Trascinati tra luce e ombra

La mia prima fic qui *-*

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  1. Nyxenhaal89
     
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    Titolo: Trascinati tra luce e ombra
    Genere: Drammatico, Avventuroso, Romantico
    Avvertenze: shonen-ai, hentai, Non per stomaci delicati
    Rating: Arancione-Rosso
    Nota: la storia ha per protagonisti i pg di Kingdom Hearts, ma non riguarda completamente la storia. Troverete sicuramente citazioni su altri giochi, anime/manga o film, NON ci sono personaggi disney, tranne Jack Sparrow e la ciurma di pirati dei caraibi per cause di forza maggiore. XD

    Detto questo, spero che vi piaccia, e buona lettura! ^^

    1: Il Giorno del Giudizio

    Twilight Town era immersa in una silenziosa e pallida sera d’autunno. Il gruppo di amici si era riunito, come al solito, nel pub che aveva appena aperto in centro. Ogni sabato, puntualmente, erano lì.
    Il cibo era buonissimo, c’erano i tavolini all’aperto sulla zona pedonale, e l’aria fresca rendeva la cena rilassante.
    C’era una luna pienissima, quella sera.
    Riku aprì le danze prendendo le ordinazioni per tutti.
    Sandwich e coca-cola, con aggiunta di un paio di birre.
    Ridendo e scherzando praticamente per tutta la sera, i sei si divertirono come sempre. Stare insieme in classe non era sempre la stessa cosa. Fuori dal’aula, in quell’atmosfera “neutrale” , pacifica, uscivano fuori i veri caratteri di persone che si vedono solo con la maschera scolastica.
    Anche nel loro caso era così.
    Riku era molto più spaccone, ad esempio. Oltre all’abitudine di prendere le ordinazioni per tutti, aveva anche la fissa di esibire la propria forza.
    Kairi, abbandonata la divisa scolastica, era una specie di demonio sovrumano. Se Riku gliele faceva girare, lo rimetteva a posto con qualche sganassone. Un dr.Jekyll dai capelli rossi.
    Naminè era l’unica che mantenesse una certa coerenza caratteriale, fuori e dentro la scuola. Praticamente passava le giornate a disegnare, disegnare intere pagine. E studiava tantissimo.
    Sora, a sua volta, manteneva anch’egli una certa coerenza. A scuola però era molto più tronfio e si prestava alle spacconate di Riku, mentre una volta fuori dalla scuola era molto più tranquillo e pacato.
    Roxas invece non cambiava mai. Taciturno fuori, taciturno dentro, ma capace di notevoli imprese: come quando scagliò Riku dall’altra parte della classe. Nonostante le apparenze, Roxas e Riku andavano molto d’accordo, e in effetti, lui e Sora erano gli unici ragazzi con cui amasse parlare senza annoiarsi.
    Formavano un gruppo abbastanza eterogeneo, ma estremamente compatto.
    Assieme a loro c’era anche un’altra ragazza, Xion, che si era appena aggiunta al gruppo. Era arrivata quell’anno, ma subito tutti la presero in simpatia. Aveva un’aria sbarazzina e sorridente, con capelli neri di media lunghezza e smaglianti occhi verdi.
    Dicevano che il loro segreto stava nell’amicizia. Quando in un gruppo si formano le coppie, il gruppo si scioglie. Ma questo tra loro non accadde, nemmeno quando Riku e Kairi si lasciarono(con un contorno di occhi neri e una spalla lussata per il poveretto); anzi, si unirono ancora di più.
    - Allora – esordì Riku, coi lunghi capelli bianchi al vento – propongo un brindisi per Kairi, il cui nuovo reggiseno ci ha abbagliat… -
    THUD
    - >coff< …volevo dire – si corresse subito dopo l’ennesimo scapaccione giornaliero – perché è riuscita a superare il test di economia domestica –
    La ragazza arrossì timida.
    Eppure poco prima aveva picchiato tranquillamente il suo ex per l’ennesima volta.
    Calò il vento.
    - Naminè, perché non metti via quel blocco ogni tanto? – chiese Xion preoccupata. – Ti si incaveranno gli occhi, di questo passo… -
    - Credo che Naminè sia stata preceduta dal blocco da disegno, quando è nata – scherzò Roxas. – Disegnava già dentro la placenta, ne sono sicuro. Faceva le pitture rupestri con l’amnios –
    Naminè lo fulminò con lo sguardo.
    Scarabocchiò qualcosa e glielo porse.
    Roxas deglutì, vedendo la sua immagine disegnata trafitta da quattro lance e fucilata.
    - Ma non ti si può dire niente =__= - protestò tornando ad interessarsi al suo panino, ma si trovò una matita puntata sul naso.
    - MAI – intimò la bionda Naminè, tutta vestita di bianco. – Scherzare sulla mia ARTE –
    Ripresero a mangiare con qualche altra battuta ogni tanto, mentre Riku raccontava le disavventura della portinaia del condominio, che cadeva dalle scale pressochè ogni giorno.
    - E tu non l’aiutavi mai? – protestò Xion con gli occhi lacrimosi.
    - Arrivavo sempre troppo tardi, insomma, sentivo solo il tonfo – disse imbarazzato Riku.
    - Per dirla tutta – intervenne Roxas a braccia conserte sul tavolo, mangiucchiando l’ultima metà del panino – è lui che la spinge. Per sbaglio, ma è lui che lo fa –
    Xion si voltò inorridita verso l’esasperato Riku.
    Sora rimase pareccho muto per tutta la cena.
    Non capiva perché, ma sentiva che avrebbe sempre detto qualcosa di stupido, di fronte a Roxas.
    Gli metteva sempre una tale soggezione.
    Quella sarebbe stata la gran sera. La sera in cui si sarebbe finalmente dichiarato a lui.
    Era un anno che portava dentro quella sensazione scalpitante allo stomaco.
    Ora voleva solo dirglielo, non importava il risultato. Roxas era comunque suo amico, non gli avrebbe certo fatto del male.

