Il Ritorno dei Cuori - Myde's Awakening

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  1. misterious detective
     
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    Demix, ringraziami xD volevi che non mi facessi attendere? Beh, ho rispettato il tuo volere :asd:

    Sperando di guadagnarmi presto qualche altro fan, ecco il secondo capitolo

    Capitolo 2
    Riunione

    (Black Cat OST – Katarare Zaru Mono no Densetsu)
    Myde attraversò il portale, correndo senza voltarsi indietro.
    Attraversato il Mezzo e Mezzo raggiunse un mondo che conosceva bene: era apparso all’entrata di un edificio dalle grandi dimensioni, quasi un castello, ma non regnava su nessun paese. Era la “città” di Vi e degli altri.
    Il giovane scattò verso l’entrata. Conosceva molto bene i corridoi, così non ebbe difficoltà ad orientarsi. Quello che più contava era muoversi a trovare qualcuno.
    Passò per i giardini esterni, guardando freneticamente prima dentro le finestre che trovava, poi davanti a sé. Perché sembrava non esserci nessuno lì.
    Si rallegrò quando riuscì a trovare la rampa di scale che portava al primo piano del palazzo.
    Le salì e spalancò la porta che conduceva al corridoio principale.
    Le pareti erano dipinte con un rossiccio che dava una piacevole sensazione di calore, ma Myde non aveva il tempo di preoccuparsi di simili pensieri.
    “Maledizione…dove sono tutti? Papà e mamma…sono in pericolo!” pensò, attraversando il più in fretta possibile il corridoio.
    Voltò a sinistra, andando verso gli appartamenti dei vecchi amici del padre.
    Preso dalla foga non si accorse che un altro ragazzo stava venendo in quella direzione.
    Myde si scontrò contro di lui, cadendo all’indietro.
    -Accidenti…- mormorò, massaggiandosi una spalla dolorante.
    Solo dopo qualche secondo realizzò cos’era successo: aveva trovato qualcuno!
    Guardò davanti a sé contro chi aveva sbattuto.
    -Idiota! Stai più attento quando cammini!- inveì quello, guardando chi si trovava davanti.
    Myde sgranò gli occhi: aveva incontrato l’unica persona che non pensava, e tanto meno sperava, di incontrare.


