Kingdom Hearts Forum

Posts written by darkroxas92

  1. .
    E dopo Eoni, il miracolo è avvenuto! Finalmente eccomi qui con il nuovo capitolo!
    Chiedo scusa per il ritardo, ma credetemi, questo capitolo non è stato affatto facile da scrivere, anche perché rappresenta la fine della penultima saga.
    Ebbene sì, ho deciso di apportare un piccolo cambiamento: i flashback finiscono oggi, quindi dal prossimo si passa alla saga finale: La Seconda Guerra del Keyblade!
    Ma non temete: dato che ho già cominciato qualche altro flashback, ho deciso di postarli in una raccolta a parte. Quando non ne ho la più pallida idea XD.
    Ma direi di non perdere ulteriore tempo!
    Ringrazio Liberty89 per avermi fatto da beta reader, e per quanto riguarda ciò che accadrà in questo capitolo, basterà una parola, che chi conosce un certo fandom capirà subito XD: Spoiler.

    Ah, stavo per dimenticarmente: ho un piccolo sondaggio da porvi!
    Preferite che continui a rispondere alle recensioni così o che vi risponda subito? Per me non cambia niente, ma credo che sia giusto lasciare a voi recensori questa scelta.
    Detto ciò... passiamo appunto alle risposte alle recensioni!

    @ Liberty89: Lib-Sensei! Tranquilla, lo so che ci sei sempre per recensire ù.ù
    Vedo che ti ho colpito sia con il mondo sia con le special quest XD.
    Mirai Nikki, fin dal momento in cui mi hai fatto vedere il primo episodio, si è inserito automaticamente nella fiction XD, e mi tornerà ancora utile...
    Stesso vale per Kenshin XD
    Eh, povero Eiyu... lui sa solo quel che hanno fatto da custodi, non sa che si potrebbero montare la testa XD (anche se è più probabile che lo faccia solo Marco XD).
    E tranquilla... forse, e dico forse, capirai la vera intendità del tipo misterioso del tempo molto presto... Anche perché altrimenti il personaggio che appare in questo capitolo non potrebbe fare granché XD

    Bene, e ora... invece di lasciarvi con il classico "Buona lettura a tutti!", ho solo una parola da dire... Allons-y!

    Capitolo 83: Flashback Sora: popoli nascosti e viaggiatori dello spazio-tempo
    Non appena Sora uscì dal varco, si ritrovò in una via deserta, appartenente a una cittadina in apparenza non molto grande.
    “Per fortuna non mi ha visto nessuno.” Osservò, guardandosi attorno e chiudendo il passaggio alle sue spalle.
    Cercando di sembrare il più indifferente possibile s’incamminò, ritrovandosi in una piccola piazza, in quel momento frequentata da poche persone, per la maggior parte anziane.
    “Beh, almeno non c’è la folla del mondo di Kagome…” commentò sorridendo, per poi addentrarsi nella piazza, in cerca di qualcosa che potesse essere fuori posto. Oltre a lui, ovviamente.
    La sua attenzione fu attirata da un foglio, appeso a tutte le porte dei negozi.
    Il ragazzo si avvicinò, per poi sgranare gli occhi.
    Sul foglio era disegnato il volto di un essere orribile, che sembrava essere stato devastato in ogni modo immaginabile. Subito sotto il disegno c’era la scritta ‘Ricercato per omicidio’.
    “C-Cavoli… e c’era chi definiva la Bestia un mostro… si vede che chi l’ha chiamato così non aveva mai visto questo qui.” Fece. “Ma come diamine può esistere una creatura del genere?”
    “Ottima domanda, giovanotto.” Disse una voce.
    Sora si girò, ritrovandosi a guardare un agente della polizia.
    “Oh, salve. Scusi, non era mia intenzione curiosare.” Replicò, cercando di nascondere la sua sorpresa.
    “Non preoccuparti. Non si vedono spesso stranieri da queste parti, specie dopo l’ultimo.” E il poliziotto indicò il foglio. “Il diavolo in persona, ecco che cos’era. Di umano non aveva proprio niente!”
    “Ne deduco che non era normale per voi.”
    “Normale? Stai scherzando, vero? Hai visto l’identikit, è un mostro! E la cosa peggiore è ciò che ha fatto. Ha fatto a pezzi decine di persone, per poi farsi incollare addosso le parti che preferiva. Il chirurgo che ha costretto a compiere una simile atrocità non si è ancora ripreso dall’orrore.”
    “Quanto tempo fa è successo?”
    “Qualche mese… la gente del posto ha voluto dimenticare quel giorno. Probabilmente il peggiore che abbia mai vissuto.”
    “E del messaggio di Aqua?”
    Il poliziotto si mise a ridere. “Quello è passato totalmente inosservato. Dopo un mostro del genere, nulla può più spaventare.”
    “Potrei essere d’accordo… e non mi dispiace affatto essermelo perso.” Fece Sora. “Però vorrei avere qualche informazione in più. Ad esempio, per caso aveva inciso sul corpo uno strano simbolo simile a un cuore?”
    “Direi proprio di no. Io l’ho visto di persona, e credimi: di cuore non aveva niente di niente. Né reale, né finto. Ma perché questa domanda?”
    “Non è il primo mostro di cui sento parlare. Anche se è il primo a essere così spaventoso, lo devo ammettere.”
    “Davvero? Mi sembri abbastanza grande per andare ancora alla ricerca di mostri.”
    Sora sorrise. “Sono un fan del genere.” Spiegò. “E ho sentito che di recente molti mostri hanno questo strano cuore inciso addosso. Per questo pensavo che potesse fare parte della stessa famiglia.”
    “Beh, qui credo ci sia una sola persona in grado di darti maggiori informazioni.” Rifletté l’agente, per poi indicare la strada. “Se vai sempre dritto, raggiungerai una casa isolata. Là abita Archibald. Lui dovrebbe saperti dire ciò che vuoi. Ma attento, è un tipo un po’ strambo. Parla sempre di un popolo segreto nascosto chissà dove.”
    “Davvero?” domandò realmente interessato Sora. “Allora credo proprio che andrò a parlarci. Grazie mille per l’aiuto, agente.”
    “Di nulla. Ma dimmi, da dove vieni?”
    Il custode sorrise.
    “Da molto lontano. Dubito che qualcuno possa dirle di aver anche solo sentito il nome del mio luogo d’origine.”
    “Abbiamo internet, non dovrebbe essere difficile.” Scherzò il poliziotto, chiudendo per qualche secondo gli occhi.
    Ma quando li riaprì, il ragazzo era scomparso e al suo posto si poteva vedere una lieve luce.
    “Ma cosa-?” fece incredulo l’uomo, guardandosi attorno. “Non starò impazzendo, vero?”

    Sora uscì dal varco qualche centinaio di metri più avanti, dietro al muro di una casa.
    “Mi dispiace averlo dovuto ingannare così, ma qualcosa mi dice che è meglio non rivelare come se niente fosse che sono un custode.” Disse, per poi tornare a guardare la strada di fronte a sé. “Mi conviene procedere in volo, farò più in fretta.”
    Detto ciò, si alzò dal terreno, per poi cominciare a percorrere la strada.
    Nonostante la sua velocità, impiegò diversi minuti prima di avvistare la casa che l’agente gli aveva indicato, decidendo poi di atterrare qualche metro indietro per sicurezza.
    “Speriamo sia quella giusta.” Mormorò, portandosi una mano sulla nuca.
    Procedendo a passo normale, attraversò il cancello aperto e percorse il piccolo sentiero che conduceva all’ingresso dell’abitazione.
    Tuttavia si fermò un istante, per poi voltare la sua attenzione verso il vasto giardino.
    “Che strano… per un momento… no, impossibile.” Fece, scuotendo la testa.
    “Chi sei?” chiese una voce.
    Sora si guardò intorno, cercando di capire chi lo stesse chiamando.
    “Sopra di te.”
    “Peter?” disse riflettendo il custode, guardando il cielo.
    “Alla finestra.” Continuò la voce, riuscendo finalmente ad attirare l’attenzione del castano nella giusta direzione.
    Si trattava di un bambino, che lo stava osservando incuriosito da una delle finestre. “E chi sarebbe questo Peter? Peter Pan?”
    “Ciao!” lo salutò Sora, alzando la mano e sorridendo al pensiero che senza saperlo il piccolo aveva indovinato. “Il mio nome è Sora. Volevo sapere se qui abita un certo Archibald.”
    “È mio nonno. Perché lo stai cercando?”
    “Ecco… mi hanno parlato di lui in paese. Sto facendo una ricerca e tuo nonno potrebbe avere le informazioni che cerco.”
    “Il nonno adesso è fuori con la nonna, ma se vuoi posso aiutarti io. Ho seguito le orme di mio nonno, e so più o meno un po’ le stesse cose.” Asserì il bambino, sorridendo.
    “Davvero? Mi saresti molto d’aiuto allora.”
    “Un minuto e arrivo.”
    Sora vide il bambino rientrare, immaginando che si stesse dirigendo verso la porta d’ingresso.
    Fece per raggiungerla, ma si girò ancora verso il prato.
    “Di nuovo quella sensazione. C’è qualcuno che mi sta osservando?” si chiese, scrutando attentamente il giardino, per poi chinarsi. “Però qui non c’è nessuno. E non è nemmeno oscurità quella che sento…”
    Il rumore della porta d’ingresso lo distrasse.
    “Hai perso qualcosa?” chiese il bambino, che sembrò leggermente preoccupato dall’interesse che lo straniero stava rivolgendo al prato.
    “No… Qualche animaletto ha attirato la mia attenzione, tutto qui.” Rispose lui, alzandosi e avvicinandosi al bambino, per poi porgergli la mano. “Piacere, come ho detto prima, mi chiamo Sora.” Si ripresentò.
    “Arthur.” Rispose lui, ricambiando la stretta. “Allora, che cosa vorresti sapere?”
    “Sono giunto qualche ora fa in paese, dove ho appreso che qualche tempo fa, qui da voi è comparso un mostro per poi, a quanto pare, scomparire nel nulla. Sono un fan di queste cose, e cercavo maggiori informazioni, così mi hanno consigliato di rivolgermi a tuo nonno.”
    “D-Davvero?” rispose il bambino, incredulo. “Strano, perché noi quel mostro non lo abbiamo nemmeno visto.”
    Tuttavia, qualcosa nel suo tono di voce, portò Sora a dubitare della sua risposta.
    “Capisco.” Disse, per poi sospirare. “E dimmi… sai qualcosa sui custodi?”
    “Custodi? Quelli di qui parlava quella misteriosa donna?”
    Sora annuì.
    “No, di loro non so nulla. Nessuno ha mai sentito parlare di loro prima, ma vieni, entra pure. C’è ancora un po’ di torta di mia nonna.”
    “Non vorrei disturbare…”
    “Mia nonna mi avrebbe già rimproverato per non averti fatto accomodare.” Rispose Arthur sorridendo. “E poi, vorrei provare ad aiutarti nella tua ricerca, per quanto possibile. Se poi arrivano i miei nonni, potrai chiedere a loro qualcosa in più.”
    “Beh, allora ti ringrazio.” Fece il custode, seguendo il bambino in casa.
    Lo condusse alla cucina, dove Sora si sedette vicino al tavolo, mentre Arthur apriva il frigorifero, tirando fuori due grosse fette di torta.
    “Allora, da dove vieni?” chiese, mentre le metteva in due piatti, per poi prendere due forchette.
    “Da un’isola molto lontana da qui. Sono in viaggio alla ricerca di informazioni, come ho detto prima.”
    “Davvero? Un viaggio del genere solo per informazioni sui mostri? Non potevi usare internet?”
    Sora ridacchiò. “Dalle mie parti, la cosa più tecnologica è la lampadina. Ho scoperto computer e simili solo dopo aver iniziato il mio viaggio.”
    “Che strano, credevo che ormai fosse ovunque. Pure qui ce ne sono un paio, anche se li usa principalmente la polizia.”
    “Eravamo piuttosto isolati. Abbiamo lasciato l’isola… solo quando non era più possibile restarci.”
    “Come mai?”
    “È stata distrutta.” Rispose schietto Sora, infilzando la torta con la forchetta, per poi portarsi un pezzo in bocca. “Squisita!” Continuò, ignorando lo sguardo sconvolto di Arthur.
    “D-Distrutta?” ripeté lui, non sapendo cos’altro dire.
    “Già. Ormai qualche anno fa. Sono stato scaraventato via, ed è così che ho iniziato il mio viaggio. Un viaggio che non è ancora finito.”
    “S-Sai come hanno fatto a distruggerla? Qualche bomba atomica, o esperimenti del governo o-”
    “Nulla di così semplice. La mia isola… è stata una delle prime vittime di Xehanort.” Spiegò Sora, finendo di mangiare il dolce e appoggiando la forchetta nel piatto.
    “Xehanort? Quel Xehanort?!” esclamò Arthur, saltando in piedi.
    “Proprio lui. Lui e i suoi mostri, gli Heartless, attaccarono la mia isola, facendola piombare nelle tenebre.” Continuò il custode, alzandosi, per poi porgere la mano in avanti. “E io… diventai il primo dei nuovi custodi della Luce.” Concluse, evocando la chiave leggendaria.
    “Il Keyblade!” gridò Arthur, guardando l’arma, per poi spostare lo sguardo su Sora. “Allora tu… Tu sei uno dei custodi di cui parlava Aqua!”
    “Proprio così. Anzi, di recente, sono diventato anch’io un Master del Keyblade, proprio come lei. E ora, Arthur, gradirei tu mi dicessi la verità su quel mostro.”
    Il bambino lo guardò per qualche secondo per poi annuire e prendere la sedia, dirigendosi verso una mensola piena di barattoli di vetro.
    “Si chiama Maltazard.” Disse, cominciando a guardare i vari barattoli. “Prima di arrivare in città, ha terrorizzato un intero mondo. Non un altro mondo, semplicemente un mondo che coesiste con questo.” Precisò. “Io ero riuscito a fermarlo qualche tempo prima, assieme ad alcuni amici, ma lui è tornato per vendicarsi e tentare di impadronirsi del nostro mondo.”
    Sora non sapeva cosa dire, restando a osservarlo con la bocca spalancata.
    “Avevo capito che sapevi qualcosa, ma non che eri coinvolto fino a questo punto.” Commentò infine, mentre Arthur prendeva un barattolo e scendeva dalla sedia.
    “Oh, io e mio nonno siamo forse gli esseri che odia di più, dopo il suo nemico numero uno.” Spiegò, per poi appoggiare di fronte a Sora l’oggetto appena preso. “Ma fortunatamente, il suo ultimo piano gli è costato la libertà.”
    Il castano abbassò lo sguardo, vedendo dentro il barattolo un piccolo essere, alto non più di qualche millimetro, che rispose al suo sguardo.
    “Ma questo…” fece sorpreso, guardando il bambino.
    “Sì. È Maltazard.” concluse Arthur.
    “Incredibile… Siete riusciti a rimpicciolirlo?”
    “No, no… lo abbiamo semplicemente riportato alle sue vere dimensioni.”
    “Oh, quindi era così piccolo? Come ha fatto a seminare il panico?”
    “Beh, la popolazione a cui ha… diciamo, dato fastidio è anche più piccola. Lui è considerato un gigante.”
    “Nemmeno quando ero nel mondo di Alice sono diventato così piccolo…” costatò Sora, ripensando alla sua prima avventura.
    “Allora, cosa ti porta realmente qui?”
    “Un viaggio di controllo. Come saprai, i mondi sono tutti in pericolo, e noi custodi stiamo visitando i vari mondi per cercare di salvaguardarli. Come ti ho detto prima, arrivato in città, ho visto il manifesto con la faccia di questo mostro e ho pensato potesse essere un Heartless o un Nessuno. Fortunatamente, non è nessuno dei due, e tu l’hai già sistemato.”
    “Non è stato proprio facile ma sì, ora non darà più problemi. È nostro prigioniero.”
    “Siete solo stati fortunati!” ribatté una vocetta.
    Sora e Arthur abbassarono lo sguardo, vedendo Maltazard guardarli con astio dalla sua prigione. “Non appena sarò libero, mi vendicherò! E obbligherò tua nonna a prepararmi tutte le torte che desidererò!”
    “Questo tipo ha ottimi progetti malvagi…” commentò Sora. “Anche se dopo tutto quel che ho visto, non è neppure la cosa più assurda.”
    “Come sono gli altri mondi?” chiese d’un colpo Arthur. “Insomma… Gli altri esseri sono verdi con le antenne o come?”
    Sora scoppiò a ridere. “No, no… Gli altri mondi sono principalmente abitati da umani, proprio come noi. Certo, mi è capitato di incontrare oggetti e animali parlanti, persone che si trasformano in armi… Ma per la maggior parte sono tutti umani. O meglio, come aspetto. Molti di loro hanno poteri speciali.”
    “Del tipo?”
    “Vediamo… durante l’esame, ad esempio, c’era un ragazzo in grado di allungare il proprio corpo, come se fosse stato di gomma, e un altro che invece poteva sputare e mangiare fuoco. Poi un nostro amico è in grado di creare e distruggere da solo un intero mondo.”
    “Che cosa?! È così potente?”
    “Anche di più. Soprattutto adesso che ha scoperto chi è davvero. Sinceramente, non credo ci sia nessuno oltre ai suoi genitori in grado di tenergli davvero testa.”
    “Caspita… Mi piacerebbe incontrarlo.”
    “Ti auguro che non succeda, perché quello significherebbe che il tuo mondo è in pericolo. Suo padre è mille volte peggiore di questo esserino, credimi.”
    “Impossibile, non può esistere nessuno di peggiore!”
    “E se ti dicessi che è l’Oscurità stessa?”
    “L’Oscurità stessa?” ripeté Arthur, mentre anche Maltazard prestava attenzione.
    “Dark è il figlio della Luce e dell’Oscurità, il che fa di lui l’Equilibrio in persona. Suo padre l’ha trovato, e ha cercato di portarlo dalla sua parte. E dopo aver preso il controllo su di lui, l’ha costretto a torturare quasi a morte la persona che amava. Anche se prima non l’avrebbe mai ammesso.”
    “T-Torturare?”
    “Diciamo che… l’ha costretto a farle qualcosa di molto brutto… Quando li abbiamo trovati, lei era troppo debole, mentre lui era distrutto psicologicamente.”
    “C-Capisco… Beh, ad ogni modo, come puoi vedere, non c’è nessun pericolo al momento.” Fece Arthur, prendendo un bicchiere d’acqua e offrendolo a Sora, che lo ringraziò. “Con Maltazard chiuso qui dentro, noi e i Minimei viviamo in pace.”
    “Minimei?” ripeté Sora, non capendo a chi si stesse riferendo.
    “Il popolo che vive in giardino e che Maltazard odia con tutto se stesso.”
    “Che vive in giardino? Ma non ho visto nessuno prima.”
    “Beh, sono alti due millimetri. Il che mi rende difficile incontrarmi con mia moglie…” rispose ridacchiando il bambino.
    “Capisco…” disse il custode, bevendo un po’ d’acqua.
    Tempo qualche secondo e la sputò di colpo.
    “MOGLIE?!?!” urlò incredulo, guardando il bambino. “Ma avrai sì e no dieci anni!”
    “Beh, sono anche abbastanza grande per loro. E poi, sono diventato il loro principe, visto che ho sposato la principessa Selenia.”
    Sora era paralizzato dalla sorpresa. “O-Okay… questa mi mancava ancora.” Ammise, deglutendo. “Ma quindi, anche tu puoi diventare più piccolo?”
    “Solo ogni dieci lune e solo per poco più di un giorno. Altrimenti resterei bloccato nel mio corpo da Minimeo per mille giorni.”
    “Cavoli… Beh, quindi immagino tu passi tutto il tuo tempo a cercare di evitare che qualcuno calpesti la tua amata, giusto?”
    “Già. Oltre a dover andare a scuola. Qui sono pur sempre un bambino qualsiasi. Mio nonno è a conoscenza della verità, mentre mia nonna e i miei genitori non ci prendono troppo sul serio, pensando che sia una nostra fantasia. O meglio, quasi, visto che Maltazard è sempre qui.”
    “E non può venire lei a farti visita qualche volta?”
    “Non è così facile… Un conto è se io sparisco per una notte, ma come potrei spiegare la presenza di una ragazza che non hanno mai visto prima ai miei?”
    “Ottima osservazione. E quand’è la prossima luna?”
    Arthur sorrise. “Proprio stanotte. E il tempo è sereno, perciò non dovrebbero esserci problemi.”
    “Posso accompagnarti?” chiese Sora, lasciando il bambino sorpreso. “Vorrei incontrare anch’io questi Minimei, ma così non posso di certo parlarci. Da come Maltazard è rimasto senza fiato, deduco che per loro comunicare con noi sia praticamente impossibile.”
    “Non so se è possibile… Sono molto rigidi su chi può entrare e chi no. Io stesso la prima volta sono entrato nel loro mondo solo perché mio nonno era in pericolo.”
    “Non hai un modo per comunicare con loro?”
    “I custodi non hanno alcun bisogno di chiedere il permesso.” Rispose una voce possente.
    Sora si girò verso la porta, sgranando gli occhi quando vide un guerriero dalla pelle scura entrare in cucina, seguito da altri quattro uomini simili a lui.
    “A-Avete sentito tutto?” chiese lui sorpreso.
    “Sì. E conosciamo voi custodi, come anche i Minimei. Si dice che essi portino pace e caos in ugual misura per i mondi, ma tu sembri portare la prima.”
    “Almeno ci provo… ultimamente le cose non sono andate proprio come speravo…”
    “Ma come? Credevo che potesse passare una sola persona.” Fece Arthur, rivolgendosi a quello che doveva essere il capo.
    “Il Keyblade è la chiave che apre tutte le porte.” Rispose Sora. “Con questo, posso accedere a tutto.”
    “Esattamente. Il passaggio tra i due mondi dovrebbe aprirsi per te.”
    “Ma voi chi siete?”
    “Noi siamo i Bogo-Matassalaï, un popolo che assiste i Minimei da tempo immemore.” Rispose uno degli uomini, per poi girarsi. “Vi aspetteremo questa notte.”
    Il custode rimase in silenzio mentre i cinque si allontanavano.
    “Ehm… non ho ben capito chi fossero e cosa centrano con i Minimei…” confessò ad Arthur, che ridacchiò.
    “Senza di loro, sarebbe impossibile andare dai Minimei. Sono gli unici in grado di aprire il passaggio.”
    “Arthur? Con chi stai parlando?” intervenne una voce femminile.
    “Ah, la nonna!” esclamò il bambino, guardando Sora. “Temo dovrai spiegare di nuovo tutta la storia.”

    “Quindi tu sei un custode, eh?” chiese Archibald, dopo che il castano ebbe finito di raccontare la sua storia, questa volta riferendo anche alcune delle sue avventure.
    “Già.”
    “E sei venuto fin qui per informarti su lui?” chiese la nonna di Arthur, indicando il barattolo con dentro il mostro.
    “Beh, inizialmente no. Semplicemente ero di passaggio e ho sentito parlare di lui. E poi quando ho saputo dei Minimei, mi sono interessato a loro.”
    “Oh, quindi Arthur te ne ha già parlato?” fece Archibald, mentre sua moglie sospirava.
    “Beh, io vi lascio a parlare da soli allora. Non sono più disposta a sentir parlare di loro, soprattutto dopo quel che ci è successo.” annunciò, uscendo dalla cucina.
    “Devi scusarla, ma fatica ancora a crederci.” Disse l’uomo.
    “Tranquillo. Nei miei viaggi ho visto di tutto, per questo non fatico a crederci, ma se fossi rimasto sulla mia isola, probabilmente nemmeno io vi avrei creduto.”
    “Pensare che l’universo è in pericolo… Non sarà proprio la ripatriata migliore quella di stanotte.” Sospirò Arthur. “Selenia non la prenderà bene… non facciamo in tempo a liberarci di un nemico che subito ne arriva un altro…”
    “Non vi preoccupate!” esclamò Sora. “Non lascerò che l’Oscurità vinca. Io, assieme agli altri custodi, faremo di tutto per impedirlo!”
    I due lo guardarono, per poi annuire.
    “Dimmi Sora…” cominciò Archibald. “Hai detto che nei tuoi viaggi ti è già capitato di incontrare dei non umani, giusto?”
    “Ho anche viaggiato per un po’ con alcuni di loro. Perché?”
    “Beh, i Minimei non sono solo più piccoli di noi. Sono anche leggermente diversi. E ovviamente, noi non possiamo andare da loro con il nostro aspetto.”
    “Oh, quindi ci dovremmo trasformare?”
    “Non ne sembri sorpreso.”
    “Perché mi è già capitato: sono diventato un tritone, un vampiro, un leone, un cartone animato, un essere digitale… insomma, non sono per niente nuovo a certe esperienze.”
    “V-Vampiro?” ripeté Arthur, non sicuro di aver capito bene.
    “Ero nella Città di Halloween, lì non esistono umani.” Spiegò Sora, sorridendo di fronte all’espressione incredula del bambino. “Sono diventato un tritone quando sono dovuto andare in una città che si trovava sott’acqua. Mentre un leone quando sono andato in un mondo abitato da soli animali. La magia dei custodi ci permette di adattarci ai mondi in cui andiamo.”
    “Incredibile… allora è per questo che tu puoi entrare nel mondo dei Minimei anche se il numero massimo di persone è di uno.” Rifletté Archibald, alzandosi in piedi e dirigendosi verso una delle mensole, tirando fuori una confezione di caramelle. “Ma sarà meglio per te presentarti con un dono per loro.” Disse sorridendo.

    Passarono il resto della giornata ascoltando i racconti di Sora sugli altri mondi, finché alla fine non giunse la notte.
    Furono i Bogo-Matassalaï a chiamarli, dicendogli di seguirli in giardino.
    Una volta tutti fuori, i cinque guerrieri si misero in tondo, formando un cerchio.
    Poi uno di loro prese un tappetto arrotolato su sé stesso, e aiutato dagli altri, lo srotolò, facendogli coprire perfettamente lo spazio tra di loro.
    Solo allora Sora notò un piccolo buco al centro di quel cerchio.
    Subito dopo, un altro guerriero prese un treppiedi, mettendolo proprio sopra di esso, per poi prendere un cannocchiale e inserendo la parte anteriore nel terreno, mentre l’altra parte guardava la luna.
    “Tocca a te, Arthur.” Disse il capo dei Bogo-Matassalaï.
    Il bambino annuì, raggiungendo il cerchio, e cominciando a muovere le ghiere del cannocchiale.
    “Il primo anello tre tacche a destra…” disse. “Il secondo tre a sinistra… e il terzo un giro completo.”
    Per qualche secondo non successe nulla: Arthur, i guerrieri e Sora erano in perfetto silenzio.
    Poi, senza alcun preavviso, un fascio di luce spezzò le tenebre, collegando la luna e il cannocchiale.
    “Custode, ora tocca a te amplificare la luce.” Disse uno dei guerrieri.
    Sora annuì, evocando il Keyblade e puntandolo verso la luce.
    La punta della chiave s’illuminò, per poi lanciare un raggio che si unì all’altro, amplificandolo.
    Arthur prese fiato.
    “Sora, presto, vieni qui!” disse. “Il passaggio rimane aperto solo per pochi minuti, e non si può riaprire.”
    Il custode fece scomparire il Keyblade, per poi raggiungere il bambino.
    “Sono Arthur!” esclamò di colpo lui. “Voglio tornare nel vostro mondo per incontrare mia moglie, la principessa Selenia. Con me ho un custode della Luce, Sora.”
    Per qualche instante tornò il silenzio. Poi una voce intervenne.
    “Arthur? Sei sicuro di ciò che hai detto?” chiese.
    Il castano guardò il cannocchiale, sicuro che la voce provenisse proprio da sotto di esso.
    “Presentati.” Lo intimò il capo dei Bogo-Matassalaï.
    Il ragazzo annuì, ricevendo un assenso anche da Arthur. “Sì. Io sono Sora, un custode del Keyblade! Vengo da un altro mondo e sto viaggiando per sventare le minacce in previsione della Guerra del Keyblade, che potrebbe portare alla scomparsa dell’universo. Master Aqua mi ha sottoposto personalmente all’esame di Master, e ora, proprio come lei, ricopro quel grado. Perciò io, Master Sora, chiedo ufficialmente di poter parlare con voi Minimei!”
    “Master Sora… Perché vuoi parlare con noi?” chiese la voce.
    “Voglio solo parlare, tutto qui. Ho saputo della minaccia che avete recentemente affrontato, e voglio assicurarmi che l’Oscurità non possa più intervenire in questo mondo.”
    “Bétamèche, puoi fidarti di lui.” Intervenne Arthur.
    Per qualche secondo nessuno disse nulla.
    “Va bene! Allora preparatevi!”
    Non appena disse ciò, il raggio di luce cominciò a tremare.
    “Ora preparati, non sarà una cosa proprio immediata.” Lo avvertì il bambino.
    Poi, senza alcun preavviso, i due cominciarono a rimpiccolirsi velocemente.
    Sora si alzò in volo, afferrando Arthur.
    “Grazie.” Disse lui, per poi indicare la lente del cannocchiale. “Dobbiamo restare sul vetro. È quello il passaggio!”
    “Va bene!”
    Mentre continuavano a diminuire di dimensioni, Sora portò Arthur sulla lente, per poi restare entrambi con la schiena appoggiata a essa. Senza che i due potessero far nulla, il vetro alle loro spalle cominciò a diventare molle, facendoli sprofondare, per poi precipitare lungo il tubo del cannocchiale.
    Sora cercò di restare in volo, ma una strana pressione lo costringeva a cadere sempre più in basso, andando a sbattere da tutte le parti.
    Infine, i due caddero sopra un altro vetro, dove rimasero fermi per qualche secondo.
    “Ahi… è sempre traumatizzante…” commentò Arthur, voltandosi verso il vetro.
    “Ma perché non sono riuscito a volare?”
    “Potrai chiederglielo tra poco. Intanto, saluta.” Disse il bambino.
    Sora lo guardò sbattendo gli occhi, per poi voltarsi anche lui verso il vetro.
    Di fronte a loro, dall’altra parte della lente, c’era un essere dall’aspetto umano, leggermente sovrappeso, con le orecchie a punta e dei folti capelli arancioni, che li stava salutando con la mano.
    “Lui è un Minimeo? Sembra uno di quei folletti di cui ho sentito parlare…” fece Sora, guardando Arthur, che mise una mano in tasca. “Ma avevi detto che ci saremo dovuti trasformare. Come mai siamo uguali a prima, tranne per il fatto che siamo infinitamente più piccoli?”
    “Manca l’ultima parte.” Rispose il bambino, tirando fuori una chiave, che inserì subito in una serratura sulla parete.
    Subito si sentì un rumore sopra di loro.
    Il custode alzò lo sguardo, vedendo l’altra lente che cominciava a precipitare verso di loro.
    “Arthur… temo tu l’abbia messa dalla parte sbagliata!” esclamò preoccupato.
    Il bambino sorrise, mentre il vetro li raggiungeva.
    Sora si portò le mani sopra la testa nel tentativo di proteggersi dall’impatto, ma con sua sorpresa, questo non avvenne.
    La lente gli passò attraverso, coprendoli completamente con una strana gelatina, dopodiché il vetro su cui erano caduti li fece passare oltre, lasciandoli cadere sul pavimento, proprio ai piedi di Bétamèche.
    “Bentornato Arthur!” esclamò questi, andando ad aiutare il bambino a togliersi di dosso la gelatina.
    “Grazie… è un piacere rivederti!” rispose lui, alzandosi e togliendosi la gelatina rimanente, rivelando così il suo nuovo aspetto: proprio come l’essere al suo fianco, i tratti del suo viso erano diventati più simili a quelli di un folletto e le sue orecchie si erano allungate.
    Indossava un vestito che sembrava essere fatto di foglie e pezzi di legno, mentre i suoi capelli erano diventati completamente bianchi, oltre che essersi allungati, andando tutti all’insù.
    “Selenia non vede l’ora di poter riabbracciare il suo compagno. Anche se pare che sia il cognato ad avere per primo questo onore.” Scherzò, per poi voltarsi verso l’ospite straniero, che si stava rialzando.
    “Benvenuto anche a te, Master Sora.” Disse, mentre il custode si toglieva di dosso la gelatina.
    “Ugh… questa è stata la più strana delle mie trasformazioni…” fece lui, guardandosi le mani e poi i vestiti. Questi erano rimasti dello stesso colore, ma ora erano composti anch’essi di foglie e legno.
    Non visibili al suo sguardo erano i nuovi tratti del suo viso, anche per lui diventati simili a quelli di un folletto: gli occhi erano diventati leggermente a mandorla, e anche a lui le orecchie si erano allungate. I suoi capelli erano rimasti dello stesso colore, ma avevano perso la loro tipica forma, diventando una folta chioma.
    Il custode si portò una mano sulla testa, per poi sospirare.
    “Speriamo che dopo tornino normali, o Kairi mi correrà dietro con le forbici per tagliarli.” Disse ridendo.
    “Tranquillo, una volta tornati alle nostre dimensioni originali, perderemo ogni caratteristica da Minimeo.” Fece Arthur.
    “Allora, direi che è il momento di andare. Il consiglio e Selenia vi stanno aspettando.” Esclamò Bétamèche, dirigendosi in fretta verso una porta.
    Senza aspettare un secondo, Arthur gli corse dietro, lasciando indietro Sora.
    “Deve volergli veramente bene per affrontare tutto questo…” mormorò lui, per poi sospirare. “Parlo proprio io…”
    Scuotendo la testa per liberarsi di quei pensieri, si avviò anche lui verso la porta.
    Nello stesso momento, sopra la mensola nella cucina di Arthur, Maltazard sorrise.

    Sora seguì Arthur e Bétamèche, che lo condussero attraverso diversi corridoi, fino a ritrovarsi di fronte a una piazza, in quel momento piena di Minimei, i quali cominciarono subito a parlottare tra di loro non appena videro il custode.
    Tuttavia il mormorio venne interrotto dal rumore di passi veloci, che anticiparono una Minimea dai capelli rossi che stava correndo verso Arthur, per poi saltargli addosso, venendo presa al volo dal bambino.
    “Finalmente sei tornato.” Disse lei, abbracciando il compagno, che ricambiò il gesto.
    “Lo sai che non potrei mai lasciarti. In fondo siamo sposati, no?” rispose lui sorridendo.
    “Allora lei deve essere Selenia, giusto?”
    La ragazza si staccò da Arthur, per poi voltarsi verso l’ospite.
    “Esatto. E tu devi essere Master Sora.”
    “Chiamatemi solo Sora. Detesto che qualcuno mi parli dandomi troppo rispetto. In fondo, sono ancora un ragazzo.”
    “Che cosa ti porta da queste parti?” chiese seria Selenia.
    “Come ho detto prima, sono solo di passaggio. Ho scoperto dell’esistenza di Malta-”
    “Non nominarlo!” ordinò la ragazza. “Da noi nessuno lo nomina.”
    “Che cosa? Un altro Voldemort?”
    “Voldemort?” chiese Bétamèche, guardandolo con aria interrogativa.
    “Un tipo di un altro mondo che quasi nessuno osava nominare per la paura.”
    “Quindi tu sei o molto forte o molto stupido.” osservò Selenia.
    “Forse un po’ il secondo punto…” ridacchiò il custode. “Non sono mai stato il genio del gruppo, ma me la sono cavata quando ho salvato l’universo per due volte.”
    “Come?”
    “In passato ho viaggiato per i mondi, affrontando l’Heartless e il Nessuno di Xehanort. Molti mondi ne sono rimasti all’oscuro, ma questa non è la prima battaglia conto Xehanort. Anche più di dieci anni fa altri custodi lo affrontarono, tra cui Master Aqua. Purtroppo, però, non riuscirono a sconfiggerlo, come nemmeno io e i miei amici.”
    “Questo Xehanort… è così potente?” chiese Bétamèche.
    “Sì… e il problema è che non è nemmeno lontanamente paragonabile al nostro vero nemico…”
    “Come? Master Aqua non ha parlato di un altro nemico!” esclamò Selenia.
    “Perché all’epoca del messaggio non ne era a conoscenza. Io e i miei amici lo abbiamo scoperto poco prima di sostenere l’esame per diventare Master. Il nostro nemico… è peggio di chiunque possiate anche solo immaginare. Il vostro nemico, Xehanort, gli Heartless… anche se dovessero combattere tutti insieme, non riuscirebbero a raggiungere il suo livello.”
    “Un nemico più potente di M il Malvagio? Impossibile!” esclamò spaventato uno dei Minimei.
    “Mi dispiace dovervelo dire, ma il nostro vero avversario ha il potere di distruggere l’universo… ed è per questo che ci stiamo preparando alla guerra finale. La Guerra del Keyblade.”
    “Ma chi è?” domandò Selenia.
    “L’Oscurità… è l’Oscurità stessa il nostro nemico.” Rispose Sora.
    A quelle parole, il silenzio piombò sopra la piazza.
    “L’Oscurità…” disse un vecchio Minimeo. “Credevo fosse solo una leggenda… Non credevo potesse esistere davvero un’entità reale.”
    “Padre…” fece Selenia.
    “La leggenda narra che molto, molto tempo fa, c’è chi dice addirittura alle origini dell’universo, l’Oscurità abbia dato via a una battaglia senza fine contro la Luce. Battaglia che continua ancora oggi.”
    “E in questa battaglia, c’è stato un solo giorno di tregua.” Continuò Sora. “E in quel giorno, nacque l’Equilibrio.”
    “L’Equilibrio? Vuoi dire che esiste anche una terza entità?” domandò Bétamèche.
    Sora sorrise. “Certo. E io ho viaggiato con lui.”
    “Che cosa?!” esclamarono tutti.
    “Vuoi dire che tu sei riuscito a stare al fianco di un essere superiore?” domandò incredulo il padre di Selenia.
    Il custode annuì. “Lo abbiamo incontrato un po’ di tempo fa, e ha cominciato a viaggiare con noi. Si è presentato come custode dell’Equilibrio, e ne era convinto. Poi, non molto tempo fa, ha incontrato suo padre, e la verità è venuta a galla.”
    “Raccontaci tutto.” Disse Selenia.
    “Sicuri? Se ho capito bene non avete molto tempo.”
    “Qualche ora possiamo permettercela. Inoltre, se l’universo è in pericolo, lo siamo anche noi.”
    Sora sospirò. “Comincio a raccontarla troppe volte questa storia…”

    “Capisco… E così, ora il nostro destino è nelle mani di questo Dark…” fece Selenia, non appena il castano finì di raccontare il suo viaggio.
    “Sì. Lui farà di tutto per fermare suo padre e Xehanort, ne sono sicuro. E io non posso essere da meno. Userò tutte le mie forze per aiutarlo. L’Oscurità non vincerà!”
    “Ma come agisce l’Oscurità? Non interverrà di persona ogni volta, no?”
    “Una volta avrei potuto rispondere di no. Ma ora… si è già mostrata di fronte a quasi tutti noi. Ha distrutto il nostro mezzo di trasporto nel tentativo di eliminarci. Senza contare come ha costretto Dark a torturare Hikari…”
    “Questo significa… che c’era lui dietro a M? È lui il responsabile di tutto il male?”
    Sora scosse la testa. “No, altrimenti gli basterebbe volere che tutti diventassero come Xehanort. Lui sfrutta l’oscurità presente nei cuori: dubbi, rabbia, odio… anche il dolore… Lui usa questi elementi per farti cadere sua vittima. È per questo che bisogna fare attenzione: in tutto l’universo ci sono solo sette cuori privi d’oscurità, e le persone a cui appartengono sono definite le sette Principesse della Luce. Sono state riunite una volta da Xehanort, che ha rubato e messo insieme sei di quei cuori, creando un Keyblade oscuro. Un Keyblade in grado di aprire i cuori.”
    “E che cos’è successo?”
    “All’epoca Xehanort aveva prima guidato e poi posseduto un mio amico, fino ad assumere il controllo completo del suo corpo. A essere sincero, ho iniziato il mio primo viaggio per motivi egoistici: la mia isola era stata distrutta, e io ho cominciato a cercare Riku e Kairi per i vari mondi. Riku però non è riuscito a resistere all’oscurità, e si è lasciato dominare. Dopo aver sfruttato una creatura che mirava a dominare i mondi, ha prelevato i cuori di sei principesse, e con quel Keyblade mi ha attaccato. Io riuscii a sopraffarlo, ma prima di andarsene, mi rivelò chi era la settima principessa e dov’era il suo cuore.”
    “E dov’era?” chiese Arthur.
    Sora si portò una mano sul petto.
    “Qui. Era sempre stato con me, perché la settima principessa della Luce era Kairi, e lei aveva involontariamente trasferito il suo cuore dentro il mio.” Rivelò facendosi scappare una piccola risata. “Pare che i cuori mi prendano come un hotel dove riposarsi lontano dai loro corpi.”
    “Com’è possibile? Insomma, uno non può avere due cuori!” esclamò Selenia.
    “Non due cuori fisici… noi custodi ci riferiamo ai cuori come anime. I cuori contengono ricordi, sentimenti… contengono la nostra essenza.”
    “E come hai liberato il cuore di Kairi?” lo interruppe Bétamèche.
    “Facendo l’unica cosa che mi venne in mente. Xehanort prima di scomparire aveva lasciato cadere a terra il Keyblade. Perciò lo presi e mi colpii al cuore, rilasciando il cuore di Kairi. E anche il mio. Scomparvi nell’oscurità, tornando indietro come Heartless. Però, a differenza di tutti gli altri, ero riuscito a mantenere la mia identità. Ero cosciente di chi ero.”
    “Aspetta… vuoi dire che adesso sei un Heartless?” domandò Selenia, portando la mano su un pugnale che aveva legato attorno alla vita.
    “No, no, tranquilla. Quando incontrai di nuovo Kairi, tornata in possesso del suo cuore, avvenne quello che si potrebbe definire un miracolo. Nonostante il mio Heartless e il mio Nessuno fossero ancora vivi, riuscii a tornare me stesso, come mi vedete ora.”
    “Nessuno? Aspetta, che cosa significa?”
    “Roxas, il mio Nessuno. Quando si crea un Heartless, nasce un Nessuno. E se il tuo cuore è sufficientemente forte, il Nessuno ha il tuo aspetto e ricordi. Tuttavia, non è in grado di provare sentimenti.”
    Bétamèche aprì la bocca per fare un’altra domanda, ma non ebbe il tempo di pronunciare sillaba che il terreno cominciò a tremare.
    “C-Che cosa sta succedendo?!” esclamò Arthur, cercando di restare in piedi.
    “La Luna!” gridò Selenia, alzando un dito verso il satellite.
    Tutti seguirono lo sguardo, per poi spalancare gli occhi.
    Come se vi fosse stata incisa, una serratura brillava sopra di essa.
    “Impossibile!” urlò Sora, evocando il Keyblade e puntandolo contro l’astro notturno.
    Il raggio di luce uscì come sempre, ma durante il tragitto s’infranse nel nulla.
    “Che cosa? Perché non riesco a chiuderla?”
    “Che cosa sta succedendo, Sora?” chiese Arthur.
    “Qualcuno ha aperto la serratura del vostro mondo!” rispose il custode, senza nascondere la sua preoccupazione. “E per qualche motivo, il mio Keyblade non riesce a richiuderla!”
    “Che cosa significa?”
    “In parole povere… questo mondo potrebbe essere presto distrutto.”
    Prima di poter dire altro, intorno a tutta la piazza apparvero un centinaio di piccoli varchi oscuri, da cui uscirono degli Shadow, affiancati da alcuni Soldati.
    “E questi cosi da dove saltano fuori? Non sono insetti!”
    “No, questi sono Heartless! Non provate ad attaccarli, le vostre armi non serviranno a nulla contro di loro!” rispose Sora, alzando la mano libera e aprendo un varco dietro di lui. “L’ho impostato verso la cucina di Arthur, attraversatelo! Non posso assicurarvi di riuscire a proteggervi tutti se restate qui!”
    “Non possiamo abbandonarti a combattere da solo!”
    “Ho affrontato migliaia di questi esseri, non è un problema per me, ma se voi restate qui, mi sareste solo d’intralcio!” replicò il custode, per poi creare una sfera di fuoco che lanciò contro un paio di Heartless, che esplosero non appena colpiti dalla magia. “Vi prego, fate come vi chiedo!”
    “Va bene… Forza, andiamo!” ordinò il padre di Selenia, correndo dentro il varco, seguito subito da tutti gli altri.
    Solo Selenia e Arthur rimasero al loro posto, senza muoversi.
    “Che cosa credete di fare? Vi ho già detto che le vostre armi sono inutili contro di loro!” urlò Sora.
    “E con ciò?” domandò Selenia, lanciando il suo pugnale a Arthur, che lo prese al volo, per poi tirarne fuori un altro da una tasca, buttando via la fodera. “Questo è il nostro mondo, e io sono la futura regina dei Minimei. Non crederai davvero che me starò in disparte a guardarti combattere per noi, vero?”
    Il custode sospirò, per poi lanciare il Keyblade come un boomerang, falciando una decina di Heartless, che scomparvero nell’oscurità.
    “Fate come volete, ma vi avverto che le cose non-”
    Ma prima che potesse finire la frase, Selenia lanciò il pugnale contro un Heartless, trapassandolo in piena testa, facendolo così sparire.
    “Che cosa dicevi sul fatto che le nostre armi erano inutili?” chiese lei, sorridendo.
    Sora la guardò esterrefatto, per poi scuotere violentemente la testa.
    “Non male, lo ammetto. Sono pochi quelli che riescono a ferire o eliminare un Heartless senza usare il Keyblade. Ma ora non hai più nessuna arma da usare.”
    “Anche se l’avesse, sarebbe inutile.” Disse una voce.
    Sora e i due Minimei si girarono, ritrovandosi a guardare Maltazard, libero, che camminava tra gli Heartless senza alcuna difficoltà.
    “Tu?!” esclamò irata Selenia.
    “Già, io.” Rispose lui, sorridendo.
    “Visto così, fa decisamente paura…” commentò Sora. “Come hai fatto a liberarti?”
    “Ottima domanda, custode… Vedi, il tuo arrivo era in parte previsto. Lo stavo aspettando per attuare questo piano. Tuttavia, non dovevi essere tu.”
    “E chi allora?”
    Maltazard sorrise di nuovo, per poi parlare con una voce diversa.
    “Dark. Aspettavo lui per manovrare questo debole essere.” Disse.
    Sora spalancò gli occhi.
    “Tu!” esclamò, puntandogli contro il Keyblade.
    “Lui chi?” domandò Selenia.
    “L’Oscurità… è nel corpo di Maltazard.” Spiegò il custode, deglutendo.
    “Già… Sono proprio io.” Continuò l’avversario, schioccando le dita. “E dimmi, Sora, come pensi di affrontarmi con quelle tue ridotte dimensioni? Come vedi, la serratura è bloccata. E il tuo misero Keyblade non può fare nulla.”
    “Che cosa vuoi fare al nostro mondo?!” gli urlò Arthur.
    “Distruggerlo ovviamente.”
    “Non te lo permetterò!” dichiarò il custode, partendo all’attacco pronto a colpirlo.
    Ma questi alzò un braccio, bloccandolo a mezz’aria.
    “Non sei ancora sufficiente…” giudicò, per poi spedirlo indietro, facendolo andare a sbattere per terra.
    “Sora, Arthur, Selenia! Affrontatemi se ci riuscite!” li sfidò, mentre gli Heartless attorno a lui cominciavano a circondarlo, per poi farlo sparire sotto la loro massa.
    Per qualche secondo non successe nulla.
    Poi, tutto d’un colpo, una colonna nera si alzò da dove si trovavano, raggiungendo il cielo.
    Lentamente, questa cominciò a cambiare forma, assumendo gli stessi tratti di Maltazard, solo che adesso era alto un centinaio di metri.
    Sora e i due compagni alzarono lo sguardo.
    “È un po’ più alto dell’ultima volta…” considerò Arthur, deglutendo e indietreggiando.
    “Ha fuso gli Heartless con lui… l’ha trasformato definitivamente in un essere oscuro…” disse il custode, guardando il suo Keyblade.
    “Che cosa facciamo? Era impossibile affrontarlo quando era alto come un umano, e ora…”
    “A questo punto non mi resta altra soluzione… dovrò forzare il passaggio.” Decretò Sora, alzando il Keyblade verso l’alto.
    “Che cosa?”
    “La nostra trasformazione. Cercherò di innescarla artificialmente e immediatamente, ma non posso assicurare nulla sui risultati.”
    “Potresti farlo anche per me?” chiese Selenia. “Non voglio restare in disparte.”
    “Ma Selenia, tu-”
    “Se tu puoi trasformarti in uno di noi, allora anch’io posso diventare come te.” affermò lei, per poi tornare a guardare Sora.
    “Non lo so… potrebbe funzionare, oppure no. Non sono nemmeno sicuro funzioni per me e Arthur.”
    “Provaci.”
    Il ragazzo annuì, mentre il Keyblade s’illuminava.
    “Allora andiamo!” urlò, mentre gli altri due mettevano le mani sul Keyblade.

    Maltazard voltò lo sguardo verso il basso, vedendo una luce brillare, per poi diventare sempre più grande.
    Prima che potesse rendersene conto, si divise in tre fasci, che andarono a sbattere sull’erba del giardino.
    “Ohi… l’atterraggio non è stato dei migliori neppure stavolta…” fece il custode, tornado al suo aspetto normale, rialzandosi.
    “Già…” rispose Arthur. “Tutto bene, Sele-”
    Ma il bambino si bloccò.
    Di fronte a lui c’era una bambina della sua età, con lunghi capelli rossi e con addosso una tunica verde, che si stava rialzando da terra.
    “Che male… voi custodi non siete i migliori nel far atterrare qualcuno, vero?” chiese, guardandoli, per poi spostare la testa a lato. “Arthur, perché mi stai guardando con la bocca aperta?”
    “S-Sei… fantastica…” disse lui, cercando di riprendersi.
    Ma prima che potesse dire altro, una folata di vento si alzò su di loro, sollevandoli da terra.
    “Vedete di resistere a quest’altra di caduta!” urlò la voce dell’Oscurità, scagliando verso l’alto Arthur e Selenia, mentre spedì Sora nuovamente sul prato.
    “No!” urlò il castano, guardando i due bambini volare verso l’alto.
    Ma prima che potesse anche solo pensare ad altro, il rumore di un vento impetuoso, che sembrava costretto in una feritoia riempì l’aria, sovrastando ogni altro suono.
    “E ora che cosa sta-” fece il custode, per poi vedere il cielo sopra di loro piegarsi, lasciando uscire dal nulla una cabina del telefono blu, che andò a sbattere contro il volto di Maltazard, rimbalzandoci sopra e allontanandosi illesa, continuando a ruotare su se stessa a velocità folle, e con suo orrore, Sora la vide andare verso Arthur e Selenia.
    Tuttavia, prima che i due potessero andarci a sbattere contro, una porta si aprì verso l’interno da uno dei lati, lasciando entrare i due, e lasciando sentire subito dopo il rumore di due tuffi.
    “Eh?” esclamò sorpreso, sbattendo le palpebre un paio di volte, non sicuro di aver sentito bene, per poi vedere la cabina scomparire nello stesso modo in cui era arrivata.

    Arthur e Selenia uscirono subito con la testa dall’acqua, cercando di riprendere aria.
    “Ma che diamine è successo?!” sbottò la bambina, nuotando fino al bordo di quella che aveva tutta l’aria di essere una piscina al chiuso.
    “Scusateci, ma non abbiamo avuto il tempo di farvi arrivare nella stanza dei materassi.” Disse una voce, mentre i due videro degli asciugamani volare verso di loro, prendendoli al volo. “Uscite e asciugatevi. Direi che non è il momento giusto per perdere tempo in un bagno.”
    “Ma come… stavamo precipitando e siamo caduti… in una piscina?” fece Arthur, guardandosi intorno.
    “Sì, cose che capitano più volte di quanto possiate immaginare.” Continuò la voce, mentre una ragazza dai capelli biondi che indossava un paio di jeans e una maglietta rossa entrava nella stanza. “Anche se a essere sincera, mi mancavano ancora un mostro gigante e due bambini che tentano stupidamente di affrontarlo.”
    “Chi sei?”
    “Rose Tyler, piacere di conoscervi. Ora sbrigatevi e seguitemi.”
    I due annuirono, ancora sorpresi, avvolgendosi con gli asciugamani e seguendola nella stanza accanto.
    Si ritrovarono in una stanza enorme, con al centro uno strano macchinario che arrivava fino al soffitto, composto da un panello circolare che stava attorno a una colonna di vetro al cui interno c’erano diversi pezzi in movimento.
    Di fronte a quel tripudio di tecnologia, intento a muovere leve e premere bottoni, a volte prendendoli a martellate, si trovava un uomo con un completo elegante beige.
    “Stanno bene tutti e due.” Gli disse la bionda, raggiungendolo. “Quanti danni abbiamo subito?”
    “Mia cara Rose, lo dovresti sapere che quasi niente può scalfire questa bellezza!” rispose l’uomo, con un tono assolutamente non serio, guardandola con un sorriso e baciando la macchina subito dopo. “Nemmeno un mostro gigante alto circa cento volte più di noi.”
    “Arthur… che cos’è quella cosa?” chiese Selenia, guardando incredula il macchinario, che sembrava continuare a sbuffare.
    “Ehi!” esclamò l’uomo, girandosi verso di lei. “Parlane bene, non è una qualsiasi cosa! Lei è il TARDIS, ed è grazie a lei se vi abbiamo salvato l’osso del collo. Ora… voi chi siete?”
    “Questo dovremmo esserlo noi a chiederlo! Siete custodi?” replicò Arthur.
    “Custodi? Certo che no.” Rispose Rose, sorridendo. “Sebbene anche noi passiamo gran parte del nostro tempo a salvare mondi…”
    “È un soprannome che mi manca ancora. Alcuni mi chiamano Distruttore, altri Salvatore, altri ancora Vattenedalnostromondo… No, forse quest’ultimo non è un nome…” rifletté guardando in alto. “Ma che importanza ha? Voi chiamatemi il Dottore.”
    “Il Dottore? E che razza di nome è? E dove ci troviamo adesso?” urlò Selenia, perdendo la pazienza.
    “Come ho detto prima, siete a bordo del TARDIS, e per essere meno precisi, stiamo volando nello spazio tempo, ma non avete ancora risposto alla mia domanda… chi siete?”
    “Io sono Selenia, principessa dei Minimei.” Rispose la ragazza, per poi guardare il compagno. “E lui è Arthur, mio marito.”
    “Marito? Non siete un po’ troppo… giovani?” chiese Rose.
    “Oh, no. Anzi, per alcuni sono anche decisamente grandi.” Fece il Dottore, per poi tirare fuori da una tasca uno strano oggetto di metallo, che puntò contro i due, facendo accendere una luce azzurra accompagnata da un ronzio.
    “Interessante… Uno di voi è umano, e l’altro non proprio.” Disse spegnendolo. “Ma chi sono io per parlare? Dopotutto non credo ci siano umani con due cuori come me, no?”
    “Che cos’è quello? Una specie di spada laser?” domandò Arthur.
    “Oh, nulla di così incredibilmente banale. È un cacciavite sonico. Allora…” continuò lui, alzando entrambi gli indici delle mani. “Che cos’era quella cosa là fuori?”
    “L’Oscurità. Era l’Oscurità dentro il corpo di un nostro nemico.”
    “L’Oscurità? Dottore, non è un po’ presto? E soprattutto, non avevi detto che non interveniva mai in prima persona?!” esclamò Rose, guardando l’uomo, che assunse un’espressione semi preoccupata.
    “Primo, il Dottore mente. Secondo, il Dottore molto, ma veramente molto raramente, sbaglia.”
    “Tipo modesto, eh?” lo interruppe Selenia.
    “Quando hai oltre novecento anni umani, della modestia non rimane molto.” Rispose lui, ignorando la ragazza, la quale sgranò gli occhi. “Terzo… Il Dottore non ha mai voluto affrontare quel mostro. E non mi riferisco a quello qui fuori, ma quello che si trova dentro.”
    “C’è qualcosa di cui hai paura anche tu?”
    “Ho paura di molte cose, Rose. Ma quella è la prima della lista. Mi dispiace ragazzi, ma questo cambia le carte in tavola. Ce ne andiamo il più lontano possibile! Che ne dite dell’anno 3000? Molto pacifico, almeno finché non arriveranno gli alieni per tentare di conquistare di nuovo la Terra e-”
    “Noi non andremo da nessuna parte!” esclamò Selenia, avvicinandosi a lui e guardandolo minacciosa. “Là fuori c’è il nostro mondo, e i nostri amici! Il mio popolo! Non li abbandonerò scappando come una codarda!”
    “E io sono con lei!” disse Arthur. “Inoltre, Sora sta combattendo da solo e non-”
    “Sora?” fece il Dottore, guardandoli. “Un ragazzo dai capelli castani, a punta, tutti all’insù, aria un po’ da tonto, occhi azzurri… Quel Sora?”
    “Lo conosci?” domandò Rose.
    “Diciamo di sì… io conosco lui, ma lui non conosce me. Non ancora almeno. E forse non mi conoscerà mai.”
    “Basta, non aspetterò oltre!” dichiarò la principessa dei Minimei, andando verso l’unica porta della stanza. “Io vado. Forza Arthur, non possiamo lasciare che M vinca.”
    “La serratura del vostro mondo è stata aperta.” Disse il Dottore. “Non è un evento che capita spesso. E quando capita, quel mondo è condannato.”
    “Allora noi cambieremo questa regola.” Rispose Arthur. “Selenia ha ragione, non possiamo arrenderci così.”
    Il Dottore restò in silenzio per qualche secondo, per poi sorridere.
    “Sapete, chiudere una serratura è un’esperienza che ancora mi manca!” esclamò, cominciando di nuovo a trafficare con il marchingegno al centro della stanza.
    Subito l’intera struttura cominciò a tremare.
    “Ma prima, dobbiamo andare a prendere qualcun altro!” annunciò, afferrando altre leve per non cadere. “Senza considerare che ora come ora, voi due non avete nessuna possibilità di vittoria. Tenetevi forte!”


