Un legame indissolubile

Una storia che riprendo in mano...

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  1. xander.XVII
     
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    capitolo 5:

    Roxas stava per riprendere a parlare quando vide una figura femminile pararsi davanti a lui e frapporsi tra lui e Nami.
    La ragazza era Kairi, avendo la stessa voce e gli stessi capelli, sempre che non fosse un'esperimento genetico venuto male a Vexen.
    Roxas:"ehi..ma..."-protestò ma troppo debolmente per farsi sentire.
    Kairi:"ehi Nami!vieni a casa con me!"-propose alla ragazza bionda la rossa con tono entusiastico.
    Nami:"ma..."-disse poco convinta.
    Kairi:"non vuoi venire con la tua sorellina?"-continuò l'altra incurante di Roxas, anche perché questi le era alle spalle.
    Nami:"ok..."rispose timidamente la ragazza guardando negli occhi Roxas come per dire " sarà per un'altra volta" e seguì la sorella più grande che s'incamminava.
    Roxas osservò la ragazza a cui teneva sopra ogni cosa allontanarsi via con la sorella,senza poterla salutare neppure per il baccano.
    "lo sapevo,lo sapevo" pensava tra sè Roxas, come aveva potuto sperare di farcela? come? la solita sfortuna nera, sempre quella.
    Imprecò silenziosamente tra sè, maledicendo il primo giorno di scuola in cui aveva visto Nami e se ne era innamorato, lo maledisse più e più volte,maledisse quel sentimento, quel cuore che aveva.
    "Ma perchè mi sono illuso?perchè?"-sbuffò tra sè, mandando a quel paese Kairi e raccattando da terra la cartella con un gesto rabbioso.
    Si mise in spalla lo zaino e uscì dalla classe.
    Camminava con un'andatura veloce, la testa bassa, i capelli biondi si muovevano avanti e indietro come smossi da una brezza primaverile più forte del normale.
    Uscì dalla classe ignorando persino Axel e Demyx, che lo guardarono stupiti e scioccati allo stesso tempo.
    Roxas percorse tutto il corridoio del 1° piano, scese le scale, evitò due primini, urtò pesantemente una ragazza del 2° anno, che si girò allarmata, lui la ignorò e proseguì.
    Sorpassò l'alto cancello, in ferro, con quattro sbarre laterali e otto frontali terminanti in una punta di lancia.
    Nonostante la calca Roxas ci sfilò in mezzo, evitò due bambini su altrettante biciclette, superò un paio di coppiette teneramente abbracciate.
    Alla loro vista l'animo di Roxas si fece ancor più nero e depresso.
    Camminava veloce, incurante della fatica o dei piedi che urlavano, per modo di dire, pietà.
    Dopo 30 minuti arrivò a casa, entrò non rispose nemmeno al saluto della madre e salì in camera sua.
    Spalancò la porta con un calcio, buttò la cartella sotto il tavolo, non curandosi del micio che stava dormendo placidamente lì sotto e si buttò sul letto.
    Il soffitto era bianco, a chiazze anche grigio,
    "come il mio animo" pensò depresso il ragazzo.
    Osservò il fondo del letto, le lenzuola disordinatamente ammucchiate , due cuscini posti sopra, i suoi piedi sopra il tutto.
    Pensò a Nami, intensamente e, cosa insolita quando si è innamorati, obiettivamente.
    La vide , davanti a sè, il viso splendente, gli occhi dolci, le gote rosee, le labbra soffici e i capelli increspati come una cornice che racchiudeva qualcosa di stupendo.
    A lei ci teneva, ma come fare per conquistarla? Lei era così perfetta,bella eppure così lontana e inarrivabile.
    Come poteva fare per starle vicino? come?
    Assopito nei pensieri non udì i due richiami della madre,le braccia incrociate dietro la testa, le orecchie ,come gran parte della testa, sprofondate dentro il morbido cuscino, a formare un soffice muro.
    Poi d'un tratto....
    "ROXAAAAAASSSSSS!MA VUOI VENIRE O TI DEVO PRENDERE A FORZA!"-la voce minacciosa e stridula.
    Si destò subito, la paura per le minacce, spesso vere della madre, lo spinsero a correre.
    La mamma lo guardava arrabbiatissima, il grembiule bianco con qualche macchia rossa di sugo di pomodoro, il maglione verde scuro che risaltava sulla scarsa tonalità del grembiule.
    Ci mise 40 minuti a mangiare, questo perchè mangiò con calma e tranquillità ,dopotutto il mangiare era una delle poche cose dove non correva alcun rischio di sbagliare.
    Terminato il pranzo risalì in camera, le scarpe strascicavano lente e felpate lungo le scale, le mani rigidamente strette al corrimano in legno, lo sguardo dritto davanti a sè, quasi a illuminare gli ultimi scalini della salita.
    ******************************************
    2 ore dopo,16.00 del pomeriggio


