Cristal Heart

Un cuore di cristallo può provare sentimenti?

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  1. Nemeryal
     
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    Fan Fiction vincitrice del
    1° Gold Fiction Contest, indetto dal *** *** *** Forum.
    Questa storia è stata catalogata come un "must", ed è pertanto consigliata a tutti i lettori.





    Questa è una fic, stranamente dato che l'ho scritta io, seria. Un anno è passato dalla sconfitta di Xemnas e le ombre sembrano essersi ritirate. Ma è davvero così? Buona lettura!


    Cristal Heart

    Prologo (o meglio Epilogo)

    Riku guardò tristemente davanti a sé. Il tramonto tingeva di sangue il mare cristallino, calmo e sereno.
    Guardò il cielo.
    Era davvero successo? O forse era stato solo un sogno? O meglio…un incubo. Tutto ciò che era successo, ogni gesto, ogni parola, ogni sentimento, era successo davvero?
    Riku sperò ardentemente di no.
    Sperava di risvegliarsi sull’isola, circondato dalle palme, cullato dalle onde, steso sulla sabbia. Scosse la testa e i lunghi capelli d’argento si tinsero di porpora, accarezzati dai tenui raggi del sole.
    Era davvero successo e lo sapeva.
    Voltato lo sguardo, vide abbandonato alla sua destra Via per l’Alba, il suo Keyblade. Si chinò e lo prese fra le mani. Poteva sentirne il calore e…
    Chiuse gli occhi…
    Poteva sentire il battito di un cuore. Non il suo. Non quello del Keyblade. Si alzò in piedi e fendette con Via per l’Alba l’aria del crepuscolo.
    In una luce cristallina l’arma scomparve.
    Riku sospirò e tornò a guardare il cielo. Avvertì dei passi leggeri dietro di sé ed una mano prendere la sua. Gli occhi bassi, una profonda tristezza in tutto il suo essere, si voltò e le accarezzò i capelli castani.
    -Adesso mi prenderò cura io di te, te lo prometto..-

    Sora si sedette sulla spiaggia, le onde del crepuscolo scorrevano sulle impronte rimaste sulla battigia, sbiadendole.
    Se solo le onde avessero potuto cancellare il suo dolore allo stesso modo!
    Si alzò e, guardando il sole tuffarsi lentamente nel mare, si gettò in acqua. Una bracciata dopo l’altra, scivolando tra le onde, avvertì la tristezza mitigarsi, senza però sparire del tutto. Si fermò al largo, prese fiato e si immerse.
    Il freddo pungente gli fece venire la pelle d’oca, ma Sora si spinse ancora più a fondo. Nel buio delle profondità marine, ripensò a quando, tre anni prima, era cominciato il suo viaggio.
    All’inizio aveva pensato che fosse stato solo un sogno, che la voce eterea, la spada gemmata, lo scettro magico, lo scudo vermiglio e il Darkside fossero stati solo un’illusione, ma si era sbagliato. Le ombre avevano abbandonato il mondo dei sogni per diventare terribilmente reali. Aveva perso i suoi amici, gli era stato fatto dono di un Keyblade con cui dissipare l’oscurità e alla fine aveva ritrovato Riku e Kairi. Riemerse e tornò a riva. Guardandosi indietro ripensò agli ultimi eventi.
    -Non tutti coloro che si perdono possono essere ritrovati- mormorò al vento

    Kairi raccolse un fiore dai petali immacolati.
    Ne inspirò il profumo, dolce, lieve, effimero.
    Si voltò: lontano la spiaggia insanguinata dal tramonto e l’acqua calma del crepuscolo. Poteva vedere le stelle iniziare a splendere, ognuna di esse un mondo nuovo, diverso e tuttavia uguale le une alle altre.
    Avrebbe voluto visitarli tutti, un giorno, dal primo all’ultimo, ai confini dell’infinito Universo.
    Un leggero soffio di brezza le fece volar via di mano il fiore che aveva appena colto. Allungò una mano per cercare di riprenderlo, ma i petali immacolati volteggiarono via da lei, danzando nel vento, allontanandosi nel cielo. Avvertì le lacrime pungerle gli occhi. Si portò una mano al viso e le avvertì scorrere calde fra le sue dita e cadere a terra.
    In quel tenero fiore, così forte da sopravvivere al gelo dell’inverno, ma così fragile da non resistere alla brezza del tramonto, aveva rivisto il suo viso.
    Era successo tutto così velocemente! Non aveva fatto in tempo a fare un gesto che tutto era già finito, per sempre. Come era accaduto? Perché era accaduto? Non era giusto! Si asciugò le lacrime con mano tremante e si rivolse alle stelle
    -Perché tutto questo? Perché?-

    Può un cuore di cristallo provare davvero dei sentimenti? O forse, altro non sono
    che pallidi riflessi di vere emozioni? Non ho risposta a questa domanda. Sicuramente se l’avessi, cesserei di esistere…



    Che ne pensate?

    Edited by Nemeryal - 2/5/2010, 16:48
     
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    molto bella!!! ^^
     
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    Fuoco crepuscolare che mai si estinguerà

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  4. Nemeryal
     
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    Bhè, allora se piace...

    Capitolo 1
    La luce nel buio
    Era passato un anno. Già un anno e non aveva ancora fatto nulla. Le ombre davano l’impressione di essersi dimenticate di esistere, rintanandosi nel buio della paura, la paura della luce.
    Malefica non si era dimenticata della sua esistenza, tutt’altro. Un piano ben congeniato ha bisogno di tempo per essere messo a punto. Il problema di fondo era che lei non aveva nessun piano. Un anno e non aveva ancora trovato un modo per sconfiggere definitivamente i Custodi del Keyblade e impadronirsi di tutti i mondi, oscurandoli, gettandoli nel buio più profondo. Ripensando a Sora, si immaginò il ragazzo seduto tranquillo sulla sua isola, un sorriso ben stampato in faccia e l’assurda convinzione che lei, Malefica, la Regina dell’Oscurità, Signora degli Heartless, non lo avrebbe più attaccato, avendolo aiutato nello scontro i Nessuno. Sciocco! Non l’aveva certo aiutato perché aveva buon cuore! Ah! Lo aveva fatto per i suoi interessi personali, solamente per i suoi interessi personali.
    Certo, non aveva dimenticato che la sconfitta di Xemnas, o Xehanort o Ansem, comunque lo si volesse chiamare, era avvenuta grazie all’intervento di Sora e del suo amichetto, Riku. Ucciderli sarebbe stato come dimenticare il suo aiuto e non sia mai detto che la Regina dell’Oscurità non ringrazi dovutamente chi l’ha aiutata. Avrebbe dato loro una scelta: unirsi a lei nella conquista dei mondi o morire. Sapeva bene che I due ragazzi non avrebbero mai scelto la prima opzione e quindi sarebbe costretta ad agire di conseguenza. Li avrebbe uccisi, è vero, ma dopo aver dato loro una scelta.
    Avvertì dei passi pesanti dietro di lei e la porta si aprì con un tonfo.
    -Che cosa c’è, Pietro?- chiese Malefica senza neanche voltarsi. Aveva già vissuto scene come quella, ma mai aveva davvero potuto gioirne. Pietro arrivava, ansimava per lo sforzo dovuto alla sua mole, sorrideva in modo beota ed esclamava “Ho trovato finalmente ciò che ci occorre!”. Pietro non era certo un pozzo di scienza, questo Malefica lo sapeva da tempo, ma non aveva pensato che la sua stoltezza arrivasse a tali livelli. Ogni volta proponeva un nuovo piano, ognuno più irrimediabilmente inattuabile dell’altro. Oramai Malefica non dava più peso a quelle bizzarre e, soprattutto, inutili idee.
    Quella volta, però, avrebbe dovuto ricredersi.
    -Allora, cosa c’è Pietro?- ripeté, leggermente seccata
    -L’ho trovato!-
    -Cosa?-
    -Ho trovato finalmente ciò che ci occorre!-
    Malefica sorrise mestamente. Esattamente come tutte le altre volte. Eppure avvertiva uno strano brivido lungo la schiena…si voltò verso Pietro e lo vide tenere in mano un volume impolverato, dalla copertina sbiadita e le pagine ingiallite.
    -Cos’è?-
    Pietro si schiarì la gola, assunse un’irritante aria di importanza, aprì il volume e cominciò a leggere:
    -La Luce nel Buio, di Ansem il Saggio-, voltò pagina e tossicchiò nuovamente – A seguito di lunghe ricerche io, Ansem, sono giunto infine alla certezza che ciò raccontato nella leggenda del Cristallo di Luce possa trovare un suo riscontro nella realtà. Mi accingo dunque…-
    -Il Cristallo di Luce?- esclamò incredula Malefica -Ma è una vecchia STORIA, solo questo! Una STORIA!-
    -Non secondo quello che afferma Ansem- disse Pietro
    -Ah!- Malefica si voltò di nuovo -Era solo un vecchio pazzo! Questa ne è la prova!-
    Non dando alcun segno di averla ascoltata, Pietro sfogliò altre pagine ingiallite e ricominciò a leggere:
    -Da ciò ne segue che la nascita del Keyblade, l’unica arma in grado di sconfiggere l’oscurità nel cuore degli uomini, e persino la sua distruzione…- a queste parole Malefica fremette -…siano INDISSOLUBILMENTE legate al Cristallo. In un momento di estremo pericolo il Cristallo avrebbe creato i Keyblade facendone dono ai suoi Custodi e solamente la distruzione del Cristallo stesso potrebbe privarli dei suddetti Keyblade.-
    La distruzione del Keyblade…la distruzione dei suoi Custodi…
    Poteva vederla, poteva sentirla, ne provava l’ebbrezza in tutto il corpo. Riusciva a scorgere l’oscurità sommergere lentamente la luce, soffocarla tra le sue nere spire. Riusciva a sentire il rantolo di Sora mentre affogava nelle ombre, poteva avvertire il cuore di Riku fremere a contatto con quelle tenebre che già una volta lo avevano sopraffatto.
    Cominciò a ridere, ridere, ridere. Non riusciva a smettere. Finalmente avrebbe saputo come fare, finalmente avrebbe governato il regno perfetto! Il Regno dell'Oscurità Eterna! Mancava solo un piccolo particolare...

