Kingdom Hearts: All the Rest...

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  1. CieL°
     
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    Capitolo 2
    Dilan


    Numerosi poster tappezzavano da capo a fondo le pareti illuminate a malapena da un filo di luce, proveniente da una finestra socchiusa; le vecchie casse trasmettevano a volume assordante le possenti voci dei Metallica, che facevano tremare quasi tutto il palazzo.
    Nel piccolo appartamento Dilan, come ogni giorno, cantava a squarciagola le sue canzoni metal, approfittando dell’assenza degli altri condomini che erano fuori a lavorare.
    Ma quel dì il metallaro non stava solo cantando, o facendo finta di suonare la batteria oppure la chitarra elettrica; quel giorno Dilan canticchiava appena i versi di ‘Enter Sandman’ mentre scrutava all’interno del suo armadio inerte ammuffito.
    Guardava con cura tutti i suoi capi d’abbigliamento cercando i più eleganti, per il primo giorno di lavoro che avrebbe avuto l’indomani. Dopo mesi a cercare un’occupazione per tirare avanti e uscire da quella povertà che, da quando se n’era andato di casa, l’opprimeva, Dilan ne aveva finalmente trovato uno: era stato scelto come assistente di laboratorio dal saggio di Radiant Garden!
    Il metallaro porto una sigaretta alla bocca, fece una lunga tirata e poi prese alcuni vestiti dall’armadio.
    “Questa è bruciata, quest’altro macchiato… questo dovrei stirarlo ma non ho voglia… mi rimane solo questa” pensava ad alta voce il bruno scartando velocemente alcune maglie e felpe. L’ideale sarebbe stata una camicia, ma nella sua vita non ne aveva indossata mai neanche una. Secondo lui l’opprimevano, anche più della povertà.
    Infine prese un classico paio di jeans un po’ sfilacciati, una t-shirt degli Iron Maiden e degli infradito. Poi guardò l’ora, era quasi mezzogiorno: ancora pochi minuti e i vari condomini sarebbero tornati.
    Quindi spense le casse e, soddisfatto, il ragazzo pensò – Ottimo. –
    Appena un minuto dopo squillò il telefono. Il bruno alzò la cornetta e chiese “Pronto?”
    “Parlo col signor Dilan?” chiese una voce dall’altra parte.
    “Si, sono io.”
    “Salve, sono Ansem il Saggio. La chiamavo per chiederle se fosse possibile rimandare l’incontro di un po’ di
    giorni, ci sono stati un po’ di… problemi!”
    “Mmh, d’accordo, nessun problema” rispose Dilan con noncuranza, e riattaccò.
    Ansem scostò la cornetta dall’orecchio e la osservò per un minuto buono, poi pensò sbigottito - …mi ha chiuso il telefono in faccia! -

    Appena qualche giorno dopo, infatti, si presentò al Castello di Radiant Garden.
    Gli altri due assistenti erano già arrivati; il più grosso (e accigliato) dei due vestiva con un completo elegante, mentre l’altro (il più attempato) già indossava il camice da laboratorio.
    Dilan squadrò un secondo i suoi jeans sgualciti, maglietta stropicciata, gli infradito, i capelli disordinati e poi di nuovo gli infradito. – Pazienza – sospirò il bruno mettendosi a sedere affianco agli altri due… che si scostarono appena per la puzza di sigaretta.
    I tre aspettavano in profondo silenzio (eccezione fatta per Aeleus, che ogni tanto tossicchiava) l’arrivo del Saggio; infine, quando arrivò, era in compagnia di un altro uomo.
    - Dove l’ho già visto? – si chiese Dilan osservando con la coda nell’occhio l’ennesimo estraneo.
    Dopo aver fatto la conoscenza di Aeleus ed Even, il moro si avviò verso il bruno, ma non riuscì nemmeno a finire la frase “Molto piacere” che Braig riconobbe subito l’Orso Bruno che poche sere prima aveva usato il suo bulbo oculare destro come bersaglio per le freccette.
    “Tu?” chiese divertito Dilan, notando l’occhio di vetro.
    Al moro venne istintivo saltare addosso all’avversario, e gli gridò in faccia “FIGLIO DI UNA PUTTANA STRONZA, IO TI DISINTEGRO!”
    “Ehi, stai calmo!” lo riprese Dilan fermandolo per le spalle “Scusami, ero un po’ sbronzo…”
    “E IO NO!” ripeté Braig furibondo.
    “Calmatevi, calmatevi!” diceva Ansem mettendosi fra i due, nella piccola speranza di non far perdere al suo vecchio assistente anche l’altro occhio.
    Aeleus aiutò rapidamente il Saggio a dividere i due, mentre Even osservava la scena con sguardo sbalordito.
    Dopo essersi calmato (e ci volle diverso tempo) Braig annunciò, scandendo bene ogni parola, “An… se pensi che io possa lavorare assieme a questo qui, ti sbagli di grosso! Oggi è il mio ultimo giorno, poi me ne vado!”