    Pagarono il conto, come al solito ognuno per sé, e lasciarono il locale facendo una passeggiata per il centro. Tutti i negozi erano chiusi, e quindi c’erano solo altri ragazzi, più che altro coppiette in passeggiata romantica.
    La strada che costeggiava il mare non era molto frequentata dai ragazzi della loro età, coppie a parte.
    E dato che loro stessi sembravano tre coppie, quelle vere non siscandalizzavano troppo a vederli insieme.
    Una volta, Riku baciò con disinvoltura Xion in mezzo alla strada, ricavando uno sganassone da parte della mora, e un calcio alle parti nobili dalla rossa Kairi.
    Si sedettero su una panchina: Riku al centro, Kairi vicino a lui, Naminè seduta sullo schienale in mezzo a loro, Roxas poggiato alla balaustra davanti alla panca, Xion in un cantuccio di essa.
    Sora restò in piedi, col cuore che gli impazziva.
    Aveva paura di non poter più vedere quell’immagine, quel bellissimo Roxas che guardava assorto il mare, i suoi occhi azzurri luccicanti alla luna.
    Strinse il ciondolo a forma di corona che teneva al collo.
    Sospirò profondamente e si decise.
    - Roxas…. – chiamò avvicinandoglisi - posso parlarti? –
    Il biondo si girò verso di lui, senza muovere il corpo, solo la testa.
    - Dimmi pure –
    Sora arrossì vedendo il gruppetto dietro di loro. Persino Naminè aveva distolto l’attenzione dal blocco: anzi, se l’era portato al mento, mordicchiandone gli anelli dove giravano i fogli. Sembrava preoccupata. Xion era l’unica a non capire il motivo di tanta agitazione.
    - …in privato.. – biascicò il castano cercando comprensione nei loro sguardi.
    - Signore, venite con me – disse Riku alzandosi, ringalluzzito come non mai. – Voi due parlate pure u.u – Prese Xion e Kairi a braccetto, Naminè rimase a osservare i due da lontano.