    Myle aveva venticinque anni, a venti si era sposata e a ventuno era stata benedetta con l'arrivo di un figlio. Non poteva chiedere di meglio dalla vita, perché non riusciva a pensare ad altro che potesse renderla più felice. Camminando lentamente sotto i raggi del sole, il cestino con la biancheria fra le mani e i capelli chiari che danzavano al vento, Myle sorrise. La felicità non aveva abbandonato la sua casa, anzi la benediceva
    e si faceva sentire vicina a lei con l'arrivo di un altro figlio. "O figlia!" pensò sorridendo. Arrivata al fiume, si inginocchiò, prese dalla cesta un lenzuolo e lo immerse nell'acqua limpida e fresca.
    Cantando allegramente, finì di fare il suo bucato, aspettò che si asciugasse e fece per tornare a casa. D'un tratto avvertì un soffio di vento gelido afferrarla e farle venire la pelle d'oca. Si voltò di scatto, gli occhi limpidi solcati da lampi di preoccupazione.
    -Chi è là?- chiese tremante. Un altro soffio di aria gelida. Eppure erano in piena estate...Alzò lo sguardo verso il cielo e rabbrividì: Enormi, lividi nembi si avvicinavano pericolosamente; il rombo dei tuoni faceva fremere l'aria e l'odore della pioggia impregnava l'aria. Myle arretrò, spaventata. La tempesta in arrivo non somigliava assolutamente a tutte le altre, le tenebre erano molto più fitte, i lampi meno luminosi, la pioggia tagliente...
    La ragazza voleva correre via, ma non ci riusciva. Aveva troppa paura. Rimaneva lì, in mezzo al prato,a ll'erba scossa dal vento, tra i petali dei fiori strappati con prepotenza dagli steli e gli animali che correvano a rifugiarsi nelle loro tane sicure.
    Chiudendo gli occhi e respirando, si impose di calmarsi. Era solo una tempesta! In piena estate? Scosse la testa e cercò di sorridere. Le tempeste poteva avvenire persino in estate, non era mica loro proibito! Si voltò e fece per tornare a casa. Avvertì una presenza dietro di lei. Si girò
    -E tu chi sei?- chiese chinandosi e poggiando il cesto con la biancheria sulle ginocchia. Davanti a lei stava un essere strano, a memoria d'uomo mai visto da quelle parti. Più scuro delle tenebre della notte, due occhi come un sole offuscato, quell'essere somigliava ad una formica troppo cresciuta; muoveva la testa in modo convulso, così come le zampe anteriori.
    Myle si alzò e si allontanò di un passo. La creatura balzò. Con un grido, la ragazza cadde in ginocchio. La biancheria, pulita e profumata, si sparse sull'erba smeraldo. Myle provò a rialzarsi, un profondo graffio alla gamba sinistra. Accanto, davanti, dietro di lei apparvero dal nulla altri esseri, neri, oscuri, pericolosi.
    -State lontani!- urlò. Si avvicinarono, inesorabilmente. Provò a proteggersi con le braccia. Tutto inutile. L'ultima cosa che vide prima di essere completamente sommersa, prima di affogare nelle tenebre, fu un mare di oscurità avanzare mefitico e mortale, oscurando, distruggendo, soffocando tra le sue nere onde ogni cosa trovasse sul suo cammino.

    -Yanu! Yanu!- gridò con quanto fiato avesse. Dalle finestre del palazzo aveva visto uno spettacolo orrendo: tenebre più oscure della morte che si avvicinavano. La morte e l'oblio che stavano arrivando.
    Una guardia le passò accanto.
    -Fermo!- ordinò -Dov'è Yanu?-
    -Mia signora?-
    -Vai a chiamare Yanu, svelto!-
    -Mia signora, i miei ordini...-
    -Non mi importa nulla dei tuoi ordini! Non capisci? Se non ci sbrighiamo presto finirà tutto! Vai!-
    La guardia corse lungo le scale, l'armatura sferragliante e la spada che urtava i gambali.
    Si appoggiò alla balaustra, le nocche bianche, lo sguardo scuro e il viso pallido. No. Non poteva finire così. L'oscurità avanzava, lenta, inesorabile, sicura della sua forza. Alzò lo sguardo verso il cielo. Il suo sangue divenne ghiaccio. Senza aspettare l'arrivo di Yanu scese le scale in tutta fretta, il rumore dei tacchi simile ai rintocchi di una campana a morto, il frusciare del suo strascico smeraldo come il lento avanzare delle tenebre. Superò il salone, il corridoio degli arazzi e giunse infine davanti al portone principale. Alcune guardie erano state poste alla sua difesa, ma lei imperiosa
    -Lasciatemi passare!- ordinò
    -Mia signora...- provò a replicare la guardia di destra
    -Abbiamo ordine...- continuò quella di sinistra.
    Chiuse gli occhi. Si concentrò.
    Il portone esplose.
    Le guardie si salvarono per un soffio.
    -Mia signora!- esclamarono in coro.
    Lei non li ascoltò, ma superò il giardino senza guardarlo e superò il candido cancello che dava sull'esterno.
    Nera, putrida, immonda l'oscurità avanzava. Adesso poteva vedere ciò che la formava. Milioni di creature di tenebra dagli occhi di fuoco opaco.
    Respirò a fondo e si tolse lo zaffiro che portava al collo. Lo strinse tra le mani, lo portò all'altezza del cuore, poi alle labbra, che lo sfiorarono dolcemente. Chiuse gli occhi e alzò le braccia al cielo.
    -Tu che sei il signore delle montagne...- lo zaffiro cominciò a brillare -...tu che sei il signore delle foreste...- la pietra iniziò a sollevarsi -...tu che sei il figlio delle stelle...- la gemma raggiunse il culmine -...e l'amante della luna...- la luce divenne ancora più intensa -...io imploro il tuo aiuto, Fenrir, Lupo delle Montagne!-
    La terra tremò. Lo zaffiro cominciò la sua discesa, più splendente della luna; la sua luce cominciò a curvarsi, stirarsi fino a che non prese dei contorni ben precisi. Un enorme lupo dal pelo argentato e gli occhi di splendente zaffiro sfidò il mare di oscurità. Il suo ululato fece vibrare il vento, rabbrividire le stelle e impallidire la luna...

    Correva. Correva. Correva. Non aveva più fiato, ma non si fermò. Continuò a correre. L'aria divenne fuoco nei suoi polmoni. Il dolore saettò tra i suoi muscoli. Si costrinse a non pensarci. Continuò a correre. Le mancò l'aria, incespicò e cadde. Avvertì il sangue scivolare sulla sua pelle, sentì il suo sapore metallico tra le labbra. Lo sputò e tossì. Guardò la macchia purpurea sull'erba. Per un istante vide il sangue non come suo, ma come quello di tutta la sua gente. Chiuse gli occhi e impedì alle lacrime di cadere. Si rialzò a fatica e il suo sguardo si posò sul cielo. Urlò e cadde nuovamente a terra. Questa volta le lacrime caddero sul suo viso senza che nessuno potesse impedire loro di farlo.
    Una crepa luminosa correva lungo tutta la volta celeste; le tenebre vi penetravano, avendo così libero accesso a quel mondo di luce.
    Non era possibile! Non era possibile! Avevano vissuto millenni in quel paradiso, dove tenebre e ombre non erano altro che pallidi riflessi della luce, dove alcun male potesse infettarli. Avevano compiuto un errore fatale. Col tempo avevano dimenticato la presenza dell'oscurità, quasi fosse solo una fiaba per i bambini. Fino a quel momento avevano solo vissuto un sogno. Avevano scordato cosa volesse dire veramente vivere.
    Non c'era altra soluzione. Doveva trovarlo, ad ogni costo. Non avrebbe voluto abbandonare la sua casa, ma non vedeva altra via di uscita. Si alzò e respirò a fondo. Un passo dopo l'altro, aumentando costantemente velocità, riprese a correre. Correva. Correva. Correva. Avvertì qualcosa dietro la schiena. Aumentò la velocità. Un essere oscuro cominciò a correre al suo fianco; voltò lo sguardo dalla parte opposta. Eccone un altro che correva al suo fianco. Puntò lo sguardo davanti a sé e si fermò.
    Ne era apparso un altro. Era comparso all'improvviso, senza che avesse il tempo di fermarsi. Bloccava la strada, enorme, nero e terribile.
    Allungò il braccio destro e aprì la mano: in uno scintillio di stelle apparve tra le sue dita una spada. L'elsa gemmata, la lama luminosa, l'arma saettò con precisione contro gli sgherri di tenebra più piccoli, facendoli svanire in una nube nera.
    Si mise in posizione di guardia e sfidò con lo sguardo il suo avversario. Le ombre cominciavano ad addensarsi attorno a loro. La luce periva lentamente, soffocata dal buio. Solo il chiarore della lama brillava in mezzo alle tenebre, solitaria come la luna nella volta celeste.
    -Non ho paura- disse -Il mio viaggio comincia al crepuscolo-. Si lanciò contro l'essere e lo colpì al braccio due, tre volte. Il nemico non sembrò provare alcun dolore. Aprì le braccia e gonfiò il petto. Dardi lividi saettarono nell'oscurità, senza illuminarla.
    Li parò tutti e si lanciò nuovamente all'attacco. Il nemico respinse lo slancio con un colpo.
    Cadde schiena a terra. La spada svanì. Alzò lo sguardo. Tenebre. Solo tenebre. Spire oscure cominciarono ad avvolgersi attorno al suo corpo.
    Le sue labbra si mossero, ma la sua voce si perse nelle ombre. Si sentì affondare in quel nero mare. Questa volta urlò e la sua voce sembrò scalfire il buio sempre più fitto
    -In fondo all'oscurità giace sempre la luce!-
    Cadde inesorabilmente nelle tenebre...
     
