Trascinati tra luce e ombra

La mia prima fic qui *-*

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Nyxenhaal89
     
    .

    User deleted


    Titolo: Trascinati tra luce e ombra
    Genere: Drammatico, Avventuroso, Romantico
    Avvertenze: shonen-ai, hentai, Non per stomaci delicati
    Rating: Arancione-Rosso
    Nota: la storia ha per protagonisti i pg di Kingdom Hearts, ma non riguarda completamente la storia. Troverete sicuramente citazioni su altri giochi, anime/manga o film, NON ci sono personaggi disney, tranne Jack Sparrow e la ciurma di pirati dei caraibi per cause di forza maggiore. XD

    Detto questo, spero che vi piaccia, e buona lettura! ^^

    1: Il Giorno del Giudizio

    Twilight Town era immersa in una silenziosa e pallida sera d’autunno. Il gruppo di amici si era riunito, come al solito, nel pub che aveva appena aperto in centro. Ogni sabato, puntualmente, erano lì.
    Il cibo era buonissimo, c’erano i tavolini all’aperto sulla zona pedonale, e l’aria fresca rendeva la cena rilassante.
    C’era una luna pienissima, quella sera.
    Riku aprì le danze prendendo le ordinazioni per tutti.
    Sandwich e coca-cola, con aggiunta di un paio di birre.
    Ridendo e scherzando praticamente per tutta la sera, i sei si divertirono come sempre. Stare insieme in classe non era sempre la stessa cosa. Fuori dal’aula, in quell’atmosfera “neutrale” , pacifica, uscivano fuori i veri caratteri di persone che si vedono solo con la maschera scolastica.
    Anche nel loro caso era così.
    Riku era molto più spaccone, ad esempio. Oltre all’abitudine di prendere le ordinazioni per tutti, aveva anche la fissa di esibire la propria forza.
    Kairi, abbandonata la divisa scolastica, era una specie di demonio sovrumano. Se Riku gliele faceva girare, lo rimetteva a posto con qualche sganassone. Un dr.Jekyll dai capelli rossi.
    Naminè era l’unica che mantenesse una certa coerenza caratteriale, fuori e dentro la scuola. Praticamente passava le giornate a disegnare, disegnare intere pagine. E studiava tantissimo.
    Sora, a sua volta, manteneva anch’egli una certa coerenza. A scuola però era molto più tronfio e si prestava alle spacconate di Riku, mentre una volta fuori dalla scuola era molto più tranquillo e pacato.
    Roxas invece non cambiava mai. Taciturno fuori, taciturno dentro, ma capace di notevoli imprese: come quando scagliò Riku dall’altra parte della classe. Nonostante le apparenze, Roxas e Riku andavano molto d’accordo, e in effetti, lui e Sora erano gli unici ragazzi con cui amasse parlare senza annoiarsi.
    Formavano un gruppo abbastanza eterogeneo, ma estremamente compatto.
    Assieme a loro c’era anche un’altra ragazza, Xion, che si era appena aggiunta al gruppo. Era arrivata quell’anno, ma subito tutti la presero in simpatia. Aveva un’aria sbarazzina e sorridente, con capelli neri di media lunghezza e smaglianti occhi verdi.
    Dicevano che il loro segreto stava nell’amicizia. Quando in un gruppo si formano le coppie, il gruppo si scioglie. Ma questo tra loro non accadde, nemmeno quando Riku e Kairi si lasciarono(con un contorno di occhi neri e una spalla lussata per il poveretto); anzi, si unirono ancora di più.
    - Allora – esordì Riku, coi lunghi capelli bianchi al vento – propongo un brindisi per Kairi, il cui nuovo reggiseno ci ha abbagliat… -
    THUD
    - >coff< …volevo dire – si corresse subito dopo l’ennesimo scapaccione giornaliero – perché è riuscita a superare il test di economia domestica –
    La ragazza arrossì timida.
    Eppure poco prima aveva picchiato tranquillamente il suo ex per l’ennesima volta.
    Calò il vento.
    - Naminè, perché non metti via quel blocco ogni tanto? – chiese Xion preoccupata. – Ti si incaveranno gli occhi, di questo passo… -
    - Credo che Naminè sia stata preceduta dal blocco da disegno, quando è nata – scherzò Roxas. – Disegnava già dentro la placenta, ne sono sicuro. Faceva le pitture rupestri con l’amnios –
    Naminè lo fulminò con lo sguardo.
    Scarabocchiò qualcosa e glielo porse.
    Roxas deglutì, vedendo la sua immagine disegnata trafitta da quattro lance e fucilata.
    - Ma non ti si può dire niente =__= - protestò tornando ad interessarsi al suo panino, ma si trovò una matita puntata sul naso.
    - MAI – intimò la bionda Naminè, tutta vestita di bianco. – Scherzare sulla mia ARTE –
    Ripresero a mangiare con qualche altra battuta ogni tanto, mentre Riku raccontava le disavventura della portinaia del condominio, che cadeva dalle scale pressochè ogni giorno.
    - E tu non l’aiutavi mai? – protestò Xion con gli occhi lacrimosi.
    - Arrivavo sempre troppo tardi, insomma, sentivo solo il tonfo – disse imbarazzato Riku.
    - Per dirla tutta – intervenne Roxas a braccia conserte sul tavolo, mangiucchiando l’ultima metà del panino – è lui che la spinge. Per sbaglio, ma è lui che lo fa –
    Xion si voltò inorridita verso l’esasperato Riku.
    Sora rimase pareccho muto per tutta la cena.
    Non capiva perché, ma sentiva che avrebbe sempre detto qualcosa di stupido, di fronte a Roxas.
    Gli metteva sempre una tale soggezione.
    Quella sarebbe stata la gran sera. La sera in cui si sarebbe finalmente dichiarato a lui.
    Era un anno che portava dentro quella sensazione scalpitante allo stomaco.
    Ora voleva solo dirglielo, non importava il risultato. Roxas era comunque suo amico, non gli avrebbe certo fatto del male.