    Restarono soli.
    - Spero che Riku non voglia fare nulla di sconcio – sogghignò Roxas osservando il mare. – Da quando abbiamo perso la verginità, è diventato un tale perverso… -
    Sora cadde dalle nuvole.
    Perso?
    L’avevano già fatto?
    Roxas si voltò fulmineo verso di lui.
    - Avevamo invitato anche te a quella serata, ricordi? La festa…. degenerò leggermente. Eravamo tutti fradici, ma evidentemente le nostre “partner” se ne erano avvedute, e avevano preso la pillola prima della festa – spiegò vedendo la faccia sconvolta del ragazzino.
    Sora ebbe un moto di delusione epico.
    Aveva sempre idealizzato la figura di Roxas come un ragazzo perfetto, che non avrebbe mai fatto cose del genere. Da Riku se lo aspettava, da Roxas no. Non voleva. Roxas doveva…
    “…Perderla con me!” , si ribellò una voce dentro di lui.
    - E…. lo sapevano tutti tranne me? – realizzò.
    - Solo perché non avevi capito quello che si sarebbe fatto – avvisò Roxas .
    Ecco, BakaSora aveva colpito ancora.
    L’unico imbecille a non capire che razza di festa fosse, era stato lui.
    - …Mi fai schifo… - sibilò Sora con lo sguardo basso.
    - Eh? Perché? – sbottò Roxas stupito. – Sono libero, e se mi capitano queste occasioni, le colgo! –
    Sora rimase qualche secondo in silenzio, cercando cosa dire.
    Alla fine era normale, tutti fanno una cosa simile prima o poi….
    - …E poi? – chiese, guardando avanti. – L’hai fatto altre volte? E Riku? –
    - Riku, in media tutte le sere – rispose atono. – Io no. Non più. Non mi è piaciuto, avrei voluto che la mia prima volta fosse diversa…. praticamente non me ne ero nemmeno accorto. Hanno fatto tutto quelle –
    Il castano emise un sospiro sollevato.
    Alla fine, Roxas non era affatto quello che temeva.
    Riprese a sorridere radioso.
    - C’è una cosa che voglio dirti – esordì più convinto che mai. Forza!
    Roxas non guardava mai le ragazze. A dire il vero, non guardava mai nessuno.
    Il biondo lo esortò a continuare con un cenno della mano.
    - Ecco… -
    Non potè proseguire, che la loro vista fu catturata da una specie di enorme cometa nel cielo.
    - ROXAS! SORAA! – gridò Riku correndo verso di loro. – Presto! Via di lì! –
    Un’altra meteora, cadde in mare. Si sollevò una gigantesca ondata, dritta verso di loro.
    - Cosa sta succedend-- - Roxas afferrò Sora per una mano e si infilarono in uno stretto vicolo, una scorciatoia verso le gradinate; l’onda si avvicinava, superando già lo stabilimento balneare della città, divorando ombrelloni, sedie, bar. Tutto si infrangeva mentre si sentiva qualcuno suonare uno strumento a corde.
    - Ragazzi, forza! – esortarono le ragazze già in cima alla gradinata.
    - Kairi, guarda! – esclamò Xion indicando il cielo. Un’altra meteora, poi un’altra, e un’altra ancora: un’autentica pioggia.
    Alcune meteore, più grosse, erano sul punto di schiantarsi in zone interne della città.
    - Sora… - ringhiò Roxas. – Sei troppo lento! –
    Il ragazzo si ritrovò preso in braccio dal biondo, molto più alto di lui (merito del sangue nordico? .__.).
    - Lasciami Roxas! Posso camminare da solo! –
    - Ecco, appunto! NON DEVI camminare! – precisò il suo portatore, correndo a rotta di collo, fiancheggiato da Riku e le ragazze.
    Ovunque la gente scappava come impazzita.
    Arrivarono ad un’altra piazza, dove si ergeva il maestoso Grattacielo della Memoria.
    E in quel momento, l’onda arrivò.
    Devastante e violenta, come se avesse vita propria, l’enorme onda non si era placata finchè non arrivò alla piazza, spazzando via tutto ciò che era inorganico. Anche i ragazzi e gli altri passanti si trovarono scaraventati contro cose, palazzi e strada, senza eccezioni.
    Naminè venne scaraventata contro un palo: Xion e Kairi furono salve per miracolo dall’essere infilzate dalle gambe di un tavolino. Riku sfondò una finestra, e Roxas finì dritto contro il muro di un vicolo cieco, sommerso dalla spazzatura.
    Si rialzarono a fatica, doloranti, inzuppati e provati. Non sentivano più le proprie gambe. Il cuore batteva all’impazzata.
    Osservarono il cielo. La pioggia continuava. Gli edifici venivano fatti velocemente a pezzi, mentre in città cominciarono a susseguirsi violente e ripetute esplosioni.
    - Ma cosa sta succedendo…? – boccheggiò Kairi sotto shock.
    - L’Apocalisse – disse qualcuno davanti a loro.
    Doveva essere un uomo, con indosso un lungo soprabito nero simile ad una tenuta da monaco. Portava un cappuccio che ne nascondeva il viso. Al cappuccio erano collegati due pendagli d’argento, forse servivano a stringerlo.
    L’uomo tirò fuori delle strane armi dal nulla. Le puntò verso di loro.
    - La vostra energia è vibrante – disse un altro, spuntato da poco. – Hanno dei dati interessanti. Potrebbero essere utili come Nessuno – spiegò al suo “compagno”? “Collega”? “Simile”?
    - In questo caso – Il primo arrivato prese a sparare a raffica su di loro con le sue strane armi. I sei scapparono, ma il resto della gente non fu così fortunato. Molti perirono sotto quei colpi, e non era ancora finita.
    Mentre il gruppo continuava a scappare, tutti sentivano il loro cuore appesantito.
    Tutum. Tutum.
    Il battito del loro cuore, simile a tamburi, arrivò fino alle orecchie degli strani visitatori, e non solo.
    Decine di occhi gialli si rizzarono improvvisamente, correndo qua e là, alla caccia della fonte di quel rumore a loro tanto caro.
    - RIKU! – avvisò Roxas vedendo quegli occhi dirigersi contro l’amico.
    Nello stesso istante dozzine di strani insetti bianchi fecero la loro comparsa, esplodendo da tutte le parti.
    Si sentirono le voci dei due della piazza dire – Sono già arrivati, dannazione…. –

    Corsero ancora, evitando altre strane creature gialle, attraversando ingorghi, attraverso la città devastata.
    Fino a che non arrivarono alla casa di Riku.
    - Ottimo, aspettatemi qui – ansimò l’argenteo correndo in casa.
    Prese la sua macchina, un furgoncino che usava per le consegne, e fece salire gli altri.
    Finalmente Sora poggiò i piedi per terra.
    - Dobbiamo andarcene dalla città – spiegò Riku partito immediatamente, tanto che Naminè stava cadendo fuori dalla vettura.
    - E se fossero anche fuori? – chiese Sora preoccupato.
    - Una cosa alla volta – disse Naminè ancora dolorante. – Pensiamo intanto a salvarci la pelle. –