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  5. LighyHero
     
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    Bella, forse un poco confusa, ma potrei essere stato io a leggerla troppo in fretta
     
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    Memento Mori.

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    sinceramente?
    SPOILER (click to view)
    non ho mai visto un racconto più bello !!!! ^^


     
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    Fuoco crepuscolare che mai si estinguerà

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    Very good!!!
     
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  8. Nemeryal
     
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    CITAZIONE (LighyHero @ 5/7/2008, 18:19)
    Bella, forse un poco confusa, ma potrei essere stato io a leggerla troppo in fretta

    Eh eh! Lo so, all'inizio è un po' confusa, ma vedrai poi...

    Capitolo 2
    Presagi oscuri
    Squall camminava lentamente, le braccia incrociate sul petto, lo sguardo basso e la mente altrove. Squall, Squall Leonhart. Da quanto tempo aveva abbandonato quel nome? Troppo ormai perché potesse ricordarlo. Quel nome, apparteneva al passato, era un ricordo della sua debolezza, della sua incapacità di proteggere le persone che amava. Quando era giunto nella Città di Mezzo e aveva conosciuto tanti disperati che, come lui, non avevano più nulla, aveva provato una tremenda sensazione di vuoto.
    Squall era morto, caduto nell'oblio. Ora c'era solo Leon. Si fermò. Non ne era più tanto sicuro, a dire il vero. Il passato era tornato a farsi sentire, con più vigore ogni giorno di più. E tutto da quando aveva ricevuto quella lettera.
    "Tornerò presto! So che ti sono mancata, quindi non disperare!" E quella firma...
    Avvertì un tocco sulla spalla. Riemerso improvvisamente dai suoi pensieri, il ragazzo si voltò di scatto.
    -Chi?...Rinoa?-. Squall era allibito. Lei gli sorrise, i suoi occhi scintillarono.
    -Sei sicuro di stare bene...Leon?-
    La visione scomparve. Si era sbagliato. Non era Rinoa. Era Aeris.
    -Sì, ecco...è solo che...-
    La ragazza rise e la treccia castana oscillò dolcemente. I suoi occhi verdi lo squadrarono sospettosi.
    -Chi sarebbe Rinoa?-
    Il viso di Squall si rabbuiò
    -Nessuno-
    Aeris si morse il labbro e le guance candide si imporporarono per l'imbarazzo
    -Perdonami, io non...-
    -Lascia stare, non ha più importanza ormai- Leon fece un gesto con la mano -Che cosa c'è, Aeris?-
    -Ecco, mi chiedevo se, ecco, tu l'avessi visto-
    -Chi...? Ah, capisco. Mi dispiace, ma Cloud non è ancora tornato-
    -Oh, ok, grazie-
    -Tornerà, vedrai-
    Sulle labbra della ragazza scivolò un sorriso triste
    -Grazie, Leon, grazie davvero- e si allontanò.
    Il ragazzo rimase lì. La voce di lei l'aveva raggiunto, di nuovo. Perché? Perché? Il vento continuava a sussurrargli all'orecchio quelle parole. Rimarrò qui. Perché? Aspetterò. Cosa? Aspetterò te, così, se tornerai mi troverai. Lo prometto.
    Con la coda dell'occhio vide qualcosa espandersi sul muro alla sua destra. Si voltò di scatto e la Gunblade apparve ad un tacito ordine della sua mente. Un enorme buco nero stava espandendosi sulle pietre, come una piaga.
    Leon attese. Heartless. Era da un anno che non comparivano più a Radiant Garden, ma la tranquillità sembrava doversi concludere il quel preciso istante. Era pronto. Li avrebbe eliminati uno per uno.
    Il buco nero espulse qualcosa e si dissolse. Leon abbassò la Gunblade. Non era un Heartless. Era un ragazza. Aveva lunghi capelli d'ebano, con una striatura d'argento sul lato sinistro; il viso era pallido, gli occhi chiusi e le labbra smorte. Indossava una candida maglietta senza maniche mono spalla, stretta all'altezza della vita da una corda nera, pantaloni scuri lunghi fino al ginocchio e scarpe di tela. Al collo un nastro argentato da cui pendeva una goccia dalle mille sfaccettature cristalline e al polso un bracciale in cui era incastonato una pietra di granato.
    Leon si chinò sulla ragazza e la scrollò leggermente.
    -Ehi, mi senti? Svegliati, coraggio!-
    La ragazza emise un suono inarticolato e le palpebre si alzarono leggermente.
    -Mi senti?- ripeté Leon
    Lei non rispose, ma chinò la testa sulla spalla di lui e perse conoscenza.
    -Svegliati! Forza svegliati! Maledizione!-
    La Gunblade svanì in un fascio di fiamme. Leon prese la ragazza tra le braccia, corse verso la casa di Merlino e spalancò la porta con un calcio.
    Ignorando le proteste di Cid, lo sguardo attonito di Yuffie e i borbottii del mago, esclamò:
    -Questa ragazza è appena apparsa da un sentiero oscuro!-

    Malefica avanzò lentamente. Era tutto perfetto. Nulla era andato storto. Poteva essere fiera di se stessa e del suo piano. Adesso tutto quel territorio le apparteneva; ogni anfratto, ogni pianura, ogni montagna erano una sua proprietà.
    Sorridendo, superò il portone principale, attraversò un corridoio decorato con decine di arazzi e salì alcune scale. Giunse in una stanza circolare, non molto spaziosa, ma con una grande vetrata che dava sul cortile esterno. Vi si affacciò e vide il suo nuovo mondo estendersi infinito fino all'orizzonte, oltre il sole del crepuscolo.
    Un corvo dalle ali nere si posò sulla balaustra ed emise il suo verso sgraziato.
    -Cosa c'è piccolo?- chiese dolcemente la strega, sfiorando le piume scure. Il volatile gracchiò un'altra volta e sfrecciò sul ramo di un albero del cortile.
    Malefica rifece il percorso di entrata alla rovescia e uscì nel cortile, raggiungendo il corvo
    -Allora, cosa volevi mostrarmi, mio diletto?-
    L'animale si alzò in volo e si addentrò ancora di più nel giardino. Superò siepi e alberi, fiori appassiti e rami spezzati fino a giungere ad uno spiazzo libero, al centro esatto di quel paradiso fino a poco prima fiorente di vita.
    -Oh...- mormorò stupefatta la strega. Bianca, scintillante e preziosa si ergeva una splendida fontana marmorea. Al centro della vasca, a pianta esagonale, i lati decorati da motivi floreali, una statua di donna guardava coi suoi occhi ciechi il mondo circostante. Aveva capelli lunghi e mossi, decorati da una tiara di pregiata fattura, labbra carnose piegate in un sorriso misterioso; indossava un corpetto da cui partiva fluente una lunga gonna finemente pieghettata; il collo era ornato da un nastro di gemme e le braccia erano fasciate da guanti. La mano sinistra era posata con delicatezza su di una cornucopia da cui usciva un getto d'acqua e la mano destra...
    Malefica sgranò gli occhi. La mano destra stringeva tra le dita...
    -Il Keyblade!- esclamò con voce roca -La leggenda era vera! La leggenda era vera!-