    Pagarono il conto, come al solito ognuno per sé, e lasciarono il locale facendo una passeggiata per il centro. Tutti i negozi erano chiusi, e quindi c’erano solo altri ragazzi, più che altro coppiette in passeggiata romantica.
    La strada che costeggiava il mare non era molto frequentata dai ragazzi della loro età, coppie a parte.
    E dato che loro stessi sembravano tre coppie, quelle vere non siscandalizzavano troppo a vederli insieme.
    Una volta, Riku baciò con disinvoltura Xion in mezzo alla strada, ricavando uno sganassone da parte della mora, e un calcio alle parti nobili dalla rossa Kairi.
    Si sedettero su una panchina: Riku al centro, Kairi vicino a lui, Naminè seduta sullo schienale in mezzo a loro, Roxas poggiato alla balaustra davanti alla panca, Xion in un cantuccio di essa.
    Sora restò in piedi, col cuore che gli impazziva.
    Aveva paura di non poter più vedere quell’immagine, quel bellissimo Roxas che guardava assorto il mare, i suoi occhi azzurri luccicanti alla luna.
    Strinse il ciondolo a forma di corona che teneva al collo.
    Sospirò profondamente e si decise.
    - Roxas…. – chiamò avvicinandoglisi - posso parlarti? –
    Il biondo si girò verso di lui, senza muovere il corpo, solo la testa.
    - Dimmi pure –
    Sora arrossì vedendo il gruppetto dietro di loro. Persino Naminè aveva distolto l’attenzione dal blocco: anzi, se l’era portato al mento, mordicchiandone gli anelli dove giravano i fogli. Sembrava preoccupata. Xion era l’unica a non capire il motivo di tanta agitazione.
    - …in privato.. – biascicò il castano cercando comprensione nei loro sguardi.
    - Signore, venite con me – disse Riku alzandosi, ringalluzzito come non mai. – Voi due parlate pure u.u – Prese Xion e Kairi a braccetto, Naminè rimase a osservare i due da lontano.