    Ma la tanto sperata salvezza trovò un nuovo ostacolo.
    Un’altra persona, probabilmente una donna, anche lei incappucciata, Si stagliò in mezzo alla strada.
    Sopra di lei, c’era il cielo in tempesta.
    - Oh, merda - imprecò Riku.
    - Riku, parti – disse Roxas. – Io la tengo impegnata –
    Tutti lo guardarono sconvolti, in un coro di “sei impazzito???!”
    - Fatelo e basta! Ci vediamo sul ponte. Cercherò di trovare una via di fuga. Se entro un’ora non sono arrivato, filate fuori – ordinò il biondo uscendo dalla macchina.
    - Roxas! – esclamò Sora troppo tardi.
    - Ti sei scelto quello sbagliato – disse Riku accelerando.
    Roxas si parò di fronte alla donna incappucciata.
    - Non si dovrebbe stare in mezzo alla strada – disse crocchiando le dita. – Spostati –
    - Spostami tu – replicò la donna estraendo delle strane armi simili a freccette.
    Dei kunai, realizzò il biondo.
    Mirò all’auto di Riku, ma Roxas le si gettò addosso, gettandola a terra. Con una veloce sgommata, Riku si tolse dal campo di battaglia.
    Roxas continuò a picchiare selvaggiamente la donna, che però non demordeva.
    - Mi hai rotto, mezzasega – disse secca sputandogli in faccia.
    Schioccò le dita, e un fulmine colpì istantaneamente il ragazzo facendo gridare di dolore. Con un calcio, lo spinse via.
    - Nient’altro che un presuntuoso umano – canzonò con un’altra scossa, ancora più forte. Il ragazzo era a terra, in posizione fetale, che subiva ogni scarica ormai tramortito.
    La donna tirò nuovamente fuori i kunai e si preparò ad ucciderlo.
    - …Larxene – disse una voce atona sbucata da un varco nero nello spazio. – Che stai facendo? Non dovresti essere a trovare una roccaforte due isolati più avanti? –
    La donna chiamata Larxene mise le mani sui fianchi e sospirò.
    - Numero XIII, non dovresti essere al tuo posto e “rispettare un tuo superiore”? – cantilenò.
    - Ho già svolto il mio compito. E ti sono inferiore solo per acquisizione, non certo per meriti e abilità – replicò l’altro incappucciato.
    - Figlio di…..! – ringhiò lei. Poi si calmò. – E va bene – scomparve in un varco nero assieme al nuovo arrivato.
    Roxas si riprese dopo qualche minuto.
    Con ancora diversi tremori alle mani e alle gambe, si diresse verso il ponte.

    I ragazzi attesero più dell’ora necessaria, in macchina e tesi come corde di violino. Il grande ponte che collegava la città al resto del mondo era duramente provato dagli avvenimenti di quella sera.
    - ROXAS! – tuonò Sora scendendo dalla macchina. Gli altri lo seguirono, inziando a sbracciarsi per farsi notare.
    Il ragazzo corse verso di loro il più velocemente possibile.
    - Forza, andia… - esordì con un sorriso felice, ma il ponte si spezzò proprio tra lui e loro. Con una gigantesca crepa, un’intera sezione crollò.
    I ragazzi urlarono.
    Lui riuscì ad aggrapparsi appena in tempo all’estremità opposta.
    Riku e Sora cercarono di tirarlo su.
    - Forza Roxas…. tieni duro… - disse Riku tenendogli una mano. Kairi lo sosteneva. Dalla’altra, Sora, Xion e Naminè facevano altrettanto con l’altra mano. Il vento era forte, era come se tutti gli elementi si fossero dati appuntamento per scatenare l’inferno.
    Un albero vagante colpì in pieno il gruppo, schiantandosi poi oltre il guard-rail. Solo Sora e Xion riuscirono a tenersi, ma il peso di Roxas e il vento non giocarono a loro favore.
    - Roxas…. Roxas non mollare… - supplicò Sora. – Per favore… -
    - Se non ti mollo, cadrete insieme a me – sorrise amaro il biondo. – Sora, perdonami se non potrò ascoltare ciò che avevi da dire - si congedò, lasciando la loro mano e sparendo tra i flutti.

    Fatto ^^ se piace, la continuo ^^ anche perchè ancora ho molte cose da sistemare ^^ università compresa -.-

    Edited by Nyxenhaal89 - 20/3/2010, 15:17
     
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    Twilight Player

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    Se devo dire la mia.. stupenda!
    Cioè, mi piace molto come trama. Ho notato qualche errore di distrazione tipo "dal'" senza le due L ma c'è di peggio..
    Ahah, che sfiga Sora.. aveva preso forza..
    Riku ed il reggiseno di Kairi, lool.
    Continua!!
     
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  3. Nyxenhaal89
     
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    Commentate commentate!
    Un altro paio di lettori e avrò il coraggio di pubblicare il secondo capitolo XD
     
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    ~Bridges Burned

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    Un commento qui lo faccio.. è un buon inizio!Mi ispira molto... ma soprattutto spero nella coppia Sora-Roxas dove spesso questi due sono insieme a Kairi e Naminè... quà e là nel testo ho visto le faccine... se posso essere sincera sarebbe meglio toglierle: è meglio una descrizione del volto ben curata piuttosto che punto, linea, punto....
    poi per il resto credo vada bene... la storia mi è apparsa un pò confusa ma immagino che si spiegherà tutto nei prossimi capitoli^^
    continua presto^^
     
