Un inaspettata avventura

Pezzettino di un libro che stò scrivendo

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    io mi diverto a scrivere libri, il primo l'ho iniziato in 2° elementare ma non l'hopiù continuato. Poco fa mi è venuta un idea e ora ve la presento. Questo è solo l'inizio, poi lo continuo naturalmente.
    commentatelo
    ----------------------

    Cap. 1
    Cecilia di Torino


    Era una mattinata calda, la fine della scuola si stava avvicinando sempre di più e tutti gli alunni, compresa Cecilia, erano stanchi e stufi della scuola.
    Cecilia era una tredicenne e da sempre viveva nella citta di Torino. Il viso era molto bello: fine, occhi a quasi a mandorla con ciglia lunghe, naso con una piccola gobbetta quasi invisibile, labbra carnose e capelli lunghi, ondulati di un nero corvino stupendo. Da quando era bambina voleva essere un’attrice. Questo, perlomeno, era quello diceva a tutti, ma, in realta, lei sogniava che le storie di eroi, magia, creature oscure fossero vere, voleva vivere almeno quella di uno splendido libro che stava leggendo, preso dalla storia di un videogioco che lei amava tanto: “Kingdom Hearts”. Questo libro parlava di un ragazzo normale, Sora, che viveva in un posto in riva al mare, vicino ad un’isoletta molto bella. In questa isola ci andava con i suoi migliori amici, Riku e Kairi, e stavano fabbricando una zattera per andare a vedere il mondo intero e, chissà, anche un altro mondo. Però, un giorno, delle misteriose creature oscure arrivarono nell’isola, Sora cercò di combatterle, ma non ci riusciva, cosi andò a cercare il suo amico Riku che, dopo aver deto di non aver paura dell’oscurità, ne venne risucchiato.Quando l’oscurità davanti a lui sparì, Sora si ritrovò con una chiave in mano (non poco grossa, a dirla tutta), non ci fecie caso: iniziò a combattere contro le strane creature, facendosi strada verso il loro nascondiglio, li trovò l’amica dall’espressione rintontita, gli venne addosso come scaraventata e allo stesso modo lui venne buttato fuori dalla caverna. All’improvviso si trovò davanti ad un mostro enorme, oscuro e spaventosamente simile a lui, dopo averci combattuto si trovò, infine, in uno strano mondo, completamente diverso da casa sua.
    Cecilia era arrivata qui nel libro e nel gioco si era bloccata nel combattimento contro l’enorme mostro spaventosamente simile a Sora.Pazienza, aveva il libro e poteva sapere come sarebbe andata avanti la storia.
    La giornata scolastica era stata veloce e divertente, per una volta, anche se stancante.
    Tornata a casa, Cecilia era morta di stanchezza eanche se mancava ancora una settimana di scuola, si buttò a capofitto nel suo comodo e morbido letto, nella camera che divideva con Simona, la sorella maggiore e maggiorenne.
    La porta si aprì e si richiuse <ciao Cecilia!>. La ragazza alzò di scatto la testa dal cuscino appiattito dal tempo sibilando un lento <ciao, Simona.> con un filo di voce.
    Simona era una ragazza di 18 anni molto dolce,bionda con un viso simpatico e una voce quasi sinfonica.

