Babilonia

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  1. Zetsubò Bin'
     
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    ha qualche passaggio volgarotto e alcuni riferimenti alla religione odierna,la storia narra di un giovane uomo che lungo il suo cammino rimane corrotto dal male assoluto,portando ad avvenimenti epocali,ci tengo a precisare che questo NON è un fantasy,e non voglio nemmeno che lo sia!

    Babilonia.
    PROLOGO.

    Vi è il male ed il bene... Non vi conviene sapere altro.

    L'uomo va a cavalcioni sulle spalle del fato.
    La rabbia da voce ai sentimenti iracondi.
    La verità và appresa, non imposta, ed è proprio in questo frangente che gli uomini sbagliano, sacerdoti che dettano leggi tramandate di generazione in generazione e antichi testi scritti forse da un blasfemo, da uno scemo del villaggio; in particolare vi è la natura del mondo, degli uomini e della volta celeste, questa storia è divenuta col passare del tempo il germoglio per la religione di oggidì, rinchiudendoci in un serraglio di emozioni fasulle e di illusioni invincibili.
    Questo racconto lo amiamo narrare nel seguente modo...

    "In principio venne creato il cielo, la terra, le stelle e l'alternarsi del giorno e della notte, poi vennero gli animali, gli esseri più puri del mondo già da allora, esseri che agivano per ciò che Il Padre li aveva creati, questo mondo di materia e spirito faceva da confine per due enormi regni, quello del Paradiso e quello dell'Inferno. Poi si generarono l'uomo e la donna, padroni di dominare su tutto ciò che avevano intorno...
    Col tempo i due pargoli diedero alla luce dei figli, che a loro volta ne ebbero altri fino a raggiungere una quantità sconfinata, ma non tutti agivano secondo le leggi dettate dal creatore, un uomo in particolare si dimostrò malvagio e crudele nei confronti dei suoi fratelli, tant'è che Il Padre decise di confinarlo nell'Inferno, vera e propria prigione dell'anima dove gli sventurati abitanti dovevano subire torture strazianti e dolorose, quell'uomo, di nome Lucifero, non si pentì affatto e, al contrario, si adirò come non mai facendo rabbrividire persino i demoni infernali, la rabbia che maturò negli anni a venire si tramutò in vero e proprio potere, con esso Lucifero si proclamò signore dell'Inferno divenendo il Diavolo.
    La prima cosa che fece fu maledire gli uomini della Terra lanciando su di loro una stigma che li spinse a commettere atti malvagi verso altri uomini, donne, animali o bambini, questa maledizione si sarebbe ripetuta ad un uomo qualunque ogni tre anni, così facendo il mondo avrebbe incontrato un'Apocalisse certa.
    Anni dopo Il Padre decise di affidare la protezione del mondo a Cinerio, un pastore che fin da bambino gli era stato fedele, si presentò a lui sotto forma di colomba e lanciò la sua benedizione.
    Il pastore alla vista della colomba si sentì avvolto da un'abbraccio forte e amoroso, riconubbe subito il suo dio in quella divina creatura e si inginocchiò umilmente.
    Cinerio ottenne la capacità di compiere i prodigi del Padre con il solo utilizzo delle sue mani, il suo compito consistette nello scacciare gli spiriti maligni invocati da Lucifero dal corpo degli uomini, ma ad ogni animo purificato avrebbe dovuto farsi contenitore di quel male, un male che sarebbe cresciuto col tempo, ottenne pure la vita eterna in modo da poter compiere il suo dovere eternamente.
    L'illuminato pastore apprese il volere dell'altissimo e cominciò a raccogliere, come pecorelle smarrite, i fratelli che avevano perso la strada, li condusse ad un monte che venne poi ribattezzato Monte Purgante, qui Cinerio cominciò la sua impresa.
    Passarono mille anni da allora e quell'uomo continuò a purificare gli animi corrotti dalla maledizione divina, il mondo riuscì in questo modo a soppravvivere all'imminente Apocalisse e Cinerio si trova ancora sulla vetta del monte ad estendere la sua sacra parola su tutti gli esseri viventi".

    Questa è la storia che generò la nostra attuale devozione, la nostra odierna fede, sono state erette cappelle alte come montagne in favore all'impresa di Cinerio e intanto dei gruppi cavallereschi nascevano, partoriti da persone fedeli e allo stesso tempo forti in combattimento.
    Col tempo il gruppo di cavalieri noto come "L'Alta Croce" formò un'enorme esercito e dichiarò guerra ai regni lontani che non accettavano l'esistenza di un dio creatore, inizialmente si cercò di negoziare ma di fronte alle continue negazioni da parte di quei popoli si decise di attuare uno sbarco massiccio in quelle lande, chiamate in seguito "Terre Eretiche", con il solo scopo di uccidere tutti coloro che avessero osato opporsi alla legge del Padre.
    A quanto detto dai reduci della spedizione, sembrava che i cavalieri uccidessero pure le donne ed i bambini oppure razziassero i villaggi in cerca di bottini preziosi, tutti destinati al comandante dell'esercito Pilatte, si cominciò quindi a dedurre che la missione nelle Terre Eretiche non fu solo a scopo religioso, ma anche al fine di accumulare ricchezze e lotti terreni, molti re e regine si ribellarono a queste barbarie ma di fronte al potere esercitante dai crociati si trovarono di fronte a due alternative: o accettare le cose come stavano, o andare incontro a morte per tradimento, la maggior parte decise di tacere per paura di vedere il proprio regno collassare, mentre coloro che osarono portare avanti la ribellione vennero giustiziati dai reggenti delle città crociate; solo una persona fù in grado di protestare rimanendo intoccabile, munita dell'appoggio di Cinerio stesso, la regina Fiamma Azzurra, sorella del comandante Pilatte.
    Fiamma riuscì a formare un possente gruppo di rivolta, un ordine assistito dai più giusti sacerdoti, quelli che avevano preferito la fede alle ricchezze, in poco tempo fece cessare la guerra e si guadagnò la fiducia di Mhan Bhir, il più importante capo delle Terre Eretiche, secondo solo al re Odino.
    Pian piano i soldati cavalieri fecero ritorno alle loro dimore dove venivano serviti come eroi di guerra dalle mogli sottomesse, coloro che non possedevano una famiglia si mettevano ad esercitare la professione appresa sul campo di battaglia anche in patria diventando i cosidetti "cavalieri erranti".
    Le ostilità tra Pilatte e sua sorella Fiamma durarono a lungo, così tanto che i due risucirono a fondare delle città proprie: Erisea, governata dall'ormai Re Pilatte e Apollonia, capeggiata in modo magistrale dalla giusta e venerata Regina Fiamma, entrambe appartenenti al continente natale dei due sovrani, "Serenissima" ; Erisea cresceva imponente grazie agli atti bellicosi capeggiati dal re mentre la città della sorella era orientata più ai valori religiosi e, cosa più importante, allo sterminio dei cosidetti "Spiriti irosi", le anime che ogni tre anni venivano corrotte dalla maledizione di Lucifero, trovarle era molto difficile ma fortunatamente Cinerio poteva contare sul suo potere divino e la ricerca di quegli spiriti irosi non divenne mai dispersiva.
    Tuttavia il corpo del santo protettore fu soggetto a terribili cambiamenti,la pelle si increspò e consumò fino a raggiungere una colorazione nera, i capelli caddero a terra, bianchi come la neve, mentre le sue abilità intellettive calarono spaventosamente; infine Cinerio piombò in un sonno oscuro, scaturito forse dalla sua anima prossima alla corruzione completa, la regina Fiamma tentò invana di risvegliarlo usando unguenti ed erbe varie,cercò pure di tastare la sua pelle con dei ferri ardenti sperando che il dolore lo risvegliasse, non fu così...
    Il mondo divenne nuovamente teatro di una prossima apocalisse, si potevano quasi udire le grida di dolore delle genti lontane,aggredite dagli spiriti irosi, anche se nessuno degli abitanti di Serenissima se ne curò, tutto ciò favorì re Pilatte che riaprì le crociate nelle Terre Eretiche, senza l'appoggio di Cinerio sua sorella non potè far niente e si rassegnò al suo destino, divenendo schiava del fratello tirannno.
    Mhan Bhir venne ucciso dai crociati e sua moglie, di fronte all'immensa armata nemica, non potè fare altro che sottomettersi promettendo il suo corpo in cambio della salvezza dei sudditi, Pilatte rifiutò le condizioni della donna e la tramutò nella sua donna di piacere uccidendo ugualmente i sudditi del suo castello.
    Passò qualche anno da allora e i crociati cominciarono a fondare le loro prime città nelle Terre Eretiche come Accidia, Gelosia e Ira, quest'ultima venne fatta capitale e presto si tramutò in un punto di riferimento per molti pellegrini che volevano dilettarsi nell'arte della guerra, cinque anni dopo il re ci fece costruire un'imponente castello in cui volle risiedere per tutta la durata della missione.
    Cinerio non si risvegliò più, ma nonostante il sonno maligno trascorse molto tempo senza morire di fame o sete, Apollonia assistette alla dipartita di numerosi cittadini fedifraghi che non potevano più contare sulla loro regina ridotta in schiavitù.
    Un giorno la moglie di Bhir diede alla luce un bambino, figlio legittimo di Pilatte, il re non potè sopportare l'idea di avere un figlio mezzo eretico così decise di ucciderlo gettandolo nel pozzo del castello, ma la donna si oppose a quell'atto violento e una notte nascose il piccolo in un cesto e lo posò sulle acque del fiume adiacente alla città di Ira, la corrente lo avrebbe trasportato lontano dal padre, lontano dalla morte, ma il prezzo che la vedova pagò fu molto caro... ... venne bruciata viva!


