Quello che non ho mai detto...

"Anche se un giorno voi doveste cominciare a camminare su strade diverse... né l’indifferenza, né la tristezza vi toccherebbero. Voi riuscirete sicuramente a proseguire."

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  1. 'appLe
     
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    Autrice: 'appLe
    Raiting: Verde
    Genere: Romantico, introspettivo, sentimentale
    Capitoli: 7
    Note: Raccolta


    Premessa: A buon intenditore poche parole. Questi sono pensieri fugaci di anime erranti, che analizzano un’amicizia sotto punti di vista diversi. Dove sia la verità, quello non lo sa nessuno.
    Ma voi, potete dare la vostra interpretazione.

    Marta e Cristiano sono amici, ottimi amici. Lei ha ventun’anni e lui quindici, ma spesso sono le parole mai dette che nascondo più significati.



    *




    Veronica~

    Non mi è mai piaciuto quel posto e mai mi piacerà. Un piccolo paesino sperduto tra quattro monti.
    C’era verde, verde ovunque, di ogni tonalità: bello, brillante, allegro. Troppo verde per i miei gusti.
    Colmato da case vecchie, polverose e semi decrepite, che rispecchiavano alla perfezione i loro abitanti: nonnetti bacucchi la cui età media oscillava tra i 100 ed i 110 anni.
    Apparentemente potevi anche ipotizzare di rilassarti; in fondo c’era pace, leggiadri uccelli cinguettavano sereni nell’azzurro cielo estivo e barbari bambini schiamazzavano tranquillamente rompendomi il quadretto. Non bastava mio fratello piccolo, Edoardo, molestatore di professione, a distruggermi la mia già imperfetta estate, ora si ci mettevano anche quei teppisti maleducati ed incivili!
    Quello di cui ti fai meraviglia alla fine ci capiti…è proprio vero.
    Fu tra quei teppisti che lo vidi la prima volta: Cristiano Alfonsi.
    Sono tre o forse più anni che ogni estate mi riduco il fantasma di me stessa pur di farmi notare da lui. Ho sempre immaginato nelle mie recondite fantasie un possibile “noi” e come per incanto è successo.
    Stavo solo sognando? Oppure era un incubo? Se anche lo fosse stato non volevo svegliarmi da quell’universo dai colori sgargianti.
    Lui era perfetto nella sua imperfezione, seppure ai miei occhi appariva al pari di un dio greco. Un moderno Patroclo, splendido nella sua armatura di finta spavalderia, sotto la quale si nascondeva un tenero bambino bisognoso di cure.
    Ogni momento di quelle fresche giornate montane lo passavo ad osservarlo, soffermandomi su ogni dettaglio: i capelli dorati, morbidi, mossi dal vento, il fisico snello e leggermente femminile, tenero ed accattivante. Ascoltavo il fiato affaticato uscirgli mentre correva per il piccolo campetto appassito, bagnato dal suo sudore.
    Mi piaceva, sotto ogni aspetto ed ogni forma.
    Io però non ne ero degna. Non ho mai compreso come affascinare un uomo e mi sono sempre ridotta letteralmente in ginocchio nei loro confronti pur di portarli dalla mia parte.
    Capivo di sbagliare, ma non avevo altra scelta o semplicemente non ne trovavo una.
    Forse è per questo che ho visto avverarsi i miei desideri. Credevo di essere divenuta importante per qualcuno.
    …Sono stata davvero un’ingenua.
    Ero disperata. Lui stava con me, ma era assente.
    Diceva di desiderarmi, ma pensava ad altro.
    Non guardava mai me, guardava l’altra, l’amica perfetta.
    La somma Marta, come veniva riflessa nei suoi profondi occhi blu.
    Era fatta a pennello. Determinata, presente. Lui l’adorava. La sua immagine, così innaturale e splendida, era più simile a quella di un eroina dei fumetti…troppo bella per essere vera.
    Però per lui era tutto, come un sole a mezzanotte, irradiante di luce pura ed intensa. Quello spettacolo, così toccante, faceva crescere in me una rabbia più forte e più inconcepibile della pazzia.
    Mi sentivo morire, pensando che prima o poi sarei esplosa. Non sopportavo l’idea che lui rimanesse un solo secondo con lei, ogni loro ritardo era per me una pugnalata nel petto, ogni loro sguardo mi sentivo punzecchiare da mille aghi, ogni loro abbraccio era per me una morsa soffocante. Stavo perdendo il controllo, mi mancava il respiro. Annaspavo nella mia innocente gelosia e sospettai il peggio.
    Non potevo più vivere con quel sospetto. Non osavo nemmeno avvicinarmi a lei, limitandomi a mandarle frecciatine male auguranti.
    Erano finti amanti, i più belli che avessi mai visto. Il loro era un sentimento insolito, mascherato da affetto sincero, eppure lo vedevo, ardere nei loro respiri al solo sfacciato pensiero: passione.
    Semplice e sfuggente passione.
    Anche se credi di aver distrutto tutto, il ricordo resiste. Sia l'amore, sia l'odio rimangono nel cuore e possono farci soffrire o salvarci. I sentimenti...non muoiono mai!
    Forse, un giorno, anche loro…chissà.
    E’ una bella giornata, ma fuori è freddo. Anche se il sole splende i suoi raggi non riescono a riscaldare il mio spirito.
    E’ ottobre oramai, un altro anno è passato, ma il dolore e le sue paure, non hanno voluto seguire i ricordi di questa ennesima sfaccettata estate.