    Sora venne colpito in pieno dal pugno della creatura, che lo spedì contro un muro della casa di Arthur, il quale cedette e lo lasciò entrare, rotolando lungo il pavimento e le macerie, fermandosi contro l’altro muro.
    “Maledizione… è troppo forte…” mormorò, rialzandosi ma cadendo subito a terra, sputando del sangue.
    Lo sguardo gli cadde sul varco che si stava chiudendo in ciò che restava della cucina.
    Fortunatamente era riuscito ad aprirlo e a far entrare i Minimei, i nonni di Arthur e i guerrieri Bogo-Matassalaï, mandandoli nella Città di Mezzo.
    Ora, però, era da solo.
    La cabina che aveva preso Arthur e Selenia era scomparsa nel nulla prima che riuscisse a raggiungerla, e ora Maltazard era in piedi di fronte a lui, ghignando.
    “Allora Sora… Vuoi continuare a combattere o ti arrendi?” fece la voce dell’Oscurità, che risuonò nell’aria.
    “Mai!” replicò il custode, tagliando l’aria di fronte a sé con il Keyblade. “Non mi arrenderò mai a te!”
    L’avversario ridacchiò. “Divertente… e come speri di fare? Sei rimasto da solo ad affrontare me, l’essere più potente dell’universo. Non ho visto chi è intervenuto prima per salvare quei due mocciosi, ma anche lui è scappato via subito.”
    Sora digrignò i denti per la rabbia.
    “Sì, così. Presto cadrai anche tu sotto il mio potere.”
    “No… Io ti sconfiggerò assieme a tutti gli altri! Non vincerai!”
    “La tua è una causa persa, custode della Luce!”
    Sora fece per replicare, ma si sentì di nuovo lo stesso rumore di prima.
    Il custode si girò, vedendo la cabina blu cominciare a materializzarsi dal nulla alle sue spalle, finché non divenne definitivamente visibile.
    “Sai… mi piacciono le cause perse.” dichiarò una voce, mentre la porta dalla cabina si apriva, lasciando uscire il Dottore. “Sono quelle che ti spingono ad andare avanti.”
    “E tu chi sei?” domandò il castano, alzandosi.
    “Sono il Dottore. E tu sei Sora, giusto? Piacere di conoscerti nuovamente, ma se non ti dispiace, rimanderò a dopo i saluti.”
    “Il Dottore?” ripeté l’Oscurità, per poi scoppiare a ridere sonoramente. “Non ci credo… mi hai evitato per così tanto tempo e ora vieni di fronte a me di tua spontanea volontà!”
    “Che cosa?” esclamò il custode, guardando alternamente i due.
    “Sì, hai ragione. Sono oltre novecento anni che scappo da te. Come fanno quasi tutti nell’universo, aggiungerei. A essere precisi, è quello che fanno fin dall’inizio dei tempi. Sai, li ho sempre visti opporsi a te.”
    “Sono sempre stato temuto da tutti, non c’è bisogno che tu venga a ricordarmelo.”
    “Ho passato la mia intera vita a cercare di metterti i bastoni tra le ruote, per quanto mi fosse possibile senza un confronto diretto, ma tu hai sempre manovrato tutti i miei nemici, dico bene?”
    “Insomma, di cosa state parlando?” chiese Sora, confuso.
    “Solo che in tutta la storia dell’universo, mi sono sempre ritrovato ad affrontare creature corrotte da lui.” Spiegò il Dottore. “E che ora è giunto il momento che io lo affronti faccia a faccia.”
    “E come conti di fare, Dottore?” chiese divertito l’Oscurità. “So bene che tu non usi mai nessuna arma oltre al tuo cacciavite. E quello con me è inutile.”
    “Vero. Per questo, ho chiesto aiuto a un po’ di persone.” Rispose lui, mentre dalla cabina uscivano Arthur e Selenia, entrambi con in mano una spada, i quali si voltarono verso l’alleato.
    “Siamo in ritardo?” chiese la principessa sorridendo.
    “Arthur! Selenia! State bene!” esclamò sollevato il custode della Luce, osservando come sembravano più grandi rispetto a pochi minuti prima.
    “E non sono soli!” urlò un’altra voce, mentre dietro i due sposi appariva un ragazzino dai capelli bianchi, affiancato da un altro della stessa età dai capelli verdi e neri, che teneva in mano una canna da pesca.
    “Così è lui quello che dovrei salvare?” chiese una ragazza dai capelli viola, che indossava una divisa scolastica, tirando fuori da una tasca un ventaglio con cui cominciò a farsi aria. “Consideralo già fatto.”
    “Tsk! Non c’è alcun bisogno di salvarlo. Basta assicurarsi che quell’altro tipo sia fatto a fettine sufficientemente piccole da risultare innocuo.” Replicò un uomo dai corti capelli verdi, che si portava dietro tre spade e che rivolse subito uno sguardo minaccioso al nemico.
    “Cavoli Dottore… Quando mi ha chiesto aiuto, non pensavo che mi sarei ritrovato con una simile squadra di pazzi…” commentò un altro uomo dai capelli neri, che aveva tra le mani quello che pareva essere un grosso cannone laser.
    “Beh, io e il fratellone abbiamo visto cose anche più assurde… forse.” Fece Alphonse, uscendo e mostrando un sorriso.
    “Tutto questo non ha importanza.” Disse un altro ragazzo, che indossava dei vestiti neri, uscendo e togliendo dalla mano sinistra un guanto dello stesso colore. “Occhio per occhio, dente per dente, male per male.”
    “Spero non ti dispiaccia, Oscurità, ma ho pensato che prelevare un po’ di persone in grado di affrontare gli Heartless, e spero anche te, potesse tornare utile.”
    Maltazard li guardò tutti dall’alto, per poi scoppiare ancora a ridere.
    “Tu pensi davvero che portandomi dei ragazzini io possa essere in difficoltà? Mi deludi, Dottore.”
    Ma prima che potesse dire altro, un raggio laser lo colpì in mezzo agli occhi, costringendolo a cacciare un piccolo lamento.
    “Forse da soli no, ma tutti insieme credo che qualcosa riusciremo a farti.” Disse una donna dai ricci capelli biondi, abbassando un pistola.
    “Mi chiedevo quando saresti arrivata. Tutto bene?” fece il Dottore, guardandola.
    Lei gli sorrise. “Spoiler.” Rispose semplicemente, appoggiando la canna della pistola sulla spalla. “Ora, ho creduto necessario portare qui un altro custode… Spero non ti dispiaccia, dolcezza.”
    “Un altro custode?” intervenne Sora.
    “Esatto. Un custode che a quanto pare in questo tempo non esiste più.” Rispose una voce, mentre una figura si avvicinava a loro. “Ma non ha importanza. Ero pronto a una simile eventualità.”
    Sora guardò sorpreso l’uomo che si stava avvicinando: indossava una tunica bianca, che copriva un’armatura che al custode della luce ricordò quella di Aqua, Terra e Ventus, soprattutto per via dello stesso simbolo che aveva sulla vita. Il suo volto era deturpato da due vistose cicatrici, che rendevano ancora più dura la sua espressione seria, e allo stesso tempo malinconica. I suoi capelli erano neri, con una capigliatura che ricordava vagamente un ananas. Infine impugnava un Keyblade grigio, che Sora riconobbe immediatamente.
    “Master… Eraqus?” pronunciò incredulo.
    “Vedo che conosci il mio nome.” Rispose lui, raggiungendolo e guardandolo con attenzione, soffermandosi sul suo Keyblade. “Posso sapere come ti chiami.”
    Il castano si riprese subito, togliendosi di dosso la sua aria sorpresa. “Io sono Master Sora. È un onore conoscere l’insegnante di Aqua, Terra e Ventus!” rispose.
    “Master? Così giovane?” commentò lui, sorridendo. “Sembra che le cose siano messe davvero male. Chi è stato a nominarti?”
    “Master Aqua e Master Yen Sid.”
    “Ragazzo, è meglio non spoilerare troppo del futuro. Potresti cambiare gli eventi.” Disse la donna.
    “Se non sbaglio, sei stata tu a portarlo qui.” Le fece notare il Dottore.
    “Oh, per te questo e altro, dolcezza.” Rispose lei divertita, per poi puntare di nuovo contro l’avversario la sua pistola. “Ora, che cosa facciamo con lui?”
    “Io direi di cominciare col farlo uscire da quel corpo.” Fece Arthur, alzando la spada di fronte a sé. “Non ci siamo allenati per anni per niente!”
    “Anni?” domandò Sora. “Ma sono passati sì e no dieci minuti!”
    “Non per loro.” Spiegò il Dottore. “Li ho portati in un altro mondo e in un altro tempo per farli allenare. E sì, il TARDIS, alias cabina del telefono blu, può viaggiare nel tempo e nello spazio.”
    “L’ultimo esemplare della sua specie.” Ricordò l’Oscurità. “Proprio come te, Signore del Tempo. Sterminatore di Dalek. O come preferisci che ti chiami?”
    “Dottore andrà più che bene. Tu invece… come dobbiamo chiamarti? M? Maltazard? Oscurità?”
    “Chiamatemi Fine!” rispose lui ghignando, per poi alzare una mano, facendo cadere una decina di fulmini a terra.
    La maggior parte dei presenti li evitarono, tranne la ragazza dai capelli viola, la quale ne prese in pieno uno, restando tuttavia in piedi senza alcuna difficoltà.
    “Tutto qui?” domandò lei, chiudendo di colpo il ventaglio, il quale stava fumando per la temperatura a cui era appena stato sottoposto. “Speravo in qualcosa di meglio. Kumagawa era ben più pericoloso.”
    “Oh, una Anormale. Hai scelto degli alleati piuttosto strani, Dottore.”
    “Sai com’è, non volevo sfigurare.” Rispose lui sorridendo. “E Medaka mi sembrava un’ottima candidata.”
    “Umpf!” fece lo spadaccino dai capelli verdi, avvicinandosi e mettendosi tra i denti l’elsa di una delle spade. “Esibizionista. Ma devo essere grato di poter affrontare un avversario così potente.”
    “Non cambi mai, eh, Zoro?” intervenne Arthur. “Ci hai addestrato per un anno e continuavi a chiederci solo se valeva la pena affrontarlo.”
    “Sai, a furia di affrontare solo Marines, uno comincia ad annoiarsi. E il mio mondo non è ancora stato raggiunto dagli Heartless.”
    “Marines? Vuoi dire che sei un pirata?” domandò l’uomo con il cannone, sorridendo e guardando l’avversario. “Ad ogni modo, concordo con il verdino, però devo ammettere che per uno che si definisce l’essere più potente dell’universo speravo in qualcosa di più… carino, ecco.”
    “Quel Jack mi fa un po’ di paura…” fece il bambino albino, per poi tendere le mani di fronte a sé, creando tra esse qualche lampo. “Tu non trovi Gon?”
    “Non saprei Killua… non mi sembra uno cattivo. Anche se mi ricorda un po’ Hisoka…” rispose il ragazzino al suo fianco, appoggiando sulla schiena la canna da pesca.
    “Il fratellone probabilmente sbatterebbe la testa da qualche parte dicendo che non è possibile…” mormorò Alphonse, per poi battere le mani e poggiandole a terra, creando una spada che impugnò subito. “Fortuna che io oramai mi sono arreso al fatto che la legge dello scambio equivalente non vale in tutti i mondi!”
    “Umpf.” Fece l’ultimo ragazzo del gruppo portato dal Dottore, schioccando le dita e facendo uscire dalla mano una fiammata blu che colpì in pieno Maltazard, il quale però la dissipò muovendo il braccio. “Questo tipo sarà piuttosto difficile da eliminare.”
    “Tu non sei mica il male che sconfigge il male, Ogami-kun?” domandò Medaka, guardandolo con un sorrisetto. “Dovresti essere più forte allora.”
    “Incredibile…” riuscì semplicemente a dire Sora, guardando il gruppo, mentre Eraqus lo affiancava.
    “L’universo dev’essere davvero in crisi per aver dovuto riunire così tante persone di mondi differenti. Cosa ne è stato dei passaggi?”
    “Sono stati distrutti qualche anno fa.” Rispose il castano. “Ho viaggiato per i mondi per sigillare le serrature, ma dopo la mia sosta al Castello dell’Oblio, ho dovuto riaprire i passaggi, facendo però in modo che gli Heartless non potessero viaggiarci.”
    “Il Castello dell’Oblio, hai detto? Vuoi dire che sei stato al suo interno e ne sei uscito indenne?”
    “A dire la verità ho perso tutti i miei ricordi, ma un’amica è riuscita a restituirmeli.” Rispose con una risatina Sora.
    Eraqus spalancò gli occhi, mentre per un istante gli parve che la figura di Sora venisse sostituita da quella di Ventus.
    “Capisco. Allora sei tu.” costatò sorridendo e guadagnandosi un’occhiata curiosa. “Colui che ha salvato il cuore di Ventus.”
    “Molto bello questo momento di riunione, però vi ricordo che di fronte a noi c’è la personificazione del male.” Li interruppe River. “Che ne dite di affrontarla?”
    Sora e Eraqus si voltarono a guardarla, per poi scambiarsi uno sguardo d’intesa.
    Senza dire altro, i due scomparvero, riapparendo ai due lati della testa dell’Oscurità.
    “Che cosa?!” urlò lui, mentre sulla punta dei Keyblade cominciò a crearsi una sfera di luce. “Come osate-”
    Ma non riuscì a finire la frase che la magia dei custodi lo colpì in pieno, facendo letteralmente esplodere la sua testa in centinaia di fasci di luce, che si estesero su tutto il corpo, il quale si dissolse in pochi secondi.
    “Come? Lo hanno già eliminato?” domandò con somma disapprovazione Zoro. “Diamine, non sono nemmeno riuscito a colpirlo.”
    “Sbagli.” Intervenne il Dottore. “Hanno distrutto solo il corpo. La vera battaglia inizia ora.”
    “Risposta esatta, Dottore!” rispose una voce, mentre l’Oscurità riappariva da un varco, avvolta dal suo impermeabile nero.
    “Cosa?” esclamò incredulo Eraqus, tornando a terra assieme a Sora, che prese subito la parola.
    “Non si può sconfiggere così facilmente. Lui è l’essenza stessa dell’oscurità. Nemmeno suo figlio è riuscito a eliminarlo.”
    “Figlio?!” esclamò Alphonse. “Vuoi dire che quella cosa ha avuto un figlio?!”
    “E tu lo conosci, Alphonse Elric. Dopotutto, devi a lui il recupero del tuo corpo!” esclamò Nigrae, facendo spalancare gli occhi all’alchimista.
    “No… impossibile…” mormorò il ragazzo, voltandosi verso il custode castano.
    “Dark è suo nemico quanto noi!” replicò Sora, alzando il Keyblade, pronto a partire all’attacco. “Ha cercato di controllarlo, ma grazie a Hikari è riuscito a rompere l’ipnosi e a opporsi! Inoltre nemmeno ne era lui a conoscenza!”
    “Mi pare di capire che non sono l’unico ad avere una famiglia strana alle spalle.” Commentò Killua, per poi alzare una mano, le cui dita si rimodellarono divenendo dei grotteschi artigli. “Beh, mi pare di capire che non se la prenderà se priverò il suo vecchio del cuore!”
    Senza dire altro scomparve alla vista di tutti, riapparendo di fronte all’avversario.
    “Muori!!!” urlò, colpendolo in pieno petto.
    Ma prima che potesse anche solo pensare di sorridere, fu scagliato indietro dalla pura oscurità, facendolo volare fino a sbattere contro il TARDIS.
    “Killua!” gridò Gon.
    “Davvero pensate che i vostri miseri attacchi possano farmi qualcosa? Io sono l’essere più forte dell’universo! Esisto da molto prima che si creassero i vostri atomi!”
    “Cavoli… e io che pensavo che i Dalek fossero degli ossi duri…” mormorò Jack, per poi guardare il Dottore. “Idee?”
    “Al momento temo di no… Possiamo solo combattere usando tutte le nostre capacità… ma il problema principale è che abbiamo solo due custodi con noi…”
    “Lascia fare alla tua mogliettina.” Disse River, facendo fuoco contro Nigrae, il quale rimase impassibile.
    “Credi davvero che quella tua pistola-”
    Ma l’Oscurità questa volta s’interruppe, alzando subito le braccia per fermare il proiettile laser, il quale si ingrandì pochi istanti prima di colpirlo, creando un’esplosione tale da far alzare un piccolo tornado.
    “Mai sottovalutarmi.” Continuò la donna, soffiando sulla canna della pistola, facendo emettere un fischio di ammirazione a Jack.
    “Però Dottore! Si vede che è sua moglie! Avete lo stesso stile!”
    “Sinceramente non sapevo neppure io che era mia moglie…” rispose il Signore del Tempo. “Purtroppo, però, temo che non sia servito a niente…”
    Infatti, come risposta, un raggio nero uscì dal fumo creatosi dall’esplosione, diretto verso il Dottore.
    Ma prima che questi potesse scansarsi, Medaka si mise in mezzo, incrociando le braccia e ricevendo in pieno il colpo, arretrando di qualche metro.
    “Q-Questo sì che si è sentito…” si lamentò, mentre abbassava le braccia, sulle quali erano rimasti grossi lividi. “Ho perso anche qualche costola…”
    “Umpf. Non male… Credevo avrebbe superato anche le tue difese.” Fece Nigrae, riemergendo dal fumo.
    “Allora vediamo se tu riesci a superare queste!” esclamò Master Eraqus, scagliando dal Keyblade una serie di catene dorate, che si avvolsero attorno all’Oscurità. “Ora, tutti insieme!”
    “Poveri stupidi!” urlò lui, distruggendo i vincoli come se niente fosse, per poi avvolgersi con la sua aurea, facendo volare via tutti quanti, che rovinarono a terra pochi istanti dopo.
    “Ugh… Ma quanto è forte?” si lamentò Selenia, rialzandosi ansimando.
    “Sapete… sarei tentato di eliminarvi tutti qui adesso… Però non sarebbe divertente a sufficienza.” Disse Nigrae.
    “Non credere che io mi arrenda così facilmente!” urlò Zoro, rimettendosi in piedi e correndo verso di lui, con le spade incrociate.
    L’Oscurità sorrise, per poi scomparire dalla vista di tutti e ricomparire di fronte al pirata, prendendolo per il collo e costringendolo a lasciare cadere a terra le tre spade.
    “Non riesci a sconfiggere Mihawk, credi di poter eliminare me?”
    “Lascialo andare!” urlò Sora, raggiugendoli e cercando di colpirlo con il Keyblade, mossa che l’avversario evito saltando indietro.
    “Come desideri!” rispose, lanciandoglielo contro.
    Sora spalancò gli occhi, facendo scomparire il Keyblade e prendendo al volo il compagno, cadendo a terra per il peso.
    “E ora… sparite!” esclamò Nigrae, lanciandogli contro un raggio oscuro.
    Tuttavia, prima che riuscisse a raggiungerli, questo venne intercettato dal TARDIS, che apparve avanti ai due guerrieri, prendendo in pieno il colpo, restando tuttavia integro.
    “Cosa?” fece incredulo il custode, rialzandosi. “Come può aver resistito?”
    “Il TARDIS non è così facile da distruggere.” Rispose il Dottore, sorridendo. “Ha sopportato l’invasione del più grande esercito della Terra, e nessuno è riuscito anche solo a scalfirne la porta. Questa è la mia ragazza!” dichiarò con orgoglio.
    Nigrae sorrise sotto il cappuccio, cominciando a scomparire nel suo stesso elemento.
    “Molto bene, Dottore. Dato che tu puoi viaggiare nel tempo, immagino tu sia a conoscenza del mio piano…” asserì, spalancando le braccia. “Questa sarà la tua unica occasione per fermarmi! Che cosa decidi di fare? Fermi me e violi tutti i tuoi principi o mi lasci proseguire, condannando l’universo?”
    Il Dottore tornò serio, guardando l’entità.
    “Io trovo sempre una soluzione. Riuscirò a fermarti senza dover eliminare nessuno. Come hai detto tu, io, l’ultimo Signore del Tempo, so cos’hai in mente. E sempre come hai detto tu, potrei fermarti adesso.”
    Lo sguardo dell’uomo si fece triste.
    “Ma per colpa tua ho già dovuto mettere fine al mio stesso popolo… e sono un codardo. Per questo sono costretto a lasciare che le cose vadano come devono andare…” aggiunse per poi mostrare un sorriso furbo. “Ma se credi di avere tutto sotto controllo, ti sbagli di grosso! Non sottovalutare gli esseri dell’universo! Qualcuno sarà anche dalla tua parte, ma la maggior parte di essi vogliono la tua disfatta definitiva! E non si fermeranno di fronte a nulla! Ci rivedremo presto… e nessuno di noi sarà com’è adesso!”
    Nigrae scoppiò a ridere.
    “Divertente! Quindi secondo te verrò fermato nonostante tutto… voglio proprio vedere come… Gallifreyano!”
    Detto questo, scomparve, lasciando sul campo di battaglia i guerrieri.
    “Maledizione!” urlò Arthur, sbattendo un pugno a terra. “Tre anni passati ad allenarsi e non siamo nemmeno riusciti a sfiorarlo!”
    “Non era alla nostra portata. Non avete nessuna colpa.” Cercò di consolarlo Sora, per poi guardare il Dottore. “Cosa volevi dire dicendo che nessuno di voi sarà com’è adesso?”
    Per tutta risposta lui gli punto contro il suo cacciavite sonico, accendendolo ed esaminandolo.
    “Beh, piccola lezione sui Signori del Tempo.” Fece, spegnendolo e mettendolo in tasca. “I Signori del Tempo sono molto duri a morire. L’aspetto con cui mi vedi è il mio decimo aspetto. Sono morto già nove volte, e ogni volta mi sono rigenerato in un nuovo corpo. Ho oltre novecento anni grazie a questo trucchetto.”
    Medaka fischiò. “Conosco persone che pagherebbero oro per sapere come fai.”
    “Beh, temo che non basterebbe tutto l’oro del mondo per saperlo.” S’intromise River. “In fondo, l’unica che c’è riuscita sono io.”
    A quella frase tutti si voltarono a guardarla.
    “Vuoi dire che è anche lei una Signora del Tempo?” domandò Jack, guardando il Dottore, che scosse la testa.
    “No. È umana, ma con DNA dei Signori del Tempo. Storia complicata, e non so nemmeno io come sia possibile.”
    “Spoiler.” Rispose lei, per poi avvicinarsi a Eraqus. “Beh, penso che sia il caso di tornare a casa dolcezza. Ho un appuntamento con i miei genitori e non voglio fare tardi.”
    Detto ciò, prese per un braccio il Master, scomparendo assieme a lui pochi secondi dopo.
    “River Song… mi chiedo quanto tempo dovrò aspettare per sapere qualcosa in più sul suo conto.” Fece il Dottore, scuotendo la testa, per poi voltarsi verso gli altri. “Beh, direi che anche per voi è ora di tornare al vostro mondo d’origine.”
    “Dove passeremo il tempo ad allenarci. Venire sconfitto così mi brucia non poco.” Mormorò Killua, voltandosi a guardare Gon. “Che ne dici di sgominare qualche banda criminale? Finché non avremo maggiori informazioni su tuo padre possiamo continuare a cercare di guadagnare nuove carte per finire il gioco.”
    “Ottima idea! E poi Biscuit ci sta aspettando!”
    “Io invece tornerò a occuparmi della scuola. Sono sicura che senza di me sarà già caduta a pezzi.” Fece Medaka, tirando di nuovo fuori il suo ventaglio.
    “Di sicuro con te invece resterà in piedi.” Fece ironico Ogami. “Ad ogni modo non m’interessa. Il mio compito è quello di eliminare i criminali.” E qui guardò Zoro.
    “Cerchi rogne per caso?” replicò lui.
    “Su, su, non è il caso di agitarsi. In fondo siamo tutti dalla stessa parte, no?” intervenne Alphonse.
    “E poi, non dovrete aspettare molto per tornare a combattere insieme.” Fece il Dottore. “Purtroppo la guerra ormai è alle porte. E mi dispiace dire che in confronto la Guerra del Tempo sarà stata come un mero litigio tra due gatti…”
    “Aspetta!” esclamò Sora. “Non puoi dirci qualcosa in più sulla guerra? Se sapessimo le cose in anticipo potremmo-”
    “Mi spiace, ma non mi è permesso. Inoltre, non posso neppure tornare alla guerra per il momento. Devo aspettare il permesso.”
    “Il permesso? Non hai detto di poter viaggiare liberamente nel tempo e nello spazio?”
    “Non in tutto il tempo e nello spazio. Alcune zone mi sono vietate, tra cui la Guerra del Tempo e le Guerre del Keyblade. Per potervi andare il TARDIS ha bisogno di un potere ben maggiore di quello che posso procurargli io. Ma c’è qualcuno che può rimediare a questo. E sarà la nostra carta vincente.”
    “Di chi stai parlando?”
    Il Dottore sorrise, per poi poggiargli una mano sulla spalla.
    “Tu lo conosci già. Ora Sora, ascoltami bene: qualunque cosa succederà, non arrenderti. Tu sei il prescelto della Luce. Io ho fatto quel che potevo, il resto dipende da te.”
    Sora sbatté le palpebre.
    “Temo di non capire.”
    “Ti sarà presto tutto chiaro.” Concluse il Dottore, per poi entrare nel TARDIS, seguito dagli altri, compresi Arthur e Selenia.
    “Noi continueremo a viaggiare con il Dottore per diventare più forti.” Fece la principessa. “E poi, ormai qui non c’è più nessuno.”
    “Tranquilla, sono tutti al sicuro alla Città di Mezzo!” la rassicurò Sora, salutandoli, per poi vedere la porta della cabina chiudersi, cominciando a scomparire accompagnata dal suo rumore.


    ~~~~~~~~~~~~~


    Sora spalancò gli occhi, abbassando il Keyblade.
    “Ma certo!” esclamò, lasciando sorpresi Roxas e Xion. “Ora mi è tutto chiaro!”
    “Come?”
    “Il Dottore sapeva che cosa mi sarebbe successo!” rispose Sora. “Ma se non mi ha fermato… significa che questa non è ancora la fine!”
    “Vuoi dire che sai come uscire da qui?” domandò Roxas.
    Il castano sorrise, per poi alzare le mani, poggiandole sulla fronte dei due.
    “No.” Rispose, per poi avvolgere i palmi con la luce, che coprì interamente i due Nessuno.
    “Che cosa stai-”
    “Vi ho donato un cuore.” Continuò il Master. “Ora ho capito perché Lucis ha scelto me come suo custode.”
    “Sora, che cosa vuoi fare?!” chiese Xion, incredula. “E come sarebbe a dire che ci hai donato un cuore? Nessuno può fare una cosa del genere!”
    “Nessuno tranne me. E ora andate!”
    Senza lasciare il tempo ai due di dire altro, Roxas e Xion scomparvero in una scia di luce, proprio pochi istanti prima che il paesaggio attorno al custode cominciasse a venire divorato dalle tenebre.
    “E questa è fatta… ora, Nigrae…” mormorò, girandosi verso il mare ed evocando il Keyblade. “Cominciamo la nostra battaglia!”


    Saga dei Flashback ~ Fine
  2. .
    Ed eccomi qui con il nuovo capitolo!
    Scusate per il ritardo, ma questi capitoli non sono così facili da scrivere come può sembrare XD. Perciò mi portano via un po' più di tempo (senza considerare un piccolo aggiornamento culturale che ho fatto, di cui vedrete presto i frutti ù.ù XD).
    Allora... nel precedente capitolo abbiamo assistito all'ultima disperata azione che Sora può fare, e questi capitoli rappresentano il passaggio verso la sua fase finale. Ormai è inutile che vi dice che in ogni capitolo di flashback ci sarà un indizio che tornerà utile, vero? XD
    Senza contare che pare che ogni manga/anime inedito che scelgo di mettere in questa fiction viene acquistato in Italia... Rosario+Vampire, Fullmetal Panic (novel), Digimon Xros Wars e adesso anche Sword Art Online... *guarda in alto* speriamo non arrivi pure Xehanort... XD
    Allora, direi di passare alle recensioni, ma non prima di ringraziare Liberty89 sia per avermi fatto da betareader sia per avermi fatto conoscere i personaggi che userò in questo capitolo *prende cellulare e legge messaggio* che credo proprio risulterà di vostro gradimento. O almeno, così dicono...

    @ Liberty89: Lib-sensei! Tranquilla, renderò questi "falsi filler" dei capitoli degni dei veri capitoli ù.ù.
    E già... Sora, Roxas e Xion in una scena da tenere testa alle più commuoventi della saga di Kingdom Hearts ù.ù.
    Beh, Kairi è stata sottoposta a un delicato e totale intervento di ricostruzione del personaggio... quindi ha detto addio al suo lato Nomurico XD. Anche se questo purtroppo non riesce a salvarla da ciò che era in origine XD.
    Il mondo di SAO lo trovo molto interessante... sinceramente non mi sarebbe dispiaciuto restarci bloccato XD (continuo a sperare che un giorno anche noi avremo una simile tecnologia XD). Però per Kairi è una cosa già vista XD (considerando che qui ha già salvato Aqua, quindi è reduce dal viaggio nel mondo dell'oscurità XD).
    Beh, dopo tutto quello che ha passato, mi pare giusto che Hikari torturi lentamente e atrocemente chiunque tenti di portarli via Dark, no? XD.
    E Naruto fa di nuovo la sua entrata in scena, salvando da una non minaccia la nostra custode di turno XD.
    Per l'Heartless, ammetto che mi sono ispirato a quello per crearlo XD. Mentre il Keyblade di Naruto è stato spontanea come idea XD. (va beh... rimedieremo in futuro XD).
    Beh, l'incubo di Kairi per noi è chiaro, ma per lei all'epoca era ben più che misterioso e orribile... MUAHAHAHAHAHAHAH!!!!!!
    E la battaglia... beh, credo che il Rasenshuriken avrebbe fatto andare in corto il sistema di SAO XD.
    Per i filler... beh, temo di averne ancora un po' in cantiere XD. Ma vedrai, non saranno noiosi ù.ù

    Bene, e ora... Buona lettura a tutti!

    Capitolo 82: Flashback Saiko e Marco: Diari e cellulari - Torna all'indice dei capitoli
    “Okay… secondo te dove siamo finiti?” chiese Marco, guardando giù dal tetto dove si erano ritrovati non appena usciti dal varco, osservando il cortile interno dell’edificio, composto da due fabbricati collegati tra loro da un corridoio di tre piani.
    “Tu non guardavi molti anime, vero?” replicò Saiko.
    “Direi proprio di no… Sai, preferivo i videogiochi e poi mi sono ritrovato a combattere contro un intero esercito di alieni…”
    “Siamo in un'altra versione del Giappone, e al novantanove per cento siamo sul tetto di una scuola.”
    “Ah…” fece l’Animorph, per poi sospirare.
    “Però come facciamo a scendere senza farci vedere? Se usiamo il varco rischiamo che ci veda qualcuno da una finestra. Se scendiamo volando ci vedrebbero tutti e non vedo scale.”
    “Restiamo qui ad aspettare, semplice no?”
    “Non sappiamo che ore sono, potremmo dover aspettare anche tutto il giorno.”
    “Se vuoi posso trasformarmi in un falco o gabbiano per vedere un po’ come stanno le cose. O chissà, magari qui sono tutti capaci di volare.”
    “Muori Primo!” urlò una voce femminile.
    I due custodi guardarono subito verso il cortile, dove videro una donna dai capelli viola legati in due codini, che indossava un abito rosa da cameriera in cui era compresa anche una cuffia.
    La suddetta donna si era appena lanciata da una finestra per poi guardarne l’interno con un sorriso sinistro dipinto sul viso.
    “E ora che cosa-” cominciò il mangaka, poco prima che il tetto, a pochi metri di distanza da loro, esplodesse, dando il via a una catena stile domino. “Scappiamo!” urlò poi, cominciando a correre verso l’altra parte del tetto, seguito da Marco.
    “Fra tutte le scuole dell’universo dovevamo beccare l’unica presa di mira da una pazza psicopatica?!” sbraitò arrabbiato l’Animorph, correndo il più velocemente possibile per evitare le esplosioni, al cui rumore si aggiungevano le urla degli studenti all’interno dell’edificio.
    Dopo quasi un minuto, le deflagrazioni si fermarono, permettendo ai due custodi di interrompere la loro corsa e di riprendere fiato.
    “È… È stata una cosa troppo improvvisa…” fece Saiko, ansimando. “Quegli studenti…”
    “Già… Non siamo riusciti a fare niente… e la cosa peggiore, è che non è stata per colpa di Heartless o Nessuno… Ma di quella donna.”
    I due voltarono lo sguardo verso il cortile, trovando la donna, posta esattamente al centro dello spiazzo. Aveva tirato fuori da chissà dove una tastiera che era collegata a un sostegno metallico che spariva sotto la gonna, probabilmente allacciato a una gamba, mentre in una mano teneva un megafono e nell’altra stringeva quello che sembrava a tutti gli effetti un detonatore.
    “Attenzione, miserabili studenti e insegnanti di questa scuola!” disse attraverso il megafono, riempiendo l’aria con la sua voce. “Io, Uryuu Minene, ho preso il controllo della scuola.”
    “Ne ho viste di persone che odiavano la scuola, ma questa le supera tutte…” commentò Marco.
    “Ho piazzato in tutto l’istituto delle bombe con sensore di movimento. Non lasciate le aule se avete cara la vita. L’intero corpo studentesco è mio ostaggio!”
    “Marco?” fece Saiko, ricevendo un assenso da parte dell’Animorph, il quale si buttò subito giù dal tetto, seguito dal compagno.
    La donna si voltò subito verso di loro attirata dal movimento, guardandoli cadere giù, per poi fermarsi a pochi centimetri da terra, atterrando dolcemente. Allo stesso modo, gli studenti, tutti affacciati alle finestre delle aule lasciate indenne, li osservavano curiosi e increduli.
    “Allora, ricapitoliamo…” cominciò il mangaka. “Tu, senza motivo apparente, decidi di prendere in ostaggio una scuola e di farne saltare metà, uccidendo non so quanti studenti. Senza contare che noi eravamo proprio sul tetto dell’ala che hai fatto esplodere, e ora ti aspetti che tutti collaborino con te per avere salva la vita?”
    “E voi chi siete?”
    “I nostri nomi non hanno importanza. L’unica cosa che devi tenere in conto è che noi ti fermeremo. Non c’è neanche bisogno di cercare la causa dell’oscurità di questo mondo.”
    “Questo mondo? Non mi direte che siete anche voi degli aspiranti dei.” Replicò la donna, abbassando il megafono e parlando direttamente con i due custodi.
    “Nah, non abbiamo simili aspirazioni. Sinceramente, ne passo già fin troppe per voler diventare qualcuno di più importante.” Replicò Marco.
    “Capisco… Quindi siete solo due studentelli da quattro soldi che avranno usato qualche trucco per scendere dal tetto. Allora… che ne dite di esplodere?”
    Detto questo premette il detonatore che aveva in mano, facendo così esplodere una bomba che era nascosta sotto i piedi dei custodi.
    “Ho disseminato l’intero giardino con delle bombe! Avete visto tutti, che nessuno osi avvicinarsi!” urlò rivolta agli studenti della scuola.
    “Un campo minato, eh?” commentò Saiko, mentre il fumo si dissipava, rivelando entrambi sani e salvi. “Come ci aspettavamo. Se hai avuto il tempo di riempire la scuola di bombe, il cortile non poteva essere un’eccezione.”
    Minene li guardò con gli occhi sgranati. “C-Come avete fatto? La bomba era proprio sotto di voi!”
    “Come se una bomba come questa ci potesse realmente fare del male. Certo, forse se ci coglieva di sorpresa, ma così no di certo.” Fece l’Animorph, per poi alzare la mano.
    Immediatamente l’intero spiazzo fu invaso dalle esplosioni delle bombe nascoste, che s’innescarono una dopo l’altra, lasciando illeso per puro miracolo l’edificio scolastico.
    “Che cosa? Ma io non le ho fatte esplodere!” urlò Minene preda dell’ira, guardando tutto il suo lavoro andare in fumo.
    “Basta una piccola scintilla per farle esplodere. Ci ho messo un po’ per controllare il fuoco in questo modo, ma alla fine ci sono riuscito.” Spiegò il ragazzo. “E se ti chiedi come mai la scuola non è stata danneggiata dalle esplosioni, ti consiglio di osservarla meglio.”
    La donna si voltò immediatamente verso uno dei muri, sgranando gli occhi.
    Quasi invisibile, c’era una barriera che la avvolgeva completamente.
    “Chi diavolo siete voi due? Dei maghi?”
    “Anche. E ora, dove eravamo rimasti?”
    Uryuu non rispose, prendendo il suo cellulare e mettendosi subito a leggere qualcosa.
    “Perché… Perché non vi vedo?!” gli sbraitò contro, furente, distogliendo lo sguardo dal telefono.
    “Di solito non appariamo nei telegiornali.” Rispose Marco. “Almeno, io finora ho fatto di tutto per evitarlo. Sai, quando si combatte contro un esercito alieno che vuole conquistare il tuo mondo, sei costretto ad agire nell’ombra, ma direi che non è il tuo stile, vero? Oh, non fraintendere. Anch’io ho sulla coscienza diverse persone. Però non le ho eliminate per piacere personale.”
    “Parli come se non fossi di questo pianeta.”
    “E se fosse?” intervenne Saiko, portandosi le mani in tasca.
    “Allora significa che gli alieni sono più stupidi di quanto si credeva. Vi ricordo che la scuola è ancora piena di bombe. Gli studenti non potranno andarsene se non per mia volontà!”
    Un rumore dietro i due custodi li distrasse, costringendoli a voltarsi.
    Si ritrovarono di fronte a due ragazzi, che tenevano bloccato un terzo, dai capelli neri che indossava pantaloncini color ocra e un maglioncino nero, da cui uscivano in basso i bordi di una maglietta bianca, in quel momento costretto a terra, piangente.
    “Perché…” fece, guardando uno dei due ragazzi che lo tenevano bloccato. “Pensavo fossimo amici! Perché?!”
    Saiko e Marco sgranarono gli occhi, vedendo come i due ragazzi avevano lo sguardo triste, consapevoli che quanto stavano facendo non era giusto.
    “Capisco… Avevi già detto ad alcuni studenti cosa fare, e li hai minacciati per costringerli a obbedire. Ma cosa vuoi da quel ragazzo?!” esclamò il mangaka.
    Uno dei due studenti si allontanò, superando i due custodi e poggiando a terra un cellulare.
    “Che cosa voglio da lui?” ripeté Minene, sorridendo. “Solo quel cellulare e che lui se ne stia fermo.”
    “Tu… Tu hai ucciso degli studenti… solo per uno stupido cellulare?!” esclamò incredulo l’Animorph.
    “Sono una terrorista. Dovevo forse chiedergli con un biglietto di ucciderlo?”
    “E lo ucciderai usando il suo cellulare?”
    “Se distruggo il suo telefonino, lui morirà. O meglio, scomparirà come se non fosse mai esistito. In questo modo, nessuno potrà più impedirmi di diventare il nuovo dio!”
    I custodi fecero per replicare, ma una nuova esplosione attirò la loro attenzione, come anche quella della donna. All’interno della scuola era cominciata una nuova catena di esplosioni, che stava distruggendo una a una tutte le aule.
    “Che cosa? Io non le ho attivate!” fece sorpresa la viola.
    I due studenti che tenevano fermo il ragazzo corsero via spaventati, mentre lui si mise seduto sulle ginocchia, guardando incredulo lo spettacolo.
    “Fermati…” mormorò, attirando su di sé gli sguardi dei due custodi. “Così moriranno tutti… Yuno…”
    Dicendo ciò si chinò a terra, chiudendosi su se stesso come un riccio.
    “Tu sai chi è il responsabile di queste nuove esplosioni?” gli chiese Marco, senza però ottenere risposta.
    “Non preoccuparti, Primo. Non sarai l’unico a morire oggi.” disse Minene, sorridendo.
    “Primo… Senti, non è che hai a che fare con la mafia, vero?” domandò Saiko, ripensando a Tsuna e al suo soprannome.
    “Ma certo che no!” replicò il ragazzo, alzando la testa di colpo.
    “È inutile che tentiate di fermarmi. Tutte le bombe esploderanno tra dieci minuti.” Continuò incurante la terrorista. “Moriranno tutti, e voi non potrete impedirlo!”
    “Abbiamo salvato interi mondi, e tu in pochi minuti sei riuscita a fare più vittime di tutti i nostri viaggi messi insieme… Se solo un nostro amico fosse qui, tu a quest’ora saresti già cenere. E credimi, lui è più potente di chiunque tu possa immaginare. Può distruggere un pianeta in pochi secondi senza dover usare alcun ordigno esplosivo.”
    “Davvero? Peccato che ora non sia qui. Ed io, come gran finale, farò saltare tutto quanto in aria!” urlò Minene, scoppiando a ridere.
    Tuttavia, uno sparo la interruppe e l’istante seguente, uno dei suoi codini fu sfiorato da un proiettile.
    “Non esaltarti tanto.” Disse una voce maschile, sicura di sé. “Come hai osato mettere a soqquadro il mio territorio?”
    I due custodi si girarono, ritrovandosi a guardare quello che doveva essere un poliziotto, che teneva puntata contro la donna una pistola.
    “Finalmente ci incontriamo, Primo.” Proseguì l’uomo, guardando il ragazzo a terra, sorridendogli. “Te l’avevo detto che ti avrei protetto, no?”
    “Ti piace prendertela comoda, eh, Quarto?” replicò Minene, guardandolo con sufficienza.
    “Non posso certo dire che m’impressiona vedere che te la prendi con un ragazzino, Nona.” Fece lui.
    “Primo, Quarto e Nona…” ripeté Saiko. “In che cosa siamo capitati…?”
    Il poliziotto tirò fuori da una tasca un cellulare, mostrandolo al ragazzo.
    “Io ho il Diario delle Investigazioni.” spiegò. “È un Diario del Futuro che mi rivela i crimini che devono ancora avvenire.”
    I keybladers sgranarono gli occhi.
    “Comincio a capire… Non è l’unico cellulare con questa caratteristica, vero?” chiese il mangaka.
    “Indovinato, ragazzo.” Rispose Minene. “Siamo tutti e tre in possesso di un Diario del Futuro. In totale ce ne sono dodici, e l’ultimo rimasto diventerà un dio!”
    “Ne ho sentite di cose assurde, ma questa le batte tutte…” commentò Marco, sbadigliando. “Me ne occupo io Saiko, non ti preoccupare. Un bel pugno e sarà fuori gioco.”
    “Oh, davvero? Non mi sembri tanto forte, sai?” fece divertita la donna, ridendo.
    “State lontani da lei. Non posso lasciare che ci siano altre vittime.” Ordinò Quarto.
    “Ho affrontato esseri più pericolosi di lei. Basterà che non possa usare le bombe e sarà totalmente innocua.”
    Ma prima che potesse fare qualcosa, una delle finestre ancora intere si ruppe, lasciando uscire una ragazza dai capelli rosa tenuti in due lunghi codini bassi, con addosso una maglietta e dei pantaloncini per l’attività fisica, che si buttò sulla terrorista con un pezzo di vetro in mano. Giratasi troppo tardi e bloccata dalla sorpresa, Uryuu non riuscì a schivare quell’attacco e si ritrovò il frammento conficcato nella spalla, mentre la ragazza dopo aver mollato la presa sull’arma improvvisata le atterrava accanto. Nona la guardò furente e la scagliò lontano da sé con un calcio, facendola rotolare sul terreno fino ai piedi dei custodi.
    Saiko non perse tempo e corse verso il cellulare del ragazzo, prendendolo e mettendolo in una delle sue tasche. “E questo ora è al sicuro.”
    “Maledetti… Come osate interferire?! Chi vi credete di essere?!” chiese la donna.
    “Oh, finalmente! Mi chiedevo quando lo avrebbe chiesto!” esclamò Marco, portando la mano di fronte a sé, evocando il Keyblade. “Non siamo custodi del Keyblade, ma dalla tua faccia, ne deduco che non hai mai sentito parlare di noi.”
    “Custodi?” ripeté la ragazza dai capelli rosa, guardandoli incredula.
    “Alcuni ci chiamano la maledizione dell’universo. Altri ci definiscono dei salvatori. Altri semplicemente, urlano contro di noi.”
    “E questa da dove ti è uscita, Saiko?”
    “Beh, ero pur sempre un mangaka, lasciami fare un po’ di teatralità.” Replicò lui con fare ovvio.
    “Hanno fatto apparire dal nulla quelle strane spade… Com’è possibile?” chiese Nona, incapace di accettare quanto appena visto.
    “Ora… tu sei della polizia, vero?” chiese Marco, guardando Quarto.
    “Esatto. Devo dire che siete una bella sorpresa. Non siete apparsi sul mio diario.”
    “N-Nemmeno sul mio…” fece la rosa, rialzandosi. “Quindi significa che non faranno del male a Yukki.”
    “Probabilmente è perché non siamo di questo mondo. Può darsi che il potere dei vostri cellulari non ci riconosca per questo.” Rifletté il mangaka.
    “Custodi o no, non potrete impedirmi di far saltare in aria questa misera scuola!” urlò Minene, riprendendo in mano il detonatore.
    “Abbassatevi!” urlò Primo.
    I due custodi si voltarono, giusto in tempo per evitare una freccetta lanciata dal ragazzo, diretta verso il cellulare che la viola teneva in mano.
    Lei sgranò gli occhi, per poi spostare l’oggetto, lasciando esposto il proprio viso. Sotto lo sguardo disgustato dei presenti, la freccetta si conficcò nell’occhio sinistro di Minene, che cacciò immediatamente un urlo di dolore. Pochi istanti dopo, la terrorista portò la mano all’occhio per rimuovere la freccetta e gettarla via, dopodiché tornò a coprire con il palmo l’organo leso, che aveva iniziato a buttare denso sangue scuro, che le imbrattò il viso e colò fino all’abito.
    “Arrenditi, Nona!” ordinò il poliziotto, puntandole contro la pistola. “Non puoi andare lontano con una ferita del genere.”
    “Non sottovalutatemi!” ribatté lei, lasciando uscire da sotto la gonna una serie di razzi, che crearono una fitta coltre di nebbia.
    Pochi secondi dopo il rumore di un motore riempì l’aria, anticipando Minene a cavallo di una moto che li superò, dirigendosi verso l’uscita.
    “Il mio Diario del Futuro… è il Diario di Fuga!” rivelò sotto lo sguardo sorpreso dei presenti, per poi allontanarsi a tutta velocità.
    “Maledizione… è fuggita.” Fece la rosa, per poi girarsi verso Primo. “Stai bene, Yukki?”
    “S-Sì… grazie Yuno…” rispose lui, sebbene sembrasse quasi spaventato dalla ragazza.
    Tuttavia la sua attenzione fu attirata da Marco, che si avvicinò a lui, per poi afferrarlo per il collo della maglietta.
    “Di’ un po’ tu, che cosa pensavi di fare?! Avresti potuto ucciderla!” gli urlò contro.
    “E allora? Avete visto anche voi che cos’ha fatto, no?”
    “È un essere umano! Anzi, è un essere vivente! Qualunque cosa abbia fatto non merita la morte!”
    “Ha cercato di uccidere Yukki…” fece Yuno, avvicinandosi minacciosa. “E questa è una colpa sufficiente per meritare la morte. Cosa che spetterà anche te se non lo metti giù.”
    Saiko le puntò contro il Keyblade. “Non vi conviene mettervi contro di noi. I proiettili sono inutili e oltretutto non potreste mai stare al nostro passo.”
    La rosa digrignò i denti, mostrando due occhi folli, mentre Marco lasciava andare il ragazzo chiamato Primo. “Direi di andarcene. Quella donna di sicurò attirerà qualcuno di nostra conoscenza o un suo alleato.”
    “Temo di non potervi lasciare andare via.” Disse il poliziotto. “Avete detto che non siete di questo mondo, esatto?”
    “E se fosse? Vuoi fermarci?”
    “Io forse non ci riuscirò, ma qui fuori ci sono decine di poliziotti. Volete combattere contro tutti loro?”
    L’Animorph ridacchiò. “Di bene in meglio… Prima rischiamo di saltare in aria, poi incontriamo un branco di psicopatici… e ora questo. Yeerk, quanto mi mancano. Almeno loro erano un solo tipo di pericolo…”
    “Yeerk, eh? Era tanto che non li sentivo nominare.” Fece una voce.
    Saiko e Marco spalancarono gli occhi, mentre attorno a loro il cortile e la scuola scomparivano, lasciando posto a una strana costruzione: una circonferenza, che ospitava dodici piattaforme circolari, con segnati i numeri romani da uno a dodici sul bordo, grandi a sufficienza per un paio di persone, infatti su ognuno di essi comparve una figura, ma solamente Yukki, Yuno, che aveva preso il secondo posto, Quarto e Minene erano visibili, le altre erano completamente nere per celarne l’identità. Solo una piattaforma si rivelò vuota a parte un’inquietante scritta rossa che riportava ‘DEAD END’.
    “Così, voi siete due custodi, eh?” continuò la voce, mentre sopra di loro, esattamente al centro del cerchio, appariva dal nulla un trono, sul quale era seduto un essere gigantesco vagamente simile a uno scheletro, con addosso una tunica viola e una corona sul teschio.
    I due evocarono subito il Keyblade.
    “E tu chi sei?” chiese Marco.
    “La domanda giusta sarebbe chi siete voi.” Chiese la figura che occupava il dodicesimo posto, la cui testa sembrava avvolta da un grosso pallone.
    “Deus, perché sono qui anche loro?” domandò Yukki. “Non sapevano nemmeno dei Diari!”
    “Calmo Primo. Avete di fronte a voi due delle persone da cui, al momento, dipende il destino di questo e di altri mondi.”
    “Quei due bastardi… per colpa loro Primo mi ha portato via un occhio!” esclamò Nona.
    “Mi sento molto al centro di un processo… Dobbiamo dedurne che sei tu il creatore di quei cellulari del futuro, vero?”
    “Esatto. Io sono Deus Ex Machina, il dio del tempo e dello spazio.” Rispose l’essere.
    “Un dio, eh? Non sei il primo che incontriamo, però sei decisamente il più minaccioso.”
    “Che maleducati che siete. Dovreste mostrare almeno un po’ di rispetto.” S’intromise una bambina dai lunghi capelli bianchi e la pelle scura, seduta su un bracciolo del trono.
    “Per quale motivo hai creato dei diari che prevedono il futuro?” domandò Saiko, ignorandola. “E perché quella donna stava cercando di uccidere quello che chiamate Primo?!”
    “Perché Primo è il più pericoloso.” Rispose la persona che stava alla decima posizione.
    “È l’unico in grado di cambiare il proprio futuro.” Proseguì la quinta, che dalle dimensioni pareva essere un bambino.
    “Inoltre, è l’unico che è già riuscito a eliminare uno di noi, ovvero Terzo.” Intervenne ancora il Dodicesimo.
    I due custodi portarono il loro sguardo sulla scritta volante che si trovava sopra la terza piattaforma.
    “Quindi abbiamo salvato un assassino da una terrorista, eh? Ma mi sfugge ancora il perché di tutto questo.” Asserì Marco.
    “Chi resterà in vita alla fine prenderà il mio posto. È un gioco.” Spiegò semplicemente Deus.
    “Sai, in passato c’era un’altra persona… un altro umano che ha fatto un gioco simile.” Disse Saiko. “Ha ucciso migliaia di persone seguendo la sua giustizia, dicendo di voler diventare il dio del suo mondo. Ed è morto.”
    “E allora? L’importante è riuscire nel proprio obiettivo. Diventando dio, avremo il controllo sullo spazio e sul tempo. Niente potrebbe fermarci.” Affermò Minene.
    “Voi siete disposti a giocare a questa follia?” esclamò Marco. “Ma vi rendete conto del valore di una vita?! Non potete uccidere per motivi così egoistici!”
    “E i normali serial killer? Loro hanno un motivo non egoistico?” domandò la persona che stava all’undicesimo posto.
    “Gli umani sanno solo usarsi a vicenda. Se voi due provenite da un altro mondo, dovreste saperlo bene.” S’intromise il sesto possessore, che al contrario degli altri sembrava stare in ginocchio.
    I due custodi aumentarono la stretta attorno al Keyblade.
    “Questo non significa nulla!” urlò l’Animorph. “Tutti sbagliamo, ma nessuno può considerarsi superiore agli altri!”
    “E voi allora? Vi siete presentati come custodi, non come umani.” Fece Nona.
    “Forse non sono proprio umano al cento per cento… Però lo sono stato in passato! Ho perso la mia umanità per aiutare il mio mondo!”
    “La maggior parte dei custodi è umana, una buona parte è quasi umana e una minoranza non lo è. La persona che ci ha aiutato… La persona grazie alla quale siamo stati riconosciuti come custodi… lui è umano, eppure probabilmente riuscirebbe a sconfiggere questo vostro dio!”
    Tutti guardarono Saiko, per poi spostare lo sguardo su Deus, che sorrise.
    “Interessante… Quindi è ancora in giro, eh?”
    I due custodi sgranarono gli occhi, tornando a fissare la divinità.
    “Sì, ho incontrato uno dei vecchi Dark. Non ho ancora avuto il piacere d’incontrare quello attuale, ma confermo che il suo potere probabilmente va oltre il mio.”
    “Ehi, che storia è questa? Non dovresti essere tu l’essere più potente di tutti?!” sbottò Minene.
    “Di questo mondo. Ce ne sono molti altri che mi superano in potenza. I custodi del Keyblade sono i rappresentanti di due di questi. Anzi, i due più forti in assoluto.”
    “Luce e Oscurità… Ne abbiamo sentito parlare. Anzi, probabilmente sia io sia Marco abbiamo ricevuto i Keyblade dalla Luce stessa.”
    “Allora che cosa volete fare? Interrompere il gioco?”
    “Questo non possiamo farlo… abbiamo già interferito in questo mondo più di quanto avremmo dovuto. Il nostro obiettivo purtroppo non è salvare il mondo dai suoi problemi interni, ma da quelli esterni. Tuttavia, se questo gioco dovesse attirare l’oscurità su questo mondo…”
    Mentre diceva ciò, Marco puntò il Keyblade in alto, creando un fascio di luce che attraversò l’aria, finendo nel vuoto del cielo che li sovrastava.
    “Non esiteremo a porvi fine con la forza.” Sentenziò.
    In quel momento sopra tutti e undici i partecipanti apparve la scritta ‘DEAD END’, che restò sospesa nel vuoto.
    “Ehi, e questo che cosa significa?! Perché c’è una linea di morte per tutti noi?!” esclamò Minene, osservando spaventata la scritta.
    “Pare che la sfida del custode sia stata rilevata come una minaccia.” Rispose Deus, alzandosi in piedi, mostrandosi in tutta la sua altezza.
    “Che cos’ho fatto?” chiese l’Animorph, confuso.
    “Hai appena emesso una sentenza contro di loro. Ora per ognuno di loro è cominciato un conto alla rovescia che li condurrà all’annientamento.”
    Il keyblader sgranò gli occhi. “Tu… Sospendi subito questo folle gioco!” urlò, volando contro di lui, creando una sfera di fuoco.
    Tuttavia la divinità lo respinse alzando semplicemente la mano, rimandandolo al centro del cerchio.
    “La nuova missione dei possessori dei Diari è quella di eliminarvi per poter sopravvivere.”
    “Tutto qui?” fece la voce del bambino. “Sarà uno scherzo da ragazzi.”
    “Non me lo farò ripetere due volte.” Aggiunse Nona, scomparendo, seguita in pochi secondi da tutti gli altri.
    Alla fine restarono solo Yukki, Yuno e Quarto, oltre ovviamente a Deus Ex Machina e alla bambina al suo fianco.
    “Così hai pensato di liberarti di noi mandandoci contro i tuoi giocattoli, eh?” fece Saiko, guardando la divinità.
    “Siete stati voi a fare in modo che accadesse questo. Tuttavia, dubito che qualcuno riuscirà ad avvicinarsi a voi. Voglio divertirmi, perciò non vi lascerò in svantaggio. Murmur?”
    “Subito!” rispose la bambina dai capelli bianchi, saltando giù e atterrando di fronte ai due custodi.
    “Siete di un altro mondo ma ora vi trovate qui, perciò dovrete sottostare alle sue regole.” Continuò Deus, mentre la bambina tirava fuori due cellulari, consegnandoli a Saiko e Marco, che li presero in mano, osservandoli.
    “Non male… Quindi ci costringi a partecipare, eh?”
    “Esatto. Ricordatevi che se i vostri Diari del Futuro dovessero andare distrutti, voi sparirete con essi. Come se non foste mai esistiti.”
    “Tutto qui?” replicò Marco, ancora arrabbiato. “Diventare un dio come te… preferirei sì sparire piuttosto di avere un simile destino!”
    Deus sorrise, per poi sparire assieme a tutto quanto, lasciando tornare i ragazzi nel cortile della scuola.
    “Pazzesco… Forse ci conviene andarcene da questo mondo e-” cominciò Saiko, poco prima di vedere Yuno correre verso di lui, con un coltellino svizzero in mano.
    “Muori!” urlò, poco prima di essere colpita in pieno stomaco da Marco.
    La ragazza restò a bocca aperta per qualche secondo, lasciando cadere l’arma, per poi scivolare a terra, venendo presa dal custode.
    “Cavoli… Non dovrei parlare, ma questa qui non sa proprio aspettare…” sospirò, poggiandola con delicatezza a terra.
    “E così ci sono due nuovi partecipanti, eh?” fece Quarto, sorridendoli. “Beh, io personalmente non ho nessuna intenzione di diventare un dio. Che ne dite di un’alleanza? Volevo proporla solo a Primo e Seconda, ma a questo punto credo convenga aggiungere anche voi due.”
    “Mi sembra incredibile che Deus vi conosca.” Disse Yukki.
    Saiko sospirò. “In teoria tutto l’universo ora dovrebbe conoscerci, ma a quanto pare, alcuni mondi non hanno ricevuto il messaggio di… credo possiamo definirla una nostra superiore, che metteva allerta tutti quanti.”
    “Che ne dite di spiegarci tutto quanto?” chiese Quarto. “Ah, a proposito, io sono Kurusu Keigo.”
    “Io Yukiteru Amano, mentre lei è Yuno Gasai.” Si aggiunse il ragazzo, indicando anche la ragazza a terra.
    “Il mio nome è Mashiro Moritaka, ma potete chiamarmi Saiko.”
    “Io sono solo Marco. Per abitudine non dico mai il cognome.”
    “Allora, che cos’è che sta succedendo all’universo? Non mi risulta che gli alieni siano soliti viaggiare così facilmente.”
    “In teoria veniamo anche noi dalla Terra. Vedete…”

    Dopo che Saiko e Marco ebbero spiegato tutta la situazione, i due rimasero in silenzio per qualche minuto.
    “Quindi… l’Universo sta realmente rischiando di sparire… Questo gioco potrebbe essere inutile…” fece Yukiteru, guardando Yuno ancora priva di sensi. “Siete fortunati che non abbia sentito tutto quanto. Non avrebbe reagito bene. Ha un’attenzione morbosa nei miei confronti, anche se ignoro il perché.”
    “L’avevo immaginato…” disse Saiko, per poi lanciargli il suo cellulare. “Ad ogni modo, questo ti appartiene.”
    “Ancora non capisco perché ci abbia dato questi affari… Da dove vengo io non erano ancora andati così avanti con la tecnologia, eravamo agli inizi dell’era di internet…” commentò Marco, prendendo il telefonino che Murmur gli aveva consegnato, leggendo lo schermo. “Anche se queste note sul futuro… non sembrano molto affidabili.”
    “Dici?”
    “Ci sono solo degli orari, seguiti da delle frase tipo ‘Ho eliminato un Heartless.’ o ‘Forse dovremmo chiamare Dark.’… Insomma, cose banali. Mi sembra strano che non ci siano note tipo ‘Forse è proprio il caso che vada da uno psicologo’… Ah, no, ecco qui.”
    “In pratica il vostro diario è come il mio. Vi dice quello che vi succederà intorno.” Spiegò Primo, mentre Yuno riapriva gli occhi.
    “Y-Yukki…” mormorò. “Stai bene?”
    “Sì, tranquilla. Non sono ferito.”
    “Come mai loro sono ancora qui?”
    “Prima mi sono espresso male. Non abbiamo alcuna intenzione di eliminarvi. Vogliamo solo salvare questo mondo.”
    “Quindi non farete alcun male a Yukki?”
    “No, puoi starne certa. Anche se non abbiamo gradito come abbia colpito a tradimento quella donna.”
    “Non avevo altra scelta. Avrebbe fatto saltare in aria il resto della scuola.”
    Prima che qualcuno potesse aggiungere altro, un rumore proveniente dai cellulari attirò la loro attenzione.
    Yukiteru fu il più veloce a prenderlo e a leggere il messaggio.
    “No… Impossibile…” fece, deglutendo.
    “E questo che cosa significa?!” esclamò Marco.
    Su tutti i cellulari era apparsa la stessa scritta:
    ‘Hakai ha appena colpito il terreno con una sfera d’oscurità, dando il via alla fine’
    “Gadian…” mormorò Saiko.
    “Qui c’è scritto Hakai… Significa Distruzione.” Commentò Yukiteru.
    “Un tempo era uno dei miei assistenti.” Spiegò il mangaka. “Ma all’improvviso, si è trasformato in un essere che aspira al caos. Il mio mondo in questo momento è diventato di pietra… Io sono l’unico superstite.”
    “Lo stesso vale per il mio mondo. Anch’io avevo un nemico che mi ha seguito nello spazio, ma alla fine, è stato eliminato. Hakai, invece, assieme a Xehanort, è uno dei nostri nemici più pericolosi. Se quella sfera colpisse questo mondo… Noi non potremmo fare nulla per salvarlo. In pochi secondi, sparirà tutto quanto.”
    “Allora ci basterà fermarlo prima. Sapreste descrivermelo?”
    “Cosa può fare un poliziotto come te?”
    “Dato che sono il capo della polizia, direi molto.”
    “Sarebbe inutile.” Fece Saiko. “Manderesti solo al macello i tuoi uomini. Contro di lui è impossibile avere la meglio. Potreste usare anche l’esercito, lui vi annienterebbe in pochi instanti. La bomba atomica stessa probabilmente sarebbe inutile con lui.”
    “Non può esistere un essere così potente!” esclamò Yukiteru.
    “Eppure è così! Stando così le cose… dobbiamo come minimo far evacuare la città.”
    “Capisco… Darò l’ordine, dicendo che abbiamo ricevuto la soffiata di una bomba. Se dovessi dire la verità, mi prenderebbero per pazzo.”
    “Sì, credo anch’io che sia la cosa migliore da fare…” rispose Marco, mettendo via il cellulare. “Anche perché non ci rimane molto tempo… non è vero, Hakai?” continuò, girandosi per incontrare lo sguardo del custode del Caos, seduto sul bordo del tetto della scuola.
    “Oh, così mi avete scoperto, eh?” fece lui, sorridendo e mettendosi in piedi, per poi alzarsi in volo.
    “S-Sta volando!” esclamò Primo.
    “Non ti eri accorto che anche noi stavamo volando prima? Per i custodi non è troppo difficile, dopo aver fatto un po’ di pratica.” Rispose Marco, evocando il Keyblade. “Ora scappate via il più velocemente possibile. Vedo che gli altri studenti non hanno perso tempo e sono spariti… questo posto probabilmente durerà solo pochi minuti.”
    “Marco, così mi fai sembrare un cattivo di terza categoria… Pensi davvero che vi attaccherò subito?”
    “Perché, hai in mente qualcos’altro? Ti abbiamo già affrontato altre volte, e sappiamo che non ti fai troppi scrupoli.”
    “Nemmeno voi ve ne siete fatti troppi l’ultima volta. Vi siete addirittura fusi per affrontarmi.”
    “Fusi? Come sarebbe e a dire fusi?” chiese Yuno, guardando i due custodi.
    “È una tecnica di un altro mondo. Se due persone sono simili fisicamente e hanno la stessa forza, possono diventare un unico essere con le caratteristiche di entrambi. È una soluzione temporanea, ma in quello stato si guadagna un potere incredibile.”
    “Ma questa volta non abbiamo nessuno a tenerlo occupato.”
    Kurusu alzò la pistola contro il custode del Caos. “Non ho ben capito che cos’avete intenzione di fare, ma se è tempo che vi serve posso procurarvelo io!”
    “Tu, umano?” domandò Hakai, per poi alzare una mano.
    Immediatamente dietro di lui si alzò dal nulla una colonna di fuoco, il cui diametro era di circa dieci metri, mentre la sua altezza raggiungeva il cielo, tanto da non riuscirne a vedere la fine.
    “Va bene, prova pure ad affrontarmi. Sono curioso di vedere… che cosa può fare una banale pistola contro di me.”
    “Yukki… scappiamo e lasciamoli qui!” disse Yuno, stringendo il braccio del ragazzo.
    “N-No… Non possiamo… inoltre, non c’è un posto dove saremmo al sicuro…”
    “Hakai!” urlò Saiko, volando contro di lui, con il Keyblade pronto a colpire. “Lascia subito andare Gadian!”
    “Ancora con questa storia? Gadian ormai non esiste più, fa parte di me. Io sono lui e lui è me. Semplice, no?” replicò lui, evocando la chiave leggendaria e respingendo l’attacco del mangaka, che restò anche lui sospeso in aria.
    “Ha la vostra stessa arma! Vuol dire che era un vostro compagno?” domandò Yukiteru a Marco, che scosse la testa.
    “Ci siamo dimenticati di dirvelo. Esistono quattro categorie di custodi: quelli della Luce, come me e Saiko e quelli dell’Oscurità. Le altre due categorie sono particolari, perché composte da un solo individuo ciascuno: dell’Equilibrio, ovvero Dark, e del Caos, ovvero Hakai.”
    “Un’intera categoria… solo per una persona?”
    “Già… Il che vi dovrebbe far capire la loro potenza. Equilibrio e Caos… entrambi il miscuglio della Luce e dell’Oscurità, ma uno opposto all’altro.”
    “Ottima spiegazione, Marco.” Fece Hakai, per poi far scomparire il Keyblade, andando ancora più in alto. “Ora, però, voglio vedere che cosa sapete fare… Difendete questa città da soli.”
    Non appena ebbe detto ciò, schioccò le dita.
    Immediatamente centinaia di varchi oscuri si aprirono nel cielo, lasciando uscire da ciascuno di essi una decina di Heartless volanti.
    “Che cosa?! Heartless? Da quando li può usare?!” esclamò l’Animorph incredulo, osservando gli esseri oscuri disperdersi nell’etere.
    “Ci rivedremo quando la città sarà distrutta… o quando tutti gli Heartless saranno stati eliminati.” Concluse Hakai, scomparendo nel nulla.
    “No… questa non ci voleva!” urlò Saiko, creando subito una decina di sfere di fuoco che scagliò contro alcuni Heartless, disintegrandoli
    “Qui la situazione è critica. Forse sarebbe il caso di chiamare davvero Dark…”

    “Che cosa facciamo?” domandò Murmur a Deus, guardando preoccupata uno schermo di fronte a loro, dentro il quale era possibile vedere gli Heartless che attaccavano la città. “Rischiamo di perdere tutti i canditati in un solo colpo!”
    “Non devi preoccuparti. Ci sono due custodi, e nessuno dei canditati è così sprovveduto. Inoltre… avverto che c’è qualcun altro non previsto.”
    “Qualcun altro? Di chi si tratta?”
    “Non ne sono sicuro… ma credo sia anche lui un viaggiatore, sebbene sembri provenire da molto più lontano.”