    STORIE DEL PRINCIPIO.
    I : Il Cavaliere Giovane.
    L'Alta Croce collezzionò molte vittorie nel corso degli anni, e ad ogni vittoria la loro fama a Serenissima saliva, potevano quasi aspirare alla conquista dei territori adiacenti alla patria ma il sogno di conquista era rivolto alle Terre Eretiche.
    Tanta gloria era dovuta in parte alle brillanti strategie dei capi dell'armata, il più autorevole, divenuto infine generale, era il freddo e spietato Dazio, un uomo di cinquantaquattro anni fedele all'anziano re, ma non era il solo a venir ricompensato con medaglie al valore e aumenti di paga, il prode e generoso comandante Ambrus raggiunse un rispettoso rango grazie all'abilità in combattimento e l'ardente forza di volontà, col tempo divenne un punto di riferimento per molti soldati neofiti, in particolare uno...
    Il nome di quel soldato era Coris, che in lingua arcana significa "Grazia", costui venne costretto a far domanda di reclutamento all'età di quattordici anni da Ambrus stesso, era l'unico modo per salvarlo dai cavalieri che distrussero il suo villaggio, Coris apparteneva alle Terre Eretiche ma nessun crociato lo importunò, la sua natura era segretamente tenuta nascosta anche dal comandante Ambrus.
    La scalata alla gloria di Coris fu rapida, in pochi anni si guadagnò la fiducia di Ambrus e di molti altri cavalieri fino ad autoproclamarsi un nemico della sua terra di appartenenza, riuscì a diventare capo di una squadra di giovani cavalieri, i superiori credevano che la sua esperienza sul campo avrebbe inciso positivamente sui suoi coetanei di diciott'anni, non ci mise molto ad abituarsi alla nuova posizione nell'esercito e proprio come un grande comandante attuava già le sue prime strategie di attacco e difesa, queste sue doti gli garantirono il titolo di "Cavaliere Giovane".
    Un giorno, durante un'assedio ad una delle poche fortezze del territorio nemico, Coris si sentì diverso, la sua spada sembrava muoversi autonomamente e mietere i soldati nemici che pian piano diminuivano di fronte alla forza e destrezza dei crociati comandati dal Cavaliere Giovane, fu proprio lui ad ucciderne la maggior parte facendo uso solo della sua sibilante lama.
    Ciò che Coris provò in quel momento era come un senso di rabbia sanguinaria rivolta agli avversari, il suo continuo avanzare seminava morte tra le fila nemiche della piccola fortezza, non risparmiò neppure le innocenti contadine o gli anziani, persone che Coris solitamente risparmiava.
    Quando gli eretici vennero completamente decimati, e la bandiera crociata posizionata sullo stendardo della torre più alta, Coris calmò i suoi ardori ansimando per lo sforzo compiuto, i suoi cadetti lo acclamarono come un eroe di guerra .
    -Evviva il nostro capo, evviva, evviva! !- Urlarono.
    Il Cavaliere Giovane sorrise giusto per dare un senso all'acclamare dei soldati ma dentro di sè non potè provare alcuna gioia da quella battaglia, per la prima volta aveva versato sangue innocente, ma questo gesto non era premeditato; ciò che Coris temeva era che il crudele "Seme della violenza" , che popolava i racconti della mitologia eretica, si fosse abbattuto su di lui per incitarlo a fare del male.
    -Prima o poi capita a tutti.- Disse una voce alle spalle di Coris, che si voltò incuriosito.
    Alle sue spalle c'era nientemeno che il biondo comandante Ambrus, con indosso la classica uniforme nera con croce rossa da cavaliere comandante, al contrario di quella di Coris che era bianca, costui fu spettatore della battaglia da una collina in lontananza, Coris alla vista del prode cavaliere stette per inchinarsi ma Ambrus lo fermò prima che si piegasse del tutto.
    - No, no, no, non c'è bisogno di tante cerimonie! - Poi si mise a ridere.
    Intorno ai due si creò un gran movimento, i soldati erano liberi di accapparrarsi tutto ciò che trovavano sul campo di battaglia eccetto pietre preziose, gioielli e altri beni di valore, quelli erano destinati a Pilatte.
    Ambrus e Coris uscirono dalla fortezza mentre il messaggero spediva il messaggio di riuscita della missione al campo base tramite piccione viaggiatore, il volatile attirò lo sguardo del giovane .
    -A volte vorrei avere le ali, mi piacerebbe tantissimo sorvolare i campi di battaglia come quell'uccello lassù, mi sentirei intoccabile!- Coris chiuse gli occhi e si mise ad immaginarlo.
    Ambrus si grattò la testa.
    - Coris, ti senti meglio ora? - Disse, richiamandolo con una pacca sulle spalle.
    - Meglio? - Il ragazzo tentò di nascondere il suo imbarazzo fingendo.
    - Inutile nasconderlo, ti ho visto mentre combattevi,anche se da lontano! -
    - Io... -
    - Mh? ! -
    - Io... ... ... ... -
    - Mh!?! ? -
    - Io... ...Non volevo farlo! -
    - Ascoltami bene figliolo, la guerra toglie molte cose,sia ai vincitori sia agli sconfitti, questi ultimi perdono talvolta la famiglia o la vita stessa, mentre i vincitori: quelli che sono stati sul campo di battaglia, quelli che hanno strappato i bambini di braccia alle madri per poi sgozzarli, quelli che hanno incendiato i villaggi distruggendo la morale altrui, quelli che hanno visto gli occhi imploranti di pietà delle vittime innocenti eppure hanno ugualmente vibrato il brando, tutti questi hanno perso l'anima, l'hanno venduta al Diavolo, e l'anima non può venir recuperata, perciò ora mi chiedo ... Se costoro si sono dannati eternamente macchiando il proprio ego con il sangue altrui, sono in egual modo dei vincitori? ! -
    Ambrus durante il suo servizio non aveva mai ucciso nessun civile, il suo animo era eguagliabile a quello di eroi come Eracle o Perseo, ma di questo non se ne vantava poichè credeva che chiunque in vita avesse scelto il sentiero della guerra era destinato ad un esistenza miserabile, eccetto Coris, che scelse quel sentiero sotto consiglio di Ambrus per salvarsi da morte certa.
    - Non sò cosa mi è successo,è stato come un attimo di follia! -
    - Cerca di opporti alla tua sete di sangue, oppure diverrai come quei porci che comandiamo, intesi? - Ambrus mise una mano sulla spalla del giovane e aggiunse -Forza, torniamo al campo, hai avuto una giornata difficile! -
    Poi se ne andarono lasciando la fortezza in balia dei cadetti.

    Edited by Zetsubou Milian - 24/3/2010, 19:46
     
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  2. Zetsubò Bin'
     
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    altri due capitoli

    II : La Partenza .
    Parecchio lontano dal territorio crociato vi era un piccolo villaggio con le costruzioni in pietra e i recinti per animali, gli abitanti erano degli eretici che esercitavano differenti professioni:mercanti, fabbri, contadini e pastori, uno di questi era Joseph.
    Quell'uomo proveniva da Serenissima e seguiva con fede gli insegnamenti del Padre, durante la sua permanenza in quel villaggio di eretici non venne mai attaccata la sua devozione, forse per il semplice fatto che Joseph era un uomo buono, forse il più buono dell'intero mondo, aiutava la gente in difficoltà con il lavoro, sosteneva gli anziani con incapacità motorie e si prendeva cura della moglie incinta, Mary, una bellissima sarta.
    Joseph portava con sè un vecchio tomo di nome Biblia, scritto per metà da suo padre, l'altra metà era ancora vuota e quel pastore si era prefissato il compito di riempirla narrando della sua devozione e delle ingiuste crociate.
    Un mattino decise di lasciare il villaggio insieme alla moglie temendo l'arrivo dei crociati che una volta giunti avrebbero saccheggiato e ridotto in cenere le abitazioni, il devoto marito non poteva attendere la nascita del figlio in un luogo prossimo alla distruzione, perciò con l'aiuto della moglie preparò un grosso carro, si sarebbe portato via da casa solo gli oggetti utili al fabbisogno quotidiano, un asino per trainare il carro e un bue, ma sopratutto il prezioso testo tramandato dal padre .
    - Moglie cara, abbiamo preso tutto ? - Mary rispose - Penso di sì, anche se ... - Si interruppe bruscamente .
    - Cosa succede ? - Disse Joseph cercando di incitarla a parlare.
    - Oh, Joseph, siamo qui da dieci anni, questo posto è diventato casa mia e non potrei sopportare l'idea di abbandonare il villaggio lasciando tutti in mano dei cavalieri! -
    - Lo stiamo facendo per il nostro avvenire, io ho cercato di parlare con gli altri ma sembrano decisi a restare, non voglio obbligarli, hanno uno spirito forte e deciso! -
    - Vorrei poter impugnare una spada e difendermi da sola! -
    - No Mary, ricorda ciò che Il Padre insegna "Uccidere qualcuno comporta la perdita di un frammento dell'animo, più persone cadranno di fronte alla tua effige, più frammenti cadranno dal tuo disegno, fino a scomparire", questo è il quinto comandamento ed quello che più incide su noi tutti ! -
    La sarta si sentì umiliata dalle parole del marito, più di una volta aveva accennato all'uccidere o all'odiare il prossimo ma grazie al sostegno di Joseph non perse mai la strada.
    - Senti, io vado a dare la notizia ai nostri amici, la piazza è molto popolata in questi giorni di mercato, tu sali sul carro e aspettami. - Disse Joseph.
    Il mercato del villaggio era l'unico luogo degno di venir visitato, le varie bancarelle stracolme di merce potevano competere tranquillamente ai grandi negozi di Erisea, quel giorno però non vi fu nessuno intento a vendere, tutti si erano raccolti attorno alla fontana al centro della piazza e su di essa, una donna in armatura e spada, lanciava una sottospecie di annuncio.
    - L'ora è giunta ! Non permetteremo ai cavalieri di spezzare il nostro orgoglio ! - I popolani intorno a lei erano armati di forconi, accette ed armi improvvisate nonchè rudimentali, in coro risposero - A morte i crociati! -.
    Joseph, incuriosito da tal manifestazione, si avvicinò agli amici del villaggio cercando spiegazioni .
    - Gente, che state farneticando? - Chiese con convinzione.
    La donna in piedi sulla fontana si rivolse al pastore con tono pesante - Joseph, mi stavo chiedendo dove fossi finito, unisciti alla nostra causa e diverrai forte e famoso! -
    - Che stai dicendo,si può sapere Giòanne? -
    Giòanne era la donna più forte del villaggio, lavorò nella milizia di Serenissima ma in seguito ad un tentativo di stupro da parte del comandante fuggì nelle Terre Eretiche e da allora non se ne andò mai più, la sua maestria e tenacia sul campo di battaglia fu di esempio per i giovani che volevano dilettarsi nell'arte della battaglia.
    - Guardati attorno, questi uomini hanno scelto la strada che li condurrà ad essere i più famosi guerrieri delle nostre terre, abbiamo deciso di formare un grande esercito e lanciarci contro la maledetta armata di Pilatte! - Joseph non potè crederci, pensava che il tutto fosse solo uno scherzo ma gli occhi pieni di ardore degli abitanti del villaggio lasciavano poco all'immaginazione.
    - Ma.. Donna, tu sei andata fuori di testa, come possono un branco di zappaterra come noi divenire guerrieri? Siamo in meno di novanta e l'esercito di Pilatte comprende milioni di cavalieri! -
    - Queste persone hanno avuto modo di scegliere: O restare con la famiglia e venir presto distrutti o imbracciare le armi e combattere per una giusta causa, hanno tutti scelto di difendere il nostro continente, puoi biasimarli? Poi non agiremo da soli, ben altri villaggi hanno appoggiato la nostra proposta, compresa l'Armata della Terra di re Odino! -
    Dalla folla riunita emerse un uomo dai capelli e barba neri come la pece, munito di arco e frecce,il suo nome era Diàn, miglior amico di Joseph.
    - Joseph,io resto! - Il pastore alla vista dell'amico si sentì risollevato, quasi non gli importò più di tutti quei vecchi conoscenti che stavano andando incontro alla morte, non li avrebbe comunque rivisti poichè stava per andarsene da quelle terre, ma nel profondo provava già nostalgia.
    Giòanne incitò gli uomini i quali si misero a cantare in coro una canzone popolare, quello sarebbe stato il loro inno alla vittoria, quando la canzone giunse a metà quei coraggiosi martiri erano già oltre la collina.
    Diàn, il cacciatore, Poggiò una mano sulla spalla di Joseph cercando di rallegrarlo, quest'ultimo sorrise amichevolmente come di consueto e portò l'amico a casa.
    La sera calò come un velo opaco, solitamente durante le serate nel villaggio si poteva udire un brusio indistinto dovuto a vari rumori, naturali e non, di questi suoni rimasero solo quelli generati dai grilli, i gufi e quant'altro, i brontolii dei popolani oppure le martellate del fabbro a notte tarda erano scomparse, questo non piaceva a Joseph, che amava lasciarsi cullare da quei rumori, generalmente fastidiosi; durante quel momento di solitudine a Diàn venne fatta una proposta...
    - Io e mia moglie stiamo per andarcene, abbiamo paura dei soldati e vorrei che tu venissi con noi, Diàn. - L'amico ci pensò per qualche istante premendo l'indice contro la tempia e roteandolo, infine rispose - Non lo sò amico, qui non mi manca niente, ho una casa e una professione, ho il mio cavallo, perciò se dovessi scappare potrei farlo senza problemi, non sò se è giusto abbandonare tutto questo. -
    -Diàn, i mercanti se ne sono andati, tu sei un cacciatore e per vivere devi vendere la carne o la pelle delle tue prede, ora che sono andati via tutti a chi le venderai? -
    Questa affermazione stroncò l'amico, che si mise a battere nervosamente le dita contro il tavolo a mò di ticchettio di orologio, si morse il labbro inferiore come per affermare la sua indecisione quando Mary intervenne.
    - Diàn, il posto che vogliamo raggiungere è molto più ricco di questo villaggio, là vi sono i negozi più forniti del mondo e la selvaggina è molto diffusa, sò che là si fanno affari d'oro, un uomo qualunque può diventare un signorotto! - Diàn si alzò di scatto ed esclamò - Se le cose stanno così non ci penso due volte a venire con voi! -
    Joseph sorrise alla moglie e abbraccio Diàn, il mattino seguente sarebbero partiti.