    E fu così che, incontrando anche solo per caso Dilan, Braig ripeteva ogni giorno quella frase, quasi col tono d’una minaccia… e la storia andò avanti per ben quattro mesi.
    “Ma perché non se ne va e basta e la smette di urlare come un pazzo, disturbandoci mentre lavoriamo?” chiese un giorno ad alta voce Even mentre prendeva il solito cappuccino che gli preparava Aqua.
    La ragazza sorrise, poi rispose col suo tono pacato “Perché qui Braig sta bene. Non avendo famiglia non ha posto dove andare, qui invece, oltre al compenso, mio padre gli offre anche vitto e alloggio.”
    “Ecco perché è l’unico che dorme qua” notò il biondo sorseggiando la bevanda.
    Nel frattempo Aeleus stava in biblioteca a prendere alcuni libri da cui prendere gli appunti.
    “Posso aiutarti?” chiese dietro di sé una flebile voce di donna.
    Girandosi, il castano trovò una dolce vecchina vestita di viola, con un foulard rosso sulle spalle e un grembiule bianco. I capelli grigi erano raccolti sulla sua testa rotonda, illuminata dagli occhi azzurri e il naso a patata.
    “Sono la madre di Ansem” si presentò lei “Tu sei uno dei suoi aiutanti?”
    “Uh, si…” rispose Aeleus “Ma ho già trovato tutto, Grazie comunque.”
    La donna rimase ad osservare, ancora sorridente, l’omone uscire dalla sala portando sulle sue possenti braccia una alta pila di libri; mentre passava per il corridoi incrociò Braig, anche quel giorno visibilmente infuriato.
    Poco dopo sbucò dall’angolo Dilan, che chiamò il moro.
    “CAZZO VUOI?” gli urlò questo, spaventando Aeleus tanto da fargli cadere i libri.
    “Ansem ci vuole parlare…” sospirò il bruno precedendo il collega.
    Braig sputò sul muro, poi squadrò Aeleus intento a raccogliere i libri, e commentò “Sta più attento, omone!”
    Quando poi arrivò nell’ufficio del Saggio, questo affidò ai due un nuovo incarico.
    “E dobbiamo farlo INSIEME?” protestò Braig sbattendo le sue mani vissute sulla scrivania.
    Dilan soffiò spazientito e poi chiese “E di che si tratta?”
    “Dovete solo visionare il curriculum di un altro aspirante assistente” spiegò Ansem “Lo troverete nella sala accanto, curriculum e ragazzo:”
    “Ma perché con lui?” chiese a denti stretti il moro.
    “Perché spero che così comincerete ad andare un po’ d’accordo” rispose esasperato il Saggio.
    Braig digrignò i denti, poi uscì dalla stanza sbattendo la porta e, mentre Dilan scuoteva sconsolato la testa, si sentì gridare dietro “E MUOVITI, SACCO DI MERDA!”
    Il bruno si affrettò nella saletta accanto, dove un giovane ragazzo stava seduto sulla poltrona, un po’ nervoso.
    I lunghi capelli grigiastri coprivano la parte sinistra del bel viso pulito, lasciando prendere il resto dell’attenzione al suo grande occhio viola.
    “Buongiorno” disse Dilan mettendosi a sedere di fronte al ragazzo “Io sono Dilan, e lui è…”
    “Lo so dire da solo il mio nome, stronzo! Braig!”
    “…il più simpatico degli assistenti” concluse Dilan facendo spalletta “E tu sei?”
    “Ienzo” rispose garbatamente il giovane, ancora sconvolto per la finezza del moro.
    “Dunque, vediamo…” ragionò ad alta voce il bruno osservando il curriculum del grigio “Mmh, vedo che non sei Radiant Garden!”
    “Già. Sono nato e cresciuto ad Amberground, più precisamente a Yodaka; la mia era una famiglia di contadini, ma hanno sempre cercato di non farmi mancare nulla” raccontò a voce bassa Ienzo “Però, un giorno ho conosciuto un Bee, un postino del governo, e mi ha detto certe cose sul Cuore, che contiene ogni nostro sentimento, ciò che ci da la forza: la Luce. Curioso di saperne di più, ho fatto alcune ricerche e ho saputo di Ansem; mi sono costruito una zattera per venire qui e farmi assumere da lui, così avrei potuto approfondire i miei studi e, soprattutto, aiutare con lo stipendio i miei poveri genitori…”
