Kingdom Hearts 3: Tears in Heaven

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  1. mat113
     
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    Capitolo 1: Nobody’s Faith

    “Hey, Dwayne, sembri un pappamolle.”
    Il caldo, torrido, clima di quella giornata sfiancava chiunque sull’isola, soprattutto chi si fosse trovato, errore imperdonabile, sulla spiaggia. Questi piccoli dettagli non preoccupavano minimamente i tre ragazzi presenti, poco distanti dalla riva, intenti a giocare ed a divertirsi come bambini.
    Un combattimento, di allenamento, ovviamente, imperversava da almeno dieci, buoni minuti. Da un lato, il ragazzo dalla bionda chioma lucente, sferzava l’umida aria, con la sfrenata spada, muovendo il corpo a ritmo con ogni micidiale colpo che sferrava. Dall’altra parte, invece, Sora, il castano Keyblader, bloccava ogni attacco dell’avversario, deridendolo ad ogni parata. Seduta sulla morbida e bollente sabbia, la ragazza dai lunghi e lisci capelli neri, per niente attratta dai due maschi che cercavano di avere la sua attenzione, lavorava febbrilmente nell’intento di scoprire dove si trovasse la sua amica, Kairi. La rossa, dopo l’incidente accaduto mesi prima, con conseguente morte di Riku, l’amico del cuore di Sora, non era più la stessa: saltuariamente si faceva vedere dai suoi compagni, e, quando ciò avveniva, parlava ancor più raramente. Gli unici momenti nei quali Kairi era veramente lei, cioè felice e sorridente, erano quando aveva occasione di parlare con Leanne. Proprio quest’ultima, ora, si stava cocendo letteralmente, mentre attendeva impaziente l’arrivo della rossa.
    “Arg, Sora! Prima o poi ti prendo!”
    Il temibile guerriero volava leggiadro in quell’atmosfera di gioia, tentando di colpire e disarmare il nemico. Sora, d’altra parte stava cercando di togliersi la tensione di dosso, e affrontava quel combattimento in maniera assolutamente gaia. Entrambi, tentavano di abbandonare gli irrequieti pensieri che li avevano tormentati la sera prima, la maggior parte riguardanti Riku e la guerra in corso.
    “Ragazzi! È successa una cosa tremenda.” Kairi correva verso di loro, il viso pallido, più bianco della sabbia, goccioline di sudore che colavano lungo le tempie, e due grandi occhi spalancati, che significavano solo timore.
    Il pensiero che balzò ai due combattenti, appena smisero di combattere e voltarono lo sguardo, fu particolare, ma scontato: entrambi, stavano rimembrando su quanto fosse carina, anche in quello stato, la custode. Tutti e due, soprattutto Sora, avevano una cotta per la ragazza, anche se non disdegnavano, in modo assoluto, Leanne. Entrambe avevano un aspetto decisamente carino, ma a carattere erano molto, ma molto, diverse, quasi l’opposto.
    Essendo abituata alla vita dura, avendo avuto un’infanzia difficile, la mora, era assai più cinica, concisa e spietata della migliore amica, anche se, quando ne incontrava la possibilità, non le dispiaceva mostrare il suo lato dolce.
    “Kairi, cosa è successo?!” chiese il castano, con il cuore in gola dallo spavento.
    “C-c’è un membro…dell’Organizzazione, nel bosco.”
    Il gelo si sostituì al torrido caldo, nell’aria.
    “Ero andata n-nella foresta, e…e ho visto il Portale Oscuro…che si apriva. Non ho riconosciuto il membro, perché sono scappata subito via.” proseguì la rossa.
    Continuava a sudare copiosamente, e il fiato rotto non aiutava minimamente la comprensione da parte dei compagni, dello strano discorso.
    “Sora, come al solito, ci pensiamo noi?”
    “Scontato.”
    Un intenso, quanto lungo, sguardo intercorse tra i due fidati amici. Uno sguardo che valeva più di mille parole complicate ed inutili: stava a significare solamente, forza e coraggio, amico mio, questa tortura finirà prima o poi .
    Evocarono le rispettive armi: una spada, equilibrata sia in difesa che in attacco, la quale potenza era immane, e ancora parzialmente nascosta, veniva brandita nelle abili mani del micidiale Dwayne; affianco a quest’ultimo, un’aurea circondò rapidamente l’esperto custode, coprendolo completamente. Tra le sue braccia una chiave comparve, senza preavviso. Il leggendario Keyblader, era ora, al completo.
    Entrambi si lanciarono all’attacco di quel misterioso uomo apparso dal nulla.
    I fitti rami del bosco ostacolavano in maniera assai fastidiosa, il percorso dei due Eroi. Il cielo era oramai irriconoscibile, causa la grande quantità di alberi e le folte chiome di quest’ultimi. Quel posto era visibilmente non curato, e la gente dell’isola non se ne preoccupava: pochissime persone vi entravano, e, quando lo facevano, solitamente non ci ritornavano.
    La storia narrava, anche se in modo alquanto fantasioso ed ampliato, di una presunta morte, avvenuta in quella foresta.
    “Ehy, Sora, ma qui non c’è nessuno!”
    Erano giunti alla fine della distesa di alberi, dov’era situato l’altro lato dell’isola, la costa ovest, meglio conosciuta, con il nome “Costa del Sogno Perduto”.
    Da quella parte, solitamente, la gente non stava molto felicemente: il bagnasciuga era colmo di rifiuti, e, paradossalmente, l’acqua era decisamente più sporca, rispetto all’altra costa. Le nuvole continuavano a rimanere distanti dal Sole, che, con i suoi possenti raggi, complicava notevolmente il lavoro dei due guerrieri. Come al solito, la spiaggia era vuota, completamente.
    Il mistero infinito
    Il dono della dea è ciò che i tre uomini cercano,
    ma i loro cammini sono stati separati dalla guerra.
    Uno è diventato un eroe, uno vaga per il mondo
    e l’ultimo è stato fatto prigioniero.
    Ma i tre sono ancora legati dal giuramento solenne
    di cercare insieme la risposta, ancora una volta.