    Il ragazzo si rialzò, scrollandosi i vestiti. Indossava un maglione dalle lunghe maniche blu, molto larghe. Il collo era altrettanto largo e lasciava intravedere il collo. La cerniera era quasi del tutto chiusa, ma da sopra di essa si vedeva una t shirt bianca. I pantaloni lunghi grigi arrivavano alle caviglie ed erano adornati con una catena alla quale erano legate alcune piume d’uccello. I capelli grigio scuro erano pettinati indietro e formavano alcuni ciuffi dritti. Gli occhi verdi scrutavano con sorpresa il giovane custode.
    -Haiiro…- mugugnò quello, deluso.
    -Myde…cosa ci fai qui?- domandò, aiutandolo ad alzarsi, mentre lo guardava più volte dall’alto in basso, come se non fosse ancora del tutto convinto di non esserselo immaginato.
    Quello si rialzò e tornò ad essere agitato. –Haiiro, dove sono i tuoi genitori?- domandò, scuotendolo.
    -Ehi, frena l’entusiasmo!- lo bloccò l’amico. –Evie e Ashrox sono usciti con tutti, oggi era l’anniversario della fondazione del gruppo di Vi o che so io…comunque a me non interessava e sono rimasto…-
    Myde si voltò e prese a correre, ripercorrendo all’indietro la strada che aveva appena fatto, mentre Haiiro lo inseguiva arrabbiato, sbraitando di spiegargli la situazione.
    Arrivò all’entrata del castello: da lì vedeva dirigersi verso di lui un gruppo di persone, proveniente dalla campagna.
    Il custode corse nella loro direzione, cercando con lo sguardo l’amico di famiglia.
    In testa al gruppo c’era Vi e, intorno a loro, tutti gli altri adulti.
    -Ma guarda un po’ chi c’è!- esclamò Ienxer, vedendolo arrivare.
    Lui però non le rivolse nemmeno uno sguardo. Passò in mezzo al gruppo, chiedendo di spostarsi a tutti quelli contro i quali si scontrava.
    -Mudriel!- lo chiamò, non appena lo vide poco dietro, insieme a Kuroi.
    Gli altri si divisero in due, permettendogli di passare.
    Mudriel lo guardava con aria sorpresa, chiedendosi cosa ci facesse nel suo mondo da solo.
    L’alchimista era diventato molto più alto rispetto a quando era giovane e superava quasi di una testa la sua compagna. I capelli castani erano un po’ più lunghi, alcune ciocche cadevano fin quasi sotto gli occhi. Come al solito indossava vestiti semplici che passavano inosservati, di una tonalità sul rosso amaranto.
    I suoi tratti si erano fatti più adulti, ma era rimasto quell’aura un po’ bambinesca che rispecchiava, in certi versi, il suo carattere.
    -Myde, cos’è successo?- domandò.
    Quello, trafelato, rispose immediatamente, facendo intuire la gravità della situazione:-Papà e mamma sono in pericolo!-
    -Che hai detto?- sbraitò Mudriel, preoccupato.
    Il ragazzo lo afferrò per le maniche del vestito, come se temesse di cadere. –Il castello…è stato attaccato, i miei genitori sono ancora là.-
    L’alchimista tirò il braccio, facendo mollare la presa a Myde. –Io vado.- disse solo, aprendo un portale oscuro davanti a sé.
    Abbassò le mani e, dopo pochi secondi, da esse scaturirono delle scintille, nel palmo destro bianche mentre nel sinistro nere. I suoi due keyblade apparvero in quelle mani.
    Il giovane custode rimase immobile a guardarlo quasi con venerazione: era sempre stato il suo modello, avrebbe tanto voluto diventare forte e abile come lui, che considerava uno dei più forti keyblader della storia.
    L’alchimista fece per entrare nel varco, ma venne fermato da Kuroi: anche i suoi capelli mori erano diventati ancora più lunghi ed erano tenuti fermi e ordinati da un cerchietto e alcune spille. Non aveva perso la sua abitudine di indossare lungi vestiti di colore scuro. I suoi occhi verdi erano fissi su quelli di Mudriel, un po’ arrabbiati. –Scordati di andare da solo, io vengo con te.-
    L’alchimista fece per rispondere, però tacque. In effetti non sapeva quanto fosse pericolosa la situazione. –Promettimi però di fare attenzione.- le chiese, rassegnandosi.
    Quella sorrise, annuendo.
    -Veniamo anche noi!- gridò una voce alle loro spalle.
    La coppia non si voltò nemmeno a guardare di chi fosse quella voce, mentre entravano nel portale. In fondo non era difficile da immaginare.
    Ienxer correva, saltellando, verso il portale oscuro, tenendo per mano Eva, costretta a seguirla.
    La prima indossava dei corti pantaloncini e una maglia smanicata, ma il suo soprabito aperto li lasciava solo intravedere. I capelli erano legati in una coda di cavallo. In quei diciassette anni era diventata una donna molto bella, dal fisico maturo, anche se le sue forme non erano cresciute molto, ma non si era mai preoccupata di questo.
    Eva non era quasi invecchiata, merito probabilmente dei suoi forti poteri magici, indossava un lungo vestito blu che le arrivava fino alle caviglie. I suoi nastri con cui combatteva erano arrotolati intorno alle braccia a mo’ di ornamento.
    Gli altri scoppiarono a ridere, pensando a come il tempo non avesse quasi influito su quelle due pazze. Si diressero tutti verso il castello, tranne Haiiro e Myde. Questi era rimasto nell’esatto punto dove si trovava prima, seduto, aspettando ansioso l’alchimista.
    -Andiamo, è inutile fare così! Quando avranno sistemato le cose torneranno tutti al castello.- lo rimproverò l’amico, invitandolo a seguire gli altri.
    Venne però zittito con un gesto da un’altra ragazza, che gli sorrise dolcemente.
    Si avvicinò a Myde, chinandosi anche lei a sedere.
    Il ragazzo si voltò verso di lei, sforzandosi di sorridere.
    Era una ragazza molto carina, i capelli castano scuro corti erano pettinati ordinatamente, le arrivavano all’altezza degli occhi blu notte e vi passavano affianco, mentre nel lato sinistro vi erano alcune ciocche più lunghe, fino alla guancia, alcune unite in una treccia mentre alcune rimanevano sciolte.
    Indossava un giustacuore bordeaux e, sopra di esso, una giacca bianca lunga poco oltre il fondoschiena. I pantaloncini erano corti e beige, sotto le ginocchia portava degli scaldamuscoli rossastri che coprivano in parte gli stivali.

