Freedom

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  1. Vanille
     
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    E' la fic che ho scritto per il contest d scrittura, ho avuto il permesso di postarla anche qui quindi lo faccio, lol. Non scrivevo da parecchio (e si nota). La mia fantasia và scemando, il mio modo di scrivere anche, e alla fne non è un granchè XD comunque è una songfic (la canzone è nell'apposito player in alto alla fic) e beh, boh punto. XDD mi imbarazza tremendamente postarla D:''''


    « Quassù il cielo è mio
    mi vedo l'anima, io volo. »


    D'improvviso dalle nuvole solcarono il cielo due enormi ali bianche; sbattevano lievi, librandosi contro la gravità, ignorando quella forza che le voleva ferme a terra.
    Draghi. Bianchi, bellissimi.
    Sulla loro groppa si stagliavano contro il blu due ragazzi; venivano portati in alto, nel cielo, tra la brezza leggera che solo un rapido movimento nell'aria può dare.
    Volare.
    Il loro passatempo preferito. Non appena potevano, Eltis e Alyra uscivano cavalcando i loro candidi draghi e volavano, si sentivano liberi, sciolti da tutte quelle catene che mozzavano anche il più piccolo respiro, che impedivano i movimenti, finalmente lontani da una vita che non desideravano, da un mondo che non era più il loro, che ogni giorno li schiacciava a terra. I possenti draghi si libravano nel cielo, tra la libertà del vento, attraverso le nuvole, affiancati da stormi di uccelli che vivevano quella gioia ogni attimo della loro vita, ogni volta che lo desideravano. Un gioco senza tempo, senza traguardi, semplicemente volare. Sfrecciavano nel blu, sotto di loro vallate d'erba e una distesa cristallina dello sconfinato oceano che accerchiava l'isola. Alyra adorava scendervi in picchiata, sentire gli spruzzi d'acqua accarezzarle il viso e vedere la spuma formatasi dal passaggio del drago; Il vento, il mare, la libertà. Il drago si librò basso; leggere goccioline scaturirono dall'impatto delle zampe sull'acqua limpida e fresca. In quel luogo paradisiaco nessun suono rompeva il silenzio, solo le risate dei due ragazzi e il battito d'ali dei draghi mentre le leggere onde si infrangevano sugli scogli. Il loro posto preferito, nel loro momento preferito.
    Libertà.
    Il tiranno che governava le loro terre non avrebbe mai potuto dargli ordini finché stavano lassù. Niente catene, niente punizioni. Liberi da chi li inprigionava giorno dopo giorno, liberi da chi li voleva segregati in una vita che non desideravano, liberi da loro stessi e da ciò che significava esserlo. Solcavano gli infiniti cieli, in groppa ai due candidi draghi, mentre le loro chiome venivano scostate dalla leggera brezza, le mani in cerca delle nuvole che con tanta sicurezza attraversavano. Più a loro agio lassù che in ogni altra parte del mondo; Giungevano spesso nei pressi dei confini del regno, a un così piccolo battito d'ali dalla totale e completa libertà, quei momenti in cui avrebbero voluto lasciare tutto e fuggire via, lontani da quel mondo. I Valgkin erano gli unici a sbarrargli quel sogno a occhi aperti; esseri crudeli e spietati. Esseri dal cuore di granito che non celava battito, ma che pompava sangue e sete di sofferenza. Esseri al soldo del sovrano. Sostavano sulla terra, ai cancelli che dividevano il regno dal mondo. Sorvegliavano il cielo in groppa a possenti draghi neri come la notte. Impossibile sfuggire al loro sguardo. Impossibile fuggire.



