one shot untitled

drammatico

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  1. CieL°
     
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    SPOILER (click to view)
    Non so perchè l'ho scritta... credo non avevo niente di meglio da fare. :sese:


    UNTITLED



    Si trovava in una situazione di dormiveglia, come sempre, negli ultimi quindici minuti prima di scendere dalla corriera per la scuola.
    Le sue palpebre erano pesanti, e non aveva voglia di aprire gli occhi per vedere quanto mancava ancora…
    E poi fuori pioveva; che senso aveva aprire gli occhi per vedere un cielo grigio e malinconico?
    Poi sentì dietro di lui una voce che conosceva bene… era una sua compagna di classe.

    Si girò e aprì gli occhi; era aggraziata, gentile, bella, intelligente, educata e premurosa.
    Un angelo, la definiva lui.
    Ma purtroppo lei sembrava fregarsene di questo suo affetto verso di lei…
    Perdeva tempo intero a guardarla, e non si accorse di essere quasi arrivato davanti alla scuola; si preparò a scendere, pensando ai prossimi due minuti, mentre i due si sarebbero incrociati “casualmente” all’uscita della corriera,e avrebbero percorso la strada insieme, parlando e scherzando…
    Era questo che gli piaceva di lei: anche se gli altri lo consideravano un buono a nulla, con lei poteva parlare tranquillamente, senza preoccuparsi dei pregiudizi…
    E se non c’era quel forte legamene affettivo che lui avrebbe desiderato, a lui gli andava bene comunque di essere semplici amici.

    Stavano per scendere… il conducente di un camion, che veniva dalla parte opposta alla corriera, perse il controllo del mezzo, finendo proprio contro quest’ultima.
    La corriera si cappottò su sé stessa; i pezzi di vetro volavano da tutte le parti.
    Lui le era vicino; senza dir nulla, la abbracciò, per fargli scudo col suo corpo ed evitare che si facesse male.

    Poi si svegliò.
    Lui era a testa in su; ancora abbracciava la sua compagna.
    Andò a scuotere leggermente la testa, per vedere se era cosciente o no; ma poi scoprì, con suo orrendo dispiacere, che un pezzo di vetro l’aveva comunque trafitta alla testa.
    Non era servito a niente neanche stavolta.
    Forse era davvero un buono a nulla.

    In ambulanza non aprì bocca.
    E neanche in ospedale.
    I suoi genitori arrivarono dopo poche decine di minuti… vani furono i loro tentativi di consolarlo.
    Saputa la tragedia, verso mezzogiorno arrivarono i suoi compagni di classe, accompagnati dal preside.
    Sempre dopo molti tentativi di consolazione, il preside andò a parlare con i familiari e con i medici, fuori in corridoio.

    -Non poteva starci lui al suo posto?- chiese una ragazza, sottovoce, ad una sua amica.
    -Zitta!- la riprese l’altra.
    -E perché? Tanto è inutile.-

    Ma ora lui non ce la faceva più a fingere di non sentire… voleva rispondere.
    -Credi che non mi sia dispiaciuto? Credi che il rimorso ei sensi di colpa non mi abbiano passato il cuore per non essere riuscito a salvarla?-
    -Te ormai vivi nella disperazione… non sei mai in grado di fare nulla.-
    -Con incoraggiamenti del genere è facile riuscire a combinare qualcosa, sicuramente.- disse ironicamente.
    -Ma questo che centra? Chiudi il becco!- disse, sospirando.
    -No, brutta oca, ora tocca a te chiuderlo.- rispose, brusco, nonostante fosse a terra -Voglio sapere: che vi ho fatto io di male?- chiese lui, con lo stesso tono.

    -Esisti.- rispose lei, cruda e onesta.

