra, uscendone però intatta.
    -Exarg...ti prego, non ce la faccio!- cercò di supplicarlo la ragazza, mentre un altro fiume di lacrime sgorgava dai suoi occhi. Sentiva le sue interiora bruciare ma, sebbene lo nascondesse anche a se stessa, voleva essere posseduta dal Nessuno con tutta la violenza che questi riteneva necessaria: non era per sé che lo desiderava, non era quel tipo di persona, ma il suo dolore fisico era ben poca cosa rispetto alla soddisfazione che quello avrebbe provato.
    -Sei meravigliosa, Tearju. Continua a servirmi così, rispondi ad ogni mia richiesta e ti prometto che non ti abbandonerò mai, non ti lascerò mai sola!- gridò quasi l'uomo, con la voce distorta dal piacere, che aveva quasi raggiunto l'apice.
    La ragazza spalancò gli occhi, incredula. Quelle parole suonavano diverse: potevano anche essere una bugia, lei in fondo non era brava a capire certe cose, ma anche il solo averle sentite la riempì di orgoglio, Exarg aveva ammesso di aver bisogno di lei, di volerla con sé. Ai suoi occhi, questo era più importante di una dichiarazione d'amore.
    -Io...io...-
    Prima che potesse dire qualcosa, un forte orgasmo distrusse ogni legame che entrambi avevano con il mondo terreno, portandoli in una dimensione di piacere estremo.

    Distolse lo sguardo dalla finestra, dalla quale riusciva a vedere con chiarezza la linea di confine tra i campi verdi e il cielo, solo quando sentì alle sue spalle i brontolii della donna che cominciava a risvegliarsi.
    -Ce ne hai messo per riprenderti. Forse dovremmo farle più spesso certe cose, giusto perché tu non ci perda la mano.- commentò Exarg, alzandosi in piedi dalla sedia dove era rimasto immobile per almeno mezz'ora. Se lo stesse dicendo scherzosamente o con l'intenzione di offenderla era impossibile da capire.
    La bionda, ancora rintronata, faticò a recepire quelle parole. Distesa a terra, vedeva il mondo ribaltato come sagome poco definite. L'unica cosa di cui era certa, era la strana sensazione, alla quale non sapeva dare aggettivi, del caldo seme dell'uomo che ancora gocciolava dal loro rapporto.
    Tearju non cercò di alzarsi. Come una bambina capricciosa che non vuole andare a scuola, così lei non chiedeva altro di poter dormire ancora un po', dimenticando ogni cosa per qualche minuto ancora.
    -Su, alzati subito.- ordinò perentorio, avviandosi verso la porta. -Hai proprio ragione, mi serve una pausa. Tu, nel frattempo, sistema e pulisci la stanza. Con tutto il casino che hai combinato è il minimo.-
    Spalancò la porta e la attraversò, voltandosi per un momento verso la donna ancora distesa a terra, persa nel suo mondo.
    -Ricordati, tu sarai per sempre di mia proprietà.- disse deciso, trattandola alla stregua di un oggetto.
    Così, mentre Exarg chiudeva silenziosamente l'uscio dietro di sé, poté vedere con piacere l'innamorata alzarsi in piedi, come per rispondere alla sua chiamata e, con le movenze di un fantasma, obbedire.
     
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