    III : Il ricordo di un'anima smarrita.
    Coris giaceva solitario in un luogo a lui molto caro, la collina più alta dei dintorni,quella dove lui, Ambrus e Lithos, un vecchio amico, amavano trascorrere il tempo libero, sulla cima della collina giacevano tre spade incastonate nel terreno dinnanzi ad un grosso albero, erano lì ormai da molto tempo e la ruggine le aveva rese inutilizzabili.
    Lithos era un giovane uomo fedele all'armata,amava la natura e la libertà, su quasi tutto il corpo portava delle cicatrici, segno di varie risse e pestaggi da parte di tutti coloro con cui ebbe a che fare nella sua breve e triste vita.
    Coris fece il saluto militare mentre un ricordo riaffiorava per la sua mente.

    - Io vengo da Giazza, la città del miracolo, si dice che in quel luogo si fosse verificato un grande avvenimento, il grande Cinerio apparve durante i giorni di carestia e moltiplicò il pane e i pesci, così la città venne salvata, io ero ancora un bambino quando mi raccontarono questa storia, me la raccontò la donna più anziana del villaggio, mia nonna, l'unica persona che mi volesse bene, mia madre era morta di lebbra e mio padre... ...A lui non è mai importato niente, amava solo le puttane e il vino, per lui non sono stato che una "casualità".
    All'età di diciott'anni decisi che era il momento delle grandi decisioni,mia nonna se n'era andata e io dovevo lasciare Giazza e cercare la mia strada ma quando lo raccontai a mio padre... Beh... Andò su tutte le furie! Era ubriaco e aveva estratto il suo stiletto, che usava solitamente per invogliare gli altri a fare qualcosa per conto suo, me lo puntò alla gola cercando di spaventarmi, io fui rapido e afferrai la bottiglia sul tavolo accanto a me, poi gliela ruppi sulla testa, la botta lo costrinse a mollare lo stiletto ed io con velocità lo raccolsi per poi ribaltare la situazione a mio vantaggio; speravo che il mio gesto lo costrinse ad accettare la verità, ma era ubriaco, forse più che mai, si riprese dal colpo e si gettò contro di me con il volto sanguinante, nella mano destra teneva stretta la bottiglia rotta, voleva usarla a mò di pugnale.
    Persi l'equilibrio e caddi sulla schiena, lui stava sopra di me e volle piantarmi la bottiglia nel petto, il suo sguardo era colmo d'odio ed era strano, perchè quando mio padre era sbronzo i suoi occhi non avevano espressione, sembravano vuoti; prima che i vetri potessero conficcarsi nella mia carne acchiappai lo stiletto e lo piantai nella sua pancia, lo pugnalai più volte prima di rendermi conto di ciò che avevo fatto.
    Due anni dopo partecipai a questa seconda crociata, già cominciata da qualche anno, mi ero accorto che nella vita non sapevo fare altro che combattere come un lupo solitario, ed eccomi qui! -
    - Bella storia Lithos! -Disse Ambrus.
    - Forse da raccontare... Non da vivere. - Coris intervenne - Ambrus, tocca a te! -
    - Va bene... Dunque, sono nato a Nazareth, la mia famiglia era composta dai più grandi eroi che la storia abbia mai conosciuto, nella mia dinastia si poteva trovare Davide, Achille, Eracle, e molti altri, mio padre non c'era mai, sempre in viaggio verso nuove avventure, fu il primo cavaliere errante esistente prima delle crociate, io sono vissuto dall'età di dodici anni in una villa denominata "Magione Germoglio", ogni giorno mia madre riceveva illustri ospiti mentre io mi allenavo con la spada di legno intagliata da mio padre, anche io volevo diventare cavaliere.
    Un giorno scopriì che mia madre faceva l'amore con alcuni dei suoi ospiti più ricchi in cambio di abiti e gioielli pregiati, quando me ne accorsi scoppiai di rabbia e volli raccontarlo a mio padre perciò gli scrissi una lettera dalla colombaia di città, quando tornò andò su tutte le furie, la prima cosa che fece fu privare la moglie fedifraga dei vestiti e gioielli, regalandoli alle donne della città, poi mi prese con sè e ce ne andammo da Nazareth; parecchi anni dopo, quando avevo appena compiuto sedici anni, mio padre morì di malattia, ma prima di lasciarmi mi consegnò la sua spada, il più grande tesoro della nostra regale famiglia.
    Un anno dopo conubbi una ragazza di quattordici anni, la figlia del conte di Jerusalem, ci innamorammo pazzamente, volevamo perfino fuggire insieme, ciò che non sapevo era che lei era promessa ad un nobile di un paese lontano, lei non voleva sposarlo poichè era conosciuto per le sue perversioni sessuali verso le giovani, perciò cercammo di lasciare quel posto, il nostro amore era una cosa invincibile, solo la morte avrebbe potuto spezzare il nostro legame... ...e così fu!
    Venne uccisa dalla Peste Nera, che non è il nome di una malattia ma il nome di una banda di assassini,famosi per il modo crudele in cui finivano le loro vittime, questa notizia mi venne comunicata proprio il primo giorno di servizio nelle Terre Eretiche, non le ho mai potuto dire addio. -
    Coris e Lithos non osarono aggiungere altro per non turbare l'amico, il cui riaprì la conversazione di sua volontà, forse per non trattenersi troppo su quel doloroso ricordo - Basta parlare di me, ora tocca a Coris! -
    - Non ho molto da dire, mi hanno detto che durante il periodo invernale venni trovato, ancora in fasce, in un cesto galleggiante sulle acque del fiume Argentio, quello che si estende lungo tutto il continente, ogni giorno imparavo cose nuove dagli abitanti del paese in cui crebbi, fino a quando il paese assistette all'arrivo dei crociati, una squadra capitanata da Ambrus stesso,gli abitanti del villaggio morirono tutti, solo io venni risparmiato, Ambrus mi disse che se volevo salva la pelle avrei dovuto arruolarmi nell'esercito, la mia età non contava, avevo quattordici anni e venni chiamato Coris dal qui presente capitano.
    Da quel momento divenni un crociato, anche se eretico, non credo di aver mai ringraziato abbastanza il vecchio Ambrus per avermi risparmiato. -
    I tre amici si trattennero fino all'alba a narrarsi le vicende personali, i pareri e le emozioni, Lithos narrava delle sue disavventure quotidiane, Ambrus dei valori cavallereschi e Coris... Coris stette ad ascoltare.
    Quando il sole sorse e un nuovo giorno spalancò gli occhi, Ambrus ebbe l'idea di fare un piccolo duello a tre con le spade, gli altri due accettarono e sfoderarono le armi.
    I colpi di Ambrus erano possenti e veloci, in grado di tagliare in due un toro, era il più forte di tutti, nonchè colui con più esperienza tra i crociati, Lithos se la cavava con i contrattacchi veloci e i divincolamenti, la sua lama ricurva era un'ottima arma per questo tipo di azioni, Coris invece combatteva ai tempi come un normale soldato di fanteria, talvolta riusciva ad effettuare piccole rotture della guardia, ma non troppo efficenti, si trovò quindi in una posizione di netto svantaggio di fronte ai due, che facevano vibrare le spade con grande velocità e precisione.
    Il duello durò più del previsto, Ambrus venne messo in ginocchio da Lithos che stava per sferrare il colpo finale ma il cavaliere non si fece prendere alla sprovvista e con un rapido gesto si alzò e ferì controvoglia l'avversario al fianco facendolo sanguinare.
    - Oh mio Dio, mi dispiace Lithos! - Il ragazzo premette entrambe le mani sulla ferita lasciando cader l'arma a terra, le sue parole furono piene di umiltà - No, è stato solo un incidente, ne ho viste di peggio! -
    Coris e Ambrus portarono l'amico sanuginante da un dottore al campo base.