    Il giorno seguente, Cecilia era contenta e riposata, così andò in giro con i suoi amici: Giuseppe, un tipo ciaciotto con un vocino assurdo, Anna, biondina molto simpatica ma bruttarella, e Alex, ragazzo tanto carino quanto simpatico. A dirla tutta, lei ne era cotta. Durante l’estate andavano sempre al parco abbandonato dallo zio di Alex, Mauro, ad imparare ad usare la spada: a tutti, sapecialmente a Cecilia, affascinava molto la spada: piccole o grandi dimensioni che siano la spada può essere sempre potente e letale se ben usata (ma anche pericolosa se mal usata).
    Ormai Mauro era diventato il Maestro in quei giorni, era un uomo sulla quarantina, col pizzetto, viso sempre serio, molto robusto di corpuratura e con una bellissima voce, molto profonda, ma spesso era un granburlone.
    <oggi ci alleneremo nel combattimento uno contro uno: Giuseppe vai contro Anna. Dopo, Alex , > fece girandosi verso il ragazzo <tu andrai contro Cecilia questa volta.> si girò verso Cecilia e le fece un ghigno divertito notando il disagio della ragazza.
    Lo scontro fu molto veloce e impacciato, mentre quello tra Cecilia e Alex, all’inizio si vedeva la paura della ragazza, poi, appena calmata, la battaglia tra i due prese la forma di una danza. Nel primo scontro, il vincitore fu Giuseppe e nel secondo Alex.
    Arrivò la sera e l’ora di tornare a casa, tutti salutarono l’uomo, si divisero per le proprie strade e andarono. Cecilia desiderava che almeno una volta Alex la accompagniasse, almeno per un po.Poi sentì la voce del ragazzo, non si girò perché era arrossita <senti, mia madre mi ha dato la lista della spesa, visto che il mercato è vicino a casa tua pensavo di poter fare a strada con te, almeno fino al mercato. Hai voglia?> la ragazza era più rossa di un peperone e agitatissima <v…vabbene!Certo.>.
    Lungo tutto il tragitto, Cecilia tenne la testa bassa nel terrore che l’agitazione si vedesse in faccia. Al posto di parlare balbettava dall’agitazione <ti ringrazio di aver accettato: non avevo di farmi la strada dasolo!>
    <g…gia, neanche io.> Alex era molto rilassato e si divertiva a cercare lo sguardo dell’amica
    <dai, tira su il viso.>lei obbedì, tremando <eccoti!> fece con una risata.Lei riabbassò di scatto il viso temendo fosse arrossita, lui sospirò. <sai, oggi sei stata molto brava.> Cecilia rialzo il viso a punto interrogativo <sai, nella sfida che ha organizzato mio zio, oggi, mi hai dato filo da torcere. E’ stato divertente!>
    <davvero? Grazie!>

    Edited by @ Tifa 96 @ - 16/7/2009, 17:50
     
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  2. [Sora.The.Best^]
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    carino!!^^complimenti scrittrice xD :sigiro:
     
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    grazie!
    ecco la continuazione
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    Arrivati davanti alla casa di Cecilia, subito davanti al mercato, Alex salutò l’amica con un bacetto sulla guancia, voltandosi e andando a fare la spesa. Cecilia non ci capì più niente. Rimase li, in piedi, a fissare l’amico, confusa, senza sentimenti precisi. Quando Alex si mischiò nella folla del mercato, lei si giro lentamente con un sospiro ed entrò a casa.
    Si diresse verso la cucina a testa bassa ma sulle nuvole andando a scontrarsi contro la madre.
    <ma che ci fai gia qui? Non vai a fare compagnia al tuo “amicheto”?>disse con un’espressione divertita.
    <sono un po stanca, mamma.>.La madre sorrise e tornò a cucinare.
    La madre di Cecilia e Simona si chiamava Isabella, aveva dei capelli corti e castani, un viso molto simpatico e sempre sorridente alla vista delle figlie ed era un po bassa. In realtà, in quella famiglia erano tutti molto tristi dalla scomparsa del padre, successa l’anno prima: era in una nave, in viaggio verso la Francia per lavoro con alcuni suoi colleghi, ma quando la nave era lontana di un chilometro circa scomparve sotto uno strano manto nero comparso dal mare. Quella che non si era ancora ripresa era Simona, che spesso se ne stava da sola in camera a guardare le foto del padre con le lacrime agli occhi.
    La sera stessa fecero cena con un gustoso risotto ai funghi e frutti di mare preparato dalla sorella maggiore con molta cura. La stanza era più silenziosa del solito, cosi Isabella aprì un discorso per rompere quell’assordante silenzio <com’è andata con Alex?>fece diretta alla figlioletta
    <bene>
    <e’ stato gentile ad averti accompagnata fin qui>disse la maggiore
    <veramente doveva fare la spesa al mercato qui davanti.>
    <prima la spesa, poi l’uscita senza motivo… Secondo me gli piaci un po!>fece Simona con un sorriso stampato in viso facendo arrossire la sorella <non siamo mica usciti!>. Il silenzio ripiombò nella stanza. Appena dopo, Cecilia vide un tizio strano fuori dalla finestra accanto al frigo, avvertì madre e sorella senza distogliere lo sguardo dalla figura presente al di fuori della casa.
    <mi sa che sei un bel po’ stanca se vedi le persone che non ci sono…>disse la sorella
    <credo anche io: non vedo nessuno.> Cecilia pensò tra se e se –Ma com’è possibile? Vuol dire che lo vedo solo io?!-.
    La figura strana ricomparve due giorni dopo mentre Cecilia si preparava all’ultimo lunedì di scuola. Essendo giorno riuscì a vederlo un po meglio: era abbastanza muscoloso e alto, ma non sembrava essere un uomo dalla voce <non puoi ingannarti per molto ancora.> il tempo si fermò di colpo e la ragazza era molto spaventata
    <chi sei?> chiese con voce tremolante
    <non ha importanza.>rispose calmo
    <forse non per te, ma per me si!>
    <bene. Ti dico solo che non sono di qui.>
    <in che senso?>
    <sono di un altro mondo.>
    <mi fai uno scherzo di fine anno, vero?>fece spaventata lei
    <scherzo?No, non è uno scherzo.>
    <allora che cos’è?>
    <lo capirai nel momento più opportuno.>
    <e quale sarebbe?>
    <lo capirai, non temere.>
    <visto che tu sai tutto, dammi un consiglio su che cosa fare al “momento più opportuno”!>lui indicò Alex , Giuseppe e Anna, tutti vicini <tieniti il più vicino possibile i tuoi amici, potrebbe essere la tua salvezza.> Cecilia si girò verso i suoi amici <che intendi per “la tua salvezza”?>chiese spaventata rigirandosi verso il ragazzo che intanto era sparito. Alex chiamò la ragazza invitandola ad avvicinarsi ma lei non sentì perché era assorta nei suoi pensieri: il tempo non era più fermo e lei non sapeva neanche se sarebbe successo qualcosa di “magico” o se fosse stata la burla di un ottimo prestigiatore col cappuccio in testa che gli copriva il viso tanto largo.