    Un ragazzo dagli occhi azzurri e dai lunghi capelli rossi legati in una coda bassa, con addosso un kimono, dalla giacca viola e i pantaloni bianchi, e una katana assicurata al fianco sinistro, si fece largo tra la folla di persone, che lo guardava con somma incredulità.
    “Ma tu guarda un po’ che razza di posto…” fece lui, alzando lo sguardo verso uno dei diversi palazzi. “Non ho mai visto una città come questa… e mi chiedo come abbia fatto a finire qui.”
    “Ehi tu!” urlò una voce, anticipando un poliziotto, che lo raggiunse in pochi secondi.
    “Eh?” domandò il rosso, voltandosi. “Dice a me?” aggiunse, indicandosi.
    “Sì, proprio tu! Lo sai che è vietato andare in giro con una spada?”
    “Sì.” Si limitò a rispondere lui. “E allora?”
    La risposta schietta lasciò sorpreso l’agente, che tuttavia scosse la testa per riprendersi.
    “Ragazzo, devo chiederti di seguirmi in centrale e di consegnarmi la spada.”
    “Spiacente, non posso.” Rispose lui, mentre i suoi occhi si facevano seri, abbandonando l’aria quieta che li aveva illuminati fino a quel momento.
    “Questa è resistenza a pub-”
    “Si abbassi!” ordinò il ragazzo, sguainando la spada e saltando oltre l’agente.
    Con grande sorpresa di quest’ultimo, come delle altre persone presenti in strada, la spada andò a scontrarsi contro un Heartless, tagliandolo a metà, facendolo così scomparire nel nulla.
    “Che cosa?!” esclamò sorpreso il rosso, atterrando dietro il poliziotto, tenendo la spada in mano.
    “C-Che cos’era quella cosa?” chiese l’uomo, spaventato.
    “Qualcosa che per qualche misterioso motivo sembrava avercela con noi.”
    “Cosa vuoi di-” Ma l’agente non completò mai la frase.
    Dietro di lui era apparso dal nulla uno Shadow, che l’aveva colpito alle spalle.
    Sotto gli occhi sgranati del ragazzo, egli cadde a terra, lasciando poi uscire dal proprio corpo una sfera di luce, che scomparve nel cielo.
    Un urlo appartenente a una donna riempì il silenzio creatosi, dando il via a un’ondata di panico parallela all’apparizione di decine di altri Shadow, che accerchiarono il samurai, mentre dal cielo un’orda di Invisibili scendeva in picchiata, con la loro lama stretta in mano.
    “Che cosa diavolo sta succedendo?” si chiese il ragazzo, stringendo con maggiore forza la propria spada, per poi partire all’attacco, colpendo in pochi secondi tutti gli Heartless che lo circondavano, i quali scomparvero subito.
    “Oh, questa sì che è una sorpresa.” Fece una voce, sentendo la quale le creature si fermarono subito.
    Il ragazzo si voltò, ritrovandosi a guardare Braig, che sorrideva divertito.
    “È raro riuscire a trovare un’arma in grado di sconfiggere gli Heartless. O forse sei tu a essere speciale?”
    “Chi sei?” chiese il rosso. “Sei tu a controllare questi mostri?”
    “Bingo! E per rispondere alla tua prima domanda, io sono Braig.” Rispose, evocando i suoi fucili e puntandoli contro il ragazzo.
    “Vedo che ti piace usare trucchi. Che cosa sono queste creature? Come mai scompaiono nel nulla non appena colpite? Senza contare che la loro resistenza… è molto bassa. Mi sembra quasi di non toccarli.”
    “Quelli sono Heartless. Esseri fatti d’oscurità in cerca di cuori forti. E sembra che tu corrisponda proprio al loro ideale.”
    “Cuori?”
    “Oh, non i cuori che credi tu. I cuori come quello uscito da quell’uomo. L’essenza stessa di una persona! Senza di quello, si è destinati a diventare come loro.”
    “Quindi devo fermare te per salvare tutte le persone qui presenti, vero?”
    Braig scoppiò a ridere. “Anche ammesso che tu riesca a sconfiggermi, non sono io a controllarli. Una volta mandati all’attacco, si fermano solo se distrutti. E ora, l’intera città ne è invasa.”
    Il ragazzo sgranò gli occhi. “Se le cose stanno così… allora è mio dovere fermarli. Non ho combattuto una guerra solo per vedere andare in fumo tutti i sacrifici compiuti.”
    “Non preoccuparti. Non si limiteranno a questa città. Questo mondo ormai è condannato! Gli Heartless aumenteranno sempre più di numero, finché non troveranno la serratura. E a quel punto… il mondo sparirà.”
    “Il mondo…? Vuoi dire che-”
    “Esatto! Nessuno resterà in vita. Tutti voi siete destinati a diventare Heartless!”
    “E tu? Ti sacrificherai per questa tua folle idea?”
    “Sono uno di quelli che comanda gli Heartless. E poi, posso andarmene da questo mondo quando voglio. Ce ne sono molti altri da colpire.”
    Il ragazzo chiuse gli occhi. “Capisco… allora immagino che questo non sia il mio mondo. Ora mi spiego perché è tutto così diverso. A quanto pare, qualcuno si è divertito a mandarmi qui.” Disse, alzando la spada contro Braig. “Ma se quello che dici è vero, allora ti fermerò. Non ti lascerò raggiungere altri mondi!”
    L’ex Nessuno ghignò. “Divertente… un ragazzo con una misera spada contro un essere in grado di controllare l’oscurità…” Detto ciò scomparve, riapparendo a testa in giù alle spalle dell’avversario. “Peccato che tu ti stia sopravvalutando, moccioso.” Continuò, per poi far fuoco.
    Il rosso portò la spada dietro la schiena, riuscendo a deviare il colpo laser, che colpì il muro di un edificio.
    “Non credere che sia così facile colpirmi. Non sono nuovo a giochi sporchi durante una battaglia. Inoltre, giusto per precisare, ho ventotto anni.”
    Braig tornò dritto, atterrando come se niente fosse. “Immortale?”
    “Non direi. Gli immortali non esistono.”
    “Capisco…” continuò Braig, sorridendo ancora. “Però c’è qualcosa che non mi torna… Perché una spada qualsiasi è riuscita a respingere il mio attacco? Senza contare che è in grado di eliminare gli Heartless…”
    “Un samurai, eh? Quindi c’è ancora qualcuno che si veste in quel modo…” intervenne una voce, attirando l’attenzione dei due su Minene, che mise in tasca il suo cellulare. “E l’altro mi ricorda la mia fin troppo recente ferita.” Continuò, alzando la testa e tenendo chiuso l’occhio sinistro, ancora sporco di sangue.
    “E tu chi saresti?” domandò l’ex Nessuno.
    “Una candidata a diventare il dio di questo mondo. Non credevo che Deus avesse ragione, come anche quei due ragazzini… Ma tu in questo momento rappresenti un ostacolo per questo mio obiettivo.” Dicendo ciò portò una mano in tasca, tirando fuori una granata, che innescò subito. “Perciò mi farai il gentile piacere di scomparire!” urlò, lanciandogliela contro.
    Il ragazzo saltò all’indietro, lasciando Xigbar da solo, proprio mentre la granata lo raggiungeva, illuminandosi. Pochi secondi dopo un’esplosione investì i due, facendo volare il rosso a terra per l’onda d’urto.
    “E con questo è sistemato!”
    Il samurai la guardò incredulo, e aprì bocca per dire qualcosa. Ma prima che riuscisse a proferire parola, la risata di Braig riempì ancora l’aria, mentre il fumo provocato dall’esplosione si dissipava, rivelandolo perfettamente incolume.
    “Non male!” esclamò divertito. “Se fossi stato un uomo qualunque a quest’ora sarei a pezzi! Ma purtroppo per te, non lo sono.”
    “Che diamine… Non può essere rimasto illeso!”
    “Però devo dire che mi sono stufato di giocare con voi. Ci sono due custodi con i quali preferirei non avere troppo a che fare. Inoltre, temo che Hakai si sia fatto prendere la mano.”
    “Hakai… è il nome di colui che distruggerà il mondo!” rifletté Minene, riprendendo in mano il cellulare e guardando lo schermo. “Allora non si può proprio cambiare il futuro?”
    Braig la guardò incuriosito. “Non vorrai farmi credere di poter vedere nel futuro, vero?” domandò, avvicinandosi, tenendole puntato contro una delle sue armi. “Se le cose stanno così, credo proprio di doverti eliminare subito. Non posso rischiare che tu te ne vada in un altro mondo.”
    “Fermo!” urlò il rosso, mettendosi in mezzo ai due. “Non posso permetterti di fare del male ad altre persone! Ho giurato che non avrei mai più visto morire qualcuno di fronte ai miei occhi. E allo stesso modo, di non uccidere più nessuno.”
    “È questo il motivo per cui la tua spada non è affilata?” domandò Braig, guardando la katana dalla lama girata al contrario, mentre puntava entrambi i fucili contro i due. “Voglio proprio vedere… quanti colpi può respingere la tua spada prima di cedere!”
    Detto questo cominciò a far fuoco, lanciando contro lo spadaccino una decina di proiettili laser.
    Tuttavia questi s’infransero contro una barriera.
    “Che cosa?” fece sorpreso il membro dell’organizzazione, poco prima di essere raggiunto da una sfera di fuoco, che lo fece volare a qualche metro di distanza.
    “Giusto in tempo… Fortuna che gli Heartless si sono concentrati maggiormente qui.” Fece Saiko, atterrando, mentre poco lontano Yukiteru, Yuno e Kurusu lo raggiungevano correndo. “Anche se non mi aspettavo di incontrare di nuovo lui.”
    “Il mangaka, eh? Solo soletto ad affrontarmi?” lo prese in giro Braig
    ‘Direi di no!’ urlò telepaticamente Marco, anticipando un elefante che colpì in pieno l’ex Nessuno, facendolo schiantare contro una casa.
    Poi, sotto gli occhi sorpresi di tutti tranne Saiko, tornò ad avere l’aspetto dell’Animorph, che sorrise soddisfatto del proprio operato. “Allora, che cosa fai? Te ne torni da dove sei venuto o ti ci rispediamo noi?”
    L’ex Nessuno ghignò divertito, ignorando il rivolo di sangue che gli cadeva dalla bocca. “Se credete di averla vinta così facilmente, vi sbagliate. Cosa possono fare due custodi… contro questo esercito di Heartless?” chiese, poco prima di sparire in un varco oscuro.
    “Tutti codardi. Ecco che cosa sono.”
    “Il moccioso… si è trasformato in un elefante!” esclamò Nona, incredula.
    “Lo avevo detto io che potevo tranquillamente stenderti senza troppe difficoltà.” Replicò lui, per poi evocare il Keyblade. “Allora… abbiamo degli Heartless da eliminare, no?”
    Non appena ebbe detto ciò, le creature oscure li circondarono.
    “Pare proprio di sì.”
    “Anche voi conoscete queste creature?” chiese lo spadaccino, alzando di nuovo la katana.
    “È inutile cercare di affrontarli. Le spade normali non funzionano contro di loro.” Lo mise in guardia Saiko, poco prima di sgranare gli occhi quando lo vide tagliare in due uno Shadow.
    “Dicevi?”
    “Quasi tutte le spade normali a quanto pare.” Ridacchiò Marco, per poi alzare la mano libera, creando una raffica di sfere di fuoco che colpirono alcuni Invisibili sopra di loro, che scomparvero.
    “Tutti voi, presto, venite qui dietro!” ordinò Saiko ai quattro possessori dei Diari, i quali obbedirono.
    “Diteci che avete un’idea su come salvarci!” esclamò Yukiteru, guardando spaventato l’orda di creature oscure.
    “Sinceramente, non so. Ho sentito che Sora in passato ha sconfitto da solo mille Heartless, perciò non dovrebbe essere impossibile… Però ne avremo la conferma solo una volta che ci saremo riusciti!”
    “Non gli lascerò toccare Yukki, a nessun costo.” Fece Seconda, tirando fuori un altro coltello.
    “Ma quante armi hai con te?!” chiese incredulo Primo, zittendosi quando vide gli Invisibili sopra di loro cominciare a scendere a tutta velocità, alzando la loro spada.
    “Kuzu Ryu Sen!” urlò il samurai, saltando in alto e colpendo un Invisibile con la spada, usando una velocità che la rese quasi invisibile per tutti.
    L’Heartless rimase fermo per qualche instante, per poi scoppiare e svanire nel nulla. “Queste creature non sono umane, e neanche animali.” Disse il ragazzo, riponendo la katana nel fodero, mentre i suoi capelli si spostavano dal viso, mostrando una cicatrice a forma di X sulla guancia sinistra. “Perciò non devo farmi problemi nel colpirli, vero?”
    “E-Esatto…” rispose Marco, ancora sorpreso dalla performance del rosso. “Senti… so che non è il momento più adatto… ma tu chi sei?”
    “Ho avuto diversi nomi… ma adesso sono semplicemente Kenshin Himura, ex samurai vagabondo.” Rispose lui, portando di nuovo la mano sull’elsa della spada, per poi estrarla e generando uno spostamento d’aria tale da far scomparire decine di Shadow, oltre che provocare diverse crepe nell’asfalto.
    “S-Samurai?”
    “A quanto pare, qualcuno mi ha portato qui dal mio mondo.” Spiegò Kenshin. “Forse proprio per affrontare queste creature.”
    Saiko lanciò il Keyblade sopra di lui, colpendo in pieno un Wyvern, che cacciò un grido prima di scomparire.
    “Si chiamano Heartless.” Rispose il mangaka, mentre l’Animorph tagliava in due un Soldato. “Sono creature oscure che in passato erano umani, ma come vedi, ora non hanno più niente del loro essere originale. Pensano solo a prendere i cuori delle proprie vittime.”
    “E non si possono affrontare normalmente?!” domandò Nona, mentre lei e gli altri restavano a guardare i tre combattere.
    “Le armi normali sono inutili. Solo i custodi e pochi altri eletti possono ferirli ed eliminarli.”
    Yuno restò in silenzio a guardarli, mentre un sorriso appariva sul suo viso.
    “Sono deboli, ma il loro numero è davvero alto…” commentò il rosso, colpendo un altro Heartless, che scomparve. “Sembrano non finire più…”

    Sopra un palazzo, una persona ammantata di bianco con il viso celato dal cappuccio, stava osservando la scena.
    “Forse è il caso che intervenga…” mormorò, spostando il mantello e prendendo una spada priva di fodero anch’essa bianca che teneva appesa alla cintura. “Dopotutto, non posso lasciare due custodi a se stessi… soprattutto se sono due dei leggendari custodi.”
    Detto questo, fece un passo oltre il bordo del tetto, per poi lanciarsi giù, girando su se stesso e ritrovandosi così a guardare il marciapiede avvicinarsi sempre di più.
    A pochi metri dal suolo sorrise, per poi girarsi di nuovo e atterrare in piedi, provocando un’onda d’urto che spaccò il cemento sotto di lui, creando una voragine, le cui crepe si estesero per diversi metri attorno.
    I custodi e i possessori dei Diari si girarono nella sua direzione, restando a guardarlo stupefatti, come anche gli Heartless.
    “Ahi, ahi… dovrei smetterla con simili azioni spettacolari. Dimentico sempre che quando sono da solo il mio potere è dimezzato…” si lamentò il tale che rivelò una voce maschile, alzandosi apparentemente illeso e spolverandosi il mantello, per poi recuperare la spada, che si era conficcata accanto a lui.
    “E ora chi è questo tipo?” chiese Kurusu.
    “Potete chiamarmi Eiyu.” Rispose lui, avvicinandosi al gruppo dei presenti, tenendo il braccio con la spada lungo il fianco, fermandosi di fronte ai keybladers.
    Poi, con sorpresa di tutti, si mise in ginocchio di fronte ai due custodi, che lo guardarono increduli.
    “C-Che cosa stai facendo?!” chiese Marco, mentre Eiyu si rialzava.
    “È un onore per me conoscervi di persona, Marco e Saiko. Le vostre gesta come custodi si sono diffuse per tutto l’universo.” Disse, per poi girarsi verso gli Heartless, che sembravano essere nuovamente in procinto ad attaccare. “Permettetemi di aiutarvi.”
    “Ehm… Okay, credo che una mano in più non possa farci male, ma-”
    Prima che il mangaka potesse concludere la frase, il nuovo arrivato era scomparso dalla loro vista, riapparendo alle spalle di un Heartless e trafiggendolo subito con la spada.
    Senza aspettare un secondo, la estrasse per lanciarsi a tutta velocità contro un mucchio di Shadow, tagliandoli tutti quanti a metà senza essere visto da nessuno.
    “E questi sarebbero i temibili Heartless? Ed io che speravo in qualcosa di meglio!” esclamò, poco prima che un varco oscuro si aprisse dietro di lui, lasciando uscire un Blu Ciccio.
    Eiyu sorrise. “Così va meglio!” gridò, lanciando la spada in alto per colpire un Invisibile.
    Nello stesso momento si scagliò contro l’Heartless appena apparso, colpendolo con un pugno e facendolo volare contro un palazzo, facendolo così tornare nell’oscurità, per poi alzare il braccio e recuperare con nonchalance la propria arma.
    Gli astanti rimasero a fissarlo con gli occhi sgranati.
    “Ha… Ha appena preso a pugni un Heartless?!” esclamò Marco. “E non si è nemmeno fatto male!”
    “Ma chi diavolo è quel tipo?”
    Solo Yuno guardava con serietà il nuovo arrivato, stringendo con maggiore forza il coltello nella sua mano.
    Eiyu si girò di colpo, trafiggendo alla testa un Neo Shadow, apparso all’improvviso, che si contorse per qualche secondo prima di sparire.
    “E ora, il colpo finale!” urlò, alzando verso l’alto la spada.
    Immediatamente questa cominciò a irradiare luce, per poi restare sospesa in aria, mentre il proprietario univa i palmi delle mani. Il suo mantello cominciò a muoversi da solo, come sospinto da un vento generatosi dal nulla, che sembrava colpire solo lui. Il cappuccio si levò, lasciando libera la corta capigliatura bianca del ragazzo, che stava tenendo le palpebre serrate e stava mormorando parole che nessuno era in grado di udire. Poi spalancò gli occhi, rivelando due iridi nere come la pece. Istantaneamente dalla spada partirono centinaia di raggi di luce, ognuno dei quali colpì un Heartless, facendolo dissolvere all’instante.
    In pochi secondi, dell’intero esercito non era rimasto niente, se non i rimasugli della polvere nera che una volta rappresentava le creature oscure, che fu spazzata via da una lieve brezza.
    Eiyu recuperò la spada, che cadde verso di lui, per poi rimetterla al suo posto sotto il mantello.
    “E con questo, è finita.” Disse, poco prima di cadere in ginocchio, cercando di riprendere fiato.
    “Wow…” fece semplicemente Nona, guardando incredula il ragazzo.
    “Ma è il figlio di Dark? No, insomma, non è possibile che una persona sia così forte!” esclamò Marco.
    “Oh, no, no… Non ho nulla a che fare con Dark. Anche se ho avuto un’istruzione molto simile alla sua.” Rispose Eiyu, rialzandosi e asciugandosi con il mantello un po’ di sudore che gli scendeva dalla fronte. “Ma purtroppo non sono lontanamente resistente come lui. E per un attacco simile, ho consumato quasi tutte le mie energie. Sono abituato a ben altri nemici, gli Heartless per me sono nuovi.”
    “Ecco… scusa la domanda, ma da come parli, sembri non aver mai avuto a che fare né con i custodi né con gli Heartless, eppure sai un sacco di cose sul nostro conto. Com’è possibile?”
    L’albino si portò una mano dietro la testa, ridacchiando. “Ecco… non sono molto bravo nelle spiegazioni, di solito non parlo io, ma dato che mi hanno preso da solo, direi che mi tocca provare. Io vengo-”
    “Da un altro tempo, non è vero?” domandò Seconda, avvicinandosi a lui con il coltello in mano.
    Lo sguardo di Eiyu si fece di colpo serio. “E tu come hai fatto a capirlo?”
    Yuno sorrise, per poi scoppiare a ridere. “Patetico. Sono arrivati a prelevare persone anche da altre epoche pur di fermarmi! Prima il samurai, e ora questo tipo… Esilarante!” urlò, facendo allontanare tutti da lei.
    “Yuno, che cosa stai-”
    Ma Yukiteru s’interruppe quando la ragazza lanciò il proprio coltello, che si conficcò nel braccio del ragazzo, impregnando il mantello di sangue.
    “Chi sei tu?” domandò questo, liberandosi dell’arma e gettandola a terra.
    “Chi sono io?” ripeté Seconda, mostrando un folle sorriso. “Io sono l’incarnazione del Caos. E il cuore di questa ragazza è uno dei pochi in grado di potermi ospitare.”
    A quell’affermazione, Saiko e Marco rievocarono subito il Keyblade.
    “Hakai!” esclamarono, assieme a Eiyu.
    “Risposta corretta, custodi.” Continuò la ragazza, portando la mano di fronte a sé, evocando il Keyblade del custode del Caos. “E ora, porterò a termine la nota del futuro!”
    “Yuno!” urlò Primo, guardando impaurito la compagna, mentre anche Quarto e Nona si allontanavano ulteriormente.
    “Che diamine… Non credevo sarebbe stato necessario anche un esorcista oggi!” fece Minene.
    Hakai scoppiò ancora a ridere, mantenendo sempre la voce di Yuno.
    “Ora, custodi… mi affronterete ferendo questa ragazza o resterete lì fermi a guardarmi distruggere questo mondo?”
    “Hakai… maledetto…” mormorò Marco, poco prima che Eiyu poggiasse una mano sulla sua spalla.
    “Lo terrò occupato io. Purtroppo non posso sconfiggerlo, ma voi due sì.” Asserì, prendendo di nuovo in mano la spada.
    “Come?”
    “Non vi serve qualche minuto per quella tecnica? Dovete richiamare il guerriero che già in passato è riuscito a tenergli testa.”
    “Stai parlando di Marko? Ma non-”
    “Nessuno di noi può affrontarlo individualmente!” replicò l’albino, alzando la spada di fronte a sé. “E anche se lo attaccassimo tutti insieme, probabilmente non riusciremmo nemmeno a ferirlo. Sbrigatevi!”
    Detto questo, spiccò un salto verso l’avversario, che si limitò ad alzare il Keyblade, parando l’affondo e creando un’onda d’aria che investì tutti.
    “Fantastico… questa ragazza è più forte di quanto sembra! La sua follia la rende perfetta per me!” esclamò entusiasta il rappresentante del Caos, ghignando, per poi respingere Eiyu, che atterrò in piedi a un paio di metri di distanza.
    Marco e Saiko lo guardarono, per poi scambiarsi un cenno d’intesa.
    “Che cosa volete fare?” domandò Kenshin, vedendoli allontanarsi uno dall’altro.
    “Una tecnica che speravamo di non dover più usare. Se tu vieni dal passato, questa cosa potrebbe sconvolgerti non poco, ma probabilmente avrà lo stesso effetto anche sugli altri.”
    “Volete… eliminare Yuno?” chiese Yukiteru, guardandoli.
    Saiko sospirò. “Cercheremo di costringere Hakai a lasciarla andare. Non so come abbia fatto a controllarla, però non dovrebbe essere impossibile. Tuttavia, se non ci dovessimo riuscire… non avremo altra scelta.”
    “Ora basta chiacchere!” fece l’Animorph, stendendo le braccia verso sinistra. “È sempre imbarazzante questa parte…”
    “Da noi molti la imitavano, anche se ovviamente non funzionava.” Replicò il mangaka, stendendole verso destra, sotto lo sguardo attento dei presenti.
    “Fu…” dissero, cominciando ad avvicinarsi camminando a lato, spostando le braccia verso l’altro. “sio…” continuarono, portando nuovamente le braccia dalla parte opposta, per poi piegarsi uno contro l’altro, unendo gli indici delle mani. “ne!” urlarono, venendo avvolti da un’aura di luce, che costrinse tutti a chiudere gli occhi.
    Quando riuscirono a riaprirli, a posto dei due custodi c’era Marko, con in mano i Keyblade di entrambi.
    “Che cosa… dove sono finiti quei due?” domandò Kurusu.
    “Sono qui. Marco e Saiko sono diventati un'unica cosa, ovvero me.” Rispose il custode, usando la voce di entrambi i ragazzi, per poi voltare lo sguardo verso il combattimento.
    Eiyu sorrise, per poi saltare all’indietro. “Direi che per me è il momento di riposare. Ti lascio al tuo vero avversario!” esclamò, mentre Marko lo superava in volo, colpendo in pieno Hakai con entrambi i Keyblade, scagliandolo contro un palazzo, il quale si riempì di crepe per la forza d’urto.
    “È da tanto che non ci vediamo, Hakai.” Disse, restando fermo al suo posto, mentre l’avversario si rialzava, sputando sangue.
    “Ma tu guarda… siete di nuovo ricorsi a quella stupida tecnica, eh?” fece, sorridendo.
    “S-Stupida?” ripeté Kenshin, ancora incredulo per ciò che aveva appena visto. “Io direi impossibile!”
    Marko si lasciò sfuggire un ghigno, per poi puntare le chiavi leggendarie contro Hakai.
    “Ti darò una possibilità. Lascia andare Yuno, o non esiteremo ad attaccarti lo stesso. Siamo disposti a lasciarti andare via se non toccherai questo mondo e i suoi abitanti.”
    “Lasciarla andare?” ribatté Hakai, per poi scoppiare a ridere. “Stai scherzando! L’ho già detto prima: questa ragazza è completamente folle. La sua follia supera la vostra immaginazione. Il Caos regna sovrano dentro di lei, e questo mi rende ancora più forte!”
    Il custode annuì. “Come vuoi… Mi dispiace, Yukiteru. Non potrò mantenere la promessa che ti hanno fatto.”
    “Aspetta, non-” cominciò lui, per poi vedere Marko incrociare i Keyblade, partendo subito all’attacco.
    Tuttavia, con sua sorpresa, Hakai riuscì a parare il doppio fendente e a respingerlo.
    “Credevi che non mi fossi preparato a un nuovo incontro con te?” chiese lui, sorridendo, per poi creare con la mano libera una sfera rossa, con cui colpì in pieno la fusione, che si ritrovò a volare verso gli altri, rovinando a terra e lasciando un solco nell’asfalto.
    “Che cosa? Non dovrebbe essere così forte!” esclamò Eiyu, andando subito a soccorrere Marko, che si rialzò usando i Keyblade come appoggio.
    “È molto più forte di prima. Mi sembra impossibile…”
    “Ho solo risvegliato i miei veri poteri. Vedete, l’universo sta cambiando radicalmente. La terza forza si è risvegliata, ed io con lei.” Spiegò Hakai, avvicinandosi.
    “La terza forza? Che cosa vuoi dire?!”
    “Non l’hai ancora capito? Mi riferisco a-”
    “In fin dei conti, contro di te credo sarà necessario combattere tutti quanti.” Lo interruppe Eiyu, alzando la spada contro l’avversario, imitato da Kenshin.
    “Oh, e credete di riuscirci? Fatevi sotto allora.”
    “No… Voi non siete custodi. È troppo pericoloso affrontarlo! Ho visto persone che si definivano divinità non riuscire a tenergli testa.” Fece Marko.
    “Non è un buon motivo per arrendersi. La mia spada non può uccidere, perciò sono l’unico a poterlo colpire senza fare del male alla ragazza!” esclamò il samurai.
    “Io non posso dire lo stesso. Solitamente, i miei avversari non riescono a raccontare di avermi affrontato. Dopotutto, non godo proprio di una buona fama nel mio mondo.” Aggiunse Eiyu, preparandosi a combattere. “Sono fra le dieci persone più ricercate del globo.”
    “Credo di poterti capire. Io dopotutto ho ancora addosso la fama di assassino.”
    Marko guardò entrambi, per poi sospirare. “Allora temo proprio di non potervi dire nulla.” commentò. “Se non… all’attacco!”
    Non appena urlò l’ultima parola, tutti e tre scattarono contro Hakai, pronti a colpirlo con le loro armi. Tuttavia, questi alzò la mano libera, facendo partire da essa una serie di liane nere, che colpirono i tre, per poi attorcigliarcisi intorno, tenendoli sospesi in alto, stretti e incapaci di muoversi.
    “Poveri stolti. Dimenticate che io…” e mentre diceva ciò abbassò di colpo le liane, facendo schiantare a terra i tre. “Sono il Caos!”
    I tre urlarono di dolore, aumentando il volume delle urla quando attraverso le liane gli arrivò una scossa elettrica.
    “Adesso basta, Yuno!” urlò Primo, attirando l’attenzione del custode del Caos su di sé.
    “S-Scappa…” ansimò Marko. “Andatevene via!”
    “Non posso… non posso lasciarla così… Yuno, torna in te!”
    “Patetico tentativo, ragazzo.” Disse Hakai, facendo scomparire il Keyblade e alzando la mano.
    Immediatamente Yukiteru sentì una forza misteriosa attirarlo verso di lui, per poi bloccarlo a un metro di distanza, incapace di muoversi.
    “Ora… questa ragazza aveva un attaccamento morboso nei tuoi confronti, vero?” continuò il keyblader, creando una sfera di fuoco nella mano. “Vediamo come reagisce il suo cuore… se sarà proprio lei a eliminarti!”
    Il ragazzo chiuse gli occhi, pronto a ricevere il colpo.
    Ma con sua sorpresa, la sfera rimase al suo posto.
    “C-Cosa?” fece incredulo Hakai, guardandosi il palmo. “Perché non riesco a lanciare la magia?”
    “Non farai del male a Yukki!” esclamò una voce proveniente da dentro di lui, mentre la sua mano cambiava direzione, puntando la sfera contro se stesso.
    Prima che qualcuno potesse dire qualcosa, il globo scoppiò, causando la sparizione delle liane e facendo volare indietro Hakai, che rimase a terra.
    Poi il vero corpo del custode del Caos apparve come dal nulla dietro Yuno, ansimando per il colpo ricevuto.
    “M-Maledizione… non pensavo che la sua volontà fosse così forte…” esordì, per poi aprire un varco oscuro alle sue spalle, che cominciò ad avvolgerlo. “Tuttavia…” continuò, sorridendo e osservando i ragazzi di fronte a lui rialzarsi. “Il momento finale arriverà presto… e voi non potrete far nulla per evitarlo… Ho visto la verità dentro di lei… e non posso fare altro che gioire.”
    Dicendo ciò, scomparve nell’oscurità, senza lasciare alcuna traccia di sé.
    Marko lo guardò andare via, per poi voltarsi verso Yuno, ancora priva di sensi a terra.
    “Non credevo sarebbe riuscita a ribellarsi e a liberarsi da sola. La sua forza di volontà dev’essere a dir poco incredibile.” disse, per poi illuminarsi e dividersi in Saiko e Marco.
    “Già finita?” domandò quest’ultimo, guardandosi per verificare che fosse tutto a posto.
    “Yuno!” urlò Primo, correndo dalla ragazza per vedere le sue condizioni.
    Subito dopo un rumore proveniente dai cellulari attirò la loro attenzione, costringendo i due custodi a prenderlo e guardare di nuovo lo schermo, che ora riportava solo ‘Mission Exceeded’.
    “La nota di morte è scomparsa. Significa che quel tipo non rischia più di distruggere il mondo.” spiegò Nona, per poi allontanarsi. “Non seguitemi. Non credo che tutti voi siate immuni ai miei esplosivi.”
    “Tanto presto ti prenderò. Non puoi sfuggire al mio diario.” Replicò Quarto, per poi girarsi verso Yukiteru. “Primo, ti contatterò nei prossimi giorni per farti sapere le tue misure di sicurezza. Ora ho una città da tranquillizzare. Per fortuna, ho una terrorista da accusare.”
    Tutti lo guardarono allontanarsi in silenzio.
    “Quello è un poliziotto, vero?” chiese Kenshin, per poi girarsi verso i due custodi. “Mentre voi siete…? Non ho mai visto prima quel tipo di spada.”
    “Questo si chiama Keyblade. Non è una spada comune: infatti non è possibile forgiarla, ma viene consegnata solo a persone ben definite. Solitamente una persona per ogni mondo.”
    “Capisco. Allora… voi sapreste rimandarmi nel mio mondo?”
    “Spiacente, ma loro non hanno questo potere.” Rispose la voce di una bambina, anticipando Murmur, che si avvicinò al gruppo tranquilla, con il sorriso stampato sul volto.
    “Una bambina?” fece Eiyu, guardandola curioso. “O forse no?”
    “Chissà.”
    “Murmur, che cosa ci fai qui?” chiese Yukiteru.
    “Mi manda Deus. Mi ha incaricato di riportare al proprio tempo questi due. Oltre a recuperare i diari consegnati ai custodi. Avete vinto il vostro gioco, complimenti! E avete anche salvato il nostro mondo da fine certa.”
    “Beh, ormai ci stiamo facendo l’abitudine.” Replicò Saiko, consegnandole il cellulare assieme a Marco.
    “E questo è ancora niente.” Disse Eiyu, sorridendo. “Vi aspettano ben altre avventure.” Tuttavia, dopo aver detto questo, tornò serio. “Le difficoltà non mancheranno. Non posso dirvi di più, e non dovete dare per scontato che la mia presenza significhi che vincerete la guerra. Semplicemente vengo dal futuro, ma non potete sapere se sarà un futuro positivo o no.”
    “In pratica non ci vuoi aiutare ulteriormente, vero?”
    “Voi avreste vinto comunque questa battaglia. Io ho solo accelerato i tempi.” Continuò. “Ma ricordatevi questo: non arrendetevi mai.”
    “Tranquillo!” esclamò l’Animorph. “Ho affrontato assieme a quattro amici un esercito di alieni che ha colonizzato centinaia di mondi. Lo psichiatra può aspettare la fine della guerra.”
    “Allora come farai a farci tornare da dove veniamo?” domandò il samurai a Murmur, che sorrise.
    “Così!” rispose, alzando l’indice della mano destra, facendo scomparire all’instante i due.
    “Ecco fatto. Allora custodi, alla prossima volta, se ci sarà!” continuò, per poi svanire anche lei.
    “Non è una che perde tempo, eh?” commentò il mangaka, per poi voltarsi verso Yukiteru e Yuno. “Come sta?”
    “Sembra che quella strana sfera non le abbia provocato gravi danni. Sono sicuro che si risveglierà tra poco.” Rispose Primo.
    “Vediamo se così possiamo aiutarla.” Disse Marco, alzando una mano e avvolgendo la ragazza con un’aura verde, facendo sparire la bruciatura provocata dalla magia.
    “Questo è il massimo che possiamo fare. Ora direi che è il caso di andare. La serratura non l’abbiamo trovata, ma credo che non ci sarà più alcun rischio. Hakai non tornerà più qui.”
    “Ma cosa succederà se qualcuno ci attaccherà di nuovo?”
    “Quello non possiamo impedirlo in alcun modo. Tutto dipenderà dall’esito della guerra: se vinceremo, i mondi distrutti verranno ripristinati con tutti i loro abitanti. In caso contrario… tutto sparirà.” Rispose Saiko, per poi aprire un varco avanti a sé. “Voi cercate di resistere fino a quel momento.”
    Yukiteru annuì, per poi vederli scomparire dentro il passaggio, che si richiuse dietro di loro.

    “Eccomi di ritorno!” esclamò Murmur, avvicinandosi al trono di Deus.
    “Hai fatto presto.”
    “Come avevate chiesto. In fondo, una volta scoperto chi li aveva richiamati qui…”
    Lo sguardo di Murmur si spostò verso una persona nascosta nell’ombra del trono di Deus, la quale sorrise.
    “Ti ringrazio per la tua disponibilità.”
    “Ma perché richiamarli da epoche così lontane?” domandò Deus, curioso.
    “Dovevano incontrare i custodi. Per il momento non posso dire di più. Passato, presente e futuro. Ovvero il tempo. È questo ciò che devo esaminare.”
    “Ma perché?”
    La figura si voltò, allontanandosi.
    “È l’ultima promessa che ho fatto a loro. Una volta portato a termine questo mio ultimo compito, potrò fare ciò che voglio.” Concluse, scomparendo nel nulla.

    Info capitolo

  3. .
    Ed eccomi qui con il nuovo capitolo!
    Dunque, è finita! La Saga dell'Esame dell'Equilibrio ha visto la sua conclusione con il precedente capitolo, e le conseguenze sono state ben peggiori di quanto fosse possibile immaginare.
    Sora, il primo dei nuovi eroi del Keyblade, è caduto, e ora il suo corpo è in possesso di Nigrae, che si prepara alla guerra!
    Ma prima di passare alla saga finale di questa storia, diciamo che mentre continuo a radunare le idee, vi lascerò qualche capitolo "filler". O meglio, questi capitoli (non so ancora quanti saranno esattamente) rivelerrano alcuni punti oscuri nella trama, oltre che rivelare qualche dettaglio per la guerra. Perciò sono a tutti gli effetti dei capitoli, anche se si tornerà un po' indietro con gli eventi XD.
    Ordunque, ringrazio Liberty89 (sempre Fly89) per avermi fatto da beta reader e passo alle recensioni!

    @ Liberty89: *fa scoppiare una bomba* Eh già, il botto è stato un Signor Botto! XD
    Ti chiedo scusa, so che questo capitolo, con i suoi continui cambi di punti di vista, ti ha fatto impazzire nel betaggio XD
    Devo dire che come prova finale, l'idea di rendere oscuri i nostri eroi è stata magistrale (quanta modestia, vero? XD). E si sa, i cattivi sono sempre migliori dei buoni ù.ù. E Sora, essendo forse la rappresentazione stessa della bontà e ingenuità, e giustamente diventato uno dei cattivi peggiori di sempre ù.ù XD
    Topolino, Paperinika e Superpippo che usano le armi del re e dei suoi due amici era necessaria per non renderli ancora più inutili. Inoltre, a parte Paperina, era praticamente sempre loro a combattere XD.
    E già... questa battaglia non finale ha visto l'arrivo di un sacco di personaggi più e meno importanti... tranne Kuzko, che sinceramente è caduto quasi per sbaglio dentro il varco XD.
    Ammettilo, non avresti mai pensato ad Azuki come Blue Ranger, vero? XD. E Reborn... in fondo non poteva essere davvero cattivo XD (o meglio, non poteva essere cattivo tra i cattivi XD).
    Xadhoom... inizialmente pensavo di mantenerla in vita, ma la sua fine anche nella storia originale era troppo ben fatta per rovinarla definitivamente... perciò a malincuore ho dovuto fare tale scelta ù.ù. E se non avessi fatto così, Pikappa non avrebbe fatto paura a nessuno XD.
    Ormai mi conosci... la mia mente malata può generare idee talmente assurde da risultare perfette e inaspettate XD.
    E già, Sora è diventato il nuovo contenitore di Nigrae... tranquilla, Riku ha già dato con Ansem, non potevo usarlo nuovamente nello stesso ruolo XD. E io non ho limiti nella cattiveria ù.ù
    Anche Kairi ha i suoi limiti di tolleranza, e distruggere il cuore di Sora temo sia oltre a codesti limiti XD. E comunque, la Kairi di Equilibrio è ben diversa dall'originale XD.
    Per Sora... temo proprio che questo sia un addio... anche se forse, qualcosa riuscirà ancora a combinarla... chissà XD
    E concordo... ora un vero cattivo ha preso il comando di tutto, mettendo in secondo piano uno che alla fine, non vuole fare altro che studiare XD.
    La vera identità di Hakai è stata sì una bomba, lo ammetto... e vedrai, quando spiegherò il tutto, la bomba sarà niente in confronto XD (o almeno, lo spero XD).
    No... nemmeno io farei una cosa del genere XD. (Ansem e Malefica... brrr...)

    Bene, e ora... direi di lasciarvi al capitolo! Buona lettura a tutti!


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    Sora aprì lentamente gli occhi, portandosi immediatamente una mano al viso per coprirsi dalla luce intensa che lo stava colpendo.
    Il rumore delle onde del mare giunse alle sue orecchie, mentre la vista diventava più chiara, rivelando al suo sguardo un tramonto conosciuto.
    “Queste… sono le Isole del Destino…” mormorò, alzandosi da terra e guardandosi attorno.
    Si trovava sulla piazzetta su cui sorgeva l’albero dei frutti di paopou dov’era solito guardare l’orizzonte assieme a Kairi e Riku, ma ora era da solo. Non c’erano neanche uccelli in cielo, e nessun pesce che guizzava fuori dall’acqua. Era da solo, con il mare che pareva estendersi all’infinito.
    “Che cos’è successo…? Stavo parlando con Dark e-”
    “E hai perso.” Rispose una voce, che fece girare di colpo il custode, trovandosi a fissare Xion, che lo guardava con occhi tristi.
    “Nigrae si è impossessato del tuo corpo. Probabilmente questi saranno i tuoi ultimi minuti. Ti sei rifugiato nel tuo cuore per salvarti, ma l’Oscurità lo distruggerà presto.”
    Sora la osservò per un istante, dopodiché annuì silenziosamente.
    “Capisco… Quindi questa è la mia fine?”
    “Mi dispiace.” Disse Roxas, raggiungendoli dal ponte. “Ma non possiamo fare niente per evitarlo.”
    Il castano guardò entrambi, per poi sorprendersi quando il suo Nessuno gli offrì un gelato al Sale Marino.
    “Non l’abbiamo mai preso insieme.” Spiegò lui, dandone uno anche a Xion, per poi dirigersi sul tronco che tagliava in due la piazza, sedendosi e imitato subito dalla compagna.
    Il keyblader fissò il gelato, sfoggiando un sorriso amaro, poi raggiunse i due, mettendosi nel mezzo e cominciando a mangiare.
    I tre rimasero in silenzio per diversi minuti.
    “Sapete… Forse c’è ancora qualcosa che posso fare.” Disse Sora, alzando lo sguardo.
    “Che cosa?”
    “Se mi trovo dentro Nigrae… Vuol dire che posso accedere ai suoi ricordi, come lui può fare lo stesso con me. Potrei trovare una soluzione per uscire da questa situazione, o almeno, un modo per permettere a Dark e agli altri di vincere.”
    “Dubito che potrai accedere ai suoi ricordi così facilmente.” Fece notare Roxas.
    “Non lo saprò finché non ci proverò.” Replicò Sora, saltando giù dal tronco, per poi dirigersi verso il confine della piazza, evocando il Keyblade.
    “È la mia ultima possibilità. Devo tentare il tutto e per tutto!”
    Xion e Roxas sorrisero di fronte alla sua tenacia e lo raggiunsero, evocando anche loro la Catena Regale.
    “Allora ti aiuteremo.” Risposero all’unisono, poi puntarono i tre Keyblade nella stessa direzione, facendo apparire una serratura, da cui cominciò a uscire una luce che li investì.

    Capitolo 81: Flashback Kairi: gioco mortale?


    Quando Kairi uscì dal varco, si ritrovò in mezzo a un enorme prato pieno di fiori.
    “Uao…” fece meravigliata, guardandosi attorno mentre avanzava. “Questo posto è davvero bello!”
    Pochi minuti dopo, raggiunse quello che sembrava il bordo della strada, oltre il quale c’era un dirupo, di cui non si vedeva il fondo. Anzi, sembrava esserci un cielo anche sotto.
    “Che strano…” commentò, girandosi. “Però sembra tutto a posto. Non vedo né Heartless né Nessuno… né nessun altro nemico.”
    “Ehi, tu!” urlò una voce.
    La custode si girò, vedendo un ragazzo dai capelli castani tendenti al rosso, con addosso un’armatura scarlatta e una spada in mano, correre verso di lei. “Scappa!!!”
    Kairi lo guardò, non sicura di aver sentito bene.
    Ma quando, qualche secondo più tardi, alle spalle del ragazzo apparve una creatura vagamente simile a un rinoceronte, solo che questa era cinque volte più grande e ricoperta per tutta la schiena da corna, fu costretta a confermare quanto aveva capito.
    “E quello che razza di Heartless è?” esclamò la principessa, mentre il ragazzo era in procinto di raggiungerla.
    “Che cosa ci fai lì impalata? Quel mostro è almeno di livello 60, non possiamo competere contro di lui da soli!”
    “Livello 60?” ripeté Kairi, inclinando la testa da un lato, mentre sul suo volto appariva un’espressione interrogativa. “Che cosa significa?”
    Il ragazzo, che in quel momento la stava superando, cadde a terra per lo stupore.
    “Che cosa?!” esclamò, rialzandosi subito. “Non mi pare il momento adatto per scherzare!”
    Ma s’interruppe quando il mostro si fermò di fronte a loro, ruggendogli contro.
    “Maledizione…” continuò lo sconosciuto, brandendo la propria spada. “Non ho altra scelta…”
    “Come mai ti sta inseguendo?” chiese la rossa.
    “Che razza di domanda è?! M’insegue perché vuole eliminarmi, no?”
    “Questo l’avevo capito anch’io… ma perché vuole eliminarti?”
    “È un mostro! Cosa dovrebbe fare? Invitarmi a bere un tè?”
    “E perché no? Sora mi ha raccontato di una bestia che ha invitato una donna a ballare.” Ridacchiò lei.
    “Come scusa?” chiese lui, per poi scuotere la testa. “Ah, non importa! Sbrigati a sguainare la tua spada!”
    “La mia spada? Io non ho una spada.” Rispose tranquilla Kairi.
    “Beh, se vuoi morire per fare queste battute, fai pure, io venderò cara la pelle!”
    La ragazza sorrise, per poi alzare la mano.
    “Temo tu abbia frainteso. Non ho detto che non combatterò. Ho solo detto che non ho una spada.”
    “E allora che cosa userai? Degli spilli?! Non vedo nessuna arma con te!”
    “Certo che no. Hai mai sentito parlare…” replicò lei, creando una sfera di fuoco. “di magia?”
    Il ragazzo spalancò gli occhi increduli, osservando Kairi colpire in pieno il mostro con il fuoco, che lo avvolse, fino a disintegrarlo in migliaia di pezzi, che si dissolsero nel nulla l’attimo seguente.
    “Uh? Che strano… perché è scomparso così?” fece lei, abbassando la mano.
    “Come… Come hai fatto?” chiese il ragazzo.
    “Oh, ti riferisci alla magia? So che può sembrare strano, ma io posso usarla e-”
    “Come hai fatto a usarla qui, intendo!” urlò lui.
    “Come?”
    “Dovrebbe essere impossibile usare qui la magia! Non è stata programmata!”
    “Programmata? Ma perché parli come se fossimo in un computer?”
    Il castano la guardò male.
    “Senti ragazza, non so che cosa ti passa per la testa, ma…”
    Tuttavia il ragazzo si fermò, guardando la testa della custode.
    “Che succede?”
    “Il tuo indicatore… dov’è il tuo indicatore?!” esclamò in preda al panico lui, puntandogli contro la spada.
    “Il mio indicatore? Di che cosa stai parlando?”
    “Tutti i giocatori ne hanno uno! E se tu non ce l’hai… significa che sei un nemico!” urlò, partendo all’attacco.
    Kairi si buttò di lato, riuscendo ad evitare il colpo di spada.
    “Ehi, che ti prende?! Vuoi uccidermi?!”
    “Se non lo faccio io, lo farai tu. Non mi aspettavo avessero programmato nemici in grado di interagire con noi giocatori fino a questo punto. Spero almeno di riuscire a droppare un po’ di oggetti utili dalla tua sconfitta!”
    Senza dire altro, si lanciò ancora all’attacco.
    Questa volta, però, Kairi alzò la mano, evocando il Keyblade e parando l’offesa.
    “Cosa? E quella che razza di spada è?”
    “Non è una spada. È un Keyblade. Dovresti sapere che cos’è, no?”
    “Keyblade? Mai sentito nominare! Né in questo mondo… né nel mio!”
    Kairi spalancò gli occhi.
    “Aspetta…” disse, saltando indietro. “Stai dicendo che non sei di questo mondo?”
    “Certo che no, come tutti gli altri giocatori. Cos’è, voi programmi non lo sapete?”
    “Temo che qui ci sia un grosso equivoco…” mormorò la custode, facendo scomparire l’arma. “Io non sono un programma. Sono una custode del Keyblade.”
    “Uh? E con ciò?”
    La ragazza sospirò.
    “I custodi del Keyblade sono persone che vanno in giro per l’universo. Ne esistono diverse categorie, ma principalmente si dividono in custodi della Luce e dell’Oscurità. Il mio caso è un po’ speciale. Oltre a essere una custode della Luce, sono anche una principessa della Luce, ovvero una delle sette donne con il cuore privo di oscurità. E in più, di recente, sono diventata una Master del Keyblade.”
    Il ragazzo la guardò in silenzio per qualche secondo.
    “Luce? Oscurità? Ma di che cosa stai parlando? E come sarebbe a dire che vai in giro per l’universo? Non esistono astronavi così potenti.”
    Kairi alzò una mano, aprendo il varco.
    “Non abbiamo più bisogno di un mezzo di trasporto, se non per riposarci.” Spiegò. “Attraverso questi varchi, possiamo cambiare mondo liberalmente. È così che sono giunta qui.”
    “Vuoi dire che tu puoi andartene da questo mondo liberamente?! E potresti far passare anche altre persone attraverso quel varco?”
    “Sì, è così, ma dobbiamo seguire delle regole.” Rispose lei, chiudendo il passaggio. “Mi dispiace, ma non posso farti lasciare questo mondo. Nemmeno se tu non sei originario di questo.”
    “Come sarebbe a dire?! Questo mondo è pericoloso, l’hai visto anche tu! È pieno di mostri come quello, anche più pericolosi! Non puoi lasciarci qui!”
    “Credimi… Il mostro più pericoloso che puoi incontrare qui, è meno potente di quelli che potresti trovare nel tuo mondo.”
    “Cosa? Nel mio mondo non esistono mostri!”
    “Mi dispiace doverti dare questa notizia, ma il tuo mondo potrebbe anche non esistere più.” Disse schietta Kairi.
    Il ragazzo sgranò gli occhi.
    “Che cosa vuoi dire?”
    “Non so perché qui il messaggio di Aqua non è arrivato… ma l’universo è in guerra totale. Molti mondi sono stati distrutti, molti altri sono caduti sotto l’oscurità… Noi custodi stiamo facendo il possibile per salvarli, ma sfortunatamente, le nostre controparti sono forti quanto noi… Senza considerare la presenza delle tre entità.”
    “Le tre entità?”
    “Luce, Oscurità ed Equilibrio. Sono reali. Io stessa ho viaggiato con l’Equilibrio per diverso tempo, assieme ad altri custodi.”
    “Tu sei pazza… Sì, non c’è altra spiegazione… Non è possibile distruggere un mondo reale… Insomma, solo Goku e pochi altri-”
    “Oh, conosci anche tu Goku?” fece Kairi, leggermente sorpresa. “Noi abbiamo viaggiato per un po’ di tempo anche con sua nipote, Pan…”
    “Non vorrai farmi credere che esistono realmente?!”
    “Certo che sì. E dalla tua reazione, ne deduco che anche da voi sia arrivato come un fumetto, giusto? Ad ogni modo, per rispondere alla tua domanda… l’Equilibrio ha distrutto un mondo sotto i nostri occhi. Disabitato, ma pur sempre un mondo. E l’ha fatto in pochi istanti.”
    “Però… sono sicuro che il nostro mondo esiste ancora! Altrimenti io sarei morto!”
    “Come sarebbe a dire?”
    Il castano sospirò. “Immagino di doverti spiegare esattamente dove ti trovi, anche se fatico ancora a crederti… Ti trovi dentro un videogioco, ‘Sword Art Online’. Io, insieme ad altri diecimila giocatori circa, l’ho iniziato ormai più di un anno e mezzo fa.”
    “Un videogioco? Ma questo mondo sembra reale!”
    “Infatti è stato progettato proprio per essere così. Noi giocatori siamo entrati grazie a dei caschi speciali, che hanno digitalizzato la nostra mente. Doveva essere un gioco come tanti altri, ma… non appena tutti i giocatori si sono connessi, il creatore del gioco, Akihiko Kayaba, è apparso di fronte a noi, rivelandoci che non saremmo potuti tornare nei nostri veri corpi finché il gioco non sarebbe stato completato. In poche parole, il nostro vero corpo in questo momento probabilmente si trova in un letto di una stanza d’ospedale, incapace di muoversi.”
    “E non possono richiamarvi dal vostro mondo? Si tratta pur sempre di un programma, no?”
    “Purtroppo non è così. Kayaba ha fatto in modo che se qualcuno tentasse di disconnetterci forzatamente, il casco che indossiamo ci friggerebbe il cervello con delle microonde, uccidendoci. E lo stesso succede se moriamo nel gioco.” Spiegò lui, con un sorriso amaro.
    “È orribile…” commentò incredula Kairi.
    “Adesso, dei diecimila giocatori, siamo rimasti intorno ai settemila. Molti di noi si sono arresi, decidendo di passare qui il resto della loro vita, come se fosse il loro vero mondo… Ma io no!” urlò. “Io aiuterò a completare questo gioco, in modo da poter tornare nel nostro vero mondo! Senza contare che c’è una pizza che mi aspetta da quando mi sono connesso.” Concluse, ridendo.
    “Dove posso trovare questo Kayaba?”
    “Ah, se lo sapessimo avremmo cercato di fare qualcosa… ma ignoriamo se si trova in questo o nell’altro mondo.”
    “Come si conclude questo gioco?”
    Il ragazzo indicò una torre che si trovava a qualche chilometro di distanza.
    “Dobbiamo superare i Dungeon, livelli pieni di mostri, per arrivare alla stanza del boss. Una volta sconfitto lui, possiamo accedere al piano successivo. In totale ci sono cento piani. Ora siamo arrivati intorno al sessantesimo, non ne sono sicuro. In questo momento ci troviamo al ventiduesimo piano, ma è possibile teletrasportarsi su qualsiasi piano raggiunto grazie al Teleport che si trova in ogni città.”
    “Dov’è la città più vicina?”
    “Alla base di quella torre. Ma perché? Hai forse intenzione di aiutarci a completare il gioco?”
    “No. Andrebbe contro i miei doveri. Sono venuta qui perché potrebbe esserci una forza oscura. E sono sicura che quella forza si troverà sicuramente all’ultimo piano. Probabilmente si è impossessata del boss finale.”
    “I tuoi doveri?”
    “Come custode della Luce, devo eliminare l’oscurità prima che questa s’impossessi di un mondo. Inoltre, più nemici elimino ora, meno nemici ci saranno nella guerra finale dell’universo, la seconda guerra del Keyblade.”
    “Guerra del Keyblade? E ce n’è già stata una?!”
    “La prima ha provocato la creazione dell’universo così come lo conosciamo oggi. La seconda è stata iniziata dall’Oscurità… o meglio, da Master Xehanort, il cui obiettivo è riscrivere l’universo, cancellando quello attuale.”
    “Vuoi dire che… tutto quello che conosciamo…”
    “Sparirebbe. Sì, purtroppo è così, ma noi non ci arrendiamo. Un mio amico ha già salvato due volte l’universo. Adesso che siamo tutti insieme, lo salveremo senza ombra di dubbio.”
    Il ragazzo la guardò incredulo, per poi sospirare.
    “Cavoli, e io sono rinchiuso in questo gioco mentre fuori c’è letteralmente la fine del mondo. Beh, allora permettimi di lasciarti una raccomandazione: all’ultimo piano raggiunto, incontrerai sicuramente un ragazzo che combatte da solo. Si chiama Kirito. Digli che ti manda Klein! Saprà aiutarti nella tua missione.” le disse, sorridendole.
    La custode annuì, per poi girarsi.
    “Aspetta… non mi hai ancora detto come ti chiami!”
    Lei si alzò in volo.
    “Mi chiamo Kairi.” Rispose, per poi volare via, diretta verso la torre, lasciando un incredulo Klein dietro di lei.
    “S-Sa anche volare?!”