    Restarono soli.
    - Spero che Riku non voglia fare nulla di sconcio – sogghignò Roxas osservando il mare. – Da quando abbiamo perso la verginità, è diventato un tale perverso… -
    Sora cadde dalle nuvole.
    Perso?
    L’avevano già fatto?
    Roxas si voltò fulmineo verso di lui.
    - Avevamo invitato anche te a quella serata, ricordi? La festa…. degenerò leggermente. Eravamo tutti fradici, ma evidentemente le nostre “partner” se ne erano avvedute, e avevano preso la pillola prima della festa – spiegò vedendo la faccia sconvolta del ragazzino.
    Sora ebbe un moto di delusione epico.
    Aveva sempre idealizzato la figura di Roxas come un ragazzo perfetto, che non avrebbe mai fatto cose del genere. Da Riku se lo aspettava, da Roxas no. Non voleva. Roxas doveva…
    “…Perderla con me!” , si ribellò una voce dentro di lui.
    - E…. lo sapevano tutti tranne me? – realizzò.
    - Solo perché non avevi capito quello che si sarebbe fatto – avvisò Roxas .
    Ecco, BakaSora aveva colpito ancora.
    L’unico imbecille a non capire che razza di festa fosse, era stato lui.
    - …Mi fai schifo… - sibilò Sora con lo sguardo basso.
    - Eh? Perché? – sbottò Roxas stupito. – Sono libero, e se mi capitano queste occasioni, le colgo! –
    Sora rimase qualche secondo in silenzio, cercando cosa dire.
    Alla fine era normale, tutti fanno una cosa simile prima o poi….
    - …E poi? – chiese, guardando avanti. – L’hai fatto altre volte? E Riku? –
    - Riku, in media tutte le sere – rispose atono. – Io no. Non più. Non mi è piaciuto, avrei voluto che la mia prima volta fosse diversa…. praticamente non me ne ero nemmeno accorto. Hanno fatto tutto quelle –
    Il castano emise un sospiro sollevato.
    Alla fine, Roxas non era affatto quello che temeva.
    Riprese a sorridere radioso.
    - C’è una cosa che voglio dirti – esordì più convinto che mai. Forza!
    Roxas non guardava mai le ragazze. A dire il vero, non guardava mai nessuno.
    Il biondo lo esortò a continuare con un cenno della mano.
    - Ecco… -
    Non potè proseguire, che la loro vista fu catturata da una specie di enorme cometa nel cielo.
    - ROXAS! SORAA! – gridò Riku correndo verso di loro. – Presto! Via di lì! –
    Un’altra meteora, cadde in mare. Si sollevò una gigantesca ondata, dritta verso di loro.
    - Cosa sta succedend-- - Roxas afferrò Sora per una mano e si infilarono in uno stretto vicolo, una scorciatoia verso le gradinate; l’onda si avvicinava, superando già lo stabilimento balneare della città, divorando ombrelloni, sedie, bar. Tutto si infrangeva mentre si sentiva qualcuno suonare uno strumento a corde.
    - Ragazzi, forza! – esortarono le ragazze già in cima alla gradinata.
    - Kairi, guarda! – esclamò Xion indicando il cielo. Un’altra meteora, poi un’altra, e un’altra ancora: un’autentica pioggia.