    Anche questa giornata volò più del vento stesso, specialmente per Cecilia che continuava a pensare alle parole di quel ragazzo.
    Tornata a casa non disse niente ne alla madre ne alla sorella. –Sarà meglio tenerlo per me finchè non sono sicura che tutto questo sia vero.- pensava durante la cena, guardando fuori dalla finestra sperando di rivedere quel ragazzo, così da potergli chiedere tutto, o anche solo il nome o un soprannome.
    Per tutta la sera, anche la notte non fece che pensare a quello strano tizio.
    Non leggeva neanche più il libro da quando aveva visto la figura del ragazzo fuori dalla finestra.
     
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    terza parte!
    ---------------
    Cap. 2
    Ultimi giorni per stare a casa

    I giorni seguenti furono tutti uguali, tanto che quasi Cecilia si scordò dell’incontro con quello strano ragazzo, fino al loro incontro seguente, nel mattino dell’ultimo giorno di scuola subito prima di entrare lo incontrò di nuovo. Come la prima volta, il tempo s’era fermato. Lei partì a parlare più sicura e seria che mai. <chi sei per dirmi cose come quelle dell’altro giorno?>
    <uno che spera nella salvezza dell’universo.>
    <il nome.>disse seccata Cecilia
    <doriax. Mi chamo Doriax.>
    <bene, almeno questo lo so. Io sono>
    <cecilia.Lo so.> la interruppe Doriax
    <come fai a saperlo?> chiese insospettita
    <sono stato scelto per controllarti. E difenderti.>
    <difendermi da chi?> chiese spaventata come il primo giorno del loro incontro
    <questo non posso dirtelo. Non ancora, perlomeno.>
    <e quando me lo dirai?>
    <non credo che sarò io a dirtelo.>
    <e chi sarà?>
    <non io.>
    <allora dimmi chi sarà a dirmelo!> alzo la voce la ragazza
    <non posso.> rispose cercando di mantenere la calma e quello che sembrava essere un segreto
    <perché non me lo dici?> disse seccata
    <non posso.>
    <perché?> quel ragazzo faceva pena a Cecilia
    <e’ un segreto.>
    <anche il perché è un segreto?>
    <serve per mantenere l’ordine nell’universo. E per salvarmi anche io la pelle.>
    <che intendi dire?>
    <se svelassi questo segreto verrei ucciso.> disse lui abbassando il capo
    <scusa.>
    <ora devo andare, sto rischiando già abbastanza dicendoti il mio nome e il mio obbiettivo: io dovevo solo> lei lo zittì con la mano <se mi dici anche il tuo obbiettivo non rischi ancora di più?>
    <dicendoti solo che io ti dovevo mettere in guardia e basta, no, tanto te lo avrei detto comunque.>. Il ragazzo sparì, questa volta davanti a Cecilia. Sotto il cappuccio si intravide un sorriso molto dolce che venne ricambiato dalla piccoletta. Per sparire faceva congiungere gli indici e i pollici tenendo le altre dita chiuse verso l’interno.
    Cecilia guardò il vuoto, dove prima c’era Doriax, con un sorriso. Disse a bassa voce, rivolta al giovane incappucciato non più davanti a lei <non ti preoccupare, aspetterò il “momento più opportuno”. Ci si vede.>