    Quello fu l'unico ricordo che Coris riuscì ad estrarre dalla sua mente, cercava di mascherare la tristezza per l'amico scomparso rimettendo insieme, come tasselli di un mosaico, i bei ricordi di quei giorni sereni, il comandante Ambrus arrivò a cavallo ai piedi della collina, anche per lui era un luogo speciale.
    - Coris! - Disse per richiamare l'attenzione dell'amico - Coris, non dovresti essere qui, a breve verrà il tramonto! -
    - Aspetta, vieni quassù! - Ambrus salì per la collina e si appoggiò all'albero, dicendo - Dannazione, la mia schiena stà risentendo degli anni, è proprio vero che superati i trenta si comincia ad andare in malora! -
    Il sole calò lentamente giù per l'orizzonte, l'adulto cavaliere ricordò i bei momenti trascorsi insieme a Lithos ad ammirare il tramonto e l'alba, quando ancora non c'era il pericolo di venir assaliti da nemici in agguato.
    - Te lo ricordi, vero? - Chiese Coris - Certo, come potrei dimenticarmi di un amico? - Rispose il comandante.
    Lithos, in seguito all'amichevole duello con gli amici venne visitato da un dottore dell'esercito, la ferita era molto più grave di quel che pareva e gli unguenti scarseggiavano, quel medico non aveva l'autorizzazione di usare le medicine per ferite del genere perciò utilizzò una radice locale che, se respirati i fumi prodotti dalla sua essicazione, faceva dimenticare il dolore e le altre sensazioni spiacevoli, l'unico contro di quella pianta di nome "vermiglia" era la dipendenza che provocava in coloro che ne usufruivano troppe volte, a lungo andare diventava l'unica ragione di vita per gli sventurati colpiti dal suo effetto, ed infine, raggiunto uno stato chiamato "overdose", incombeva la morte, Lithos morì a causa di questa radice, ne diventò presto dipendente e non potè farne più a meno, Coris lo capì solo dopo la sua morte.
    - Quella pianta l'ho usata anch'io! - Coris venne colto alla sprovvista - Che cosa?! -
    -E' così, durante la campagna invernale i soldati la utilizzavano per non provare freddo, io ero uno di quelli ma fortunatamente il suo "potere" ebbe subito effetti negativi su di me, pertanto mi proibirono di farne uso e rimasi a letto per due mesi, quando potei tornare a combattere la campagna era finita, le vere vittime però arrivarono in seguito, quando quasi tutti i soldati morirono di overdose, i medici non poterono più farne uso, ma qualcuno si è divertito ad infrangere le regole, quel medico che visitò Lithos ha pagato la sua incoscienza con la vita! -
    - Non dirmi che tu... -
    - Torniamo al campo, Coris! -


    Edited by Zetsubou Milian - 21/2/2010, 20:45
     
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  3. Zetsubò Bin'
     
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    eccone altri due,aspetto commenti

    IV : La Riunione Mensile.
    Ogni mese i comandanti e i generali dell'esercito di Pilatte erano obbligati a partecipare alla cosidetta Riunione Mensile per discutere dei profitti sul campo di battaglia, della condotta dei soldati e delle novità in campo guerresco, la riunione si teneva in una sala apposita del castello di Ira, al centro della stanza c'era una grossa tavola rotonda con sopra inciso l'emblema dell'armata, una croce color sangue.
    - Apriamo la riunione dando la parola al generale Owen! - Disse Re Pilatte, seduto al posto più privilegiato con indosso il solito abito regale di color rosso e i capelli grigi circondati dalla corona.
    - Dunque... Ho da riferirvi che uno dei nostri soldati, il cavaliere Ribaldo, ha dato atto a nuovi strani comportamenti durante l'addestramento quotidiano, uno dei miei messaggeri è stato picchiato a sangue da quell'uomo, in più quando si trova tra le mani la sua scure sembra ardere dal desiderio di frantumare il cranio di qualcuno, ritengo quindi che sia un elemento pericoloso e che vada congedato immediatamente!-
    Il generale Dazio,il più autorevole,rispose -La questione Ribaldo è stata chiusa durante la scorsa riunione,quale parte di "ammazzalo-senza-troppe-storie" non hai capito Owen?-
    -Dazio, quell'uomo ha degli amici nell'armata e all'accademia mi hanno insegnato che la morte di un compagno d'arme influisce sul morale dei soldati suoi amici,volevo evitare perdite inutili!-
    - Le perdite inutili si vedranno se non tieni a bada quella belva assetata di sangue! -
    - Mi rifiuto di uccidere un uomo del mio battaglione, cosa penseranno i miei soldati? -
    - Questo non deve essere affar tuo! -
    La discussione si fece animata,il re intervenne alzando il braccio sinistro,segno che ciò che stava succedendo non lo aggradava.
    - Generale Owen, obbedite all'ordine oppure saremo costretti a degradarvi, intesi? - Disse in seguito sua maestà.
    - Intesi... Sire... - Rispose con un filo di esitazione.

    Nell'esercito di Pilatte i ranghi più significativi erano divisi in questo modo, in ordine decrescente dal più autorevole al meno.
    -Generale supremo(Dazio): I generali supremi erano a capo di tutto l'esercito, inferiori solo al re, il loro lavoro era assai impegnativo e oltre al mantenimento delle truppe dovevano occuparsi di burocrazia e politica, ogni generale supremo poteva entrare negli appartamenti del re per riferire ulteriori notizie o semplicemente per chiacchierare, questi generali non scendevano mai sul campo di battaglia, perciò era facile trovarli fuori allenamento.
    -Generale (Owen): Costoro erano a capo delle grandi armate, i loro compiti erano sopratutto militari e poche volte a scopi politici, i generali non scendevano mai in campo se non per i conflitti armati di maggior rilievo, restando nelle retrovie insieme agli alti comandanti.
    -Alto comandante: Gli alti comandanti vivevano in luoghi lussureggianti e potevano aspirare alle paghe più succose,si occupavano di rifornire l'esercito di viveri e armi, la loro abilità in combattimento era assai sviluppata e potevano disporre di strumenti da guerriglia avanzati nonchè della vicinanza dei generali.
    -Comandante(Ambrus): La loro posizione era molto importante nell'esercito poichè dovevano dirigere le truppe nel bel mezzo della battaglia, erano loro a decidere le strategie da adottare ed erano amati dai soldati.
    -Capitano: Erano costantemente immersi nella battaglia, ogni compito bellico più o meno gravante lo svolgevano questi soldati, per tal motivo vi era più di un capitano nell'armata, in molti morivano.
    -Caposquadra(Coris,Ribaldo): Al comando di piccoli gruppi di cadetti, i soldati meno prestigiosi, i capisquadra venivano usati per i lavoretti poco rilevanti, poca importanza si dava alla morte di un caposquadra poichè era facilmente rimpiazzabile da qualcun'altro con un pò di competenza tattica, talvolta anche molto giovani.

    Il re aprì una nuova discussione ,infischiandosene della questione Ribaldo, passando la parola all'alto comandante Ferrum.
    - Mi è giunta voce che un magazzino d'armi ,parecchio lontano dal campo base,è stato preso d'assalto da un gruppo di contadini armati con strumenti rudimentali,comandati da una splendida donna, hanno preso le armi e le armature poi hanno dato tutto alle fiamme, io credo sia opportuno fermarli prima che possano realmente rivelarsi un problema! -
    Gli occhi di tutti i presenti si puntarono con aria accusatoria contro Ferrum, poi, tutti tranne il re ed Ambrus, si misero a ridere con gusto.
    - Ferrum, secondo me ti sei montato il cervello, tu sopravvaluti il nemico! - Disse Dazio con un ghigno snervante - Forse l'attuale campagna autunnale vi stà turbando? Se è così dovremo riconsiderare l'idea di mettervi al comando della "Spedizione dei Mille" -.
    La Spedizione dei Mille era un'iniziativa militare con lo scopo di penetrare nel territorio nemico a ovest e conquistare eventuali accampamenti o fortezze che, a detta degli esploratori, abbondavano; come capo della spedizione venne scelto Ferrum, a patto che la sua condotta si fosse rivelata positiva.
    Le risate riempirono la sala, quando Ambrus decise di intervenire, purtroppo venne fermato da Dazio poichè non aveva ottenuto l'autorizzazione a parlare, il re fu però clemente e lo lasciò parlare liberamente.
    - Grazie Sire... Dunque, io direi che sottovalutare questo movimento ribelle sia sbagliato, riflettete: le Terre Eretiche sono molto più grandi di Serenissima, forse dieci volte più grandi e noi non abbiamo conquistato nemmeno un quarto del territorio, secondo voi, oltre le montagne a ovest e il lago a sud, quanti uomini ci saranno? Cento? Mille? Milioni? Non lo possiamo sapere, potrebbero essere molti di più della nostra intera armata e credetemi, se si spargesse la voce che dei civili hanno preso le armi per difendere la propria patria altri potrebbero trovare il coraggio di ribellarsi, formare un grande esercito, darci battaglia e poi,inesorabilmente, schiacciarci come insetti, mio padre mi ha sempre insegnato che un pericolo incombente va colpito al seme, all'origine! -
    Scese un silenzio demoralizzante che lasciò il tempo ai generali e capitani di riflettere sul da farsi, il re, che prendeva sagge decisioni, risolse la questione.
    - Ho deciso! Ci occuperemo pure di questo problema, il compito di sbaragliare il piccolo gruppo ribelle spetterà al caposquadra Coris, se soddisferà una determinata condizione riceverà un aumento di grado! - Il generale Owen chiese - Che tipo di condizione, sire? -
    -Dovrà portarmi qui quella donna...Viva!-
    La riunione andò per le lunghe, vi erano molti argomenti di cui discutere ma per fortuna Ambrus venne autorizzato a tornarsene in tenda.

    - Sempre Coris... Sempre Coris! E' da troppo tempo che lo elogiano, stò tramontando! -.