    Alcune meteore, più grosse, erano sul punto di schiantarsi in zone interne della città.
    - Sora… - ringhiò Roxas. – Sei troppo lento! –
    Il ragazzo si ritrovò preso in braccio dal biondo, molto più alto di lui (merito del sangue nordico? .__.).
    - Lasciami Roxas! Posso camminare da solo! –
    - Ecco, appunto! NON DEVI camminare! – precisò il suo portatore, correndo a rotta di collo, fiancheggiato da Riku e le ragazze.
    Ovunque la gente scappava come impazzita.
    Arrivarono ad un’altra piazza, dove si ergeva il maestoso Grattacielo della Memoria.
    E in quel momento, l’onda arrivò.
    Devastante e violenta, come se avesse vita propria, l’enorme onda non si era placata finchè non arrivò alla piazza, spazzando via tutto ciò che era inorganico. Anche i ragazzi e gli altri passanti si trovarono scaraventati contro cose, palazzi e strada, senza eccezioni.
    Naminè venne scaraventata contro un palo: Xion e Kairi furono salve per miracolo dall’essere infilzate dalle gambe di un tavolino. Riku sfondò una finestra, e Roxas finì dritto contro il muro di un vicolo cieco, sommerso dalla spazzatura.
    Si rialzarono a fatica, doloranti, inzuppati e provati. Non sentivano più le proprie gambe. Il cuore batteva all’impazzata.
    Osservarono il cielo. La pioggia continuava. Gli edifici venivano fatti velocemente a pezzi, mentre in città cominciarono a susseguirsi violente e ripetute esplosioni.
    - Ma cosa sta succedendo…? – boccheggiò Kairi sotto shock.
    - L’Apocalisse – disse qualcuno davanti a loro.
    Doveva essere un uomo, con indosso un lungo soprabito nero simile ad una tenuta da monaco. Portava un cappuccio che ne nascondeva il viso. Al cappuccio erano collegati due pendagli d’argento, forse servivano a stringerlo.
    L’uomo tirò fuori delle strane armi dal nulla. Le puntò verso di loro.
    - La vostra energia è vibrante – disse un altro, spuntato da poco. – Hanno dei dati interessanti. Potrebbero essere utili come Nessuno – spiegò al suo “compagno”? “Collega”? “Simile”?
    - In questo caso – Il primo arrivato prese a sparare a raffica su di loro con le sue strane armi. I sei scapparono, ma il resto della gente non fu così fortunato. Molti perirono sotto quei colpi, e non era ancora finita.
    Mentre il gruppo continuava a scappare, tutti sentivano il loro cuore appesantito.
    Tutum. Tutum.
    Il battito del loro cuore, simile a tamburi, arrivò fino alle orecchie degli strani visitatori, e non solo.
    Decine di occhi gialli si rizzarono improvvisamente, correndo qua e là, alla caccia della fonte di quel rumore a loro tanto caro.
    - RIKU! – avvisò Roxas vedendo quegli occhi dirigersi contro l’amico.
    Nello stesso istante dozzine di strani insetti bianchi fecero la loro comparsa, esplodendo da tutte le parti.
    Si sentirono le voci dei due della piazza dire – Sono già arrivati, dannazione…. –