    La keyblader volò il più velocemente possibile, finché i prati che scorrevano sotto di lei non si trasformarono prima in sentieri e poi in case.
    Atterrò in quella che doveva essere una piazza, sotto gli sguardi increduli di decine di persone.
    Ignorandoli, cominciò a guardarsi intorno, alla ricerca del Teleport di cui gli aveva parlato Klein.
    “Mi sarei dovuta far dire che aspetto ha…” mormorò, poco prima di ritrovarsi una spada puntata sul collo.
    “Non fare un passo.” Disse una voce, appartenente a un uomo che indossava un’armatura integrale. “Chi sei? Come hai fatto a entrare in città senza essere un giocatore?”
    Kairi non rispose, limitandosi a buttarsi di lato ed evocare il Keyblade per parare l’affondo che il cavaliere eseguì l’attimo dopo aver posto al domanda.
    “Il mio nome è Kairi, è sono una custode del Keyblade.” Rispose, allontanando la spada dell’avversario e mostrando la sua arma. “Sono qui solo di passaggio, sto cercando il Teleport.”
    “E perché un programma come te dovrebbe usare il Teleport?”
    “Non sono un programma. Vengo, come voi, da un altro mondo. Solo, non il vostro.”
    “Come sarebbe a dire?”
    “Non ho voglia di spiegare di nuovo tutto quanto. Vi basti sapere che sono qui solo per una mia missione, dopodiché me ne andrò. Ma per portarla a termine, devo raggiungere l’ultimo piano.”
    “Qual è la tua missione?” chiese uno di loro.
    La ragazza alzò il Keyblade.
    “Eliminare l’oscurità prima che anche questo mondo venga distrutto, com’è purtroppo successo a molti altri. Vi consiglio di tenervi pronti, perché presto potreste ritrovarvi a combattere contro nemici di cui non immaginate nemmeno il potere. Esseri incapaci di provare pietà, il cui scopo è unicamente quello di prendere il vostro cuore, trasformandovi in loro compagni.”
    “Come sarebbe a dire che i mondi sono stati distrutti?”
    “Ho saputo che voi siete bloccati qui da più di un anno. Probabilmente è per questo che non ne sapete nulla. L’universo è entrato in guerra, e rischia di venire distrutto. Io, assieme ad altre persone come me, stiamo cercando di impedirlo.”
    “Tu? Non mi sembri tanto forte, sai?” disse un uomo altro in armatura, avvicinandosi con la spada sguainata. “Non hai nemmeno un elemento protettivo addosso!”
    Kairi alzò la mano, creando una sfera di fuoco.
    “Non ne ho alcun bisogno. Anche perché contro i nemici che affronto, qualunque protezione è inutile. Solo il Keyblade e la magia possono colpirli, oltre a qualche particolare arma. Ma per il resto, sono immuni a tutto.”
    “Quella… Quella è magia?!” esclamarono diversi di loro.
    “Impossibile, non esiste la magia in questo gioco!”
    “Vi ho già detto che non appartengo a questo gioco.” Continuò la rossa. “Ora, se mi dite dove posso trovare il Teleport e raggiungere così l’ultimo piano disponibile, me ne vado.”
    “Ti accompagno io.” Disse una voce femminile, appartenente a una ragazza dai capelli rosa, che indossava un abito rosso.
    Kairi la guardo leggermente sorpresa.
    “Sakura?” fece, associandola per un istante alla ninja.
    “No, il mio nome è Liz.” Rispose lei, sorridendo.
    La custode scosse la testa, ricambiando il sorriso. “Scusami… solo che somigli incredibilmente a un’altra persona che ho incontrato un po’ di tempo fa. Il mio nome è Kairi.”
    La ragazza continuò a sorridere.
    “Allora, il Teleport è laggiù.” Disse, indicando una piattaforma al confine della piazza. “Devi andarci sopra e nominare il numero del piano. Se vuoi posso accompagnarti. Sono tornata da poco dall’ultimo piano raggiunto, perciò se vuoi posso farti da guida.”
    “Ti ringrazio. Però in caso di pericolo, dovrai tornare indietro, abbandonandomi, chiaro?”
    “Mi sembra di sentir parlare Kirito.” Ridacchiò Liz.
    “Di nuovo quel nome…” fece Kairi. “È così famoso?”
    “Oh, sai già di lui?”
    “La prima persona che ho incontrato qui mi ha detto di andare a incontrarlo. Tu lo conosci?”
    “Direi di sì, visto che ho forgiato una delle sue spade. A proposito, non ho mai visto la tua. È davvero strana, con quella forma a chiave.”
    “Questo si chiama Keyblade, un’arma leggendaria impossibile da copiare. Solo coloro che si dimostrano degni a Lucis o all’Oscurità possono usarla.”
    “Lucis?” chiese Liz, mentre si avviavano al Teleport.
    “La Luce stessa.”
    “Vuoi dire che esiste qualcosa che rappresenta la Luce?!”
    “Non che la rappresenta… è proprio l’essenza stessa della luce. E suo figlio è un mio amico.”
    “Amico… come amico, o come ragazzo?” chiese l’altra, guardandola con sguardo malandrino.
    A sentir ciò, Kairi scoppiò a ridere, attirandosi di nuovo gli sguardi di tutti addosso.
    “Dark non è nemmeno lontanamente il mio ragazzo. Anzi, credo che mia sorella potrebbe torturarti per quello che hai appena detto. Dark è suo, e di nessun’altra. In fondo, è anche l’unica disposta a sopportare il suo carattere.”
    “Così difficile?”
    “Aveva rinunciato all’amore.” Disse Kairi, facendosi seria. “Ci aveva rinunciato, rimanendone privo. Ha dovuto torturare quasi a morte mia sorella per poterlo recuperare parzialmente.”
    “Torturare?!” disse rabbrividendo Liz.
    “Non era in sé. Suo padre lo controllava. Quando si è reso conto di quel che ha fatto, non è stato in grado di riprendersi facilmente.”
    “Oh…”
    Le due raggiunsero il Teleport, salendoci sopra.
    “Livello Sessantatré!” urlò Liz.
    Intorno alle due comparve una forte luce, che impedì loro di vedere qualsiasi cosa. Quando scomparve, la città attorno a loro era cambiata, come anche le persone.
    Kairi si mosse per far sparire il Keyblade, ma Liz la fermò.
    “Tienilo in mano.” Le sussurrò. “Darai meno nell’occhio. Qui non è normale viaggiare disarmati, a meno che, come me, non fai qualche lavoro. Ma dubito che qui qualcuno ti conosca, a differenza di me.”
    “Va bene.” Rispose la custode, tenendo la sua arma in mano, allontanandosi dal Teleport.
    “Allora, dove si trova Kirito?”
    “Se lo conosco sufficientemente bene, adesso sarà in un Dungeon a livellare. Non pensa ad altro se non a diventare più forte.”
    “Livellare?”
    “Tu non sai proprio come funziona questo videogioco, vero?” chiese Liz, guardandola leggermente storta.
    “A dir la verità non ho mai nemmeno visto un videogioco. Da dove vengo io, la cosa più tecnologica è la lampadina.”
    “EH?!?!” esclamò incredula la ragazza, facendo un passo indietro e guardandola come se fosse una pazza.
    “Poi quando il mio mondo è stato distrutto, mi sono ritrovata catapultata in molti mondi diversi, ognuno con persone e oggetti unici. Anche se a essere sincera, il mio primo viaggio è stato un po’ particolare, visto che non ero nel mio corpo.”
    “Cosa vuoi dire?”
    “Non è una cosa che si sa nei mondi… ma la nostra anima risiede nei nostri cuori. Non intendo il cuore fisico, un altro cuore. È quello che decide se sei vivo o no, se sei della luce o dell’oscurità. Il mio cuore è stato scacciato dal mio corpo, venendo preso involontariamente in custodia da uno dei miei primi amici, Sora. È stato lui a viaggiare tra i mondi, e io con lui. Il mio corpo, invece, rimase in balia delle tenebre.”
    “E come ha fatto a tornare tutto a posto?”
    “Sora, a un certo punto, scoprì la verità. Dopo aver creduto di aver sconfitto il nemico, si è trafitto al cuore, liberandomi.”
    “V-Vuoi dire che è mo-”
    Kairi scosse la testa. “Il suo cuore è molto forte. È riuscito a tornare indietro.”
    “V-Vuoi dire che è tornato in vita?!” esclamò incredula Liz. “È possibile?!”
    “Non era proprio morto. Semplicemente, il suo cuore l’ha abbandonato per qualche minuto, ma non essendo puro, si era trasformato in Heartless, mantenendo tuttavia la sua coscienza. E infine, è riuscito a riprendere le sue vere sembianze.”
    “Mi sembra di capire che tu e questo Sora siate più che amici, eh?” dedusse la ragazza, facendo leggermente arrossire la custode.
    “Beh, siamo molto amici… ma al momento nulla di più, credimi! Anzi, lui adesso si trova in un altro mondo.”
    “Ma come fate a viaggiare? Insomma, non credo voliate anche nello spazio…”
    “Abbiamo dei passaggi speciali che ci permettono di raggiungere qualsiasi mondo.”
    “Uao… Dev’essere fantastico…”
    “Non è tutto rosa e fiori. Vedere distruggere un mondo… è una cosa che non auguro a nessuno.”
    “Liz!” urlò una voce, attirando l’attenzione delle due.
    Si trattava di una ragazza dai lunghi capelli castano chiaro, con addosso una veste bianca e rossa e una spada simile a un fioretto riposta nel fodero appeso al vestito, che stava correndo verso di loro.
    “Asuna!” rispose Liz, salutandola con la mano.
    “Come mai di nuovo qui? Credevo saresti tornata al tuo negozio.”
    “Ho voluto accompagnare Kairi.” Rispose lei, indicando la custode, che le porse la mano.
    “Piacere di conoscerti.” Disse.
    Ma Asuna restò ferma al suo posto, guardandola dubbiosa.
    “Chi sei?” chiese, portando la mano all’elsa della spada. “Non hai né indicatore né barra degli HP.”
    “Non sono una nemica, ti basti sapere questo, ma preferirei non dover spiegare di nuovo il tutto a una folla. Andiamo in un posto più isolato. Se può farti stare più tranquilla, puoi tenere tu il mio Keyblade. Se tenterai di attaccarmi, non ne avrò bisogno per difendermi.” Fece la custode, porgendole la sua arma.
    “Keyblade?” ripeté Asuna, osservando la strana spada di fronte a lei, per poi scuotere la testa. “Non ce n’è bisogno. Lo stesso vale per me: se mi attaccherai, non esiterò a rispondere.”
    “Allora direi che siamo a posto!” cercò di intervenire Liz.
    Kairi sbuffò, per poi abbassare il Keyblade.
    “Per quanto ancora devo tenerlo così?” si lamentò, guardando la rosa.
    “Uhm… forse posso aiutarti.” Rispose lei, per poi muovere la mano davanti, facendo apparire uno schermo olografico, che cominciò a far scorrere muovendo le dita. “Ecco, prova questo.” Disse, premendo un’icona.
    Pochi secondi dopo tra le sue mani apparve un piccolo oggetto rotondo, provvisto di diverse spille.
    “Girati un attimo per piacere…” continuò Liz, per poi mettere l’oggetto sulla schiena della custode. “Fatto. Ora dovresti poter appoggiare il tuo Keyblade sulla schiena senza che cada.”
    Kairi la guardò sorpresa, per poi alzare il Keyblade velocemente, facendolo ruotare a mezz’aria e lasciandolo scivolare sulla schiena, dove rimase fermo.
    “Ehi, funziona!” Disse lei, sorridendo, per poi guardare le due ragazze.
    “Non sei una principiante con la spada, eh?” fece Asuna. “Insomma, riuscire a padroneggiarla così facilmente…”
    “Oh, quello? Sinceramente, ho copiato la posa da un altro guerriero, che credo sia molto più bravo di me. E poi, solitamente non ho bisogno di mettere al suo posto il Keyblade.”
    “Cosa vuoi dire?”
    “Meglio se ne parliamo fuori dalla città.”

    “Capisco…” fece Asuna, seduta su una roccia. “Così vieni dal mondo esterno.”
    “Non il vostro però. A essere sincera, non so nemmeno dove si trovi. Ho già sentito e visto mondi digitali collegati ad altri, ma nemmeno noi custodi potevamo farci qualcosa. Forse giusto Dark. Beh, ora che ci penso, se non ci riesce lui…”
    “Ma è così potente questo Dark? Prima dicevi che ha distrutto un mondo…”
    “Un mondo che lui stesso aveva creato.” Aggiunse la custode.
    “Che?! Ma è impossibile! Dovrebbe essere… una divinità!” esclamarono incredule le due ragazze.
    “Beh, credo si possa considerare quasi tale.” Ridacchiò lei. “Anche se è cambiato molto da quando l’abbiamo conosciuto. Inizialmente era molto freddo, e ci trattava tutti con sufficienza. Ci abbiamo messo un po’ per capire perché si comportava così.”
    “E ora?”
    Kairi continuò a sorridere.
    “Beh, ora direi che è tornato in sé. Ce n’è voluto di tempo, ma almeno ha abbandonato quella sua superiorità… anche se per ironia della sorte, l’ha abbandonata proprio quando ha capito di essere realmente superiore a tutti noi.”
    “Ah, gli uomini… Tutti uguali. Più sono forti, più diventano vulnerabili. Non ti ricorda qualcuno, Asuna?”
    “Come?” chiese l’altra ragazza, arrossendo di colpo.
    “Non crederai forse di potermelo nascondere, vero? Credi che non abbia visto che cos’hai al dito?” continuò maliziosa Liz, anche se con un velo di tristezza che solo Kairi parve vedere.
    “E-Ecco… è stato tutto improvviso e… insomma, che c’è di male?!”
    “Ehm… scusate se vi interrompo, ma di cosa state parlando?” chiese la custode.
    “Diciamo che se vorrai provarci con Kirito, prima dovrai passare sul corpo della sua dolce mogliettina.” Rispose ridendo Liz, facendo diventare ancora più rossa Asuna.
    “Liz!” la richiamò lei, cercando di nascondere l’imbarazzo.
    “M-Moglie?!” ripeté la keyblader, spalancando la bocca dalla sorpresa. “Ma sei appena una ragazza! Insomma, non è un po’ presto?”
    “Siamo in un videogioco. Qui certe cose non hanno importanza.” Rispose la ragazza, sorridendo. “E comunque, l’importante è che ci vogliamo bene, no?”
    “Sì… credo tu abbia ragione.”
    “E te? Non c’è nessuno a cui tieni in maniera particolare?”
    “Beh… diciamo che con questa guerra sulle spalle, non c’è molto tempo per pensare a ciò che proviamo. Chissà, forse dopo…”
    “Scusa se mi intrometto… ma non sarebbe meglio sfruttare proprio quest’occasione?” fece Liz. “Non voglio portare sfortuna, ma se questa guerra è così pericolosa, non è meglio non perdere nemmeno un minuto?”
    “Il nostro nemico sfrutterebbe questo legame contro di noi. Basta pensare a Dark. Lui e mia sorella sono legati dal destino da molto tempo, ma entrambi hanno cercato di ignorare i propri sentimenti. Mia sorella si è addirittura finta morta per oltre dieci anni, tanto che io non ero nemmeno a conoscenza della sua esistenza. Dark, invece, si è privato di tutti i suoi sentimenti per andare avanti… E nonostante tutto questo… il nostro vero nemico li ha trovati e torturati, fisicamente e psicologicamente.”
    “E ora? Come stanno?”
    Kairi ridacchiò.
    “Ironia della sorte, ora stanno ufficialmente insieme, ancora più legati di prima. Ma Dark ha perso la sua umanità… Non è più un comune essere umano.”
    “E con questo?” chiese Asuna. “Che cosa cambia?”
    “Fondamentalmente niente. Hikari ha deciso di restare comunque al suo fianco, e-”
    Ma la custode si interruppe, portandosi una mano sulla testa.
    Davanti a lei, per un momento, apparve l’immagine di sua sorella, tenuta sospesa in aria da una persona, che la stava stringendo al collo.
    “Kairi, tutto bene?” chiese preoccupata Liz.
    “H-Hikari…” fece lei, con gli occhi spalancati, mentre nella sua visione vedeva la testa della sorella abbassarsi, senza più dare alcun segno di vita.
    “Che cosa succede? Kairi!” la chiamò Asuna, scuotendola per le spalle, ma senza ottenere alcun risultato.
    “L’Oscurità… No, non può essere… Hikari…” mormorò la custode, mentre la sua visione si offuscava, lasciando spazio a un’altra scena, dove vide Dark in lacrime, in ginocchio, con il corpo della sorella tra le mani.
    “Dark… salvala…” mormorò, prima di cadere a terra priva di sensi, mentre Asuna e Liz continuavano a chiamarla, preoccupate.

    “Hikari… tu non sei più una custode della Luce: sei stata privata del tuo potere. Tuttavia, sono anch’io un’entità superiore… posso farti diventare la nuova custode dell’Equilibrio.”
    La ragazza spalancò gli occhi.
    “Ma se lo dovessi fare… andresti incontro al mio stesso destino… e non posso permetterlo! Maledizione! È tutta colpa m-”
    Ma Dark fu interrotto da Hikari, che lo baciò.
    “Stupido. Per stare al tuo fianco, sono pronta a tutto.”
    Dark alzò lo sguardo, fissando i suoi occhi determinati.
    “Va bene allora… Hikari, sei pronta a diventare la mia custode? In tutti i sensi?”
    Lei sorrise, annuendo.
    “Certo che sì… Dark.”

    Kairi si alzò di colpo.
    “Dark… Hikari…” mormorò, ancora non del tutto in sé.
    “Si è svegliata!” urlò una voce, che fece tornare la custode alla realtà.
    Prima che potesse rendersene conto, tre persone entrarono nella stanza in cui si trovava. Solo in quel momento si accorse di essere seduta su un letto.
    “Tutto bene?” chiese Asuna, avvicinandosi.
    “Sì… credo di sì… ma cos’è successo?”
    “Sei svenuta, ma hai continuato a parlare, chiamando in continuazione Dark e Hikari.” Spiegò una voce che non aveva mai sentito prima.
    La principessa della Luce mise a fuoco un ragazzo dai capelli neri, come lo erano i suoi vestiti, che consistevano in una strana tunica, che copriva una semplice maglietta e dei pantaloni.
    La custode notò le else di una coppia di spade spuntare da dietro la sua schiena.
    “Ho… avuto un incubo… spero…” fece Kairi, portandosi una mano sulla testa. “Ho visto… mia sorella morire…”
    “Era solo un sogno.” Cercò di tranquillizzarla Liz.
    “Ma era così reale… e non c’era solo lei… c’era anche Dark… e stava piangendo…”
    “Io non credo nei sogni premonitori. Tanto più da quando siamo qui.” Disse il ragazzo, sospirando. “Ho sentito che mi stavi cercando. Piacere, io sono Kirito.”
    Kairi si sbatté le mani sulle guance, cercando di tornare totalmente in sé.
    “Avrei preferito incontrarti in una maniera migliore. Piacere, io sono Kairi. È stato Klein a indirizzarmi da te.”
    “Klein? È da un po’ che non lo vedo.” Rifletté Kirito. “Ma cosa vuoi da me? Asuna e Liz mi hanno raccontato che ti fai chiamare custode del Keyblade, ma che cosa significa? E come mai la tua spada non riesce a essere impugnata da nessuno. Non appena cerchiamo di usarla, scompare, riapparendo al tuo fianco. E non esiste nessuna abilità in grado di fare una cosa del genere.”
    “Perché io non appartengo a questo videogioco. O meglio, sono al suo interno, ma non come giocatrice. Vengo da un altro mondo, che non è nemmeno il vostro.”
    “Com’è possibile?”
    Kairi sospirò, alzando la mano e aprendo un varco.
    “Con quelli, posso andare dove voglio in tutto l’universo. Sono capitata qui perché abbiamo percepito dell’oscurità, e il mio compito è affrontarla. E questo mi porta al motivo per cui volevo parlarti. Hai sentito o visto qualcosa di strano? Qualcosa che qui non è normale?”
    “Uhm… Direi di no… anche perché ogni livello ha qualcosa di nuovo dai precedenti.”
    “Avete un foglio di carta?” chiese la custode.
    “Sì, un secondo…” rispose Asuna, facendo apparire di fronte a lei lo schermo, per poi selezionare un’icona.
    Pochi secondi dopo, tra le sue mani apparve un foglio di carta assieme a una penna.
    “Non pensavo che a qualcuno potesse interessare, visto che qui ci scambiamo i messaggi direttamente senza aver bisogno di alcun supporto.” Disse, consegnando i due oggetti a Kairi.
    “Beh, mi spiace, ma io non ho nessun schermo olografico da usare in quel modo. Anche se devo ammettere che è parecchio comodo, anche più delle capsule che ci ha mostrato Pan.” Fece lei, per poi cominciare a disegnare.
    “Pan?” ripeté Kirito. “Quale Pan?”
    “La nipote di Son Goku. Lo conoscete anche voi, no?”
    “Non ci dirai che-”
    “Sì, l’ho incontrato qualche tempo fa, e Pan si è unita al nostro gruppo. Anche lei è una custode della Luce. Ad ogni modo… avete visto qualcosa con uno di questi simboli?” continuò Kairi, ignorando gli sguardi sorpresi dei tre, e mostrando a loro i disegni dei simboli dei Heartless e Nessuno.
    “Che cosa sono?” domandò Kirito, prendendo in mano il foglio.
    “Solitamente i miei nemici hanno uno di quei due simboli inciso sul corpo. Il primo corrisponde agli Heartless. Il secondo ai Nessuno. I primi sono quasi sempre mostri. Sinceramente, credo che ne esista uno solo dall’aspetto umano, ed è stato eliminato tempo fa. I secondi, invece, possono avere aspetto umano, e in questo caso hanno anche una coscienza propria. Tuttavia, non possono provare sentimenti. Sono come gusci vuoti.”
    “Esistono simili creature?”
    Kairi annuì. “Io stessa, come Sora, ho generato un Nessuno quando ho perso il mio cuore, ma nel nostro caso, ha continuato a vivere anche se non eravamo scomparsi. Mia sorella, invece, ha perso il cuore, e ha vissuto per oltre dieci anni come Nessuno.”
    “Quindi erano malvagi?” chiese Asuna.
    “Non necessariamente. Naminé non combatteva nemmeno. Roxas sì, ma non aveva memoria, e alla fine ha deciso di affrontare i suoi simili, sacrificandosi. Per quanto riguarda mia sorella, lei ha continuato a vegliare su Dark, finché non è rientrata in possesso del suo cuore, tornando così a essere un vero essere umano.”
    “Mando subito una copia dell’immagine a tutti i giocatori.” Fece il moro, cominciando a digitare qualcosa sul suo schermo. “Se qualcuno ha visto questi simboli, ci avvertirà subito. Inoltre, gli dirò di non attaccare per nessun motivo. Non dovrebbero dare nessun punto esperienza o premio, se non sono creature di questo gioco, no?”
    “Immagino di no. Tra l’altro, io sono l’unica a poterle eliminare. Senza il Keyblade o la magia, o armi straordinarie, non possono morire.”
    “Questo è da vedere. Sono uno degli spadaccini più forti di questo mondo, dubito che possano resistermi.”
    “Davvero? A vederti non si direbbe.”
    “Potrei dire lo stesso di te. Inoltre la tua spada non è nemmeno affilata. Come può eliminare qualcuno o tagliare qualcosa?”
    Kairi sorrise, alzando la mano verso il ragazzo.
    Il Keyblade che era appoggiato lì vicino scomparve, per poi riapparire nella sua mano.
    “Vuoi testare la mia forza? Sappi che ho affrontato nemici ben più minacciosi di te.”
    Kirito sospirò, per poi sorridere.
    “In teoria sarei in luna di miele… Però credo che quest’occasione non mi capiterà più, vero?”
    “A meno che qualche altro custode non giunga qui, credo proprio di no.”
    “Kirito, ne sei sicuro?” chiese Asuna.
    “Tranquilla, non la colpirò in maniera grave. Anche se dubito che ce ne sarà bisogno.”
    “Allora vorrà dire che anch’io mi limiterò a usare il Keyblade senza rincorrere alla magia.”
    “Magia? Puoi usare anche quella?”
    “Diciamo che me la cavo.”
    “Qui l’aria è sempre più pesante…” commentò Liz, mentre i due uscivano fuori.
    Solo allora Kairi si rese conto di non trovarsi più in città.
    “Ti abbiamo portato a casa nostra. Siamo un po’ di livelli più in giù, ma qui nessuno avrebbe fatto troppe domande su di te.”
    “Capisco.” Rispose la custode, per poi puntare il Keyblade contro Kirito. “Sei pronto?”
    “Quando vuoi.” Rispose lui, prendendo le else delle sue spade ed estraendole entrambe.
    Kairi sorrise, per poi scomparire alla loro vista.
    Il ragazzo restò sorpreso per un secondo, per poi imitarla.
    Pochi istanti dopo i due fecero scontrare il Keyblade e le spade tra di loro, provocando una lieve onda d’urto.
    “Che strano… credevo che l’impatto sarebbe stato maggiore.” Commentò la keyblader, per poi imprimere maggiore forza e saltando all’indietro, cosa che fece anche Kirito.
    “Incredibile… una simile forza di resistenza… E la mia barra HP ne ha in parte risentito…” commentò lui, guardando una barra verde visibile solo a lui in alto a sinistra, che era leggermente diminuita.
    “Non preoccuparti, se ti farò troppo male, posso sempre guarirti. Conosco anche quel tipo di magia.”
    “Non sei una principiante nello scontro con altre persone. Tu hai già ucciso qualcuno?”
    “No.” Rispose subito Kairi. “Ma ho affrontato molte persone malvage. Per questo sono abituata a confrontarmi con altri umani.”
    “Capisco… Beh, almeno non ti sei macchiata di un omicidio…”
    “Cosa che temo capiterà presto. Nella guerra non dovrò affrontare solo Heartless o Nessuno, ma anche custodi oscuri. Altri umani. E possibili varianti.”
    “Possibili varianti?”
    “Beh, nel nostro gruppo abbiamo Sayan, divinità, demoni, esseri superiori, persone che mangiano il fuoco… diciamo che non siamo proprio tutti umani al cento per cento.”
    “Ma davvero? Sarebbe interessante come videogioco.”
    “Però è la realtà. Ma ora cosa vuoi fare? Restare a parlare o combattere?”
    Kirito sorrise, per poi sparire e riapparire alle spalle della custode.
    “Io ti consiglio di lasciarti prendere di meno dalle chiacchere. Può essere un modo per distrarti!”
    Kairi si girò di colpo, alzando il Keyblade per parare i due fendenti, ma venendo comunque allontanata di qualche metro dalla forza d’urto.
    “Ugh… vero, colpa mia. Anche se è difficile trovare qualcuno che riesce a spostarsi così velocemente… e devo ammettere che senza magia è un po’ più dura.” Rispose, portando di nuovo il Keyblade di fronte a sé, pronta ad attaccare o a difendersi.
    Kirito non disse nulla, partendo di nuovo all’attacco.
    Ma questa volta una macchia arancione e nera si mise in mezzo, deviando verso l’alto le due spade prima che raggiungessero la ragazza.
    “Eh?” fecero i due combattenti, mentre tra di loro un ragazzo dai folti capelli biondi e con addosso una tuta arancione e nera portava di fronte a sé un kunai, pronto ad attaccare.
    “Non te l’ha mai detto nessuno che non bisogna attaccare le ragazze senza un buon motivo?” disse il nuovo arrivato, mentre i presenti lo guardavano increduli.
    “N-Naruto?!” esclamò Kairi, facendo scomparire il Keyblade. “Che cosa ci fai qui? Credevo fossi in missione su un altro mondo.”
    “Ho finito prima del previsto, così ho deciso di venire a dare un’occhiata qui. Non sapevo ci fossi già tu, ma pare sia arrivato in tempo.”
    “Non è possibile…” fece Kirito, arretrando, senza abbassare le spade. “Non può essere reale!”
    “Di cosa stai parlando?” chiese il ninja. “Certo che sono reale! Io sono Naruto Uzumaki, il futuro-”
    “Hokage, lo sappiamo.” Completò Asuna, facendo girare verso di lei il ragazzo.
    “Questa sì che è bella! Come fai a saperlo? Non mi sembra di averti mai visto prima.”
    “Che razza di scherzo è questo?!” urlò Kirito. “Kayaba è arrivato a programmare personaggi creati nel passato?!”
    “Programmati nel passato? Ma cosa diamine stai dicendo?”
    “Naruto…” intervenne Kairi. “Temo che questo sia uno di quei casi di cui ti avevamo avvertito.”
    Il biondo la guardò per qualche secondo, per poi chinare la testa di lato, con aria interrogativa.
    La rossa sospirò.
    “In alcuni mondi noi siamo personaggi inventati, esistenti su carta o nei televisori.” Spiegò.
    “Oh, giusto, quello!” esclamò il biondo, battendo un pugno contro il palmo dell’altra mano. “Quindi è per questo che mi conoscono, eh?”
    “V-Vuoi dire che è reale? Non è un programma?!” fece Liz, incredula.
    “No, no. Lui è reale quanto me. Lo abbiamo incontrato agli inizi del nostro viaggio, e poi ha partecipato a un torneo assieme ai guerrieri più forti. Goku però non era presente.”
    “Lui no, ma Vegeta ha provveduto a farmi pentire di non aver mai affrontato un Sayan prima… cavoli, anche se era un semplice allenamento, c’è andato giù pensante e non poco. In confronto i pugni di nonna Tsunade e di Sakura sono dei massaggi!” esclamò Naruto. “Senza parlare di quando si trasforma, diventando anche lui biondo e centuplicando la sua forza. Cavoli, da quando ho lasciato il mio mondo, non ho fatto altro che incontrare personaggi strambi! Proprio adesso sto tornando da un mondo dove pensate un po’, le persone vivono come se fossero in un fumetto. E c’era una ragazza che non era niente male come forza…”
    “Quindi è vero? Tutti i personaggi che crediamo finti… sono reali?” chiese Asuna, interrompendolo.
    “Temo di sì. Io stessa, nel mondo di Dark e di qualcun altro, non ero che il personaggio di un videogioco.” Rispose Kairi, sorridendo. “E voi dovreste saperlo bene, visto la vostra situazione.”
    “Aspetta, ma non stavate combattendo?” fece Naruto.
    “No, stavo solo verificando la sua forza, prima che tu intervenissi.” Disse Kirito, rimettendo a posto le spade. “Anche se ho visto abbastanza. Considerando che può anche usare la magia, non sono lontanamente al suo livello.”
    “Allora adesso ci accompagnerai da questo boss?” domandò Kairi.
    “Prima dobbiamo tornare al Teleport. Da lì, raggiungeremo l’ultimo livello conquistato. Nessuno al momento è ancora riuscito a trovare il nemico.”
    “Tutto qui? Ci basta sconfiggere questo nemico per liberare il mondo dall’oscurità? Sarà una passeggiata allora!” Commentò Naruto. “Ma come mai prima eravate convinti che fossi stato programmato? Mica siamo in un computer.”
    La rossa sospirò nuovamente, mentre il gruppo si allontanava dalla casa.
    “Temo di doverti spiegare per bene la situazione.”


    Quando il gruppo uscì dalla luce del Teleport, si ritrovarono nella stessa città dove Kairi aveva incontrato Asuna.
    “Vi avverto.” Cominciò Kirito, estraendo le spade. “Non abbassate mai la guardia da quando metteremo piede fuori dalla città. I nemici possono attaccarci in qualsiasi momento.”
    “Non c’è problema. Dopotutto sono un ninja, è difficile prendermi di sorpresa. Anche se trovo ancora pazzesca la storia che tutto questo non è reale.”
    “Pensa a noi, che siamo qui da quasi due anni.” Fece Asuna, per poi voltarsi a guardare Liz. “Tu ci aspetti qui, vero?”
    “A dir la verità credo ci vedremo direttamente nel prossimo livello. Dubito fortemente che non sconfiggerete il boss.” Rispose lei, sorridendo.
    “Certo! Conta su di noi! Sconfiggeremo questo nemico e troveremo la fonte dell’oscurità!” esclamò Naruto, battendosi un pugno sul petto, mentre gli altri annuivano.
    “Quanto riuscite ad andare veloci?” chiese Kirito.
    “Io posso volare, perciò posso accorciare le distanze evitando gli ostacoli.” Disse la custode.
    “Io posso fare decine di chilometri al giorno senza alcuna difficoltà, risultando quasi invisibile all’occhio umano.” Fece invece il biondo.
    “Perfetto allora. Il nostro obiettivo è quella specie di montagna.” Spiegò la castana, indicandola. “Non perdete tempo con i mostri che incontrate nel frattempo, risparmiate le forze per dopo. Le vere difficoltà cominceranno nel Dungeon.”
    “Ricevuto.” Disse Kairi, alzandosi in volo. “Andiamo?”
    “Dopo ricordarmi di chiederti come fai a volare, ok?” scherzò Kirito.
    “Basta un po’ di pratica. Un bel po’ di persone del nostro gruppo non erano capaci all’inizio.”
    “Davvero può imparare chiunque?”
    “Certo.” Rispose Naruto. “Basta giusto esercitarsi un bel po’.”
    “Tu sai volare?” chiese Kirito.
    “Ecco… diciamo che ho preferito diventare più forte. E poi, ho altri metodi per raggiungere grandi altezze.”
    “Ora basta parlare. Andiamo.” Disse la custode, per poi volare via.
    “Andiamo Kirito!” esclamò Asuna, per poi partire assieme al marito a tutta velocità, seguiti a ruota da Naruto.
    “Cavoli, ma come fatte?” chiese, affiancandoli. “Non siete neppure ninja!”
    “Abbiamo aumentato al massimo la skill di velocità. Ecco perché possiamo andare così veloci.” Spiegò Asuna.
    “Skill?”
    “È inutile Naruto, per due come noi che non hanno mai avuto nulla a che fare con i videogiochi, simili termini sono incomprensibili.” fece Kairi, in volo sopra di loro.
    Il gruppo si avvicinò velocemente alla montagna, raggiungendo l’entrata di una grotta in meno di mezz’ora.
    Ma proprio lì, a sbarrare l’entrata, c’erano una decina di Shadow.
    “E quelli che cosa sono? Non ho mai visto nessun mostro del genere prima d’ora.” Disse il moro, fermandosi.
    “Heartless!” esclamarono insieme i due guerrieri della Luce.
    “Sono quelli?”
    “Fortunatamente, sono il tipo più debole. Per eliminarli basta ben poco.” Rispose Naruto, tirando fuori dalla tuta un paio di kunai, con un foglio attaccato sopra. “Anche le armi più deboli sono efficaci!”
    Detto ciò, lanciò le due armi contro gli avversari, che fecero giusto in tempo a voltare la testa verso di loro prima di essere raggiunti dai pugnali, che esplosero contro di loro, provocando uno spostamento d’aria.
    “Armi più deboli?!” esclamò incredula Asuna. “Non mi parevano affatto!”
    “Aspettate di vedere il Rasengan e poi ne riparliamo.” Disse il ninja, per poi entrare di corsa nella grotta, seguito dagli altri.
    Proseguirono senza mai fermarsi, incontrando di tanto in tanto altri Shadow, che però furono tutti sconfitti da Naruto o Kairi.
    Dopo un paio d’ore, il gruppo si fermò di fronte a un’enorme soglia, alta una decina di metri, completamente nera.
    “Questa dovrebbe essere la porta del boss.” esordì Kirito, esaminandola, come se stesse cercando qualcosa. “Però perché non si apre?”
    “Kairi, credo sia il momento di usare il Keyblade.” Fece il custode, sorridendo.
    “Credo proprio di sì.” Rispose lei, alzando la chiave leggendaria verso la porta.
    “Che cosa vuoi fare?” domandò Asuna.
    “Suvvia, non ditemi che credevate che l’aspetto da chiave fosse solo una cosa estetica. Il Keyblade è un’arma in grado di aprire e chiudere i mondi. Una porta è una cosa ben misera da aprire. Chiusa a chiave, sigillata o altro, il Keyblade apre qualsiasi tipo di serratura.”
    Mentre diceva ciò, al centro esatto dei due battenti, apparve una serratura luminosa, che cominciò a emanare un lieve vento.
    “Ammirate il potere del Keyblade!” esclamò la principessa della Luce, per poi puntare l’arma di fronte a sé, come se stesse schiacciando qualcosa.
    La serratura brillò ulteriormente, per poi scomparire, lasciando che la porta si aprisse da sola.
    “Incredibile… Con quell’arma non c’è di certo il pericolo di rimanere chiusi fuori casa.” Commentò ammirata Asuna, portando la spada in avanti.
    Allo stesso modo, anche Kirito e Naruto si prepararono a combattere, mentre entravano lentamente nella nuova stanza, completamente circolare, delimitata da decine di torce spente.
    “Okay… questo posto mi ricorda un po’ troppo un certo posto… anche se qui almeno non c’è nessuna gabbia.” Fece il keyblader, raggiungendo il centro della stanza.
    Non appena appoggiò il piede al centro esatto del locale, tutto il perimetro della stanza fu investito da dei tuoni, che formarono un muro di elettricità che gli impediva di tornare indietro.
    “Che cosa? Ma questa è magia!” esclamò Kirito, guardandosi velocemente intorno.
    “Questo significa che qualunque cosa si trovava qui, è stata eliminata da qualcuno, visto che nessuno può usare la magia, giusto?”
    “Ma chi può essere stato? Un boss di livello è praticamente impossibile da battere da soli e richiede quasi sempre dei sacrifici!”
    Un rumore proveniente dal soffitto li fece zittire tutti.
    Lentamente alzarono lo sguardo, vedendo una sfera bianca scendere verso di loro. Il globo fece un giro completo su di sé, rivelando l’emblema degli Heartless, mentre una bocca si apriva sotto di esso, cacciando un urlo che costrinse i quattro a coprirsi le orecchie.
    “E quello che cos’è?!” domandò Asuna.
    “Quello è un Heartless, ma è diverso dagli Shadow. Questo è molto più potente e pericoloso!” rispose Naruto, per poi cominciare a muovere velocemente le mani, facendo strani gesti.
    Pochi secondi dopo al suo fianco apparvero una decina di sue copie.
    “All’attacco!” urlarono tutti insieme, saltando contro la sfera e cominciando a prenderla a pugni.
    “S-Sì è davvero moltiplicato…” fece la castana, guardando il biondo continuare a colpire ripetutamente l’Heartless.
    Tuttavia, questi emise un nuovo ruggito, che fece sparire in nuvole di fumo tutti i cloni di Naruto, per poi scagliare l’originale contro il muro di elettricità. Il biondo cacciò un urlo non appena entrò in contatto con esso, per poi cadere fumante a terra un paio di secondi dopo.
    “Naruto!” urlò Kairi, alzando il Keyblade verso l’alto e avvolgendo il compagno con la magia curativa.
    “Quell’Heartless… è più forte degli altri affrontati finora…” fece il ninja, rialzandosi. “La sua corazza è praticamente invulnerabile. Non ha minimamente risentito dei miei colpi.”
    “Che cosa possiamo fare allora?”
    Naruto portò di fronte a sé la mano destra, per poi far apparire un Keyblade arancione, con una foglia stilizzata come pendaglio.
    “Temo che dovremo usare tutte le nostre capacità…”
    “Anche tu hai un Keyblade?!” esclamò incredula Asuna.
    “Non mi piace usarlo. Il mio Keyblade è particolare… sfrutta l’energia del Kyuubi, perciò quando lo evoco non posso mai abbassare la guardia…”
    “La volpe a nove code, giusto?” fece Kirito, portando le spade di fronte a sé, pronto a difendersi. “Il suo potere non sarebbe male… ma ho troppa paura di chiederti di usarlo, sapendo quanto può essere distruttivo.”
    “Eh… Hai ragione… ma stavolta almeno in parte dovrò usarlo…” disse il ninja, mentre veniva avvolto da un’aura arancione.
    Le sue pupille divennero simili a quelle di una volpe, mentre le sue unghie si allungarono.
    “State indietro!” ordinò con voce rauca, prima di saltare e colpire con il Keyblade la sfera, riuscendo a scagliarla contro la parete.
    Ma con loro sorpresa, l’elettricità non ebbe alcun effetto, anzi. Perse la forma di muro, per poi cominciare a vorticare attorno alla sfera, fino ad essere completamente assorbita. Ora l’Heartless era circondato da dei fulmini, che scorrevano attorno a lui, creando una barriera.
    “Oh, cavoli… Questa non ci voleva…” commentò Kairi, deglutendo, portando dietro la schiena il Keyblade. “Preparatevi, probabilmente questa sarà una delle vostre battaglie più difficili!”
    “Non è ancora al livello del nostro primo nemico.” Rispose Kirito, per poi saltare verso l’alto, brandendo entrambe le spade. “Prendi questo!” urlò, colpendo la barriera con le armi, che la superarono, riuscendo a conficcarsi nella creatura. “Purtroppo per te, i miei guanti mi proteggono dalla tua elettricità!”
    Tuttavia, con orrore dello spadaccino, sopra la bocca della sfera apparve anche un gigantesco occhio, che si spostò fino a ritrovarsi davanti a lui.
    Poi, senza alcun preavviso, i fulmini scomparvero, venendo subito sostituiti da un’onda di fuoco, che investì in pieno il moro, costringendolo a lasciare la presa sulle spade, per poi cadere a terra. Il ragazzo cacciò un piccolo urlo, mentre visibile solo a lui e ad Asuna, la sua barra HP scendeva quasi a metà.
    “Kirito!” urlò preoccupata la ragazza, raggiungendolo subito e facendo apparire una fiala tra le mani, facendone bere subito il contenuto al marito, che sembrò riprendersi.
    “Ha cambiato elemento… Come facciamo ad affrontarlo se non ha un elemento fisso?!” esclamò, rialzandosi. “E per di più, non posso più usare le mie spade…”
    L’Heartless si mosse, puntando contro di loro l’occhio.
    “Incubi…” mormorò una voce, che risuonò tra le mura.
    Kairi spalancò gli occhi.
    “H-Ha… Ha parlato…”
    “Deduco che solitamente non possono farlo, vero?” domandò Asuna.
    “Un solo Heartless poteva parlare… ed era l’Heartless di Xehanort! Gli altri non dovrebbero esserne capaci.”
    “Allora siamo di fronte all’eccezione che conferma la regola!” esclamò Kirito, guardando il mostro di fronte a loro.
    “Ti ringrazio…” disse una seconda voce, questa volta femminile.
    Lo spadaccino si fermò all’istante, sgranando gli occhi.
    “Addio.” Continuò la voce.
    “Kirito…?” fece Naruto, tornando normale e guardando il ragazzo, che aveva cominciato a tremare.
    “Sa… Sachi…” mormorò il ragazzo, indietreggiando, come spaventato da qualcosa che solo lui poteva vedere.
    Di fronte a lui c’era una ragazzina dai capelli blu a caschetto, con addosso un’armatura leggera, che lo guardava sorridendo.
    “Che cosa succede, Kirito?!” esclamò Asuna, scuotendolo per le spalle, ma senza ottenere alcun risultato.
    “È vittima di un’illusione.” Disse Naruto, avvicinandosi. “Quell’Heartless è in grado di farci cadere in una sua illusione… probabilmente semplicemente guardandoci.”
    “Questo significa che…” cominciò la custode, poco prima di accasciarsi sul pavimento, assieme agli altri due.
    “Significa che siamo già tutti vittime della sua illusione.” Completò Naruto, deglutendo. “E da soli è quasi impossibile uscirne…”

    Kairi riaprì gli occhi, accorgendosi di essere caduta a terra.
    “Dove… Dove sono finita?” domandò, alzandosi e guardandosi attorno, vedendo solo una distesa enorme di macerie. “Naruto! Kirito! Asuna!” urlò, ottenendo solo la sua eco come risposta. “Dove siete finiti?” mormorò, girandosi non appena sentì un rumore secco alle sue spalle.
    Come apparso dal nulla, di fronte a lei c’era un grattacielo completamente nero, privo di finestre o porte, che arrivava fino al cielo.
    Ai suoi piedi si trovava Sora, che teneva lo sguardo verso terra.
    “Sora…?” fece la rossa, per poi correre verso di lui. “Sora!”
    Lo raggiunse in pochi secondi, fermandosi di fronte a lui. Tuttavia il ragazzo non alzò la testa.
    “Sora… che succede? Dove siamo?”
    “Kairi…” disse lui, a bassa voce. “Che cos’hai fatto?”
    Non appena ebbe detto ciò, attorno a loro apparvero centinaia di corpi, alcuni tagliati a pezzi, altri bruciati, e altri ancora parzialmente distrutti.
    La custode si portò subito le mani sulla bocca per l’orrore, ma le tolse subito, sentendo un sapore ferroso. Si guardò le mani, vedendole completamente ricoperte di sangue, come anche i suoi vestiti.
    “N-No… No…” mormorò, indietreggiando, andando a sbattere con un piede su una pietra, che la fece cadere a terra.
    “Perché li hai uccisi?” continuò il castano, alzando lo sguardo, mostrando due occhi spenti. “Perché?”
    “I-Io non ho fatto niente… Devi credermi, Sora!” urlò la ragazza, spaventata.
    “Hai il loro sangue su di te. Come puoi anche solo pensare di discolparti?” continuò lui, evocando il Keyblade. “Non sei più una custode della Luce… sei una custode delle tenebre!”
    “No… io non lo sono… Sora, mi conosci, sai che non potrei mai fare nulla del genere!”
    Sora le puntò contro il Keyblade, per poi restare fermo. Kairi tornò a guardarsi le mani, spalancando gli occhi quando vide che erano nuovamente pulite, come i suoi vestiti.
    “Hai ragione… tu no… ma io sì.” Disse Sora, sorridendo, per poi partire all’attacco.
    Kairi si buttò di lato, riuscendo a evitare il colpo per pochi istanti.
    “Sora!” urlò incredula, mentre il ragazzo si voltava di nuovo verso di lei.
    “Sei un pericolo per i miei piani. Ti eliminerò qui, in questo mondo… per sempre!” sentenziò, alzando la Catena Regale, pronto a colpire di nuovo.
    Stavolta però Kairi reagì, evocando anche lei la chiave leggendaria e riuscendo a respingere il secondo affondo.
    “Dove ci troviamo? E chi sei tu?!” esclamò, puntandogli contro l’arma.
    “Ma come, non mi riconosci? Sono io, Sora. Il portatore del caos.”
    “Quello è Hakai, non Sora! La prossima volta che vuoi impersonare qualcuno, vedi di informarti meglio!”
    Sora sorrise. “Attenta a ciò che temi, principessa del cuore.” Disse, per poi alzarsi in volo.
    Per un istante la sua immagine scomparve, lasciando il posto prima a Roxas e poi a Vanitas, per poi tornare come prima.
    “Presto potresti trovarti ad affrontare una scelta che potrebbe distruggerti il cuore.”
    “Qualunque cosa dovrò affrontare, la supererò! Non ho viaggiato fino ad adesso per cadere facilmente! Venderò cara la pelle!”
    “La tua forse. Ma quella degli altri?”
    “Che cosa vuoi di-”
    Ma Kairi non completò la frase.
    Senza che se ne rendesse conto, Sora era scomparso, riapparendo alle sue spalle.
    “Osserva, e cadi vittima della disperazione.” asserì, per poi trafiggerla alla schiena.
    Kairi vide la lama del Keyblade uscirle dalla pancia, sgranando gli occhi. Poi, come se avesse aspettato solo che lo vedesse, il dolore la raggiunse immediatamente, costringendola a cacciare un forte urlo.
    Sora fece sparire il Keyblade, lasciando che la rossa crollasse sul terreno. Poi, senza dire altro, si girò, allontanandosi, per poi scomparire.
    Kairi restò sdraiata a terra, guardando di fronte a sé, incapace di rialzarsi. Mentre perdeva i sensi, vide di fronte a sé due sagome comparire dal nulla, restando lontane da lei. Con la vista ormai sfocata, riuscì a intravedere sei colonne di luce circondare una delle due persone.
    Poi il buio vinse, oscurandole completamente la vista.

    “Dannazione…” ringhiò Naruto, circondando le mani con una luce azzurra e appoggiandole sulla fronte di Kirito. “Perché non riesco a sciogliere la loro illusione? Di solito basta usare il chakra…”
    “È inutile…” disse l’Heartless. “Non puoi risvegliarli. Non sono finiti sotto un’illusione provocata da chakra.”
    “Allora perché mi hai lasciato fuori? Potevi eliminarci tutti, e invece hai lasciato libero me.”
    “Sono riuscito a infiltrarmi nei dati di questo gioco. Ho il controllo completo su tutto quanto. Volendo, potrei cancellare ogni singola persona che in questo momento si trova in questo mondo.”
    Il biondo chiuse le mani a pugno.
    “È così che hai imparato a parlare, vero? Stai usando le informazioni di questo gigantesco computer per comunicare con noi.”
    “Esatto.”
    “Che cosa gli hai fatto?”
    “Stanno vivendo i loro incubi peggiori. E l’unico modo per liberarli è quello di sconfiggermi, ma se mi attaccherai, cancellerò tutti quanti. Più di seimila persone saranno sulla tua coscienza.”
    “Maledetto bastardo…”
    “È tutto qui?” fece una voce, anticipando il rumore di numerosi passi.
    Il ninja si voltò, vedendo avvicinarsi un uomo dai capelli di un caldo marrone misto a grigio, con addosso un’armatura rossa e con uno scudo in una mano e una spada nell’altra.
    “Tu chi sei?” chiese Naruto.
    “Il controllo di cui ti vanti ti è stato negato pochi secondi fa. Non puoi più manipolare questo mondo virtuale.”
    “Che cosa? Come hai fatto a bloccarmi?” domandò l’Heartless.
    “Io non ho fatto nulla. Ho solo ricevuto un messaggio che chiedeva a Heathcliff, il capo dei Cavalieri del Sangue, la gilda più forte del gioco, di venire qui. E questo ovviamente significa che io sono il giocatore più forte di Sword Art Online.”
    “Il più forte…” ripeté il custode, guardandolo.
    “Ragazzo, dov’è la tua spada? Non puoi combattere senza.” Continuò Heathcliff, guardando il ninja. “O devo dedurre che non ne hai una, visto che le due spade incastonate in quel mostro sono quelle di Kirito?”
    “Conosci Kirito?”
    “Certo. Lo conosco bene. Come anche Asuna. Mentre non ho mai visto né te né quella ragazza dai capelli rossi.”
    “È una lunga storia. Prima però devo occuparmi di quell’Heartless!” rispose il biondo, evocando nuovamente il Keyblade.
    “Un Keyblade?” fece sorpreso l’uomo. “Questo sì che è inaspettato. Un custode qui… non credevo perdessero tempo a giocare in un videogioco.”
    Naruto lo guardò con la coda dell’occhio.
    “Beh, ogni tanto dobbiamo distrarci. Sai, battaglie su battaglie… pensavamo che un videogioco potesse faci staccare un po’ la spina. Di certo non ci aspettavamo di restare bloccati qui.”
    “Tuttavia dovete essere degli abili hacker, visto che non riesco a vedere nessuna barra o indicatore su voi due.”
    “E tu devi essere un veggente, per sapere di noi custodi. Kirito e Asuna hanno detto che qui non è arrivato il messaggio di Aqua.”
    L’uomo sorrise, per poi raggiungerlo e affiancarlo, puntando la sua spada contro l’Heartless.
    “Uno pari.”
    “Non potete sconfiggermi. Ho analizzato ogni singolo giocatore, conosco tutte le abilità esistenti di questo mondo.”
    “Davvero? Allora dovremmo dimostrarti che ti sbagli.” ribatté Heathcliff, facendo apparire di fronte a sé lo schermo, per poi cominciare a digitare velocemente qualcosa.
    “Ora basta perdere tempo! Devo salvare i miei amici!” urlò Naruto, saltando verso la sfera, pronto a colpirlo di nuovo con il Keyblade.
    Tuttavia da questa partì un fulmine, che lo colpì in pieno.
    Naruto restò fermo a mezz’aria, per poi scomparire in una nuvola di fumo.
    “Da questa parte!” urlò, sbucando come dal nulla dietro la sfera, colpendola con un calcio, riuscendo a lasciarci sopra una piccola crepa.
    “Impossibile!” esclamò l’Heartless, mentre il suo occhio cominciava a girare per tutto il perimetro della creatura, come impazzito.
    “Ora tocca a me.” Fece l’uomo in armatura, saltando anche lui verso la sfera, colpendola in pieno con la spada e lasciando un profondo taglio sulla sua superficie.
    “Dovrebbe restare fermo per il tempo necessario.” Disse Naruto, tornando con i piedi per terra e facendo subito dei segni con le mani.
    Al suo fianco apparve una sua copia, mentre lui fece scomparire il Keyblade, portando la mano di fronte a sé. Il clone si mosse immediatamente, portando entrambe le mani sopra quella del suo originale. Immediatamente, una sfera azzurra si creò dal nulla, cominciando a ruotare su sé stessa.
    “Questa… è la tua fine!” esclamò Naruto, mentre il suo clone scompariva in una nuvola di fumo.
    “Che cos’è quello?” chiese Heathcliff.
    “Questa è una tecnica di mio padre…” rispose il ninja, saltando verso l’Heartless. “Rasengan!” urlò, colpendolo in pieno.
    La sfera spalancò l’occhio, che si fermò di colpo, mentre il suo corpo cominciava a riempirsi di crepe.
    “No… Non ora… Non ora che il momento è così vicino…” disse, per poi rompersi in centinaia di pezzi, che caddero verso il pavimento, scomparendo nel nulla prima di raggiungerlo, destino che invece toccò alle spade di Kirito, il cui rumore si estese nel silenzio della stanza.
    “È finita.” Decretò Naruto, cadendo in piedi a terra, mentre alle sue spalle il muro s’illuminava, per poi aprirsi in due, rivelando una scala.
    “Hai sconfitto il boss di questo livello.” Disse Heathcliff, avvicinandosi. “I miei complimenti. Non avevo idea che esistesse una tecnica simile.”
    “A essere sincero, avevo paura che non fosse sufficiente, ma non avevo il tempo di entrare in modalità eremitica. Inoltre, dubito che qui ci sia molta energia naturale, visto che questo mondo, tecnicamente, non esiste.”
    “Noi siamo qui, e ciò lo rende reale.”
    Naruto sorrise, per poi voltarsi verso i tre amici.
    “Direi di sì. Ora, prima che Kirito e Asuna riprendano i sensi… tu puoi uscire da questo mondo, non è vero?”
    L’uomo lo guardò serio.
    “Cosa te lo fa pensare?”
    “Te l’ho già detto: qui il messaggio di Aqua non è arrivato. Kairi mi ha detto che nessuno dei giocatori che ha incontrato era a conoscenza dei custodi e del Keyblade. Tu invece sì.”
    Heathcliff sorrise, per poi avviarsi verso la porta.
    “Non posso disconnettermi. Tuttavia, ho i miei modi per sapere cosa succede nel mondo reale.”
    “Che cosa gli succederà? Che cosa succederà a Kirito, Asuna e tutti gli altri?”
    “Se il gioco verrà completato e se loro resisteranno fino ad allora, torneranno alle loro vite di sempre. Altrimenti moriranno. Questo è il destino di noi giocatori.”
    “E dove si trovano nella realtà?”
    “Quasi tutti si trovano senza dubbio in un ospedale, ma essendo disseminati per tutto lo stato, non sono di certo tutti insieme.”
    Naruto fece per chiedere altro, ma un gemito proveniente da Kairi lo costrinse a zittirsi. Senza guardare Heathcliff sparire lungo la scala, raggiunse la custode, che aprì lentamente gli occhi.
    “Cosa… Cos’è successo?” chiese intontita.
    Naruto sorrise. “Sei caduta vittima di un’illusione. Ma non preoccuparti, è tutto finito.” Rispose, mentre anche i due giocatori riaprivano gli occhi.

