Trascinati tra luce e ombra

La mia prima fic qui *-*

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  1. Nyxenhaal89
     
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    Eccoci al secondo capitolo.
    Ancora non si sa molto della trama.
    Vi terrò un altro po' sulle spine u.u
    Questo è più un capitolo che spiega un po' il rapporto tra i personaggi. Sapete, sono molto puntiglioso al riguardo XD
    *No, è solo che non sai che scrivere ndHeartless*
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    SPero vi piaccia ^^

    2: Frammenti

    Realizzò tutto con una lentezza estrema.
    La sua testa si rifiutava di pensare che tutto ciò fosse appena successo.
    Eppure era lì, con gli occhi sgranati, ad osservare le crudeli acque che avevano ingerito Roxas senza lasciarne traccia.
    In un ultimo, disperato tentativo di salvarlo, aveva cercato di agguantargli la collana a croce, quella X fatta come da quattro punte di freccia, ma essa cedette immediatamente.
    Roxas sorrideva.
    Stava andando verso la morte, e sorrideva.
    Tutto ciò che a Sora rimaneva, era quel ciondolo.
    Lo guardò con gli occhi gonfi di lacrime. Nella sua mano, stretta intorno ad esso così forte, che il metallo e il sangue furono una cosa sola.
    - …Sora? – chiamò Kairi.
    Il castano non rispondeva.
    Riku, con lo sguardo basso, lo prese in braccio e lo portò in macchina. Nel suo sguardo verde, si leggeva unicamente rimorso.
    E rabbia.
    Rabbia per non essere riuscito a salvare il suo migliore amico, rabbia verso quei mostri che erano comparsi dal nulla, rabbia verso un mondo così ingiusto.
    Le meteore continuavano a fioccare nella città, più piccole, mentre tutt’intorno ai palazzi esplosioni multicolori indicavano scontri in atto.
    Ma scontri tra cosa?
    L’esercito non era intervenuto, e probabilmente non avrebbe potuto nulla.
    Ricordarono che l’uomo che prese a sparare senza soste, restava fermo, ma i proiettili raggiungevano qualunque obiettivo. Xion aveva una coscia ferita e i pantaloni inondati di sangue rappreso per tale motivo.
    Naminè aveva la schiena a pezzi, e Riku varie schegge di vetro conficcate nelle braccia e nella schiena.
    Sora era incolume, difeso da Roxas che preferì prendere il muro di piatto.
    Salirono in macchina e uscirono dalla città. Nel furgoncino regnava il silenzio più totale.

    In città, intanto, regnava il caos nella sua forma più pura.
    Le esplosioni continuavano, si levavano ovunque turbini elementali da varia natura.
    Due interi quartieri erano rasi al suolo da incendi di proporzioni disumane.
    - Sembra che i nostri amici stiano dando il meglio di sé, in questo scontro – proferì una voce amorfa, incappucciata anch’essa.

