Kingdom Hearts: All the Rest...

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  1. CieL°
     
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    E rieccomi qui, stavolta a tempo record °ò°
    Quello che sto per proporvi sarà il terzo atto della mia trilogia!
    Tuttavia, questa parte della storia potrà essere seguita anche da chi non ha seguito le prime due.
    Questo perchè, al contrario delle prime due, la fic non avrà uno svolgimento lineare, ma sarà più un insieme di retroscena alla trilogia, divisi in 4 parti. So che detto così può sembrare una cavolata o qualcosa di aggiuntivo, ma vi assicuro che nell'insieme con questa fic chiuderò del tutto (o quasi) il cerchio di misteri che avevo cominciato con la prima fic!
    La fic, come già detto, sarà divisa in 4 parti, composti da 5 capitoli ciascuno per un totale di 20, ma la vera particolarità sarà che ad ogni capitolo cambierà il personaggio protagonista... un pò come già fatto nella fine della precedente parte col "Ventus' Special"!
    E se qualche nuovo lettore sarà interessato, spero che avrà abbastanza voglia di rileggersi anche gli altri due atti della storia XD
    Ultima cosa: il linguaggio potrebbe essere un pò forte ^^" beh, ora che la premessa è finita... buona lettura!

    CITAZIONE
    Titolo: Kingdom Hearts: All the rest...
    Autore: ciel
    Fandom: Kingdom Hearts
    Rating: Yellow
    Warning: morte, linguaggio colorito.
    Pairing: molteplici.
    Trama: “All the Rest...” è divisa in quattro parti differenti, ognuna delle quali collegate fra loro, ed ognuna fa da cornice a una storia di cinque capitoli. La caratteristica principale è che ad ogni capitolo cambia il protagonista, rivelando retroscena minori come il passato dei membri dell'Organizzazione XIII.
    I membri fondatori e la nascita dell'Organizzazione XIII, la caduta nell'Oscurità degli altri membri e il loro reclutamento, il periodo di Roxas passato nell'Organizzazione e infine, ben recondita nel passato della saga (e in uno spin-off) la conclusione di questa storia!
    Note: questa fic è stata scritta mentre Birth by Sleep, 358/2 Days e coded erano ancora in lavorazione. Terza ed ultima parte di una trilogia.

    KINGDOM HEARTS
    All the rest…

    Parte I : Fondatori

    Ambientata fra i 10 e i 9 anni prima del viaggio di Sora



    Capitolo 1
    Braig


    “Dammi un altro bicchiere di vodka!” ordinò una voce dando aria al suo alito pesante.
    L’uomo stava seduto al bancone di un night-club, circondato da numerosi bicchierini d’alcool.
    I lunghi capelli lisci neri gli cadevano giù per la schiena chinata, salvo pochi ciuffi che gli coprivano gli accesi occhi gialli, che sembravano vagare nel locale in cerca di qualcosa.
    Il naso adunco gocciolava a piccole gocce uno strano miscuglio di moccio e l’alcool in eccesso, le labbra carnose socchiuse in attesa del prossimo bicchiere si lasciò scappare un piccolo rutto.
    Una ragazza dal corpo formoso e i lunghi capelli biondi che le coprivano il viso si avvicinò al moro, poggiando la sua testa sulla spalla.
    “Braig…” lo chiamò questa con tono sensuale “E’ già il ventitreesimo bicchiere questo, non credi che basti?”
    “Non rompermi le scatole, donna!” disse l’uomo mescolando altre lettere a quelle parole.
    “Scontroso come sempre, eh? Se solo non avessi questo brutto vizio del bere saresti veramente un bell’uomo!”
    “L’alcool mi serve per concentrarmi!” ribatté l’altro buttando giù tutto d’un sorso l’ennesimo bicchiere “Bevendo riesco a tirare meglio!”
    “Le tue stupide partite a freccette… quando ti deciderai a crescere?” chiese di nuovo la donna allontanandosi.
    “Puttana…” commentò sottovoce Braig prima di chiedere una pinta di birra.
    Dopo essersi scolato tutta d’un sorso anche quella bevanda, il moro si alzò e, barcollando, si avvicinò ad un gruppo d’uomini che lo attendevano, già pronti per cominciare a tirare.