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  5. Nyxenhaal89
     
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    Uh le faccine XD
    No, quella era messa lì tanto per, non aveva funzione ben precisa.
    Un altro/a fan della Sora Roxas? *-* (veramente è Roxas il seme, comunque....... XD)
    Non preoccuparti, nel prossimo capitolo (che dovrei finire tra poco) le faccine non ci sono XD
    Datemi qualche minuto XD
     
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  6. Nyxenhaal89
     
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    Eccoci al secondo capitolo.
    Ancora non si sa molto della trama.
    Vi terrò un altro po' sulle spine u.u
    Questo è più un capitolo che spiega un po' il rapporto tra i personaggi. Sapete, sono molto puntiglioso al riguardo XD
    *No, è solo che non sai che scrivere ndHeartless*
    -----
    SPero vi piaccia ^^

    2: Frammenti

    Realizzò tutto con una lentezza estrema.
    La sua testa si rifiutava di pensare che tutto ciò fosse appena successo.
    Eppure era lì, con gli occhi sgranati, ad osservare le crudeli acque che avevano ingerito Roxas senza lasciarne traccia.
    In un ultimo, disperato tentativo di salvarlo, aveva cercato di agguantargli la collana a croce, quella X fatta come da quattro punte di freccia, ma essa cedette immediatamente.
    Roxas sorrideva.
    Stava andando verso la morte, e sorrideva.
    Tutto ciò che a Sora rimaneva, era quel ciondolo.
    Lo guardò con gli occhi gonfi di lacrime. Nella sua mano, stretta intorno ad esso così forte, che il metallo e il sangue furono una cosa sola.
    - …Sora? – chiamò Kairi.
    Il castano non rispondeva.
    Riku, con lo sguardo basso, lo prese in braccio e lo portò in macchina. Nel suo sguardo verde, si leggeva unicamente rimorso.
    E rabbia.
    Rabbia per non essere riuscito a salvare il suo migliore amico, rabbia verso quei mostri che erano comparsi dal nulla, rabbia verso un mondo così ingiusto.
    Le meteore continuavano a fioccare nella città, più piccole, mentre tutt’intorno ai palazzi esplosioni multicolori indicavano scontri in atto.
    Ma scontri tra cosa?
    L’esercito non era intervenuto, e probabilmente non avrebbe potuto nulla.
    Ricordarono che l’uomo che prese a sparare senza soste, restava fermo, ma i proiettili raggiungevano qualunque obiettivo. Xion aveva una coscia ferita e i pantaloni inondati di sangue rappreso per tale motivo.
    Naminè aveva la schiena a pezzi, e Riku varie schegge di vetro conficcate nelle braccia e nella schiena.
    Sora era incolume, difeso da Roxas che preferì prendere il muro di piatto.
    Salirono in macchina e uscirono dalla città. Nel furgoncino regnava il silenzio più totale.

    In città, intanto, regnava il caos nella sua forma più pura.
    Le esplosioni continuavano, si levavano ovunque turbini elementali da varia natura.
    Due interi quartieri erano rasi al suolo da incendi di proporzioni disumane.
    - Sembra che i nostri amici stiano dando il meglio di sé, in questo scontro – proferì una voce amorfa, incappucciata anch’essa.