    (Black Cat OST – Gekkou)
    Guardò il giovane con aria dispiaciuta. Gli si era avvicinata, ma ora non aveva la più pallida idea di cosa dire.
    -È dura, vero?- chiese, pur di non rimanere in silenzio, per maledirsi un secondo dopo di quella stupida domanda.
    Il ragazzo parve non sentirla. Evocò nella propria mano la sua arma, guardandola con occhi spenti.
    -Se solo avessi avuto più potere...forse anche io avrei potuto fare qualcosa...- mormorava. Sentiva dentro di sé un dolore che lo corrodeva, un senso di colpa attanagliante.
    Haiiro incrociò le braccia, fissandolo duramente:-Stupido. I tuoi genitori hanno dato del loro meglio solo perché volevano proteggerti. Non puoi certo darti la colpa per quello che è successo. L’unica cosa che puoi fare è aspettare il loro ritorno e diventare in grado di difenderti da solo. Mizu, spiegaglielo anche te!- esclamò infine, rivolgendosi alla ragazza, che lo guardò con aria interrogativa.
    Myde abbassò l’arma, sospirando. –Forse hai ragione tu, ma questo non è sufficiente a sollevarmi. In fondo...non so neanche se i miei genitori sono ancora vivi...- biascicò nuovamente, trattenendo a stento le lacrime.
    La ragazza alzò un braccio come per toccarlo, ma lo abbassò subito, rammaricata. Le mancava il coraggio per sostenere il ragazzo.
    Il custode si rialzò in piedi, passandosi le dita sugli occhi umidi.
    -Andiamo, non ha senso rimanere qui.- disse infine.
    Mizu e Haiiro annuirono, accompagnandolo all’entrata del villaggio.

    I tre ragazzi camminavano affiancati, girovagando senza una vera meta per le mura del palazzo.
    -Allora, cos’abbiamo intenzione di fare?- Haiiro fu il primo a parlare.
    Guardava Mizu rimanere vicina al custode, come se cercasse di far notare la sua presenza, come se volesse qualcosa da lui. La giovane continuava ad abbassare lo sguardo, apparentemente verso la mano di Myde, cominciava un movimento con il braccio ma si ritirava subito dopo, insicura. Ad ogni tentativo il suo viso diventava sempre più arrossato.
    Haiiro strinse i pugni, fissando con un leggero astio l’amico, e ripeté la domanda, incalzando gli altri due.
    Quelli lo fissarono leggermente meravigliati.
    -Perchè non andiamo a trovare Vi? Di sicuro gli farà piacere una visita.- propose Mizu, rompendo quel momento di silenzio, per lei piuttosto imbarazzante.
    I due annuirono, con aria triste.