    Tenebre. Solo tenebre. Non vedeva altro. Non sentiva altro. Si era perso nell’Oscurità. Il suo cuore scivolava via lentamente, ad ogni respiro, ogni battito sempre più lieve. Volti apparvero tra le ombre. Chi erano? Li conosceva? Erano suoi nemici? Erano suoi amici? Non lo sapeva. Non sapeva più nulla. Non ricordava nemmeno il suo nome. Aveva importanza, poi? Nell’oscurità, nelle tenebre più profonde della notte, il proprio nome perde significato, così come la propria coscienza, la propria anima e il proprio cuore.
    Chiuse gli occhi. Oramai non avvertiva più nulla. Non sapeva nemmeno più di esistere.
    Riku. Una voce. Riku. Chi è Riku? Aprì gli occhi, o almeno credette di farlo. Non ne era sicuro. Continuava a vedere oscurità, a vivere nelle tenebre. Riku. Non arrenderti. Non lasciarti andare. Il tuo sentiero non è quello per l’oscurità. Devi salvarli, Riku.Lei e Sora. L’arma che dovrai usare non sono le tenebre. Destati, Riku. Una luce, splendente, iridescente, cristallina. Era talmente forte da ferirgli gli occhi. Svegliati, Riku. Svegliati…
    -Svegliati! Su, Riku! Svegliati!-
    Il ragazzo aprì gli occhi. Sora era sopra di lui e lo spintonava per costringerlo a svegliarsi.
    -Svegliati!- ripeté
    -Ho capito! Ho capito! Sono sveglio, Sora!- rispose, allontanando l’amico. Si passò una mano sugli occhi e fra i capelli. Si era addormentato? Non se ne era reso nemmeno conto. Era lì, sulla Gummiship, ad osservare le stelle e poi aveva chiuso per un attimo gli occhi. Stirò i muscoli indolenziti e si alzò.
    -Sei sveglio finalmente!- esclamò Kairi sorridendo -Guarda che siamo arrivati!-
    Il portello della Gummiship si aprì e i tre amici, i tre Custodi del Keyblade entrarono nell’hangar del Castello Disney, dimora di Re Topolino.
    Riku e Kairi si guardarono attorno, stupiti. Loro non erano mai stati lì. Sora invece c’era stato l’anno precedente, quando la Prima Pietra era in pericolo. Malefica aveva cercato di impossessarsene per diventare così padrona del castello, ma il ragazzo aveva sventato i suoi piani, grazie anche ad un piccolo aiuto della Regina Minni ed un viaggio nel tempo.
    Mentre salivano le scale che li avrebbero condotti nel cortile, i ragazzi si chiesero per quale motivo il Re li avesse convocati. Il periodo di pace era stato talmente lungo da sembrare infinito, un periodo in cui tutti i mondi erano sembrati essere stati completamente purificati dall’Oscurità, un periodo in cui le ombre sembravano aver perso ogni loro speranza di conquista. Era stato tutto troppo bello.
    “Alla fine le ombre tornano sempre” pensò tristemente Sora “Per quanto noi le combattiamo non riusciamo a distruggerle del tutto. Mi chiedo se alla fine combattere serva davvero a qualcosa.” Era stato chiamato, scelto per essere il Custode del Keyblade, per essere colui che avrebbe sconfitto le tenebre. Però nessuno gli aveva mai assicurato che le avrebbe sconfitte per sempre. “E se il mio destino fosse quello di lottare, di combattere fino alla fine dei miei giorni, fino a che non esalerò l’ultimo respiro? Sarà questo ciò che mi aspetterà?”
    -Sora, sei sicuro di stare bene?- gli chiese Riku, poggiandogli una mano sulla spalla
    -Sì, va tutto bene, o almeno credo. Ma- si guardò intorno -Dov’è Kairi?-
    -E’ andata avanti, sta tranquillo. Allora, cos’hai?-
    .Ecco- Sora si fermò e abbassò lo sguardo -Riku, ti sei mai chiesto, insomma, se riusciremo a sconfiggere l’Oscuità, del tutto, intendo-
    Riku sospirò.
    -Non lo so. Non lo so davvero, Sora, mi dispiace. La nostra battaglia potrebbe durare per sempre, oltre la nostra vita, oltre la nostra morte. Altri prenderanno il nostro posto, altri lotteranno se ciò dovesse accadere. Ho visto l’Oscuirtà, Sora, ed è più profonda di quanto tu possa immaginare. Non c’è alcuna luce dentro di essa, nemmeno l’esile fiamma di una candela.-
    -E noi cosa potremmo fare? Riku, noi siamo solo in tre, anzi in quattro contando Kairi. Quattro Custodi contro le tenebre infinite!-
    -Lo so, è uno scontro impari o almeno, così sembra. Le tenebre sono infinite, è vero, ma lo è anche la luce. L’oscurità non può soffocarla senza rimanerne, anche solo in minima parte, contagiata. È quella luce che ci permette di andare avanti nelle tenebre, di attraversarle e anche di sconfiggerle-
    Sora sorrise
    -Hai ragione! Forse non metteremo mai fine a questa lotta, ma non è coi dubbi che la porteremo avanti!-
    -Esatto! Andiamo, Kairi ci starà aspettando!-
    Ricorda Sora. Non avere paura. Tu possiedi l’arma più potente di tutte.
    Sora si fermò
    -Hai detto qualcosa Riku?-
    -No, nulla, perché?-
    -Niente, mi sembrava-
    -Sora, sei davvero sicuro di stare bene? Non ne sono molto convinto!-
    -Stai tranquillo! Andiamo, non possiamo fare aspettare il Re-
    -Allora, vi sbrigate?- esclamò Kairi tornando indietro
    -Arriviamo!- esclamarono in coro.
    Quando entrarono nel giardino, la luce li abbagliò. Si schermarono con le braccia, i loro occhi ancora abituati al buio del Gummihangar.
    Attraversarono il giardino, meravigliati da tanta bellezza. Entrarono nel palazzo, superarono il colonnato e si fermarono davanti al portone delle udienze. Sora avanzò e fece per bussare, ma si fermò.
    -Sora! Sora!-
    Il ragazzo si voltò, così come Riku e Kairi
    -Pippo! Paperino!-
    -Siete arrivati finalmente!- esclamò il Mago di Corte
    -Il Re vi attende nella Sala delle Udienze-, il Capitano dei Cavalieri indicò il portone
    -Avete un’idea sul perché ci abbiano chiamati?- domandò Kairi
    -No, è Top Secret!- dichiarò Paperino incrociando le braccia
    -Top Secret?- chiese ridendo Riku
    -Quindi non ne hai idea, dico bene?- commentò scherzosamente Sora
    -No! Ho detto che è Top Secret!-
    -Non lo sa- ammise Pippo
    -Oh, sta zitto!- ribatté stizzito il papero -Ora andate, forza! Il Re vi aspetta!-
    -Voi non entrate?-
    -No, Kairi, il Re ha chiesto solo voi-
    Si voltarono verso la porta della Sala delle Udienze. Dietro di essa una nuova partenza, un nuovo viaggio, un nuovo destino.
     
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  9. »Ya hi«
     
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    Fuoco crepuscolare che mai si estinguerà

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    Bellissima! Brava!
     
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  11. Nemeryal
     
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    Grazie a tutti! grazie, grazie, grazie!

