La vita e il sogno di una vita

un racconto amaro e crudele, di cui la magia di ogni movimento ne è il principale soggetto

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  1. eye red in the dark
     
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    LA VITA E IL SOGNO DI UNA VITA

    Suona la sveglia, ma io come sempre non mi sveglio.
    Il grido di mia madre che mi chiama per la colazione non è mai dolce, anzi, ognivolta che grida cado dal letto sbattendo dolcemente la testa sul pavimento di legno.
    Scendo dalle scale stordito, attaccandomi alla ferrata ed accarezandomi lievemente la testa. Il primo passo verso la discesa è sempre così magico, sembra di scendere dal cielo.
    Entro in bagno per vestirmi e lavarmi.
    Un altro grido di mia madre:
    <<su forza che fai tardi, sei proprio un pigrone>>
    Poi appoggio la mano sulla maniglia color oro e spingo con un pizzico di forza muovendo la porta di legno.
    Sono nel salotto ancora assonnato e cammino verso la cucina con pesantezza.
    Nella cucina non c'è mai nessuno, il piatto della colazione ed io, in compagnia di molti altri utensili.
    Mi siedo e mangio lentamente.
    Due secondi dopo entra nella stanza mia madre che di nuovo grida per la mia lentezza. Anche quando scrivo sono lento, assonnato, ma questo rende un tono magico a tutto quello che faccio, come se tutti fossero delle macchine ed io un semplice pedone.
    Salgo sulla macchina, essattamente una panda della fiat, che mi porta fino alla fermata del bus.
    Ora solo il silenzio, aspettando che arrivi il bus che mi porti a scuola, o più comunemente chiamata da me "prigione dei minorenni".
    Quando arriva il bus, sempre di corsa, io salgo, ma noto che non c'è ancora nessuno.
    Poche fermate per fare il pieno di studenti e vecchiette stance, ma io ancora non riconosco nessuno. Ringrazierò un giorno di non conoscere tutta quella marmaglia di cretini, che non fanno altro che riderti alle spalle, ogni singola mattina. Infatti la mia principale distinzione è persone che non ridono e persone che lo fanno continuamente, almeno nel bus.
    E' sempre così facile rubare l'individualità alle altre persone, ma più tendi a credere che l'altra persona non sia un individuo, ma un entità grande ed unica fatta di tante persone che sono comunemente uguali, più ti dimentichi che esiste il concetto del simile.
    All'inizio non apprezzavo il comportamento degli altri, poi ho incominciato a fregarmene, ognuno può essere quello che vuole nella totale libertà, è questo l'importante.
    Si scende, ed io, assorto nei miei pensieri mi dirigo verso la solità monotona vita, mentre il mio cuore comincia a palpitare, sempre di più, sempre più velocemente, finchè il gusto della morte ti accompagna.
    Ma forse adesso sono un individuo poco banale?
    Chissa se a qualcuno dispiacerà.

    Quel ragazzo morì d'infarto.
    Al suo funerale vennero tutti i suoi familiari, ma nemmeno un amico:
    <<non gli ho mai avuti>>
    Però ti sarebbe piaciuto:
    <<forse>>
    Fai sembrare il tuo cuore di pietra:
    <<io non c'è lo più un cuore, è scoppiato>>
    Mi dispiace, ma impari:
    <<che commenti, come se non sapessi che sbagli feci in vita>>
    Li sapevi, ma non hai mai cercato di cambiare nulla:
    <<son morto giovane>>
    Tutte scuse, potevi pur rendere un po' più interessante la tua vita.
    Diciamo che il tuo carattere lento che rende ogni cosa magica ti ha fregato.

    Solo di nuovo, i miei sogni sono tormentati sempre di morti, ma stranamente ci ricavo sempre qualcosa.

    FINE

    Mah =ç= Commentate adeguatamente
     
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18 replies since 10/3/2009, 11:45   144 views
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