    (Shakugan no Shana Second OST – Ceux qui ne rentreront plus)
    -Ah, siete voi ragazzi. Venite dentro.- li invitò il padrone del castello.
    Aprì loro l’uscio e si spostò, lasciandoli passare.
    Myde guardò di sfuggita l’adulto: il suo sguardo era spento, privo di ogni emozione. Era molto invecchiato rispetto a poco tempo prima: nonostante avesse poco più di trent’anni, il suo fisico ne mostrava molti di più ed erano già evidenti alcune rughe che attraversavano il suo viso. Indossava la solita camicia bianca, con i primi due bottoni aperti, e dei jeans neri. Il fisico però era smunto, il viso scavato.
    I tre si scambiarono alcuni sguardi dispiaciuti, incapaci di dire qualsiasi cosa.
    Vi pareva aver smesso di vivere già da anni, i pochi resti di vitalità e speranza lo abbandonavano giorno dopo giorno.
    L’uomo li invitò ad aspettare nel soggiorno tra le stanze di sua proprietà, mentre preparava qualcosa. Obbedirono, andando silenziosamente a sedersi su di un divano di pelle rossa.
    Rimanevano in silenzio, uno accanto all’altro. Sapevano tutti la causa del problema, quell’argomento era rigorosamente tabù per loro: per nessuna ragione al mondo dovevano parlare a Vi di Shana e della malattia che gliel’aveva portata via.
    Mizu era seduta ad un lato del divano, si tormentava le mani, lanciando occhiate fugaci alla cucina, dove vedeva Vi seduto davanti al fornello, mentre aspettava con la testa china che l’acqua del tè bollisse.
    Il padrone di casa tornò pochi minuti dopo, con un vassoio d’argento tra le mani. Su di esso vi erano quattro tè e numerosi biscotti di forma e ripieno diversi.
    Con un sospiro appoggiò il portavivande su di un tavolino di legno scuro davanti al divano e si sedete davanti a loro, con un sospiro.
    Mizu avvicinò titubante la mano ad una delle tazze, prendendola in mano nonostante fosse troppo calda per lei. I suoi due amici invece presero senza indugio sia la bevanda che i pasticcini.
    Vi incrociò le mani, sforzandosi di sorridere. Il risultato non fu brutto, ma era chiaro quanto stesse fingendo.
    -Allora…voi due tutto bene, Haiiro e Mizu? Cos’avete fatto mentre noi eravamo via- cominciò, volgendo uno sguardo paterno. In fondo li aveva visti crescere entrambi.
    Il maschio alzò le spalle, con fare annoiato. La ragazza invece ringraziò l’interessamento, divagando per alcuni secondi su come aveva passato il pomeriggio.
    A quel punto l’uomo si soffermò alcuni instanti su Myde, cercando di intuirne i pensieri. –Immagino come tu ti stia sentendo adesso.- si decise quindi a dire. –Tuo padre ha fatto molto per noi e soprattutto era un compagno e un caro amico di Mudriel. I ragazzi faranno di tutto per trovarlo e aiutarlo.- assicurò, con voce calma. Aggiunse anche un “Se è ancora vivo” a mezza voce, che fu sentito comunque dal giovane, che chinò il capo triste.
    Vi si zittì, dispiaciuto per la situazione creatasi. –In ogni caso…vi piace il servizio?- tentò di cambiare argomento, riferendosi alle vivande.
    -Sì, era tutto ottimo.- rispose con voce piatta Myde, appoggiando nuovamente la sua tazza, piena ancora per più di metà, sul vassoio.
    Il padrone di casa guardò il liquido ondeggiare, ma rimase in silenzio, senza commentare il poco appetito di Myde.
    Gli altri due lo imitarono pochi istanti dopo e silenziosamente l’adulto portò nel lavello in cucina il tutto.
    Tornò poco dopo, trovando una situazione molto tesa. C’era un silenzio grave sulla stanza: tutti gli astanti avevano qualcosa da chiedere o da raccontare, ma non volevano ferire gli altri o aumentare il loro dolore.
    Il capo però si schiarì la voce, rivolgendo poi lo sguardo a Myde. –Cosa intendi fare?-
    -Come?- chiese quello, sorpreso dalla domanda improvvisa.
    -Cosa intendi fare se i tuoi genitori fossero davvero morti?-
    Myde rimase con la bocca socchiusa, colpito e rattristato dalla domanda. Chinò il capo, in effetti non ci aveva ancora riflettuto.
    Vi chiuse gli occhi, in attesa di una risposta che temeva di non sentir arrivare.
    Il ragazzo strinse i pugni, guardandosi i piedi.
    -Io…non lo so. La mia è una vita normale, non sono come eravate voi, io non perseguo un obbiettivo superiore. Vorrei solo…tornare a casa.- Ammise, sentendo gli occhi bagnarsi.
    Haiiro fu toccato da quelle parole e, con una naturalezza che non pensava di possedere, gli strinse la mano, facendogli capire che gli era vicino.
    Il padrone di casa annuì, soddisfatto. –Nessuno pretende da te qualcosa del genere. Sei ancora un ragazzo. Hai ancora una vita stupenda davanti a te.- affermò, alzandosi in piedi per andare a posargli una mano sulla spalla, con fare consolatorio.
    Myde alzò il capo: Vi sembrava quasi contento, i suoi occhi rispecchiavano un sentimento di compassione e di affetto per lui che lo rendevano umano, come un tempo.

