Battito

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Schwarz

    Group
    Member
    Posts
    5,798
    Location
    Vam Abgrund

    Status
    Offline
    Autore:I m mortal/Sanè
    Titolo: Battito.
    Genere: introspettivo
    Rating: verde
    Fandom: Touhou
    Tipo: One Shot
    Note: Ooookay, si torna alla carica. Devo dire che questa Shot m'è piaciuta parecchio, è stato un vero piacere scriverla; mi sento soddisfatto, sì, davvero soddisfatto.
    Oddio, sono certo che ad un lettore attento non sfuggirà qualche ripetizione, ma ciò che rende questa fic uno dei miei masterpiece ( yep, l'ho detto ) è il fatto che sia dedicata ad una persona davvero speciale, ad una carissima amica.
    Detto questo, enjoy.

    Battito


    Lento e inesorabile: così il fuoco lambiva la figura esile e slanciata della donna, avviluppandola con lingue cremisi, fino a nasconderla dalla vista del buio.
    In quello spazio senza luce, l’unica cosa a rischiarare l’ambiente era proprio lei, che diventava sempre più una fiamma umana, un unico, pulsante bagliore: non ferita, bensì cullata dalle fiamme, Mokou del Clan Fujiwara si abbandonava al tepore che le entrava nelle vene, fino a diventare parte stessa di lei, così come lei, pian piano, sublimava nel fuoco, si sentiva come una sua figlia, e le fiammelle intorno a sé le percepiva come sorelle, che la stringevano in un caldo abbraccio.
    E man mano che sentiva il calore scorrere lungo l’apparato circolatorio, le mani le tremavano, infuse di nuova forza, così come la testa, e le gambe, scosse dalle scintille, che divoravano i suoi globuli rossi, sostituendosi ad essi: il fuoco, più avvampava, più prendeva possesso di lei, plasmandola a sua immagine e somiglianza, sia dentro che fuori. Poi, d’improvviso, una scarica d’energia arrivò al petto, lì dove batteva il cuore, concentrandosi, comprimendolo: e fu una deflagrazione immane, che investì quanto riusciva a scorgere di quell’oblio nero come lo scorno, nero come la rabbia, nero come il dispiacere che provava.
    I crepitii e il fruscio di quel torrente igneo erano diventati la sua voce, che forte e rabbiosa urlava verso un cielo che non vedeva, ma percepiva; urlava verso le stelle, sfidandole – era diventata più forte e brillante di loro, come non farlo? -, urlava verso l’azzurro limpido del manto terso, minacciandolo di macchiare con un pennello cremisi la sua superficie fin troppo pulita, fino a cancellarla del tutto. E urlava verso di lei, giurando vendetta.
    Fino a quel momento chiuse, due iridi color del rubino si spalancarono, divorando, voraci e allucinate, ogni singolo, minimo centimetro di quel posto, fino ad ingoiarlo nell’abisso scuro delle pupille, ridotte a due fessure sottili, fino a raggiungere quella persona tanto odiata e strapparle il cuore : uno sguardo lacerante, furioso, che accompagnava l’urlo e le vampe, in un’unica, disperata sinfonia dalle tinte del sangue.
    A rischiarare le fiamme, un nucleo pallido: una lunga, candida chioma, che vibrava e danzava allo stesso ritmo del calore che la circondava, rilucendo con il fervore che ormai era diventato la sua motrice, il suo scopo di vita; la bramosia di carne, il desiderio di morte e la smania per la vendetta l’avevano portata fino al limite, cambiandola, trasformandola nell’aspetto e nell’animo, rendendola una grande, imperiosa cometa; il primo battito, il primo respiro, il primo vagito era giunto al termine: l’aura di calore che s’era impadronita dell’aria s’acquietò, i baluginii fiammeggianti si spensero all’istante, ed il pulviscolo che rimaneva dell’impeto scivolò sinuoso fin dentro le narici, che inalarono anche l’ultimo residuo dell’essenza del fuoco, che ormai era un tutt’uno con Mokou.
    Dita affusolate straziavano il nero delle pareti del vulcano con il loro pallore, muovendosi meccanicamente, insensibili ai graffi e alla fatica, così come, dopotutto, lo era lei: non c’era dolore, non c’era la stanchezza, né la paura; tutto si era estinto, diventato parte di un fantasma di lapilli e scintille, scomparso, perso, sparito per sempre.
    Aveva rinunciato alla sua umanità, era sublimata a quello che era un mostro così come era una dea, aveva spiegato le sua ali da avvoltoio, per poi infiammarle, e farle diventare quelle di una fenice.
    “Kaguya…”, una voce cristallina, ma ancora grezza, echeggiò fin dentro ogni singolo anfratto della voragine, sempre più forte, sempre più ringhiante, sempre più pronto ad annichilire; non c’era tempo, in quel luogo, non c’era più tempo, per lei, quel muro di carbone non aveva una fine. “Kaguyaaaa-” si issò sulle braccia non appena toccò il vuoto – ma come poteva toccare il vuoto? -, lamentandosi e gemendo.
    Ed era lì, in cima. All’aria aperta, sotto il manto blu scuro del cielo, forato in più punti da minuscole lanterne lucenti, poteva finalmente riempire i polmoni della brezza che tirava, e non più solo della cenere che aleggiava nel vulcano; “Tsk, lucciole”, Mokou lanciò un’occhiata quasi disgustata alle stelle, e strinse forte i pugni.
    “Una luce pallida, senza calore. Totalmente inutile.” Note sempre più simili ai tintinnii di un cristallo schernivano i piccoli lumini, che scintillarono più forte quasi sbalorditi da tanta arroganza- arroganza? No. Ormai lei era diventata più grande delle stelle, luminosa al pari del sole e capace di eclissare per sempre la luna; e fu proprio al disco argenteo, che campeggiava nell’etere notturna, che rivolse lo sguardo carminio, mentre il vento diventava più forte, gonfiando la chioma immacolata, facendo fremere il fiocco che indossava sul campo e lasciando ondeggiare i lunghi pantaloni.
    Gonfiò il petto più che poté, e con quanta forza aveva – ed era tanta, e le cavalcava lungo le vene senza freni-: “KAGUYA!”
    Un richiamo, un monito, una promessa che sembrò smuovere il cielo stesso.
    Le nuvole si rivoltarono, si dispersero, estendendosi senza confini, senza limiti, spegnendo quelle fastidiose candele che gli umani – non più suoi simili, mai più suoi simili – chiamavano ‘stelle’, lasciando solo Mokou ed il satellite a confrontarsi. Senza staccare gli occhi dal cerchio, la donna sussurrò, meccanicamente: “Ti ucciderò. Ti farò a pezzi. Divorerò la tua anima e ti annienterò. Sei mia.”, alzò le braccia esili al cielo, tremanti, le mani due artigli pronti ad abbrancare qualsiasi cosa, poi le portò al petto, inginocchiandosi.
    Una scia luminosa, rossa come il sangue, tinse l’aria, rarefacendola, sfilacciandola, lasciando solo crepiti cremisi ed azzurri ad inseguirsi, mentre una piuma, una sola piuma, dondolava lentamente fino al suolo: lunga ed incredibilmente bella, colorata di un porpora che rifulgeva di bagliori arancioni e dorati.
    Stette lì, immobile, poi, al minimo accenno di vento, si dissolse, diventando polvere.