    Capitolo 3
    La Nascita del Keyblade
    -La situazione che mi hai descritto è davvero critica, non lo nascondo- disse il Re
    -Lo immaginavo, Vostra Maestà. Credete che sia possibile trovare una soluzione?-
    -Ad essere sincero non lo so. Questa non è una situazione cui io mi sia mai preparato-
    -Nemmeno io, Vostra Maestà. Non pensavo che una cosa del genere potesse davvero accadere; nessuno lo immaginava-
    Topolino cominciò a percorrere la stanza a grandi passi. Non riusciva a vedere nulla che potesse risolvere il loro problema. La situazione era critica.
    Avvertì un brusio di voci all’esterno e immaginò subito di chi potesse trattarsi.
    La porta si aprì e due ragazzi ed una ragazza comparvero nella Sala.
    -Sora! Riku! Kairi! Sono felice di vedervi!- li salutò il Re
    -Vostra Maestà- i tre si inchinarono. Sollevati gli occhi, il loro sguardo fu subito catturato da un punto preciso nella Sala
    -Piacere di conoscervi, sono Kelya- si presentò la ragazza, avvertendo su di sé i loro sguardi.
    Alta, magra, capelli neri striati d’argento sul lato sinistro, questa era Kelya. Sembrava una comune ragazza, una come tante. Appena però il suo sguardo si posò su di loro, i tre ragazzi cambiarono subito idea: non ne avevano mai visto uno del genere. Gli occhi, allungati, quasi a mandorla, possedevano una forza ed una saggezza quasi millenaria e nelle iridi d’un azzurro sconvolgente, un misto fra il chiarore dell’alba, il turchese e le sfaccettature dello zaffiro, brillava una luce abbagliante, opalescente.
    Sora si sentì intrappolato da quello sguardo, non riusciva a muoversi. Tutti i dubbi che aveva avuto prima si riflettevano in quello sguardo, limpido e sincero, e sembravano venire dissipati. Si sentiva uno sciocco. Sapeva bene ciò che lo aspettava, lo aveva sempre saputo, ma aveva vissuto ogni giorno senza preoccuparsene e allora perché farlo adesso?
    Kairi trattenne il fiato, le parole che morivano in gola. Quello sguardo così intenso la faceva sentire piccola, minuscola, inutile, come una bambina che gioca a fare l’adulta. Lei Custode del Keyblade? Sembrava uno scherzo. Gli occhi di lei sorrisero e la ragazza capì che se era stata scelta, allora c’era un motivo. Non era più una bambina, dopotutto.
    Riku si allontanò di un passo. La tristezza di quegli occhi turchesi, il loro dolore e la loro sofferenza gli gravavano sul cuore. Si portò una mano al petto. L’aveva sentita. La fitta dell’Oscuirtà. Era ancora dentro di lui, era parte di lui. Come poteva lui, ancora schiavo dell’Oscurità, combattere per la luce? La luce negli occhi di lei dissiparono le tenebre in quelli di lui. Colui che era vissuto nelle tenebre e aveva lottato con se stesso per sconfiggerle era un degno Custode della Luce e, in parte, lo sapeva anche lui.
    -Ragazzi? Vi sentite bene?- domandò preoccupato Re Topolino, spaventato dal silenzio dei tre.
    Le palpebre di lei si abbassarono. I ragazzi uscirono con un sospiro da i loro dubbi. Quando gli occhi di Kelya si aprirono di nuovo, le iridi non avevano più quella luce intensa, quella saggezza millenaria e quella intensità profonda. Era comunissimi occhi azzurri, talmente comuni da far pensare ai tre amici di aver sognato tutto.
    -Come mai ci avete convocato, Vostra Maestà?- chiese Sora, distogliendo lo sguardo da Kelya
    -Ho una missione importante per voi, importante e pericolosa-
    -Di cosa si tratta?- Kairi fissò lo sguardo sul re
    -Ancora Malefica?-, Riku si costrinse ad allontanare i suoi occhi da quelli di Kelya
    -Purtroppo sì, Riku, si tratta ancora di lei. Non è cambiata, come io, stoltamente, pensavo. Questa volta la sua minaccia è ancora più pericolosa delle precedenti. Questa volta potrebbe davvero riuscire a conquistare i cuori di tutti i mondi e gettarli nell’Oscurità-
    -Come?-
    -Per prima cosa, Sora, togliendoci i Keyblade-
    -Non può essere- mormorò Sora
    -Cosa?- esclamò Kairi
    -E’ impossibile!- gridò Riku, sconvolto -Non può farlo! Una cosa del genere è impossibile!-
    -Invece lo è- dichiarò mestamente il Re, scuotendo le orecchie
    -E come? Come?- domandò Riku. Rabbia e frustrazione si mescolavano dentro di lui in un unico turbinio di presagi di morte.
    -Utilizzando il Cristallo di Luce- ripose sommessamente Kelya
    -Il Cristallo…di Luce?-
    -Esatto. La fonte primaria della forza dei vostri Keyblade. La luce da cui sono nati e…la luce in cui svaniranno- La ragazza si alzò -Il Cristallo di Luce. La fonte più pura della luce dell’Universo. La luce da cui tutto il bene ha avuto origine-
    -Io, io non capisco- disse Sora -Cosa è questa storia?-
    -All’inizio, Sora- disse il Re -Non era altro che questo: una storia, una leggenda. Alla fine, però, si è dimostrata più vera del previsto.-
    -Ancora non capisco!-
    -Tempo fa, quando l’Universo era giovane e il fulgore delle stelle lieve quanto la luce di una candela, le ombre minacciarono la luce. Il Cristallo di Luce, volendo proteggere i mondi ed il bene che aveva creato tempo prima, chiamò a sé quattro giovani, perché fossero i Custodi della sua Luce. Li benedisse, purificò il loro cuore e da esso creò un’arma formidabile, l’unica in grado di dissipare le ombre. Una lama per ferire l’Oscuirtà e una chiave per aprire le i cuori dei mondi alla luce, ecco il Keyblade, l’arma dei Custodi. Una tremenda battaglia scosse le fondamenta di tutto ciò che era stato creato e le ombre ne uscirono sconfitte. Era solo una battaglia, non la guerra. Compreso che il potere del Keyblade era legato al Cristallo, le ombre penetrarono nel suo regno e cercarono di distruggerlo. I Custodi erano pronti e grazie alla luce dei loro cuori vinsero anche la guerra. Persero la vita, i quattro benedetti, ma ogni volta che le ombre torneranno, i Custodi rinasceranno per salvaguardare la luce.
    Il Cristallo si nascose agli occhi dell’Oscuirtà, creò una barriera di Luce Sacra per accecarli e proteggere il suo popolo, come fa ancora oggi. Questo- concluse Kelya con un sospiro -è ciò che i bardi narrano, questo è ciò che ci hanno raccontato fin da quando eravamo bambini. Solo noi sapevano che non era una leggenda, ma la realtà, perché siamo noi il Popolo della Luce, i Figli del Cristallo. Ora, in questo momento di tenebre, chiedo il vostro aiuto, Guardiani del Keyblade, Custodi della Luce, Benedetti del Cristallo- e chinò umilmente la testa.
    Sora, Riku e Kairi rimasero zitti. Era accaduto tutto così in fretta! Non riuscivano a capacitarsi di quello che Kelya aveva detto loro.
    -Malefica, ecco, come ha capito che non era una leggenda, ma la realtà? E soprattutto, come ha fatto a superare la barriera che aveva creato il Cristallo?-
    -Ansem, Ansem il Saggio- disse il Re -Anche lui interessato alla leggenda ha compiuto vari studi. Alla fine ha scritto un trattato sul Cristallo e Malefica lo ha trovato. Se solo gli avessi dato ascolto! Me ne aveva parlato una volta, ma io gli avevo risposto che aveva fatto indigestione di gelati al sale marino! Oh, amico mio…- chiuse gli occhi. Li riaprì. -La barriera era oramai vecchia di millenni. Malefica ha radunato quanti più Heartless possibili e li ha lanciati contro di essa. Le tenebre erano troppo forti e la barriera ha ceduto-
    Calò il silenzio nella stanza. Un anno prima Ansem il Saggio era morto mentre cercava di chiudere le porte di Kingdom Hearts a Xemnas, il nessuno di Xehanort, il suo vecchio allievo.
    -Come possiamo fare ora?- domandò Kairi
    -Dovrete andare nel mondo di Kelya, trovare il Cristallo e proteggerlo da Malefica. Per prima cosa, però, dovete andare a Radiant Garden. Cid installerà sulla vostra Gummiship lo stesso Gummiblock che Sora ha usato per arrivare alla Fortezza Oscura due anni fa-
    -Perché proprio quel…oh-
    Non finì la frase. Aveva capito perché proprio quel Gummiblock. Ricordava le parole di Cid sul fatto che la Fortezza Oscura era ormai il covo degli Heartless, sull’orlo del collasso; senza quel dispositivo lui, Paperino e Pippo non sarebbero mai riusciti a superare le ombre che avvolgevano quel mondo.
    -Il mio mondo sta morendo, non è vero?- chiese Kelya, senza guardare Sora, quasi avesse visto nei suoi ricordi
    -Io, non lo so-
    La ragazza rimase zitta. Kairi le si avvicinò e le circondò le spalle con il braccio.
    -Stai tranquilla- la rassicurò -Salveremo il tuo mondo-
    -E anche tutti gli altri- confermò Riku.
    Le labbra di Kelya furono sfiorate da un sorriso.
    -Grazie-

    -Lo avete trovato?- domandò Malefica, seduta sul suo nuovo trono
    -Ecco- Pietro era imbarazzato -No-
    -No? Ne sei sicuro Pietro? Proprio sicuro?-
    Pietro rabbrividì. Non gli piaceva quel tono. Portava solo guai.
    -Ne sono- deglutì -Ne sono sicuro-
    Il cristallo verde sullo scettro della strega cominciò a brillare.
    -Però- cominciò in fretta -Forse sappiamo come fare! Portatela dentro!-
    Una ragazza, scortata da due Blu Cicci, fece la sue entrata. La chioma fulva scintillava sotto i raggi del sole, gli occhi verdi esprimevano un odio ed un rancore profondo nei confronti di Malefica e le labbra rosee erano piegate in un’espressione di disgusto. Gli abiti che indossava erano decisamente stravaganti: un corpetto aderente color malachite, pantaloni bianchi, stivali neri alti fino al ginocchio ed uno strascico smeraldo che partiva all’altezza della cintura. Sulla fronte una tiara d’argento il cui centro era privo di una gemma ed al collo uno zaffiro lucente.
    Malefica si alzò, si avvicinò alla giovane, le prese il mento e la guardò attentamente. Gli occhi della ragazza scintillarono, rabbia, odio, rancore, tristezza, dolore, risoluzione, quanti sentimenti contrastanti!
    -Dimmi Pietro, come potrebbe aiutarmi?-
    -Una delle guardie ha parlato. È una Guardiana del Cristallo-
    -Una Guardiana del Cristallo? Interessante! Una di coloro che possiedono le chiavi per rivelare il Cristallo! Dimmi qual è il tuo nome?-
    La giovane rimase zitta.
    -Sei forse sorda, tesoro?-
    Ancora silenzio.
    -Allora, mi hai sentito? Come ti chiami?- la collera induriva la voce di Malefica
    La ragazza non parlò. Malefica le tirò uno schiaffo e le unghie scarlatte lasciarono dei solchi sulle guance candide; il sangue colò sulle sue labbra, che rimasero sigillate.
    La strega alzò lo scettro ed un fascio di fulmini colpì la ragazza. Non un lamento, non una lacrima, nulla. Chiuse per un istante gli occhi e sulla sua fronte comparve una ruga di dolore, ma nient’altro.
    Malefica le afferrò nuovamente il mento, le unghie rosse penetrarono nella carne.
    -Se non vuoi rispondere a questa, ti farò un’altra domanda: dove si trova il Cristallo?-
    -Dove tu non puoi raggiungerlo- rispose in tono di sfida.
    La strega strinse ancora di più
    -Non puoi essere più chiara?-
    La ragazza, per tutta risposta, le sputò in faccia.
    -Maledetta!- gridò Malefica e la colpì con lo scettro. La giovane si cadde a terra, priva di sensi.
    -Rinchiudila- ordinò a Pietro -Niente cibo. Niente acqua. Almeno finché non si deciderà a dirmi qualcosa di utile-
    Pietro prese la ragazza fra le braccia e uscì.
    Malefica si risedette sul trono. Non sarebbe stato facile, ma avrebbe vinto, lo sapeva.