    -Sei preoccupata?-
    -Cosa te lo fa credere?-
    Evie si guardò intorno, come se cercasse qualcosa. Afferrò il cuscino che aveva affianco a sé e lo lanciò via, in uno scatto d’ansia.
    Ashrox la guardava, seduta davanti a lei, sogghignando. –È curioso vederti tanto agitata, non ha da te.-
    La ragazza si portò una mano alla fronte, respirando più volte alla ricerca della calma.
    -Hai ragione, scusami.- disse infine, appoggiando la schiena contro il divano. –Però non avrei mai immaginato che nuovi problemi sarebbero scoppiati così presto. Avrei voluto passare il resto della mia vita tranquilla…insieme a te.- Ammise, arrossendo leggermente. Per non farlo notare cercò di coprirsi le guancie fingendo di grattarsi, tutto inutilmente.
    -Sembra che invece il campo di battaglia ci reclami ancora una volta.- commentò Ashrox, alzandosi lentamente in piedi. Sfilò dall’interno della sua giacca uno dei suoi pugnali, guardandone i riflessi argentati, mentre lo faceva girare tra le sue dita.
    Si avvicinò alla compagna, sedendosi accanto a lei cingendola con le braccia. –Non ti devi preoccupare, non trascinerei mai la mia donna in battaglia.- disse, mettendo un pizzico di ironia nelle sue parole.
    Quella gli pestò un piede, stizzita, ma allo stesso tempo appoggiò la testa al suo petto, socchiudendo gli occhi mentre godeva di quell’abbraccio.
    -Ti prego, resta qui con me, qualsiasi cosa succeda. La guerra, le battaglie, non sono più cose che ti riguardano.- lo pregò, arrossendo nuovamente.
    L’uomo sorrise. Spostò all’indietro una ciocca castana e le rispose:-Scusami, ma amo questo mondo e tutti gli altri almeno quanto te. Se fosse necessario, non sarei capace di tirarmi indietro.-
    La ragazza rimase in silenzio, come a soppesare quelle parole.
    -Sei uno stupido.- disse solo, quasi in un sussurro.