    « Guardami! Sentimi! Sono qui, toccami!
    Sento il freddo dell'asfalto, salvami!... Salvami!
    Parlami! Ascoltami! Sono qui, Aspettami!
    Pioggia e neve sulle ali, salvami! »


    Anni di inganni. Anni si dolore e schiavitù. Anni di fame. Tutto ciò aveva spinto Eltis e Alyra a cercare una via di fuga da un luogo che li avrebbe costretti prima o poi sotto un cumulo di polvere; seppelliti in un luogo qualunque, lontani dai propri cari e dagli amici. Fu allora che richiamarono i loro draghi, fu allora che decisero che tentare la fuga era meglio che morire lì, fu allora che rischiarono ogni cosa. Volarono circospetti e alti nel cielo, verso l'ignoto. Oltre i confini del regno. Oltre le nubi, più in alto di quanto potessero credere. Volavano.. sperando, credendo, pregando. A poche falcate dalla libertà, verso i confini del loro mondo. Sarebbe stato tutto perfetto se avessero mantenuto meglio le distanze da terra e dal perimetro di guardia. Non avrebbero incontrato i Valgkin, non avrebbero rischiato la vita, e sarebbero rimasti indenni ancora per molti, molti anni. Le chiare nubi si trasformarono ben presto in oscuri presagi, il cielo azzurro in disperazione cupa, il mare cristallino in acque torbide che richiamavano i morti di ogni dove. Un forte vento spazzò tutta la landa, piegando quegli steli d'erba che fino a poco prima si ergevano incontaminati e fieri di essere vivi. Piegati, spezzati dal potere del vento. Il cielo iniziò a piangere lacrime ghiacciate contro al vento; Le lacrime di chi, una volta li aveva conosciuti, di chi era stato loro amico, di chi aveva a cuore la riuscita del loro tentativo perchè provava qualcosa di più forte di un amicizia, un legame più duraturo come quello che solo un padre e una madre possono avere coi propri figli. Il vento e la pioggia frustavano crudeli i visi dei due giovani, i draghi intenti a sovrastare quel dispetto della natura. Il vento sfogava la sua furia, così potente da sovrastare anche la grande mole dei candidi draghi; una furia che spazzò via ogni cosa che si trovasse nel cielo, una furia che rigettò indietro Alyra e il suo drago, una furia che li portò verso la fine di tutto. Un unico Valgkin a sovrastare la pianura, un unico pericolo. Loro l'avevano trovato. Il vento li aveva spazzati troppo in basso, troppo lontani dalla rotta prefissata, portandoli a un passo dagli occhi del Valgkin che si accesero di un rosso cremisi alla vista della preda. Lanciò il suo dragone all'attacco di Alyra mentre la pioggia cadeva e rendeva pericolosa qualsiasi manovra. I draghi si scontrarono cercando l'uno di prevalere sull'altro, lottando per la vita come avevano sempre fatto anche i loro padroni; La pioggia rendeva fragile la presa sulla pelle squamosa del drago, a ogni movimento Alyra rischiava la vita, a ogni movimento c'era la possibilità che la presa sul drago scivolasse e lei cadesse nel vuoto. Il Valgkin si lanciò nuovamente all'attacco; i draghi si azzannarono e lottarono per la libertà. Un liquido rosso bagnò le ali del drago bianco che cercava con tutte le sue forze di sopravvivere a tutto ciò che gli stava impedendo la fuga dalla valle. Nei suoi occhi si rifletteva la fiamma della libertà, vedeva già se stesso volare sopra distese incontaminate piene di fiori, prati verdi e ruscelli da cui nessuno li avrebbe più cacciati. Doveva lottare. Per sè e per Alyra. Dovevano vincere se volevano finalmente vivere. Il drago finalmente reagì, assestò un colpo della lunga coda che fece vacillare il dragone e si lanciò avanti verso Eltis che stava correndo in loro aiuto. Sembravano quasi potersi sfiorare, da lì avrebbero potuto cercare la fuga tra le scure nubi che li sovrastavano, da lì si sarebbero potuti nascondere e avrebbero potuto fuggire. Il Valgkin tornò ad attaccare colpendo il drago al fianco; il potente scossone unito alla pioggia fece perdere ad Alyra la presa sul drago. E si trovò così, a precipitare nel vuoto, tendendo la propria mano verso l'unica persona che le fosse mai stato vicino. Verso quel ragazzo con cui aveva deciso di provare una fuga, quel ragazzo per cui lei aveva dato molto e che molto aveva dato a lei. Eltis si lanciò verso la ragazza; una corsa contro il tempo ce poteva decidere le sorti di entrambi. Il Valgkin, una volta accortasi della decisione di Eltis cercò di inseguirlo ignorando il drago con cui stava lottando; Entrambi lanciati verso un unica ragazza, verso un unica speranza che presto si sarebbe infranta come un giocattolo di cristallo nelle mani di un bambino. Alyra non ce l'avrebbe fatta se lui non fosse giunto in tempo. Il drago ripiegò le ali quanto bastava per scendere più velocemente contro il vento, si affidò al suo istinto, ormai erano vicini.