    Il mattino seguente Braig stava dormendo beato sul suo letto, con i piedi sul cuscino.
    Mentre ronfava a pancia scoperta, un uomo alto, coi lunghi capelli biondi e il pizzetto, biondo anch’esso, entrò nella stanza e spalancò le persiane, lasciando inondare di luce solare tutta la stanza.
    “Alzati Braig, è ora di lavorare!” esordì l’uomo.
    “Cazzo Ansem, sono distrutto!” rispose Braig a fatica.
    “Se bevesi di meno la sera non avresti tutti questi problemi, stai solo distruggendo il tuo corpo da solo!”
    “Ho capito, mi alzo, basta che non rompi le palle!” disse nuovamente l’assistente scalciando via il cuscino.
    Pochi minuti dopo Ansem stava già in laboratorio a studiare i suoi appunti quando, sbattendo la porta, lo raggiunse Braig, ancora assonnato e visibilmente sconvolto.
    “Buongiorno!” lo salutò il Saggio.
    “Vaffanculo!” replicò il moro.
    Ormai Ansem c’aveva fatto l’abitudine: Braig non era cattivo, bisognava solo sperare di prenderlo quand’era di buon umore e, soprattutto, di non rispondergli male quando gli giravano.
    Mentre l’assistente si stropicciava gli occhi entrò nella stanza una terza persona, una bella ragazza quindicenne dai capelli e gli occhi blu che portava sulle mani un vassoio.
    “Ecco a voi” disse sorridente Aqua poggiando i caffé su un tavolino accanto ai due uomini.
    Braig, senza spiccicare parola, prese una tazza e la bevette tutta d’un sorso.
    “…ma era bollente!” si lasciò scappare la ragazza osservando incredula l’uomo.
    “Quando la sera ti ustioni la lingua con circa venticinque bicchieri d’alcool, puoi reggere questo mondo e quell’altro!” chiarì l’uomo pulendosi la bocca con la manica del camice bianco.
    “L’avevo lavato ieri sera!” si lamentò l’adolescente uscendo dalla stanza sbuffando.
    Ansem si avvicinò a Braig e prese anche lui una tazza di caffé, ma prima che potesse berlo l’assistente commentò ghignando “Sai, credo di piacere a tua figlia!”
    “Non ci pensare neanche, sottospecie di alcolista pervertito!”
    “Eddai An, scherzavo! Se non ci fossi io a rallegrare questo posto noioso come un cimitero, chi lo farebbe?”
    “Oh, molto probabilmente da domani potrebbe pensarci anche qualcun altro.”
    “Che vuoi dire?” chiese il moro squadrando il maestro con fare sospettoso.
    “Semplicemente, ho notato che il lavoro sta aumentando e io non posso più affidarmi sempre e solo a te, soprattutto adesso che hai cominciato a bere più d’un cammello!”
    “Hai assunto altri assistenti?” chiese Braig indignato.
    “Si. Tre, per l’esattezza!”
    “E allora perché non mi licenzi?” chiese furibondo l’assistente buttando a terra la tazza, rompendola.
    Ansem provò a richiamare l’assistente, ma questo era giù uscito dal laboratorio sbraitando.
    - Braig, quando ti deciderai a crescere? – si chiese il Saggio bevendo un sorso di caffé, per poi sputarlo a terra per la temperatura rovente.

    “Diavolo Braig, hai superato ogni record!” commentava stupefatto il barista “Ti sei scolato settanta bicchieri!”
    “Fammene altri trenta!” ordinò il moro scolando bava dalla bocca.
    “Non credi d’esagerare?” chiese poco distante la stessa ragazza della sera prima “Capisco che ti senti frustato, ma c’è un limite a tutto!”
    “TACI, TROIA!” urlò Braig alzandosi in piedi, con il boccale di birra ancora fra le mani.
    L’uomo si diresse verso la donna pronto a colpirla in testa col vetro pesante, ma una mano gli bloccò il braccio.
    “E tu che merda vuoi?” chiese Braig girandosi; si trovò di fronte un uomo molto più alto di lui e muscoloso, lo sguardo serio, quasi morto, con gli occhi grigi socchiusi e il mento sporgente coperto da un folto pizzetto nero. I lunghi e unti capelli neri coprivano anche le basette incolte e le orecchie spigolose, rendendolo a prima vista un parente lontano di un orso bruno.
    “Come ti viene in mente d’alzare le mani su una signora?” chiese l’estraneo.
    “E a te come di viene in mente di farti gli affari miei?” chiese l’altro.
    Il barista, prima che potesse scoppiare (di nuovo) una lite a causa del moro, uscì da dietro il bancone e lo bloccò per le spalle. “Braig, stai calmo, nessuno ce l’ha con te!” disse.
    “Io invece si!” lo interruppe l’Orso Bruno “Hai detto che è Braig, il leggendario arciere della parte ricca di Radiant Garden, eh?”
    “A te che te ne frega?” chiese l’assistente cercando di liberarsi dalla presa del barista.
    “Sai, fra i lanciatori della parte povera di Radiant Garden, io sono il più rinomato.”
    “Vuoi sfidarmi? Va bene, accetto” replicò Braig senza aspettare una risposta dall’Orso Bruno “…sempre se tu sarai ancora in grado di tirare dopo che t’avrò spezzato le braccia!”
    Il moro riuscì a liberarsi dalla presa del barista e a tuffarsi contro l’avversario, che lo afferrò per le spalle strette.
    Senza pensarci troppo, l’Orso Bruno alzò Braig in aria e lo scaraventò addosso a un tavolo da poker.
    L’assistente rotolo fino ai piedi di un cubo dove si stava esibendo fino a pochi secondi prima una ragazza.
    Braig si rialzò poggiando le mani sul cubo e si fermò a vomitare gran parte dell’alcool bevuto sui piedi della ballerina; subito dopo aver ripreso fiato il moro si girò verso e prese una sedia da usare come arma, e si lanciò contro l’Orso Bruno, che lo attendeva schivando prontamente ogni fendente.
    “BRUTTO MUSO PELOSO!” imprecò Braig cercando di colpire per l’ennesima volta il nemico, ma questo invece riuscì a bloccare il colpo con il grosso piede e a spingerlo via dando un potente calcio.
    Il moro rotolò per qualche metro investendo altri clienti del night. Quando si rialzò, ebbe appena il tempo di girarsi che vide l’Orso Bruno prendere la mira con una freccetta e tirarla verso di lui.
    Il colpo andò segno proprio nell’occhio destro dell’assistente!
    “Dio santissimo, Braig!” accorse la bionda, afferrando la testa insanguinata.
    Il moro però strinse la mano attorno alla freccetta e la strappò via con forza, e con essa tutto l’occhio.
    Mentre l’uomo ancora guardava quella sfera bianca, la perdita di sangue aumentò ancor di più.
    Senza darsi per vinto però Braig cercò di mollare un pugno al viso dell’Orso Bruno, che evitò il colpo con facilità solo spostandosi. Il moro cadde ancora una volta al suolo, ma stavolta però ogni cosa intorno a sé cominciava a sfumare e, pian piano, a svanire...