    Subito dopo il limite della città, si stagliava una grande foresta alle falde di una montagna, ma col passare degli anni, la foresta aveva ricoperto anche la montagna stessa. Ormai erano passati almeno 400 anni da quando il piccolo borgo di Twilight Town era diventato una grande città paragonabile a Manhattan.
    Riku ebbe l’idea di andare il più lontano possibile, dritto nelle zone più fitte della foresta. Furono tutti d’accordo.
    Erano ancora impauriti e pesantemente provati da quegli accadimenti. Tantissima gente era morta di fronte ai loro occhi, un loro carissimo amico, per salvare loro da una possibile morte, si era gettato in mezzo alle onde.
    Proprio l’immagine sorridente di Roxas, Sora non riusciva a dimenticarla.
    Il ragazzo era seduto dietro, alle spalle di Riku, appallottolato su se stesso, con la croce di Roxas ancora stretta in mano. Come se fosse la mano che non era riuscito a salvare, per essere così debole.
    Non si accorgeva neppure del tempo che era passato, della macchina che avanzava spedita nelle strade più nascoste del bosco, nemmeno i sobbalzi continui riuscivano a distoglierlo.
    No, lui era ancora lì.
    Era ancora su quel ponte, a fissare Roxas che cadeva laggiù, nelle acque profonde di quel mare crudele.
    Gli occhi non piangevano, il cuore sembrava non battere. Le mani erano immobili. Le gambe non collaboravano.
    Sperava che la sua anima potesse raggiungere Roxas ovunque lui fosse.
    Voleva morire, lì e ora.
    - Sora… - mormorò Xion poggiandogli una mano sulla spalla.
    Vedere quell’amico sempre così allegro e spensierato, che riempiva intere serate parlando solo lui, in quello stato, era come se fossero morti tutti.
    Compresero che la situazione era più grave di quanto sperassero.
    C’erano dei pazzi, che dilagavano per la città, che massacravano la gente, evocavano strani mostri e quant’altro…
    - Se solo potessi fare qualcosa! – ringhiò Riku battendo improvvisamente il pugno sul volante.
    Kairi, seduta di fianco a lui, si limitava a guardarlo con l’espressione malinconica, triste.
    - E cosa vorresti fare? – chiese la ragazza fissandolo con i suoi occhi azzurri.
    L’argenteo tacque.
    Già…
    Cosa?
    - Li farei tutti in pezzi minuscoli, poi li butterei nel cesso e li farei mangiare dagli alligatori che vivono nelle fogne! – disse poi, brusco.
    - Non si faranno ammazzare da uno che crede ancora che ci siano gli alligatori nelle fogne… - rispose la rossa per contro.
    Tacquero di nuovo.
    Naminè manifestava il proprio sgomento disegnando sconnessamente sul blocco serie continue di spirali.
    Dopo alcuni minuti interminabili, arrivarono finalmente in un punto tranquillo.
    Be’, doveva esserlo per forza.
    La macchina si era fermata, infatti.
    - Al diavolo – imprecò Riku uscendo e dando un pugno alla carrozzeria. – Scendete, cerchiamo un posto almeno per passare la notte –
    - Non possiamo andare in un’altra città? – chiese Xion aiutando Sora a scendere.
    Quello guardava ancora nel vuoto, perso come non mai.
    - Temo che Riku sarà il nostro leader – irruppe Naminè con la voce appena percettibile. – Senza Roxas e con Sora in questo stato, ci serve qualcuno che sappia tenerci tutti uniti e che possa ragionare lucidamente –
    - Lasciate fare a… -assicurò Riku, ma venne improvvisamente interrotto.
    - NON E’ MORTO! – ululò Sora tirando fuori una voce rabbiosa del tutto imprevista. – ROXAS NON E’ MORTO! AVETE CAPITO??!! SMETTETE DI DIRE CHE E’ MORTO… -
    Xion lo guardò frustrata. Ma quello sfogo momentaneo diede finalmente a Sora la possibilità di esternare quelle sensazioni che l’avevano fatto sentire così male.
    E finalmente uscirono fiumi di lacrime in mezzo ai singhiozzi, che a malapena il castano riusciva a coprire con le mani tremanti.
    Inaspettatamente, l’argenteo lo prese stretto tra le braccia, lasciandolo sfogare, lasciando che si liberasse di tutto quel veleno che aveva in corpo. Kairi gli tolse la croce dalla mano, assicurandogli che non l’avrebbe gettata via.
    Infatti la avvolse in un fazzoletto, pulendola un po’ dal sangue grazie alla pioggia che continuava a scrosciare impietosa, attraverso gli alberi fitti.
    - Sora, basta – cercò di calmarlo Riku prendendogli le spalle. – Non si è buttato in mezzo alle onde per vederti soffrire così! Datti un contegno! –
    Sora si distaccò cercando di asciugarsi con gli avambracci, ma erano bagnati, era tutto bagnato, ovunque.
    - Piove…. – realizzò improvvisamente.
    - Sì, e dovremmo raggiungere un posto riparato – interruppe Naminè. – Ecco, ho visto alcune grosse pietre da quella parte. Sono accatastate tra loro e formano un tetto abbastanza largo per tutti – sorrise.
    Il blocco era fradicio.
    Forse per questo aveva cominciato a guardarsi intorno?
    Sora la fissò con gli occhi rossi e gonfi, seguendo la traiettoria indicata dal suo braccio.
    Abbozzò un lievissimo sorriso e annuì.
    Ancora inaspettatamente, Riku lo prese in braccio come un sacco di patate.
    - Non farti strane idee – si limitò a dire.
    Corsero sotto la pioggia, e finalmente trovarono un riparo mediamente asciutto. Il terreno era comunque bagnato, ma almeno l’acqua non pioveva più sulle loro teste.
    - Non abbiamo nulla con cui coprirci – protestò Xion.
    - Non ho coperte, in macchina. Ho solo una vecchia trapunta che uso per coprire le merci – tagliò corto Riku. – E no, non ho intenzione di portarla, perché si bagnerebbe tutta lungo il tragitto –
    - Almeno proviamo, Riku – si propose Kairi. – Dovrebbe esserci un ombrello, se la memoria non mi inganna. –
    - Il TUO ombrello?! – sbottò l’argenteo. – Kairi, sono passati mesi! –
    - Appunto per questo ho detto “se la memoria non mi inganna”, ma siccome ti conosco, Riku, so che lì dentro ci sarà ancora anche il mio vecchio reggiseno che ho dimenticato al nostro terzo appuntamento – replicò Kairi d’un fiato.
    Arrossito e imbarazzato, Riku accompagnò Kairi brontolando fino alla macchina.
    Intanto, gli altri tre si erano sistemati come potevano, calcolando anche lo spazio per gli altri. Xion trovò un angolino dove sistemarsi, facendo poggiare Sora alla sua spalla. Dal canto suo, Sora si addormentò praticamente subito. Teneva di nuovo stretta la croce tra le mani. La mora e Naminè si scambiarono un’occhiata poco rassicurante. Era evidente che pensassero a quella situazione come uno shock notevole, per il povero Sora.
    - Farò il possibile – ribattè Xion in un mormorio, accarezzandogli i capelli e la guancia bagnata.
    - Comincio a capire perché Sora ha tanto successo tra le ragazze più grandi di lui – proruppe Kairi, tornata con Riku. Stese la vecchia coperta, un po’ impolverata ma comunque buona per tutti, in mezzo a loro, assicurandosi che tutti quelli che stavano alle estremità fossero adeguatamente coperti e non esponessero i lembi alla pioggia.
    - Sono curioso – disse Riku di rimando, sistemandosi tra lei e Naminè.
    - Quel faccino da eterno bambino lo rende adorabile – commentò Kairi con un sorriso dolce a occhi chiusi.
    - Ho sempre creduto che lo rendesse stupido – smentì Riku atono.
    A tutti scappò una risatina.
    Si strinsero tutti il più possibile, coprendosi bene.
    Infine, esausti, si addormentarono.