    Riku vagava solo per il cortile. Sora era nel Gummihangar a dare una mano ai due tecnici, gli scoiattoli Cip e Ciop, mentre Kairi era nella biblioteca insieme alla regina Minni. Il Re, invece, era ancora nella Sala delle Udienze.
    Il ragazzo sospirò. Non sarebbe stato facile impedire a Malefica di impossessarsi del Cristallo, anzi, in quel momento la missione gli sembrava impossibile. Non sarebbero mai arrivati in tempo! In quello stesso momento, Malefica poteva trovarsi davanti al Cristallo, pronta a distruggerlo.
    -Così tutto svanirebbe- mormorò -ogni cosa cadrebbe nelle tenebre, me compreso-
    Si portò una mano al petto. Quella parte di lui ancora avvolta nelle spire dell’Oscurità non cessava di tormentarlo, premeva sulla luce, agognava la libertà. Era un potere immenso quello che lui possedeva. Con quello stesso potere aveva sconfitto Roxas, il Nessuno di Sora, e lo aveva portato a DiZ. Il prezzo da pagare era stato il suo corpo. L’anima nera che si celava dietro quegli occhi celesti non poteva sprigionare la sua vera potenza in quel fragile corpo, così devoto alla luce. Aveva abbandonato il suo corpo e aveva preso le sembianze dell’Heartless di Xehanort.
    Alzò gli occhi al cielo. Si sarebbe mai liberato delle tenebre che risiedevano dentro di lui? O sarebbe rimasto per sempre diviso a metà, cuore e anima?
    -A cosa stai pensando?- la voce di Kelya interruppe i suoi pensieri. Si voltò e la prima cosa che fece fu guardare i suoi occhi. Erano come prima, dei comunissimi occhi azzurri.
    -Qualcosa non va? Perché mi guardi così?-
    -Eh? Nulla!- si affrettò a rispondere il ragazzo -Che, che ci fai qui?-
    -Quello che fai tu. Cammino da sola, dando libero sfogo ai miei pensieri-
    -Posso chiederti una cosa?-
    -Certo, Riku, chiedimi pure!-
    -Come sei arrivata qui?-
    Kelya abbassò lo sguardo
    -Non lo so. Sono caduta nelle tenebre e mi sono ritrovata a Radiant Garden. Un ragazzo di nome Leon mi ha trovata svenuta e mi ha portata a casa di un certo Merlino-
    Camminarono per un po’ sotto il sole, chiusi in se stessi, i loro pensieri un turbinio indistinto di buie emozioni.
    -Senti Kelya, tu quanti anni hai?-
    La ragazza si fermò
    -Perché me lo chiedi?-
    -Curiosità-
    -Ne ho sedici e tu?-
    -Diciassette-
    -Allora sei più grande di me! Pensavo avessimo la stessa età!-
    Si fermarono e si sedettero all’ombra di un cespuglio di rose bianche. I loro sguardi si volsero verso la luce del sole, abbagliante e pura. Riku chiuse gli occhi e si lasciò avvolgere.
    -Me lo fai vedere?-
    Il ragazzo aprì gli occhi di scatto e, imbarazzato, chiese
    -C, come scusa?-
    -Il tuo Keyblade. Posso vederlo?-
    -Ah, sì, certo-
    -Che cosa avevi pensato?- la domanda di Kelya era stata posta a metà fra il riso e l’incredulità
    -Eh? A niente!-
    -Sarà, ma secondo me…-
    Riku si schiarì la gola. Allungò la mano destra ed aprì il palmo della mano. Tra le sue dita, in un fascio luce apparve Via per l’Alba.
    Allora quale via sceglierai? Quella della luce o quella dell’Oscurità? Nessuna delle due, camminerò nel mezzo. Dunque scegli il sentiero del Crepuscolo? No quello dell’Alba.
    Kelya si alzò e chiuse gli occhi. Distese anche lei il braccio destro e aprì il palmo della mano. Aprì gli occhi e le sue iridi vennero illuminate da un fascio di luce stellare. Tra le sue dita comparve una spada dalla lama argentea e l’elsa a guisa di drago; dal pomo color granato oscillava una catena a cui era appesa una scaglia lucente.
    La ragazza si voltò a fissare Riku, ancora seduto a terra e col Keyblade in mano.
    -Qual è il suo nome?-
    -Via per l’Alba-
    Lo sguardo intenso che aveva nella Sala delle Udienze riapparve negli occhi di Kelya, mentre il turchese e lo zaffiro scintillavano alla luce del Keyblade.
    -Via per l’Alba- mormorò -La strada che porta all’orizzonte, allo scomparire dell’oscurità e al nascere della luce-
    Fendette l’aria con la sua arma e la puntò su Riku
    -Mostrami la potenza che ti deriva dalla congiunzione tra oscurità e luce, tra notte e giorno-
    Il ragazzo si alzò e si posizionò davanti a Kelya
    -Il suo nome qual è invece?- chiese posando gli occhi sulla spada della ragazza
    -Silenzio del Crepuscolo, la calma che precede la nascita dell’oscurità alla morte della luce-
    -Mostrami la potenza che ti deriva dalla congiunzione tra luce e oscurità, tra giorno e notte-
    Aveva ripetuto le sue stesse parole, senza nemmeno rendersene conto. Lei sorrise ed i suoi occhi opalescenti furono per un istante macchiati del sangue del tramonto. Lui sorrise ed i suoi occhi furono per un istante velati dal soffio dell’alba.
    Le loro lame si incrociarono in un saettare di scintille. Ruppero il contatto e Riku si lanciò all’attacco. Kelya fermò il Keyblade e lo spinse indietro, cercando di colpire il ragazzo all’addome. Lui schivò il fendente inarcando la schiena all’indietro e rimettendosi in piedi con una spinta della mani nell’istante in cui erano poggiate a terra. Kelya scomparve dalla sua vista, ma Riku parò l’attacco che lei aveva avuto intenzione di sferrargli alla schiena. Con un salto si allontanò e ripartì all’attacco. Kelya sorrise e afferrata l’elsa della spada con entrambe le mani cominciò a farla roteare, creando così un vortice. Il ragazzo venne sbalzato via e lei fu subito sopra di lui. Riku però era pronto. Parò il fendente, piegò le ginocchia e le diede un calcio allo stomaco, allontanandola. Kelya frenò la caduta, ma mise male un piede e cadde in ginocchio. Alzò lo sguardo e vide il ragazzo incombere su di lei, il Keyblade puntato alla fronte.
    La ragazza sorrise
    -Hai vinto-
    Riku diede la mano sinistra a Kelya e l’aiutò ad alzarsi. Via per l’Alba e Silenzio del Crepuscolo scomparve in un fascio d’argento. Riku fissò lo sguardo in quello di Kelya. Kelya fissò lo sguardo in quello di Riku. Alba nel Tramonto. Tramonto nell’Alba.
    -Riku! Kelya! È tutto pronto, andiamo!- la voce di Sora li raggiunse.
    Gli sguardi di Riku e di Kelya si allontanarono per fissarsi sulla porta che dava sul Gummihangar. Alba e Tramonto si divisero.

    Edited by Nemeryal - 7/7/2008, 14:55
     
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  12. LighyHero
     
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    Brava ora va molto meglio
     
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  13. Nemeryal
     
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    eh eh, ma i misteri sono ancora molti... :asd:
     
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    Memento Mori.

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    molto bella ^^ aspetto con ansia il prox capitolo ^^
     
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  15. Nemeryal
     
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    Questo capitolo è abbastanza lungo, mi scuso con i lettori se si annoieranno...