    (Island of the King I Vlasel – .Hack//G.U. OST)
    Haiiro posò lo sguardo sul ragazzo: teneva stretta la tazza tra le mani, il viso ancora arrossato per il pianto.
    Sbuffò, grattandosi la testa con una mano. Gli dava fastidio che Myde si comportasse da frignone, al suo posto non si sarebbe nemmeno considerato un uomo. Toccava a lui risollevargli un po’ il morale.
    -Myde, lo sai qual è il tuo problema?- cominciò a parlare, cingendo il compagno con un braccio. Ostentava sicurezza e allegria, come se sperasse di trasmetterla all’altro.
    -Tu pensi troppo. Dovresti lasciarti andare un po’ di più, seguire l’istinto!-
    Il custode alzò lentamente lo sguardo verso l’amico, un po’ perplesso.
    -Te lo dico io cosa ti ci vuole...- continuò quello. –Un bel combattimento.-
    L’altro chinò gli occhi, prendendo a tormentarsi le mani. –Non so se sia il caso...non so se me la sento...-
    L’altro scoppiò a ridere, facendo rabbrividire Myde. –Sciocchezze. Tentar non nuoce, no? Al massimo ci andrò piano.-
    A Mizu, guardando quei due, venne spontaneo il riso. Si avvicinò all’ospite e gli prese la mano, invitandolo dolcemente ad accettare la proposta di Haiiro.
    Quello, apparentemente controvoglia, si alzò in piedi. –Va bene, avete vinto voi...-

    (Battle at the Bridge – Dissidia: Final Fantasy OST)
    I tre ragazzi, accompagnati da Vi, erano tornati nello spiazzo appena fuori dal castello. L’adulto e Mizu erano in piedi in disparte, aspettavano l’inizio dello scontro.
    I due contendenti erano ad alcuni metri di distanza tra loro, uno davanti all’altro. Entrambi avevano le loro armi sguainate.
    Myde teneva il keyblade stretto con entrambe le mani, immobile davanti al suo corpo, in guardia.
    Haiiro invece sfoggiava, con una punta di orgoglio, la sua lama: una spada di lunghezza media, dalla lama a doppio taglio di un argento splendente. L’elsa era finemente lavorata e raffigurava numerosi serpenti, avvinghiati tra loro. Uno di essi aveva la bocca spalancata, dalla quale usciva la lama.
    Il custode sospirò, svuotando la testa da ogni pensiero. Si sentiva il corpo leggero, pronto a reagire a un qualsiasi attacco: non aveva nemmeno cominciato a combattere e già aveva scordato tutto il resto.
    -Solite regole?- domandò, con tono spavaldo.
    -Il primo che cade a terra o che viene ferito perde...come sempre!- esclamò, gettandosi di corsa contro l’avversario.
    Quello spalancò gli occhi, puntandoli sull’attaccante.
    Le due lame cozzarono tra di loro, provocando numerose scintille.
    Entrambi i combattenti saltarono all’indietro, per rimettere un po’ di distanza tra loro.
    Senza lasciare all’altro il tempo di respirare, però, Haiiro si gettò una seconda volta all’attacco, tentando un fendente obliquo dall’altro.
    Myde lo evitò semplicemente spostandosi indietro. Mentre l’altro stava ancora concludendo il colpo, il ragazzo descrisse con la sua chiave una semicirconferenza, tentando di ferirlo al fianco.
    Haiiro sorrise: con la mano libera strinse l’elsa del keyblade, fermando il colpo.
    -Sei lento.- affermò, attaccando una seconda volta verticalmente.
    Il custode strinse i denti, preoccupato. Mollò la presa sulla sua arma e si lanciò a terra, mettendosi in salvo con una capriola. A quel punto fece apparire nuovamente il suo keyblade tra le sue mani.
    Il ragazzo si passò un braccio sulla fronte, tentando di detergersi dal sudore che lo infastidiva.
    “Haiiro è forte...come al solito” pensò, provando un misto di astio e divertimento. Non aveva certo intenzione di dargliela vinta.