    “Quindi quel mostro ci ha praticamente ipnotizzati… Ora capisco…” fece Kirito, sospirando. “Questi Heartless sono esseri proprio spietati, eh? Usare così i nostri ricordi e pensieri…”
    “Il loro obiettivo è rendere tutti come loro, oltre che far cadere i mondi nell’oscurità.” Rispose Kairi, tenendo lo sguardo basso. “E resistergli è piuttosto difficile.”
    “Qualunque cosa abbiate visto, non era altro che una finzione. Una pura invenzione di quell’essere. Per quanto realistica, non era la realtà. Ve lo dice uno che è caduto più volte nelle illusioni, credetemi.”
    I tre annuirono.
    “Voi… adesso ve ne andrete, vero?” domandò Asuna, guardando i due custodi.
    “Temo proprio di sì. Quell’Heartless era la causa dell’oscurità che avvolgeva questo mondo. Ora che è stato distrutto, il nostro compito è finito.”
    “Potreste restare e aiutarci con i piani restanti. Con voi due sarà una passeggiata.” Disse speranzosa la ragazza.
    Ma si arrese vedendo il loro sguardo.
    “Mi spiace.” negò Kairi. “Non possiamo interferire con i mondi se non per un buon motivo. Credetemi, vi aiuterei volentieri, ma non possiamo. È contro le regole.”
    “E questo mi fa una rabbia!” esclamò Naruto stizzito, sbattendo un pugno contro il muro, lasciando un solco su di esso.
    “Non importa. In fondo, questa è la nostra battaglia. Farci aiutare da voi sarebbe come usare dei codici.” fece il moro, sorridendo, per poi andare a recuperare le sue spade, che erano rimaste a terra. “Però dovete prometterci che ci garantirete la sopravvivenza del nostro mondo almeno fino a quando non potremo combattere anche noi per difenderlo.”
    I due annuirono.
    “Tranquillo, non permetteremo all’Oscurità di vincere.” assicurò Naruto.
    “Aspettateci dove si svolgerà la guerra. Vi raggiungeremo sicuramente, e daremo il nostro contributo.” Aggiunse Asuna.
    “Vi auguro di arrivare quando sarà tutto finito. Non sappiamo quanto sarà orribile la battaglia.” Disse Kairi, per poi aprire il varco.
    “Aspetta.” Intervenne il biondo, andando avanti. “Prima c’è un posto dove vorrei andare. E credo debba venire anche tu.”
    La rossa lo guardò sorpresa, per poi annuire. “Va bene. Allora, Kirito, Asuna, spero di rivedervi! Salutateci Liz!”
    “Contateci! E buona fortuna!”
    “Anche a voi!” urlò Naruto, per poi gettarsi nel varco, seguito dalla compagna.

    “Questo è…” fece la ragazza, non appena uscita dal varco.
    “Già…” rispose il ninja, cominciando a percorrere il corridoio bianco in cui erano sbucati.
    La rossa osservò il ninja continuare a leggere dei cartellini appesi accanto a ogni porta, finché non si fermò di fronte a una di esse.
    “Il nome è diverso, però direi che è decisamente simile…” mormorò il biondo, aprendo la porta.
    Kairi lo seguì, leggendo sul cartello ‘Kirigaya Kazuto’.
    Non appena furono entrambi dentro, si fermarono al fianco di un letto. Steso e inerme, con accanto un bastone di ferro a cui era appeso un sacchetto di flebo, c’era Kirito che dormiva, con in testa uno strano casco attaccato alla corrente. A differenza di quello che avevano incontrato, era quasi anoressico, tanto che si potevano distinguere le ossa della braccia, posate sopra il lenzuolo.
    “Quindi è così che sono ridotti nella realtà…” commentò lei.
    “Già. Dopotutto, quelli che abbiamo incontrato noi sono solo delle entità virtuali.”
    “Come facevi a sapere che era qui?”
    “Quando sono entrato nel varco, ho pensato a lui. Speravo che così il varco ci portasse dove si trovava realmente, e così è stato.”
    Kairi fece per replicare, ma il rumore della porta che si apriva la interruppe.
    I due si voltarono, vedendo una ragazza dai capelli neri a caschetto, che indossava una divisa scolastica.
    “E voi chi siete? Cosa ci fate nella stanza di mio fratello?” domandò dubbiosa.
    La keyblader la guardò sorpresa, mentre Naruto si mosse per uscire.
    “Siamo suoi amici.” Disse, dopo averla superata. “Volevamo solo vedere come stava.”
    “Lo potete vedere con i vostri occhi. È costretto in un letto per colpa di quel dannato videogioco.” Rispose lei con astio.
    Kairi sorrise, per poi metterle una mano sulla spalla. “Non è colpa del videogioco in sé, ma di chi l’ha creato. E credici, tuo fratello sta combattendo con tutto se stesso per poter tornare in questo mondo.”
    “Ne sono sicura… ma deve sentirsi molto solo… e vivere ogni giorno non sapendo se riuscirai a tornare a casa è-”
    “Orribile. Lo so.” La anticipò la rossa. “Nemmeno noi sappiamo se torneremo mai a casa, ma questo non ci demoralizza. Anzi, ci dà la forza di andare avanti. Non perdere la speranza. Kirito tornerà di sicuro.”
    “Sembra quasi che lo abbiate incontrato poco fa… siete così convinti.” Disse la ragazza, staccando la mano di Kairi dalla propria spalla e andandosi a sedere sul letto di Kirito, facendo attenzione a non toccare né il fratello né i cavi o i tubi della flebo.
    “È così.” Affermò Naruto. “E fidati, sta più che bene. Pensa, ha anche trovato una ragazza.”
    “Non prendetemi in giro. Lo sanno tutti che nessun giocatore può andarsene dal gioco finché non sarà completato. Non potete averlo incontrato.” replicò la sorella di Kirito, dando le spalle ai due e guardando il fratello.
    “I giocatori no… ma i custodi sì.” Fece Kairi, uscendo dalla stanza assieme a Naruto e chiudendosi la porta alle spalle.
    La ragazza spalancò gli occhi, per poi correre subito fuori dalla stanza.
    Ma quando riaprì la porta, tutto quello che vide fu una piccola luce scomparire.

    Equilibrio – Saga dei Flashback – Start
  4. .

    "This is the end…"
    Fine in molti sensi XD: Fine del doppio capitolo, fine della saga, fine del mondo secondo i maya e fine di… *alla River Song* Spoiler XD
    Dunque, ci siamo! Il momento clue di Equilibrio è giunto! In questo capitolo tutti i misteri saranno svelati, e la guerra aprirà le porte… dopo una breve saga d'intermezzo che ci porterà temporaneamente indietro nel tempo XD. Ma sono una serie di capitoli che volevo scrivere, e andranno ad aggiungere maggiori informazioni che vi torneranno utili per la guerra che attende i custodi.
    Come promesso, tra poche righe posterò l'immagine completa, mentre a fine capitolo troverete una terza immagine… che dovrete guardare SOLO a fine capitolo! Non rovinatevi la sorpresa prima XD.
    Ma direi che è il momento di rispondere alle recensioni e di lasciarvi a questo capitolo (che sarà l'ultimo del 2012).
    Ringrazio infinitivamente Liberty89 per avermi betato il capitolo a tempo di record e con poco preavviso, e ricordatevi che è lei che dovete ringraziare se riuscite ad avere capitoli quanto più possibili vicini alla perfezione XD.
    Detto questo… auguro a tutti voi lettori Buon Natale e felice anno nuovo!

    Liberty89: Lib-sensei! Eh, Paperinik fa sempre la sua dannatissima entrata fantastica, sì sì. Ed è proprio vero, la pantegana si è vista una sola volta nei panni di un supereroe, ma credo che avrebbe sconfitto i nemici per le troppe risate XD. E sì, questi due capitoli hanno il numero maggiore di personaggi, ed è il preludio di una battaglia ancora più grande ù.ù. E direi che ormai è giunto il momento di rivelare ciò che cambierà questa fan fiction dal prossimo capitolo in poi XD

    E ora… buon "This is the end"!


    Capitolo 80: Rivelazioni e riunioni! Il fallimento dell'ultima prova? - Torna all'indice dei capitoli
    Hikari gemette, portandosi una mano sopra la ferita, guardando truce chi l'aveva colpita.
    "Quel Keyblade…" fece Ran, compiendo un passo indietro. "Non è possibile…"
    "Ehilà… Ran." disse la figura che aveva attaccato, togliendosi il cappuccio, rivelando così il volto di Shinichi. "Mi stavo giusto chiedendo dove fossi finita."
    La ragazza sgranò gli occhi, incapace di accettare ciò che stava vedendo.
    Uno a uno, tutte le figure si tolsero i cappucci, rivelando così i volti degli altri custodi.
    Al centro di essi si trovava Sora, che guardò divertito Dark e Hikari, che nel frattempo si stava curando il braccio.
    "Ehilà, custodi e guardiani dell'Equilibrio!" disse, sorridendo.
    "Sora… che cosa significa tutto questo?!" urlò Shinji.
    "Chiedilo a Dark." Rispose divertita Asuka. "Anche se immagino che pure uno stupido come te lo abbia già capito!"
    Il pilota si girò verso l'incarnazione dell'Equilibrio, che in quel momento aveva la mano libera chiusa a pugno, mentre l'altra stringeva con molta forza il Keyblade.
    "Quindi era questa l'ultima prova che avevo creato…" disse con il volto teso in un'espressione buia. "Trasformare la luce in tenebre…"
    "Precisamente. E ora, grazie a questo nuovo potere, possiamo finalmente combattere al pieno delle nostre forze!" esclamò Sora, felice. "Con i nostri poteri possiamo dominare l'universo intero, distruggendo Xehanort e tuo padre!"
    "Idioti!" urlò Hikari. "Se Dark vi ha convertito a custodi dell'oscurità era solo perché voi dovevate dimostrare di poterla gestire… ma a quanto pare, tutti voi avete fallito!"
    "E chi se ne importa?" fece Natsu, lasciandosi avvolgere dalle sue fiamme. "Ora che abbiamo questo nuovo potere, chi ci può più fermare?!"
    "Già. Perciò, cara sorella…" continuò Kairi, creando con la mano libera una sfera oscura. "Ora voi quattro e questo mondo sparirete."
    Ma prima che potesse lanciare la magia, un braccio nero cercò di colpirla, mancandola di pochi centimetri.
    Tutti si girarono, vedendo Paperino in piedi, con il braccio dello scudo che tornava indietro.
    "Non vi permetterò di distruggere questo mondo… costi quel che costi!" urlò ansimando, ma serio come non era mai stato.
    "Paperino! Non devi sforzarti!" esclamò Paperinika, avvicinandosi preoccupata.
    "Tranquilla… Ci vuole molto di più per mettermi fuori gioco… Dopotutto, sono il guardiano della Terra, no? Anzi… sono il suo custode…"
    Mentre diceva ciò, cadde in ginocchio, ma fu preso al volo da Angus.
    "Che cosa…?" fece il papero sorpreso.
    "Parli tanto, ma poi non rispetti ciò che dici, mantello tarlato." Disse il giornalista, ghignando. "Non vorrai deludere i tuoi fan, vero?"
    Paperino sorrise, rialzandosi.
    "Si vede proprio che questa sarà la mia ultima battaglia su questo pianeta. Se tu mi aiuti, questo non può che significare che devo dare il mio meglio!" esclamò, evocando il Keyblade.
    Vedendo ciò, il re e il mago di corte spalancarono gli occhi.
    "Oh, quindi anche lui è un custode?" fece annoiato Riku. "Beh, peggio per lui. Vorrà dire che sarà annientato insieme a voi!"
    Dicendo ciò, lui e tutti gli altri custodi alzarono il Keyblade verso il cielo, che si oscurò nel giro di pochi secondi. Poco dopo, un'enorme sfera nera ne uscì, come una goccia che cola da una bolla d'acqua, dirigendosi verso la città.
    Dark spalancò gli occhi incredulo.
    "Hikari, presto!" urlò rivolgendosi alla compagna, puntando il Keyblade verso il cielo, creando un fascio di luce che colpì la sfera, senza però ottenere nulla.
    La ragazza annuì, aggiungendo subito un raggio gemello.
    Shinji e Ran si guardarono, per poi annuire e correre verso i due custodi, creando a loro volta un raggio di luce con le mani e lo indirizzarono contro la sfera.
    "Che cosa sta succedendo?" chiese Topolino, guardando con timore il proiettile oscuro in caduta libera.
    "Se quella sfera raggiunge la città, sarà letteralmente cancellata. Tutto e tutti saranno spazzati via, scomparendo in pochi istanti!" rispose Dark, mentre il terreno sotto di lui cominciava ad abbassarsi come se fosse esposto a una pressione troppo elevata.
    "Allora… anch'io darò una mano!" urlò Paperino, puntando il Keyblade nella stessa direzione.
    "Non dimenticatevi di me!" si aggiunse Xadhoom, aggiungendo un doppio raggio di energia.
    Ciononostante, la sfera nera continuò a dirigersi verso la città, senza dare l'intenzione di rallentare.
    "Quattordici sono troppi anche per noi… E non possiamo usare tutto il nostro potere senza danneggiare il mondo." fece Dark.
    "Ci siamo anche noi!" esclamò una voce.
    Subito dopo, attorno ai guerrieri comparvero otto varchi di luce, da cui uscirono sei figure coperte da un impermeabile bianco accompagnate dal Blue Ranger e da Happy.
    Ad eccezione di Happy, tutti evocarono un Keyblade, per puntarlo contro la minaccia incombente, lasciando uscire un raggio di luce che si unì a quelli degli altri. Happy invece creò tra le zampe una sfera luminosa, che scagliò verso la magia nemica, unendosi così alle altri luci.
    Tra i due elementi cominciò a crearsi un campo di forza, che generò dei fulmini che caddero attorno ai custodi.
    "Non demordete!" urlò Dark ai compagni.
    Nel frattempo, anche gli altri custodi sembrarono sorpresi per la resistenza che stavano incontrando.
    "C'erano così tanti altri custodi pronti a intervenire?" fece Edward, evidentemente seccato. "Questa sarà una rottura."
    Poi, senza alcun preavviso, le due magie esplosero, investendo completamente la città.
    La deflagrazione fu tale da illuminare a giorno l'intera atmosfera del pianeta, rendendosi visibile anche dallo spazio.
    Gli edifici della città furono distrutti nel giro di pochi istanti, lasciando al loro posto solo polvere.

    Angus si rialzò qualche minuto dopo.
    Attorno a lui non c'era più nulla se non macerie, mentre gli altri in quel momento erano quasi tutti svenuti.
    Poco lontano Dark e Hikari erano ancora in piedi, ansimando per la fatica, circondati dal resto dei custodi, che non erano riusciti a rimanere in piedi.
    "La città… La città non esiste più." disse incredulo il giornalista, mentre anche Camera 9 si rialzava. "Noi siamo-"
    "No…" soffiò Dark. "Siamo riusciti… a creare una barriera intorno a tutti gli abitanti… loro stanno bene…"
    Dicendo ciò, cadde in ginocchio seguito da Hikari.
    Di fronte a loro, l'unica cosa ancora in piedi era il grattacielo nero, dove i custodi erano perfettamente incolumi.
    "Che sforzo inutile." Costatò Ichigo. "Avete solo sprecato energie per limitare i danni."
    "L-Limitare i danni?" fece Amelia, rialzandosi a fatica. "Che cosa avevate intenzione di fare?"
    "L'abbiamo detto: cancellare questo mondo." Rispose Sora, per poi alzare una mano, facendo levitare Pietro Gambadilegno, privo di sensi.
    "E ora che cosa… vuoi fare?" chiese Ran, rialzandosi assieme agli altri.
    "Questo Pietro ha dentro di sé molta oscurità, dovuta al suo prolungato uso di Heartless. Il suo cuore ormai è corrotto."
    Dicendo ciò, un'aura oscura cominciò a coprire l'ex sottoposto di Malefica.
    "Lascialo stare!" urlò la sua controparte, cercando inutilmente di rialzarsi.
    "Umpf. Ormai è buono solo per diventare un Heartless. Che ironia, lui che ha cercato per tanto tempo di crearli usando gli esseri più importanti dei mondi, ora diventerà uno di loro."
    Il corpo di Gambadilegno scomparve nell'oscurità e cominciò a cambiare forma, aumentando di dimensioni.
    Lentamente, un'enorme sagoma oscura prese forma di fronte ai custodi, rivelandosi come un drago completamente nero, che emetteva dalla narici un denso fumo dello stesso colore.
    Il re, Paperino e Pippo guardarono increduli l'abitante del loro mondo ormai totalmente in balia dell'oscurità.
    "No… Non doveva finire così!" esclamò il custode della Catena Nobile, cercando di liberarsi, ma senza risultato.
    "Maestà, che cosa facciamo?" chiese il mago di corte.
    "Urgh…" fece una voce sotto di loro, mentre un altro Pippo si alzava da terra. "Che botta… Per fortuna che l'effetto della mia arachide è durato giusto fino a pochi instanti dopo l'esplosione…"
    Topolino si girò verso di lui, incredulo.
    "Pippo! Che cosa ci fai qui?!" chiese, avvicinandosi, mentre anche Paperinika, stesa a terra poco lontano da loro, riprendeva i sensi.
    "Yuk… ero di passaggio…" rispose lui, senza sforzarsi di risultare troppo convincente. "Dobbiamo liberarli." Aggiunse, guardando i tre prigionieri sopra di loro.
    "E come pensate di fare?" chiese una voce alle loro spalle.
    I tre si girarono, vedendo Marco sorridere divertito.
    "Siamo in tre contro uno, possiamo farcela!" replicò Paperinika.
    "Davvero? E il fatto che abbiamo appena distrutto la vostra città come se niente fosse non vi fa pensare nulla?"
    Mentre diceva ciò, Marco cominciò a crescere di dimensioni, mentre il suo volto si allungava, trasformandosi in una proboscide.
    "Vediamo fin dove riuscirete ad arrivare… miseri esseri comuni!" urlò loro telepaticamente.
    "S-Si è trasformato in un elefante!" fece incredulo Topolino.
    Pippo guardò serio il custode, per poi sospirare.
    "Maledizione… Non ho altra scelta." mormorò, prendendo il suo cappello e tirando fuori un'altra arachide.
    "Pippo, non credo che basterà quella a fermarlo." Disse Paperinika.
    "Oggi Paperinik è stato costretto a rivelare a tutti la propria identità segreta…" rispose il pippide, mettendo in bocca l'arachide. "E data la situazione, direi che ormai non c'è più tempo per i segreti! Il nostro pianeta è molto più importante!"
    Detto ciò, i suoi vestiti cambiarono di colpo, tornando a essere la calzamaglia di Superpippo, mentre i suoi muscoli aumentarono di tono.
    "Che cosa?!" esclamò sorpreso Topolino, guardando l'amico.
    "Mi spiace avertelo tenuto nascosto finora… Ma ora non c'è tempo per parlare!"
    "Ben detto!" disse Marco, caricando.
    Superpippo lo fermò con le mani, indietreggiando per la forza nemica di qualche centimetro.
    "M-Mi dispiace per te… ma in questo momento sono invincibile!" esclamò Pippo, sollevando di peso un sorpreso Marco e scagliandolo lontano.
    "Uff… è forte, senza ombra di dubbio." ansimò il supereroe.
    "Ehi, voi!" urlò il re, serio. "Avete davvero intenzione di combattere?"
    "Certo!" rispose Paperinika. "Non ce ne staremo con le mani in mano!"
    "Molto bene… forse voi siete gli unici a cui possiamo rivolgerci, allora. Pippo! Paperino! Evocate le vostre armi e lasciatele cadere!" ordinò, spostando la testa verso i due amici.
    "Ne è sicuro?"
    Come risposta di fronte al re apparve il suo Keyblade, che cadde subito a terra, proprio ai piedi di Topolino.
    "Prendilo! Usalo per combattere!" urlò alla sua controparte.
    Il mago e il cavaliere lo guardarono sorpresi, per poi annuire.
    Pippo evocò lo scudo, che cadde vicino a Superpippo, mentre Paperino lasciò cadere lo scettro davanti a Paperinika.
    "Siamo nelle vostre mani!" esclamò il re, osservando Topolino prendere il Keyblade in mano.
    "Non cantate vittoria troppo presto!" urlò Marco, tornato al suo aspetto originale, scagliando contro i tre a terra una sfera di fuoco.
    Superpippo afferrò lo scudo, mettendosi in mezzo e deviando l'attacco.
    "Non ho mai usato armi… Ma credo che questa volta farò un'eccezione!" esclamò, spostando di lato lo scudo, mentre anche Paperina prendeva lo scettro.
    "Combatteremo… e vinceremo!" disse Topolino, raggiungendo gli altri due.
    "Poveri idioti… non avete mai combattuto rischiando veramente la vita. Non avete alcuna speranza contro di me!" urlò Marco, evocando il Keyblade e lanciandosi contro gli avversari.
    Topolino alzò la Catena Nobile, parando l'attacco e spingendo indietro il custode.
    "Prima di parlare, verificalo di persona!" replicò, per poi creare una sfera di luce sulla punta del Keyblade, che scagliò contro Marco, colpendolo in pieno.
    L'Animorph rimase sorpreso per quel colpo, ma non fece in tempo a riprendersi che fu colpito da un fulmine.
    Paperinika abbassò lo scettro, guardandolo con rabbia.
    "La pagherete per aver distrutto la nostra città!" fece, per poi abbassarsi di colpo, permettendo allo scudo di Pippo di raggiungere in volo l'avversario, colpendolo per la terza volta consecutiva e facendolo cadere a terra.

    Paperinik si rialzò a fatica, mentre poco lontano anche Xadhoom si rialzava.
    "Quei tipi… Gli Evroniani in confronto non sono che nullità." commentò l'aliena.
    "Ovvio." Risposero Edward e Ichigo, apparendo di fronte a loro, con il Keyblade in mano. "Siamo molto più forti di quei paperi viola, come di chiunque altro."
    "Davvero?" chiese Xadhoom, avvolgendo nuovamente le mani con la sua energia.
    Per tutta risposta Ichigo si staccò dal suo corpo, mentre Edward batté i piedi per terra, creando alle spalle dei due un muro per impedirgli di scappare.
    "E questa che razza di diavoleria è?" chiese Paperino, guardando il nuovo muro.
    "Si chiama alchimia." Rispose Ed, alzando insieme a Ichigo il Keyblade contro di loro. "E ora lasciatevi eliminare!"
    Ma prima che potessero cominciare l'attacco, due figure in bianco volarono contro di loro, mostrando due ali verdi simili a quelle delle farfalle.
    I due evocarono un Keyblade rispettivamente verde e azzurro, con i quali respinsero i due avversari.
    "E voi chi siete?!" esclamò Ichigo. "E soprattutto, come avete fatto a vedermi?"
    "Spiacente…" rispose una voce femminile, mentre entrambi si toglievano il cappuccio. "Ma i nostri occhi non sono facili da ingannare!" completò Eureka, mentre lei e Renton alzavano nuovamente le due chiavi, avvolgendole con la luce.
    "Che cosa?!" esclamò Edward. "Com'è possibile? Dovrebbe esserci un solo custode per categoria a mondo, e per di più Renton non aveva le ali!"
    "Lucis ha deciso di concederci questo privilegio." Rispose il ragazzo. "Ed io non sono più un essere umano. Ora sono un Corallian, proprio come Eureka!"
    Dicendo ciò, i due custodi incrociarono i propri Keyblade, creando una forte sfera di luce e la scagliarono contro gli avversari, spedendoli contro il grattacielo oscuro.
    "Incredibile…" fece Paperinik, guardandoli sorpresi. "I custodi sono tutti così potenti?"
    "Solo i migliori." Rispose Renton, sorridendo. "Ma non bisogna essere per forza custodi per essere forti."
    "Ben detto!" esclamò una voce, mentre una macchina sportiva rossa lo raggiungeva, lasciando scendere Kay K e un'altra papera, che indossava un'armatura e aveva in mano uno strano fucile. "DD, potevi anche dircelo che nel tempo libero ti dilettavi a salvare nuovamente il mondo indossando una tuta e una maschera."
    "Il nostro eroe di fiducia è famoso per questo." Aggiunse l'altra papera, sorridendo. "Non per niente, nel futuro è considerato il vero eroe di questo pianeta."
    "Lyla?! Che cosa ci fai conciata così?!" le chiese Angus, guardando incredulo la collega, che puntò contro i custodi il suo fucile.
    "Spiacente, ma sono qui su preciso ordine dei miei superiori. Questo evento sta modificando il futuro, e il mio compito è quello di aiutare Paperinik… anzi, Paperino!"
    "Lo stesso ordine che ho ricevuto io dall'Agenzia." Fece Kay K. "Dare tutto il supporto possibile a DoubleDuck, senza preoccuparsi di farsi scoprire. Anche perché altrimenti l'Agenzia sparirebbe assieme a questo pianeta."
    Paperino sorrise.
    "Gli eroi e le spie hanno sempre dei segreti… anche se sembra che i miei siano appena stati spiattellati a tutti quanti."
    "Sei anche una spia?!" esclamò Angus incredulo.
    "Già, ed è la migliore." Rispose Kay K, per poi tirare fuori dalla macchina una specie di fucile a cannone, che puntò subito verso i due avversari. "Anche se non ama usare le armi pesanti come questa."
    "Sarà inutile contro di loro." Fece Xadhoom.
    "Questo lo vedremo." Replicò la papera, per poi fare fuoco assieme alla compagna.
    Tuttavia un muro si alzò dal nulla, distruggendosi all'impatto con il proiettile.
    "Poveri stolti… quelle misere armi non possono nulla contro l'alchimia!" esclamò Edward, per poi appoggiare la mano a terra.
    Sotto di loro il suolo cominciò a tremare, anticipando decine di spuntoni che li avrebbero colpiti in pieno, se solo non fossero scomparsi nel nulla.
    "Che cosa?" fece incredulo Ichigo, poco prima di essere colpito dal pugno di Pikappa.
    "Questa sì che è una sorpresa… Si tratta proprio della riunione finale, vero Razziatore?" fece l'eroe senza girarsi, mentre dietro di lui da un varco simile a un vortice usciva un grosso rapace antropomorfo, in parte cyborg, con l'occhio destro bionico, con un sorriso stampato sul volto.
    "Secondo te potevo perdermi la battaglia più epica di questo mondo? Il futuro stesso è in subbuglio, perché se tu perdi, il XXIII secolo sparirà in un lampo. Inoltre, se il mondo e l'universo vengono distrutti, non potrei rubare più niente."
    Paperinik sorrise.
    "Allora andiamo… verso la nostra ultima battaglia!" esclamò, partendo all'attacco assieme ai suoi amici.

    "Umpf! E così tu saresti il proprietario di quel misero deposito? Che delusione…" fece Tsuna, mentre sulla sua fronte la fiamma aumentava di dimensioni.
    "Tu… Voi… Come avete osato… il mio deposito!" farfugliò Paperone, stringendo con forza quel che rimaneva del suo fucile.
    "Non preoccuparti. Se sei tanto disperato, diventerai un ottimo Heartless!" commentò Natsu, creando una sfera di fuoco di fronte a lui, per poi scagliarla.
    Ma prima che potesse raggiungere l'obiettivo, Happy si mise in mezzo, riuscendo a deviarla con un calcio verso il cielo.
    "Happy? Che cosa diavolo stai facendo?" chiese il Dragon Slayer, leggermente sorpreso.
    "T-Ti impedisco di c-commettere una stupidaggine, aye!" rispose lui, deglutendo.
    "U-Un gatto parlante e volante?!" fece sorpreso Paperone.
    "È dolcissimo, vero?" chiese una delle figure in bianco, avvicinandosi e togliendosi il cappuccio, rivelando così il volto di Menma.
    "Tu?" fece sorpreso Natsu, riconoscendo la ragazza grazie alla descrizione fatta in passato da Ichigo. "Non credevo che ti saresti mai messa a combattere. E tantomeno che saresti diventata visibile a tutti!"
    "A dir la verità non lo pensavo nemmeno io… ma non posso permettere che Jintan e gli altri corrano pericoli per colpa della mia incapacità!" Rispose lei, facendosi seria ed evocando il Keyblade. "Perciò, anche se sono un fantasma, non mi resta che mettere da parte la mia spensieratezza e combattere!"
    "F-Fantasma?! Ci sono anche fantasmi?!" disse una voce poco lontana, mentre un aquilotto umano, seguito a ruota da Qui, Quo e Qua, li raggiungevano.
    "Che cosa ci fate voi qua?!" esclamò Paperone, preoccupato. "Dovete andarvene, è troppo pericoloso!"
    "Non se ne parla nemmeno!" rispose uno dei tre gemelli, mentre prendeva una pistola dallo zaino che Archimede aveva portato. "Con questi raggi paralizzanti possiamo dare una mano anche noi!"
    "In fondo, prima ero io a fornire le armi a Paperinik. E poi abbiamo anche un altro alleato, non è vero, Uno?"
    Sopra di loro arrivò una specie di piccolo disco volante, sopra il quale si poteva scorgere la testa dell'entità cibernetica, dalla quale uscivano due mani robotiche che impugnavano delle pistole laser.
    "Già. Per fortuna avevo fatto un mio backup fuori dalla città, così non sono stato cancellato definitivamente. Anche se purtroppo tutta la mia memoria principale è andata persa."
    "Poveri stupidi! Credete davvero che tutto questo vi salverà?!" urlò Natsu, creando una sfera di fuoco assieme a Tsuna, per poi unirle, creandone una più grande.
    "Happy!" urlò Menma, creando una sfera d'acqua sopra di lei.
    "Aye!" rispose il gatto, imitandola con una di luce, che avvicinò subito all'altra, fondendole e ottenendo così una sfera d'acqua con dei fulmini bianchi all'interno.
    "Non servirà a nulla!" dichiararono insieme i due custodi, scagliando la loro magia.
    "Lo vedremo!" risposero gli altri due, replicando con la sfera.
    Quando i due attacchi si scontrarono, i cinque paperi più Uno furono scagliati via dall'onda d'urto, mentre i quattro guerrieri rimasero al loro posto, cercando di non avere la peggio sugli avversari.
    "Non possiamo arrenderci così!" urlò Menma, poco prima di sentirsi una mano sulla spalla.
    "Hai perfettamente ragione." Fece Jintan, sorridendole, mentre il varco dietro di lui si chiudeva.
    La ragazza sorrise incredula.
    "Jintan! Ma come-"
    Il ragazzo rispose mostrandole il simbolo dell'Equilibrio sulla fronte.
    "A dopo le spiegazioni, ora vediamo di risolvere la questione." Disse, creando una sfera di luce che aggiunse a quella dell'amica, aumentandola così di dimensioni.
    "Maledizione… Anche lui?" fece Natsu, per poi cominciare ad aspirare aria, sputando altro fuoco pochi secondi dopo.
    "Che cosa?" fece Qui, rialzandosi. "Quel tipo può sputare fuoco come un drago?"
    "Quel tipo è un mezzo drago!" rispose Jintan. "Perciò è ovvio che possa riuscirci."
    "Allora aggiungiamoci anche noi un po' di fuoco!" urlò una voce sopra di loro.
    Tutti alzarono lo sguardo, vedendo ShineGreymon scendere in picchiata verso di loro, con Masaru in piedi sopra di lui, avvolto dalla Digisoul.
    "Forza, dimostra a tutti quanto vali!" urlò l'agente della DATS al suo compagno.
    "Subito Aniki!" rispose questi, alzando le mani e creando una sfera di fuoco, che scagliò contro i due custodi avversari.
    "Via!" urlò Menma, saltando indietro assieme agli altri un istante prima che le tre sfere si scontrassero, provocando un'esplosione che li investì in pieno.
    Menma, Happy e Jintan crearono subito una barriera attorno al loro gruppo, mentre Tsuna e Natsu vennero letteralmente inglobati dall'esplosione.
    "Ed ecco fatto!" esclamò Masaru, saltando a terra e osservando lo spettacolo.
    "Mi spiace deluderti, ma temo tu ti sia dimenticato di un piccolo particolare." fece Happy.
    "Che intendi dire, gatto volante?"
    "Natsu non teme il fuoco di un'esplosione, anzi!"
    Infatti mentre diceva ciò, le fiamme cominciarono a vorticare su se stesse, per poi sparire dentro la bocca del Dragon Slayer, che si lecco le labbra soddisfatto.
    "Ottimo spuntino, ti ringrazio Daimon."
    Il ragazzo rimase sorpreso per qualche secondo, per poi sorridere.
    "Capisco… in effetti avevo dimenticato questo tuo potere." disse, avvolgendosi nuovamente con la Digisoul. "ShineGreymon, resta indietro, a lui ci penso io a suon di pugni!"
    "Povero stolto. Credi davvero di battermi ora che ho tutti i miei poteri?!"
    "Ho sconfitto il dio del Mondo Digitale. Tu non sei di certo al suo livello!" rispose Masaru, partendo all'attacco e colpendolo in pieno volto con un pugno, facendolo volare diversi metri indietro.
    Tsuna si volse verso di lui, ritrovandosi però di fronte a Menma e Jintan.
    "Non così veloce!" fecero i due, creando due sfere di luce che gli scagliarono contro, costringendolo ad alzarsi in volo per evitarle.
    "Fai cheese!" esclamarono insieme Qui, Quo e Qua, facendo fuoco assieme ad Archimede e Uno.
    Tsuna spalancò gli occhi venendo raggiunto dai cinque raggi, che lo fecero precipitare nuovamente a terra.
    "Non ce ne staremo di certo fermi a guardare mentre nostro zio e i nostri amici combattono!" fece Quo, abbassando l'arma, mentre Tsuna si rialzava a fatica.
    "Ma… davvero? Vorrà dire che oggi mangerò paperi arrosto in più!" replicò lui, saltando verso l'alto usando le fiamme come propulsori.
    "Che cosa? I raggi non gli hanno fatto nulla?!"
    "Sono il decimo Vongola. I miei poteri sono ben superiori alle vostre misere armi!"

    "Quei tipi… che razza di magia usano?" commentò incredula Amelia, per poi voltare la testa verso l'Heartless di Gambadilegno, che però era rimasto al suo posto, senza muoversi.
    "Oh, una magia molto superiore alla tua, credimi strega." Rispose Pan, apparendo di fronte a lei accompagnata da Black Star. "E sarà questione di minuti prima che quell'Heartless cominci a distruggere tutto. A quanto pare, c'è ancora un frammento di coscienza dentro di lui."
    "Voi siete dei mostri!" fece la strega, cercando di prendere la bacchetta che teneva in tasca.
    "Mostri? Così mi offendi! Io sono una divinità! L'unico e inimitabile Black Star!"
    "Una divinità?" ripeté Amelia.
    "A dir la verità è solo una sua definizione, ma è decisamente forte. Certo, non quanto me o mio nonno. In fondo, la mia è la famiglia più forte dell'universo." Rispose Pan, creando una sfera d'energia tra le mani. "E ora, anche tu diventerai un Heartless."
    "Non così in fretta!" gridò una voce, anticipando un proiettile d'energia che sfiorò la Sayan.
    A pochi metri da loro, Homura gli puntava con uno dei suoi fucili.
    "Sarete passati anche solo temporaneamente dalla parte del nemico, ma se avete fallito questa prova, allora non potrò avere pietà verso di voi."
    "E tu da sola vorresti affrontare una Sayan?" chiese divertita Pan.
    Per tutta risposta, alle spalle della maga apparvero dal nulla decine di armi militari.
    "Lucis ha fatto in modo di purificare costantemente la mia Soul Gem, perciò non ho alcun limite nell'usare la mia magia!" Disse Homura, mentre tirava fuori dal suo scudo un altro fucile, questa volta più grosso, assieme a una bomba a mano.
    "Sei una strega anche tu?" domandò Amelia sorpresa, per poi vedere Homura sparire e riapparire dietro i due custodi.
    "Strega? No, spiacente, io sono una maga." Rispose, mentre le bombe che aveva lasciato cadere dietro di sé esplodevano, investendo in pieno i due custodi, che furono subito colpiti dalle armi da fuoco automatiche che la maga aveva lasciato dove si trovava prima.
    "Io di solito le elimino, le streghe. Anche se quelle di cui mi occupo io sono anche più spaventose di quell'Heartless."
    "Maledetta!" urlò Black Star, uscendo dal fumo e lanciandosi contro la maga con il Keyblade pronto a colpire.
    Ma prima che ci riuscisse, una piccola macchia arancione lo colpì allo stomaco, facendolo tornare indietro.
    "Chi…"
    "No, no." Rispose il Gatto con gli stivali, atterrando di fronte a Homura, puntando la sua spada contro il nemico. "Non ti lascerò alzare un dito contro una señorita in mia presenza!"
    "Tu…"
    "Banzai!" urlò un'altra voce, poco prima che l'assassino fosse colpito in pieno da un calcio, che tuttavia ebbe solo l'effetto di farlo arrabbiare ulteriormente.
    "L'unico ed inimitabile imperatore Kuzco è qui per aiutare!" disse il nuovo arrivato, raggiungendo Amelia e mettendosi in una ridicola posa di combattimento.
    "C'è anche il buffone, eh?" commentò aspra Pan.
    "E non è l'unico!" esclamò una voce dall'alto, anticipando una macchia argentata scendere a tutta velocità contro di lei, colpendola in pieno e creando un piccolo cratere.
    Pochi secondi dopo, dalla polvere si alzò in volo Haru, tornando subito a qualche metro di altezza.
    "Siamo tutti qui per aiutarvi!" disse. "Anche se questo significa dovervi sconfiggere!"
    Pan fece sparire la polvere trasformandosi in super Sayan.
    "Pagherete cara questa vostra intromissione!" esclamò, cominciando caricare l'onda energetica.
    Ma prima che potesse portarla a compimento, un doppio raggio laser la colpì alle spalle, costringendola a interrompersi.
    "Sembra proprio che sarà un osso duro da battere… E questa volta ha pure i poteri da custode!" fece la voce di Lan da dentro Megaman, che la fissava con il fucile alzato, mentre al suo fianco Giroro cambiava arma.
    La mora trattenne un ringhio, mentre anche Black Star guardava con odio i nuovi arrivati.
    "Sembra proprio che con loro non dovremo avere alcun bisogno di trattenerci, eh?" fece l'assassino, mentre le sue iridi cambiavano forma, trasformandosi in stelle.

    "Qui ci conviene squagliarcela il prima possibile." fece I-176, osservando i combattimenti che si stavano svolgendo attorno a loro, riempiendo l'aria di esplosioni.
    "Stai scherzando, vero?" esclamò un altro Bassotto. "Hai visto che cos'hanno fatto? Per colpa loro, il nostro colpo è saltato per sempre! Il deposito non esiste più!"
    "Sei così idiota?!" lo riprese Nonno Bassotto, afferrandolo per la maglietta. "Hai visto che cos'hanno fatto alla città? Ci sono supereroi e custodi che stanno faticando a tenergli testa e tu vorresti combattere contro di loro con un grimaldello?"
    "Detto così… Sì, direi che ci conviene sparire."
    "Allora lasciate che vi dia una mano." fece una voce dietro di loro.
    I ladri si girarono, ritrovandosi di fronte Conan.
    "Un bambino?" chiese uno di loro, guardandolo sorpreso.
    "Un detective, prego. Sapete, ho passato molti anni a dare la caccia a ladri e assassini."
    "Certo, come no. Senti moccioso, vattene finché sei in tempo, qui la situazione è-"
    Ma I-176 s'interruppe quando Conan tornò ad essere Shinichi, con il Keyblade in mano.
    "…pericolosa…" completò, deglutendo.
    "Già. Infatti dovevate essere più veloci. E ora, lasciate che vi faccia sparire da questo mondo!"
    Shinichi alzò il Keyblade, pronto a colpire la banda di ladri, ma una lama di luce interruppe il suo attacco.
    "N-Non te lo posso permettere…" fece Ran, cercando di respingere il fendente del ragazzo, che ghignò.
    "Così anche tu ti opponi a me, Ran?" domandò lui, arretrando.
    "Non posso farti commettere altri errori. Ti fermerò prima che il Kudo Shinichi che conosco io scompaia per sempre!"
    "Allora dovrai darti molto da fare." Replicò Asuka, raggiungendoli ed evocando il Keyblade. "Sei solo una misera guardiana, non puoi competere contro due custodi."
    "In questo caso, allora credo che sarò costretto a intervenire anch'io." Disse Shinji, cercando di colpire con un proiettile una gamba dell'amica, che tuttavia, lo deviò con facilità.
    "Oh, quindi anche la grande divinità Shinji Ikari ha deciso di combattere? La fine dell'universo è davvero vicina allora!" Lo prese in giro la rossa.
    "Divinità?" ripeté Nonno Bassotto, guardando il ragazzo, che annuì.
    "È una lunga storia." Rispose una voce, mentre una delle figure ammantate di bianco si avvicinava, evocando un Keyblade azzurro e una copia perfetta della lancia di Longinus. "Tuttavia, questa volta saranno due le divinità a combattere." Completò Rei Ayanami, togliendosi il cappuccio.
    "Ayanami!" esclamò sorpreso Shinji. "Ma come-"
    "A dopo le spiegazioni, Ikari. Ora pensiamo a far rinsavire Asuka."
    Ma mentre la nuova arrivata parlava, la rossa cominciò a guardarla con odio.
    "Di nuovo tu… Ci sei sempre e ovunque, eh, cocca del comandante?!"
    Tutti si girarono verso di lei sorpresi per quella reazione improvvisa.
    "E io che speravo di essermi liberata di te definitivamente, e che quei mocciosi stessero in qualche modo mentendo. E invece… sei ancora qui, a ostacolarmi, come sempre!"
    "Ostacolarti? Di che cosa stai parlando, Asuka?" le chiese Shinji, poco prima di venire colpito da una sfera di fuoco che lo spedì ai piedi dei Bassotti.
    "Tu sta zitto, Shinji Ikari!" replicò acida la custode, mentre il ragazzo si rialzava, rimarginando l'ustione sotto lo sguardo incredulo dei ladri. "Questa è una questione tra me è Ayanami."
    La turchina sorrise, alzando il Keyblade.
    "Sai Asuka… Da quando mi sono fusa con il nostro mondo assieme a Shinji, le cose mi sono diventate finalmente tutte chiare. L'ultima volta che ci siamo viste ero un essere incompleto. In fondo, non ero altro che una mera copia di Yui Ikari, il cui scopo era di fondersi con Adam, dando vita al Third Impact. Io, invece, scelsi di disobbedire ai desideri di Gendo. Ho scelto Shinji come mio compagno. E facendo ciò, l'ho condannato."
    "Rei-" cominciò il ragazzo, fermandosi quando la ragazza alzò una mano per zittirlo.
    "Dopo che tutta la popolazione del nostro mondo è entrata dentro di noi, Shinji si rifiutò di rimanere in quel piano di esistenza superiore, tornando ad essere un umano, sebbene conservando tutti i poteri ottenuti come divinità, oltre ad avere acquisito dentro di sé lo 01, la volontà di sua madre."
    "E con ciò?" chiese Asuka.
    "La verità ora mi è chiara." Rispose Rei. "Il tuo segreto maggiore… il segreto che hai cercato di tenere nascosto e allo stesso tempo che speravi fosse scoperto."
    "Non so di cosa tu stia parlando." replicò l'ex pilota, sorridendo nervosa, mentre Shinichi, Ran e Shinji la guardavo curiosi.
    "La verità è che tu sei innamorata di Shinji, e lo sai perfettamente!" gli urlò Rei, facendo spalancare gli occhi al diretto interessato.
    "C-Che cosa?" balbettò lui incredulo.
    Ma prima che potesse aggiungere altro, Asuka partì all'attacco, preda dell'ira, cercando di colpire Rei, che si difese con il Keyblade, provocando un'onda d'urto che investì tutti.
    "Non osare… mai più… dire simili assurdità!" urlò Asuka, con gli occhi lucidi, saltando all'indietro e cominciando a colpire l'altra con una serie di fendenti.
    "Tu-non-sai-nulla-di-me!" scandì furiosa, mentre la turchina cercava di respingerla, sorpresa per quella rabbia nascosta.
    "Sono stata in molti mondi diversi… Anche paralleli a quest'esistenza. E questo punto era fisso per tutti loro."
    "Asuka…" mormorò Ran, poco prima di intravedere una sagoma di fronte a sé, riuscendo ad evitare in tempo un colpo di Shinichi.
    "Ti credi davvero così forte da poterti dimenticare di un avversario?" chiese lui strafottente, puntandole contro il Keyblade.
    La castana lo guardò seria, alzando la sua spada di luce.
    "Questo farà più male a me che a te." disse a bassa voce, mentre nella mano libera si creava una spada nera, che la guardiana brandì con volto triste. "Ma se per salvarti è necessario sconfiggerti, allora non mi tirerò indietro. Ma in quel caso, verrò con te!" urlò, incrociando sopra di sé le due lame.
    "Davvero ne saresti capace?" chiese il custode, sorridendo.
    Come risposta, Ran partì all'attacco.

    "Quello… Quello sarebbe Gambadilegno?" fece incredulo Macchia Nera, togliendosi il cappuccio ormai semidistrutto, rivelando un volto quasi umano, con un grosso naso nero e due baffetti.
    "Un risultato incredibile, vero?" fece Inuyasha, apparendo alle sue spalle.
    "Un simile potere è qualcosa che va oltre la nostra immaginazione. È terribile!"
    "Già. Questo è il potere dell'oscurità. Questo è il potere che presto ricoprirà l'intero universo!"
    Macchia Nera spalancò gli occhi, portando lentamente una mano sotto l'impermeabile.
    "Quindi è questo il vostro obiettivo? Ridurre tutti gli abitanti dell'universo ad essere dei mostri?"
    "Solo i più meritevoli."
    "In questo caso… io non avrei nessun vantaggio!" urlò Macchia Nera, tirando fuori una pistola e puntandola contro il mezzo demone.
    Tuttavia, prima che potesse fare fuoco, una piccola sfera di ghiaccio gli colpì la mano, costringendolo a lasciar cadere a terra l'arma.
    "Davvero credi che una misera pistola possa farci qualcosa?" fece Saiko, abbassando il braccio. "Sei piuttosto stupido."
    "Ma voi chi o cosa siete realmente?" chiese il ladro, deglutendo e fissando la propria arma.
    "Siamo coloro che domineranno l'universo, ma non preoccuparti: tu non assisterai alla nostra conquista." Rispose il mangaka, creando una sfera di fuoco di fronte a lui.
    Ma prima che potesse continuare, una sagoma blu si mise in mezzo, prendendolo per il braccio e rovesciandolo a terra.
    "Che cosa? Ancora lui?!" esclamò Inuyasha, muovendosi per andare ad aiutare il compagno.
    "Uomini… fuoco!" urlò una voce alle loro spalle, anticipando decine di sfere d'energia che scoppiarono contro il mezzo demone.
    Macchia Nera si voltò, ritrovandosi a fissare quattro pinguini, accompagnati da due bambini, uno dei quali con in mano due cannoni, uno verde e uno rosa, e da due ragazzi, uno vestito di rosso e dai capelli neri e l'altro con una tuta nera e i capelli rossi.
    "Ma tu guarda un po' che situazione." fece Rinne, tenendo fermo il Keyblade che aveva in mano. "Quando li abbiamo visti erano decisamente diversi."
    "Già, considerando che non li avevamo mai visti nel loro vero aspetto." Confermò Ranma, abbassando il Keyblade.
    "Se è per questo io li ho visti quando si erano trasformati in ragazze." Disse Timmy, mentre i suoi cannoni tornavano ad essere Cosmo e Wanda.
    "Noi pinguini invece siamo sempre pronti a combattere!" esclamò Skipper, abbassando il fucile. "E nessun custode può tenerci testa!"
    "Chi diamine sono quelli?" chiese incredulo Macchia Nera.
    "Da quel che ho capito…" rispose una voce dietro di lui, mentre Tsukune e Moka uscivano da un varco. "Sono tutti coloro che i custodi hanno aiutato durante il loro viaggio." Concluse il ragazzo. "Anche se mai mi sarei aspettato dei pinguini parlanti e militari."
    "Suvvia Tsukune, vivi in una scuola di mostri e ti stupisci ancora?" fece ridendo Moka, per poi farsi seria, guardando Inuyasha che si stava rialzando, decisamente arrabbiato.
    "Ma bene… tante nuove vittime!" esclamò, mostrando i suoi artigli.
    Tsukune afferrò il rosario della compagna, strappandolo subito, permettendogli così di trasformarsi, imitandola subito dopo.
    "Non sottovalutarci, demone!" gli urlò contro Skipper. "Ora ti dimostreremo il vero potere del nostro battaglione! Rico!"
    All'ordine, il pinguino cominciò subito a sputare decine di armi, tra cui notevoli quantità di esplosivi, che i quattro impugnarono immediatamente.
    "Cosmo, Wanda, siete pronti?" chiese Kowalski ai due fantagenitori.
    "Un secondo e lo saremo!" rispose Cosmo, trasformandosi assieme a Wanda in un unico cannone, in cui i quattro pinguini e i due bambini misero tutto l'esplosivo raccolto.
    "Fuoco!" urlarono all'unisono.
    Inuyasha evocò il Keyblade.
    "Cicatrice del Vento!" replicò lui, rimandando indietro l'attacco.
    "Non così in fretta!" dissero insieme Ranma e Rinne, creando tra i loro Keyblade una rete fatta di luce, con la quale rilanciarono nuovamente gli esplosivi, che stavolta esplosero contro il mezzo demone.
    "Colpito e affondato!" esclamò Kowalski, battendo una pinna con Skipper.
    "Piccoli sudici bastardi…" fece la voce di Inuyasha da dentro la nube, congelando tutti i presenti. "Come avete osato prendervi gioco di me?!"
    Quando il fumo cominciò a dissiparsi, Inuyasha riemerse, ma con qualcosa di diverso. I suoi artigli erano diventati più lunghi, e i suoi tratti si erano fatti più fini, mentre i suoi occhi erano completamente rossi, esprimendo odio puro.
    "A quanto pare ha rilasciato il suo potere demoniaco." Fece Tsukune, per poi correre contro di lui assieme a Moka, assestandogli un doppio calcio in pieno volto, facendolo schiantare contro il grattacielo oscuro, che riportò alcune crepe.
    Poco lontano, Saiko si rialzò, guardando con rabbia il Blue Ranger.
    "Non so chi tu sia in realtà… ma se credi che mi lasci battere da te ti sbagli di grosso!" gridò, evocando il Keyblade e partendo all'attacco.
    Il ranger evocò il Keyblade di Justin, con il quale parò l'attacco.
    "Tutto qui?" chiese il mangaka, aprendo il palmo della mano libera, creando una sfera di fuoco con cui colpì in pieno volto l'avversario, facendolo volare a qualche metro di distanza.
    "Alzati, forza!" lo incitò subito dopo. "Lasciami sfogare tutto il mio odio!"
    Il Blue Ranger, quasi come per obbedire, si rialzò, incurante della crepa che ora ricopriva parte del suo casco.
    "Perfetto. Non sarebbe stato divertente se ti avessi sconfitto così facilmente!"
    Dicendo ciò, Saiko sparì dalla vista, riapparendo alle spalle dell'avversario, colpendolo con un calcio. Senza fermarsi gli corse dietro, superando e assestandogli un pugno in pieno petto.
    Ma facendo quel gesto Saiko spalancò gli occhi, per poi saltare all'indietro.
    "E questo che cosa significa?" fece guardando prima la propria mano ancora chiusa e poi l'avversario, il quale si stava rialzando. "Sarà stata una mia sensazione?"
    Il Blue Ranger lo fissò, continuando a tenere il Keyblade in mano.
    "Su, perché non mi attacchi?!" gli urlò Saiko, cercando inutilmente di provocarlo. "Rispondi, maledizione!" sbraitò poi, creando una serie di sfere di fuoco che presero in pieno il custode, nascondendolo in una fitta nube di fumo. Quando, però, esso scomparve, il Blue Ranger era ancora al suo posto, incolume, e con un secondo Keyblade, completamente nero, nell'altra mano.
    "Che cosa? Due Keyblade?" fece Saiko, sorpreso. "Uno è quello che usava Justin, che ha perso il proprio colore. Mentre l'altro è… Chi diamine sei realmente?"
    Il Ranger restò ancora in silenzio, alzando entrambi i Keyblade.
    Ma prima che potesse fare qualcosa, Saiko gli apparve di fronte, afferrando le sue armi e lanciandole via.
    "E ora…" disse, creando una nuova sfera di fuoco, più grande delle precedenti. "Vediamo di scoprire chi c'è sotto il casco!"
    Senza permettere all'avversario di difendersi, Saiko fece esplodere la sfera di fronte a lui, venendo così scagliato indietro dalla forza d'urto e riportando qualche leggera ustione.
    Pochi secondi dopo vide l'elmo pieno di crepe rotolare fuori dalla nuova nube di fumo, e un sorriso si stampò sul suo viso non appena questo si spaccò a metà.
    "Su, ora mostrami il tuo volto!"
    Ma il suo sorriso si gelò non appena il fumo si dissipò, lasciando intravedere dei lunghi capelli castani mossi dal vento.
    "Come vuoi… Saiko." Rispose una voce femminile.
    Il mangaka spalancò gli occhi incredulo, indietreggiando istintivamente, mentre la tuta del Blue Ranger scompariva, lasciando il posto a un impermeabile nero.
    "Vorrà dire che da adesso in poi combatterò sul serio contro di te, senza più nascondermi dietro la mia colpa." Fece Azuki, puntandogli contro i Keyblade.