    « Lassù ci sono anch'io
    mi vedi l'anima, io volo. »


    La mano di Eltis si tese verso quella della ragazza; sempre più vicini, il drago socchiuse di un altro poco le ali precipitando più velocemente. Le mani di Eltis e Alyra si sfiorarono e si aggrapparono l'una all'altra alla ricerca di salvezza; una volta issata sul dorso del drago, quest'ultimo riaprì le ali e la violenza del gesto li sospinse in alto, mentre il Valgkin scendeva ancora in picchiata, senza capire cosa fosse accaduto. I due draghi bianchi si riunirono e volarono in alto, tra quelle nubi che li avrebbero salvati, quelle nubi scure, tra cui i tuoni mascheravano ogni più piccolo rumore, tra cui i lampi celavano ogni piccolo movimento, troppo luminosi per non accecare. Qualcosa di più in alto degli uomini li voleva in salvo, qualcosa li stava aiutando nonostante ogni cosa sembrasse loro contro. Continuarono a volare per ore durante la tempesta, scrutandosi ogni volta le spalle per timore che il Valgkin li stesse nuovamente braccando; la tempesta finì, la notte lasciò il passo al leggero profumo che precedeva l'alba. Il risveglio del sole dipinse davanti ai loro occhi campi fioriti, paesaggi sovrastati da castelli diroccati, lingue d'acqua e draghi che giocavano liberi; La libertà tanto agognata e per tanto a lungo inseguita. Erano lontani dalla vita di prima, lontani dai timori, dalle paure; nel cuore solo un senso di liberazione e serenità che da molto non riuscivano a provare nemmeno quando volavano liberi sovrastando il villaggio. Tutto era circondato da alte montagne, tutto era un semplice e sicuro rifugio per gente in fuga come lo erano loro stessi. I ruscelli scorrevano silenziosi portando con sè vita e tranquillità, Le pareti rocciose che circondavano quel paradiso assicuravano un sicuro riparo alle abitazioni diroccate che riempivano una piccola parte dell'area. Anni, o forse secoli prima, qualcuno si era già rifugiato in qui luoghi, qualcuno aveva cercato riparo e salvezza, qualcuno prima di loro aveva vissuto la propria vita tra quelle colline. Quel qualcuno ora non c'era più e tutto ciò che aveva lasciato su quella bella terra era a disposizione di chi aveva bisogno di riparo, avevano trovato il loro paradiso.



    « Guardami! Sentimi! Sono qui, toccami!
    Sento il freddo dell'asfalto, salvami!... Salvami!
    Parlami! Ascoltami! Sono qui, Aspettami!
    Pioggia e neve sulle ali, salvami!... Salvami! »


    Erano liberi. Finalmente, dopo tempo, dopo anni, avevano trovato al loro libertà. Le ferite riportate dai draghi si rimarginarono in fretta e poterono tornare liberi nel vento. Correndo incontro alla libertà, persino le ferite che laceravano il cuore dei due ragazzi si richiusero per un attimo. Tutti gli amici che avevano lasciato in quel luogo, tutte le persone che avevano sofferto con loro, ora erano ancora là a sopportare, a cercare di sopravvivere. Eltis e Alyra si fecero una solenne promessa: un giorno sarebbero tornati e avrebbero aiutato a fuggire le persone che erano rimaste sotto la bandiera del padrone. Con un pò di fortuna li avrebbero portati lì, in salvo, a costruire una nuova vita, a poter avere finalmente un futuro libero da catene e obblighi. Un giorno sarebbero tornati, un giorno li avrebbero salvati tutti. Un giorno..

     
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