    V : L'Apparizione.
    Joseph, Mary e Diàn erano in viaggio solo da un giorno e già l'asino ansimava copiosamente, furono costretti a fermarsi nei pressi di un piccolo laghetto dove poterono concedersi una sosta per riposare le stanche membra.
    Diàn preso arco e frecce e si diresse nel boschetto vicino con la speranza di scovare qualche animale,non gli importò della carne, volle solo mettersi alla prova; Joseph e Mary si sedettero in riva al laghetto, il pastore parve pensieroso.
    - Caro, ti vedo assorto - Joseph disse - Stavo pensando ad una cosa... -
    - E a cosa? - Joseph sorrise - Al nostro bambino. -
    - Mancano solo pochi giorni, me lo sento nelle ossa! -
    - Voglio che mio figlio abbia tutto ciò che desidera, farò di tutto pur di farlo felice. -
    - Come lo vorresti chiamare? - Il marito si grattò la testa con dubbio, poi rispose - Christ, come mio padre! -
    - E se fosse una femminuccia? -
    - Angelica, come la prima donna del creato! - Mary volse lo sguardo al cielo - Chissà se Giòanne e gli altri stanno bene... -
    - Spero se la cavino, lei è una donna forte e determinata ma tutti gli altri sono padri di famiglia e inesperti fanciulli! - Mary cambiò argomento - Senti... Era necessario portarci appresso Diàn? -
    - Diàn è il mio migliore amico da quando abbiamo messo piede in questa terra, con lui ho condiviso molte esperienza di vita, non potevo lasciarlo indietro. -
    Il cacciatore Diàn non credeva in nessun dio, neppure alle superstizioni che gli eretici si tramandavano nel corso dei secoli, riteneva priva di esistenza ogni forma soprannaturale, che si trattasse di diceria o fatto testimoniato non aveva importanza, per lui contavano solo i soldi fruttati dalla sua professione e quel giorno ne avrebbe racimolati molti con la quantità spropositata di pelli che conquistò dalla piccola battuta di caccia, come al solito non era riuscito a farne a meno.
    Il cacciatore si era spinto troppo in lontananza e la fatica prese presto il sopravvento, tant'è che dovette fermarsi a riposare presso una piccola radura.
    - Che faticaccia, non è la prima volta che mi inoltro in questi luoghi ma stranamente oggidì mi sento più stanco del solito... - Si disse Diàn, asciugandosi il sudore con la manica destra. - Sarà meglio tornare da Joseph! - Aggiunse.
    Stava per andarsene quando un suono acuto e cristallino richiamò la sua attenzione.
    - Chi va là?! - Urlò, temendo la presenza di un bandito o, peggio, di un crociato, afferrò l'arco con la mano sinistra mentre con la destra accarezzò le piume all'estremità delle frecce, rimase poi immobile pronto a colpire chiunque si sarebbe mostrato.
    Il suono si ripetè, stavolta per maggior tempo, era molto simile alla risata di un bambino, solo che vi era qualcosa di misterioso e maligno in essa, Diàn prese una freccia dalla faretra e armò l'arco, non sembrava affatto sicuro di sè, lo si poteva intuire dalla postura insicura e dal leggero tremolio delle mani, aveva paura.
    Poi, dagli alberi spuntò una sottospecie di volatile bianco sprigionante una fioca luce, le ali erano di colomba ma tutto il resto era identico al corpo di un bambino, quello strano animale sembrò voler provocare Diàn con i suoi movimenti guizzanti e imprevedibili, tuttavia non sembrava minaccioso così il cacciatore abbassò l'arma continuando però a tenerlo d'occhio.
    L'inquietante suono che si udì in precedenza era provocato dalla risata del bambino alato, in netto contrasto con il suo aspetto celestiale, "forse si tratta di una tattica offensiva per stordire le prede" pensò Diàn, credendolo ugualmente un animale, e quindi un predatore poiché si era avvicinato così tanto all'uomo, alzò nuovamente l'arco aggiunstando la mira e scoccò una freccia che andò a mancare il bersaglio, innervosendolo.
    Diàn, temendo la reazione dell'essere cominciò a scagliargli addosso tutte le frecce che aveva senza nemmeno preoccuparsi di prenderlo di mira, il suo obiettivo era quello di farlo scappare, ottenne però un risultato diverso quando l'ultima freccia da lui scoccata andò a trafiggersi nell'esile petto da fanciullo di quell'animale; Diàn tirò un sospiro di sollievo, se l'animale aveva la nostra stessa fisionomia allora la freccia gli avrebbe dovuto trafiggere il cuore, e così fu, ma il bambino alato non cadde a terra, non si dimenò dal dolore, non tentò nemmeno di staccare la freccia, lasciò il rosso sangue ,sgorgante dalla sua ferita, bagnare i fili d'erba sotto di lui, che al contatto con il liquido rosso si incendiarono rapidamente per poi ridursi in cenere con altrettanta velocità.
    Fu allora che il coraggioso cacciatore capì di trovarsi di fronte ad una creatura al di fuori della natura umana e dal regno animale, un'essere alato dalle sembianze simili alle nostre poteva provenire solo da un luogo, un posto che gli eretici non considerano esistente, l'Inferno.
    Diàn cominciò a tremare come una foglia in una giornata di vento,mise la mano sinistra dentro la faretra ricordandosi poi di aver terminato le frecce,attese immobile,ma tremolante,un'azione da parte del demonio di fronte a lui,ma non si mosse,continuò a fissare l'impaurito essere umano con un leggero sorrisetto sul volto, sembrava stesse analizzando Diàn da cima a fondo, penetrando pure nella sua anima, instillando una paura che non faceva altro che crescere e crescere ogni secondo che passava, secondi che parevano anni di fronte a quel bambino alato.
    Diàn approfittò della situazione, restando troppo tempo immobile si sarebbe fatto consumare completamente dalla paura e non avrebbe avuto il coraggio di muovere nemmeno un dito,così si mise a correre lasciando cadere l'arco di legno a terra.
    - Non mi stà inseguendo, non mi stà inseguendo,non mi stà inseguendo,non mi stà inseguendo!- Continuò a dire per rassicurarsi durante la corsa impetuosa e frenetica, le sue gambe sembravano mosse da una forza soprannaturale garantendogli una velocità assurda, provocata dal panico interiore.
    Infine, quando giunse all'entrata della foresta nei pressi del laghetto dove Joseph e Mary attendevano, si lasciò cadere sulle ginocchia distrutto dalla fatica, e mentre ansimava come un cavallo in seguito ad una galoppata veloce, cercò di dimenticare quanto fosse accaduto, quell'avvenimento lo avrebbe turbato nelle notti a venire.
    Alzò la testa osservando le nuvole bianche e mormorò - Dunque esisti? - Chinò nuovamente il capo tornando alla posizione precedente, dal suo occhio destro fuoriuscì una lacrima..


    Edited by Zetsubou Milian - 21/2/2010, 20:46
     
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  4. catanisizauddu
     
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    bella lungotta è XD

    cmq a me mi sembra un po troppo cupa,come fiction

    cmq scrivi bene
     
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  5. Zetsubò Bin'
     
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    CITAZIONE (catanisizauddu @ 27/1/2010, 22:03)
    bella lungotta è XD

    cmq a me mi sembra un po troppo cupa,come fiction

    cmq scrivi bene

    mica è finita eh,il peggio deve ancora arrivare XD
     
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    Allora, eccomi qui.
    Non è male come fan fiction, cupa e spregevole. Come piace a me. SANGUE, CRUDELTA', NESSUNA PIETA'! :Q__
    Ok, scherzo.
    Non ho visto particolari errori e la scrittura è abbastanza scorrevole. Ti consiglierei però di mettere meno puntini di sospensione e ogni tanto di regolarti per bene con le virgole anche se errori di questi generi c'è ne sono veramente pochi.
    Continuerò a seguirti ma prima volevo chiederti una cosa..

    Leggeresti la mia fiction qui sul KHF e la commenteresti? :pwn:
    Se non lo fai, non fa niente, eh. :°°°D
     
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  7. Zetsubò Bin'
     
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    CITAZIONE (Nemesis; @ 27/1/2010, 22:48)
    Allora, eccomi qui.
    Non è male come fan fiction, cupa e spregevole. Come piace a me. SANGUE, CRUDELTA', NESSUNA PIETA'! :Q__
    Ok, scherzo.
    Non ho visto particolari errori e la scrittura è abbastanza scorrevole. Ti consiglierei però di mettere meno puntini di sospensione e ogni tanto di regolarti per bene con le virgole anche se errori di questi generi c'è ne sono veramente pochi.
    Continuerò a seguirti ma prima volevo chiederti una cosa..

    Leggeresti la mia fiction qui sul KHF e la commenteresti? :pwn:
    Se non lo fai, non fa niente, eh. :°°°D

    certo che lo faccio,comincio subito!
     
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    CITAZIONE (Zetsubò Bin' @ 27/1/2010, 22:52)
    CITAZIONE (Nemesis; @ 27/1/2010, 22:48)
    Allora, eccomi qui.
    Non è male come fan fiction, cupa e spregevole. Come piace a me. SANGUE, CRUDELTA', NESSUNA PIETA'! :Q__
    Ok, scherzo.
    Non ho visto particolari errori e la scrittura è abbastanza scorrevole. Ti consiglierei però di mettere meno puntini di sospensione e ogni tanto di regolarti per bene con le virgole anche se errori di questi generi c'è ne sono veramente pochi.
    Continuerò a seguirti ma prima volevo chiederti una cosa..

    Leggeresti la mia fiction qui sul KHF e la commenteresti? :pwn:
    Se non lo fai, non fa niente, eh. :°°°D

    certo che lo faccio,comincio subito!

    Grazie mille. :pwn:
     
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  9. Zetsubò Bin'
     
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    posto un'altro capitolo,questa volta uno solo poichè devo finire di scrivere l'altro.

    VI : Schermaglia nella radura.
    - E' tutto chiaro? -
    - Certo messere, me ne occuperò io! -
    - Lo spero, con quello che ti ho pagato... -
    - Non si preoccupi, sono bravo in questo genere di cose... Prima della guerra ero un sicario! -
    - Non mi interessa! Vedi di sistemare la faccenda al più presto possibile e vedi di non fare il mio nome... Mai! -
    I due uomini tornarono ai loro compiti... .

