Cristal Heart

Un cuore di cristallo può provare sentimenti?

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  1. Nemeryal
     
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    CITAZIONE (LighyHero @ 5/7/2008, 18:19)
    Bella, forse un poco confusa, ma potrei essere stato io a leggerla troppo in fretta

    Eh eh! Lo so, all'inizio è un po' confusa, ma vedrai poi...

    Capitolo 2
    Presagi oscuri
    Squall camminava lentamente, le braccia incrociate sul petto, lo sguardo basso e la mente altrove. Squall, Squall Leonhart. Da quanto tempo aveva abbandonato quel nome? Troppo ormai perché potesse ricordarlo. Quel nome, apparteneva al passato, era un ricordo della sua debolezza, della sua incapacità di proteggere le persone che amava. Quando era giunto nella Città di Mezzo e aveva conosciuto tanti disperati che, come lui, non avevano più nulla, aveva provato una tremenda sensazione di vuoto.
    Squall era morto, caduto nell'oblio. Ora c'era solo Leon. Si fermò. Non ne era più tanto sicuro, a dire il vero. Il passato era tornato a farsi sentire, con più vigore ogni giorno di più. E tutto da quando aveva ricevuto quella lettera.
    "Tornerò presto! So che ti sono mancata, quindi non disperare!" E quella firma...
    Avvertì un tocco sulla spalla. Riemerso improvvisamente dai suoi pensieri, il ragazzo si voltò di scatto.
    -Chi?...Rinoa?-. Squall era allibito. Lei gli sorrise, i suoi occhi scintillarono.
    -Sei sicuro di stare bene...Leon?-
    La visione scomparve. Si era sbagliato. Non era Rinoa. Era Aeris.
    -Sì, ecco...è solo che...-
    La ragazza rise e la treccia castana oscillò dolcemente. I suoi occhi verdi lo squadrarono sospettosi.
    -Chi sarebbe Rinoa?-
    Il viso di Squall si rabbuiò
    -Nessuno-
    Aeris si morse il labbro e le guance candide si imporporarono per l'imbarazzo
    -Perdonami, io non...-
    -Lascia stare, non ha più importanza ormai- Leon fece un gesto con la mano -Che cosa c'è, Aeris?-
    -Ecco, mi chiedevo se, ecco, tu l'avessi visto-
    -Chi...? Ah, capisco. Mi dispiace, ma Cloud non è ancora tornato-
    -Oh, ok, grazie-
    -Tornerà, vedrai-
    Sulle labbra della ragazza scivolò un sorriso triste
    -Grazie, Leon, grazie davvero- e si allontanò.
    Il ragazzo rimase lì. La voce di lei l'aveva raggiunto, di nuovo. Perché? Perché? Il vento continuava a sussurrargli all'orecchio quelle parole. Rimarrò qui. Perché? Aspetterò. Cosa? Aspetterò te, così, se tornerai mi troverai. Lo prometto.
    Con la coda dell'occhio vide qualcosa espandersi sul muro alla sua destra. Si voltò di scatto e la Gunblade apparve ad un tacito ordine della sua mente. Un enorme buco nero stava espandendosi sulle pietre, come una piaga.
    Leon attese. Heartless. Era da un anno che non comparivano più a Radiant Garden, ma la tranquillità sembrava doversi concludere il quel preciso istante. Era pronto. Li avrebbe eliminati uno per uno.
    Il buco nero espulse qualcosa e si dissolse. Leon abbassò la Gunblade. Non era un Heartless. Era un ragazza. Aveva lunghi capelli d'ebano, con una striatura d'argento sul lato sinistro; il viso era pallido, gli occhi chiusi e le labbra smorte. Indossava una candida maglietta senza maniche mono spalla, stretta all'altezza della vita da una corda nera, pantaloni scuri lunghi fino al ginocchio e scarpe di tela. Al collo un nastro argentato da cui pendeva una goccia dalle mille sfaccettature cristalline e al polso un bracciale in cui era incastonato una pietra di granato.
    Leon si chinò sulla ragazza e la scrollò leggermente.
    -Ehi, mi senti? Svegliati, coraggio!-
    La ragazza emise un suono inarticolato e le palpebre si alzarono leggermente.
    -Mi senti?- ripeté Leon
    Lei non rispose, ma chinò la testa sulla spalla di lui e perse conoscenza.
    -Svegliati! Forza svegliati! Maledizione!-
    La Gunblade svanì in un fascio di fiamme. Leon prese la ragazza tra le braccia, corse verso la casa di Merlino e spalancò la porta con un calcio.
    Ignorando le proteste di Cid, lo sguardo attonito di Yuffie e i borbottii del mago, esclamò:
    -Questa ragazza è appena apparsa da un sentiero oscuro!-