    Dark e Hikari si misero davanti al Gambadilegno di quel mondo, che stava osservando incredulo il suo doppione.
    "Com'è possibile?" domandò.
    "Questo è ciò che succede ad abusare del potere dell'oscurità." Rispose Dark, per poi girarsi. "E voi dovreste saperlo." Continuò, rivolgendosi a Sora, Riku e Kairi, che apparvero alle loro spalle.
    "Oh, che paura." Fece la principessa. "E sentiamo, che cosa ci potrebbe succedere?"
    Come risposta, i due custodi dell'Equilibrio evocarono i loro Keyblade.
    "Non dimenticatevi che dovete combattere contro una delle tre entità portanti dell'universo e la sua diretta custode!" replicò Dark, mentre lui e Hikari guardavano seri il trio di fronte a loro.
    "E non solo loro!" esclamò una voce, anticipando un raggio d'energia che si diresse verso i tre, che lo deviarono usando i Keyblade.
    Pochi metri più in là Black Rock Shooter abbassò il suo braccio cannone, mentre dal suo occhio cominciava ad uscire il fuoco azzurro.
    "Dunque volete veramente affrontarci, eh?" fece Riku, evocando la Via per l'Alba. "In questo caso, preparatevi alla vostra disfatta."
    "Hikari." Disse Dark. "Pensaci tu a Riku. Rock, tu occupati di Kairi."
    "E quindi tu affronteresti me, esatto?" chiese ironico Sora. "Credi forse di potermi sconfiggere?"
    "Il custode della luce… e il custode dell'Equilibrio. Sono l'unico a poterti fermare."
    "Allora provaci!" urlò il castano, evocando la Catena Regale e correndo contro Dark, che lo respinse con una barriera.
    "Quanto tempo è passato?" chiese Sora, sorridendo e indicandosi la fronte. "Quanto tempo è passato da quando mi hai affrontato al torneo, lasciandomi questa cicatrice?"
    Dark rimase in silenzio, mentre creava di fronte a sé una sfera composta dai due elementi chiave.
    "Sora… Tu sei il prescelto di mia madre." Disse infine. "Perciò vedi di tornare in te!" urlò, lanciandogli la sfera, che il custode fermò con le mani.
    "Urgh… T-Tutto qui?" chiese, pochi istanti prima di essere scagliato via dalla forza della magia, che lo seguì, esplodendogli contro.
    Il vento provocato dall'esplosione raggiunse anche Kairi e Black Rock Shooter, le quali rimasero al loro posto, mentre i loro capelli si muovevano seguendo lo spostamento d'aria.
    "Quindi anche tu sei una custode, eh?" fece la principessa, guardando l'avversaria, che come risposta evocò un Keyblade dello stesso colore dei suoi capelli.
    "Avete fallito all'ultima prova… la cosa è ridicola, sapete? Vi siete lasciati travolgere dall'oscurità."
    "Non farci la predica, Rock." Rispose Kairi. "Ora riusciamo a vedere qual è il vero potere!"
    "Ma tu guarda." fece una voce sopra di loro, mentre alcune piume cadevano ai loro piedi. "È una frase molto simile a quella che dissi al mio maestro!"
    Kairi alzò lo sguardò giusto pochi secondi prima di venire scaraventata via da una forza invisibile, che la fece rotolare per qualche metro.
    Black Rock Shooter alzò lo sguardo, vedendo Apollo affiancato da Anakin Skywalker, tornato al suo vecchio aspetto.
    "Tu?!" esclamò Kairi, rialzandosi. "Ma com'è possibile? Dovresti essere dalla nostra parte!"
    "Spiacente." Rispose Anakin. "Sono tornato sulla retta via, e grazie a svariate cure, sono tornato ad essere il vero me."
    "E chi sarebbe in grado di compiere un simile miracolo?"
    "Diciamo che un po' di magia aiuta sempre." Fece una voce, anticipando una fiammata che investì Kairi, che riuscì a creare una barriera attorno a sé giusto in tempo.
    I presenti si coprirono il volto con il braccio quando Saphira sbatté le ali per atterrare, lasciando scendere Eragon.
    "Scusate per il ritardo." Fece il Cavaliere.
    "Finalmente siete arrivati. Cominciavo a credere che avrei dovuto risolvere da solo la questione." Replicò divertito Anakin.
    "Non cantate vittoria troppo presto!" urlò Kairi, facendosi avvolgere da un'aura nera. "Non dovete osare sottovalutarmi!"
    Riku sorrise guardando l'amica. "Sembra che tua sorella si sia lasciata trascinare dall'ira." Disse a Hikari, senza nemmeno guadarla.
    "La riporteremo sulla via della luce, come faremo anche con voi." Rispose la custode, guardando seria l'avversario.
    "Credi davvero di potercela fare contro di me?" chiese lui, girandosi.
    "Ti ricordo che posso usare il potere dell'Equilibrio allo stesso livello di Dark."
    "Sto tremando dalla paura."
    Ma non appena ebbe detto ciò, Riku spalancò gli occhi, vedendo Hikari volare contro di lui, mentre caricava sulla punta del Keyblade una sfera di luce.
    "Preparati!" urlò lei, colpendolo in pieno e spedendolo contro il grattacielo.
    "Urgh…" fece il custode, incurante della botta e delle nuove crepe apparse sull'edificio, mentre ai suoi piedi Topolino, Superpippo e Paperinika continuavano il loro scontro contro Marco.
    "Uh? Sembra proprio che siamo messi un po' male…" commentò l'Animorphs, guardando Riku e gli altri custodi.
    Sopra di loro, ancora prigionieri dell'edificio, il re, assieme al mago e al cavaliere guardavano increduli gli scontri.
    "Questo… Questo è un vero scontro tra custodi e guardiani?" fece re Topolino.
    "Esattamente, Maestà." rispose Sora, rialzandosi da terra, per poi creare una sfera oscura in mano. "E ora ammirate… il vero potere delle tenebre!"
    Non appena urlò quella frase, scagliò la sfera contro l'Heartless di Pietro, che si girò verso essa.
    Quando fu colpito, l'intera zona venne nuovamente investita da una terrificante esplosione, che stavolta colpì tutti i presenti, compresi i custodi delle tenebre.
    Il grattacielo tremò, riempiendosi ulteriormente di crepe, finché alla fine, la base cedette, facendolo collassare su se stesso, seppellendo vivi i tre abitanti del Castello Disney, mentre tutti gli altri venivano scaraventati via dall'onda d'urto.

    Dark fece sparire la barriera, cadendo in ginocchio.
    "M-Maledizione…" ansimò Skipper, cercando di rimettersi in piedi. "Che cos'è successo, Kowalski?"
    "Probabilmente hanno provocato un'esplosione usando oscurità pura, cosa che ha messo fuori combattimento la maggior parte di noi…"
    Sora, poco lontano, sorrise divertito, osservando tutti gli altri a terra, incapaci di rialzarsi.
    "Questo sì che è uno spettacolo meraviglioso!" esclamò, spalancando le braccia. "Distruzione pura… l'oscurità che tutto distrugge!"
    Shinji e Rei sciolsero anche loro la barriera, osservando Asuka, che aveva riportato diverse ustioni.
    "Vi credete così forti solo perché avete dei poteri superiori?!" esclamò la rossa, lasciandosi avvolgere da un'aura nera, mentre le sue ferite si rimarginavano, anche se non completamente.
    "Asuka, fermati! Non c'è bisogno di combattere!" gli urlò Shinji, senza ottenere alcun risultato.
    Infatti, la ragazza partì all'attacco, cominciando a tempestare Rei di una serie di fendenti furiosi, finché non riuscì a disarmarla, puntandole poi alla gola il proprio Keyblade.
    "Sei una divinità, esatto?" chiese. "Allora vediamo se sei immortale."
    "Basta così, Asuka!" urlò Shinji, mettendosi in mezzo con la lancia, mostrando due occhi rossi. "Stai esagerando!"
    "Fatti da parte, StupiShinji!"
    "No! Se vuoi eliminare Rei, dovrai prima passare sul mio cadavere!"
    Asuka si morse un labbro, lasciando che un rivolo di sangue le colasse sul mento.
    "Come desideri." Disse, alzando il Keyblade contro di lui.
    Shinji non si mosse, aspettando la mossa dell'avversaria.
    Mossa che, però, non arrivò, dato che Asuka rimase ferma, con il Keyblade in una mano tremante.
    "Su, che cosa aspetti?" la provocò l'ex pilota.
    Ma la rossa rimase al suo posto.
    "Io…" fece, mentre delle silenziose lacrime cominciavano a scendere dai suoi occhi. "Io non posso farlo… Non ci riesco."
    Dicendo ciò, lasciò cadere la sua chiave, che scomparve, mentre lei crollava in ginocchio.
    "Non posso farlo!" urlò infine. "È la mia debolezza… è più forte di me! Non posso farti male sul serio!"
    Ma Asuka si zittì quando Shinji la avvolse in un abbraccio.
    "E allora non farlo." Le disse semplicemente. "Perché devi per forza fingerti una dura quando non lo sei?"
    "Io… Io…" cominciò la ragazza, per poi lasciarsi andare in un pianto liberatorio, incapace di continuare la frase e lasciandosi consolare dal ragazzo.
    Rei si rialzò, guardando i due, mentre un sorriso triste appariva sul suo volto.
    "Ti è andata male, eh?" fece Shinichi dietro di lei.
    La ragazza si girò subito, pronta ad attaccare, ma si fermò quando vide che il ragazzo stava sorreggendo una Ran svenuta.
    "Sembra che l'amore sia più forte dell'oscurità…" fece lui, per poi perdere i sensi, cominciando a cadere a terra.
    Rei fece per andare a prenderlo, ma fu anticipata dal braccio allungabile di Paperinik, che afferrò il custode e la guardiana al volo.
    "Beh, almeno due si sono ravveduti…" ansimò lui, avvicinandosi e appoggiando a terra i ragazzi.
    "Però quel colpo era dannatamente potente." Fece Xadhoom, riemergendo dalle macerie tenendo in braccio Paperinika, la quale sembrava essere rimasta incolume grazie all'aliena, che le aveva fatto da scudo, riportando comunque delle ferite lievi. "Se non fossi stata di energia, probabilmente a quest'ora sarei messa davvero male… come te dopotutto."
    Paperinik si portò la mano guantata sopra il braccio sinistro, dal quale stava uscendo copiosamente del sangue.
    "Non è nulla… Gli altri come stanno?"
    "Da quel che riesco a vedere, nessuno è ferito troppo gravemente." Fece la voce di Uno dal suo scudo. "Anche se tutti ne siamo usciti danneggiati."
    "Non ci posso credere…" fece Paperino, avvicinandosi al suo doppione. "Non credevo che Sora potesse arrivare a tanto…"
    "Tu sei…" fece Paperinika, mentre Xadhoom la lasciava andare. "L'altro Paperino…"
    "Già…" rispose lui, evocando il suo scettro e avvolgendo i presenti con una magia curativa. "Scusa, ti ho fatto combattere al mio posto."
    "Non importa. Almeno non sono stata totalmente inutile."
    "Anche se devo dire che speravo in qualcosa di meno pericoloso." Disse Superpippo, raggiungendoli tenendo tra le braccia Topolino, mentre Pippo portava il re.
    Paperino si affrettò a curare anche loro.
    "Maestà, tutto bene?" chiese subito.
    "Sì… ti ringrazio Paperino." Rispose lui, per poi girarsi verso l'altro se stesso. "Mi dispiace avervi dovuto coinvolgere." Gli disse.
    "Non ti preoccupare. Saremmo intervenuti lo stesso, in qualche modo. Anche se è strano incontrare dopo tanto tempo un altro che mi somiglia. E che da quel che ho capito, sei anche tu un re."
    "Peccato che sarà solo per pochi secondi!" esclamò Sora, apparendo di fronte a loro, con una sfera oscura in mano.
    Ma prima che potesse fare qualcosa, Dark e Hikari lo raggiunsero, mettendosi in mezzo ai due gruppi.
    "Hai messo fuori gioco anche quasi tutti i tuo compagni…" fece il custode dell'Equilibrio, evocando il Keyblade. "Non ti sembra abbastanza?"
    "E perché dovrebbe essere abbastanza?" chiese una voce, mentre al fianco del castano si aprivano sette varchi oscuri.
    "In fondo… Ha noi come alleati." Completò Jyassmie, mentre lei, Gin, Vodka, Light, Homunculus, Crona, Reborn e Xadvid si facevano avanti.
    Tutti spalancarono gli occhi increduli.
    "Altri custodi?" fece Paperinik, evocando il Keyblade.
    "Loro non sono come quelli che avete affrontato finora." Rispose Dark. "Loro sono veri custodi oscuri."
    "Già. E a questo proposito… Vodka, Reborn." Fece Gin. "Occupatevi della traditrice."
    "Agli ordini capo!" rispose l'uomo in nero, mentre l'assassino si limitò ad annuire, per poi volare verso Saiko e Azuki.
    "Che cosa?" esclamò Hikari, accorgendosi solo in quel momento chi stava combattendo contro il mangaka.
    "A quanto pare, Justin deve averle fatto qualcosa…" fece Dark, senza scomporsi. "Sei contro due… un po' impari, no?"
    "Conta meglio!" disse Paperinik, avvicinandosi assieme a Xadhoom, Superpippo, Pippo, Paperino e re Topolino. "Siamo sette contro sei!"
    "Interessante…" fece Gin, per poi lanciarsi contro il re, che parò il suo fendente evocando il Keyblade.
    Allo stesso modo, Light andò contro Paperino, Homunculus contro Superpippo, Crona contro Pippo, Xadvid contro Paperinik e Xadhoom e infine Jyassmie contro Hikari.
    Sora e Dark rimasero fermi al loro posto.
    "Dunque ancora noi due, eh?" fece il castano, evocando il Keyblade. "Il terzo round."
    "Sora… Cerca di tornare in te!" gli urlò l'Equilibrio, per poi creare una sfera di luce che gli scagliò contro.
    L'avversario fu colpito in pieno, volando per diversi metri, fermandosi poi a mezz'aria.
    "Tutto qui?" rispose lui, partendo all'attacco, alzando la Catena Regale per colpirlo.
    Poco lontano il re parò un proiettile di Gin, senza però riuscire ad avvicinarsi a lui.
    "Tutto qui? E tu saresti un re che ha viaggiato per l'universo?"
    "Non mi sottovalutare!" replicò il custode della Catena Nobile, creando in pochi instanti una sfera di luce che scagliò contro l'avversario, cogliendolo alla sprovvista.
    Allo stesso modo, anche Paperino, Pippo e Superpippo stavano in qualche modo tenendo testa al proprio avversario.
    Hikari era l'unica che sembrava avere poche difficoltà a reggere il combattimento.
    Infine, Paperinik e Xadhoom si stavano confrontando con l'Animorph traditore, il quale si era trasformato in un dinosauro.
    "Un muta forma, eh?" fece l'aliena, evitando un colpo della sua coda. "Sempre avversari tranquilli, vedo."
    "Mi conosci, non sono contento se non finisco sufficientemente nei guai." Rispose ironico il papero, cercando di colpire con un pugno l'avversario, che però lo evitò, per poi mordere e distruggere il braccio artificiale.
    "E addio a una delle funzioni più utili dell'Extraformer…" commentò, facendo rientrare ciò che restava del braccio, staccandolo definitivamente e lasciando libero quello vero.
    "Poveri stupidi… Non potete vincere contro di me!" gli urlò telepaticamente Xadvid, per poi scagliarsi contro Xadhoom, passandogli però attraverso.
    "Riprova, sarai più fortunato." Fece lei, girandosi.
    Ma con sua sorpresa, il Nessuno era scomparso.
    "E ora dov'è finito?!" esclamò Paperinik, guardandosi attorno.
    "Non mi piace questo potere." disse l'aliena, guardandosi attorno.
    Poi all'improvviso vide un luccichio alle spalle del papero.
    "Spostati, Paperinik!" gli urlò, volando verso di lui.
    Pikappa si voltò, vedendo Xadvid volare contro di lui con il Keyblade in mano, pronto a colpire.
    Ma prima che potesse raggiungerlo, Xadhoom spinse via l'amico, facendolo cadere a terra e venendo colpita al suo posto. L'aliena urlò di dolore, per poi creare una sfera d'energia con cui colpì l'Animorph, facendolo volare via, mentre il suo Keyblade scompariva.
    L'aliena cadde in ginocchio, portandosi una mano sulla ferita.
    "Com'è possibile… Non dovrebbe esserci nessuna arma in grado di scalfirmi…"
    "Xadhoom!" urlò Paperinik, raggiungendola.
    "Tsk. Sembra che il mio nuovo tempo sia già finito…" disse lei, sorridendo amara. "Ma non importa… ho avuto il piacere… di combattere ancora al tuo fianco."
    "Non parlare così, vedrai che ti rimetteremo in sesto! L'altro Paperino… lui può guarirti!"
    "Non importa." Disse lei, mentre Paperinika raggiungeva preoccupata i due.
    Per un momento l'aliena divenne trasparente.
    "Però forse… posso farti un ultimo dono." continuò, creando una sfera d'energia, che porse al papero.
    "Questa… è tutta l'energia che mi resta. Usala per amplificare i tuoi poteri. Non so nulla sui custodi, ma sembra che chi è scelto per essere tale non sia proprio una nullità."
    "No, Xadhoom…" fece Paperinik, mentre l'aliena lo guardava seriamente con occhi determinati.
    "Prendila, Paperino." Gli disse Paperinika, chiudendo le mani a pugno. "Non c'è tempo per esitare."
    L'aliena sorrise, mentre la sfera veniva presa dalle mani di Paperinik.
    "Si vede che sei la sua ragazza." Disse, cominciando a scomparire definitivamente. "Vi auguro la fortuna che io e Xari non abbiamo avuto. Addio… e grazie."
    Xadhoom scomparve nel nulla, mentre Xadvid si riavvicinava ai due paperi.
    "E una in meno. Ora, chi di voi due vuole essere il prossimo?"
    Paperinik strinse con forza le mani attorno alla sfera.
    "Io…" cominciò. "Io solitamente sono pacifico. Cerco sempre la soluzione più pacifica, ma voi… voi avete distrutto la mia casa, la mia città… Avete ferito le persone a me care… e mi avete fatto assistere di nuovo a una scena che mai avrei voluto rivivere."
    Paperina lo guardò sorpresa e spaventata allo stesso tempo.
    "Xadhoom… Xadhoom non desiderava nient'altro che poter vivere! Vivere con chi amava!" urlò, guardando con odio puro Xadvid. "Ma gli evroniani non gliel'hanno permesso. Pur di salvare il suo popolo e colui che amava non ha esitato a diventare un nuovo sole che potesse guidarli. E ora che era ritornata… Ora che poteva avere una seconda possibilità…"
    La sfera che teneva tra le mani s'infranse, ricoprendo il papero di un'energia identica a quella dell'aliena.
    In pochi secondi i suoi occhi persero la pupilla, diventando completamente azzurri, mentre il suo Keyblade si trasformò, divenendo di pura energia.
    "Che cosa-" cominciò Xadvid, poco prima di ritrovarsi il pugno di Paperinik sul volto, che lo fece schiantare a terra, provocando una piccola voragine.
    "Ora basta fare il bravo ragazzo!" tuonò minaccioso il papero, abbassando ulteriormente la testa dell'avversario nel terreno.
    "Che cosa… significa questo?!" urlò Xadvid a fatica. "Dove hai trovato una simile forza?!"
    "Nella rabbia e nella voglia di vendetta!" rispose Paperinik, sollevandolo e scaraventandolo via, per poi colpirlo con due raggi di energia, che lo spedirono ancora più lontano.
    Per un istante l'eroe venne avvolto da un'aura nera, che il papero tuttavia ignorò completamente.
    "Rabbia e vendetta, eh?" fece l'Animorph, fermandosi a mezz'aria e pulendosi un rivolo di sangue che gli scendeva dalla bocca. "Questo è il primo passo per cadere preda dell'oscurità!"
    "Non m'importa che cosa dovrò usare contro di voi!" replicò Paperinik. "Dovessi usare anche l'intero universo, dare la mia stessa vita, io vi eliminerò! E se dovrò usare l'oscurità… Allora la userò fino all'ultimo!" urlò, convogliando la sua energia in un'altra sfera, che scagliò contro l'avversario, che incapace di fermarla, fu spazzato via, scomparendo nel cielo.
    Pikappa, però, non si calmò, e si girò verso gli altri custodi oscuri, che fermarono i loro combattimenti.
    "E quello chi è?" fece Angus, guardando incredulo il papero. "Non può essere Paperinik… Lui non agirebbe mai così!"
    "Chi ti credi di essere?" chiese Gin, poco prima di venire colpito da un raggio del papero.
    "Il mio nome ora non ha importanza." Rispose lui duro. "Sappiate solo che per la prima volta sarò io ad essere il creditore… E il prezzo da pagare saranno le vostre vite, custodi oscuri!"
    Paperina guardò incredula il suo ragazzo cominciare a colpire uno dietro l'altro tutti i nemici, preda della rabbia più totale.
    "P-Paperino…" fece, cadendo in ginocchio e cominciando a piangere.

    Saiko si rialzò, continuando ad osservare la ragazza di fronte a lui.
    "E questo che cosa significa?" chiese arrabbiato, rievocando il Keyblade.
    Azuki chiuse gli occhi, mostrandogli il morpher.
    "Devo ringraziare Justin. Prima di venire annientato, ha trasferito la sua essenza nel suo Keyblade."
    "La sua essenza?"
    "Justin aveva capito che non avrebbe avuto alcuna possibilità di vittoria. Il combattimento contro di me lo aveva stremato, e Homunculus non avrebbe avuto alcuna pietà. Tuttavia, non si è arreso. Usando le sue ultime energie, ha trasferito dentro questo Keyblade tutte le sue conoscenze e poteri!" spiegò Azuki, mostrandogli il Keyblade di Justin.
    "E con ciò? Non vorrai forse dirmi che si è impossessato di te, vero?"
    "Non si è limitato a qualcosa di così banale. Ha guidato il Keyblade da me, e lentamente, ha cominciato a irradiarmi di luce, facendomi nascere dubbi sulla mia convinzione di essere nel giusto. E infine…"

    # Flashback #

    "Perché…?" si chiese. "Perché continuò a rivedere quel momento… e il mio cuore ne è turbato?"
    Azuki abbassò lo sguardo, chiudendo gli occhi, incapace di continuare a fissare il lascito del Blue Ranger.
    "Perché sai di avere sbagliato." Rispose una voce.
    La custode spalancò gli occhi, ritrovandosi di colpo in uno spazio completamente nero.
    "Che cosa…?" fece, guardandosi attorno, ma senza vedere nulla.
    Poi un rumore improvviso la fece girare.
    Di fronte a lei c'era il Keyblade di Justin, incastonato nell'oscurità.
    "E questo che cosa vuol dire? Perché continua a perseguitarmi?!"
    "Continuerà finché tu non avrai saldato il debito che hai nei miei confronti." Rispose la voce, mentre davanti al Keyblade cominciava ad apparire una debole figura luminosa.
    Gradualmente prese i contorni di Justin, che rimase a fissare immobile un'incredula Azuki.
    "T-Tu?" esclamò lei, indietreggiando spaventata.
    "Io." Rispose il ragazzo. "Sorpresa di vedermi?"
    "C-Credevo fossi-"
    "Morto? Sì, è così. In questo momento potrei essere definito un fantasma." Spiegò Justin. "Ma non ha importanza. Sono qui per portare a termine il mio ultimo compito come custode della luce."
    Azuki evocò il Keyblade, per poi lanciarlo ai piedi del ragazzo.
    "Se è così, allora sbrigati a eliminarmi." Disse seria. "Non mi difenderò. Io… Io non so più che cosa mi succede! Non so più per chi combattere. Ho ferito Saiko… Ho contribuito alla tua morte… Non merito di rimanere in vita!"
    Il ragazzo si abbassò, prendendo tra le mani il Keyblade nero.
    "Quindi tu mi stai chiedendo di eliminare il tuo senso di colpa… assieme a te. È così?"
    "Sì!" rispose urlando Azuki, lasciandosi cadere in ginocchio di fronte allo spettro. "Ti prego, non esitare!"
    Justin osservò il Keyblade, per poi scagliarlo lontano.
    "Troppo comodo così." Disse, mentre la custode lo guardava con incredulità. "No, non ti ucciderò, Azuki. La tua punizione sarà ben peggiore."
    "D-Di cosa si tratta?"
    Justin porse le mani in avanti, mentre una sfera di luce prendeva forma di fronte a lui.
    In pochi secondi, il suo morpher si ricreò dal nulla, volando dritto tra i palmi di Azuki.
    "Tu prenderai il mio posto nella guerra." Sentenziò. "Combatterai come custode della luce. E d'ora in poi… sarai tu il Blue Turbo Ranger."
    Il morpher si mosse da solo verso il braccio della custode, allacciandosi attorno al suo polso.
    Immediatamente l'impermeabile nero fu sostituito da un blu acceso, che ricoprì completamente il corpo della custode, lasciando libera solo la testa.
    "Il tuo nuovo Keyblade si trova alle mie spalle." Continuò Justin, indicando con il pollice il suo Keyblade. "Risveglierà i suoi veri poteri quando sarà il momento. Fino ad allora… Tu aiuterai Saiko e gli altri."
    Dicendo ciò, il suo corpo cominciò a dissolversi.
    "Questo è tutto ciò che posso fare per aiutarti, Azuki." Continuò, per poi sorridere. "Saiko non mi avrebbe mai perdonato se non avessi fatto qualcosa per ricondurti sulla retta via. Ti ho trasferito la mia luce… i miei poteri… e la mia volontà. Affido tutto a te."
    Azuki osservò il ragazzo scomparire completamente, mentre l'oscurità attorno alla punta del Keyblade, incastrata nel pavimento, cominciava a rompersi i tanti pezzi di un vetro infranto che svanivano pian piano, lasciando intravedere un mosaico che rappresentava Saiko, e sullo sfondo, c'erano lei e il Blue Ranger, schiena contro schiena, entrambi con il Keyblade stretto tra le dita.
    "Capisco… Quindi è questa la mia punizione…" mormorò, alzandosi e dirigendosi verso la sua nuova arma, mentre la sua testa veniva avvolta dal casco, celando completamente la sua identità.
    Azuki afferrò il Keyblade, che scomparve tra le sue mani.
    "Allora farò di tutto per portare a termine il mio compito." Concluse, mentre tutto veniva ricoperto dalla luce.
    Ma a differenza delle altre volte, questa volta Azuki rimase sospesa in mezzo ad essa.
    "Allora sei disposta a prenderti carico di questo lascito?" chiese una voce, anticipando l'apparizione di Lucis, che camminò lentamente verso di lei.
    Azuki fece scomparire la tuta, per poi cadere in ginocchio di fronte alla donna, abbassando la testa in segno di sottomissione totale.
    "Vi prego… Permettetemi di aiutarvi!" urlò, liberando numerose lacrime. "Eliminate ciò che resta della mia oscurità e lasciatemi combattere al vostro fianco. Lasciami aiutare Saiko!"
    Lucis le accarezzò una guancia, sorprendendola.
    "Le tue lacrime sono sincere." Disse. "Sono intrise della tua tristezza, frustrazione… della tua rabbia verso te stessa… e del tuo amore."
    Azuki alzò lo sguardo, rimanendo a fissare gli occhi dell'entità di fronte a lei.
    "Ti donerò nuovi poteri." Continuò, avvolgendo la ragazza con un'aura bianca. "Ma ti avverto che il tuo compito non sarà affatto facile."
    La ragazza annuì. "Non desidero che lo sia." Sentenziò, mentre anche gli altri custodi di Lucis apparivano dietro di lei.

    # Fine flashback #

    "Da quel momento in poi, ho cominciato a fare la doppiogiochista." Continuò Azuki. "Mi sono ferita da sola per far credere di essere stata attaccata. E ho sempre vegliato su di voi. O meglio, su di te, Saiko."
    Il mangaka la guardava incredulo. "A-Allora…"
    Ma prima che potesse continuare, il rumore di uno sparo lo interruppe.
    Azuki si portò una mano sulla spalla, dalla quale cominciò a uscire un po' di sangue, mentre alla spalle di Saiko, si avvicinavano Vodka e Reborn.
    L'uomo in nero abbassò la pistola, sorridendo.
    "E così, ci hai tradito." Disse Vodka. "Dovevamo immaginarlo, eri troppo buona e onesta con gli avversari."
    "M-Maledizione…" fece la ragazza, guarendo la ferita. "Quindi immagino tu voglia eliminarmi, vero?"
    "Questi sono gli ordini."
    La custode sorrise. "Allora ho vinto io."
    "Che cosa? Non mi pare proprio rag-"
    Ma Vodka s'interruppe, sentendo il freddo della pistola di Reborn sulla tempia.
    "I giochi finisco qui." Disse il mafioso, per poi fare fuoco.
    Gin e gli altri custodi oscuri si girarono verso di loro, giusto in tempo per vedere Vodka cadere all'indietro, con il sangue gli usciva dalla testa, tracciando un arco scarlatto nell'aria.
    "Reborn!" urlò Jyassmie. "Che cosa significa questo?!"
    "Significa che ho finito di recitare." Rispose l'assassino, tranquillo. "Ed è ora che torni dalla parte giusta."
    "Recitare?" ripeté Tsuna, avvicinandosi assieme agli altri custodi, guardandolo sorpreso.
    "Reborn ha finto per tutto il tempo di essere sotto in controllo dell'oscurità." Spiegò Azuki. "Ed è stato lui ad aiutarmi a coprirmi mentre facevo il doppiogioco."
    "Quindi abbiamo di fronte ben due traditori, eh?" fece Gin, puntando contro di loro la sua pistola. "Allora vediamo come-"
    Ma non fece in tempo a finire la frase che fu colpito da Paperinik.
    "Non ti sarai dimenticato di me, vero?" chiese il papero. "La mia vendetta pretende di essere soddisfatta!"
    "Non ce ne sarà bisogno." Disse Azuki, alzando verso il cielo i suoi Keyblade. "Questa prova finisce qui, in questo momento!" urlò, mentre l'arma nera cambiava colore, diventando completamente bianca, assieme a quella di Justin, che riacquistò il colore perso.

    ADELE - Skyfall

    Poco lontano, Sora e Dark atterrarono a pochi metri di distanza dopo uno scambio di fendenti durato diversi minuti.
    "O io sono diventato decisamente più bravo…" disse ansimando Sora. "O sei tu a essere più debole."
    "Forse entrambi." Rispose l'incarnazione dell'Equilibrio, per poi voltare lo sguardo vedendo una colonna di luce che s'innalzava verso il cielo.
    "E quella che cos'è?!" esclamò Sora.
    "Quella… è la chiave per la fine di quest'esame. È il potere di mia madre." Rispose Dark, girandosi verso di lui.
    "E con questo?"
    "Sora… tu sei buono. La parte del cattivo ti sta stretta." Continuò il custode, guardandolo serio. "Ma non preoccuparti, tra poco tornerai come prima, esattamente come tutti gli altri. Ormai le prove da me impostivi sono terminate."
    Mentre diceva ciò, una sfera di luce scoppiò nel cielo, cominciando a ricoprire ogni cosa.
    "Io…" cominciò Sora, guardando la luce. "Io mi sono sempre considerato un debole…"

    E allora perché continui a esistere?"

    I due ragazzi spalancarono gli occhi, girandosi entrambi verso la fonte della voce.
    Prima che uno dei due potesse fare qualcosa, una lancia nera trafisse al petto il castano.
    "Sora!" urlò Dark, per poi essere investito da un'esplosione nera, che lo ricoprì interamente, come tutto il resto dei presenti.

    Kairi riemerse dalla macerie tossendo.
    "C-Che cos'è successo?" chiese, guardandosi attorno, senza vedere nessuno.
    "Pare… che ci siamo lasciati dominare dalle tenebre…" rispose Riku, arrivando alle sue spalle sorreggendosi con la Via per l'Alba.
    "Che cosa?!"
    "Già… purtroppo è proprio così. Cavoli, non posso credere di aver contribuito a questo disastro…" fece Edward.
    "Non preoccupatevi." Rispose Hikari, raggiungendoli insieme agli altri custodi, meno Dark e Sora. "Gli altri guardiani e custodi hanno approfittato dei nostri ultimi combattimenti per portare in salvo tutti quanti. Essendo così tanti, sono riusciti a portare via tutti in poco tempo."
    "Oh, ecco perché c'erano così pochi guerrieri." Fece Jyassmie, sospesa in aria poco lontana da loro. "Ed è un peccato vedere che siete tornati quasi tutti disgustosamente buoni."
    "Quasi?" chiese Azuki, alzandosi insieme a Saiko. "Come sarebbe a dire quasi?"
    "Sarebbe a dire, cara la mia traditrice…" cominciò a rispondere una voce, mentre l'ultima traccia di fumo scompariva, lasciando intravedere Dark tenuto per il collo da Sora. "Che avete vinto questa battaglia, ma perso la guerra." Concluse il custode, sorridendo gelido.
    "Sora!" gli urlò contro Riku sorpreso. "Che cosa significa?!"
    "Sora?" ripeté lui, portandosi la mano libera sotto il mento, come per riflettere. "Ah, giusto! Era il nome di questo insignificante custode!" esclamò, mentre Jyassmie, Gin, Light, Homunculus, Crona, e Xadvid s'inginocchiavano attorno a lui.
    "Maestro, bentornato." Fece Homunculus, senza riuscire a trattenere un sorriso.
    "Sora!" urlò Kairi, non riuscendo ad accettare quello che stava vedendo.
    "Chiunque tu sia, lascia andare immediatamente Dark!" replicò la custode dell'Equilibrio, evocando il Keyblade.
    "Chiunque io sia? Hai così poca memoria, Hikari?" chiese Sora. "Ti sei già dimenticata… di colui che ti ha tolto la vita?"
    I custodi spalancarono gli occhi.
    "C-Come sarebbe a dire?!" esclamò Ichigo, mentre Paperinik tornava al suo aspetto normale, e veniva sorretto da Paperinika.
    "Siete veramente così stupidi da rifiutare l'ovvio? Io non sono Sora. Io sono l'Oscurità! Io sono Nigrae!"
    Kairi cadde in ginocchio. "No… tu menti…"
    "Davvero, principessa?" chiese lui divertito, per poi evocare la Catena Regale.
    "E ora che cosa vuoi fare?" chiese Shinichi.
    "Semplice. Vi dimostrerò che Sora non tornerà più ad aiutarvi!"
    Dicendo ciò, si trafisse il petto con il Keyblade, che liberò tre luci. Due volarono verso gli altri custodi, prendendo lentamente la forma di due figure umane, finché ai piedi di Hikari e Kairi non apparvero Xion e Roxas, privi di sensi. Invece, di fronte a Negrae, la terza luce divenne una copia trasparente di Sora.
    "Ditegli bye bye." Fece l'Oscurità, per poi tagliarlo a metà con il Keyblade.
    Nessuna scia di luce, o qualsiasi altra cosa prese il posto del custode, che si dissolse e disperse come polvere al vento.
    "Il suo cuore… è distrutto per sempre!" Concluse Nigrae, prima di scoppiare a ridere, mentre gli altri custodi guardavano increduli la scena.
    "Sora…" mormorò Kairi, cominciando a tremare. "SORA!"
    "Lurido bastardo!" fece Inuyasha, evocando la sua chiave e partendo all'attacco.
    L'Oscurità alzò una barriera tra i due, ma con sua grande sorpresa il mezzo demone riuscì a superarla senza alcuna difficoltà.
    "Muori!" gli gridò contro l'argenteo, cercando di colpirlo con il Keyblade.
    Nigrae sbuffò, lanciandogli contro Dark e costringendolo così a interrompere l'attacco.
    "Ora che ho finalmente un nuovo corpo tutto mio, voi custodi non mi fate più alcuna paura. Per di più, Sora ha superato l'esame di mio figlio, proprio come voi, il che lo rende l'involucro perfetto per me! Senza contare che era il prescelto di Lucis!"
    Riku chiuse le mani a pugno, mentre Inuyasha portava a terra Dark, lasciandolo alle cure di Hikari.
    "Non lo perdonerò." disse a bassa voce Kairi, rialzandosi.
    Tutti si girarono verso di lei, che stava venendo avvolta dalla luce.
    "Nigrae… hai passato il segno!" urlò, evocando il Keyblade e puntandolo verso l'alto.
    "Che cosa credi di fare, mocciosa?" chiese Xadvid, divertito. "Nemmeno tutti insieme potete sconfiggerlo."
    "Ne sei sicuro?" replicò la custode, mentre i suoi occhi perdevano la pupilla, restando completamente bianchi.
    Pochi secondi dopo, dal cielo arrivarono sei raggi di luce, che circondarono la custode. Sotto gli occhi increduli di tutti, all'interno delle sei colonne apparvero le restanti principesse della luce.
    "Sembra che sia giunta anche per noi l'ora di intervenire." Fece Biancaneve, appoggiando una mano sul corpo della rossa, imitata subito dalle compagne.
    "Kairi, tu sei l'unica di noi che può combattere." Continuò Jasmine.
    "Fagliela pagare per Sora!" esclamò Alice.
    "Usa i nostri cuori." Disse Aurora.
    "La nostra forza." Aggiunse Belle.
    "La nostra speranza." Concluse Cenerentola.
    Poi tutte si trasformarono in sfere di luce, che volarono dentro il Keyblade della settima principessa.
    L'arma emise ancora più luce, per poi cominciare a cambiare forma, diventando il Keyblade del Cuore delle Persone, solo di colore bianco rispetto a quando lo aveva usato Xehanort nel corpo di Riku.
    Kairi abbassò la nuova arma, mentre i suoi occhi tornavano normali.
    "Nigrae…" fece, per poi scomparire e riapparire alle spalle dell'avversario. "Ora te la vedrai con il potere delle sette principesse della luce!" urlò, colpendolo in pieno e spedendolo a terra, provocando una voragine attorno a lui.
    "Che cosa?!" esclamò incredula Jyassmie, evocando il Keyblade e volando verso Kairi, che però la respinse limitandosi a muovere la mano.
    Nigrae si rialzò, sputando a terra un po' di sangue, mentre le sue ferite si rimarginavano.
    "Però! E io che credevo che non mi avresti attaccato finché sarei rimasto in questo corpo."
    "Hai distrutto Sora. Quello non è che un misero involucro!" replicò Kairi, gelida alzandosi in volo. "Il minimo che possa fare per lui è di impedirti di continuare ad usare il suo corpo!"
    Detto ciò, la rossa ripartì all'attacco, scendendo a tutta velocità, con il Keyblade pronto a colpire.
    "Povera stupida, cosa credi di-"
    Ma Nigrae s'interruppe quando si accorse di non potersi più muovere.
    Attorno a lui erano apparse delle catene di luce che lo tenevano fermo dove si trovava.
    Incredulo, volto la testa, vedendo Azuki e Saiko puntargli contro i loro Keyblade.
    Prima che potesse dire qualcosa, tutti i custodi si mossero per attaccare, tranne Hikari che stava cercando di far riprendere i sensi a Dark, il quale non dava ancora alcun segno di svegliarsi.
    "Com'è possibile?" esclamò Nigrae, digrignando i denti.
    "Sei sorpreso, non è vero?" fece Riku, alzando il Keyblade, creando una sfera di luce, imitato da tutti gli altri.
    "Questa è la nostra ira!" urlò Black Star.
    "E questa è la nostra vendetta!" aggiunse Kairi, creando anche lei una sfera, che cominciò subito ad attirare verso di sé le altre, fondendosi con esse.
    "Sparisci!" urlarono tutti insieme, mentre la principessa raggiungeva l'Oscurità.
    Ma questi spalancò gli occhi, avvolgendosi con il suo elemento, respingendo la magia avversaria e cancellandola.
    "Non sottovalutatemi, esseri inferiori!" esclamò, distruggendo le catene, scagliando indietro Saiko e Azuki. "Non ho ancora usato tutto il mio vero potere."
    "Maledizione… Così non va bene!" fece Hikari.
    "Non possono batterlo…" mormorò l'incarnazione dell'Equilibrio, riaprendo gli occhi.
    "Dark!" esclamò la ragazza, aiutandolo a mettersi seduto.
    "Mio padre ora ha un corpo come quello dei custodi… in più, Sora aveva superato il mio esame. Quindi solo il suo corpo, a differenza di prima, è allo stesso livello degli altri."
    Dark poi spostò lo sguardo verso Roxas e Xion, ancora privi di sensi.
    "Dobbiamo andarcene… Se rimaniamo qui, ora come ora non abbiamo molte possibilità. In più, siamo ancora stanchi per via degli scontri che abbiamo affrontato prima…"
    "Allora è meglio non perdere tempo." Disse una voce.
    Dark e Hikari alzarono lo sguardo verso il cielo, vedendo tre varchi aprirsi, lasciando uscire Terra, Aqua e Ventus, coperti dall'armatura e a cavallo dei loro mezzi.
    La Master e Ven andarono verso i due Nessuno, prendendone uno a testa, mentre Terra atterrò di fronte ai due custodi dell'Equilibrio.
    "Siete in grado di aprire un varco per portare via tutti?" chiese, liberandosi dell'armatura.
    Dark e Hikari annuirono, per poi evocare il Keyblade.

    Kairi atterrò al fianco di Riku, decisa a non arrendersi.
    Nigrae, invece, si girò verso di loro, mentre i suoi custodi lo raggiungevano.
    "Poveri stolti." Disse. "Nonostante la rabbia che vi muove, non potete nulla contro di me. Arrendetevi di fronte alla verità!"
    "Verità?!" sputò Edward. "Come potremmo arrenderci di fronte a essa? Tu hai ucciso un nostro amico! Non possiamo perdonarti per questo!"
    Ma prima che qualcun altro potesse parlare, dietro ciascuno di loro si aprì un varco.
    "Che cosa-?" esclamò Ichigo, mentre il passaggio lo avvolgeva, assieme agli altri.
    Nigrae rimase fermo ad osservarli sparire uno a uno, finché non spostò lo sguardo verso Dark e Hikari, e poi su Terra, Aqua e Ventus.
    "Quindi per stavolta scegli la ritirata?" chiese.
    "Non sono uno stupido." Replicò l'incarnazione dell'Equilibrio. "Ma sappi che mi assicurerò di fartela pagare molto cara. Sora non c'entrava nulla con noi due, non dovevi coinvolgerlo."
    Nigrae sorrise.
    "E va bene Dark! Allora ci sfideremo durante la guerra!"
    Il custode aprì un varco anche intorno a loro.
    "Contaci… e lì ti eliminerò con le mie mani." Dichiarò, scomparendo.
    L'Oscurità sorrise, per poi girarsi verso i suoi custodi.
    "Andiamo. Abbiamo un'ultima cosa da fare prima di dirigerci sulla Terra." Fece.

    Isa cadde a terra, incapace di rialzarsi.
    Xehanort fece un passo indietro, osservando tutta la sua organizzazione sconfitta.
    "Com'è possibile…" fece, osservando le figure di fronte a lui. "Come hai fatto, Sora?"
    "Sora?" ripeté Nigrae. "Sembra proprio che questa scena oggi si ripeta spesso…"
    Senza aggiungere altro, si alzò in volo, dirigendosi verso la poltrona più alta."
    "Io non sono Sora." Disse, sedendosi. "Mio caro Xehanort, io sono colui che tu hai stupidamente creduto per tanto tempo di poter dominare. Io sono l'Oscurità stessa. Io sono Nigrae."
    "L'Oscurità?" ripeté incredulo il Master. "Non è possibile! E perché hai l'aspetto di Sora?!"
    "Semplice, vecchio." Fece Jyassmie, accennando al precedente aspetto di Xehanort. "Perché quello è il corpo di Sora. Il nostro maestro se n'è impadronito, distruggendo il cuore del suo vecchio proprietario."
    "Jyassmie! Xadvid! Homunculus! Che cosa significa tutto questo?!"
    "Semplice: abbiamo deciso di stare dalla parte del più forte." Rispose il Nessuno.
    "E credete davvero che uno che si fa passare per una forza sia il più forte? Probabilmente Hakai lo avrebbe già annientato se fosse stato qui!"
    "Oh, non credo proprio." Replicò Nigrae, sorridendo e incrociando le gambe. "Ad ogni modo, Xehanort, d'ora in poi tu e la tua organizzazione starete sotto i miei comandi." Aggiunse, prima di riprendere come se si fosse ricordato qualcosa di importante. "Ah, dimenticavo: giusto per distruggere tutte le tue speranze, sappi che Hakai è mio figlio."



    Saga dell'esame dell'Equilibrio ~ Fine


    Info Capitolo



    Edited by darkroxas92 - 21/12/2012, 19:54
  5. .

    *Parte musica d'orchestra*
    Ed eccomi qui con il nuovo capitolo! Visto, stavolta non avete dovuto aspettare mesi XD.
    Allora, ci siamo! Il primo dei due capitoli finali di questa saga. L'ultima prova dell'esame ha dunque inizio! E per l'occasione, in questi due capitoli ci saranno diversi ospiti d'onori, a partire dal mondo stesso in cui sarà ambientato. Modestamente parlando, credo siano i capitolo prequel della guerra per eccelenza, tanto che in totale contano ben 45 pagine di word (motivo per cui l'ho diviso XD).
    Il tempo dei segreti e dei misteri è ormai giunto al termine, e prima che la fine del mondo giunga, essi saranno tutti rivelati (ah, se Xehanort dovesse apparire il 21 dicembre, io non ne ho alcuna colpa XD).
    Prima di passare alle recensioni, vi lascio la prima di due immagini... la seconda, ovvero la versione chiara, la posterò all'inizio del prossimo capitolo:

    Bene, allora ringrazio Liberty89 per avermi fatto da beater e passo subito a rispondere alle(a) recensioni(e)!

    Liberty89: Liberty89-sensei! Beh, se c'era il mondo di Kuzco, non potevo non mettere le due scene più epiche XD. E il mix che ho usato lo renderà unico nel suo genere XD *continua a sognare ad occhi aperti*, anche se più probabilmente verrà ricordato di più l'odio che hai avuto verso di me per aver scambiato le anime dei custodi, sopratutto due di loro XD. E Fudo... è Fudo ù.ù, non ci sono altri modi per descriverlo XD. E l'Aquarion Key apparirà nel prossimo Kingdom Hearts ù.ù (o capitolo di Bleach, visto che Tite continua a rubarmi le idee XD). E ora, facendo finta che tu non sai nulla, preparati all'inizio della fine! *cadono fulmini dietro di lui*

    Bene, e ora... che la fine abbia inizio!

    Capitolo 79: Supereroi, alieni e attacchi! L'ultima prova è infine giunta? - Torna all'indice dei capitoli

    "Ugh…" fece Shinji, aprendo gli occhi. "Dove siamo…?" chiese, alzandosi e guardandosi attorno.
    "Ben svegliati." Disse Dark, seduto a terra poco lontano assieme a Hikari, mentre quale metro più in là c'era Ran, anche lei sdraiata a terra.
    "Più che quello… vorrei tanto sapere dove sono finiti tutti gli altri." Fece Ran, alzandosi e cercandoli con lo sguardo.
    "Temo che questa volta dovranno agire per contro proprio." Rispose Dark. "Il colpo dell'Aquarion ci ha sbalzati via dal mondo di Kuzco, dividendoci. Ora però, ci conviene trovare un posto dove nasconderci."
    "Perché?" chiese l'ex pilota di Evangelion.
    "Perché a quanto pare, siamo finiti in un mondo dove gli umani non sono proprio gli esseri viventi più diffusi." spiegò Hikari, facendo cenno con la testa e indicando un gruppo di paperi e altri animali, tutti vestiti e in grado di camminare su due zampe, che li stavano guardando straniti.
    "Eh?! E questo che cosa significa?!" esclamò sorpresa Ran.
    "Significa che se non vogliamo ritrovarci gli abitanti di un intero mondo alle costole, dobbiamo scomparire in fretta. Siamo rimasti fermi anche troppo." rispose Dark, appoggiando una mano a terra e creando una coltre di fumo, che gli permise di aprire un varco e rifugiarsi poco lontano da lì, ma al riparo da sguardi indiscreti.
    "Okay… ora potete spiegarci che cos'erano quei cosi?!" esclamò Ran, guardando i due custodi.
    "Avete presente i precedenti compagni di viaggio di Sora, vero?" chiese Hikari ai due, che annuirono.
    "Beh, diciamo che sono della stessa specie, usando termini facili."
    "No, aspetta… vuoi dire che Sora ha salvato due volte l'universo con l'aiuto di paperi in grado di camminare?!"
    "Yuk, a dire la verità con l'aiuto di un papero, di un cane e di un topo, se proprio vogliamo essere precisi." Disse una voce alle loro spalle.
    Il gruppo si girò, ritrovandosi di fronte a re Topolino, Paperino e Pippo, che li salutarono.
    "Ehilà Dark. È da un po' che non ci si vede." Continuò Pippo, salutandoli con la mano.
    "Vostra Maestà! Questa sì che è una sorpresa!" esclamò Hikari.
    "Hikari? Sei davvero tu?" chiese Topolino, guardandola incredulo.
    "Sono successe un po' di cose dall'ultima volta che ci siamo visti…" disse Dark. "Ma come mai siete qui?"
    "Beh, avevamo deciso di raggiungere gli altri custodi, ma abbiamo visto che questo mondo era avvolto dall'oscurità, e abbiamo deciso di intervenire. Siamo rimasti sorpresi nello scoprire che sembra di essere al Castello."
    "Ehm… scusate se v'interrompo…" fece Ran, indicando i tre. "Ma non ho ancora ben capito chi sono questi tre… animali?"
    "Ehi, cerca di dimostrare più rispetto per il re!" replicò arrabbiato Paperino, evocando il suo scettro.
    "Re? Vuoi dire che lui sarebbe il famoso re Topolino?" esclamò sorpreso Shinji. "Credevo fosse solo un nome strano, ma non che fosse proprio… un topo."
    "Eh… lo so che all'inizio può sembrare strano…" disse il re. "Però parleremo un'altra volta. Dark, come pensi di muoverti in questo mondo? Gli umani qui non sembrano nemmeno esistere."
    "Non ci resta che velarci…" replicò il custode, appoggiando le mani a terra e creando quattro impermeabili neri. "Sembreremo strani, ma dovremmo incutere sufficiente timore per non farci disturbare da nessuno."
    "Non vorrai davvero che indossiamo degli impermeabili praticamente uguali a quelli dell'Organizzazione, vero?" chiese sorpresa Ran.
    "Perché no?" replicò Hikari, prendendone uno. "Anche il re e Riku l'hanno indossato per molto tempo, sebbene fossero dalla parte dei buoni."
    "Poi se preferite che tutti vi seguano credendovi, a buon motivo, degli alieni, fate pure." Continuò Dark, indossandolo anche lui e coprendosi la testa con il cappuccio.
    "Cavoli… Proprio nero, eh? Se incontriamo Shinichi, ci attaccherà subito solo per questo." commentò Ran, per poi prendere anche lei l'impermeabile, imitata subito dall'ex pilota di Evangelion.

    "Maledizione… Ormai non sono più in grado di fare nulla…" si lamentò Gambadilegno, camminando per le strade. "Da quando Malefica è stata eliminata ed è arrivato Xehanort, gli Heartless non mi obbediscono nemmeno più a dovere, se non gli Shadow… Forse dovrei davvero pensare di smettere definitivamente di cercare di fare ancora qualcosa. In fondo, senza Malefica, non sono neppure più obbligato a fare nulla."
    Ma mentre era impegnato a borbottare, non si accorse di una persona che stava correndo nella sua direzione, con un grosso sacco sulle spalle e una pistola in mano, impegnato a guardare dietro.
    "Ahr, ahr, questa volta li ho seminati!" esclamò il ladro, mettendosi a sghignazzare, senza guardare avanti.
    Il risultato fu che Gambadilegno e il ladro si scontrarono in pieno, cadendo entrambi a terra e disperdendo un gran numero di banconote, che uscirono dal sacco.
    "Ahia…" fece l'ex seguace di Malefica, portandosi una mano sulla testa. "Ehi, tu! Cerca di guardare dove… E tu chi diavolo sei?!"
    Di fronte a lui c'era la sua copia sputata, a eccezione della tuta nera che indossava.
    "Questo dovrei chiederlo io! Un ladro ora non può nemmeno più-" cominciò l'altro, per poi paralizzarsi nel vederlo. "Okay… deve essere stata una botta piuttosto forte…"
    "Incredibile… sei uguale identico a me!" esclamò Gambadilegno. "Ma com'è possibile?!"
    "Questo dovrei dirlo io! Il grande Pietro Gambadilegno non può di certo avere un imitatore!"
    "Come osi?! Guarda che IO sono Pietro Gambadilegno!"
    "Mani in alto!" urlarono diverse voci, mentre i due venivano circondati da diversi poliziotti, che erano tutti cani antropomorfi.
    "Aspettate… Questo che cosa significa?" chiese quello che doveva essere il capo, guardando sorpreso i due Gambadilegno.
    "Maledizione, mi hanno raggiunto!" esclamò il ladro, mentre l'altro si limitò a ridere.
    "Beh, chiunque tu sia, vedo che anche tu sei nei guai. Quasi quasi ti do una mano." disse.
    "E come? Non hai nemmeno una pistola con te!"
    "E chi ne ha bisogno? Heartless, a me!" urlò, alzando una mano verso l'alto.
    Immediatamente, di fronte a loro apparvero una decina di Shadow, che costituirono una specie di barriera tra i due gruppi.
    "Che cosa?! E questi cosa sono?!" esclamarono diversi poliziotti, sgranando gli occhi.
    "E ora andiamocene!" disse Gambadilegno, aprendo dietro di sé un varco oscuro e trascinando con sé il suo clone, sparendo entrambi al suo interno.
    Subito dopo il varco si richiuse, mentre gli Heartless scomparvero di nuovo nelle tenebre.
    "C-Commissario, avete visto anche voi?" chiese un poliziotto accanto al capo, con un sigaro in bocca e vestito di verde.
    "Certo che ho visto, Manetta… Quello che mi sto chiedendo è se credere a ciò che ho visto e soprattutto sapere come farò a scriverlo nel rapporto."

    "Capisco… Dunque ora abbiamo dalla nostra parte anche questi nuovi guardiani dell'Equilibrio… beh, direi che è una buona notizia." Disse il re, dopo aver ascoltato ciò che era successo dopo l'esame.
    "E ora Sora e gli altri custodi stanno sostenendo questo nuovo esame per ottenere un potere ancora maggiore dei Master." continuò Paperino. "Certo che i custodi non hanno un momento di pausa."
    "Più che altro mi chiedo dove possano essere finiti. Non possono essere scomparsi nel nulla."
    "Se la caveranno. Sono sufficientemente potenti."
    "Però se avessero perso nuovamente i loro poteri o qualcosa di simile?" chiese Ran.
    "Se la sono cavata una volta, ce la faranno di nuovo."
    "Uh? Quell'edificio sì che è strano… sembra un salvadanaio." fece all'improvviso Shinji, fermandosi e indicando una piccola collina di fronte a loro, che sembrava corrispondere al centro della città.
    Sul colle sorgeva un edificio di forma cuboidale tinto blu sui bordi, mentre l'interno dei lati era di colore giallo, ad esclusione di quello centrale, che in un cerchio rosso, grande come tutta la parete, mostrava in giallo il simbolo del dollaro. Infine, il tetto era composto da una cupola rossa, dalla quale spuntava un'antenna gialla.
    Dark e Hikari si guardarono per qualche instante.
    "Possibile?" chiese la custode. "Ormai credevo che questo mondo fosse realmente completamente inventato."
    "Anch'io, ma a questo punto, mi chiedo che cosa comporterà la loro presenza qui."
    "Di che cosa state parlando?" chiese il re.
    "È complicato da spiegare… diciamo che abbiamo capito dove ci troviamo, ed è un bel problema."
    "Ti riferisci al fatto che siete gli unici umani?" fece Paperino.
    "No, il problema principale, al momento, siete proprio voi, Pap-"
    "Paolino Paperino!" esclamò una voce dietro di loro, che fece congelare sul posto il papero.
    "Quindi è così che svolgi la tua missione per lo zio? E come diamine ti sei conciato?" continuò la voce, mentre tutti si giravano.
    Di fronte a loro c'era Paperina, che però era vestita diversamente dal solito, limitandosi a vestiti semplici, e con in mano due sacchetti della spesa.
    "P-Paperina! C-Che cosa ci fai qui?!" fece sorpreso il mago di corte, mentre Ran e Shinji lo guardarono sorpresi.
    "La conosci?!" esclamarono insieme.
    "Yuk, direi di sì, visto che è la sua fidanzata." Rispose Pippo.
    "Però Paperino ha ragione." Intervenne il re. "Mi sembrava di essere stato chiaro sul fatto che nessuno doveva allontanarsi dal Castello. Ha disubbidito qualcun altro?"
    La papera lo guardò sorpresa per qualche secondo.
    "Di cosa stai parlando, Topolino? Quale castello?" chiese infine.
    Sentendo ciò, i tre abitanti del Castello Disney saltarono sul posto, sorpresi.
    "P-Paperina!" esclamò Paperino. "Come mai ti rivolgi al re in questo modo?!"
    Questa fu la volta della papera di sorprendersi.
    "Re? Da quando Topolino è diventato un re?"
    Mentre diceva ciò, Dark si avvicinò a Topolino, cominciando a bisbigliarli qualcosa all'orecchio.
    Il re sgranò gli occhi, per poi annuire.
    "Suvvia Paperino, direi che può bastare." Disse all'improvviso, attirando tutti gli sguardi su di sé. "Puoi anche smetterla di recitare. Ormai la sorpresa è saltata."
    "Sorpresa?" ripeté il mago, confuso. "Ma di cosa sta– AHIA!" urlò, mentre Hikari gli pestava un piede, facendo attenzione a non essere vista da Paperina.
    "Recita?" fece Paperina, guardando il gruppo, per poi sorridere. "Adesso capisco il perché di questi strani vestiti! Perdonatemi… Immagino volevate organizzare un ritrovo con questa scusa, non è vero? Tranquilli, farò finta di non avervi visto. Certo che è strano, credevo che Topolino non sarebbe mai andato in giro con qualcuno vestito di nero con tanto di cappuccio, viste le sue numerose esperienze con Macchia Nera."
    Detto ciò, la papera si voltò, salutandoli con la mano e allontanandosi.
    "Si può sapere per quale motivo mi hai pestato la zampa?!" esclamò furioso Paperino, evocando lo scettro e minacciando Hikari.
    "Ehm… Paperino, non so se ti conviene…" fece Pippo, per poi indicare Dark dietro al mago, che lo guardava con le braccia incrociate.
    Il papero si girò per pochi secondi, per poi ridere nervosamente, deglutire e far scomparire lo scettro immediatamente.
    "Ce ne dobbiamo andare." Disse il re, guardando il mago e il cavaliere.
    "Che cosa? Come mai, Vostra Maestà?" chiese Pippo.
    "Se rimaniamo qui, rischiamo di mandare a monte la missione di Dark e degli altri. A quanto pare, in questo mondo esistono delle nostre controparti. Abbiamo già visto poco fa cosa può succedere con la nostra presenza."
    "In effetti, attireremmo ancor di più l'attenzione." rifletté Ran. "E ve lo dice la figlia di un detective."
    "Dark, potresti aprirci un varco verso la nostra Gummiship?" chiese il re, rivolgendosi al custode, che annuì.
    "Certo, però non qui davanti a tutti. Cerchiamo un posto dove non ci possa vedere nessuno."
    Non dovettero andare lontano: trovarono una via deserta pochi minuti dopo.
    "Allora lasciamo tutto a voi." Disse il re, mentre Dark apriva il varco.
    "Tranquillo, Vostra Maestà. Ritroveremo presto gli altri e scopriremo in che cosa consiste questa prova. Ci vediamo sulla Terra." Rispose Hikari.
    I tre annuirono.
    "Allora… a presto!" Dissero insieme, per poi scomparire nel varco, che si richiuse subito dietro di loro.
    "E ora continuiamo con la nostra esplorazione." Fece il custode dell'Equilibrio, per poi allontanarsi con i compagni.
    Ma a loro insaputa, una piccola telecamera nascosta all'interno di un lampione aveva riportato tutto quanto a una persona, che aveva osservato la scena con sguardo sempre più sorpreso, assieme ad altri due individui.
    "Capo, che cosa facciamo?" chiese uno di loro, che si rivelò essere una papera piuttosto alta.
    Gli altri due, anch'essi sempre paperi, la guardarono dubbiosi.
    "Stabilite immediatamente un contatto con DD e verificate che stia svolgendo la sua missione."
    "Mi sono perso qualcosa?" chiese una voce, mentre la porta della stanza si apriva, lasciando entrare un papero che sembrava la fotocopia di Paperino, con la differenza che questi indossava un completo elegante.
    "Sono appena tornato e sento già il mio nome. Devo preoccuparmi, Head-H?" continuò, fermandosi di fronte ai tre.
    "DD, capiti al momento giusto. Non ci avevi mai detto di avere un fratello gemello."
    "Un fratello gemello?" ripeté lui, sorpreso. "Non capisco di cosa stiate parlando. Io ho solo una sorella, che per di più non vedo da molti anni."
    "Ma allora chi era?" chiese la papera.
    "Insomma, potrei sapere anch'io di che cosa state parlando, Kay K?!"
    "È presto detto, DD." Rispose Head-H, accendendo il televisore che si trovava alle sue spalle e mostrandogli il filmato registrato pochi minuti prima.
    "Okay…" disse il papero dopo averlo visto. "Cosa ci faceva un mio clone assieme a due miei amici e a quattro persone che potrebbero venire tranquillamente confuse con il cupo mietitore? E come hanno fatto a scomparire nel nulla?"
    "Speravamo potessi risponderci tu. Come puoi ben immaginare, non possiamo sottovalutare questa situazione. Se c'è qualcuno che va in giro con le tue sembianze, significa che ha qualcosa in mente. Sebbene non sembrava volersi nascondere, dato il suo bizzarro vestiario…"
    "Lasciatemi indovinare: devo ritracciare quei quattro che sono rimasti e ottenere più informazioni possibili, esatto?" chiese DD.
    "Proprio così. Agente DoubleDuck, so che sei appena tornato da una missione, ma al momento scoprire l'identità di costoro ha la priorità assoluta."
    "Va bene, ma vi chiedo il permesso di agire in maniera indipendente dall'Agenzia."
    A sentire ciò, i tre lo guardarono sorpresi.
    "Come mai tale richiesta?"
    "Quel qualcuno va in giro al mio posto. Voglio scoprire il perché a tutti i costi, ma per farlo, voglio chiedere aiuto a un… amico. E non posso di certo dirgli che anche l'Agenzia lo vuole sapere."
    "E chi sarebbe questo tuo… amico?"
    "Oh, credo lo conosciate molto bene." Rispose sorridendo DD. "Agisce in questa città da più tempo di voi, anche se solitamente solo di notte."