    "Fonti certe hanno riferito che nei pressi del fiume Argentio, a ovest del quartier generale, si accampa un piccolo esercito di rivoltosi, il loro numero è maggiore del vostro ma possiedono strumenti inadeguati per una battaglia, il vostro compito è di sterminarli tutti, dal primo all'ultimo, ad eccezione del loro capitano, portatemelo e otterrete una ricompensa prestigiosa, soprattuto voi... Caposquadra Coris" Queste erano le istruzioni della missione di Coris e compagni, erano stati scelti per la loro efficacia sul campo di battaglia, e sopratutto per l'abilità di comando del giovane, era un compito facile, adatto ad un soldato del suo rango.
    Il Cavaliere Giovane e la sua squadra partirono all'alba e nel pomeriggio, giunti ormai nei pressi del luogo della missione, decisero di fare una piccola sosta per far riposare i cavalli, Coris richiamò a sè due cadetti - Procedete verso la destinazione designata,accertatevi della loro posizione e poi tornate a riferire ogni singolo dettaglio! - Senza esitare i due soldati neofiti si misero in marcia correndo velocemente, Coris si tolse l'elmo in metallo sbuffando per la calura pomeridiana, ruotò la testa e adocchiò la piccola pozza d'acqua limpida ala quale si stavano abbeverando i cavalli,poichè la sua borraccia era completamente vuota decise di riempirla con quell'acqua, che sembrava molto più potabile di quella del castello dove si era rifornito.
    Si chinò al bordo della pozza e vi immerse la borraccia, il cavallo accanto a lui tolse il muso dall'acqua e lo osservò come per approvare il suo disappunto,poi arrivò un cavaliere e lo prese per le redini con l'intento di portarlo via.
    - Avete sete, capo? - Disse il cavaliere a Coris.
    - Si, il viaggio è stato corto ma non so perchè la mia borraccia si sia già svuotata, non ricordo di aver bevuto così tanto. - Il cavaliere chiese a Coris il permesso di veder la borraccia, e lo ottenne, guardò l'oggetto con attenzione ed infine notò un minuscolo squarcio sul fondo.
    - Vedete capo? Dev'essere difettosa, è già capitato anche a me, le borracce che ci forniscono sono strumenti consumati dall'usura che hanno visto molte più guerre dei loro possessori, non credo sia consigliabile berci più del dovututo!- Coris guardò l'oggetto che aveva in mano e assunse un'espressione di disgusto, la gettò poi nella pozza.
    - Un momento, ho questa, la tengo di riserva per i lunghi viaggi ma siccome non ho mai fatto lunghi viaggi non l'ho mai usata, praticamente è come nuova!- Disse il cadetto tirando fuori dalla sua borsa un'altra borraccia in ottimo stato, la porse a Coris sorridendo amichevolmente.
    - Grazie mille, ma se pensi che con questo gesto ti sia guadagnato la mia fiducia ti sbagli, io una persona la giudico solo in base a ciò che prova realmente! -
    - Mi dispiace cavaliere, non volevo contrariarla ma vede... E' da due mesi che faccio parte dell'Alta Croce, nessuno ha mai voluto parlare con me o essermi amico, e in guerra servono degli amici, vero? -
    Coris riempì la borraccia offertagli e la legò alla sella del suo stallone, poi tornò a parlare con il cadetto - In guerra gli amici servono, si.... .Servono... ... -
    Ambrus aveva sempre spiegato a Coris che in periodo di guerra gli amici contavano molto più della propria armatura, perchè erano loro ad infonderti il coraggio e sopratutto un motivo per rimanere in vita, ma gli ha sempre spiegato anche che un compagno d'arme è in costante pericolo e quando accade l'irreparabile si prova un dolore allucinante, un dolore proveniente dall'animo, e Coris lo aveva provato già quel dolore, quando Lithos morì.
    Coris si mise le mani ai fianchi e chiese - Qual'è il tuo nome, soldato? -
    - Io sono Simmons, signore! - Simmons era un tipo piccolotto e grassottello, con il naso grande e le labbra quasi inesistenti, i suoi capelli erano scompigliati e di color castano, sulle spalle portava una balestra leggera, utile dalla lunga distanza, ciò che stupiva di Simmons era come il suo aspetto da rozzo pezzente fosse in contrasto con le sue maniere gentili e formali, pareva comunque un tipo sicuro di sè.
    Dalla collina adiacente alla posizione dei cavalieri tornarono i due cadetti inviati in esplorazione, uno di loro era ferito e si premeva la mano destra sulla spalla sanguinante, trafitta da una freccia - Caposquadra Coris! - Urlò il cadetto sano - Caposquadra Coris, siamo stati scoperti! -
    Il giovane guerriero salì a cavallo velocemente e fischiò con le dita per ordinare ai cavalieri in sosta di montare in sella - Dannazione! - Disse poi...
    L'uomo ferito si accasciò a terra digrignando i denti, un soldato con doti mediche si avvicinò subito a lui, Coris gli ordinò di rimanere col ferito e curarlo secondo le sue possibilità, poi interrogò il cadetto tornato integro dall'esplorazione.
    - Dimmi, dove sono? -
    - Non lontani signore, in meno di un minuto si arriva nei pressi del loro accampamento oltre il fiume, siamo stati degli stupidi, abbiamo cercato di oltrepassare l'acqua a nuoto ma ci hanno scoperto, è impossibile attaccarli di sorpresa! -
    - Il vostro compito era solo quello di scoprire la loro posizione esatta, non dovevate fare mosse avventate, siamo fortunati se non hanno battuto in ritirata! -Urlò Coris tenendo strette le redini.
    - Mi dispiace... - Mormorò con voce flebile il soldato imprudente.
    Coris diede lo sguardo ai suoi soldati alla sue spalle, accertandosi che fossero pronti, quando si girò nuovamente una freccia andò a conficcarsi a tutta velocità nell'erba, quella freccia proveniva dalla collina, colui che la lanciò era circondato da moltissimi uomini armati di forconi, asce e spade, pochi indossavano un'armatura, la stessa armatura in dotazione dai soldati crociati, dovevano averla rubata, l'unica persona che possedeva una protezione differente era colei a cavallo che stava in testa al piccolo esercito, Giòanne.
    Su quell'insulsa radura cadde un silenzio tombale, il soffio del vento sembrava il sospiro della morte che attendeva gli sfortunati, coloro che non avrebbero visto sorgere l'alba di un nuovo giorno.
    Giòanne si tolse l'elmo e lasciò che il vento scompigliasse i suoi capelli rossastri, sembrava una donna nobile e regale, non una ribelle, e la sua armatura color argento rifletteva i pochi raggi del sole conferendogli un'aspetto quasi divino, in netto contrasto con l'ammasso di poveracci che la circondavano.
    - Vogliono combattere pur possedendo strumenti inadeguati, poveracci! - Disse Simmons con aria arrogante strofinandosi un dito sotto al naso, gli altri cadetti mormoravano cose incomprensibili, le poche parole che giunsero all'orecchio di Coris furono "Inferiore" e "Ritirata", era facile dedurre che il morale dei soldati si era abbassato alla vista di quei barbari, in numero maggiore.
    - Soldati! - Disse Coris estraendo la spada - Vinceremo noi, non dobbiamo aver paura di loro! - Puntò la spada contro il nemico e urlò - All'attacco!!! -
    I cavalieri misero mano alle armi e corsero su per la collina dove il nemico attendeva, coloro dotati di cavalli si ritrovarono subito in prima linea, Coris compreso, e una volta giunti dinnanzi al piccolo esercito cominciarono a menare fendenti ai soldati a terra.
    Giòanne sguainò anch'ella il brando, colpendo i crociati con precisione assoluta, i suoi uomini, anche se inesperti in quel campo, riuscirono a sedare l'attacco in massa dei nemici difendendosi come meglio potevano, vi era chi colpiva con rabbia e violenza senza preoccuparsi troppo della difesa, vi era chi strappava le armi di dosso ai crociati e vi era chi mordeva, graffiava, pugnalava alla spalle e lanciava sassi, il tutto per un quadretto davvero brutale, i crociati non attaccavano con frenesia, attendevano lo sfinimento del nemico, era una tattica vecchia ed elementare ma quei contadini non potevano di certo conoscerla, l'unica persona che combatteva con abilità tra quegli insulsi zappaterra era Giòanne, riusciva a miere più vittime di quante potesse contarne,merito di una precisione fatale e di un'agilità paragonabile a quella di un gatto, in più combatteva senza elmo, cosa che la rendeva vulnerabile ai colpi alla testa, ad ogni modo non venne ferita, fino a quando Coris non riuscì a farsi largo tra le fila nemiche ed arrivare a lei.
    Quando i due capi dei due schieramenti si trovarono faccia a faccia il combattimento cessò e i soldati si misero alle spalle di Coris, mentre i contadini alle spalle di Giòanne, lei scese da cavallo e si mise a fissare il Cavaliere Giovane, non sembrava ostile poiché teneva la spada bassa, perciò Coris la interpellò.
    - Donna, non voglio ucciderti, i miei ordini sono di farti prigioniera e di portarti ad Ira, se accetti questa resa i tuoi uomini potranno tornare alle loro case, altrimenti li uccideremo! -
    La rossa donna si mise a ridere, seguita dai suoi uomini, poi puntò la spada addosso a Coris come segno di sfida, esclamando - Pensi di farci paura, crociato? Noi abbiamo fatto un patto, e lo dobbiamo rispettare, non accetteremo alcuna resa, ne da parte nostra ne da parte vostra, vi uccideremo! -
    Coris perse ogni possibilità di negoziazione e partì all'attacco in groppa al suo destriero, cercò di colpire con un fendente verticale ma Giòanne fu più rapida e, oltre a scansarsi in tempo, riuscì a sferrare un colpo talmente potente da tranciare la zampa del sauro di Coris, che finì per perdere l'equilibrio facendo cadere a sua volta il cavaliere.
    "Che razza di spada possiede? Ha tagliato la zampa del mio cavallo come se fosse un ramoscello, dev'essere affilatissima, starò in guardia!" si disse Coris rimettendosi in piedi, il povero stallone continuava a nitrire per il dolore, e questo non faceva bene al Cavaliere Giovane, a lungo andare l'avrebbe innervosito e forse gli avrebbe fatto perdere l'imminente scontro con quella valchiria.
    - Sei stata veloce, ma non mi farò trovare impreparato una seconda volta, preparati! - Disse, incitando la donna.
    - Ti stò aspettando, cavaliere! -
    Coris assunse una posizione difensiva,appresa da Lithos poco prima della sua morte, la posizione consisteva nel tenere la spada in posizione orizzontale e attendere il colpo per poi contrattaccare con velocità, non era difficile ma solo pochi prediletti potevano padroneggiare questa tecnica con destrezza, il problema era che Coris la attuava per la prima volta, la prima volta su un campo di battaglia!
    Giòanne intuì le intenzioni dell'avversario, ma si fece trovare preparata, avvicinò Coris con passo felpato e con un rapido gesto ruppe la patetica difesa riuscendo poi a sferrare un fendente veloce al suo petto, fortunatamente non lacerò le carni, si limitò a strappare il tessuto bianco della sua tunica.
    "Ha rotto la mia difesa, devo cambiar tecnica" Pensò Coris osservando il bianco tessuto lacerato.
    Giòanne incitò il ragazzo - Hai paura, crociato? Forza, vediamo di finirla qui! -
    Coris si tolse l'elmo per avere una visuale migliore dei movimeti di Giòanne, purtroppo ostentò ad attaccare, ogni contrattacco da parte della donna poteva essere decisivo, poi Coris incrociò lo sguardo dei suoi compagni, sembravano delusi dal suo combattimento, escluso Simmons, che pareva preoccupato come non mai.
    -Fermi!- Urlò qualcuno da dietro le fila crociate,i soldati si scansarono per lasciar passare quell'uomo.
    - Ambrus?! - Esclamò Coris - Che ci fai qui? -
    - Sono stato incaricato di seguirti e controllarti, a detta di alcuni reduci dallo scontro con quei contadini il loro capo è molto forte, e ho avuto modo di vederlo di persona! -
    Coris abbassò lo sguardo, come in preda alla vergogna.
    - Torna con i tuoi soldati, ci penso io a lei! - Esclamò il comandante con decisione.
    - Ambrus, mi dispiace! -
    - Ho detto di farti da parte,non farmelo ripetere o sarò costretto a darti una nota di demerito, ricordati che ti sono superiore, Coris! -
    Il Cavaliere Giovane si rialzò e tornò dai suoi cadetti, i quali non pronunciarono una sola parola di conforto, Ambrus mise mano allo spadone e si preparò a combattere...
    Giòanne si scocciò di aspettare, questa sua impazienza amplificò la sua rabbia ma diminuì la sua concentrazione, fu per questo motivo che al primo colpo cadde a terra stremata e sanguinante dalla fronte.
    - Maledetto bastardo! - Urlò la donna, ma mentre cercava di alzarsi Ambrus la fermò puntandogli la lama del suo spadone sulla gola.
    - Se ti muovi ti taglio la gola! -
    Giòanne emise uno strano sospiro, poi rise leggermente - Uccidimi pure, così il vostro re farà a meno della sua donna di piacere! -
    - Coris, come fa a sapere dell'ordine del re?! - Disse Ambrus richiamando l'attenzione del ragazzo il cui emerse dal suo piccolo gruppo di cadetti.
    - Non credevo fosse importante! -
    - Difatti non lo è, ma questo dimostra la tua inefficenza nel mantener segreta una missione, non posso credere di aver addestrato uno sprovveduto come te! -
    - Basta così! - Coris strinse i pugni per la rabbia e gettò l'elmo a terra, poi montò rapidament in sella al suo destriero.
    Ambrus tentò di fermarlo - Aspetta un momento, non ho ancora finito con te, ragazzino! - Ma Coris cominciò a galoppare prima che Ambrus potesse cominciare la sua predica.
    - Piccolo stupido! - Disse il cavaliere con furore, calciando via dei ciuffi d'erba, poi volse lo sguardo ai cadetti ed ordinò - Catturate quella donna! -
    Giòanne scalciò e si dimenò come una tigre ma i crociati riuscirono a tenerla a bada imbavagliandola e legandole una robusta corda ai polsi.
    - Quel ragazzo mi preoccupa, è fin troppo impulsivo! - Poi montò in sella al suo cavallo, pronto a guidare la scorta della donna.