    Malefica avanzò lentamente. Era tutto perfetto. Nulla era andato storto. Poteva essere fiera di se stessa e del suo piano. Adesso tutto quel territorio le apparteneva; ogni anfratto, ogni pianura, ogni montagna erano una sua proprietà.
    Sorridendo, superò il portone principale, attraversò un corridoio decorato con decine di arazzi e salì alcune scale. Giunse in una stanza circolare, non molto spaziosa, ma con una grande vetrata che dava sul cortile esterno. Vi si affacciò e vide il suo nuovo mondo estendersi infinito fino all'orizzonte, oltre il sole del crepuscolo.
    Un corvo dalle ali nere si posò sulla balaustra ed emise il suo verso sgraziato.
    -Cosa c'è piccolo?- chiese dolcemente la strega, sfiorando le piume scure. Il volatile gracchiò un'altra volta e sfrecciò sul ramo di un albero del cortile.
    Malefica rifece il percorso di entrata alla rovescia e uscì nel cortile, raggiungendo il corvo
    -Allora, cosa volevi mostrarmi, mio diletto?-
    L'animale si alzò in volo e si addentrò ancora di più nel giardino. Superò siepi e alberi, fiori appassiti e rami spezzati fino a giungere ad uno spiazzo libero, al centro esatto di quel paradiso fino a poco prima fiorente di vita.
    -Oh...- mormorò stupefatta la strega. Bianca, scintillante e preziosa si ergeva una splendida fontana marmorea. Al centro della vasca, a pianta esagonale, i lati decorati da motivi floreali, una statua di donna guardava coi suoi occhi ciechi il mondo circostante. Aveva capelli lunghi e mossi, decorati da una tiara di pregiata fattura, labbra carnose piegate in un sorriso misterioso; indossava un corpetto da cui partiva fluente una lunga gonna finemente pieghettata; il collo era ornato da un nastro di gemme e le braccia erano fasciate da guanti. La mano sinistra era posata con delicatezza su di una cornucopia da cui usciva un getto d'acqua e la mano destra...
    Malefica sgranò gli occhi. La mano destra stringeva tra le dita...
    -Il Keyblade!- esclamò con voce roca -La leggenda era vera! La leggenda era vera!-