    -Cosa te ne pare?- chiese Vi alla ragazza. Lui era in piedi a braccia conserte, guardava soddisfatto i due contendenti.
    Mizu rimase ammutolita per un secondo, incapace di rispondere, quindi si mise a riflettere. Guardò i suoi amici, che si stavano scambiando nuovamente colpi su colpi, nel tentativo di avere la meglio sull’avversario.
    -Myde non ha ancora sferrato un vero e proprio attacco. Sembra quasi che lo stia studiando…-

    Il custode parò un colpo, rimanendo fermo in posizione di stallo. A neanche mezzo metro dal suo volto, c’era quello di Haiiro. I due rimasero fermi alcuni secondi, facendo più pressione possibile sulle proprie armi, mentre si scrutavano a vicenda per intuire le loro prossime mosse.
    “Adesso!” pensò il castano, spostandosi di lato.
    L’albino, che stava facendo pressione con la sua spada, si sbilanciò in avanti, incespicando.
    Myde sorrise, esibendosi in un tondo.
    Il suo avversario si lasciò sfuggire un verso di sorpresa. Nonostante questo riuscì, con un montante, a colpire la chiave, deviandone la traiettoria.
    Il custode rimase spiazzato a quella mossa, era rimasto con la guardia scoperta e il keyblade sollevato sopra di sé.
    Haiiro girò il polso, impugnando meglio l’arma, e attaccò l’altro con un fendente orizzontale, certo di colpirlo.
    “Maledizione” pensò Myde. La lama lo stava per colpire, rischiava di finire a terra.
    Mizu e Vi guardavano la scena col fiato sospeso, chiedendosi quale sarebbe stato l’esito dello scontro.

    Il giovane custode si mosse velocemente indietro, sentendo lo spostamento d’aria provocato dalla lama dell’amico a pochi millimetri dal petto.
    Quella situazione, però, gli fece venire un’idea.
    -Blizzard!- urlò Myde, puntando il keyblade davanti a sé, come un fucile.
    L’arma venne avvolta da una patina biancastra e da una leggera brezza; entrambe, vorticando in senso antiorario, raggiunsero l’estremità della chiave, condensandosi in un unico cristallo, tutto in pochi attimi.
    Ci fu come una piccola esplosione e il cristallo di ghiaccio venne spinto con enorme forza verso l’avversario, troppo vicino per poterlo evitare.
    Haiiro strinse i denti, seccato. Alzò la spada sopra la testa e la calò, spaccando alla perfezione l’enorme scheggia congelata in due parti, pressoché simmetriche.
    Lo spadaccino rimase addirittura sorpreso da quanto la sua spada fosse affilata; fu un momento di distrazione fatale.
    Il grigio sgranò gli occhi, accorgendosi tardi di ciò che aveva intorno: il blizzard si era diviso in decine di minuscoli corpi, simili a sassolini azzurri.
    “Ma che diavolo…?” si chiese, girando la testa a destra e a sinistra, attonito.
    Improvvisamente i minuscoli cristalli esplosero, tutti nello stesso istante.
    Il ragazzo chiuse gli occhi, stringendo i denti per sopportare il contraccolpo, che però non arrivò.
    Quello allora si fece coraggio e sollevò le palpebre: non riusciva a vedere nulla, se non una nebbia bianca che, a contatto con la pelle, gli trasmetteva una forte sensazione di freddo.
    Ma, soprattutto, aveva perso di vista il nemico.
    -Era questo il tuo piano, eh?- si disse, come per rassicurarsi. Si mise in guardia, la lama sguainata davanti a sé.
    -Mi spiace deluderti, ma simili trucchetti…- continuò.
    Sentì un rumore provenire dalle sue spalle: si voltò di scatto, menando un fendente in quella direzione.
    -…Non sono sufficienti!- completò la frase, sorridendo beffardo.
    La sua arma provocò numerose scintille, scontrandosi col keyblade “Chiave di Violino” di Myde. Solo col keyblade.
    -Un Aereoattacco!- intuì l’albino: il suo avversario aveva lanciato il keyblade come un boomerang.
    Haiiro capì che era tutto finito.
    Alle sue spalle, sentì avvicinarsi Myde, che si lanciò in scivolata, colpendogli le gambe.
    Lo spadaccino, privo di un appoggiò, cadde a terra, inerme e privo della sua arma.