    Capitolo 4
    Battaglia a Radiant Garden
    Aeris, tranquilla, attendeva. Da oltre un anno attendeva, aspettava, ma di lui nessuna traccia. Era sparito, assorbito dalla sua lotta interiore, tra l’oscurità e la luce e non era più tornato.
    -Cloud, dove sei?- le parole di Aeris si persero nel vento, solitarie, prive di risposta. Perché tardava tanto a tornare? E se gli fosse successo qualcosa? Se non fosse riuscito a vincere la sua battaglia?
    La ragazza scosse la testa, la lunga treccia che scintillava al sole. Non poteva perdere. Non doveva perdere. Lei non poteva vivere…
    Sgranò gli occhi
    -Io- mormorò portandosi una mano alle labbra, quasi volesse assicurarsi della veridicità delle sue parole -Io non posso vivere senza di lui-
    Era vero. I suoi sentimenti erano veri. Non poteva farcela senza Cloud accanto a lei. Non poteva resistere senza avvertire la sua presenza. Non poteva vivere se Cloud stesso non viveva.
    Un raggio splendente saettò dal cielo, infrangendosi a terra. Una figura apparve nella luce.
    Il respiro di Aeris si bloccò. Le sue mani tremarono. Corse verso il fascio di luce.
    “Cloud!” un unico nome nella sua mente “Cloud!”
    -Aeris!-
    La ragazza si fermò
    -Sora! Da quanto tempo!-
    Cercò di sorridere, ma non era sicura del risultato. Forse era ne era uscita solo una smorfia. Cloud, dove sei?

    -Sora!-
    -Yuffie! Che bello rivederti! Ora però, ti prego…smettila di abbracciarmi! Mi stai soffocando!-
    -Oh, scusami Sora!-
    La ninja si allontanò e Sora poté massaggiarsi il collo indolenzito. Da un anno non tornava più a Radiant Garden e la gioia di rivedere tutti i suoi vecchi amici lì riuniti fu enorme. Leon, cupo e solitario come sempre; Yuffie, solare e positiva; Merlino, sbadato e potente; Cid, con la sigaretta in bocca e le dita che tamburellavano sulla tastiera del computer e infine Aeris. La felicità di Sora scemò. Aeris non era come la ricordava. Timida, ma sempre col sorriso, ecco la Aeris dei suoi ricordi. La ragazza che vedeva adesso, però, afflitta, con gli occhi bassi, il sorriso spento e chiusa in se stessa non la conosceva. Guardandosi intorno, il ragazzo capì il motivo di tale cambiamento. Sollevò lo sguardo su Leon. Lui parve capire quella domanda silenziosa e rispose con un cenno di diniego.
    Era così, dunque. Cloud non era ancora tornato dal suo scontro contro Sephiroth, contro l’oscurità che giaceva nel suo cuore.
    -Bentornato a Radiant Garden, Sora!- esclamò Cid ridendo. Il suono della risata strideva in contrasto con quel silenzio carico di dolore, e si spense subito.
    -Dove avete lasciato la Gummiship?- chiese più pragmatico
    -Appena fuori dal Mercato- rispose Riku
    -Ti ringrazio, ehm…-
    -Riku-
    -Ti ringrazio, Riku-, detto questo uscì
    -Sora, non ci presenti i tuoi amici?- domandò Yuffie sedendosi al posto di Cid
    -Oh, certo! Lui è Riku- e lo indicò
    -Piacere-
    -E lei, invece è Kairi-
    -Salve a tutti!- disse lei salutandoli con la mano
    -Kelya, è andato bene il viaggio?- si informò Yuffie
    -Sì, grazie tutto a posto- rispose con lei con un sorriso
    -Senti, Sora- cominciò Leon -Vuoi dirci cosa sta succedendo?-
    -Ecco, non è facile…-
    Raccontò ogni cosa: la leggenda, Malefica, i Keyblade, il Cristallo. Emozioni diverse si dipinsero sui volti di Leon e degli altri: angoscia, frustrazione, rabbia, rancore. La situazione era critica e le probabilità di vittoria scarse.
    -E questo è quanto- concluse il ragazzo.
    -Non è semplice- commentò Leon -Avete già qualche piano?-
    -No- ammise Sora
    -Senti, Kelya- Kairi si avvicinò alla ragazza -Il Cristallo da chi è protetto? Non penso sia lasciato senza difese, no?-
    -Bhè, ci sono cinque Guardiani del Cristallo, ognuno avente una “chiave” per rivelarne il nascondiglio ed il potere. Ognuna delle chiavi possiede un potere speciale e permette di evocare le Bestie Sacre, animali mitologici che combatterono assieme al Cristallo e ai Custodi del Keyblade nella prima battaglia contro l’Oscurità.-
    -Quindi forse abbiamo ancora qualche speranza di vittoria- disse Sora rallegrandosi in volto
    -Non lo so- la voce di Kelya si fece cupa -Le tenebre non hanno mai invaso la mia terra e nessuno ha mai sentito la loro voce suadente. Ho paura che uno dei Guardiani possa cedere alle lusinghe dell’Oscurità e alle sue promesse di dominio. Se ciò dovesse accadere il potere del Cristallo diminuirebbe e la stessa cosa accadrebbe agli spiriti degli altri Guardiani-
    -E i nostri Keyblade?- domandò Riku
    -Sarebbero gli ultimi a subire delle conseguenze. Le vostre armi sono legate profondamente e indissolubilmente al cuore del Cristallo. Le ombre potrebbero averne accesso solamente dopo aver corrotto tutti i Guardiani. Spero ardentemente che ciò non accada-
    -Dobbiamo avere fiducia nei loro cuori- disse Aeris alzando finalmente lo sguardo verso di loro -La luce prevale sempre sulle tenebre-
    -Non è dei loro cuori che mi preoccupo, ma del potere che le tenebre potrebbero promettere loro. Il mio è un mondo di luce, ma non è esente da sentimenti come l’avidità, ed è questo che mi fa più paura-
    Cid tornò poco dopo e cominciò ad illustrare a Sora i nuovi componenti che aveva installato sulla Gummiship.
    Leon, Riku e gli altri cominciarono a discutere vari piani su come fermare Malefica e impedirle di raggiungere il Cristallo. Aeris e Kelya rimasero in disparte, l’una seduta nell’ombra, a pregare per Cloud, l’altra a guardare fuori dalla finestra, gli occhi rivolti al cielo.
    D’un tratto Kelya avvertì una scossa al cuore, una sensazione di oppressione, di pesantezza. Si portò una mano al petto e provò a respirare profondamente, ma non ci riuscì. Era come se l’aria non riuscisse a raggiungere i polmoni. Si sedette e cercò di calmarsi, ma era inutile. Faticava sempre di più a respirare ed il senso di oppressione al cuore si faceva sempre più forte. Si sentiva debole, indifesa. La vista cominciò a scurirsi. Il respiro le si mozzò in gola. Il cuore sprofondò dentro di lei.
    -Kelya? Ti senti bene? Sei un po’ pallida-
    Era Aeris.
    -Io, io non lo so- era finito tutto, all’improvviso come era iniziato -Deve, deve essere solo un po’ di stanchezza, ecco tutto-

    Tifa aguzzò la vista. Cosa accidenti erano quelle cose? Piccoli esserini bianchi e argentei cominciarono a punteggiare la strada sotto l’Abisso Oscuro, dove stava lei. Quelle “cose” spuntavano dal nulla, ondeggiavano un po’ al vento e poi avanzavano con un’andatura molleggiante. Alcune volte si fermavano e sembravano annusare un po’ intorno, i loro volti senza occhi e senza naso che guardavano da una parte e dall’altra. Un raggio di sole colpì uno di quegli esseri alla fronte ed un simbolo argentato dardeggiò negli occhi e nella mente di Tifa. Senza perdere altro tempo ad osservare quelle creature, iniziò a correre, più veloce del vento, diretta alla Casa di Merlino.

    -Grazie di tutto, Cid! Ci rivedremo appena questa storia sarà finita!- esclamò Sora aprendo la porta.
    -Buona fortuna, ragazzi!- disse Cid con foga
    -Grazie- dissero all’unisono Riku e Kairi
    -Vi ringrazio di tutto- Kelya mise un piede fuori dalla porta. Sgranò gli occhi, si portò una mano al petto e cadde in ginocchio, boccheggiando.
    -Kelya!-
    Un’altra scossa al cuore, più forte della precedente. Non riusciva a respirare. Il freddo si insinuò dentro di lei. Annaspò in cerca d’aria, la fronte madida di sudore e lacrime che scorrevano sulle sue guance.
    -I Nessuno!-
    Di chi era quella voce? Non la conosceva.
    -I Nessuno ci stanno attaccando!-
    Delle braccia la presero, ma lei non riusciva a capire di chi fossero. Fu messa su un qualcosa di morbido, probabilmente un letto. La vista cominciò nuovamente a scurirsi. Stava soffocando. Stava morendo. Il calore veniva strappato prepotentemente da dentro di lei, da dentro il suo cuore.
    -Kelya!-
    Era la voce di Riku
    -Resisti!-
    Un alone verde la circondò. Una magia curativa. Era inutile. Non riusciva più a respirare. Non riusciva più a vedere. Aveva sempre più freddo. Boccheggiò. La gola le si chiuse.