    Una voce metallica alle spalle dei due, gelò la bollente atmosfera, oltre, naturalmente, a provocare lo spavento di entrambi: davanti a loro, ora che si erano voltati, un uomo vestito con un’enorme tunica e cappuccio mostrava imponente la sua arma, una spada, la quale sembrava molto simile a quella di Dwayne.
    “Bello, Loveless, vero?! La descrizione dei tre guerrieri, si avvicina assai a quella di noi tre: uno,” disse indicando Sora. “ha vagato per il mondo, risolvendo molti conflitti; tu, invece,” proseguì l’uomo, spostando il dito verso il guerriero. “sei diventato un Eroe: tu e la tua spada siete considerati gli dei della guerra.” fece una breve pausa, poi riprese. “Io, al contrario di voi, ho subito una delle sorti peggiori: essere intrappolato, nell’oscurità. È vero, anche tu, non hai un cuore, soldato. Ma io sono stato costretto a subire le più pesanti torture, da parte delle tenebre, e ora sono qui per prendermi la fetta di torta che mi spetta e con la quale potrò tornare al mio stato normale: i pochi cuori rimasti in giro!”
    Con un veloce movimento delle braccia si sfilò il cappuccio, ed, in pochi secondi, l’intera tunica: si rivelò un ragazzo dai lisci capelli, di un intenso marrone scuro; una lunga giacca rossa copriva l’intera schiena. Gli occhi, azzurri, ricordavano a Sora e Dwayne una persona che gia avevano visto.
    Assunsero in un attimo di secondo una posizione difensiva: non sapevano fino a che punto avrebbe potuto spingersi quel ragazzo.
    “Chi diamine sei?!” fece il custode.
    “Oh, che bella accoglienza. Va bene, te lo dirò: il mio nome è Eixengies, il XIV membro dell’Organizzazione XIII. Piacere di conoscervi, marmocchi!”
    “Temo per i tuoi amichetti Nessuno, che tu sia il primo ad esser fatto fuori.”
    “Ragazzo, sei così fiero di te.” disse sicuro il membro, che riprese.
    Il prigioniero fuggì, anche se gravemente ferito.
    Ma la sua vita fu salvata

    Nello stesso momento in cui Eixengies finì la frase, erano arrivate, al confine tra alberi e spiaggia, le due ragazze, Leanne e Kairi, preoccupate dal mancato ritorno degli amici.
    “Secondo voi, tenere fanciulle, sarà questo il mio destino?” chiese in tono dispregiativo l’oscuro uomo.
    Un’ala spuntò dalla spalla destra, nello stesso momento nel quale la lunga e perfetta spada si illuminava di una lucente, arancione aura.
    Un ghigno maligno sulla sottile bocca del nemico.
    “Scopriamolo insieme, miei piccoli amici.”

    Edited by mat113 - 3/12/2009, 15:05
     
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