    - CAZZO! NON M’INTERESSA! – strillò Larxene scardinando la porta di un ufficio della periferia, e sedendosi sulla poltrona. L’ufficio era vecchio e cadente, c’erano un paio di quadri di scarso valore, e la scrivania era appena passabile. La poltrona in pelle nera fece una nuvola di polvere, quando la donna incappucciata si sedette. – NON VOGLIO QUELLO STRONZO ANCORA SULLA MIA STRADA! E’ CHIARO?! –
    Il comportamento del numero XIII era inaccettabile.
    Dietro di lei, stava una figura più bassa, dall’apparenza gracile, che teneva un libro in mano.
    Così parlò Zarathustra , di Nietszche, preso dalla libreria che si trovava nel settore di Larxene.
    Lo stava (forse) leggendo. Dietro il cappuccio non si vedeva nulla.
    - Larxene, il tuo comportamento ti rende soltanto ridicola – sentenziò l’Illusionista Mascherato, chiudendo il libro e riponendolo nel soprabito nero.
    Entrambi levarono i cappucci, mostrando il loro aspetto.
    - Per quanto ancora ci sarà utile? Non è nient’altro che uno schifoso serpente, dovrebbe essere bandito dall’Organizzazione – ribattè lei mettendo le gambe sul tavolo. – Come si permette di venirmi davanti facendomi le poste?! –
    - Be’, ma tu eri in fallo, Larxene. Eri fuori dalla tua zona – le fece notare l’altro.
    - Non rompere anche tu, Zexion. Il corridoio oscuro non ha funzionato bene, e ricordati che non ero tra gli esploratori, quando abbiamo analizzato la città – sbottò Larxene girandosi verso la finestra, battuta dalla pioggia. – Ah, che magnifico spettacolo – disse estasiata. – Non trovi che i fulmini siano romantici, Zexion? –
    - Più che altro, non credevo ti interessasse ciò che è romantico – rispose Zexion con sufficienza. – Non crucciarti nell’imitare gli umani – girò i tacchi e se ne andò senza dire una parola.
    Larxene sbuffò, riprendendo a guardare fuori.

    La lunga notte era finalmente conclusa.
    Lentamente si svegliarono tutti, prima Kairi. Si stiracchiò, indolenzita. Dormire sui sassi non era proprio il suo hobby preferito.
    Crocchiò le ossa del collo, che fecero parecchio rumore.
    - Unh. Ooooh – gemette mentre le sue ossa e articolazioni iniziavano un macabro concertino di nacchere. – Mi sento come se avessi dormito sui sassi, cazzo –
    Ci riflettè un attimo.
    - Io HO dormito sui sassi – realizzò con la faccia smorta.
    Naminè fu la seconda a svegliarsi, col volto pallido e delle occhiaie ben visibili.
    - Buongiorno – salutò senza alzarsi. – Temo di essere anchilosata – spiegò col volto candido.
    - Sopravviverai – fece spallucce l’altra.
    - Buongiorno, signore – salutò Riku alzandosi e stirandosi allegro. – dormito bene? –
    - A parte il dolore a tutte le ossa del corpo e la totale devastazione mentale, mai stata meglio… Prossima domanda, per favore – rispose Xion stropicciando gli occhi. – Non ho dormito peggio nemmeno quando ho passato la notte sul pavimento della cucina, schiacciata tra la tavola e il frigo – aggiunse grattandosi la testa.
    Sora dormiva ancora beatamente.
    - Credete che abbia pianto? – chiese piano Kairi avvicinandosi.
    Naminè annuì indicando gli occhi del ragazzo. Le ciglia erano piene di salini granelli bianchi.
    - Magari l’ha sognato… - realizzò triste Xion.
    Riku schioccò le dita.
    - Non mi pare comunque il caso di lasciarlo a dormire, visto che siamo tutti svegli! – abbaiò. – SORA! –
    Il ragazzò si rizzò immediatamente in piedi e
    CRACK
    sentì la schiena bestemmiare.
    - Buo… buongiorno…. – salutò poggiandosi alla parete del “rifugio” con una mano.
    - Come ti senti? – chiese la mora toccandogli una spalla.
    Il ragazzo fece spallucce.
    - OOOOk, adesso io e Sora faremo il lavoro da uomini, voi donne difendete il villaggio – irruppe Riku evitando un altro possibile attacco di pianto, e ricevendo una tallonata sull’alluce da Kairi.
    - Maschilista del cazzo – dissero tutte e tre.
    - Comunque, andiamo – ringhiò Riku prendendo Sora per un braccio e allontanandosi di gran carriera.