    -Resisti, Kelya!-
    Riku non sapeva cosa fare. Le labbra della ragazza erano livide, cianotiche, gli occhi fuoriuscivano dalle orbite, la pelle era pallida e le vene spiccavano azzurre sulle tempie. La magia curativa non aveva funzionato.
    La ragazza ebbe un ultimo sussulto. Gli occhi le si chiusero.
    -Kelya!-
    Riku le avvicinò l’orecchio al petto. Il cuore batteva regolarmente. Le coperte cominciarono ad alzarsi e ad abbassarsi in modo continuo e regolare. Respirava di nuovo. Era ancora pallida, ma era viva. Come era possibile?
    -Riku-
    La mano di Aeris si posò sulla sua spalla
    -Hai sentito Tifa, i Nessuno stanno attaccando. Vai, ci penso io a lei-
    Il ragazzo annuì, anche se restio a lasciare la ragazza
    -Dove sono?-
    -Tifa ha detto di averli visti all’Abisso Oscuro. Molto probabilmente adesso stanno già occupando il Crepaccio-

    Sora non aveva mai visto tanti Nessuno. Nemmeno quando era entrato nel Mondo Che Non Esiste.
    Sguainò il Keyblade, pronto all’attacco. La marea bianca e argento si avvicinava sempre di più. Kairi si mise in posizione di difesa.
    -Cosa vogliono ora?- chiese, mentre la luce del Keyblade si rifletteva nei suoi occhi verdi
    -Un cuore. Questo è tutto ciò che vogliono- ripose Sora -E deve essere un cuore davvero potente se si sono radunati in tanti per averlo-
    Il ragazzo chiuse gli occhi e si concentrò. Con gli occhi della mente vide tutti i suoi amici appostati nel Sentiero per la Gola e nella Crepa di Cristallo. Leon e la sua Gunblade. Yuffie ed il suo Shuriken. Cid con la sua lancia. Tifa con i suoi pugni. Merlino con le sue magie. Dovevano difendere Radiant Garden e i cuori dei loro abitanti. Tutti contavano su di loro. Non potevano deluderli. Un altro respiro. Una voce raggiunse la sua mente.
    Non dimenticare Sora. Tu possiedi l’arma più potente di tutte.
    Sora aprì gli occhi. La lama del Keyblade brillava di una luce nuova, pura. Non l’aveva mai visto emanare una tale luminosità: bianca, cristallina.
    -Sei pronta, Kairi?-
    La ragazza annuì
    -Buona fortuna, Sora-
    Porta la tua luce nelle tenebre, Principessa. Difendi il tuo mondo. Difendi il tuo cuore.-Lo farò- mormorò
    -Cosa credete di fare voi due?-
    I due ragazzi si voltarono. Riku correva verso di loro, Via per l’Alba simile ad una lingua di fuoco. Il ragazzo si fermò accanto a Sora
    -Combatteremo insieme- disse posandogli una mano sulla spalla. Il ragazzo annuì.
    I tre Custodi si guardarono. Chiusero gli occhi. Li riaprirono e fissarono lo sguardo sulle migliaia di Nessuno davanti a loro.
    Dissipa le tenebre con la luce dell’Alba, la tua luce.-Andiamo!- gridò Riku
    I Keyblade scintillarono, benedetti dalla luce del Cristallo.

    Kelya aprì gli occhi. Cosa ci faceva lì? Si mise seduta e la coperta le cadde sul ventre. Non riusciva a ricordare. Come mai era stesa su di un letto? Si passò una mano sugli occhi e sussultò. La sua pelle era priva di calore, era divenuta fredda come il ghiaccio.
    -Ti sei già svegliata?-
    Aeris la raggiunse con in mano un bicchiere contenente un liquido color smeraldo
    -Bevi, è una pozione- e gliela porse.
    Kelya la prese con mano tremante, ma non la bevve. La portò alle labbra e si fermò
    -Cosa mi è successo?-
    -Hai avuto una sorta di shock anafilattico, anche se non penso che la causa del tuo malessere possa davvero essere quella. Forza, bevi, non è veleno-
    -Riku e gli altri dove sono?-
    -Bevi- fu la risposta di Aeris
    Il liquido scivolò caldo e pungente nella sua gola. Si sentì rinvigorita, ma il calore non tornava, il suo sangue era ancora ghiacciato.
    -Riku e gli altri dove sono?- ripeté dando il bicchiere, ora vuoto, ad Aeris
    -I Nessuno hanno attaccato la città. A quanto pare hanno sentito la presenza di un cuore molto potente. Ma non ti preoccupare, tutti sono già nel Crepaccio e ne stanno occupando-
    Si voltò, una pezza di acqua calda fra le mani
    -Kelya…?-
    Il letto era vuoto. Non l’aveva nemmeno sentita uscire.

    Più ne sconfiggevano, più ne arrivavano. I Nessuno non sembravano finire mai. Sora eliminò due Simili con un colpo solo. Kairi ne trafisse un altro. Via per l’Alba saettò nell’aria colpendone altri tre.
    Le loro forze stavano scemando. Erano al limite. I loro colpi diventavano sempre più lenti, sempre più deboli.
    Un Ballerino afferrò Kairi e la scaraventò contro uno sperone di roccia.
    -Kairi!- esclamò Sora, alzando la punta del Keyblade. Una luce verde circondò la ragazza. Kairi aprì gli occhi, allontanò con alcuni fendenti dei Simili, estrasse un’ampolla dalla borsa che portava al fianco e ne bevve il contenuto.
    Riku con balzò fu da lei, seguito da Sora
    -Stai bene?-
    -Sì- rispose lei -Ma questa era la mia ultima pozione-
    -Finiranno prima o poi!- esclamò Sora, eliminando due Eterei
    -Non possono durare all’infinito- disse Kairi, dando il colpo di grazia ad un Samurai
    -Il problema è che neanche noi possiamo- ammise Riku; due cecchini caddero sotto i colpi di Via per l’Alba.
    -Attenti!- gridò Kairi.
    I tre evitarono per un soffio il fendente di un’enorme spada.
    -Accidenti!- imprecò Riku
    -E’ un Berserker!-
    Enorme, il Nessuno incombeva su di loro. Ne apparvero altri due. Uno per ogni Custode.
    -Siamo nei guai- disse Sora
    -Tu dici?- lo rimbeccò Riku
    -Ne arrivano altri!- gridò Kairi
    Le schiere di Simili, Ballerini, Cecchini e degli altri Nessuno minori fecero ala all’entrata in scena di una schiera di Berserker. Cento, forse anche di più.
    Sora sgranò gli occhi. Kairi rabbrividì. Riku digrignò i denti.
    Non arrendetevi, non adesso!

    I Nessuno cadevano uno dopo l’altro sotto i colpi fiammeggianti della Gunblade. Cadevano e sparivano. Eppure continuavano ad arrivare. L’Entrata del Castello era piena. Presto sarebbero penetrati in città.
    “Non mi arrenderò così facilmente!”
    -Non entrerete mai in città! Ve lo impedirò! Dovessi morire!- e si scagliò contro i Nessuno, una nuova furia che guidava i suoi fendenti. Riuscì a farli arretrare fino al baratro che dava sul Sentiero. “Lotterò fino alla fine!”.
    Continuava a combattere, ma le forze cominciarono a mancargli. Non poteva arrendersi, non ora. Non avrebbe permesso che ciò che era accaduto anni prima si ripetesse. Squall era morto, ma Leon non avrebbe fatto la stessa fine.
    Parò un attacco di un Dragone, ma il contraccolpo lo fece cadere schiena a terra.
    I Simili gli furono addosso. Leon cercò di scacciarli, ma quel piccolo vantaggio bastò perché i Nessuno si avventassero contro di lui, contro il suo cuore.
    -Leon!-
    Un raggio, rosso come il sangue del tramonto. I Nessuno sparirono. Leon si rimise subito in piedi.
    -Leon, stai bene?-
    -Kelya…ma che diamine ci fai qui?-
    -Sono venuta ad aiutarvi!-
    -Non dovresti essere qui! Hai avuto un attacco respiratorio, sei quasi morta!-
    Leon traballò incerto sulle gambe, ma riuscì a rimanere in piedi. Kelya lo sostenne, ma lui la scacciò
    -Lascia almeno che ti curi!- esclamò lei
    -Vai ad aiutare gli altri, qui posso pensarci io. Riku è nel Crepaccio, assieme a Sora e a Kairi-
    La ragazza sorrise
    -Grazie-
    -Vai!-
    Kelya annuì, saltò e cominciò la sua corsa sul Sentiero, Silenzio del Tramonto che fendeva il vento in una lenta danza di morte. I Nessuno cadevano uno ad uno sotto i suoi raggi insanguinati.
    Leon si lanciò nuovamente all’attacco. Parava, rispondeva, parava, rispondeva. L’attacco dei Nessuno si faceva più serrato. Il ragazzo traballò. Le ginocchia cedettero. Imprecò contro la sua debolezza, ma continuò a lottare, il suo cuore più forte della stanchezza.
    -Squall!-
    Venne circondato da un’aura verde. Sentì le forze scorrere a fiumi dentro di lui. Un disco rotante, rosso come il sangue saettò attorno a Leon, eliminando i Nessuno che miravano al suo cuore.
    -Squall!-
    Il ragazzo si voltò. Questa volta non era una visione.
    La ragazza prese al volo la sua arma, Rising Sun. I capelli neri scintillarono al sole. Il suo sorriso illuminò il viso di Squall.
    -Rinoa…- mormorò lui
    -Sono tornata, finalmente. Forza, liberiamoci di loro, Squall-
     
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