    Entrata in classe, con un sorriso in viso, il suo compagno più idiota che aveva preso come routine prendere in giro Cecilia, fu il primo a salutarla e ad augurarle buona fortuna per l’anno dopo, consapevole che lui, invece, non avrebbe passato l’anno <grazie mille, Simone.>
    <non potevo dire altro…> si interruppe avvicinandosi alla compagna come se dovesse confidarle un segreto <mi sei diventata simpatica col tempo, sai? Ma non dirlo a nessuno: mi rovinerebbe la reputazione.>
    <solo se tu farai in modo che io diventi un po’ più popolare, ok?>
    <certo!>

    La giornata passò tra giochi felici e saluti cordiali e amichevoli. Molti avevano portato dei regali per i compagni o i professori più cari. Cecilia ne portò uno da parte anche dei suoi tre amici alla professoressa di francese, la Montalto, una donnina pacata, molto bella e dolce, era una collana d’argento con una pietra che cambiava colore a seconda del punto di vista variando tra il blu, il viola e il rosso come ciondolo. Quando il regalo arrivò al destinatario, sul viso rugoso della donna naque un sorriso sorpreso e addolcito. Si vedeva che era sul punto di piangere dalla felicità: era una donna molto sensibile a cui bastavano cose semplici per essere felice. Era tanto contenta che tolse a tutti la metà dei compiti assegniati.
    Quando la giornata di scuola era al termine, nell’ultimo minuto rimbombò per tutta la scuola il conto alla rovescia di tutti gli alunni e qualche professore, preciso come un orologio. All’uscita tutti corsero fuori dai cancelli gridando cose diverse, mentre le terze tiravano insulti a quella che per loro era una prigione dove bloccavano le ali al futuro, da cui sembrava non riuscire più ad uscire. Era così tutti gli anni eppure quest’anno c’era una persona che non gridava e correva verso il cancello: Cecilia era preoccupata per Doriax. Che cosa gli avrebbero fatto se avessero scoperto che lei sa più di quanto dovesse? Lo avrebbero già ucciso solo per il nome e facendole capire che il suo obbiettivo non era solo metterla in guardia ma anche controllarla e proteggerla? Non ci poteva pensare. –Stai tranquilla, Cecilia.Non gli succederà niente- pensò titubante.

    Passò una settimana di allenamenti con i suoi amici dallo zio di Alex e chiacchierate in famiglia prima che si incontrassero dinuovo, Cecilia e Doriax. Come sempre il tempo si fermò.La prima a parlare, preoccupatissima, fu Cecilia <cosa ti hanno fatto?>
    <niente, stai tranquilla. Hanno detto che è importante che tu sappia tutto.>
    <tutto? Riguardo che cosa?> Doriax interruppe l’amica prima che fece una terza domanda <che tu sappia tutto al momento più opportuno, che non è adesso.>
    Cecilia sbuffò <mi dici quando sarà il momento più opportuno, perfavore?> disse scocciata
    <non lo so. Però non è ancora arrivato.>
    <e se non lo sai, come fai a sapere che non è questo?>
    <perché non hai ancora> si interruppe all’improvviso <non ho ancora?>
    <non posso dirlo.>disse quasi piangendo, mentre Cecilia sbuffava <ok, vorrà dire che aspetto ancora un po’. Un bel po’…> sbuffò ancora <ora devo andare.>
    <aspetta!> lo fermò la piccoletta <cosa c’è?>
    <tornerai, vero? Nel “momento opportuno”.>
    <certo! Stai tranquilla.> lui fece per andarsene, ma la mano destra venne fermata da quelle della ragazzina <posso vedere il tuo viso?> chiese lei con un tono di supplica <e’ sempre coperto da quel cappuccio, e così non lo vedo. Lo posso vedere?> continuò lei <prossima volta. Te lo prometto.>
    <e quando sarà?>
    <nel “momento più opportuno, in quel momento verrò, ti dirò tutto e ti farò vedere il mio voso. Promesso!>
    <giuri?> chiese lei sorridendo <giuro.> risposendo anche al sorriso. Cecilia allentò la presa della mano di Doriax e lo guardò sparire, con una lacrima che sendeva giù per la guancia, col dubbio di quando sarebbe tornato.
     