    Subito dopo il limite della città, si stagliava una grande foresta alle falde di una montagna, ma col passare degli anni, la foresta aveva ricoperto anche la montagna stessa. Ormai erano passati almeno 400 anni da quando il piccolo borgo di Twilight Town era diventato una grande città paragonabile a Manhattan.
    Riku ebbe l’idea di andare il più lontano possibile, dritto nelle zone più fitte della foresta. Furono tutti d’accordo.
    Erano ancora impauriti e pesantemente provati da quegli accadimenti. Tantissima gente era morta di fronte ai loro occhi, un loro carissimo amico, per salvare loro da una possibile morte, si era gettato in mezzo alle onde.
    Proprio l’immagine sorridente di Roxas, Sora non riusciva a dimenticarla.
    Il ragazzo era seduto dietro, alle spalle di Riku, appallottolato su se stesso, con la croce di Roxas ancora stretta in mano. Come se fosse la mano che non era riuscito a salvare, per essere così debole.
    Non si accorgeva neppure del tempo che era passato, della macchina che avanzava spedita nelle strade più nascoste del bosco, nemmeno i sobbalzi continui riuscivano a distoglierlo.
    No, lui era ancora lì.
    Era ancora su quel ponte, a fissare Roxas che cadeva laggiù, nelle acque profonde di quel mare crudele.
    Gli occhi non piangevano, il cuore sembrava non battere. Le mani erano immobili. Le gambe non collaboravano.
    Sperava che la sua anima potesse raggiungere Roxas ovunque lui fosse.
    Voleva morire, lì e ora.
    - Sora… - mormorò Xion poggiandogli una mano sulla spalla.
    Vedere quell’amico sempre così allegro e spensierato, che riempiva intere serate parlando solo lui, in quello stato, era come se fossero morti tutti.
    Compresero che la situazione era più grave di quanto sperassero.
    C’erano dei pazzi, che dilagavano per la città, che massacravano la gente, evocavano strani mostri e quant’altro…
    - Se solo potessi fare qualcosa! – ringhiò Riku battendo improvvisamente il pugno sul volante.
    Kairi, seduta di fianco a lui, si limitava a guardarlo con l’espressione malinconica, triste.
    - E cosa vorresti fare? – chiese la ragazza fissandolo con i suoi occhi azzurri.
    L’argenteo tacque.
    Già…
    Cosa?
    - Li farei tutti in pezzi minuscoli, poi li butterei nel cesso e li farei mangiare dagli alligatori che vivono nelle fogne! – disse poi, brusco.
    - Non si faranno ammazzare da uno che crede ancora che ci siano gli alligatori nelle fogne… - rispose la rossa per contro.
    Tacquero di nuovo.
    Naminè manifestava il proprio sgomento disegnando sconnessamente sul blocco serie continue di spirali.
    Dopo alcuni minuti interminabili, arrivarono finalmente in un punto tranquillo.
    Be’, doveva esserlo per forza.
    La macchina si era fermata, infatti.
    - Al diavolo – imprecò Riku uscendo e dando un pugno alla carrozzeria. – Scendete, cerchiamo un posto almeno per passare la notte –
    - Non possiamo andare in un’altra città? – chiese Xion aiutando Sora a scendere.
    Quello guardava ancora nel vuoto, perso come non mai.
    - Temo che Riku sarà il nostro leader – irruppe Naminè con la voce appena percettibile. – Senza Roxas e con Sora in questo stato, ci serve qualcuno che sappia tenerci tutti uniti e che possa ragionare lucidamente –
    - Lasciate fare a… -assicurò Riku, ma venne improvvisamente interrotto.
    - NON E’ MORTO! – ululò Sora tirando fuori una voce rabbiosa del tutto imprevista. – ROXAS NON E’ MORTO! AVETE CAPITO??!! SMETTETE DI DIRE CHE E’ MORTO… -
    Xion lo guardò frustrata. Ma quello sfogo momentaneo diede finalmente a Sora la possibilità di esternare quelle sensazioni che l’avevano fatto sentire così male.
    E finalmente uscirono fiumi di lacrime in mezzo ai singhiozzi, che a malapena il castano riusciva a coprire con le mani tremanti.
    Inaspettatamente, l’argenteo lo prese stretto tra le braccia, lasciandolo sfogare, lasciando che si liberasse di tutto quel veleno che aveva in corpo. Kairi gli tolse la croce dalla mano, assicurandogli che non l’avrebbe gettata via.
    Infatti la avvolse in un fazzoletto, pulendola un po’ dal sangue grazie alla pioggia che continuava a scrosciare impietosa, attraverso gli alberi fitti.
    - Sora, basta – cercò di calmarlo Riku prendendogli le spalle. – Non si è buttato in mezzo alle onde per vederti soffrire così! Datti un contegno! –
    Sora si distaccò cercando di asciugarsi con gli avambracci, ma erano bagnati, era tutto bagnato, ovunque.
    - Piove…. – realizzò improvvisamente.
    - Sì, e dovremmo raggiungere un posto riparato – interruppe Naminè. – Ecco, ho visto alcune grosse pietre da quella parte. Sono accatastate tra loro e formano un tetto abbastanza largo per tutti – sorrise.
    Il blocco era fradicio.
    Forse per questo aveva cominciato a guardarsi intorno?
    Sora la fissò con gli occhi rossi e gonfi, seguendo la traiettoria indicata dal suo braccio.
    Abbozzò un lievissimo sorriso e annuì.
    Ancora inaspettatamente, Riku lo prese in braccio come un sacco di patate.
    - Non farti strane idee – si limitò a dire.
    Corsero sotto la pioggia, e finalmente trovarono un riparo mediamente asciutto. Il terreno era comunque bagnato, ma almeno l’acqua non pioveva più sulle loro teste.
    - Non abbiamo nulla con cui coprirci – protestò Xion.
    - Non ho coperte, in macchina. Ho solo una vecchia trapunta che uso per coprire le merci – tagliò corto Riku. – E no, non ho intenzione di portarla, perché si bagnerebbe tutta lungo il tragitto –
    - Almeno proviamo, Riku – si propose Kairi. – Dovrebbe esserci un ombrello, se la memoria non mi inganna. –
    - Il TUO ombrello?! – sbottò l’argenteo. – Kairi, sono passati mesi! –
    - Appunto per questo ho detto “se la memoria non mi inganna”, ma siccome ti conosco, Riku, so che lì dentro ci sarà ancora anche il mio vecchio reggiseno che ho dimenticato al nostro terzo appuntamento – replicò Kairi d’un fiato.
    Arrossito e imbarazzato, Riku accompagnò Kairi brontolando fino alla macchina.
    Intanto, gli altri tre si erano sistemati come potevano, calcolando anche lo spazio per gli altri. Xion trovò un angolino dove sistemarsi, facendo poggiare Sora alla sua spalla. Dal canto suo, Sora si addormentò praticamente subito. Teneva di nuovo stretta la croce tra le mani. La mora e Naminè si scambiarono un’occhiata poco rassicurante. Era evidente che pensassero a quella situazione come uno shock notevole, per il povero Sora.
    - Farò il possibile – ribattè Xion in un mormorio, accarezzandogli i capelli e la guancia bagnata.
    - Comincio a capire perché Sora ha tanto successo tra le ragazze più grandi di lui – proruppe Kairi, tornata con Riku. Stese la vecchia coperta, un po’ impolverata ma comunque buona per tutti, in mezzo a loro, assicurandosi che tutti quelli che stavano alle estremità fossero adeguatamente coperti e non esponessero i lembi alla pioggia.
    - Sono curioso – disse Riku di rimando, sistemandosi tra lei e Naminè.
    - Quel faccino da eterno bambino lo rende adorabile – commentò Kairi con un sorriso dolce a occhi chiusi.
    - Ho sempre creduto che lo rendesse stupido – smentì Riku atono.
    A tutti scappò una risatina.
    Si strinsero tutti il più possibile, coprendosi bene.
    Infine, esausti, si addormentarono.