    COMMENTI :UPirate:
    SPOILER (click to view)
    Per piaceeeeere :pwn:
     
    Top
    .
  2. Crimson_
     
    .

    User deleted


    Mmh, beh, mi scuso per il ritardo, volevo commentarla prima, ma mi dimenticai di farlo ^^'
    Premetto anche che di questo anime/gioco/nonsochecosa non ne conoscevo neanche l'esistenza.
    Ora, arrivando alla shot, mi è piaciuta =). Come già hai detto tu, ci sono alcune ripetizioni in diverse parti. Non sono gran che, però potevi toglierli facilmente dai ;P. Anche perchè ho visto che con i sinonimi ci sai fare.
    Devo ammettere che ho dovuto usare anche il vocabolario in un paio di punti, visto che le mie conoscenze letterarie sono scarse; infatti, come, ad esempio, la parola sublima, tendevo a capire il significato chimico del termine =D.
    Un'ultima, piccolissima critica, per quanto riguarda la forma, è un po' di punteggiatura. Ora, perdona la mia memoria ballerina che ricorda solo ciò che mi interessa, ho presente soltanto un errore di questo tipo (anche se non ne sono molto sicuro). Si tratta di un periodo intricatissimo, pieno di virgole (che, devo ammettere, ho letto due volte ^^''):
    CITAZIONE
    Fino a quel momento chiuse, due iridi color del rubino si spalancarono, divorando, voraci e allucinate, ogni singolo, minimo centimetro di quel posto

    Non so, sarà la mia abitudine, ma quella virgola mi stoppa e mi fa perdere il filo. Personalmente credo fosse stato meglio o togliere la virgola, o mettere l'articolo prima di due. Ripeto, personalmente.
    Per il resto, mi piace molto il modo in cui hai scritto questa fiction. Non so se è per il genere che ti riesce facile o per altro, ma sinceramente non mi interessa :).
    Solo una nota di ammonimento è questa:
    CITAZIONE
    In quello spazio senza luce, l’unica cosa a rischiarare l’ambiente era proprio lei, che diventava sempre più una fiamma umana, un unico, pulsante bagliore

    Oddio l'inciso mi sembra così...mmh, poco poetico. Insomma, rispetto al resto perde molto effetto quando lo si legge di primo impatto.
    Ripeto anche qui ciò che ho detto prima per quanto riguarda i segni di punteggiatura, perdona la mia memoria =).
    Infine, ribadisco ciò che ho detto all'inizio: bella shot.

    P.s. scusa per il commento lunghissimo, ma sto cercando di argomentare al meglio ^^""

    P.p.s. scusa per gli eventuali errori, ma sto andando a mangiare.

    Edited by Crimson_ - 16/10/2010, 15:56
     
    Top
    .
1 replies since 5/10/2010, 20:42   78 views
  Share  
.
Top