    -Già…- sospirò – Esisto e vivo.-
    -Non vorrai dire che ti dispiace anche per questo, spero.-
    Lui ci rifletté un attimo… -Invece si.-
    Tutti i compagni stavano in silenzio, a guardare il battibecco fra i due: sapevano che la compagna aveva un carattere odioso e acido, e sarebbe esplosa in offese da un momento all’altro.
    Ma lui riprese a parlare proprio un secondo prima -Io… non ho mai chiesto di nascere… Anzi, non credo di volerlo tutt’ora che sono vivo e che ho 15 anni.-
    -E perché non ti ammazzi, essere immondo e irrispettoso?- chiese lei, indispettita e quasi confusa.
    -Non ne avevo il coraggio.-

    Lei rise –Allora è vero che non hai le palle!-
    Lui invece si alzò di scattò, rovesciando il vassoio dei medicinali; il suo compagno di banco lo fermò istintivamente –Non ne vale la pena…- disse lui, tranquillamente.
    Poi continuò -Lo sai tu meglio di tutti che la vita è un dono; perché sprecarlo cosi?-
    -Un dono, eh?- chiese
    -Evidentemente quando Dio mi donato la vita, si è dimenticato di impacchettare la scatola.-
    Una metafora; amava parlare per metafore, come i suoi ideali filosofici…
    I suoi compagni non lo capivano quando faceva ciò e lo prendevano per idiota, al contrario del suo compagno di banco, che c’era abituato, ed molto probabilmente era l’unico che lo capiva.

    -Forse hai ragione che la vita non è un pacco regalo… ma buttarla via così è comunque un gesto terribile.-
    -Avesse almeno un senso…- continuò la compagna di classe dal carattere acido. -Ogni giorno fai sempre la stessa cosa; vai a scuola, studi, mangi, esci con gli amici, lavori, e dormi. Che gran rottura.-
    Lui ci ragionò sopra un secondo –Io mi sono sempre chiesto perchè vivo… ma da come la vedi tu, non ha senso la mia esistenza.- disse strappandosi il cerotto dal polso.
    -Non ha senso l’esistenza di nessuno.- continuò, togliendosi anche l’ago della flebo.

    Fra di loro, tutti i suoi compagni si guardavano intorno, confusi…
    -E volete sapere una cosa? Vi voglio un mondo di bene! Anche a te, lurida zoccola che ti credi superiore a chiunque, e a tutti altri voi… Vi voglio bene.- disse, dirigendo verso la finestra.
    -Vi chiedo un ultimo favore, e dopo di me non sentirete mai più parlare… una scocciatura di meno fra i piedi, che ne dite? Dite soltanto le medesime parole che ho detto a voi a tutta la mia famiglia e a tutti gli altri miei amici, parenti, compagni di palestra ecc.- e aprì la finestra.
    -Poi voglio concludere…- rivolgendosi in particolar modo prima verso il cielo, poi verso il suo compagno di banco e infine verso la sua irritante amica –Ma lo sapete che il coraggio arriva quando meno te lo aspetti?-

    Poi si buttò.
    Un volo di quattro piani.
    Morì pochi secondi dopo l’impatto… secondi sufficienti per vedere tutti i suoi amici che si affacciavano, e alcuni, tendevano anche le mani, o addirittura piangevano.
    “Allora… a loro importa di me” pensò commosso, prima di andarsene.

    Purgatorio

    “Allora… a loro importa di me” pensò commosso, appena arrivato.

    Il Purgatorio si presentava come un’immensa sala d’attesa; san Pietro giudicava le anime dei defunti, e decideva lui se dovevano poi scendere o salire.
    Lui sarebbe sceso: il suicidio è il più grande peccato che un uomo può commettere… e quindi lo attendeva il nono girone dell’Inferno, il più vicino a Lucifero.
    Ma per lui non era un problema; tutt’altro, se ne andava felice.
    Era riuscitoa sfogarsi, e a dire in faccia ai suoi compagni ciò che pensava…
    E poi, davanti a sé, una figura aggraziata, gentile, bella, intelligente, educata e premurosa gli sorrideva, come a ringraziarlo, anche se senza successo, di aver tentato di salvarla.
    Il ricordo di quel semplice, ma bellissimo gesto, gli avrebbero alleggerito qualsiasi pena, d’ora in poi.

    FINE



    °°°°°


    I commenti son benvenuti ù.ù
     
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  2. Zeo
     
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    Molto tosta come cosa, ma hai ancora un po' da migliorare, strutturando la cosa in modo un po' meno acerbo e più dotto.
     
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  3. cagnolino
     
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    *rimane a bocca aperta...

    molto bella, straziante.. peccato k mancano i nomi dei personaggi xo ciò la rende molto enigmatica...

    davvero molto triste ma soprattutto bella, mi piace
     
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  4. CieL°
     
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    Felice che sia piaciuta. :utda:
     
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3 replies since 22/10/2007, 21:10   176 views
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