    - CAZZO! NON M’INTERESSA! – strillò Larxene scardinando la porta di un ufficio della periferia, e sedendosi sulla poltrona. L’ufficio era vecchio e cadente, c’erano un paio di quadri di scarso valore, e la scrivania era appena passabile. La poltrona in pelle nera fece una nuvola di polvere, quando la donna incappucciata si sedette. – NON VOGLIO QUELLO STRONZO ANCORA SULLA MIA STRADA! E’ CHIARO?! –
    Il comportamento del numero XIII era inaccettabile.
    Dietro di lei, stava una figura più bassa, dall’apparenza gracile, che teneva un libro in mano.
    Così parlò Zarathustra , di Nietszche, preso dalla libreria che si trovava nel settore di Larxene.
    Lo stava (forse) leggendo. Dietro il cappuccio non si vedeva nulla.
    - Larxene, il tuo comportamento ti rende soltanto ridicola – sentenziò l’Illusionista Mascherato, chiudendo il libro e riponendolo nel soprabito nero.
    Entrambi levarono i cappucci, mostrando il loro aspetto.
    - Per quanto ancora ci sarà utile? Non è nient’altro che uno schifoso serpente, dovrebbe essere bandito dall’Organizzazione – ribattè lei mettendo le gambe sul tavolo. – Come si permette di venirmi davanti facendomi le poste?! –
    - Be’, ma tu eri in fallo, Larxene. Eri fuori dalla tua zona – le fece notare l’altro.
    - Non rompere anche tu, Zexion. Il corridoio oscuro non ha funzionato bene, e ricordati che non ero tra gli esploratori, quando abbiamo analizzato la città – sbottò Larxene girandosi verso la finestra, battuta dalla pioggia. – Ah, che magnifico spettacolo – disse estasiata. – Non trovi che i fulmini siano romantici, Zexion? –
    - Più che altro, non credevo ti interessasse ciò che è romantico – rispose Zexion con sufficienza. – Non crucciarti nell’imitare gli umani – girò i tacchi e se ne andò senza dire una parola.
    Larxene sbuffò, riprendendo a guardare fuori.