    "Ancora nessuna traccia di loro… Siamo sicuri che sono qui anche loro?" chiese Ran, mentre si fermavano qualche minuto per riposarsi.
    "Durante l'esame non è possibile cambiare mondo. Devono essere stati sbalzati qui per forza." Rispose Dark.
    "Io sono preoccupato per Asuka. Conoscendola, potrebbe perdere molto facilmente la pazienza."
    "Se fosse successo, lo avremmo già saputo, no? Non è di certo una che si limita a bruciare un foglio di carta, ma al momento sembra che questa città sia nella più totale calma."
    "Fin troppo calma, no?" fece una voce sopra di loro.
    Immediatamente, una piccola ombra comparve sopra di loro, anticipando un papero con addosso una calzamaglia nera, un paio di stivali gialli, un mantello da un lato rosso e dall'altro blu, una mascherina nera intorno agli occhi e un berretto blu con il bordo nero a completare la sua figura, che si fermò in piedi sopra un lampione.
    "O si tratta della famosa calma prima della tempesta?" continuò il tale.
    Ran e Shinji si prepararono subito alla battaglia, mentre Dark e Hikari rimasero al loro posto.
    "Tranquilli." Disse il custode ai due compagni. "Non è malvagio. Abbiamo di fronte a noi il famoso Paperinik."
    "Papechecosa?" chiese Ran, guardando il nuovo arrivato.
    "Non Papechecosa, Paperinik." La corresse lui, sorridendo. "Ma sarei io a dovervi fare qualche domanda… cominciando da chi siete."
    "Semplici turisti di passaggio." Rispose Dark.
    "Turisti? Scusate, vi avevo confusi con qualcun altro. In fondo, tutti i turisti vanno in giro vestiti come il triste mietitore. È facile che io mi confonda." Rispose ironico il papero.
    Ran fecce scrocchiare le dita.
    "Di' un po'… ci tieni così poco alle tue ossa?" chiese, facendo per togliersi il cappuccio, ma venendo fermata da Hikari.
    "No." Disse semplicemente.
    Ran rimase ferma per qualche secondo, per poi annuire.
    "Okay, non siamo turisti, ma siamo comunque di passaggio." Continuò Dark. "Ed è meglio per te e chiunque altro non avere troppo a che fare con noi."
    "Ma davvero? Allora ditemi… Che cosa ci faceva il mio amico Paperino con voi?"
    "Il tuo amico?" replicò il custode. "Spiacente, ma non era chi pensavi. Era solo uno che gli somigliava."
    "Che strano… Le mie fonti mi dicono che rispondeva proprio a quel nome. E sembra che sia scomparso nel nulla, assieme ad altre due mie conoscenze."
    Mentre diceva ciò, Paperinik porto una mano dietro la schiena, prendendo una specie di guanto gigante argentato dalla forma rettangolare, che lo rendeva simile a uno scudo, in cui poi inserì il braccio destro, muovendo la mano al suo interno. "Tuttavia, conosco Paperino sufficientemente bene per essere sicuro che non era davvero lui. Dunque vi chiedo… chi siete voi e chi erano quei tre che vi accompagnavano?" continuò, puntandogli contro il guanto.
    "Non sono affari di tua competenza." Rispose duro Dark, per poi spostare di colpo la mano, creando una folata di vento che lo investì in pieno. "E non ti conviene sfidarci, se ci tieni alle tue piume!"
    Il papero mascherato si avvolse con il mantello per proteggersi dalle raffiche che lo stavano colpendo.
    "Che cosa…?"
    "Questo è il minimo che posso fare. Ritirati finché sei in tempo."
    "Umpf. Non sarei stato nominato guardiano se mi arrendessi così facilmente!"
    "Un guardiano?!" esclamò sorpresa Ran, mentre anche gli altri tre guardavano sorpresi il papero.
    Il vento si calmò, scomparendo in pochi secondi.
    "Tu saresti un guardiano?" chiese Shinji.
    "Ehm… questa tuta secondo voi cosa indica? Okay, è molto simile a quella che avevo anche prima, però-"
    "Però non sembri avere il simbolo…" lo interruppe Hikari, guardando Dark.
    "Temo che sia un caso di omonimia. Probabilmente lui per guardiano non intende persone come voi due." Disse calmo, rivolgendosi a Ran e Shinji.
    "Come? Anche voi siete dei guardiani della Galassia?" esclamò sorpreso Paperinik.
    "Non proprio… siamo guardiani dell'Equilibrio." rispose la ragazza.
    "Che cosa?!" esclamò una voce proveniente dallo scudo.
    Il papero si girò verso l'oggetto, mentre una piccola sfera verde usciva da un proiettore, al cui interno era possibile vedere la testa di un papero, anch'essa di colore verde, che si rivolse ai quattro.
    "I miei circuiti hanno sentito male, o avete detto proprio guardiani dell'Equilibrio?!" esclamò quest'ultima.
    "Uno, si può sapere che ti prende? Credevo che ti fosse vietato mostrarti pubblicamente senza un buon motivo-"
    "Pikappa, se loro sono chi dicono di essere, c'è mancato veramente un soffio che tu commettessi un errore che ti sarebbe costato sicuramente più che qualche piuma!"
    "Pikappa?" chiese Shinji, confuso.
    "Un altro mio nome. Ad ogni modo, perché?"
    "Ci sono giunte alcune voci su di loro. Dicono che siano più forti di qualsiasi nostro guardiano, e che siano sotto la protezione di un'entità dai poteri nettamente superiori all'intero potere militare di Evron."
    "Entità, che tra parentesi, è qui ad ascoltare." fece Dark, togliendosi il cappuccio, imitato subito dai suoi compagni. "E dato che sapete già così tanto, è inutile che continuiamo a nasconderci."
    I due paperi li guardarono esterrefatti.
    "E voi… che cosa siete?!" esclamò Pikappa, guardandoli.
    "Umani." Rispose Hikari.
    "Che cosa volevi dire prima con 'entità che è qui ad ascoltare'?!" esclamò la sfera, volando di fronte a Dark.
    "Intendevo dire che sono io quell'entità. Perciò il tuo amico prima ha rischiato molto più di quanto possiate immaginare."
    "S-Stai dicendo che tu sei quello che distribuisce poteri a destra e a manca?!" esclamò il papero, ritrovandosi subito il pugno di Ran contro il becco.
    "Di' un po', secondo te noi siamo diventati guardiani senza un buon motivo?" chiese minacciosa.
    "N-No di certo…" replicò lui, deglutendo.
    "Ad ogni modo, solo loro due sono miei guardiani." Continuò Dark.
    "Io invece sono la custode dell'Equilibrio." Continuò Hikari.
    "Custode?" ripeté Uno. "Aspetta, vuoi dire uno di quei custodi di cui ha parlato Aqua?!"
    "Proprio così. Anzi, Hikari è una Master del Keyblade, che condivide i miei poteri." Spiegò Dark.
    "Della serie che c'è mancato poco perché dicessi realmente addio a questo mondo…" mormorò Paperinik diventando, se possibile, ancora più bianco.
    "Non c'è che dire, compagno. Sai sceglierti bene gli avversari."
    "Maledizione al momento in cui t'installarono anche il sarcasmo, Uno…" gli sbraitò contro il papero, per poi sospirare. "Questo però non spiega il perché dei cloni di Paperino, Pippo e Topolino girassero con voi…"
    "Possiamo spiegarvi tutto, ma preferiremmo farlo in un'altra sede."
    "Certamente. Pikappa, conducili pure da me." Disse Uno, per poi scomparire.
    "Che cosa?! E come ce li porto passando inosservato?!"
    "A questo… si può rimediare subito." Disse Dark, aprendo un varco al loro fianco.
    "E quello che cos'è?" chiese il papero.
    "Il nostro mezzo di trasporto. Ti basterà entrare qui dentro e pensare dove andare per condurci dal tuo amico."
    "In pratica un teletrasporto?"
    "Quasi." Rispose Hikari. "Solo, più pratico."
    Pikappa guardò sospettoso il varco, per poi sospirare.
    "Ormai ho perso la speranza di tornare a essere un papero comune…" commentò, entrando nel varco, seguito dai quattro.
    Poco lontano, otto figure avevano osservato in silenzio tutto ciò che era accaduto.
    "Rock… tu sapevi che l'ultima prova consisteva in questo?" chiese Homura, guardando la ragazza al suo fianco, la quale si limitò ad annuire.
    "Ma è terribile!" esclamò Menma. "Perché una simile prova?"
    "Se ci pensi bene, non è così strano." Rispose una figura con addosso un impermeabile bianco e il volto celato dal cappuccio, come quella al suo fianco. "In fondo, l'unico modo per diventare immuni a un veleno è quello di assumerlo."
    "E tu, che cos'hai intenzione di fare?" chiese Black Rock Shooter, girandosi e guardando il Blue Ranger, che rimase in silenzio.
    "Io non sono ancora convinta di potermi fidare, ma se Lucis ci ha garantito che è dalla nostra parte, non posso discutere." Fece Homura. "Ma sarà meglio per te che non ti venga in mente di tradirci, o non dimostrerò alcuna pietà nei tuoi confronti!"
    Il Ranger annuì senza proferire parola.

    Quando i custodi e i guardiani uscirono dal varco, si ritrovarono in un'enorme sala piena di computer e apparecchiature tecnologiche di ogni tipo, che davano su una finestra grande quanto il muro, da cui era possibile osservare l'intera città.
    "Incredibile… La dottoressa Akagi sarebbe impazzita di fronte a tanta tecnologia."
    "Credo che anche il dottor Agasa reagirebbe nello stesso modo." Commentò Ran, guardandosi attorno.
    "Quindi è questa la tua base?" chiese Hikari a Paperinik, il quale si stava dirigendo verso lo schermo più grande.
    "Esatto." Rispose. "Ma ora se non vi dispiace, vorrei parlare un attimo con il mio socio. Uno!"
    "Non c'è bisogno di urlare, sai che ti posso sentire perfettamente da qualunque punto della città." Rispose la voce della testa verde, mentre appariva all'interno dello schermo. "Ma ho dovuto subito fare rapporto al consiglio."
    "E?"
    "E ci hanno detto di non alzare un dito contro di loro. A meno che non vogliamo dichiarare apertamente guerra ai custodi della luce e con loro a circa metà dell'universo."
    "A quanto pare, siete piuttosto informati." Fece Dark, avvicinandosi. "Ma vorrei sapere come."
    "Da quello che mi hanno riferito, poco dopo il messaggio di Master Aqua, un'umana dai capelli neri si è introdotta senza alcuna difficoltà all'interno del consiglio dei guardiani. Dopo aver spiegato che non aveva intenzioni ostili, ha raccontato la storia dei custodi, dilungandosi sul custode dell'Equilibrio e i suoi guardiani, oltre che ovviamente al fatto che Luce, Oscurità ed Equilibrio sono entità realmente esistenti, come prova la tua presenza."
    "E quando pensavano di avvertire il loro miglior guardiano?" domandò Pikappa.
    "Quando li avresti incontrati di persona, cosa che è appena successa."
    "Però c'è ancora una cosa che non capisco…" continuò Uno, mentre una sua copia appariva al fianco di Shinji. "Tu che cosa sei? I miei strumenti vanno in tilt non appena cercano di analizzarti, proprio come con l'Equilibrio. Gli altri due riesco a registrare giusto qualche dato, ma con voi due nulla."
    "Temo sia per colpa del fatto che io… beh, potrei essere considerato a tutti gli effetti una divinità…" rispose l'ex pilota di Evangelion, imbarazzato.
    "Perfetto!" esclamò Pikappa. "Quindi, ricapitolando, abbiamo un'entità portante dell'universo, una divinità, una campionessa di karate o qualcosa di simile e una custode dell'Equilibrio. Qualcun altro o possiamo definire chiusa la riunione degli esseri più potenti esistenti?"
    "A dir la verità, da qualche parte su questo mondo dovrebbe esserci un gruppo di custodi. Li abbiamo persi di vista una volta giunti qui." Rispose Ran.
    "Ne siete sicuri?" chiese Uno.
    "Certo che ne siamo sicuri!" replicò la ragazza. "E sono quasi tutti umani come noi."
    "Mi preoccupa quel quasi." Fece Paperinik.
    "Ci sono giusto una Sayan, uno Shinigami, un mezzo drago, un demone, un'arma umana, un gatto parlante e volante e infine un ragazzo che può diventare bambino quando vuole." Elencò Dark, lasciando interdetto l'eroe in piume.
    "Dimentichi Marco." Disse Hikari.
    "Che se ci fosse, direbbe che ormai è pronto per il manicomio." Continuò ridacchiando Ran.
    "Sembra che questo Marco abbia il tuo stesso senso dell'umorismo." Fece Uno, rivolgendosi a Pikappa, che si limitò a sbuffare.
    "Parlando d'altro…" disse, mentre dietro di lui sbucava dal pavimento una poltrona, sulla quale si sedette. "Potete dirci chi erano quei tre cloni di Paperino, Pippo e Topolino che vi accompagnavano?"
    "Come fai a essere certo che non fossero quelli veri? Da quel che sappiamo, sono perfettamente identici." Chiese Ran.
    Paperinik rimase in silenzio.
    "Non preoccuparti." Fece Dark. "Io e Hikari siamo già a conoscenza della tua vera identità."
    Quella frase fece saltare i due abitanti del mondo.
    "Come-"
    "Sappiamo tutto su questo mondo." Continuò Hikari. "O quasi. Diciamo che non ci risultava quella testa cibernetica verde, ma sappiamo molte cose su Paperinik e Paperino."
    Pikappa si voltò verso Uno, che annuì.
    "E va bene…" disse, prendendosi la mascherina e levandosela. "Allora direi che è inutile tenere questo segreto."
    Mentre diceva ciò, la sua voce cambiò timbro, diventando uguale a quella del mago di corte.
    "Sono io il Paolino Paperino di questo mondo." Disse rivolto a Shinji e Ran. "Ecco perché sono sicuro che quello che era con voi non ero io."
    "Quindi siamo di nuovo di fronte a entità parallele?" chiese Shinji, rivolgendosi a Dark e Hikari, che annuirono.
    "Esatto."
    "Adesso però rispondetemi. Chi erano quei tre?"
    "Erano il re Topolino, il mago di corte Paolino Paperino e il cavaliere Pippo." Rispose Hikari. "Tutti e tre in passato hanno contribuito a salvare l'universo un paio di volte, e anche adesso continuano a fare il possibile."
    "Re? Mago di corte? Cavaliere? Come sarebbe a dire?"
    "Il Topolino che era al nostro fianco è il re di un mondo, il Castello Disney. E proprio come qui, i suoi migliori amici e persone di cui si fida di più sono Paperino e Pippo."
    "Però socio, sembra proprio che ovunque tu sia, lasci il segno."
    "E come mai erano qui?"
    "Per puro caso. Non appena abbiamo capito che qui c'erano dei loro doppioni, li abbiamo fatti tornare indietro."
    "Capisco… Beh, direi che è stata la scelta più ovvia." Disse Uno.
    "Io ora, però, vorrei sapere come spiegherò all'Agenzia questa storia. Mi butterebbero fuori subito." Fece Paperino.
    "Agenzia?" chiese Dark. "Hai un altro lavoro oltre a fare il supereroe e l'agente segreto di tuo zio?"
    Il papero lo guardò sorpreso.
    "Sapete anche di quello?"
    "Te l'abbiamo detto, sappiamo quasi tutto su di voi."
    "Beh, non dovete essere aggiornati, perché il papero qui presente, non soddisfatto di dover salvare il mondo sia come Paperino, sia come Paperinik e sia come Qu-Qu 7 della PIA, ha deciso di entrare a far parte dell'Agenzia, una… agenzia di spie."
    "Però, uno che non sa stare fermo, eh?" commentò Ran. "Di sicuro Shinichi ti ricoprirebbe di domande, visti tutti i tuoi lavori."
    "Shinichi?"
    "È un altro custode. A proposito…" cominciò Shinji, girandosi verso Uno. "Tu saresti in grado di trovarli?"
    "Vediamo… Sono un'entità cibernetica collegata a tutti i computer e dispositivi elettronici di questo pianeta. Faccio partire subito una ricerca simultanea su esseri simili a voi."
    Dark annuì in silenzio, per poi dirigersi verso la finestra, guardando il panorama.
    "Che succede?" chiese Hikari, raggiungendolo.
    "L'hai percepita anche tu, vero?"
    La custode rimase in silenzio, per poi annuire.
    "C'è una grande oscurità… Quasi come quella di tuo padre, oserei dire."
    Sentendo ciò, tutti i presenti si girarono verso di loro.
    "Che cosa? Chi può avere una simile oscurità?!" esclamò incredula Ran.
    "Non lo so." Rispose serio Dark, evocando il Keyblade puntandolo verso la finestra. "Ma chiunque sia, sarà nostro dovere eliminarlo."
    "E-Eliminarlo?" ripeté Pikappa. "Aspetta, ci stai dicendo che voi uc-"
    "Siamo in guerra. La pietà potrebbe costarci molto cara."
    Il papero rimase in silenzio.
    "Non è sempre così." Disse infine. "Una mia amica la pensava come te, ma se non avesse avuto pietà, probabilmente avrebbe distrutto con le sue mani le persone a lei care. È vero, forse sarebbe ancora qui, però… sono sicuro che non si sia pentita di ciò che ha fatto!"
    "Credo dipenda dai punti di vista." Rispose Shinji. "A me hanno risparmiato la vita, ma avrei preferito di no… il prezzo da pagare è stato troppo alto. Non credo tu possa capire come ci si sente a essere l'ultimo abitante del tuo mondo, e soprattutto, come ci si sente a essere tu in parte la causa di questa solitudine."
    Dicendo ciò, l'ex pilota strinse le mani a pugno.
    "Ogni custode ha alle sue spalle la propria storia. E spesso non è rose e fiori." Disse Dark. "Molti di noi hanno perso il proprio mondo. E se non vinciamo, tutti i mondi verranno cancellati, sovrascritti, come se non fossero mai esistiti."
    "Il che immagino vanificherebbe tutti i miei sforzi per estinguere i debiti, vero?" ironizzò il papero, rimettendosi la mascherina. "Comunque sia, finché ci saranno problemi sul mio pianeta, è mio dovere risolverli. Perciò se non vi spiace, mi unirò temporaneamente alla vostra squadra."
    Dark e gli altri annuirono.
    "Oh oh." Fece Uno, attirando l'attenzione su di sé.
    "Okay, che cos'altro è successo?" chiese Paperinik, tornando a usare la sua voce.
    "Tuo zio è nei guai. Il suo deposito è stato preso di mira."
    "Non è una novità, ma mi pare che se la sia sempre cavata. I bassotti non sono un problema per lui."
    "Solitamente sarei d'accordo con te, ma se aggiungessi Amelia?"
    "Beh, è già successo in passato…"
    "Aggiungi anche un attacco evroniano con centinaia di navi e un esercito di mostri neri e bianchi guidati da due Gambadilegno e da Macchia Nera. Se vuoi, posso vedere se c'è qualcun altro."
    Pikappa sbiancò vistosamente.
    "Due Gambadilegno?" ripeté Dark. "Questo significa che dev'essere arrivato anche lui qui e ha incontrato il suo doppione."
    "Non ditemi che anche il vostro Gambadilegno è un ladro patentato!"
    "Ladro? Certo che no, ha solo cercato di conquistare l'universo usando gli Heartless."
    "Ah… forse era meglio si limitava a fare il ladro…"
    "Non c'è tempo da perdere!" esclamò Uno, mentre quasi tutti i monitor si accendevano. "A quanto pare, mentre eravamo qui a parlare, qualcuno ha isolato la Terra, rendendoci impossibile comunicare con il consiglio."
    "E allora che cosa facciamo? Noi siamo in cinque, mentre loro sono leggermente di più!" replicò il papero.
    "Non preoccuparti, noi bastiamo per loro." Rispose Hikari.
    "Sarà anche così, ma ad ogni modo, sto già cercando di mettermi in contatto con gli altri eroi presenti sulla Terra."
    "Gli altri eroi?"
    Uno sorrise.
    "Certo. E sembra che fortunatamente, siano entrambi a Paperopoli."
    Paperinik lo guardò sorpreso.
    "Non starai pensando a…"
    Il papero non concluse la frase, attirando su di sé gli sguardi curiosi di Shinji e Ran, mentre Dark e Hikari sorridevano.
    "In effetti, il loro aiuto potrebbe tornarci utile." Convenne l'eroe. "Anche se preferirei evitare di chiedere aiuto a lei."

    "Yuk, sei convinto che siano proprio qui?" chiese Pippo a Topolino, mentre superavano con la macchina un cartello con su scritto Paperopoli.
    "Dalle testimonianze in nostro possesso, sembravano diretti qui." Rispose l'amico al volante. "Ma mi chiedo proprio che cosa abbiano inventato stavolta per creare un clone di Pietro, assieme a quell'esercito di creature misteriose…"
    "Forse c'è stata una svendita al supermercato, yuk!" fece Pippo, ridendo e facendo sospirare Topolino, a cui sfuggì comunque un sorriso.
    Ma il loro discorso fu interrotto dal cellulare del pippide, che rispose subito.
    "Yuk, qui Pippo. Chi parla?" esclamò allegro come sempre.
    Topolino lo guardò appena, facendo attenzione alla strada.
    Ma dopo qualche secondo si girò verso l'amico, incuriosito dal fatto che non aveva detto nient'altro, e si sorprese nel vedere Pippo con un'espressione seria dipinta in viso.
    "Capisco…" disse questi, deglutendo. "Non ti chiederò nulla per il momento, ma pretendo delle spiegazioni."
    Detto ciò, chiuse la chiamata.
    "Topolino, scusami, ma temo dovrò lasciarti da solo a inseguire Gamba. Mi ha chiamato un mio parente che vive qui, e sembra avere dei guai con un vecchio cimelio di un nostro prozio. Potresti farmi scendere?"
    Topolino lo guardò sorpreso, cercando di ricordarsi l'ultima volta che lo aveva visto così serio, se mai c'era stata.
    "D'accordo." Disse infine, accostando la macchina. "Sei vuoi posso venire ad aiutarti."
    "Tranquillo, non è nulla di così grave. Qualche ora e ti richiamerò per farmi venire a prendere."
    Topolino annuì, non troppo convinto, per poi ripartire.
    Pippo rimase fermo, guardandolo allontanarsi.
    "Perdonarmi per averti mentito. Spero solo di riuscire a resistere qualche ora." disse, alzando lo sguardo verso il cielo, per poi prendere il suo capello e infilandoci la mano dentro, tirando fuori un'arachide.

    Paperina appoggiò sul pavimento due enormi sacchetti della spesa, riprendendo fiato.
    "E pensare che dicono che le papere sono deboli… Vorrei vedere gli altri a sollevare la spesa come se niente fosse!" commentò, per poi riprendere in mano i sacchetti e dirigersi in cucina.
    Ma prima che riuscisse a raggiungerla, fu fermata dal telefono, che cominciò a squillare.
    "Uh? Chi sarà?" fece, lasciando a terra la spesa e dirigendosi verso l'apparecchio telefonico. "Magari Paperino per spiegarmi qualcosa in più sulla loro recita." Disse ridacchiando, sollevando il ricevitore.
    "Spiacente, ma non sono Paperino." Rispose una voce, mentre dietro di lei si accendeva da solo il televisore, rivelando nello schermo una sfera verde con all'interno la testa di un papero.
    "E tu chi o cosa sei?" chiese la Papera. "E soprattutto, come fai a parlarmi tramite la tv?"
    "Non ho tempo per mettermi a spiegarti tutto. Non subito almeno. Mi serve il tuo aiuto."
    "Il mio aiuto?"
    "A essere precisi, mi serve l'aiuto di Paperinika."
    Sentendo quel nome il volto di Paperina si fece serio.
    "E potrei sapere chi la vuole incontrare?"
    "Uno."
    "Grazie, un nome sarebbe possibile?"
    "Uhm… un senso dell'umorismo sempre migliore del suo… Ad ogni modo, mi chiamo proprio Uno, e sono il supervisore di questo pianeta. E mi serve il tuo aiuto per contrastare il pericolo forse maggiore che ha mai affrontato."
    Paperina si fece attenta.
    "Dimmi dove e quando."
    "Ducklair Tower, piano centocinquantuno." Rispose Uno.
    "Ducklair Tower? Ma ha solo centocinquanta piani e-"
    "Solo per chi voglio io. Ti aspettiamo."
    Detto ciò, il televisore si spense.
    Paperina rimase ferma per qualche secondo, per poi dirigersi verso le scale che davano al piano superiore.
    "Non ho idea di chi fosse, ma mi sembrava dannatamente serio. E se c'è bisogno di Paperinika…" disse, entrando in camera sua e aprendo un cassetto, togliendo velocemente i vestiti, rivelando uno scompartimento segreto e tirando fuori un costume. "Allora Paperinika non si tirerà indietro."

    "Quindi qui ci sono più supereroi, eh?" fece Ran, guardando nuovamente la città.
    "Già, anche se è raro che collaboriamo tra di noi. Uno, come procede?"
    "Ho disturbato il segnale delle macchine scavatrici dei Bassotti e provocato artificialmente una piccola tempesta di sabbia fuori dalla città per rallentare Amelia, ma per gli evroniani e i mostri non posso fare nulla, sebbene sembra che fortunatamente quest'ultimi procedano lentamente, fermandosi a saccheggiare i negozi sulla loro strada."
    "Capisco… Speriamo che gli altri facciano presto."
    "Ne sta arrivando uno." Disse Dark, senza voltarsi.
    E come da lui predetto, pochi secondi dopo un puntino rosso apparve in lontananza nel cielo, avvicinandosi sempre di più.
    In pochi instanti, davanti alla vetrata apparve un Pippo con addosso una calzamaglia rossa e un mantello blu, che rimase sospeso in aria in prossimità del loro piano, guardandosi attorno.
    "Uhm… la chiamata diceva chiaramente di fronte a questo edificio, al piano centocinquantuno. Eppure non vedo nessuna porta…"
    "Meglio se lo fai entrare Uno, o attirerà l'attenzione di tutti." Disse Pikappa, al ché la testa cibernetica annuì, facendo aprire la vetrata.
    "Oh, eccovi qui!" disse il pippide, entrando, lasciando richiudere i vetri alle sue spalle.
    "Pippo?!" fece sorpresa Ran, guardandolo. "Ma come ti sei conciato?"
    "Pippo?" ripeté lui. "No, ti sbagli, Pippo è un mio amico. Io sono Superpippo!"
    "Già. È da tanto che non ci si vede, eh?" disse Paperinik, salutandolo con la mano.
    "Anche tu qui?"
    "A dir la verità, io e lui siamo soci." Rispose Uno.
    "Oh, ecco perché avevo sentito che negli ultimi tempi eri diventato più attivo." Fece Superpippo, per poi voltarsi verso Uno. "Quindi solo tu sei a conoscenza della mia vera identità, vero?"
    La testa annuì.
    "Proprio così. Invece sembra sia appena arrivata l'ultima ospite. Certo che voi paperi avete scarsa fantasia, usate tutti la stessa scusa per entrare qui dentro." Disse rivolto al papero mascherato, che sbuffò.
    Pochi secondi dopo, da un muro dietro i monitor apparve una porta, da cui uscì una papera con addosso un costume simile a quello di Paperinik, solo decisamente più femminile.
    Paperinika entrò barcollando nella sala.
    "Q-Quell'ascensore dovrebbe essere fornito di freni…" biascicò, per poi scuotere la testa.
    "All'inizio è sempre traumatizzante." Commentò divertito Paperinik. "Non pensavo saresti venuta davvero."
    "Molto spiritoso, eroe dei miei stivali!" replicò lei, guardando i presenti e fermandosi su Dark, Hikari, Ran e Shinji, riconoscendoli per via dei vestiti.
    "E loro che cosa…" cominciò, interrompendosi e riprendendo da capo. "V-Voglio dire, e loro chi sono?"
    "Ottima domanda. Me lo stavo chiedendo anch'io."
    Dark li squadrò, per poi evocare il Keyblade, imitato da Hikari.
    "Noi due siamo custodi. A essere precisi, io sono Dark, l'Equilibrio stesso, una delle tre entità portanti dell'universo. Lei invece è Hikari, la mia custode. Loro invece sono Ran Mori e Shinji Ikari, due miei guardiani."
    "Custodi?!" ripeterono insieme Superpippo e Paperinika.
    "Già, proprio loro." Rispose Pikappa. "Ma non vi abbiamo chiamato solo per farveli incontrare. Immagino abbiate saputo degli attacchi evroniani alla Terra, vero?"
    "Sì, ne ho sentito qualcosa… Tipo quando hanno quasi distrutto la città. Odio ammetterlo, ma in quell'occasione sono stata totalmente impotente."
    "Io, invece, temo di essermeli persi…" rispose Superpippo.
    "Okay… fate conto che in questo momento l'intero esercito di Evron sta marciando contro il deposito di Paperone, affiancato da Amelia, Bassotti e un esercito di creature non definite."
    "Quelle creature sono Heartless e Nessuno." Charì Hikari. "Anche se non mi spiego come faccia Pietro a controllare entrambi."
    "Lo scopriremo una volta di fronte a loro. Noi ci occuperemo degli Heartless e Nessuno." Disse Dark. "Voi invece dovreste occuparvi degli altri ospiti indesiderati."
    "In pratica ci lasci l'intero esercito evroniano? Sarà facile come bere un bicchiere d'acqua." Fece ironico Pikappa.
    Dark sorrise, per poi battere le mani, creando dal nulla tre spade bianche, che rimasero sospese nel vuoto.
    "Non so ancora se uno di voi tre è destinato a diventare un custode, perciò non posso nominarvi miei guardiani, non ancora almeno. Tuttavia, posso fornirvi un'arma con cui contrastare il nemico."
    Mentre diceva ciò, le tre spade volarono verso i tre eroi, che le presero tra le mani.
    "Queste spade vi proteggeranno dall'Oscurità. Chiunque ci sia dietro questo attacco, ne è pieno…"
    "Oscurità?"
    "Mio padre." Continuò Dark. "Il cui obiettivo non è la semplice riconfigurazione dell'universo, ma la sua caduta totale nelle tenebre. Se doveste incontrare un avversario oltre la vostra portata, scappate, non pensate nemmeno di affrontarlo. Questa battaglia sarà molto diversa da quelle cui siete abituati. Voi non conoscete morte e dolore."
    Paperinika e Superpippo spalancarono gli occhi increduli.
    'Che cosa significa tutto questo?' si chiese la papera, squadrando i quattro. 'Queste sono senza dubbio le stesse persone che erano in compagna di Paperino, Pippo e Topolino, ma che cosa ci facevano con loro dei custodi?'
    "Dei nostri amici sono dispersi su questo mondo, ma probabilmente ci raggiungeranno a breve. In quel caso, la vittoria sarà veloce."
    "Okay, ora però io suggerirei di muoversi." Disse Uno, mostrando su un monitor un'immagine proveniente dallo spazio, dove si potevano vedere chiaramente decine di astronavi.
    Dark aprì un varco.
    "Allora andiamo."

    Topolino scese dalla macchina, osservando il deposito di fronte a sé.
    "Se conosco Pietro a sufficienza, questo sarà senza dubbio il suo obiettivo."
    "Sembra proprio che le notizie fossero vere." Disse una voce alle sua spalle, seguita da una risata divertita.
    Il topo si girò, ritrovandosi di fronte a un essere dalle sembianze di un papero con le piume scure e il lungo becco scheggiato, vestito con abiti eleganti coperti da un lungo impermeabile giallo, corredato da un cappello a falda larga.
    Dietro di lui c'era un papero più piccolo, che indossava una tuta bianca e un casco con telecamera integrata che gli copriva la testa.
    "Il famoso Topolino è venuto qui a Paperopoli a indagare sui recenti furti che hanno interessato l'intera contea!"
    "Con chi ho il piacere di parlare?" chiese questi, guardandolo serio.
    "Angus Fangus, giornalista di Canale 00. Allora, qualcosa da dire ai nostri spettatori? Ovviamente immagino tu stia già sospettando di Paperinik, vero?"
    Topolino inarcò un sopracciglio.
    "E perché mai dovrei sospettare di un eroe?"
    "Per il semplice fatto che non è un eroe, ma solo un buffone mascherato!"
    "Spiacente, ma ho già avuto a che fare con lui in passato, e so per certo che non è vero. Ora, se vuole scusarmi, devo proseguire con le mie indagini."
    Detto ciò si girò, ritrovandosi con un fucile a doppia canna puntato contro.
    "Ora dimmi esattamente per quale motivo sei venuto qui senza avvisare e portandoti dietro il giornalista più odioso di Paperopoli." Fece un papero vestito con una palandrana rossa, un paio di occhiali senza stanghette sul becco e un cilindro blu sulla testa, caricando il fucile.
    "S-Salve Paperone…" lo salutò Topolino, deglutendo. "Sono qui per indagare sui recenti furti, e ho vari motivi per sospettare che il tuo deposito sia il prossimo obiettivo."
    "Umpf! Tempo sprecato. Dovresti sapere che nessun ladro può farmela sotto il becco! Che si faccia pure sotto!"
    "Sfida accettata, vecchia tuba!" risuonò una voce, anticipando una scossa che percorse l'intera collina.
    "C-Che diamine…" fece Angus, cercando di rimanere in piedi, mentre poco lontano da loro un'enorme macchina simile a una talpa usciva dalla terra, lasciando uscire da essa cinque figure vagamente simili a grossi cani umanoidi, tutti con una tuta rossa sulla quale era inciso un numero di sei cifre.
    Tutti loro avevano una mascherina nera attorno agli occhi, mentre uno di loro aveva un capello da laureato e riportava a posto del numero la scritta I-176.
    Il quinto invece era il più anziano di tutti, con una vistosa barba bianca e una scritta che riportava GRAZIA.
    "La Banda Bassotti! Lo sapevo che eravate voi!" esclamò Paperone, facendo subito fuoco verso di loro.
    Ma con sua sorpresa, una piccola creatura nera si mise in mezzo, ricevendo in pieno il colpo, ma senza subire alcun danno.
    "Che cosa?!"
    "Spiacente Paperone." Disse il Bassotto più anziano. "Ma questa volta abbiamo potenti alleati dalla nostra parte!"
    "Ma davvero?" chiese una voce, poco prima che un lunghissimo braccio nero colpisse con un pugno la macchina scavatrice, facendola esplodere.
    I cinque ladri si girarono, ritrovandosi di fronte a Paperinik.
    "E da quando allearsi con delle creature che vogliono distruggere l'universo è utile per rubare?"
    "Paperinik!" urlarono insieme Angus e Topolino.
    "Lo sapevo che c'era lui dietro tutto ciò!" gridò il giornalista, girandosi verso il suo collega. "Mi raccomando Camera 9, riprendi ogni singola scena!"
    "Spiacente ma oggi nessuna ripresa!" urlò un'altra voce, mentre una papera vestita di nero, che stava volando sopra una scopa volante, si avvicinava a loro a tutta velocità, alzando una mano.
    "Anzi, direi che sia ora di fare qualche kiwi arrosto!" continuò, creando una sfera di fuoco che scagliò contro Angus.
    Ma prima che questi potesse spostarsi, una figura incappucciata si mise in mezzo, evocando dal nulla una lancia, con la quale infranse la magia senza alcuna difficoltà.
    "Che cosa?!" esclamò Amelia incredula.
    "Mi duole doverti dire che la tua magia è insufficiente contro di me." Disse Shinji, togliendosi il cappuccio ed evocando la sua pistola. "O almeno, il fatto che io sia una divinità mi aiuta parecchio."
    "Una divinità?!" ripeté Angus, fissandolo con occhi spalancati, poco prima che attorno a lui e a Camera 9 apparissero decine di Heartless e Nessuno.
    "E questi che cosa diavolo sono?!" sbraitò spaventato.
    "Sono creature oscure meglio note come Heartless." Rispose una voce, anticipando un Keyblade che tranciò a metà tutti i nemici, che scomparvero nel nulla. "E sono molto pericolosi." Concluse Hikari, recuperando la chiave.
    "Quello era… un Keyblade!" esclamò Topolino, poco prima che una forte folata di vento lo investisse, mostrando a tutti Superpippo, che si dirigeva verso il cielo, affiancato da Dark.
    "Ta-dah! Arriviamo!" urlò l'eroe in calzamaglia, per poi cominciare ad aspirare aria, mentre Dark creò una sfera di fuoco grande quanto lui.
    "Superpippo?" domandò Topolino. "E quello al suo fianco chi è?"
    "Si chiama Dark." Rispose Ran, mentre lo raggiungeva assieme a Paperinika. "Ed è uno dei tre esseri più potenti dell'universo."
    "Uno degli esseri più potenti dell'universo?!" ripeté entusiasta Angus, girandosi verso di loro. "Ed è proprio di fronte a me?! Camera, riprendi tutto, o ti assicurò che questo sarà il tuo ultimo servizio!"
    "Si può sapere che sta succedendo?! Che cos'è quest'invasione di proprietà privata?!" lo interruppe Paperone, puntando il fucile contro Ran.
    La ragazza non fece una piega, prendendo il fucile con le mani e piegandolo come se niente fosse.
    "Per il tuo bene, non puntarmi più contro un'arma." Disse tranquilla, restituendo il fucile a un Paperone incredulo.
    "I-Il mio spingardino di decima mano…"
    "Paperone!" urlò Paperinik, colpendo con un pugno un bassotto. "Ritirati subito nel deposito e chiuditi dentro! Questa è solo la prima manche! E anche voi altri!"
    "Figuriamoci! Qui c'è lo scoop del secolo! Anzi, del millennio!" esclamò Angus. "Tutti i buffoni mascherati e non riuniti per rapinare il papero più ricco del mondo! E quando mi capita più? Alla faccia di Lay!"
    "Idiota!" gli urlò Shinji, girandosi verso di lui. "Qui non stiamo cercando di sventare una semplice rapina! Il vostro mondo è in pericolo!"
    "Che cosa?" chiese Topolino. "Come sarebbe a dire?"
    "Parlando in maniera semplice, quelle creature nere e bianche che avete visto hanno come obiettivo quello di far cadere questo mondo nelle tenebre."
    "E ci riusciranno!" esclamò una voce, mentre un varco oscuro si apriva di fronte a loro, lasciando uscire due Gambadilegno, affiancati da una figura avvolta da un mantello nero.
    "Pietro! Allora ci sei veramente tu dietro tutto questo!" urlò Topolino.
    "Esatto topastro!" rispose uno dei due, mentre quello che conoscevano i custodi scoppiò a ridere.
    "Incredibile… non pensavo davvero di incontrare la copia del mio caro ex re!" fece, guardando divertito Topolino. "Ma almeno potrò prendermi la soddisfazione di eliminarti definitivamente!"
    "Re?" ripeté Paperinika. "Ma allora…"
    "Hikari!" urlò Dark. "Difendi Topolino! Lui non deve cadere sotto le tenebre!"
    La custode rievocò il Keyblade.
    "Lo so perfettamente."
    Solo in quel momento Gambadilegno si accorse di lei.
    "Tu?! Com'è possibile?!"
    "La conosci?" chiese Macchia Nera.
    "Certo che la conosco! È una delle responsabili dell'eliminazione di Malefica! E quello la sopra… è il custode dell'Equilibro! Uno dei custodi più forti esistenti."
    "Spiacente di doverti aggiornare, traditore." Replicò Hikari. "Ma ora sono io la custode dell'Equilibrio. Dark è a un livello superiore a tutti noi, dato che è l'Equilibrio stesso."
    Sentendo ciò, tutti i presenti si girarono verso di lei.
    "Equilibrio? Vuoi dire che quel ragazzo è qualcosa che nessuno può affrontare?" chiese Angus, mentre Amelia atterrava poco lontana da loro.
    "Entità superiore o no, a me basta prendere la Numero Uno!" esclamò, lanciando una magia verso i custodi, che lasciava dietro di sé solo ghiaccio.
    Fu nuovamente Shinji a intervenire, creando una barriera tra di loro, per poi alzare la pistola.
    "Ehi, fermo, che cosa vuoi-" cominciò Topolino, per poi vedere Shinji far fuoco.
    Il proiettile d'energia colpì in pieno la strega, spedendola contro un palazzo poco lontano.
    "…fare…" concluse incredulo Topolino, come anche Paperone e gli altri.
    "Ha… colpito Amelia…" fece uno dei Bassotti. "Ha veramente colpito con un proiettile uno di noi…"
    "Che cosa?!" esclamò Pietro incredulo. "Che cosa significa questo?! Voi custodi solitamente non colpite nessuno in questo modo!"
    Per tutta risposta Shinji puntò contro di lui la sua arma.
    "Spiacente, ma io non sono un custode. Sono un guardiano, e per di più sono anche una divinità."
    "Divinità?" ripeté Macchia Nera. "E poi dicono che sono io quello con le manie di grandezza."
    "Purtroppo per voi, non sta scherzando." Rispose Ran, avvolgendo le sue braccia con un'aura bianca. "Ma nessuno di noi è da considerarsi un essere normale."
    "Heartless, Nessuno! A noi!" urlò Pietro, alzando un braccio verso l'alto, facendo subito apparire le creature da lui chiamate.
    "E tu?" chiese Hikari. "Da quando puoi evocare i Nessuno?"
    Il tirapiedi di Malefica sorrise.
    "Da quando la mia controparte mi ha fatto incontrare il qui presente Macchia Nera. Attirato dalla possibilità di usare il potere dell'oscurità, mi ha chiesto di fargli esaminare i miei poteri. In cambio, se avesse ottenuto risultati, avrebbe aumentato i miei poteri, come infatti è successo."
    "E non è tutto." Continuò Macchia Nera. "Questi Heartless e Nessuno sono più potenti rispetto a quelli originali, e ubbidiranno solo a noi. Con questo esercito, conquistare il mondo non sarà per nulla difficile!"
    "Voi siete pazzi…" fece Topolino.
    Hikari alzò il Keyblade, pronta a combattere.
    "Se le cose stanno così… Allora non mi resta che eliminarvi."
    Con quella frase, la custode fece scendere il gelo sui presenti, ad esclusione dei guardiani.
    "A-Aspetta, non è una soluzione un po' drastica?" chiese Paperinika. "Basterà la prigione con loro, no?"
    "Pietro Gambadilegno è ricercato in molti mondi per il suo tentativo di farli piombare nelle tenebre. E la sua pena è una sola."
    Pietro deglutì, ma non si scompose.
    "Vediamo come ve la cavate allora!"
    Hikari non rispose, limitandosi a portare il braccio che impugnava il Keyblade dietro la schiena.
    Ma prima che potesse partire all'attacco, sopra di loro cominciò a scendere una pioggia di raggi laser. Dark e Superpippo cominciarono subito a deviarli, uno con il Keyblade e l'altro con un vento che generò dalla bocca.
    Ma nonostante ciò, molti di essi superarono i due, raggiungendo il gruppo a terra.
    "Maledizione!" urlò Hikari, alzando la mano libera e creando attorno a loro una barriera, che gli impedì di venire colpiti in pieno.
    "E ora cos'altro succede?" esclamò Angus, alzando lo sguardo, per poi lasciare cadere a terra il microfono.
    Nel cielo sopra di loro erano apparse decine e decine di astronavi giganti, affiancate da centinaia, se non migliaia, di paperi dalle piume viola, tutti in volo sopra delle specie di tavole da surf volanti.
    "Per Evron! Potere e potenza!" urlarono in coro questi, prendendo in mano dei fucili.
    "Per mille decini! Il mio deposito non era mai stato preso così tanto di mira!" esclamò Paperone, mentre Paperinik metteva fuori gioco l'ultimo bassotto e si avvicinava a Paperinika.
    "Uno, dimmi che sei riuscito a metterti in contatto con gli altri guardiani!" gridò rivolto al suo scudo.
    "Negativo. Ancora nessuna novità." Rispose questi.
    "Maledizione… Sembra sarà proprio una battaglia disperata." fece Paperinika, preparandosi a combattere con la spada datagli da Dark.
    "Già… Ma dobbiamo vincere, per il nostro pianeta!"
    "Voi volete davvero affrontare… tutti quegli esseri da soli?!" chiese incredulo Topolino, mentre Hikari, Shinji e Ran si mettevano di fronte ai due Gambadilegno e a Macchia Nera.
    "Abbiamo scelta?" chiese l'eroe mascherato, deglutendo. "Ed io che speravo di riuscire a vedermi la finale di campionato."
    "Voi paperi non pensate ad altro?" fece Paperinika, sorridendo nervosa. "Potrai sempre chiedere a Paperino di passarti la registrazione, no?"
    Paperinik sorrise triste.
    "Lo spero… Anzi, spero che Paperino ne esca incolume da questa battaglia… E con lui tutti gli altri."
    "Purtroppo non possiamo aprire un varco in questo momento. Potrebbero approfittarne per seguirvi." Rispose Ran. "Mi dispiace, ma non possiamo mettere in salvo nessuno di voi."
    "E chi se ne va?" chiese Angus, prendendo a forza la testa di Camera 9 e girandola verso l'esercito di Evron, mentre recuperava il microfono.
    "Camera, mettimi subito in collegamento con lo studio! E digli di far partire un'edizione straordinaria!" esclamò.
    Il papero annuì.
    "Basta con le ciance! All'attacco!" ordinò Gambadilegno, facendo partire gli Heartless e i Nessuno contro di loro.
    Hikari ne affettò subito uno, immediatamente imitata da Shinji e Ran, sebbene quest'ultima lo distrusse con un pugno.
    "Angus, sei in diretta!" fece Camera 9.
    Angus ghignò, per poi portarsi di fronte al compagno.
    "Gentili spettatori, qui è il vostro fidato Angus Fangus che vi parla! Come molti di voi avrete notato, il centro di Paperopoli è al momento sotto attacco, ma il vostro miglior reporter, fiutando la notizia, è giunto qui per testimoniarvi il tutto!"
    Nel frattempo, dietro di lui apparve un Neoshadow, che alzò gli artigli, pronto a colpirlo.
    Fu salvato da Dark, che scese in picchiata, distruggendolo all'istante e lasciando volare via il suo cuore.
    "Tempo fa…" continuò imperterrito Angus, che probabilmente non si era accorto di nulla. "…abbiamo ricevuto il misterioso messaggio di un essere che si chiamava Master Aqua, che ci presentava l'esistenza dei custodi e della possibile fine dell'Universo. Io all'epoca dissi che era una macchinazione di Paperinik. Beh, sono costretto a rettificare. Come potete vedere voi stessi, in questo momento, un piccolo gruppo di custodi, affiancati proprio da Paperinik, assieme a Paperinika e a Superpippo, sta affrontando un esercito di alieni e di mostri, dopo aver sventato una rapina ai danni di Paperon de Paperoni!"
    Mentre Angus continuava il suo servizio, Paperinik colpì con un pugno un evroniano, facendolo cadere a terra.
    "Stavolta temo proprio di non potercela fare…" ansimò, mettendosi schiena contro schiena con Paperinika, che era stanca quanto lui.
    "E ne abbiamo colpiti solo poche decine…" fece lei.
    "Se solo lei fosse ancora tra noi… era l'unica a non avere problemi con un simile esercito…"
    "Lei?" chiese l'eroina, leggermente stizzita. "Di chi stai parlando?"
    Paperinik fece una risatina amara.
    "Di un'aliena che ce l'aveva a morte con Evron, ma che ha scelto di sacrificarsi per il suo popolo."
    "E quindi vorresti il suo aiuto?" chiese una voce.
    Paperinik e Paperinika spalancarono gli occhi non appena si resero conto di non trovarsi più in mezzo alla battaglia, ma bensì tra decine di orologi giganti, tutti fermi e sospesi nel vuoto.
    "E ora che cosa sta succedendo?" chiese la papera, guardandosi attorno.
    "Dimmi, Paperinik… o Pikappa… o Paperino…" continuò la voce.
    "Paperino?!" esclamò Paperinika, spalancando gli occhi.
    "Due nomi su tre… un buon risultato, chiunque tu sia." Replicò il papero, deglutendo per essere stato smascherato.
    "Io sono tutto e niente… Io non esisto in quest'epoca." Fece la voce. "Tuttavia, non posso starmene a guardare."
    Di fronte ai due eroi apparve dal nulla una capsula di metallo, che rimase sospesa in aria.
    Paperinik spalancò gli occhi.
    "Quello è…"
    "Il lascito di Xadhoom. Esatto."
    "Xadhoom? E chi sarebbe?"
    "Xadhoom era una mia cara amica… Ed è stata l'unica a sconfiggere Evron."
    "Io posso riportarla indietro." Disse la voce. "La copierò dal passato, mettendola al corrente della situazione e materializzandola in questo tempo. Ma in cambio…"
    "In cambio?"
    La voce non rispose, ma la spada creata da Dark si illuminò, alzandosi in volo.
    Lentamente cominciò a cambiare aspetto, assumendo la forma di una chiave blu, che aveva come ciondolo il berretto di Paperinik.
    "Dovrai assumerti la responsabilità di diventare un custode di Lucis. Le ho chiesto io di forgiare questo Keyblade per te. Questo, tuttavia, significa che dovrai abbandonare il tuo mondo, i tuoi amici, i tuoi parenti. E potresti anche non fare più ritorno."
    Paperinik e Paperinika spalancarono gli occhi, increduli.
    "Dovrei… dire addio a tutti?" ripeté atono l'eroe, guardando il Keyblade di fronte a lui.
    "Paperinik… non vorrai accettare, vero?"
    Il papero rimase in silenzio, per poi portarsi una mano dietro la testa, sfilando la mascherina e lasciandola cadere a terra.
    "Non Paperinik." Disse, girandosi verso di lei. "Solo Paperino."
    Paperinika fece un passo indietro.
    "Non è possibile…"
    "Lo so, Paperinik è forte, coraggioso, mentre Paperino è un pigrone e un codardo… Che ironia, vero? Paperinika, devo chiederti il favore di riferire a Paperina e ai nipotini la mia scelta e-"
    "No!" Rispose la papera. "Non riferirò nulla!"
    Paperino la guardò incredulo.
    "Perché?"
    "Perché Paperina farà di tutto per far sì che sia tu a dirlo ai nipoti e allo zio." Rispose, togliendosi anche lei la maschera. "E soprattutto, Paperina non ti considera affatto in quel modo, Paperino. Forse un po' pasticcione, è vero, ma non avevo bisogno che tu indossassi una maschera per capire il tuo valore."
    Il papero rimase incredulo, per poi scoppiare a ridere.
    "Pazzesco… per tutto questo tempo, non abbiamo fatto altro che litigare nei panni di Paperinik e di Paperinika… mentre i nostri alter ego uscivano insieme!"
    Detto ciò, Paperino si girò verso il Keyblade.
    "E va bene voce! Accetto la tua offerta! Ma devi garantirmi che non sarà tutto vano!"
    "Non preoccuparti… Manterrò la mia parola." Rispose la voce, mentre Paperino afferrava il Keyblade, per poi scomparire assieme a Paperina avvolto dalla luce.

    La mascherina di Paperinik si spaccò a metà, cadendo a terra.
    La spada che teneva in mano cambiò subito forma, trasformandosi nel Keyblade.
    Infine, Paperino riaprì gli occhi.
    "Evron!" urlò, venendo avvolto dalla luce per qualche secondo e attirando l'attenzione su di sé.
    "Che cosa?! Paperino?!" esclamò incredulo Paperone, riconoscendo il nipote, come anche Topolino e Angus.
    "Il paperastro è Paperinik?!" disse, incurante di essere in diretta, e del fatto che in quel momento migliaia di persone avevano appena assistito allo smascheramento del loro eroe.
    Paperino alzò il Keyblade, che fu subito avvolto da un alone luminoso.
    "Credo che per voi sia arrivato il momento di affrontare il vostro incubo peggiore!"
    "Non avrei saputo usare parole migliori, Paperinik!" disse una voce poco lontana, anticipando l'esplosione di diverse navi evroniane.
    "O adesso posso chiamarti tranquillamente Paperino?" chiese un essere umanoide con addosso un'armatura femminile, avvolta da pura energia e con dei vistosi capelli biondi, atterrando al suo fianco.
    "Xadhoom!" esclamò il Papero. "Allora sei tornata davvero!"
    "Sembra che i miei cari debitori non ne abbiano ancora abbastanza." Rispose lei, sorridendo e caricando altre due sfere di energia.
    "Aspetta!" fece Dark, raggiungendola assieme a Superpippo. "Lascia che ti dia una mano anch'io. Tutti voi, allontanatevi e aggrappatevi a qualcosa!"
    Angus, Topolino, Camera 9 e gli altri privi di poteri annuirono, mettendosi dietro a Hikari e ai due guardiani.
    "Allora Paperino, credi di riuscire a usare la magia?" chiese l'incarnazione dell'Equilibrio al neo custode.
    "Immagino mi basti pensare di usarla, vero?" replicò lui, creando una sfera di luce.
    "Perfetto." Fece Dark, creando due sfere di energia sopra le mani. "Allora direi che è il momento di cancellare Evron dalla storia! Lasciarlo libero sarebbe solo un pericolo!"
    "Questa è musica per le mie orecchie!" esclamò Xadhoom sorridendo divertita, per poi lanciare la sua energia assieme a Dark e Paperino.
    Gli evroniani più vicini furono cancellati immediatamente, mentre il resto della flotta dovette attendere qualche secondo in più.
    L'esplosione che si verificò subito dopo fece diventare il cielo bianco, spazzò via tutte le nuvole presenti e infranse i vetri di tutta la città. Gli abitanti di Paperopoli caddero quasi tutti a terra per l'onda d'urto, mentre quelli più vicini all'epicentro volarono letteralmente via.
    Anche gli Heartless e i Nessuno scomparvero di fronte a quella luce, mentre i due Gambadilegno e Macchia Nera furono spazzati via assieme agli altri, incapaci di resistere a quella forza.
    Quando la luce scomparve, dell'esercito non era rimasta alcuna traccia.
    "S-Spettatori…" cominciò Angus, riprendendosi dalla scena cui aveva appena assistito. "Sono senza parole quanto voi. Paperinik, assieme a un custode e a un alieno, ha sbaragliato come se niente fosse l'intero esercito nemico…"
    "Paperino…" fece Paperinika, guardando incredula lo scenario, come anche Paperone e Topolino.
    "Dove ha trovato un simile potere?" si chiese il topo, guardando l'amico far scomparire il Keyblade, per poi cadere a terra privo di sensi.
    "Ha usato troppa energia." Li tranquillizzò Dark, sollevando di peso il papero e spostandolo poco lontano, per poi girarsi verso Xadhoom. "Tu chi sei? Sei molto potente, non è da tutti riuscire a usare pura energia in quel modo."
    "Sono solo una creditrice verso Evron." Rispose lei. "E ho appena riscosso il mio credito."
    "I-Incredibile…" fece Superpippo. "Non credevo che Paperino fosse in realtà Paperinik… e tantomeno credevo avesse amici così forti."
    "Quindi è finita?" chiese Angus, avvicinandosi ai due custodi.
    Dark però non rispose, appoggiando a terra una mano.
    "No…" disse infine. "Questo mondo è ancora circondato dall'oscurità…"
    "Che cosa?" fece Amelia, avvicinandosi a fatica per via delle varie ferite riportate in seguito al colpo di Shinji. "Di quale oscurità stai parlando?"
    "Quella degli Heartless. Credevo ne fossi a conoscenza, visto che hai partecipato all'attacco."
    "No. Io mi sono unita a loro solo per prendermi la Numero Uno, ma non mi hanno detto nulla di più."
    "Lo stesso vale per noi." fece il bassotto più anziano, riprendendo i sensi. "Anche se noi volevamo l'intero patrimonio di Paperone."
    "In questo caso…" disse Ran, avvicinandosi al Pietro Gambadilegno che era dalla parte di Malefica, sollevandolo per la maglietta. "Sarà lui a dirci tutto."
    "Urgh… Che cosa volete da me? Io ho solo usato i miei poteri per evocare gli Heartless e i Nessuno… Tutto qui."
    "Allora che cos'è quest'oscurità che avvolge il mondo?" chiese Dark.
    "Non ne ho idea, non è opera mia."
    "Ragazzi, mi ricevete?" esclamò la voce di Uno, poco prima che il suo ologramma si materializzasse dallo scudo di Paperinik.
    "Che cosa succede Uno?" chiese Paperinika, mentre Topolino, Paperone e Angus guardavano sorpresi la testa verde.
    "Gravi notizie. In tutto il mondo sembra essere scoppiato il caos totale." Rispose questi. "Eruzioni vulcaniche e terremoti praticamente ovunque. E tutti questi eventi si stanno spostando in una ben precisa direzione."
    "Lasciami indovinare: esattamente dove ci troviamo noi in questo momento, vero?" chiese Shinji.
    "Precisamente. E i miei bit non riescono a spiegarsi come sia possibile."
    Dark si portò una mano al mento.
    "Secondo te…" cominciò Hikari, per poi fermarsi di colpo.
    Sotto di loro il terreno aveva cominciato a tremare con una forza tale da far cadere la maggior parte di loro.
    "E ora che cosa succede?!" sbraitò Angus, cercando di rialzarsi.
    Ma la risposta gli arrivò sotto forma di enormi crepe che si aprirono lungo tutta la collina.
    Il deposito di Paperone cominciò a riempirsi anch'esso di fratture, che in pochi secondi lo spaccarono in decine di pezzi.
    "NO!" urlò il proprietario, incredulo, guardando milioni, forse miliardi, di monete volare nel cielo, cadendo a terra assieme a svariate tonnellate di diamanti, rubini e altri preziosi, oltre a altrettante banconote che volarono via, disperse dal vento.
    Ma quello era solo l'inizio.
    A posto del deposito apparve di colpo una nuova costruzione, completamente nera, che si alzò verso il cielo a una velocità incredibile, senza dare segni di volersi fermare. Dopo quelli che parvero ai presenti molti minuti, il tremore si fermò insieme alla crescita del grattacielo oscuro.
    Era completamente privo di qualsiasi finestra o porta.
    "E quello che cos'è?" chiese Macchia Nera, guardando incredulo come gli altri l'edificio.
    Poi, come se fosse stato liquido, verso i piedi della costruzione apparvero delle increspature, e lentamente, tra sagome uscirono fuori, restando appese per braccia e piedi.
    Dark, Hikari e tutti gli altri spalancarono gli occhi.
    "Maestà!" urlarono insieme i due custodi dell'Equilibrio, riconoscendo il re e i suoi due fidati amici.
    "Ma quello… sono io!" esclamò Topolino, guardando il suo doppione.
    "E c'è anche Paperino… e Pippo!" continuò Paperinika, voltandosi verso Paperinik, ancora privo di sensi.
    "Che cos'è successo?" chiese Shinji a Dark. "Perché sono lì?!"
    "Non so chi sia stato, ma devono averli intercettati mentre tornavano indietro, riportandoli qui come prigionieri…"
    In quel momento re Topolino riuscì ad aprire gli occhi, ritrovandosi così a guardare il gruppo di fronte a sé.
    "S-Scappate…" disse a fatica. "Dovete andarvene da qui…"
    "Che cosa sta dicendo, Maestà?" chiese Hikari.
    "Loro… L'ultima prova…" rispose il mago di corte, riaprendo anche lui gli occhi.
    Ma prima che potesse finire di parlare, sopra di loro apparve dal nulla un lungo balcone, sopra il quale si aprirono quattordici varchi oscuri.
    "Ancora altri mostri?" chiese Superpippo, preparandosi nuovamente a combattere.
    "No…" rispose Shinji, evocando la sua lancia. "Non questa volta."
    Dai varchi uscirono altrettante persone, tutte con un impermeabile nero a celare la loro identità.
    Dark chiuse le mani a pugno.
    "No… Non posso credere di essere stato così stupido!" esclamò, evocando Balance.
    Hikari si voltò verso di lui. "Non vorrai dire che-"
    Ma la custode fu interrotta da un raggio rosso, proveniente da una delle figure, che aveva evocato un Keyblade.
    La ragazza non se ne accorse in tempo, venendo trafitta a un braccio.
    "Hikari!" urlò Dark, creando subito una barriera tra l'edificio e il gruppo attorno a lui.