    Corsero ancora, evitando altre strane creature gialle, attraversando ingorghi, attraverso la città devastata.
    Fino a che non arrivarono alla casa di Riku.
    - Ottimo, aspettatemi qui – ansimò l’argenteo correndo in casa.
    Prese la sua macchina, un furgoncino che usava per le consegne, e fece salire gli altri.
    Finalmente Sora poggiò i piedi per terra.
    - Dobbiamo andarcene dalla città – spiegò Riku partito immediatamente, tanto che Naminè stava cadendo fuori dalla vettura.
    - E se fossero anche fuori? – chiese Sora preoccupato.
    - Una cosa alla volta – disse Naminè ancora dolorante. – Pensiamo intanto a salvarci la pelle. –

    Ma la tanto sperata salvezza trovò un nuovo ostacolo.
    Un’altra persona, probabilmente una donna, anche lei incappucciata, Si stagliò in mezzo alla strada.
    Sopra di lei, c’era il cielo in tempesta.
    - Oh, merda - imprecò Riku.
    - Riku, parti – disse Roxas. – Io la tengo impegnata –
    Tutti lo guardarono sconvolti, in un coro di “sei impazzito???!”
    - Fatelo e basta! Ci vediamo sul ponte. Cercherò di trovare una via di fuga. Se entro un’ora non sono arrivato, filate fuori – ordinò il biondo uscendo dalla macchina.
    - Roxas! – esclamò Sora troppo tardi.
    - Ti sei scelto quello sbagliato – disse Riku accelerando.
    Roxas si parò di fronte alla donna incappucciata.
    - Non si dovrebbe stare in mezzo alla strada – disse crocchiando le dita. – Spostati –
    - Spostami tu – replicò la donna estraendo delle strane armi simili a freccette.
    Dei kunai, realizzò il biondo.
    Mirò all’auto di Riku, ma Roxas le si gettò addosso, gettandola a terra. Con una veloce sgommata, Riku si tolse dal campo di battaglia.
    Roxas continuò a picchiare selvaggiamente la donna, che però non demordeva.
    - Mi hai rotto, mezzasega – disse secca sputandogli in faccia.
    Schioccò le dita, e un fulmine colpì istantaneamente il ragazzo facendo gridare di dolore. Con un calcio, lo spinse via.
    - Nient’altro che un presuntuoso umano – canzonò con un’altra scossa, ancora più forte. Il ragazzo era a terra, in posizione fetale, che subiva ogni scarica ormai tramortito.
    La donna tirò nuovamente fuori i kunai e si preparò ad ucciderlo.
    - …Larxene – disse una voce atona sbucata da un varco nero nello spazio. – Che stai facendo? Non dovresti essere a trovare una roccaforte due isolati più avanti? –
    La donna chiamata Larxene mise le mani sui fianchi e sospirò.
    - Numero XIII, non dovresti essere al tuo posto e “rispettare un tuo superiore”? – cantilenò.
    - Ho già svolto il mio compito. E ti sono inferiore solo per acquisizione, non certo per meriti e abilità – replicò l’altro incappucciato.
    - Figlio di…..! – ringhiò lei. Poi si calmò. – E va bene – scomparve in un varco nero assieme al nuovo arrivato.
    Roxas si riprese dopo qualche minuto.
    Con ancora diversi tremori alle mani e alle gambe, si diresse verso il ponte.

    I ragazzi attesero più dell’ora necessaria, in macchina e tesi come corde di violino. Il grande ponte che collegava la città al resto del mondo era duramente provato dagli avvenimenti di quella sera.
    - ROXAS! – tuonò Sora scendendo dalla macchina. Gli altri lo seguirono, inziando a sbracciarsi per farsi notare.
    Il ragazzo corse verso di loro il più velocemente possibile.
    - Forza, andia… - esordì con un sorriso felice, ma il ponte si spezzò proprio tra lui e loro. Con una gigantesca crepa, un’intera sezione crollò.
    I ragazzi urlarono.
    Lui riuscì ad aggrapparsi appena in tempo all’estremità opposta.
    Riku e Sora cercarono di tirarlo su.
    - Forza Roxas…. tieni duro… - disse Riku tenendogli una mano. Kairi lo sosteneva. Dalla’altra, Sora, Xion e Naminè facevano altrettanto con l’altra mano. Il vento era forte, era come se tutti gli elementi si fossero dati appuntamento per scatenare l’inferno.
    Un albero vagante colpì in pieno il gruppo, schiantandosi poi oltre il guard-rail. Solo Sora e Xion riuscirono a tenersi, ma il peso di Roxas e il vento non giocarono a loro favore.
    - Roxas…. Roxas non mollare… - supplicò Sora. – Per favore… -
    - Se non ti mollo, cadrete insieme a me – sorrise amaro il biondo. – Sora, perdonami se non potrò ascoltare ciò che avevi da dire - si congedò, lasciando la loro mano e sparendo tra i flutti.

    Fatto ^^ se piace, la continuo ^^ anche perchè ancora ho molte cose da sistemare ^^ università compresa -.-

    Edited by Nyxenhaal89 - 20/3/2010, 15:17
     
    Top
    .
322 replies since 30/6/2009, 14:51   3558 views
  Share  
.
Top