    La lunga notte era finalmente conclusa.
    Lentamente si svegliarono tutti, prima Kairi. Si stiracchiò, indolenzita. Dormire sui sassi non era proprio il suo hobby preferito.
    Crocchiò le ossa del collo, che fecero parecchio rumore.
    - Unh. Ooooh – gemette mentre le sue ossa e articolazioni iniziavano un macabro concertino di nacchere. – Mi sento come se avessi dormito sui sassi, cazzo –
    Ci riflettè un attimo.
    - Io HO dormito sui sassi – realizzò con la faccia smorta.
    Naminè fu la seconda a svegliarsi, col volto pallido e delle occhiaie ben visibili.
    - Buongiorno – salutò senza alzarsi. – Temo di essere anchilosata – spiegò col volto candido.
    - Sopravviverai – fece spallucce l’altra.
    - Buongiorno, signore – salutò Riku alzandosi e stirandosi allegro. – dormito bene? –
    - A parte il dolore a tutte le ossa del corpo e la totale devastazione mentale, mai stata meglio… Prossima domanda, per favore – rispose Xion stropicciando gli occhi. – Non ho dormito peggio nemmeno quando ho passato la notte sul pavimento della cucina, schiacciata tra la tavola e il frigo – aggiunse grattandosi la testa.
    Sora dormiva ancora beatamente.
    - Credete che abbia pianto? – chiese piano Kairi avvicinandosi.
    Naminè annuì indicando gli occhi del ragazzo. Le ciglia erano piene di salini granelli bianchi.
    - Magari l’ha sognato… - realizzò triste Xion.
    Riku schioccò le dita.
    - Non mi pare comunque il caso di lasciarlo a dormire, visto che siamo tutti svegli! – abbaiò. – SORA! –
    Il ragazzò si rizzò immediatamente in piedi e
    CRACK
    sentì la schiena bestemmiare.
    - Buo… buongiorno…. – salutò poggiandosi alla parete del “rifugio” con una mano.
    - Come ti senti? – chiese la mora toccandogli una spalla.
    Il ragazzo fece spallucce.
    - OOOOk, adesso io e Sora faremo il lavoro da uomini, voi donne difendete il villaggio – irruppe Riku evitando un altro possibile attacco di pianto, e ricevendo una tallonata sull’alluce da Kairi.
    - Maschilista del cazzo – dissero tutte e tre.
    - Comunque, andiamo – ringhiò Riku prendendo Sora per un braccio e allontanandosi di gran carriera.

    Si inoltrarono più in là nel bosco alla ricerca perlomeno di qualche frutto.
    Anche se non era esattamente facile, dato che non c’erano molti alberi da frutto, come realizzarono in seguito.
    Pigne?
    No, non era il caso.
    Tuttavia, c’era un minuscolo fiume che scorreva fino al mare, lungo sì e no una decina di chilometri, forse anche meno. Ci sarebbe stato qualche pesce.
    Mentre si incamminavano verso il fiume, intravidero alcuni leprotti.
    - Ecco il cibo! – sussurrò Riku prendendo Sora da una spalla, indicandoglieli.
    - R…Riku…?! – sbottò scandalizzato. – Ma… ma sono solo dei…. dei leprottini!! –
    - Sì, e saranno anche il nostro pranzo – asserì l’altro prendendo un ramo da terra. – Un bel colpo, e…. – Si preparò ad assaltarli..
    - NOOOO! – sbraitò Sora saltandogli addosso.
    Risultato, i leprotti scapparono.
    -………. – mugolò Riku, vedendo la il pasto allontanarsi. - ….proviamo col pesce allora? – borbottò verso Sora, alzandolo da sé con facilità.
    Il ragazzo annuì vivamente.

    La pesca fu un discreto disastro, ma alla fine riuscirono a portare circa un pesce per ognuno.
    Era un pasto misero, ma meglio di niente.
    Erano così affamati che lo mangiarono direttamente crudo.
    Sora stringeva ogni tanto la croce di Roxas, mormorando qualcosa.
    Quando il sole fu ormai alto, parlarono del da farsi.
    - Ci incamminiamo verso un’altra città? – propose Kairi.
    - Dovremmo avvisare del pericolo, magari riescono ad evacuare la popolazione in tempo – disse Naminè disegnando distrattamente sul blocco stropicciato dall’acqua.
    - Non mi pare ci sia altro da dire, allora. Andiamo finchè il sole è alto – concluse Riku.

    Il viaggio proseguì con buon ritmo per alcune ore, ma poi la fame si fece sentire nuovamente, e si fermarono subito.
    La situazione non era per niente positiva. Non trovavano nulla da mangiare.
    Poi però, come una visione divina, Xion avvistò un frutteto lì, in mezzo alla foresta.
    - Ma certo! Qui c’è la fattoria di mio nonno! – esclamò Naminè. –Andiamo, veloci! –
    Corsero, corsero agguantando tutti i frutti che prendevano, mangiandoli per strada.
    La loro bocca era rinfrancata da quei sapori freschi e zuccherini. Mele, arance e quant’altro…
    Tutti però si voltarono sentendo un tonfo.
    - SORA! – urlarono.

    Ecco. Vi lascio un po' sulle spine fino al prox capitolo u.u commentate, commentate! X3
     
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