    Tenebre. Solo tenebre. Non vedeva altro. Non sentiva altro. Si era perso nell’Oscurità. Il suo cuore scivolava via lentamente, ad ogni respiro, ogni battito sempre più lieve. Volti apparvero tra le ombre. Chi erano? Li conosceva? Erano suoi nemici? Erano suoi amici? Non lo sapeva. Non sapeva più nulla. Non ricordava nemmeno il suo nome. Aveva importanza, poi? Nell’oscurità, nelle tenebre più profonde della notte, il proprio nome perde significato, così come la propria coscienza, la propria anima e il proprio cuore.
    Chiuse gli occhi. Oramai non avvertiva più nulla. Non sapeva nemmeno più di esistere.
    Riku. Una voce. Riku. Chi è Riku? Aprì gli occhi, o almeno credette di farlo. Non ne era sicuro. Continuava a vedere oscurità, a vivere nelle tenebre. Riku. Non arrenderti. Non lasciarti andare. Il tuo sentiero non è quello per l’oscurità. Devi salvarli, Riku.Lei e Sora. L’arma che dovrai usare non sono le tenebre. Destati, Riku. Una luce, splendente, iridescente, cristallina. Era talmente forte da ferirgli gli occhi. Svegliati, Riku. Svegliati…
    -Svegliati! Su, Riku! Svegliati!-
    Il ragazzo aprì gli occhi. Sora era sopra di lui e lo spintonava per costringerlo a svegliarsi.
    -Svegliati!- ripeté
    -Ho capito! Ho capito! Sono sveglio, Sora!- rispose, allontanando l’amico. Si passò una mano sugli occhi e fra i capelli. Si era addormentato? Non se ne era reso nemmeno conto. Era lì, sulla Gummiship, ad osservare le stelle e poi aveva chiuso per un attimo gli occhi. Stirò i muscoli indolenziti e si alzò.
    -Sei sveglio finalmente!- esclamò Kairi sorridendo -Guarda che siamo arrivati!-
    Il portello della Gummiship si aprì e i tre amici, i tre Custodi del Keyblade entrarono nell’hangar del Castello Disney, dimora di Re Topolino.
    Riku e Kairi si guardarono attorno, stupiti. Loro non erano mai stati lì. Sora invece c’era stato l’anno precedente, quando la Prima Pietra era in pericolo. Malefica aveva cercato di impossessarsene per diventare così padrona del castello, ma il ragazzo aveva sventato i suoi piani, grazie anche ad un piccolo aiuto della Regina Minni ed un viaggio nel tempo.
    Mentre salivano le scale che li avrebbero condotti nel cortile, i ragazzi si chiesero per quale motivo il Re li avesse convocati. Il periodo di pace era stato talmente lungo da sembrare infinito, un periodo in cui tutti i mondi erano sembrati essere stati completamente purificati dall’Oscurità, un periodo in cui le ombre sembravano aver perso ogni loro speranza di conquista. Era stato tutto troppo bello.
    “Alla fine le ombre tornano sempre” pensò tristemente Sora “Per quanto noi le combattiamo non riusciamo a distruggerle del tutto. Mi chiedo se alla fine combattere serva davvero a qualcosa.” Era stato chiamato, scelto per essere il Custode del Keyblade, per essere colui che avrebbe sconfitto le tenebre. Però nessuno gli aveva mai assicurato che le avrebbe sconfitte per sempre. “E se il mio destino fosse quello di lottare, di combattere fino alla fine dei miei giorni, fino a che non esalerò l’ultimo respiro? Sarà questo ciò che mi aspetterà?”
    -Sora, sei sicuro di stare bene?- gli chiese Riku, poggiandogli una mano sulla spalla
    -Sì, va tutto bene, o almeno credo. Ma- si guardò intorno -Dov’è Kairi?-
    -E’ andata avanti, sta tranquillo. Allora, cos’hai?-
    .Ecco- Sora si fermò e abbassò lo sguardo -Riku, ti sei mai chiesto, insomma, se riusciremo a sconfiggere l’Oscuità, del tutto, intendo-
    Riku sospirò.
    -Non lo so. Non lo so davvero, Sora, mi dispiace. La nostra battaglia potrebbe durare per sempre, oltre la nostra vita, oltre la nostra morte. Altri prenderanno il nostro posto, altri lotteranno se ciò dovesse accadere. Ho visto l’Oscuirtà, Sora, ed è più profonda di quanto tu possa immaginare. Non c’è alcuna luce dentro di essa, nemmeno l’esile fiamma di una candela.-
    -E noi cosa potremmo fare? Riku, noi siamo solo in tre, anzi in quattro contando Kairi. Quattro Custodi contro le tenebre infinite!-
    -Lo so, è uno scontro impari o almeno, così sembra. Le tenebre sono infinite, è vero, ma lo è anche la luce. L’oscurità non può soffocarla senza rimanerne, anche solo in minima parte, contagiata. È quella luce che ci permette di andare avanti nelle tenebre, di attraversarle e anche di sconfiggerle-
    Sora sorrise
    -Hai ragione! Forse non metteremo mai fine a questa lotta, ma non è coi dubbi che la porteremo avanti!-
    -Esatto! Andiamo, Kairi ci starà aspettando!-
    Ricorda Sora. Non avere paura. Tu possiedi l’arma più potente di tutte.
    Sora si fermò
    -Hai detto qualcosa Riku?-
    -No, nulla, perché?-
    -Niente, mi sembrava-
    -Sora, sei davvero sicuro di stare bene? Non ne sono molto convinto!-
    -Stai tranquillo! Andiamo, non possiamo fare aspettare il Re-
    -Allora, vi sbrigate?- esclamò Kairi tornando indietro
    -Arriviamo!- esclamarono in coro.
    Quando entrarono nel giardino, la luce li abbagliò. Si schermarono con le braccia, i loro occhi ancora abituati al buio del Gummihangar.
    Attraversarono il giardino, meravigliati da tanta bellezza. Entrarono nel palazzo, superarono il colonnato e si fermarono davanti al portone delle udienze. Sora avanzò e fece per bussare, ma si fermò.
    -Sora! Sora!-
    Il ragazzo si voltò, così come Riku e Kairi
    -Pippo! Paperino!-
    -Siete arrivati finalmente!- esclamò il Mago di Corte
    -Il Re vi attende nella Sala delle Udienze-, il Capitano dei Cavalieri indicò il portone
    -Avete un’idea sul perché ci abbiano chiamati?- domandò Kairi
    -No, è Top Secret!- dichiarò Paperino incrociando le braccia
    -Top Secret?- chiese ridendo Riku
    -Quindi non ne hai idea, dico bene?- commentò scherzosamente Sora
    -No! Ho detto che è Top Secret!-
    -Non lo sa- ammise Pippo
    -Oh, sta zitto!- ribatté stizzito il papero -Ora andate, forza! Il Re vi aspetta!-
    -Voi non entrate?-
    -No, Kairi, il Re ha chiesto solo voi-
    Si voltarono verso la porta della Sala delle Udienze. Dietro di essa una nuova partenza, un nuovo viaggio, un nuovo destino.
     
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