    Edited by Zetsubou Milian - 21/2/2010, 20:48
     
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  10. WeissFigo
     
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    Grande Zetsubò *__*, bellissima davvero! Queste storie si che mi gasano! io continuo a seguirti quindi vai avanti! Intesi? eh? EH??? XD :onan:
     
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  11. Zetsubò Bin'
     
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    CITAZIONE (WeissFigo @ 28/1/2010, 23:54)
    Grande Zetsubò *__*, bellissima davvero! Queste storie si che mi gasano! io continuo a seguirti quindi vai avanti! Intesi? eh? EH??? XD :onan:

    grazie ^^,ho appena finito un nuovo capitolo,aspetto un'alltro commento e poi lo posto :asd:
     
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  12. Zetsubò Bin'
     
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    nuovo capitolo.

    VII : Qualcuno mi vuole morto.
    Coris cavalcò con ardore a lungo, superando la piccola boscaglia nei dintorni della radura precedente, ad un certo punto si fermò, rendendosi conto dell'assurdità di quel gesto.
    - Dannazione, che ci faccio qui?! - Si disse mettendo le mani tra i capelli - Lascerò riposare il cavallo, poveretto! -
    Coris smontò e prese le redini del sauro con la mano destra, conducendolo ad un fiumiciattolo dall'acqua limpida.
    - Non è giusto, perchè Ambrus deve sempre trattarmi come se fossi un poppante? Io sono il miglior caposquadra dell'esercito, posso ambire molto in alto! -
    Cominciò lentamente a levarsi di dosso l'armatura sporca di sangue secco, immerse le piastre di metallo nell'acqua e usò un sasso per scrostare lo sporco, poi, sfregando forte con entrambe le mani, lavò via anche il sangue sulla cappa bianca, quando ebbe finito posò il tutto su un masso lasciando asciugare al sole.
    - Che pace... ...Questo piccolo posto è un frammento di Paradiso! - Esclamò ad alta voce beandosi addosso ad una quercia - Da quando mi sono arruolato non ho mai avuto modo di trascorrere un pò di tempo da solo, giusto per rilassarmi... ...- Chiuse gli occhi lasciando che il soffio del vento si frantumasse contro il suo volto, la beatidudine fu tale che si assopì come un bambino.
    Al suo risveglio notò una sagoma scura dinnanzi a lui, non poteva vedere bene siccome aveva gli occhi ancora umidi perciò se li sfregò velocemente e una volta messa a fuoco l'immagine non potè fare altro che afferrare la spada, lasciata ad asciugare sulla roccia.
    Quella persona dinnanzi a lui vestiva con degli abiti di cuoio, aveva una corporatura massiccia e imbracciava una enorme mazza ferrata acuminata, unita ad un'asta di ferro da una catena, quando Coris mise mano all'arma reagì assumendo una postura offensiva.
    - Chi sei?! - Disse Coris con furore.
    L'uomo sorrise - Tu sei Coris? Il Cavaliere Giovane? -
    - Come... come conosci il mio nome? -
    - Non credo possa importartene, crociato! -
    Quella sottospecie di orso fatto a persona cominciò a roteare la mazza per caricare un'attacco, la palla ferrata roteava intorno a lui rendendo impossibile qualsiasi tecnica offensiva senza rimetterci l'osso del collo, Coris non si fece spaventare e strinse saldamente la spada, meditando velocemente sul da farsi.
    - Muori, cane! - L'uomo accompagnò il suo attacco con queste parole, vibrò la mazza verso la posizione del giovane tentando di colpirlo in pieno volto, Coris non fu abbastanza rapido e non riuscì a deviare il colpo alla perfezione, procurandosi una ferita alla guancia e cadendo a terra.
    - M... .Merda! - Imprecò toccandosi il taglio sanguinante.
    - E' questa tutta l'abilità di cui disponi? Credevo che un crociato sapesse combattere molto meglio! -
    Il Cavaliere giovane si alzò con la guancia ancora sanguinante - Ma tu chi sei? Che vuoi da me?!? -
    - Il mio nome è Abel, vedi di riferirlo al tuo creatore, digli che Abel ti ha mandato all'Inferno! -
    Abel ricominciò a far roteare l'arma preparando un nuovo attacco.
    - Questa volta non mi scappi! - Disse l'aggressore, attaccando nuovamente con un colpo orizzontale, Coris era sprovvisto di armatura ed il colpo lo avrebbe ridotto in poltiglia, ma senza quel metallo addosso poteva muoversi più velocemente, così riuscì ad evitare il colpo effettuando uno slancio all'indietro, atterrando poi in piedi, quello era il momento giusto per attaccare.
    Corse verso il nemico tenendo la spada dinnanzi a sè a mò di pungiglione, quando fu abbastanza vicino effettuò un affondo velocissmo, ma Abel fu più svelto, e con abilità riuscì a fermare l'affondo bloccando l'arma e le braccia di Coris con il braccio destro, immobilizzandolo; sferrò poi una potente ginocchiata alla pancia del giovane facendogli sputare sangue, una ginocchiata paragonata ad un masso scagliato a forte velocità contro un uomo, Coris cadde sulle ginocchia, ansimando e sbuffando per il dolore e la perdita di respiro, Abel lo provocò.
    - Ecco, bravo, rimani immobile, non c'è morte più onorevole per un soldato di quella che stai per sorbire! - In seguito alla frase cominciò a ridere, gettando spruzzetti di saliva da ogni parte, poi sputò dritto in faccia al Cavaliere Giovane.
    - Oh, scusa... ..Ho disonorato la tua morte! - Il bestio gettò via l'arma, rendendosi conto delle condizioni del ragazzo che non avrebbe avuto la forza per difendersi, così decise di finirlo strangolandolo, lo alzò da terra brancandolo per la gola e cominciò a stringere la presa.
    - Guarda come ti strabuzzano gli occhi, continuerò così fino a quando non te li farò saltar fuori dalle orbite! - La spada di Coris gli scivolò dalle mani, le forze lo stavano abbandonando, l'unica immagine nella sua mente fu quella di un cielo infinito, con la pioggia che sbatteva addosso al suo corpo putrefatto, era un segno del destino?
    - N... ...No! - Urlò il giovane, assumendo un'espressione diabolica.
    - Così parli ancora eh?! - Abel strinse ancor di più, ma più impiegava energia in quella presa più Coris sembrava recuperar le forze, tant'è che riuscì persino a muovere braccia e gambe.
    - Bastardo! Muori, muori, muori brutto figlio di una cagna! -
    Il Cavaliere Giovane improvvisamente sferrò un potente calcio ai testicoli dell'avversario, facendogli mollare la presa, e mentre urlava di dolore Coris ebbe il tempo di raccogliere la spada e colpirlo con tale violenza da staccargli un braccio.
    Abel urlò e si dimenò sulla terra nuda cercando di far pressione sul rosso squarcio della spalla, poi tutto ad un tratto si mise a piangere, perdendo la sua dignità.
    - Allora anche tu piangi?! - Disse Coris con voce arrogante.
    - Ti scongiuro, io non volevo! -
    - Ah no? Sei sicuro? -
    - Lasciami vivere! -
    - E perchè dovrei? Ora ti apro la pancia, brutto maiale! -
    Il bestio nascose il suo volto in lacrime sotto all'abito di cuoio, poi disse - Mi hanno pagato! -
    - Come? -
    - Un uomo dell'armata mi ha pagato per ucciderti in cambio di questo! - L'uomo mostrò un anello di platino decorato con dei simboli crociati, Coris lo strappò di mano ad Abel.
    - Questo... E' uno dei nostri anelli, lo possiedono solo i comandanti! -
    - Si, è proprio così, forse è stato uno di loro ad ingaggiarmi, ricordo il suo nome! -
    - Chi era? Come si chiamava?! -
    - Ti prego,lasciami vivere... -
    - Lo farò se tu mi dirai chi è quest'uomo! -
    - Il suo nome è... ...- Non potè finire la conversazione, poichè venne trafitto da un coltello da lancio, proprio in mezzo agli occhi, Coris si voltò verso la direzione da cui proveniva e, dinnanzi a lui, un uomo con un lungo mantello nero con in testa un cappellaccio e una maschera raffigurante il becco di un corvo teneva in mano un nuovo coltello, il misterioso individuo cominciò a parlare.
    - La Terra mi perdonerà, ho ucciso sangue del mio sangue, ho ucciso mio fratello! -
    Coris con rabbia si lanciò verso di lui sferrando un colpo di spada, che però andò a vuoto, l'uomo era scomparso.
    - Chi... Chi diavolo eri? - Volse lo sguardo al corpo di Abel, poi si avvicinò prendendo l'anello crociato.
    Le nuvole all'orizzonte apparivano minacciose quanto l'uomo in nero di prima, una tempesta si stava per abbattere su quel luogo.
    - E' meglio tornare al castello di Ira, Ambrus mi starà aspettando. -


    Edited by Zetsubou Milian - 21/2/2010, 20:49
     
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  13. Nyxenhaal89
     
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    Ho dato una lettura abbastanza veloce perchè il mio tempo è un maledetto tiranno. Ho solo cinque ore al giorno di internet in cui devo sbrigare dozzine di cose su vari siti e forum ,ecco perchè mi limito a fare qualche intervento ogni tanto.
    Comunque, a parte le mie giustificazioni.... be', è carina. Purtroppo non ho avuto modo di analizzarla a fondo, però mi è piaciuta. Sei bravo a descrivere e anche i dialoghi sono ben fatti.
    Scusa ma a recensire faccio pena >___>
     
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  14. Zetsubò Bin'
     
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    CITAZIONE (Nyxenhaal89 @ 30/1/2010, 17:46)
    Ho dato una lettura abbastanza veloce perchè il mio tempo è un maledetto tiranno. Ho solo cinque ore al giorno di internet in cui devo sbrigare dozzine di cose su vari siti e forum ,ecco perchè mi limito a fare qualche intervento ogni tanto.
    Comunque, a parte le mie giustificazioni.... be', è carina. Purtroppo non ho avuto modo di analizzarla a fondo, però mi è piaciuta. Sei bravo a descrivere e anche i dialoghi sono ben fatti.
    Scusa ma a recensire faccio pena >___>

    fa nnt,poi la storia deve ancora entrare nel vivo!,grz cmq
     
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  15. Zetsubò Bin'
     
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    questo capitolo credo sia il più "sporco" fin'ora,aspetto commenti al riguardo.