     
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  2. XxXDemiXxX
     
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    T________________________________________________________________T

    Mi ha fatto piangere.
     
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  3. Salamence_95
     
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    anche a me .................. T__T
     
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  4. »Gray«
     
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    bella storia, commovente
    ben strutturata anche dal punto di vista descrittivo, sia dell'ambiente circostante che dei sentimenti ^^
     
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  5. 'appLe
     
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    Ebbene si questo capitolo è basato su di me.

    Marzia~

    Conoscete il mito della Tanabata? Il giorno dei sospiri, delle anime desiderose di una gemella irraggiungibile?
    Avete sentito i loro lamenti, bisognosi l’un dell’altra, ma impossibilitati a realizzare i propri desideri?
    Questa è una leggenda risalente a 2000 anni fa, se non più antica.
    Alzate gli occhi, cosa vedete?
    Il cielo notturno, striato di luci, impercettibili punti brillanti tessuti nel tempo. In quella regione oscura, che noi mortali non possiamo visitare se non in fantasiosi pensieri, viveva una fanciulla.
    Di lei non si elogia l’aspetto fisico o la purezza di cuore, ma si decanta solo la sua straordinaria dote di tessitrice. In ogni istante di vita, senza dar sollievo alle esili dita giovani ed agili, tesseva vestiti, irradiati di luce propria.
    Il sommo signore di tutte le divinità, mosso a compassione per quella instancabile dea, essendo in età da marito, le trovò un compagno degno di lei: un giovane lavoratore infaticabile.
    I due non si erano mai conosciuti, né sapevano nulla l’uno dell’altra e timorosi di un destino che non sentivano loro, temevano i giorni che li avvicinavano sempre più alle nozze.
    Respirate a fondo, cosa sentite?
    Fiori d’arancio, forti ed agrodolci, investono prepotenti l’aere. Il giorno delle notte era giunto, ma le paure dei due sposi non cessarono, fino a quanto, sull’altare, non incrociarono i loro sguardi e fu lì che il mito si sospende.
    Chiudete i sensi, cosa vi dice il cuore?
    Nessuno sa cosa accadde in quella frazione di secondo, in quell’incrocio di sguardi, di sospiri insicuri, di fiati trattenuti.
    Cosa riflessero quegli occhi incontrandosi l’un l’altro?
    Forse esplose la più travolgente delle passioni, amore a prima vista, fulmine a ciel sereno; oppure disprezzo ed insoddisfazione legato ad un fervente bisogno carnale.
    E se invece non fosse nulla di ciò che conosciamo? Chi ha mai detto che l’amore è per forza come crediamo, stereotipo della società moderna, anzi, chi ha mai detto che quello fu proprio amore. Infondo, cosa ne sappiamo noi su questo mistero della vita?
    Volete sentire il resto della storia?
    Tra i due novelli sposi esplose un sentimento inesistente. Era amore? Era desiderio? Semplice necessità? Oppure qualcosa che nessun essere umano aveva mai provato? Lo si percepiva, ma non lo si vedeva. Non era chiaro e limpido, ma fugace e nascosto. Esisteva, ma non era concreto.
    Ma allora cos’era?
    Io credo che nulla di ciò che viviamo sia davvero come ce lo immaginiamo. Ogni cosa nasconde mille interpretazioni, un po’ come un diamante. Brillante, costoso ed affascinante, con mille facce rilucenti una uguale all’altra, ma ognuna nasconde una parte di bellezza tutta sua.
    Qual è la più bella? E chi lo sa! Però, proprio come un diamante ha tante facce, un sentimento, o quello che sia, ha mille interpretazioni.
    Come i due novelli sposi non seppero mai cosa provarono l’uno per l’altra, neppure noi possiamo mai sapere cosa proviamo verso chi ci sta intorno. Possiamo semplicemente ipotizzare e tentare di dare una soluzione, sbagliata che sia e vivere cercandone una conferma.
    In fondo, è tutto un puzzle, bisogna trovare il tassello giusto per completare il gioco, così da avere il quadro completo.
    Ma se non riesci a vincere il gioco, se non riesci a completare il puzzle?
    Sei solo un perdente.
    Chi sono io?
    Una bambola polverosa e lasciata a sé, invidiosa di chi può provare qualcosa. Io sono sola, statica nel tempo che trascorre inesorabile. Non esprimo emozioni, non trasmetto emozioni; sono perfetta nella mia imperfezione.
    Per quelle come me, non può esistere la felicità, la tristezza: noi non abbiamo una cuore. Se lo sono portato via tanto tempo fa.
    A volte... sì, a volte, vorrei non essere mai nata.

     
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4 replies since 1/4/2010, 17:50   133 views
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