    Pochi giorni dopo Braig uscì dall’ospedale, completamente rimesso in sesto. O quasi.
    Mentre camminava per la strada di Radiant Garden, il moro non poteva fare a meno di toccarsi l’occhio vitreo.
    “E non te lo stuzzicare!” lo ammonì Ansem, che passeggiava assieme a lui.
    Braig squadrò malamente il maestro, m poco dopo sospirò rassegnato ed esclamò “Grazie.”
    “E di cosa?” chiese sorpreso il Saggio.
    “Per le spese ospedaliere” precisò l’assistente.
    “Non ti preoccupare” rispose Ansem ridacchiando.
    “No, dai, mi hai dato un aiuto enorme! Se ce qualcosa che posso fare per ricambiare…”
    “Mmh, in effetti qualcosa ci sarebbe” continuò il biondo passandosi una mano sul pizzetto “Sii gentile con i nuovi assistenti!”
    Braig divenne rosso dalla rabbia, osservando in cagnesco il tutore, ma poco dopo sospirò nuovamente e concluse “E va bene An… ma solo perché ti sono debitore!”
    “Mi fa piacere che abbia accettato. Sai, ho anche chiesto loro di poter cominciare oggi anziché qualche giorno fa perché volevo che ci fossi anche tu!”
    L’altro però evitò di rispondere, e i due continuarono la breve passeggiata fino al Castello di Ansem, dove Aqua li attendeva ansiosa. “Sono già arrivati tutti e tre!” annunciò la ragazza.
    I due affettarono il passo, attraversando in fretta i corridoi murati della fortezza, fino ad arrivare allo studio.
    “Finalmente siamo arrivati” disse il Saggio entrando nei laboratori “Scusateci il ritardo!”
    Poco distante dalla porta, tre uomini stavano già studiando sugli appunti del Saggio.
    “Dunque ragazzi, questo è Braig. Braig, lui è Even” esclamò Ansem presentandogli il più attempato dei tre, un signore dal viso smunto, appena nascosto dai lunghi capelli beige. L’espressione seria nei suoi occhi glaciali e le labbra quasi inesistenti sembrava voler canzonare il moro, che allungando il braccio disse “Molto piacere!”
    Subito dopo Braig si passò la mano sui pantaloni come per pulirla, e pensò – Spero che tu muoia presto, vecchio decrepito! –
    “Lui invece è Aeleus” continuò Ansem presentando all’assistente un omone alto e grosso, con due spalle come un armadio. Il suo sguardo era burbero quasi quanto quello di un troll, eccezion fatta per i capelli castani scuri pettinati in modo formale e i brillanti occhi verdi.
    L’elegante giacca che portava Aeleus si addiceva perfettamente alla fisionomia un po’ spigolosa dell’omone, che con le sue grandi mani quasi accartocciava le ossa del povero Braig come fossero un pezzo di carta.
    “Molto lieto” esordì il castano con la sua voce profonda.
    “Piacere…” sibilò il moro controllando che non si fosse rotto la mano; – Dannato Troll, giuro che uno di questi giorni ti spacco la testa! –
    Ansem diede al moro un forte strattone al gomito, come per fargli cenno di calmare i bollenti spiriti.
    “L’ultimo invece è Dilan” concluse il Saggio presentando all'assistente un altro uomo di grossa corporatura.
    I lunghi e unti capelli neri coprivano anche le basette incolte e le orecchie spigolose, lasciando però in bella vista , gli occhi grigi socchiusi e inespressivi, che lo facevano sembrare tanto serio quasi come quello d’un morto. Il mento sporgente era coperto da un folto pizzetto nero, che rendeva il ragazzo ancora più peloso.
    “Molto pia—” si bloccò Braig, riconoscendo nel nuovo arrivato l’Orso Bruno.
    “Tu?” chiese divertito Dilan.

    Edited by ciel - 8/2/2011, 16:07
     
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