    VIII : Il Re infame.
    Ambrus e gli altri cavalieri giunsero infine ad Ira con l'adirata donna in catene, così come i contadini feriti, lungo il tragittò Giòanne si era dimenata come una furia, tentando persino di spezzare le catene, ma dopo qualche ora di viaggio rinunciò, stremata.
    Dazio, in attesa davanti al portone d'ingresso all'imponente castello del re, accolse Ambrus come se fosse il suo migliore amico.
    - Ah, il comandante Ambrus, vedo che avete fatto buona caccia! - Ambrus smontò dal cavallo e disse - Questi prigionieri fanno parte del gruppo ribelle, quello che il caposquadra Coris doveva estirpare! -
    - E dove si trova il caposquadra Coris? -
    - Non lo sò, credevo si fosse diretto qui! -
    - Dannazione, quel ragazzo si è appena giocato la promozione! -
    Ambrus si sentì in colpa,ma non era a causa sua se Coris aveva fallito l'incarico, non era stato in grado di fronteggiare Giòanne.
    - E che ne sarà dei prigionieri? - Chiese il cavaliere.
    - La donna verrà mandata nelle prigioni e privata delle armi e dell'armatura,e quei contadini... ..- Prese tempo per riflettere, infine prese una decisione - Non penso siano in grado di lavorare, sono conciati da far schifo, gettateli nel Pozzo! -
    Ambrus rimase basito - Generale, nel pozzo no! -
    - E' ciò che gli spetta per aver tentato di fronteggiare la nostra armata! -
    Alcuni uomini in armatura liberarono i prigionieri e li condussero ad una zona sul retro della fortezza, qui vi era un enorme apertura nella roccia, non si riusciva ad intravedere il fondo ma dalle profondità giungevano dei rumori poco rassicuranti, un prigioniero ebbe il coraggio di chiedere cosa si trovasse sul fondo, e un soldato gli rispose.
    - Laggiù ci sono coccodrilli, i più voraci di queste terre, e indovinate un pò? A breve pranzeranno con il vostro cadavere! -
    In seguito alla spiegazione quasi tutti i prigionieri vennero presi dal panico e tentarono di scappare, ma le loro ferite erano ancora aperte e non gli permettevano movimenti rapidi, fu così che vennero subito riacciuffati, e gettati in quella bocca infernale, le loro grida di terrore una volta piombati nell'acqua sul fondo riecheggiarono per tutto il Pozzo.
    Giòanne venne poi scortata nelle segrete, il secondino le legò polsi e talloni a delle catene, in modo che non potesse scappare.
    - Rimani calma, a sua maestà non piacciono le donne irose! - Disse la guardia, lanciando un sorrisetto.
    - Bastardo! Se solo potessi liberarmi te la farei pagare! -
    - Resta calma ho detto! - Esclamò nuovamente, sferrando un poderoso schiaffo a Giòanne.
    Dalla decadente porta della stanza entrò una donna con un vassoio portante una brocca d'acqua e del pane, la donna aveva dei capelli brizzolati e gli occhi di ghiaccio, sembrava aver quarant'anni.
    La guardia si accorse della sua presenza - Finalmente sei arrivata, forza, da da bere a questa puttana, magari calmerà i suoi ardori! -
    - Non avete il diritto di parlare così ad una fanciulla, che razza di uomo siete? - Esclamò la donna appena entrata, con un tono da nobile dama.
    - Tu dai ordini a me? Ricordati che in questo luogo sei esattamente al livello della qui presente "fanciulla", perciò vedi di non fare tanto la signorotta,non sei nella tua merdosa Apollonia! - L'uomo uscì dalla stanza sbattendo la porta, la sbattè così forte che alcune schegge di legno caddero da essa, le due donne rimasero quindi sole.
    - Hai fegato per essere una donna! - Disse l'altezzosa signora.
    - Chiunque tu sia, ti consiglio di liberarmi! -
    - Capisco la tua rabbia, anche io i primi giorni di reclusione ho dato sfogo ai miei istinti peggiori, ma poi ho dovuto accettare la verità, e rimaner schiava di quel re porco e spregevole! -
    - Cosa sei venuta a fare qui!? - Chiese Giòanne con tono sempre sgarbato.
    La donna rispose - Io ho il compito di portare il rancio ai prigionieri, e siccome non ho il permesso di slegarti ti dovrò imboccare! -
    - Scordatelo, io non mi farò trattare in questo modo, preferisco morire di fame!-
    - Resta calma, io non voglio farti del male! -
    - Attenta donna, se solo ti azzardi a toccarmi ti stacco una mano a morsi! -
    - Mi hanno sempre insegnato che una signora deve mantenere il suo garbo anche in luoghi come questi, anche se costretta a esperienze traumatiche! -
    - Io le odio le donne, volevo nascere maschio! e poi, chi sei tu che parli cosi da nobile? -
    - Il mio nome è Beatrice, ma a Serenissima sono conosciuta con il nome di Fiamma Azzurra! -
    All'entrata della città vi era un gran viavai di gente, perlupiù cittadini intenti a trasportare legname, sacchi, e carcasse di animali, le porte della città erano ad arco e avevano tutte il ponte levatoio in caso di assalti nemici, sopra all'arco di pietra che delineava i cancelli gli arcieri compivano i loro giri di ronda, pronti a dare l'allarme una volta avvistata una presenza ostile; Ambrus si trovava in cima alla torre di guardia, con la speranza di scorgere il giovane amico, infine la sua attesa venne ripagata.
    Coris si presentò a cavallo con una strana luce negli occhi, questo insospettì Ambrus, che lo interpellò bruscamente dopo averlo raggiunto di corsa.
    - Dannazione, dannazione, dannazione! Che diavolo ci facevi là fuori, e cos'è quel pallore che hai addosso? -
    Il Cavaliere Giovane cominciò a tossire in modo preoccupante, il comandante si preoccupò non poco.
    - Coris, scendi da cavallo, è meglio andare da un dottore! - Disse, aiutando il giovane a smontare da sella.
    Coris si rivolse con umiltà - Stò bene Ambrus, è solo un pò di febbre! - Poi cominciò a barcollare come se avesse appena bevuto un barile di birra, Ambrus dovette aiutarlo a camminare.
    - Tu non stai bene, che ti è successo? -
    Il ragazzo pronunciò le seguenti parole come se gli stesse mancando il respiro - Stavo lavando via il sangue dalla mia armatura, poi è arrivato un tizio e mi ha assalito, temevo di non farcela ma infine son riuscito a farlo a pezzi, ma non era solo, e l'anello... ...- Si interruppe.
    - Anello? Che anello Coris? -
    - Quello che lui portava,mi ha detto che lo hanno pagato... -
    - Calmati, parleremo più tardi! -
    Ambrus scortò Coris alla sua abitazione di città, ogni comandante possedeva una dimora su richiesta nelle capitali crociate, si trattava perlopiù di magioni umili, abbandonate al corso del tempo con la speranza che qualcuno fosse in grado di ristrutturarle, quella di Ambrus era molto accogliente, anche se non adatta ad uno del suo rango.
    Una volta in casa Coris venne disteso sul letto, Ambrus gli raccomandò di rimanere lì fino all'arrivo del dottore, poi uscì per andarlo a chiamare; durante l'assenza del comandante, il cavaliere si assopì.
    - E così ti hanno resa sua schiava! - Disse Giòanne.
    - Si, durante questi anni ho visto mio fratello fare cose terribili, voleva uccidere il suo primo figlio solo perchè era mezzo eretico, la madre del bambino era la donna di piacere di quel bastardo, è riuscita a salvare il neonato ma ha pagato questa sua furberia con la vita! -
    - Si direbbe un tipo tosto questo re, mi piacerebbe tanto andarci a letto prima di scannarlo! -
    Fiamma lasciò cadere il pane e l'acqua e si ritirò in un pianto soffocato, Giòanne a quella vista chiese il perchè.
    - Donna,il re stà venendo qui, e sò già quello che ti vuol fare! - Disse Fiamma con gli occhi gonfi di dolore.
    - Che vai a dire? Se il re entra qui dentro lo sbranerò vivo! -
    Fiamma uscì da quella stanza per non assistere allo "spettacolo", sapeva che una volta entrato in quella stanza il re la avrebbe obbligata a vedere quell'infamia che stava per compiersi, la donna in catene urlò più volte "Beatrice, Beatrice" ma non ottenne risposta, cominciò quindi a dimenarsi nuovamente, ma non ebbe il tempo di chiamare un'altra volta, poichè Pilatte si era precipitato nella stanza, munito di frusta, alle sue spalle vi era una scorta formata da due uomini armati di lancia che rimasero al di fuori della cella.
    I due si scambiarono degli sguardi incivili, Giòanne guardava Pilatte con gli occhi di una belva, mentre il re guardava il suo corpo con gli occhi di un sadico, e di uno stupratore.
    L'anziano nobile avvicinò quella fiera adirata nell'anima con la stessa calma che contraddistingueva i nobili, poi gli disse - Quanto sei bella, avevo sentito parlare di te, ma non credevo avessi questo splendido viso... ... - In seguito alla frase mise una mano sul seno di Giòanne -... ...E questo splendido corpo! -
    -Tieni giù le mani da me,brutto porco!- Urlò la donna,nelle sue parole il re avvertì un pizzico di paura,una paura che andava con l'aumentare man mano che il tempo passava in quella umida cella.
    - Sei così bella ma anche così cattiva, dovrò punirti! - Prese poi la frusta e sferrò un colpo al suo petto, aprendo un piccolo squarcio nella vestaglia di lana che indossava, il re aggiunse - Dimmi, sarai ancora così cattiva? -
    La donna si riprese dalla potente frustata - Tu... ...Sei... ...Un Bastardo! -
    - Vedo che continui, dovrò passare alle maniere forti! - Cominciò poi a frustare la donna con una cattiveria mai vista in lui prima di allora, quando ebbe finito Giòanne si ritrovò con la vestaglia completamente strappata dalle frustate, Pilatte afferrò l'indumento e lo levò del tutto lasciando la donna a seno e genitali scoperti.
    - Lo sapevo che avevi un corpo da dea! - La donna non ebbe più il coraggio di parlare, chiuse gli occhi, sperando che quello che stava accadendo fosse solo un brutto sogno.
    - Ecco, brava, chiudi gli occhi! Dicono che il non vedere amplifica il piacere, amplifica l'estasi! - Cominciò poi a levarsi di dosso gli indumenti regali, quando fu completamente privo di vestiti ansimò nervosamente, e iniziò lo stupro.
    Giòanne sentì il sesso del re dentro di sè e lanciò un urlo così forte che fece quasi tremare le pareti in roccia pura.

    Edited by Zetsubou Milian - 21/2/2010, 20:50
     
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