D e s t a t i

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  1. fugue
     
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    Schwarz

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    Autore: Sanè
    Titolo: D e s t a t i
    Genere: introspettivo-surreale, OS brevisssssssssima
    Rating: Verde
    Fandom: Kingdom Hearts
    Autore su EFP: Marly94 ( TACETE =ç= )
    Note: Angf. Breve breve breve, giusto un qualcosa venuto così, per caso.

    Il cavaliere non fece nessun gesto; la sua destra inguantata d'una ferrea e ben connessa manopola si serrò più forte all'arcione, mentre l'altro braccio, che reggeva lo scudo, parve scosso come da un brivido.
    - Dico a voi, ehi, paladino! - insistè Carlomagno. - Com'è che non mostrate la faccia al vostro re?
    La voce uscì netta dal barbazzale. - Perchè io non esisto, sire
    - Italo Calvino, Il cavaliere Inesistente


    E cadde. Cadde nel nero, cadde in un pozzo che non aveva inizio né fine, nel quale non era entrato, ma era stato buttato, un pozzo nel quale non sprofondava, non galleggiava, ma cadeva, abbandonato da se stesso e da chi lì l'aveva lasciato, abbandonato a quella sensazione che riempiva le narici, i polmoni, gli occhi socchiusi, che sbattevano le palpebre ritmicamente, meccanicamente.
    Riempiva il petto, lì dove il cuore non batteva, ma danzava, ormai ridotto in frammenti cristallini, macchiati da schizzi carmini e neri, un cuore diventato il marchio del suo peccato, della sua colpa, un cuore che, ormai, come il suo possessore, non aveva più ragione d'essere: stanco, fiaccato, disilluso, ormai preda di quel fio che non voleva combattere, pronto a sparire in un oblio eterno, cullato dai dolci ricordi di un passato che ormai non sentiva più suo, un passato che gli era stato rubato.
    Le iridi s'oscurarono del tutto, un luccichio balenò un attimo davanti a lui, poi il buio schermò anche la vista.
    Dapprima silenzio, poi un’esplosione di colori vorticava nella testa, sprazzi di urla, parole e pianti che si schiantavano su un muro invisibile, colando lenti e ordinati, come inchiostro su uno stampo, andando a delineare forme e figure note, che si seccavano in poco e poi, come polvere, sfumavano via, turbinando in tante leggiadre farfalle di sabbia e terracotta.
    Ricordi. Non. Più. Suoi.
    Reset.
    Dimentica.
    Destati.

    Un rantolo, un sospiro boccheggiato, come se riemergesse da un abisso, come se l’aria fosse un qualcosa di sconosciuto, un primo respiro, un vagito roco saliva dalla gola arida e avida d’ossigeno; continuava, mentre gli occhi si schiudevano lentamente, per poi serrarsi, fulminati dal bagliore del sole.
    ‘Luce. Per…chè?’
    Si sentiva leggero, sorretto da un braccio forte ma tremolante, mentre sentiva su di sé uno sguardo preoccupato.
    Non gli importava, nulla importava. Nulla era reale, tutto era ancora da scoprire. Grugnì, confuso, la mente annebbiata da un velo senza colore né tessuto, senza sapere nemmeno far altro movimento che il respirare; passivamente, sentiva il cuore battere, ruotare su e stesso, comprimersi e poi rilasciare il sangue, e tutto andava acquietandosi.
    Respiro regolare.
    Due iridi color ambra bruciarono il mondo, mettendolo a fuoco, dapprima scontornato, poi più chiaro: eppure, la luce ancora persisteva, lo costringeva a socchiudere gli occhi, lo infastidiva, lo ostacolava; soltanto un viso sopra il suo faceva un po’ d’ombra, alleviando il dolore.
    Una voce calma, ma piena di apprensione, gli fece una domanda che a primo impatto sembrava semplice, ma aveva mille e nessuna risposte, tutte errate.
    “Qual è il tuo nome?”
    Sospirò di nuovo.
    “Xeha…nort.”


    Arrr, commenti :addit:

     
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6 replies since 23/5/2010, 16:33   95 views
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