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    per coloro che lo stavano leggendo, scusate per l'attesa: ho avuto dei problemi. ecco la continuazione^^
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    Era passato un mese, Cecilia attendeva con impazienza il ritorno di Doriax, che ormai considerava un amico.
    Era sdraiata sul letto a fare i compiti, gli ultimi compiti scritti della sua vita. Una parte di se gridava di gioia, mentre un’altra aveva sempre più ansia per “L’incappucciato”, contemporaneamente una terza parte di lei pensava ad Alex. Quando iniziò a pensare solo ad Alex, con tutta se stessa, qualcuno Bussò alla porta. Andò ad aprire Simona. Dietro alla porta c’era un biondino che li conoscevano bene: Alex.
    <cecilia, è il tuo amichetto del cuore!> disse facendo arrossire Alex e scattare dal letto Cecilia
    <vi lascio soli> fece poi con sorriso scherzoso
    <ciao. Sono venuto per chiederti se avevi voglia di fare una passeggiata.>
    <certo! Mamma, pos…> venne interrotta da un simpatico “ciao”

    Erano nel parco in cui di solito combattevano con le spade di legno, seduti su una panchina.
    <perché questo invito?>
    <erano tutti occupati... Rimanevi solo tu, oltre qualche altro mio amico.>
    Cecilia abbassò lo sguardo, non era felice quel giorno. Eppure sarebbe dovuto essere il giorno più bello della sua vita, ma non lo era in tutto e per tutto. La assillava il pensiero della sua protezione: perché? E da chi?
    <tutto ok?> le chiese preoccupato: lo sguardo dell’amica era diventato cupo. Lei annuì. Poi lo guardò negli occhi e lui ricambiò. -Voglio dirgli tutto quanto. Vorrei tenerlo segreto a tutti ma con lui non riesco.-Prese il coraggio, fecie un profondo respiro e iniziò.
    <devo parlarti.>
    <di cosa? Sei cotta di me?> fece scherzoso.
    <non voglio parlarti di queste cose.> poi si bloccò, ripensò alle parole di Doriax <se svelassi questo segreto verrei ucciso.> -Se lo svelo a qualcuno potrei rischiare che lo uccidano. Devo inventarmi qualcosa. Anzi, se non parlavo sarebbe stato meglio.-
    <allora?>
    <f...Faccio schifo in cucina, la pizza che avevo portato l’ultimo giorno di scuola era della pizzeria qua accanto.>
    <e allora? Non mi sembra un gran segreto.>
    <già, hai ragione! Che sciocca!> Disse ridendo nervosa
    <sei strana, lo sai?> rispose alla risata.

    Da li seduti stavano assistendo al tramonto più bello per entrambi, in silenzio.
    Alex disse una frase inaspettata per la ragazzina:
    <a dire la verità, sono stato io a rifiutare gli inviti altrui.>
    <perché?>
    <ieri sono andato su Internet e girando ho visto che oggi ci sarebbe stato un tramonto bellissimo, a causa di una specie di incontro tra la luce solare e quella lunare, cose del genere… C’era scritto che sarebbe successo dinuovo tra mille anni, quindi ho pensato chi invitare.>
    <e hai pensatto subito a… Me?> chiese stupita
    <si. Insomma, conosco molte ragazze...>
    <molto più belle di me?> lo interruppe Cecilia
    <si, ma non simpatiche come te. Tu ti mostri per quel che sei e non hai paura delle opinioni degli altri. Non ti metti tre chili di trucco ogni giorno e adori l’avventura. Oltretutto, fattelo dire, sei molto più carina di altre ragazze, insomma, la tua è bellezza naturale.> Cecilia era quasi pietrificata. Lo guardò negli occhi e iniziò a pensare di essersi persa. Si riprese quando Alex rise.
    <ma sentimi, sembra una dichiarazione!>
    <già!> La ragazza riprese a guardare gli ultimi secondi del tramonto, i più belli: il cielo sembraava dipinto e c’erano delle strane sfumature, come se il rosso del tramonto fosse un velo. E sotto il velo tanti arcobaleni di tutte le sfumature tra il blu e il viola. Già, era il più bel tramonto che si sarebbe mai potuto vedere.