    Si inoltrarono più in là nel bosco alla ricerca perlomeno di qualche frutto.
    Anche se non era esattamente facile, dato che non c’erano molti alberi da frutto, come realizzarono in seguito.
    Pigne?
    No, non era il caso.
    Tuttavia, c’era un minuscolo fiume che scorreva fino al mare, lungo sì e no una decina di chilometri, forse anche meno. Ci sarebbe stato qualche pesce.
    Mentre si incamminavano verso il fiume, intravidero alcuni leprotti.
    - Ecco il cibo! – sussurrò Riku prendendo Sora da una spalla, indicandoglieli.
    - R…Riku…?! – sbottò scandalizzato. – Ma… ma sono solo dei…. dei leprottini!! –
    - Sì, e saranno anche il nostro pranzo – asserì l’altro prendendo un ramo da terra. – Un bel colpo, e…. – Si preparò ad assaltarli..
    - NOOOO! – sbraitò Sora saltandogli addosso.
    Risultato, i leprotti scapparono.
    -………. – mugolò Riku, vedendo la il pasto allontanarsi. - ….proviamo col pesce allora? – borbottò verso Sora, alzandolo da sé con facilità.
    Il ragazzo annuì vivamente.

    La pesca fu un discreto disastro, ma alla fine riuscirono a portare circa un pesce per ognuno.
    Era un pasto misero, ma meglio di niente.
    Erano così affamati che lo mangiarono direttamente crudo.
    Sora stringeva ogni tanto la croce di Roxas, mormorando qualcosa.
    Quando il sole fu ormai alto, parlarono del da farsi.
    - Ci incamminiamo verso un’altra città? – propose Kairi.
    - Dovremmo avvisare del pericolo, magari riescono ad evacuare la popolazione in tempo – disse Naminè disegnando distrattamente sul blocco stropicciato dall’acqua.
    - Non mi pare ci sia altro da dire, allora. Andiamo finchè il sole è alto – concluse Riku.

    Il viaggio proseguì con buon ritmo per alcune ore, ma poi la fame si fece sentire nuovamente, e si fermarono subito.
    La situazione non era per niente positiva. Non trovavano nulla da mangiare.
    Poi però, come una visione divina, Xion avvistò un frutteto lì, in mezzo alla foresta.
    - Ma certo! Qui c’è la fattoria di mio nonno! – esclamò Naminè. –Andiamo, veloci! –
    Corsero, corsero agguantando tutti i frutti che prendevano, mangiandoli per strada.
    La loro bocca era rinfrancata da quei sapori freschi e zuccherini. Mele, arance e quant’altro…
    Tutti però si voltarono sentendo un tonfo.
    - SORA! – urlarono.

    Ecco. Vi lascio un po' sulle spine fino al prox capitolo u.u commentate, commentate! X3
     
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    Mi piace sempre di più.. pochi errori e voglio sviluppi!
     
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  8. °%=destiny=%°
     
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    molto bella la storia, un po di errorini.
    anche se io la coppia sora/roxas non l'ho mai vista e non mi piace (ogniuno ha i suoi gusti).
    scrivi bene...complimenti^^
     
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  9. kairi x sora
     
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    quoto destiny...dal mio nick si può vedere bene quale coppia preferisco xD cmq moooolto bella...povero sora...mi fa una tale pena..poveruccio..:'(
     
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  10. *Krystal*
     
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    bella come storia, aspetto il prossimo capitolo! :asd: povero Sora.....
     
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  11. Nyxenhaal89
     
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    *-*
    Grazie, grazie, sono commossissimissimo ç__ç
    Non credevo che sarebbe stata tanto accetata, davvero ç__ç
    *frigna sulle loro spalle*
    Comunque, ora chiaritemi un dubbio così siamo tutti contenti:
    LA Keyblade o IL Keyblade?

    XD
     
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  12.  
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    Il Keyblade.
     
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  13. §iegmund
     
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    Il, suona meglio :sisi:

    Comunque, per quel poco di storia che si è capito, muy bien (6, ma solo perché son taccagno :zxc: )
    Piuttosto originale :zxc:
    Il romantico ce l'hai messo :sisi: non se po' fa nulla e poi nella situazione in cui hai messo i rapporti tra i personaggi andrebbe bene (ci vedo bene una rikai e una SoxXion :sisi: )
    ma io l'ho sempre odiato indi lasciamo stare .asd:
    mi sembra di aver notato un paio di errori logici, ma devo rileggere e ora non ne ho il tempo, al prossimo commento ti faccio sapere :sisi:

    EDIT: non credo sia un errore.
    Comunque ho dimenticato di dire che mi hai interessato molto con questa storia :sisi:

    Edited by §iegmund - 6/7/2009, 08:19
     
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  14. namyxriku
     
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    wow molto bella come storia mi complmento con te^^ nn vedo l'ora di leggere il continuo
     
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  15. Marckoch
     
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    xcuse me 1^ fic che commento e già sn in ritardo... ToT
    cmq bravo nyxenhaal bel capitolo
     
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322 replies since 30/6/2009, 14:51   3535 views
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