    Roxas:"uff, amen finalmente, schifosissima magia"-imprecò stanco morto.
    Buttò via sul tavolo la penna, e si distese sul letto.
    Decise , dopo una breve pausa in cucina con una bevuta di tè, decise di andare a correre, come faceva sempre.
    Nonostante fossero le 4 del pomeriggio, non faceva scuro essendo praticamente estate,uscì in tuta ,le scarpe erano due nike nere e bianche, con rifiniture oro sui lati e una suola in gomma molto adatta alla ginnastica.
    Fece un paio di respiri profondi e cominciò a correre.
    ***************************************
    25 minuti dopo


    L'aria gli sferzava il viso, come una serie di dolci secchiate d'acqua rinfrescante sul viso, gli occhi dilatati al massimo, la bocca aperta, i denti bianchissimi , mentre l'aria entrava ed usciva ripetutamente.
    Le gambe e le braccia si muovevano sincronicamente, i capelli, quasi vivi magicamente, si libravano nell'aria come fili d'erba all'adiaccio.
    Adorava correre,lo faceva sentire libero, libero da ogni preoccupazione, da ogni affanno,da ogni sensazione negativa, libertà pura.
    Si fermò un momento,la stanchezza arrivava ad ondate sempre più forti,le tempie gli pulsavano e la testa doleva, lo sforzo infatti era stato notevole.
    Si sedette su una panchina nel parco, le mani, rosse per lo sforzo, erano posate sulle ginocche, che tremavano sotto le braghe corte rosse e bianche con filature nere.
    Allargò poi le braccia lungo i bordi della panchina vuota, stese all'indietro la testa e chiuse gli occhi.
    Cercò di dormire ma non vi riuscì,c'erano troppi rumori e troppi echi, suoni lontani ma allo stesso tempo vicini, che rimbobavano nella sua testa.
    Dopo 5 minuti alzò la testa e aprì gli occhi.
    Il suo sguardo corse lungo i fianchi verdeggianti del parco, le aiuole disegnavano oasi fiorite in mezzo ai prati, quasi delle isole festose di colori in mezzo ad un mare verde.
    Ed fu in quel momento che la vide.
    Naminè stava disegnando qualcosa ed era stesa sul prato, solo la sua giacchetta come coperta su cui stava seduta, lo sguardo di lei perso nell'immensità del cielo loro sovrastante.
    Fu come se il suo corpo non rispondesse al cervello, ma al cuore, si alzò e,con passo deciso e saltellante si recò da lei.
    Nami indossava un vestitino azzuro, senza maniche, non tanto lungo , leggermente scollato.
    Roxas le si avvicinò piano piano, senza neppure che lei se ne accorgesse, e la guardò ,seppur per poco.
    Le manine rosee disegnavano con incredibile maestria, le braccia poggiavano sul prato umido, gli occhi tranquilli, chini sul disegno, che appariva già come un'opera d'arte.
    Si sedette a fianco a lei e le disse, senza neppur sapere come:
    "ciao Naminé!che bel disegno!sei davvero brava!"-aveva parlato quasi senza pensare, dicendo quello che avrebbe voluto dirle normalmente senza doversi fare tutte quelle tare mentali.
    "oh ciao!"-rispose lei con voce accorata-"lo pensi davvero?"grazie!"-mentre un leggero rossore si diffuse sulle sue gote rendendola ancora più incantevole.
    "di n-nulla...senti..."-ma si bloccò, la vista di quegli splendidi occhi lo fece quasi perdere.
    "dio come sei bella"-pensò ad alta voce, senza neppure accorgersene.
    "g-grazie"-rispose la ragazza arrossendo improvvisamente e di colpo.
    Nami abbassò lo sguardo imbarazzata e stupita,era la prima volta che le dicevano una cosa simile.
    "dannato me!"-pensò tra sè Roxas ma non lo diede a vedere, ormai non sapeva più che pesci pigliare finchè...
    "Nami ti andrebbe di venire a mangiare un gelato con me?"-lo disse quasi senza pensarci, come se da questo dipendese tutta la sua vita, e in effetti forse un pò ciò era vero...
    Passarono due secondi, che a Roxas parvero due secoli,interminabili e lunghissimi ma poi lei disse:
    "certo!con molto piacere!"-e sorrise.
    Vedendo quel sorriso radioso, quello splendore , quella bellezza che lo lasciava senza fiato,e a sentire quella risposta che tanto aveva sognato, tanto aveva vagheggiato, si sentì prendere da una gioia immensa, incommensurabile.
    Con un'energia che non avrebbe mai sospettato di avere balzò in piedi,si sistemò in quattro e quattrotto la maglietta e le braghe, sotto lo sguardo divertito di lei.
    Le porse la mano che Nami prese sorridendo e insieme si avviarono verso la gelateria più vicina.....


    Vualà scialalalà ecco quà il capitolo :sese:
     
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30 replies since 8/11/2009, 21:17   464 views
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