    Alex riaccompagnò a casa Cecilia, la salutò e se ne andò. Lo sguardo della ragazza seguì l’amico fino alla fine. Aveva le lacrime agli occhi: non avrebbe voluto che finisse quel giorno col tramonto, senza l’ansia, con lui. Improvvisamente, lui si fermò e il fruscio degli alberi si trasformò in un silenzio assordante. Era spaventata. Poi una figura spuntò fuori dal nulla, davanti a lei, era un ragazzino sulla quindicina, serio. Aveva i capelli nerissimi, più della pece, ma lucidi.
    <ciao, Cecilia. Come promesso, eccomi a volto scoperto.> Il ragazzo sorrise. Appena sentita la voce, Cecilia la riconobbe. Cercò di dire qualcosa ma si bloccò quando le passò nella mente il loro ultimo discorso: che cosa avrebbe scoperto in quel momento?
    <che c’è? Sorpresa di vedermi in volto?> la ragazza riuscì a tirar fuori solo un bisbiglio confuso
    <aspetta,> disse Doriax divertito
    <fai un respiro profondo, chiudi gli occhi e quando sei pronta riaprili. Ok?> Cecilia chiuse gli occhi, fece un respiro profondo, rimase ad occhi chiusi per una manciata di secondi, poi li riaprì lentamente. Il viso spaventato della ragazzina divenne sorridente e rilassato
    <ciao, Doriax! Sai ero preoccupata… Ma ora sei venuto. Questo vuol dire che sono pronta per sapere tutto riguardo a…> la giovane si fermò a pensare che cosa avrebbe scoperto. Cercò lo sguardo dell’amico come per chiedere aiuto. Poi riprese
    <perché sono pronta?> lui rimase divertito a vedere il viso curioso e felice. Poi il viso del ragazzo tornò serio
    <inanzi tutto ti dico due cose: primo, se non sbaglio hai appena visto un tramonto particolare e stupendo…>
    <si, ma che c’entra?>
    <avrai capito che non era normale, vero?>
    <si vedeva…>
    <non era un tramonto solito in qiesto mondo. Era di un altro mondo.>
    <un altro mondo? Che vuoi dire?>
    <quello che ho detto. Gli scienziati di questo mondo dicono che è un contatto della luce del sole e quella dalla luna, ma non è così. In realtà segniava il contatto tra questo universo e uno parallelo, al quale si può accedere da questo mondo.>
    <quindi… Quello che non avevo ancora visto, di cui non mi potevi parlare… Ti riferivi a quel tramonto?>
    <sei una ragazzina perspicace: bene! Inanzi tutto ti devo mettere in guardia su alcune cose vitali.> prima che potesse cominciare a spiegare, Cecilia lo fermò affrettata
    <”Vitali”?! Vuoi dire che rischierò di lasciarci le penne?! Mi stai tanto simpatico ma, susa, io rinuncio sedutastante!>
    <allora vuoi lasciare che popoli interi vengano sterminati, mondi distrutti e, magari, anche questo mondo?>
    <se può causare tanta distruzione, perché non mi dici subito tutto?> intanto la ragazza pensava solo ad una cosa: -Potrei diventare un’eroina! Proprio come nei fumetti e nei videogiochi! Il mio sognio si è realizzato!-
    <inanzi tutto, hai mai sentito parlare delle Ombre?>
    <non credo che tu intenda le ombre formate dalla luce.>
    <no. Quelle di cui parlo io sono creature oscure che fuoriescono dalle acque e catturano qualsiasi cosa che abbia una minima parte di oscurità in essa, e non c’e persona, animale o pianeta che non abbia almeno una piccola parte di oscurità in essi. Apparte una persona. Una sola persona, una giovane ragazza senza oscurità nel proprio corpo.>
    <io?> Doriax annuì.
    <quando tu sei nata, nel mio mondo è comparsa una spada magica. Chiunque la può impugnare, ma per tutti sarebbe come se avessero tra le mani una spada normalissima. Sei tu la sola capace di poterne liberare i veri poteri.>
    <quali sarebbero questi poteri?>
    <non lo so sa nessuno.>
    <che aspettiamo? Andiamo!>
    <il problema è questo: se vai potresti non tornare mai più. E se fallissi, metteresti a rischio la vita dei tuoi cari.>
    <allora che devo fare?> chiese Cecilia preoccupata
    <che cosa ho detto la prima volta che ci siamo visti? Devi tenerti il più vicino possibile i tuoi amici. Però puoi far venire solo una persona. Credo di sapere chi.> indicò Alex, ancora li fermo, e fece ripartire il tempo.
    <muoviti a proporgli tutto. Portalo qui, al resto ci penserò io.> la giovane non se lo fece ripetere due volte. Si affretto verso l’amico. Era lontano e veloce. Per raggiungerlo dovette correre a perdifiato. Cercò di chiamarlo, ma non la sentiva.
    -Ti prego, fermati due secondi! Se posso portare con me una persona per questa “missione” dovrò portare qualcuno capace di combattere e a me caro. Quella persona sei tu ma se non ti fermi come faccio?-. Cecilia riuscì ad avvicinarsi un po’ ala volta, ma era stanca per mantenere il passo. Provò a chiamare l’amico con tutto il fiato che le rimaneva. Alex si girò di scatto proprio nel momento in cui la ragazza inciampò e cadde a terra. Il giovane aiutò l’amica ad alzarsi mentre lei disse che stava per partire.
    <cosa? E dove vai?>
    <non ne sono certa. Potrei non tornare mai più e…> Si fermò un attimo a pensare.
    <aspetta, ti presento un mio amico che ti spiegherà tutto!> Cecilia portò Alex dal’amico senza che lui potesse dire una parola. Doriax spiegò tutto al giovane in modo di non spaventarlo. Riuscì a convincerlo. Il ragazzino tornò a casa di corsa con la promessa che il giorno dopo gli avrebbe chiamati per una risposta sicura. Doriax non aveva detto niente riguardo ai poteri della ragazza, o riguardo agli altri mondi, aveva detto solo che sarebbero partiti per un posto lontano, ma che sarebbero tornati probabilmente e che lui poteva venire. Rimasti soli, i due si salutarono, lei andò a casa e lui sparì, dinuovo.
     