    (Victory Fanfare – Final Fantasy X OST)
    La nebbia biancastra si diradò di colpo: davanti ai suoi occhi vedeva solo la volta azzurra del pomeriggio, mentre Myde era in piedi a pochi passi, con un sorriso stampato sul volto allegro.
    -A quanto pare ho vinto io.- commentò quello, tendendo una mano allo sconfitto.
    Quello la rifiutò, alzandosi in piedi con le sue forze. –E’ stata solo fortuna, e poi non avevo ancora sfoderato le mie mosse migliori!- ribatté, con il viso imbronciato.
    -Siete stati bravissimi ragazzi!- esclamò Mizu, avvicinandosi nella loro direzione. Con le mani incrociate dietro la schiena si avvicinò ai due, sorridendo vivacemente.
    -Avete fatto davvero un bell’incontro, e per fortuna non vi siete nemmeno feriti…-
    -Mi prendi in giro? Domani io sarò pieno di lividi!- rispose ad alta voce Haiiro, alludendo alla brusca caduta appena fatta, mentre si scuoteva la polvere dai vestiti.
    La ragazza ridacchiò a quell’affermazione, quindi si voltò, concedendo al castano tutta la sua attenzione:-Myde, sei stato bravissimo! Hai usato delle tecniche davvero spettacolari! Che incantesimo era quello che hai lanciato prima?- chiese, ancora presa dall’eccitazione.
    Il custode indietreggiò, sorpreso e imbarazzato dall’entusiasmo dell’amica. –Beh, è una versione speciale dell’incantesimo Blizzard che ho inventato io, non le ho ancora dato un nome…- cercò di spiegare.
    L’irritazione di Haiiro per la sconfitta si accentuò ancora di più al comportamento della ragazza. Strinse i pugni, tanto da sentire le nocche indolenzite. Chinò lo sguardo, fino a vedersi i piedi.
    “Perché ho perso? Eppure mi sono impegnato al massimo. Adesso…sicuramente Mizu avrà occhi solo per lui.”
    I sentimenti che agitavano il suo animo gli annebbiavano la mente, spingendolo ad attribuire ad altri colpe di cui non si erano assolutamente macchiati.
    -Qualcosa non va?- chiese Myde all’amico, fissandolo con aria un po’ preoccupata.
    Haiiro si ridestò, alzando spaesato lo sguardo.
    -No, assolutamente tutto a posto. Ero solo un po’…contrariato per la sconfitta.- inventò, sfoggiando un sorriso visibilmente sforzato.

    (.Hack//Link OST – Geist)
    I tre stavano ridendo e scherzando insieme, senza dare troppo peso al combattimento di poco prima, lasciando che fosse un semplice allenamento amichevole. Mentre discutevano, però, poco lontano da loro si era aperto un varco oscuro.
    Tutti si voltarono verso di esso, col cuore in gola: si chiedevano chi ne sarebbe uscito a momenti.
    Myde deglutì, mentre vedeva qualcosa apparire tra le spire oscure del varco.
    Ne uscì Mudriel che, tutto trafelato, era corso verso il giovane.
    -Mudriel! Li hai trovati?- domandò Myde, pregando di veder uscire dal passaggio i suoi genitori. Ma ancora non si vedevano, solo Kuroi, Eva e Ienxer stavano uscendo lentamente, a testa bassa.
    Mudriel scosse la testa, prendendo il ragazzo per le spalle, come se temesse che crollasse da un momento all’altro.
    -No, li abbiamo cercati in tutti i mondi, ma non ce n’è traccia, ma c’è un altro problema: abbiamo provato a raggiungere il Mondo Che Non Esiste, ma non ci siamo riusciti. Adesso non esiste più sul serio!-
     
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