    Braig stava ancora in piedi ad ascoltare con espressione annoiata la storia del ragazzo.
    Quando questo finì di parlare si mise a sedere su una terza sedia, prendendo bene le distanze da Dilan, e chiese “Mi pare d’aver capito che non hai la benché minima conoscenza dell’argomento!”
    Ienzo deglutì, immaginava che non sarebbe stato assunto, comunque decise di tentare fino all’ultimo “Beh, una conoscenza un po’ sommaria ce l’ho… molto sommaria, ma—“
    Il moro sbadigliò rumorosamente, interrompendo il giovane, ma Dilan intervenne in suo sostegno “Beh, neanche io avevo poi molte conoscenze sull’argomento, sul curriculum ho solo scritto qualche scemenza qua e là e sono stato assunto. Inoltre, in lui vedo molta più voglia di lavorare di quanta ne avevo io” notò Dilan facendo l’occhiolino a Ienzo “Benvenuto a bordo, ragazzo!”
    “Ma non puoi!” obbiettò Braig alzandosi di scatto in piedi.
    “Ricordi cosa t’ha detto Ansem? Dobbiamo collaborare!” continuò Dilan “E poi guardalo, il ragazzino è il ritratto della felicità!”
    In effetti, Ienzo sembrava pendere dalle labbra del moro, che nei suoi occhi vide tutta la commozione per le parole del bruno. Braig non era di certo cattivo, bisognava solo saper prendere il toro per le corna… e Dilan c’era riuscito in pieno!
    Il moro incurvò leggermente le labbra e, senza aprirle, sibilò “E va bene. Cominci il mese prossimo ragazzino, ma vedi di non farmene pentire!”
    “Non succederà!” esultò Ienzo inchinandosi ai due uomini “Grazie, grazie mille!”
    “Si, ma adesso levati dai coglioni!” gli gridò contro il moro tirandogli il curriculum.
    “Simpatico come al solito, eh?” chiese il bruno allungandosi sul divano.
    “E continui?” chiese a sua volta l’altro.
    “Tanto per fartelo sapere, ma quando poco fa ho detto che eri il più simpatico, ero serio!”
    “Si, certo” ribatté Braig senza crederci affatto “Sfottimi pure, cazzone d’un metallaro!”
    “E sappi anche che ti sono molto riconoscente” continuò Dilan “Quando prima ho detto che non sapevo nulla sui Cuori e la Luce… in questi mesi, è osservando come lavoravi tu che ho imparato così in fretta.”
    Braig si girò ad osservare in cagnesco il muro, e chiese “Stai aspettando che ti ringrazi?”
    “No, però… t’ho già detto che quella sera ero ubriaco. Dove sono cresciuto io, nella parte povera di Radiant, se ti fai gli affari degli altri, sei praticamente morto; normalmente non sarei mai intervenuto, ma non pensavo…”
    “Sei addirittura capace di pensare?” commentò Braig ridacchiando.
    Ridacchiò anche Dilan, e poi chiese “E dimmi, ti va ancora di farci quella sfida a freccette?”
    Braig si girò completamente verso il compagno, già un po’ più calmo, e rispose “Solo se offri da bere!”
    “Allora ci vediamo questa sera giù, alle dieci” concluse il bruno divertito.

    Quella stessa sera, come d’accordo, appena i due s’incontrarono nel night cominciarono la sfida promessa.
    “Non avrei mai pensato di vedere quei due andare così d’accordo…” esordì il barista poggiando sul bancone un bicchiere “Ma tanto meno avrei mai pensato di rivederti qui, An”
    “Doppio whiskey mescolato, non shakerato. Ricordi ancora il mio solito” commentò il Saggio bevendo il cocktail tutto d’un fiato, poi spiegò “Non vorrei proprio perdermi il momento in cui Braig sarebbe maturato!”
    Il moro osservava il bersaglio di gioco. Stava perdendo contro Dilan, però se avesse fatto centro all’ultimo tiro avrebbe vinto; Braig si scolò un’intera bottiglia d’assenzio e poi, senza indugiare, tirò.
    Ma, oltre il risultato, ciò che davvero contava era che i due s’erano finalmente rappacificati …
    Centro!

    Edited by CieL° - 6/7/2009, 17:09
     
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