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  6. Sorakay
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    Davvero bellissima questa storia...sai,anch'io me ne sono inventata una in mente molto simile a questa,ma la parte che stò sulla terra è decisamente meno corta^(dovrò rimediare...)
    Se continui così, altro che licia troisi XD
     
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    Coccomaro

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    Premetto che ho letto solo il primo capitolo (o il prologo, quello che è).

    Non ho ancora capito se la tua idea di fare un libro è seria o un passatempo, scusami. xD

    Spero che sia solo una piccola stesura o simili, perchè c'è molto da aggiustare, senza offesa. °ò°

    Ci sono abbastanza errori grammaticali, compreso l'obrobrio di scrivere "13enne" invece di "tredicenne"; è un modo di scrivere molto utilizzato, ma è errato!
    La prima parte m'è sembrato solo un riassunto confusionale di Kingdom Hearts I, devi rivedere in generale tutta la punteggiatura, le ripetizioni e le parole, magari per diversificarle dal linguaggio tipicamente colloquiale e usarne uno più idoneo ad un romanzo.

    Poi, mi sembra davvero molto surreale che facciano lezioni di combattimento all'arma bianca a dei ragazzini. Forse dovresti specificare che si tratta di scherma, "usare la spada" non basta.

    Scusa se ti ho irritata, ma se qualcuno mi da qualcosa del genere io leggo e commento così. xD

    Migliora, migliora. E' comunque bella l'idea dei ragazzini che si avvicinano così di loro volontà alla scrittura. °ò°
     
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  8. Sorakay
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    CITAZIONE (Dark Cocca @ 14/7/2009, 20:56)
    Premetto che ho letto solo il primo capitolo (o il prologo, quello che è).

    Non ho ancora capito se la tua idea di fare un libro è seria o un passatempo, scusami. xD

    Spero che sia solo una piccola stesura o simili, perchè c'è molto da aggiustare, senza offesa. °ò°

    Ci sono abbastanza errori grammaticali, compreso l'obrobrio di scrivere "13enne" invece di "tredicenne"; è un modo di scrivere molto utilizzato, ma è errato!
    La prima parte m'è sembrato solo un riassunto confusionale di Kingdom Hearts I, devi rivedere in generale tutta la punteggiatura, le ripetizioni e le parole, magari per diversificarle dal linguaggio tipicamente colloquiale e usarne uno più idoneo ad un romanzo.

    Poi, mi sembra davvero molto surreale che facciano lezioni di combattimento all'arma bianca a dei ragazzini. Forse dovresti specificare che si tratta di scherma, "usare la spada" non basta.

    Scusa se ti ho irritata, ma se qualcuno mi da qualcosa del genere io leggo e commento così. xD

    Migliora, migliora. E' comunque bella l'idea dei ragazzini che si avvicinano così di loro volontà alla scrittura. °ò°

    è un romanzo,si possono anche inserire cose che uno vorrebbe che ci fossero nella realtà,se no qual'è il gusto di inventarsi storie?
    Se poi lei non vuole che ci sia anche nella realtà,è pur sempre un fantasy...non deve essere tutto per forza reale...
    Per me va benissimo così...per gli errori grammaticali qui si possono fare,basta che non li inserisca nel libro,se lo scriverà(spero che lo farà un giorno^)
    Io già lo leggerei un libro così,per ma non c'è nnt che non vada...anzi...XD
     
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    CITAZIONE (Sorakay @ 14/7/2009, 22:21)
    CITAZIONE (Dark Cocca @ 14/7/2009, 20:56)
    Premetto che ho letto solo il primo capitolo (o il prologo, quello che è).

    Non ho ancora capito se la tua idea di fare un libro è seria o un passatempo, scusami. xD

    Spero che sia solo una piccola stesura o simili, perchè c'è molto da aggiustare, senza offesa. °ò°

    Ci sono abbastanza errori grammaticali, compreso l'obrobrio di scrivere "13enne" invece di "tredicenne"; è un modo di scrivere molto utilizzato, ma è errato!
    La prima parte m'è sembrato solo un riassunto confusionale di Kingdom Hearts I, devi rivedere in generale tutta la punteggiatura, le ripetizioni e le parole, magari per diversificarle dal linguaggio tipicamente colloquiale e usarne uno più idoneo ad un romanzo.

    Poi, mi sembra davvero molto surreale che facciano lezioni di combattimento all'arma bianca a dei ragazzini. Forse dovresti specificare che si tratta di scherma, "usare la spada" non basta.

    Scusa se ti ho irritata, ma se qualcuno mi da qualcosa del genere io leggo e commento così. xD

    Migliora, migliora. E' comunque bella l'idea dei ragazzini che si avvicinano così di loro volontà alla scrittura. °ò°

    è un romanzo,si possono anche inserire cose che uno vorrebbe che ci fossero nella realtà,se no qual'è il gusto di inventarsi storie?
    Se poi lei non vuole che ci sia anche nella realtà,è pur sempre un fantasy...non deve essere tutto per forza reale...
    Per me va benissimo così...per gli errori grammaticali qui si possono fare,basta che non li inserisca nel libro,se lo scriverà(spero che lo farà un giorno^)
    Io già lo leggerei un libro così,per ma non c'è nnt che non vada...anzi...XD

    Fantasy sì, ma coerenti nel contesto narrativo. Per esserlo, dovrebbe almeno spiegare qualcosa sul luogo in cui vivono i ragazzi, se è il nostro, una realtà parallela o in che epoca si svolge. :UPirate:
    E mo' piantala, non ho di nuovo voglia di discutere con te su questi argomenti. °ò°
     
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  10. Sorakay
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    CITAZIONE (Dark Cocca @ 15/7/2009, 17:26)
    CITAZIONE (Sorakay @ 14/7/2009, 22:21)
    è un romanzo,si possono anche inserire cose che uno vorrebbe che ci fossero nella realtà,se no qual'è il gusto di inventarsi storie?
    Se poi lei non vuole che ci sia anche nella realtà,è pur sempre un fantasy...non deve essere tutto per forza reale...
    Per me va benissimo così...per gli errori grammaticali qui si possono fare,basta che non li inserisca nel libro,se lo scriverà(spero che lo farà un giorno^)
    Io già lo leggerei un libro così,per ma non c'è nnt che non vada...anzi...XD

    Fantasy sì, ma coerenti nel contesto narrativo. Per esserlo, dovrebbe almeno spiegare qualcosa sul luogo in cui vivono i ragazzi, se è il nostro, una realtà parallela o in che epoca si svolge. :UPirate:
    E mo' piantala, non ho di nuovo voglia di discutere con te su questi argomenti. °ò°

    Nemmeno io,ma ho solo voluto precisare...coerente o non coerente resta il fatto che così è meglio...alemno per me...poi per te non so...
     
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    CITAZIONE (Sorakay @ 15/7/2009, 17:38)
    CITAZIONE (Dark Cocca @ 15/7/2009, 17:26)
    Fantasy sì, ma coerenti nel contesto narrativo. Per esserlo, dovrebbe almeno spiegare qualcosa sul luogo in cui vivono i ragazzi, se è il nostro, una realtà parallela o in che epoca si svolge. :UPirate:
    E mo' piantala, non ho di nuovo voglia di discutere con te su questi argomenti. °ò°

    Nemmeno io,ma ho solo voluto precisare...coerente o non coerente resta il fatto che così è meglio...alemno per me...poi per te non so...

    e poi era solo un riassunto del libro che stava leggendo, quello su kh. poi la storia su "tredicienne\13enne" semplicemente l'ho corretto poi dopo aver inviato l'inizio nella copia che ho sul computer. mi sono scordata di correggerlo anche quì.
     
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  12. -:Dante:-
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    carino, però attenta, hai confuso un pochino l'inizio della storia di kh, però carino. solo attenta agli errori, certi, senza offesa, sono parecchi gravi, comunque ripeto che è carino
     
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11 replies since 12/6/2009, 15:48   149 views
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