    Info capitolo

  6. .

    E dopo mesi, finalmente eccomi con il nuovo capitolo!
    Vi chiedo scusa per il ritardo, ma questo capitolo è stato assai difficile da scrivere... pensate solo al fatto che l'ho cominciato a febbraio XD.
    Sono cambiate un po' di cose dall'ultimo capitolo... Star Wars è diventato della Disney, quindi Topolino è diventato il nuovo signore dei Sith; è finito Tutor Hitman Reborn, c'è un asteroide che colpirà presto la Terra... insomma, le solite cose XD.
    Non ho molto da dire... ormai quest'assurda saga è giunta quasi alla fine (e tranquilli, i prossimi due capitoli sono già pronti XD), e presto... la guerra avrà inizio! Ma non prima di qualche altro capitolo speciale, per i quali devo ancora vedere se postarli come capitoli ufficiali o a parte XD.
    Prima di rispondere alle recensioni, devo chiedervi di usare questa lista per una corretta lettura del capitolo, dato che risulterà... assai confusionario. Lo dovrete aprire quando arriverete al punto giusto, e tranquilli, lo capirete quando non capirete più cosa sta succedendo XD.
    Come sempre ringrazio Liberty89 per avermi fatto da beta reader, e le chiedo ancora scusa per ciò che ha dovuto leggere in questo capitolo XD.
    Bene, e ora... passiamo alle recensioni!

    Liberty89: Spoiler che però chi non conosce può non vedere ù.ù. E per Saiko, anche lui doveva pur mostrare qualche potere particolare, no? E per darkroxas92... già, tutti ne sentivano la mancanza XD. E per il-tizio-che-non-è-Justin... ormai siamo vicini alla verità! Ancora due soli capitoli, e tutti i misteri saranno risolti!

    E ora... è il momento di lasciarvi all'ultimo capitolo confusionario di questa storia! Buona lettura a tutti!

    Capitolo 78: Quinta prova! Incontro del mito - Torna all'indice dei capitoli
    "Ah!" urlò un lama dal pelo nero e rosso, fuggendo a tutta velocità attraverso una foresta inseguito da un branco di pantere, che sembravano avere tutta l'intenzione di sbranarlo.
    Il lama si girò un istante per controllare la situazione alle sue spalle e così andò a sbattere con il lungo collo contro un ramo basso, su cui ruotò facendo un giro della morte completo, che in seguito lo catapultò direttamente sulla schiena di uno dei felini.
    L'animale urlò di nuovo dalla paura, attirando così l'attenzione degli inseguitori su di sé, che si fermarono di colpo compreso quello cavalcato, causando un altro volo al suo fantino che ruzzolò nella rigogliosa flora della giungla.
    Il lama capitolò per parecchi metri, fermandosi a pochi centimetri da un precipizio, che dava direttamente su un fiume a circa centro metri più in basso. Senza neanche avere il tempo di rialzarsi, le pantere piombarono di fronte all'animale, costringendolo a indietreggiare fino a fermarsi quando si rese conto che era al limite.
    "Buoni micioni… Buoni… Buonini…" mormorò terrorizzato, mentre alcune pietre cadevano nello strapiombo, sgretolandosi da sotto le sue zampe posteriori.
    Chiuse gli occhi, ormai pronto al peggio.
    Ma l'attenzione di tutti fu attirata da un altro grido, che riecheggiò tra gli alberi.
    Il lama si voltò, vedendo un uomo abbastanza robusto lanciarsi verso di lui, afferrato ad una liana.
    L'animale strinse gli occhi, per poi spalancarli e sorridere, guardando divertito le pantere. L'uomo cercò di colpire con i piedi i predatori, ma questi si limitarono ad abbassare la testa per evitarlo, facendogli così superare il burrone.
    Il lama guardò con orrore la sua salvezza allontanarsi, mentre le pantere tornarono a fissarlo inferocite.
    Ma prima che potessero fare qualcosa, l'uomo tornò indietro e afferrò il lama al volo, portandolo via con sé.
    "Tranquillo altezza, vi tengo stretto! Siete al sicuro!" disse l'uomo, girando la testa verso l'animale, perdendo la visuale di ciò che aveva innanzi.
    Prima che se ne rendessero conto, andarono a sbattere contro un ampio tronco che dava sul dirupo, e la liana si avvolse attorno a loro come una corda, legandoli su di esso uno dalla parte opposta all'altro.
    "Magari io non sono un esperto in sistemi di salvataggio, ma questo, secondo me, potrebbe essere considerato un passo indietro, non trovi?" fece notare il lama, sarcastico.
    "No, no, no, va… va tutto bene. A-Adesso rilassatevi, vedrete che riusciremo a cavarcela!"
    Non appena ebbe detto ciò, la base del tronco cominciò a staccarsi dalla parete rocciosa.
    "Ti odio." Affermò il lama, mentre il tronco si staccava definitivamente, precipitando verso il fondo del burrone.
    "Nooo!" urlarono all'unisono.
    Il tronco volò per diversi metri, per poi andare a sbattere contro diversi spuntoni di roccia, che per pura fortuna non toccarono i due 'prigionieri', dopodiché rotolò lungo un masso e finì dentro il fiume.
    I due riuscirono a trattenere il respiro finché il tronco non uscì dall'acqua, salvo finire subito nella piena corrente del fiume, che li sbatacchiò contro altre rocce, finché non caddero in un tratto tranquillo del fiume.
    "Non so te, smilzo… ma io mi sto divertendo anche troppo." Disse ironico il lama.
    "Oh, oh." Fece invece l'uomo, osservando ciò che li attendeva poco più avanti.
    "Non dirmelo. Stiamo andando verso un'altissima cascata."
    "Già."
    "Con massi appuntiti?"
    "È un classico."
    "E andiamo!"
    Ma prima di raggiungere il bordo della cascata, dal cielo caddero dodici raggi di luce, che colpirono l'acqua di fronte al lama.
    "Che è successo altezza?" chiese l'uomo.
    "Se te lo racconto, non mi credi."
    "Credo a quel che le è successo, che cosa può esserci di più incredibile?"
    "Dodici ragazzi e un gatto blu sono appena precipitati dal cielo e sono qui di fronte a me, incolumi e con alcuni di loro che stanno imprecando."
    "Capisco." Replicò l'altro, senza mostrare alcuna apparente emozione.
    "Che diamine è successo stavolta?!" urlò Pan, cercando di restare a galla.
    "Se metto le mani su quell'essere superiore, lo stendo con una delle mie mosse!" esclamò Tsubaki, mentre cercava di nuotare contro corrente.
    "Ehm… non per demoralizzarvi dopo quella caduta, ma stiamo andando dritti verso una cascata." Fece notare il lama, attirando l'attenzione dei custodi su di sé.
    "Un lama parlante?!" esclamò Happy.
    "Proprio tu parli?!" gli urlò contro Black Star.
    "Ah, Natsu, aiutami!" disse il gatto, volando sulla testa dell'amico.
    "Ehm… Happy, perché sei venuto da me?" chiese il mago del fuoco.
    "Ehi, ma che succede?! Come mai-" cominciò Tsuna, per poi rendersi conto che la corrente si era fatta più forte.
    "Spero vi piacciano i salti nel vuoto." Fece l'uomo legato al tronco.
    "Ma figuriamoci! Io li evito a priori questi salti!" replicò Shinji, per poi alzare la mano di fronte a sé, come per evocare qualcosa.
    Ma con sua sorpresa non apparve nulla.
    "Eh?! Che storia è questa?! Non dovremmo aver riottenuto i nostri Keyblade?!"
    "Ah, lascia perdere, devi aver preso una bella botta in testa." Disse Marco, alzandosi in volo e avvicinandosi al tronco, per poi sollevarlo.
    "C-Cavoli… che cosa mi succede? Sembra pesantissimo!"
    "Scusa Marco, ma perché stai cercando di sollevarlo da solo?" chiese Riku.
    "Marco?!" chiese lui, mentre anche tutti gli altri si alzavano in volo. "Ma che stai dicendo, io sono Pan!"
    "Infatti! Sono io Marco!" fece Black Star. "E vorrei sapere che cosa ci fa il mio corpo con in mano un tronco con legati un lama parlante e un contadino sovrappeso!"
    "Io ho l'impressione di essere finito in mezzo a una questione che non ci riguarda…" commentò l'uomo, sospirando.
    "Ehi, voi!" disse invece il lama. "Come osate rivolgervi così a me?"
    "E come dovremmo chiamarti? Signor Lama?" chiese Shinji.
    "Certo che no! Io sono l'imperatore Kuzco!"

    "Kuzco è ancora vivo?!" strillò una donna vestita di viola, dal volto pieno di rughe, mentre distruggeva il bicchiere di vetro che aveva in mano.
    "Non è morto morto come speravamo…" rispose un ragazzo decisamente grosso, facendo qualche passo indietro e gesticolando con le mani, evidentemente preoccupato.
    "Kronk…" disse spazientita lei, mentre il suo viso si tingeva di rosso per la rabbia che stava trattenendo.
    "Ho voluto avvertirti Yzma, nel caso in cui Kuzco dovesse rispuntare..:" fece l'altro, accennando un sorriso.
    "Non può rispuntare!" replicò lei, arrabbiandosi ancora di più.
    "Eh già! Sarebbe alquanto imbarazzante, specie dopo una cerimonia così sentita…"
    "Trovi?!" esclamò Yzma, per poi afferrare Kronk per la maglietta e guardandolo con occhi furiosi. "Oggi stesso partiremo alla sua ricerca! Se dovesse tornare saremmo rovinati! Muoviamoci!"
    "M-Ma ormai potrebbe essere ovunque… E mentre noi lo cerchiamo, lui potrebbe tornare qui…"
    La donna sembrò pensarci un attimo.
    "Per una volta hai ragione." Ammise, lasciandolo andare e calmandosi. "Però, per nostra fortuna, so come risolvere il problema."
    "Davvero?"
    "Per puro caso, ho sentito che in questi giorni in città è giunto un misterioso viaggiatore. Non ho informazioni precise su di lui, ma pare che la sua abilità con la spada sia senza eguali, ed è all'occorrenza ladro o assassino. Potremmo incaricarlo di precederci, e di finire l'opera nel caso dovesse trovare Kuzco prima di noi."
    "Uh, non sembra male come piano malvagio. Ma costerà un occhio della testa assoldarlo."
    "Pare che chieda pochissimo: un bicchiere di latte, un gomitolo di lana e tre fagioli in grado di diventare una pianta che raggiunge le nuvole."
    "Uh, cose facili da trovare…"
    "Infatti le ho già qui." Replicò Yzma, indicando gli oggetti appena nominati appoggiati su un tavolo poco lontano.
    "Señorita, abbiamo un accordo allora." Disse una voce dall'accento spagnolo, proveniente da un angolo indefinito della sala.
    "Chi ha parlato?!" esclamò la donna, guardandosi attorno.
    "Oh, vero. Perdonate la mia maleducazione, Vostra Altezza." Continuò la voce, poco prima che un rumore di tacchi cominciasse a rimbombare per la stanza.
    Di fronte a Yzma e Kronk apparve un piccolo gatto dal pelo rossiccio striato di bianco, in grado di camminare sulle zampe posteriori, coperte da un paio di stivali neri, che portava un cappello nero a tesa larga da cui spuntava una piuma gialla, mentre sulla schiena indossava un mantello sempre nero. Infine, appeso al fianco portava un lungo fioretto privo di fodero, trattenuto da una cintura.
    Giunto di fronte a Yzma, si fermò, inginocchiandosi.
    "Imperatrice, passavo di qua per puro caso quando ho sentito che parlavate di me. Piacere di conoscerla, io sono…" e qui si tolse il cappello. "El Gatto con gli stivali."
    "Un… Un gatto?" fece sorpresa la donna, fissandolo. "Tu saresti… il misterioso viaggiatore?"
    "Oh, ma che bel gattino! Vieni qui bello!" disse Kronk, poco prima di ritrovarsi la punta del fioretto sul collo.
    "Mai importunare il Gatto." Disse quest'ultimo, mettendo via l'arma.
    "Eccellente!" esclamò Yzma, ricredendosi all'istante. "Allora, avrai ciò che chiedi, più qualsiasi altra cosa tu voglia, se riuscirai a trovare e a uccidere un lama."
    "Un lama?" ripeté il gatto sorpreso.
    "Esatto. Un lama parlante. Avrai di certo saputo della tragica scomparsa del mio predecessore, l'Imperatore Kuzco."
    "Certo, in città è l'argomento più chiacchierato."
    "Ebbene, abbiamo scoperto che quel lama è il responsabile della sua prematura fine. È riuscito a scappare approfittando dell'incredibile fortuna di avere la stessa voce del nostro tanto rimpianto Imperatore, probabilmente ingannando un onesto pastore e facendogli credere di essere l'Imperatore stesso."
    "Che piano malvagio." commentò il gatto.
    "Già. Ora, come puoi ben immaginare, non posso di certo mandare contro un lama l'esercito imperiale, perciò pensavo di occuparmene personalmente, ma se tu dovessi riuscire a precedermi e a portare giustizia, andrebbe bene lo stesso. Senza dubbio sei più veloce di noi, no?"
    "Señorita, lo consideri fatto." Disse il Gatto, rimettendosi il cappello e girandosi. "Vi porterò la sua testa prima di quanto crediate."
    Ma il loro discorso fu interrotto da un servitore, che bussò timoroso alla porta.
    "V-Vostra Altezza…" cominciò balbettando. "C-Ci sono delle visite per voi…"
    "Manda via chiunque sia e ditegli che sono molto occupata!" rispose Yzma.
    "E-Ecco… Pare… siano dei custodi…"
    Sentendo quella parola, l'Imperatrice e il Gatto spalancarono gli occhi.
    "Custodi?" ripeté l'animale.
    "Quei custodi?!" esclamò Yzma, mentre Kronk si metteva a riflettere.
    "Dove li ho già sentiti nominare?" mormorò a bassa voce.
    "Presto, mettete il tappetto rosso e fateli entrare!" ordinò Yzma, per poi rivolgersi al gatto. "Perdonami, dovremmo rimandare di un po' la spiegazione dei dettagli."
    "Non si preoccupi, anch'io sono curioso di incontrare questi famosi custodi."
    Poi, senza alcun preavviso, Conan entrò nella sala, seguito da Dark, Hikari, Ran e Sora.
    "Un bambino?" fece Kronk. "Era da tempo che qui al palazzo non se ne vedeva uno."
    "Bambino a chi? Ho molti più anni di te, umano!" rispose Conan, per poi guardare Yzma. "Per lei non posso assicurarlo. È peggio della vecchia Kaede!"
    "Come osi, moccioso! Io sono l'Imperatrice Yzma!"
    "Perdonatelo." Intervenne Dark. "È cresciuto in maniera selvaggia, e solo di recente ha cominciato a calmarsi."
    "Mi ricorda Black Star… forse più tranquillo." Commentò Ran, sospirando.
    "Voi siete davvero una custode, señorita?" domandò il gatto con gli stivali, togliendosi nuovamente il cappello.
    "Un altro gatto parlante?" fece Sora, sbadigliando. "Come se non avessimo abbastanza guai…"
    "Prego?" chiese l'animale.
    "Niente, si riferisce al gatto di un nostro amico." Rispose Hikari. "Ad ogni modo, siamo quasi tutti custodi, tranne… Ran, che è una guardiana."
    "Guardiana? Master Aqua non ha menzionato nessun guardiano nel suo messaggio."
    "È un evento successivo al messaggio." Spiegò Dark. "Diciamo che… è un nuovo ordine creato per aiutare i custodi della luce."
    "Capisco… ma ditemi, desiderate qualcosa da bere o da mangiare? Non fate complimenti, è un onore per me avervi come ospiti!"
    "La ringraziamo, ma siamo venuti qui solo per delle informazioni."
    "Informazioni? Vi aiuterò volentieri."
    "Siamo arrivati poche ore fa, e disgraziatamente ci siamo separati dai nostri compagni una volta giunti su questo mondo. Pensiamo siano finiti in una valle poco lontana da qui, ma non conosciamo il posto, e volevamo sapere qualcosa di più."
    "Non sarà pericoloso per voi uscire dalla città con l'assassino dell'Imperatore ancora a piede libero?" chiese il Gatto.
    "Di cosa stai parlando?" chiese Sora.
    "Qualche giorno fa, il mio predecessore è stato ucciso. Solo poco fa ho scoperto l'identità dell'assassino, motivo per cui ho ingaggiato questo gatto."
    "Sono una spadaccino molto famoso, e per la giusta ricompensa, posso fare qualsiasi cosa. Tranne affrontare un cane. Quello no."
    "Immagino…" commentò Conan, sospirando.
    "Beh, dato che siamo diretti nella stessa direzione… potreste unirvi al mio gruppo di ricerca. Noi troveremo l'assassino, e voi i vostri amici. Direi che così saremo tutti felici e contenti, no?" fece melliflua l'Imperatrice, sorridendo.
    "Uhm… beh, l'unico rischio è che i nostri amici mettano fuori gioco questo tipo prima del nostro arrivo. E conoscendo gli elementi, non me ne stupirei troppo…" rifletté Hikari.
    "Che tipo è?" chiese Dark.
    "Beh, è molto particolare… Diciamo che non è umano, sebbene sia in grado di parlare. Si tratta di un lama."

    "Allora, fatemi capire bene…" cominciò Saiko. "…questo lama in realtà è un uomo, e non uno qualunque, ma un Imperatore, trasformato in questo animale da-"
    "Questo contadino!" lo interruppe Kuzco. "È sua la colpa di tutto questo!"
    "Sentite Altezza, come ve lo devo dire che io non c'entro nulla? Certo, il fatto che abbiate deciso di distruggere il mio villaggio per costruirvi la vostra piscina privata non mi ha riempito di gioia, ma vi ho appena salvato la vita!"
    "Se non fosse stato per questi ragazzi, a quest'ora ci saremmo sfracellati sulle rocce della cascata! Senza considerare la paura che ho avuto durante quella caduta!"
    "Sentite un po'…" tuonò Shinji, avvicinandosi ai due e guardandoli con ira. "Già questa situazione è a dir poco odiosa, motivo per cui sono abbastanza irascibile. Voi due adesso ve ne state buoni e cercate di non litigare, altrimenti vi prendo a pugni come non oserete nemmeno immaginare!"
    "Ehm… Asuka, io preferirei evitassi di prenderli a pugni… Il mio corpo non è così resistente…" fece Asuka.
    "Tu sta' zitto, StupiShinji! Già l'idea di ritrovarmi nel tuo corpo mi dà il voltastomaco, e se penso che tu sei nel mio magnifico corpo sto ancora peggio!"
    "Ecco, su questo punto… Gradirei una spiegazione." Fece il lama. "Io vi ringrazio per avermi salvato da una fine quasi certa, per averci riportato a terra, eccetera, però chi siete voi, e perché parlate come se non foste nei vostri corpi?"
    "Noi siamo quasi tutti dei custodi." Rispose Kairi. "Immagino che tu abbia sentito parlare di noi, no?"
    "Quei custodi?!" esclamò il contadino. "Credevo fosse un'allucinazione collettiva!"
    "Invece è la pura verità." Rispose Edward, evocando il suo Keyblade. "Solo… diciamo che anche noi siamo confusi."
    "Credo sia meglio che ognuno di noi dica il proprio nome, così anche loro sanno come chiamarci. Io sono Riku." Fece Kairi.
    "E io Kairi." Aggiunse Riku.
    "Pan." Sbuffò Marco.
    "Ichigo." Disse Saiko.
    "Shinji." Fece Asuka.
    "Io sono Sora." Aggiunse Ichigo.
    "Natsu!" esclamò Tsuna, spalancando la bocca, per poi abbassarla subito triste. "Mi sento perso senza le mie fiamme…"
    "Io sono Saiko." Si presentò Edward.
    "Io l'unico e inimitabile Black Star, colui che supererà le divinità!" urlò Pan.
    "Il mio nome è Ran, piacere di conoscerti." Fece Tsubaki.
    "Io invece sono Shinichi. O anche Conan se preferite." Aggiunse Inuyasha
    "Tsuna…" disse Natsu, sputando per sbaglio una sfera di fuoco, che finì nel fiume, sotto gli occhi increduli dei due abitanti del mondo.
    "Marco." Li salutò Black Star.
    "Umpf. E io sono Asuka, la miglior pilota di Evangelion, nonché custode numero uno!" disse infine Shinji.
    "Anche tu Imperatrice?" chiese il lama. "Ad ogni modo, come vi dicevo prima, io sono l'Imperatore Kuzco, e avrei preferito mostrarmi a voi con il mio vero e magnifico aspetto! Se solo quest'uomo ingrato non mi avesse trasformato in questo disgustoso lama parlante!"
    "Non sono stato io! Come devo farglielo capire, Altezza?" replicò l'uomo, sospirando. "Io sono Pacha, il capo di un villaggio qui vicino. È un onore per me conoscervi."
    "Su, meno formalismo." Fece Ichigo. "Ho viaggiato per così tanti mondi che ormai sono abituato a parlare con chiunque senza problemi."
    "Ma cosa vi è successo?" domandò Kuzco.
    "Sono sicura al novantanove per cento che c'entra un certo essere superiore…" rispose Shinji. "Credevo avesse passato il segno con la prima prova, ma questo… è mille volte peggio! E solo perché mi ritrovo in questo corpo!"
    "Grazie tante Asuka…" commentò Asuka.
    "Beh, direi che non ci resta che trovare gli altri. Devono essere finiti da qualche altra parte quando il varco si è aperto nel cielo."
    "Volete dire che ci sono altri custodi?"
    "Beh, non sono proprio tutti dei custodi, ma diciamo di sì…"
    "Sentite, perché non mi aiutate a tornare a palazzo?" fece Kuzco. "Lì c'è Yzma, che con il suo laboratorio segreto, potrebbe riuscire a inventarsi qualcosa per ripotarvi alla normalità, oltre che riportare me come prima ovviamente."
    "Un laboratorio molto segreto, direi… Visto che tu ne sei a conoscenza." Commentò Ichigo.
    "Ehi, io sono l'Imperatore, una star! Non c'è niente che io non possa sapere."
    "Beh, ad ogni modo, se le cose stanno così possiamo riportarti a palazzo prima ancora che tu possa pensarlo!" esclamò Pan, alzando la mano di fronte a sé e aprendo un varco.
    "E quello che cos'è?" chiese Pacha.
    "Il nostro mezzo di trasporto. Basta entrarci e ti porterà dove vuoi, a condizione che-"
    Ma Kairi fu interrotta da Kuzco, che si lanciò nel varco senza aspettare.
    Tutti girarono la testa verso la cascata, dove videro un varco aprirsi sopra essa, lasciando cadere giù l'Imperatore.
    "Mammaaaaaaaaaaa!" urlò, prima di sparire nell'acqua.
    I custodi rimasero in silenzio, incapaci di commentare.
    "È sempre così?" chiese infine Saiko a Pacha.
    "Anche peggio." Rispose lui, mentre Kuzco riemergeva dal fiume, sputando l'acqua e avvicinandosi alla riva.
    "Mai. Più!" scandì, per poi avere un brivido di freddo.
    "Uhm… vediamo se così funziona…" fece Natsu, cercando di evocare le fiamme.
    Il risultato fu una fiammata che evitò di pochi centimetri la testa dell'Imperatore.
    "Sentite, se volete farmi fuori, fatelo direttamente. Almeno soffro un po' di meno…" disse, deglutendo.
    "Eh eh… credevi che controllare la mia magia fosse così semplice?" chiese Tsuna, avvicinandosi a Natsu. "Ci ho messo anch'io i miei anni per apprenderla correttamente."
    "Magia?" chiese Kuzco. "State dicendo che voi sapete usare la magia?"
    "Certo, che cosa credevi? Che fosse tutta roba scientifica?"
    "Credo che se un certo alchimista fosse qua, avrebbe avuto qualcosa da ridire." Commentò Edward.
    "Aspetta…" cominciò Kairi. "Ormai è chiaro che ognuno di noi è in grado di usare i poteri del corpo dov'è finito… Oltre a poter usare le sue armi, come dimostra il fatto che il Keyblade che ho evocato è quello di Kairi. Questo significa che tu adesso dovresti poter usare l'alchimia, esatto Saiko?"
    Edward spalancò gli occhi.
    "Non ci avevo pensato… Solo che non ho la più pallida idea di come funziona. Da quel che ho capito, a Edward basta pensare di effettuare una trasmutazione."
    "Provaci. Che cosa ti costa?" chiese Asuka.
    "E va bene… Vediamo un po' che cosa potrei fare..."
    Dai piedi di Ed partì una serie di fulmini rossi, diretti verso il fiume.
    Pochi secondi dopo, il letto del fiume si alzò, creando una colonna di pietra che raggiunse la stessa altezza della cascata.
    "Per mille corone d'oro! Questa è stregoneria pura!" esclamò Kuzco.
    "No, semplice alchimia, come direbbe un nostro amico."
    "M-Ma come-?"
    "Ognuno di noi viene da un mondo diverso, con le sue regole e poteri." Spiegò Riku. "E non siamo tutti umani."
    "Aye! Nemmeno io sono un vero e proprio gatto, ma un Exceed!" esclamò Happy, per poi farsi spuntare le ali e atterrare sulla testa di Tsuna.
    "Allora, Altezza, adesso apriamo un altro varco e lei dovrà pensare a dove-" cominciò aspro Shinji.
    "Non se ne parla nemmeno! Io non entro più in uno di quei cosi! Andremo a piedi!"
    Tutti lo guardarono increduli.
    "Stai scherzando, vero?" fece Marco. "Non vi porteremo in volo fino a destinazione e-"
    "Che succede Pan?" gli chiese Inuyasha.
    "Sembra che sia ancora in grado di sentire le aure delle persone. E ne sento alcune deboli qui vicino."
    "Sarà qualche animale." Fece Pacha. "Dubito che qualcuno venga fin qui per una scampagnata. Soprattutto in piena notte."
    "Sarà… allora, da che parte dobbiamo andare?"
    "Vi farò io da guida. Conosco questi luoghi come le mie tasche. Salvo imprevisti, arriveremo a palazzo nel giro di qualche ora." Rispose il capo villaggio, cominciando a dirigersi verso un sentiero. "E forse voi custodi riuscirete a far capire a Kuzco che si sta sbagliando."
    "Io non ci conterei troppo, anche se devo ammettere che potrei mettere in discussione la mia Kuzcotopia…"
    Pacha sorrise.
    "Sapevo che anche in lei c'era del buono, Altezza. Grazie." Fece, allontanandosi seguito dai custodi, lasciando per ultimo il lama.
    "No… Grazie a te." Disse questi, sorridendo, per poi seguire il gruppo.
    Non appena tutti si furono allontanati, una piccola figura uscì dalla boscaglia.
    "Kero, kero, kero. È stata un'idea geniale quella di mimetizzarci per ascoltare i loro discorsi. Non trovi anche tu, sergente Kururu?" fece una rana verde antropomorfa, con una stella gialla incisa sulla pancia.
    "Kukuku, senza ombra di dubbio. Ed è molto interessante questo laboratorio segreto di cui parlano." Rispose una voce al suo fianco, anticipando un'altra rana, però di colore giallo con un vortice inciso sul petto e con un paio di occhiali da vista spessi, che aveva un ghigno inquietante stampato sul volto.
    "Forse il guasto della navicella non è stata una sfortuna. Se dovessimo riuscire a carpire il segreto dei custodi, conquistare Pekopon sarà uno scherzo, signorsì!"
    Un leggero colpo di vento fece sorridere la rana.
    "Che notizie ci porti, soldato scelto Dororo?" chiese senza girarsi rivolto a una terza rana, di colore azzurro, con una maschera che gli copriva il volto e uno shuriken inciso sul petto.
    "Questa foresta è principalmente abitata da animali, sebbene abbia intravisto un villaggio poco lontano. Confermo la presenza di umani anche su questo mondo, sebbene sembrano essere meno evoluti rispetto a quelli di Pekopon."
    "Perfetto! Allora vai ad avvertire il caporale Giroro e il soldato semplice Tamama di tenersi pronti all'invasione!"
    "Subito." Rispose la rana ninja, scomparendo nel nulla.
    "Allora vuoi conquistare questo mondo, Keroro?" chiese Kururu, ridacchiando di nuovo.
    "Mi sembra un ottimo avamposto per noi keroniani, signorsì! Inoltre, dovremo giusto aspettare che quei custodi se ne vadano e-"
    Ma la rana s'interruppe quando nel cielo apparve una scia luminosa, che cominciò a scendere a tutta velocità.
    "E quello che cos'è?" chiese, prendendo un binocolo che Kururu gli stava offrendo e guardando meglio la scia.
    "N-Non è possibile!" esclamò, spalancando gli occhi, mentre la scia cadeva nel fiume di fronte a loro, generando un'onda che li investì.
    Le due rane si coprirono gli occhi per proteggersi dall'acqua. Quando li riaprirono, di fronte a loro c'era un enorme robot bianco e rosso, con delle ali gialle che spuntavano dalla schiena.
    "Q-Questo è…" fece Keroro, con gli occhi che brillavano. "Un Mecha! Un Mecha vero e proprio! Ed è di fronte a me!"
    Prima che potessero dire altro, dalla testa del robot si udì un rumore, seguito da un ragazzo dai capelli castani, che indossava dei pantaloni grigi e una maglietta nera coperta da uno smanicato rosso, che uscì dal mecha.
    "Dove siamo finiti…?" fece, guardandosi attorno, mentre anche dalle gambe e dalla schiena si sentivano altri rumori.
    "Non ne ho la più pallida idea." Rispose una ragazza dai capelli verdi, che portava dei vestiti attillati.
    "Io mi ricordo solo una fortissima luce durante la fusione, e poi nulla." Aggiunse un'altra ragazza, dai capelli viola e vestita elegantemente, mentre entrambe raggiungevano il ragazzo.
    "I collegamenti sono tutti saltati. Non saremmo finiti su Altair, vero?" chiese la verde.
    "Non credo Zessica. Altrimenti tu e Mikono vi stareste già sentendo male. Inoltre… mi sembra molto più selvaggio."
    "Ma torneremo a casa, vero Amata?" chiese Mikono, ricevendo un assenso come risposta.
    "Certo. Basterà ripartire con l'Aquarion e-"
    "Kero, kero, kero! Non crederete di andarvene così, come se niente fosse, vero?" chiese Keroro, attirando su di sé l'attenzione. "Non dopo averci mostrato un simile gioiello!"
    "Una rana… parlante?" fece Zessica. "Da dove diamine salta fuori?"
    "Ehi, più rispetto! Io sono il sergente Keroro, incaricato di conquistare Pekopon! E voi umane non potete di certo essere peggiori di-"
    Ma prima che potesse finire la frase, una misteriosa energia lo colpì in pieno, spedendolo contro gli alberi, che caddero per la forza d'urto.
    "Una rana conquistatrice, eh? Spiacente, non abbiamo tempo anche per voi!" fece Zessica, abbassando le mani.
    "Umani in possesso di poteri paranormali? Non sarete anche voi dei custodi, vero?" chiese Kururu, senza far sparire il suo ghigno.
    "Custodi?" chiese Amata. "Che cosa sono?"

    "Ecco, ci siamo!" fece Pacha, indicando una montagna sulla cui cima si vedeva un palazzo d'oro.
    Di fronte ai custodi c'era un dirupo, attraversato da un ponte di legno abbastanza malmesso.
    "Ancora un'ora e saremo al palazzo."
    "Perfetto! E speriamo che questa Yzma possa aiutarci."
    "Sono sicuro di sì. Su, ora sbrighiamoci." Disse Kuzco, avviandosi verso il ponte.
    Ma prima che potesse mettere una zampa su esso, una macchia arancione cadde di fronte a lui.
    "Non così in fretta, señor." Fece una voce con accento spagnolo, mentre il Gatto con gli stivali si rimetteva in piedi, sguainando il suo fioretto e puntandolo contro il lama. "La vostra fuga finisce qui."
    "E quello chi è?" chiese Tsubaki.
    "Sei anche tu un Exceed?" fece Happy, volando di fronte a lui.
    "Per mille palle di pelo! Un gatto volante!" esclamò il nuovo arrivato.
    "Parlò il gatto con gli stivali e il fioretto…" commentò Shinji.
    "Beh, non m'importa che cosa vuole questo gatto, ma ci sta intralciando!" disse Edward, evocando il suo Keyblade.
    "Un Keyblade?!" esclamò il Gatto con gli stivali. "Voi non sarete forse gli amici del señor Dark e della señorita Hikari, vero?"
    Sentendo quei nomi, tutto il gruppo di custodi si fermò.
    "E tu come fai a conoscerli?" chiese Black Star.
    "Li ho incontrati nel palazzo dell'Imperatrice e-"
    "Imperatore, casomai." Lo interruppe Kuzco. "Io fino a prova contraria sarei un maschio."
    "Oh, l'Imperatrice è stata molto chiara. C'è un lama parlante che si spaccia per l'Imperatore, mentre in realtà l'ha ucciso."
    "Che?!" gli urlò contro Kuzco. "Questo è assurdo! Chi è stato a diffondere una simile voce?!"
    "L'Imperatrice Yzma ovviamente. E ora, señor, porterò a termine ciò per cui sono stato pagato!"
    Ma prima che potesse fare qualcosa, il gruppo di custodi si mise davanti a Kuzco.
    "Voi andate avanti, lo fermiamo noi." Esclamò Ichigo.
    Kuzco e Pacha annuirono, per poi correre lungo il ponte.
    Ma prima che riuscissero ad attraversarlo, alcune assi si ruppero facendo cadere Pacha, che riuscì ad aggrapparsi alle funi del ponte.
    "Maledizione, dobbiamo aiutarlo!" fece Marco, cercando di raggiungere il ponte.
    "Oh, non credo proprio." Disse una voce, mentre un varco oscuro si apriva poco lontano da loro attirando l'attenzione di tutti.
    "E quello che cos'è?!" domandò il gatto, girandosi, mentre dal varco usciva un uomo dai lunghi capelli rosa, con una falce in mano.
    "Vedo che ci siete quasi tutti. Perfetto!" fece Laruami, sorridendo divertito.
    "L'Organizzazione!" esclamò Kairi, evocando il Keyblade.
    In pochi secondi, tutti i custodi erano pronti a fronteggiare l'avversario, tranne Asuka e Shinji.
    "Ehi, e io come faccio?!" fece Shinji. "Non posso evocare il mio Keyblade così!"
    "Credo che tu possa usare le mie armi. Basta che ti concentri, proprio come il Keyblade!" gli rispose Asuka, per poi evocare la chiave leggendaria.
    "E costui chi sarebbe?" chiese il Gatto, puntando contro l'avversario la sua spada.
    "Uno dei veri cattivi!" rispose Edward. "È uno dei sottoposti di Xehanort!"
    "Xehanort? Dunque non possiamo lasciarlo andare via così facilmente, eh?" fece il gatto, andandogli incontro, ma venendo respinto da un colpo di vento.
    "Ridicolo. Non hai nessun potere o arma speciale. Contro di me non puoi nulla."
    "Lui no, ma noi sì!"
    "Davvero? Allora verifichiamo subito!" fece l'ex Nessuno, schioccando le dita.
    Attorno ai custodi apparvero subito decine di Heartless, che li circondarono subito.
    "Ancora non avete capito che contro di noi questi esseri non funzionano?" chiese Tsuna, tagliandone subito due con un colpo solo.
    "Però servono a farvi perdere tempo." Sorrise Laruami, per poi indicare il ponte, che si ruppe, facendo precipitare Pacha e Kuzco.
    "No!" urlò Saiko, per poi colpire un altro Heartless.
    L'ex Nessuno scoppiò a ridere.
    "Avete già fallito il vostro compito. Direi che-"
    Ma Laruami s'interruppe vedendo un'ombra avvicinarsi.
    Tutti i presenti spalancarono gli occhi increduli vedendo un pugno robotico gigante, con un braccio talmente lungo da non permettere a nessuno di vedere da dove proveniva, abbattersi contro l'essere oscuro, schiacciandolo sotto di esso e provocando una piccola scossa tellurica.
    "E-E quello che cos'è?" fece il Gatto con gli stivali, cercando di restare in piedi.
    "Un… Un Evangelion?" disse Asuka incredula, mentre un varco si apriva poco lontano, lasciando uscire un Laruami con diverse ferite.
    "Chi ha osato…" fece, per poi lasciarsi cadere in un altro varco, mentre il braccio robotico tornava indietro, per poi scorgere all'orizzonte un punto luminoso.
    Pochi secondi dopo, un robot umanoide alto diversi metri si avvicinò a tutta velocità.
    "È stato quello ad attaccare prima?! Ma com'è possibile?!" domandò Natsu, mentre Happy sgranava gli occhi.
    "Impossibile!" esclamò. "Non dovrebbe essere qui, o almeno, Lucis aveva detto che non era più utilizzabile!"
    "Lucis?!" urlarono tutti i custodi, girandosi verso il gatto, che deglutì.
    "E-Ecco…"
    "Happy devi dirci qualcosa?" gli chiese Tsuna.
    "I-Io… Come dire… Ho aiutato Lucis nel periodo in cui mi sono separato da voi… Inoltre, sono sempre stato io a chiamare in vostro aiuto quelle persone che vi hanno aiutato durante le prove, aye..."
    "Come sarebbe a dire?!"
    "Menma, Homura… Io mi sono unito al loro gruppo, per aiutarvi durante le prove." Spiegò il gatto volante. "Lucis mi ha dato il potere di viaggiare tra i mondi, in modo tale da poter contattare le persone più forti per aiutarvi."
    "Quindi conosci quella cosa?" chiese Pan.
    "Beh, a dir la verità ne ho solo visto il ricordo. Ho prelevato un ragazzo dal suo mondo, anche se mi ha detto subito che era stato richiamato dal passato da qualcuno. Mi disse che si era sacrificato assieme ad altre due persone per salvare il suo mondo, ed era al comando di un robot gigante."
    "Non è l'unico robot gigante esistente." Fece Shinji. "Io stessa le pilotavo uno, e ne abbiamo incontrati altri nel nostro viaggio."
    Ma il loro discorso fu interrotto dal robot, che atterrò di fronte a loro, schiacciando i restanti Heartless.
    "Sono proprio loro!" esclamò una voce femminile proveniente dall'interno della macchina.
    "Perché ho un brutto, bruttissimo presentimento?" fece Black Star, deglutendo, mentre il robot alzava un pugno verso l'alto, deciso a schiacciarli.
    "Perché ne hai tutti i motivi!" urlò Riku, correndo lontano, imitato subito dagli altri, riuscendo ad evitare per un soffio l'attacco.
    "Ma che cosa vuole da noi questo coso?!" fece Marco, alzandosi in volo e cercando di colpirlo.
    Ma con sua sorpresa, il robot saltò in alto, evitando.
    "Okay… che ci siamo persi?" chiese Kuzco, riemergendo dal burrone assieme a Pacha. "Spero nessun party o roba simile o-"
    Ma quando vide il robot, le parole gli morirono in bocca.
    "Per me stesso…" fece, spalancando la bocca, imitato da Pacha. "Che cos'è quel coso?!"
    "Ci sono un po' troppi animali parlanti per i miei gusti." Fece la voce dal robot. "Inoltre direi che ci sono troppe persone con i tuoi stessi poteri, Amata!"
    "Già, lo vedo anch'io. E mi chiedo come sia possibile." Rispose una voce maschile
    "Come sarebbe a dire?" esclamò Inuyasha. "Uno di voi è un custode?!"
    "Non abbiamo mai sentito parlare di questi custodi fino a poche ore fa! Ma sappiamo che siete i responsabili della possibile fine dell'universo! Ed è per questo che vi elimineremo!" urlò Amata, mentre il robot aumentava la distanza da terra, per poi portare indietro il braccio destro.
    "Mugen.. Punch!" urlarono tre voci in contemporanea.
    Il braccio cominciò ad allungarsi superando il gruppo di custodi e sparendo oltre le montagne.
    "Hanno sbagliato mira…" commentò Pan.
    "Non direi." Rispose una delle tre voci. "Sta solo facendo il giro del pianeta!"
    "Il giro del pianeta?!" esclamò Marco. "È impossibile! Non esiste nessun materiale in grado di allungarsi a tal punto!"
    "Nemmeno quel tipo di gomma poteva tanto!" aggiunse Pan.
    Ma prima che potessero dire altro, un'ombra apparve sopra di loro, anticipando il pugno del robot, che stava scendendo su di loro.
    "Maledizione…" fece Shinji, per poi spalancare gli occhi. "Forse…"
    Prima che qualcuno potesse capire cosa volesse fare, si alzò in volo, dirigendosi verso il pugno.
    Lentamente, comincio ad aumentare di dimensioni, diventando viola.
    Pochi secondi dopo, l'Evangelion 01 era in rotta di collisione con il pugno.
    "Che cosa?! Che cos'è quello?!" esclamò Zessica.
    "Prendete questo!" urlò la voce di Shinji, portando indietro il braccio, rispondendo con un altro pugno.
    La forza d'urto della collisione tra i due fu tale da far volare via i presenti.
    L'Eva fu scagliato contro una collina poco lontana, mentre il Mugen Punch tornò indietro dal proprietario, finendo anch'esso a terra, che subito dopo si divise in tre macchine volanti, che precipitarono a pochi metri l'una dall'altra.
    "Si è rotto…" fece Pan, mentre l'Eva 01 tornava ad essere Shinji. "Non doveva essere granché!"
    "M-Ma quel ragazzo… Si è trasformato in quella cosa?!" esclamò Kuzco, indicando Shinji che si rialzava.
    "Già. Ora però andiamo a vedere chi ci ha attaccato." Disse Saiko, avvicinandosi alle tre macchine.
    Ma prima che potessero raggiungerle, ne uscirono tre ragazzi, per poi scivolare a terra.
    "Chi pensava che anche loro avessero un Aquarion?" fece Zessica, sbuffando. "Solo mi chiedo da dove lo abbiano tirato fuori…"
    "E voi chi siete?!" esclamò Happy. "E come fatte ad avere l'Aquarion?!"
    Tutti si girarono verso di lui.
    "Aquarion?" chiese Tsuna. "Tu sai come si chiama quella cosa?"
    "Lo so perché corrisponde alla descrizione fatta da Apollo, aye!" rispose il gatto.
    "Apollo? Non starai parlando di quell'Apollo, vero?" s'intromise Amata. "E come fai a conoscere lui e l'Aquarion?"
    "Lo conosco perché l'ho incontrato di persona, ecco perché, aye!"
    "Di persona? Vuoi dire che tu hai dodicimila anni?" domandò Mikono.
    "Certo che no! L'ho visto nascere, e non sono passati nemmeno dieci anni da allora." Rispose Tsuna.
    "Ma non è possibile! Amata è la reincarnazione di Apollo dopo dodicimila anni da quando è scomparso! Non può averlo incontrato di persona!" esclamò Zessica.
    "Reincarnazione?" ripeté Kairi. "Come sarebbe a dire? Non esiste nulla del genere."
    "Certo, come no. Se non fosse che loro due hanno aspettato ventiquattromila anni per poter stare insieme, potrei anche darti ragione." Fece la verde.
    "Ventiquattromila anni? Bisogna dire che li portano decisamente bene!" esclamò Kuzco. "Altro che Yzma!"
    "Ora che cosa ci farete? Ci eliminerete come fate con tutti gli altri?"
    "Eliminarvi? In effetti, dopo il vostro attacco, potremmo anche considerarvi dei nemici, ma qualcosa mi dice che qui c'è un grosso equivoco." Replicò Edward. "Tanto per cominciare, come avete fatto a fraintendere il messaggio di Master Aqua?"
    "Messaggio? Non sappiamo di cosa state parlando."
    "Master Aqua, la custode che era prigioniera dell'oscurità, che ha contattato tutti i mondi avvertendoli dell'imminente guerra che potrebbe portare alla distruzione dell'universo. Vi dice niente?" fece aspro Shinji.
    "Assolutamente nulla." Rispose i tre.
    "Ma insomma! A momenti pure quelli degli universi paralleli lo sapevano!" sbottò Pan. "E poi non mi direte che non avete mai sentito del grande Black Star, no?"
    "Mai sentito. Come non abbiamo mai sentito parlare di custodi, di oscurità o affini."
    "Qui c'è qualcosa che non torna…" fece Ichigo, massaggiandosi la testa. "Tutti sanno dell'oscurità e della luce! Sono la base di tutti i mondi!"
    "Mondi? Da come parlate, sembra quasi che ce ne siano chissà quanti." Replicò Zessica, spostandosi i capelli. "Ma per quel che ne sappiamo noi, ci sono solo la Terra e Altair. Gli altri sono tutti pianeti privi di vita."
    "Oh, davvero? Scusate, devo essermi perso qualcosa, mentre visitavo tipo un centinaio di mondi diversi, tutti pieni di vita." Commentò Ichigo.
    "Come?" fece Amata.
    "Sveglia!" gli urlò Marco. "Siamo alle porte di una guerra di dimensioni universali! Noi veniamo praticamente tutti da un mondo diverso! E nemmeno voi mi sembrate di questo mondo, visto che gli abitanti dovrebbero essere come loro!" e indico Kuzco e Pacha, che salutarono con la mano.
    "Prima quelle rane parlanti, adesso un lama e due gatti parlanti… Perfetto! Dopo Mikage, direi che era proprio quel che ci voleva!" sbottò Zessica.
    "Mikage? Mai sentito…" rifletté Happy. "Apollo mi ha parlato di un certo Tom, o qualcosa del genere."
    "Toma?" fece Mikono.
    "Sì, lui! Però mi ha detto che alla fine lo aveva aiutato a salvare il suo mondo… Ah, non ci sto capendo più nulla, aye!"
    "Com'è possibile che questo gatto sia a conoscenza di argomenti che sono stati rivelati solo a noi?" si chiese Amata. "Nessuno dovrebbe esserne a conoscenza. A meno che…"
    Amata spalancò gli occhi.
    "In che anno siamo?" chiese subito.
    "Ecco… questa è una domanda un po' difficile a cui rispondere…" fece Edward. "Ognuno di noi viene da un mondo diverso, ognuno con il suo sistema di numerazione degli anni… Io per esempio vengo più o meno dal 2010…"
    "Amata, non starai pensando che-" cominciò Zessica.
    "Sarebbe assurdo, però non impossibile." Rispose il ragazzo. "Se fossimo stati sbalzati indietro nel tempo, poco dopo il mito?"
    "No!" esclamò Mikono, portandosi le mani sulla bocca.
    "Indietro nel tempo?" ripeté Riku. "Beh, potrebbe anche essere… Ma come?"
    "Anche a me in passato è capitato di viaggiare nel tempo, ma sempre per cause fortuite." Rifletté Black Star.
    "Beh, Lambo poteva far viaggiare nel futuro e viceversa di dieci anni." Fece Natsu. "Come vi ricordate, ha spedito Dark avanti nel tempo, sostituendolo con la sua versione futura."
    "Però mi pare di capire che questi tre vengano da un po' oltre dieci anni… Tipo qualche millennio in più, oltre al fatto che non possono essersi sostituiti ai loro stessi di questo tempo."
    "Ma l'Aquarion esiste in quest'epoca, no?" fece Asuka. "Almeno, se Happy l'ha riconosciuto, significa che questo Apollo diceva la verità."
    "Beh, ad ogni modo, non importa!" esclamò Zessica, portando le mani di fronte a sé. "Ci avrete sconfitti grazie a quel robot, ma non ci arrenderemo così facilmente!"
    "Ehi, aspetta, che cosa vuoi fare?" chiese Black Star, poco prima di venire schiacciato da una forza misteriosa, che gli procurò diversi tagli ai vestiti e sul volto, per poi farlo volare via.
    "Tsk! Voi saprete volare, ma non sapete fare altro!"
    "Ma davvero?" fece Tsuna, mentre sulla sua fronte appariva una fiamma. "Non potrò usare tutti i miei poteri del fuoco, ma per mia fortuna anche questo corpo può usare le fiamme!"
    "Che cosa? Siete anche voi degli Element?" esclamò Mikono, guardando sorpresa il fuoco.
    "Element? Questa è magia!" rispose Edward, creando una sfera d'acqua dal nulla, per poi alzarsi in volo. "È uno dei poteri di noi custodi. Sapete, ogni tanto, mentre salviamo un mondo qui e un mondo là, questi poteri ci tornano utili."
    "Salvare? Cos'è, ci prendete in giro?" chiese Zessica. "Da quel che ci hanno detto, voi custodi andate in giro a distruggere mondi!"
    Sentendo ciò, tutti la guardarono sopresi.
    "E chi vi avrebbe detto questa frottola? È vero, alcuni custodi lo fanno, ma sono appunto custodi oscuri."
    "Aspettate, temo di non aver capito bene… Avete detto che alcuni di voi custodi distruggono mondi? Così, a piacere?" fece Kuzco.
    "Dato che vogliono distruggere l'universo, sì. Anche se il nostro… possiamo dire capo, ha prima creato e poi distrutto un mondo." Replicò Marco.
    "Interessante… Dunque siete molto più forti di quel che sembrate." Fece una voce, mentre una piccola figura si avvicinava, con in mano qualcosa più grande di lui.
    "Skipper?" fece Black Star.
    "Non ho idea di chi tu stia parlando." Rispose la figura, rivelandosi.
    Era una rana rossa, sulla cui fronte era disegnato un teschio. L'occhio sinistro era attraversato da una cicatrice, e portava una cintura legata in vita.
    In mano teneva un fucile gigante, in quel momento puntato contro i custodi.
    "Tuttavia, vi consiglio di non fare un passo, altrimenti sarò costretto a fare fuoco!"

    Dark, Hikari, Sora, Ran e Shinichi si fermarono ai piedi di una palude.
    Dietro di loro Kronk, con un baldacchino sulle spalle, continuò per poi fermarsi pochi metri dopo e inginocchiandosi a terra.
    Subito dopo Yzma aprì le tende che ne celavano la figura, cominciando a scendere calpestando Kronk e finendo direttamente nella palude.
    "Senti un po' Dark… perché stiamo seguendo questi due idioti?" chiese Sora.
    "Nascondono qualcosa. Vogliamo scoprire che cosa." Rispose Hikari.
    "Io voglio solo scoprire che fine ha fatto il mio corpo." Fece Shinichi.
    "Dobbiamo solo aspettare." Disse Dark. "Sono sicuro che gli altri si sono incontrati proprio con quel lama, e hanno scoperto di sicuro qualcosa in più. Questo mondo non è abitato da animali parlanti, di conseguenza o viene da un altro mondo, come quel gatto, o gli è successo qualcosa."
    "E allora perché non apri un varco?"
    "Perché dobbiamo tenere questi due sotto controllo. Anche se credo ci servirà tutta la pazienza possibile…" fece l'incarnazione dell'Equilibrio, guardando Kronk parlare con uno scoiattolo.
    "Perché a me? Perché a me?!" esclamò Yzma, attirando l'attenzione dei custodi su di sé.
    "Non devi sempre sentirti al centro dell'attenzione. È lui che non è fortunato negli incontri." Rispose Kronk, guardando lo scoiattolo. "Dice che un lama parlante gli ha fatto passare un momentaccio…"
    Non appena ebbe detto quelle parole, l'Imperatrice si attaccò istantaneamente al braccio del suo sottoposto, guardando bramosa lo scoiattolo.
    "Hai detto un lama parlante?" chiese all'animale, sorridendo fintamente. "Su, racconta!"
    Lo scoiattolo disse qualcosa che però nessuno sembrò capire.
    "Ecco… non vuole rivolgerti la parole." Tradusse Kronk.
    "Allora chiediglielo tu, di grazia." Disse acida, facendo sospirare il sottoposto.
    "Odio stare in mezzo." Commentò, per poi cominciare a parlare con degli squittii.
    "Non sta parlando con uno scoiattolo, vero?" fece Sora, massaggiandosi gli occhi.
    "Giaguari? Ma davvero? Micidiale." Fece Kronk, continuando ad ascoltare l'animale, mentre Yzma si avvicinava desiderosa di sapere.
    Lo scoiattolo se ne accorse, fermandosi subito e mettendo il broncio.
    "Ehm… ti puoi allontanare, per favore?" chiese Kronk.
    "Oh, scusate." Rispose lei, facendo qualche passo indietro.
    Lo scoiattolo la guardò, per poi indicare con le braccia di allontanarsi ulteriormente.
    "Ancora un po', prego." Confermò Kronk.
    L'Imperatrice, decisamente stizzita, si allontanò ancora di più, raggiungendo i custodi.
    "Così va bene?!" urlò.
    "Sì, perfetto."
    "Adesso fatti dire da che parte è andato quel lama parlante!" gli ordinò, per poi rivolgersi ai custodi. "Mi chiedo perché tutti i miei sottoposti devono essere così."
    "Forse perché sono i più compatibili con lei." Rispose una voce.
    "Chi va là?!" urlò Shinichi, evocando il Keyblade.
    "Oh, un Keyblade. Era molto tempo che non ne vedevo uno." Continuò la voce. "Da quasi diecimila anni, secolo più, secolo meno."
    Dark e Hikari spalancarono gli occhi.
    "Chi sei?!" urlarono insieme, evocando Balance.
    "Due custodi dell'Equilibrio? Questa sì che è una sorpresa."
    Senza dire altro, un lieve colpo di vento investì i presenti, rivelando un uomo vestito con un completo nero a bordi bianchi, con dei corti capelli castano scuro e una cicatrice sull'occhio sinistro.
    "Come fai a sapere che siamo dei custodi dell'Equilibrio?" chiese Hikari.
    "Semplice: ho già aiutato un vostro predecessore tempo fa." Rispose lui. "Allora, chi di voi due è il nuovo Dark?"
    "Sono io, ma temo di doverti aggiornare. Io sono anche-"
    "L'Equilibrio stesso, una delle tre entità portanti dell'universo." Completò l'uomo, facendo spalancare la bocca a Yzma.
    "Come, scusa?!" esclamò questa, venendo zittita dagli altri tre ragazzi.
    "E questo qui come fa a sapere tutte queste cose?!" esclamò Shinichi.
    "Non sarà forse lui… il misterioso Blue Ranger, vero?"
    "Mi spiace deludervi, ma non ho nulla a che fare con lui. Sono qui perché una mia allieva ha avuto una visione."
    "Potresti rinfrescarci la memoria?" chiese Dark. "Non ho il tempo di chiedere a tutti i miei custodi chi sei."
    L'uomo sorrise, per poi far apparire tre frecce dal nulla, che strinse in una mano.
    "In quest'epoca il mio nome è Gen Fudo."
    Dark e Hikari spalancarono gli occhi, mentre i ricordi venivano recuperati dai loro predecessori.
    "Capisco…" fece l'incarnazione dell'Equilibrio. "Adesso ho collegato i miei ricordi. Dimmi, cosa ci fa un essere del tuo calibro su un mondo come questo?"
    "Eh? Vuoi dire che lo conosci?" chiese Sora.
    "I custodi dell'Equilibrio possono accedere ai ricordi di tutti i loro predecessori." Spiegò Hikari. "Non appena ci ha detto il suo nome, lo abbiamo collegato a un uomo che in passato ha incontrato un custode dell'Equilibrio."
    "Però sono passati dodicimila anni dall'ultima volta che si è fatto vedere."
    "Sapete com'è, sono stato un po' indaffarato. Ad ogni modo, per rispondere alla vostra domanda, sono qui perché due mie allieve hanno rilevato su questo mondo la presenza di un loro compagno, che credevamo scomparso qualche mese fa. Si chiama Apollo, lo avete mai sentito nominare?"
    "Apollo? Anche lui è qui?" fece Hikari.
    "Allora lo conoscete!" esclamò una voce femminile, anticipando una ragazza dai capelli biondi, con addosso una tuta rosa, che apparve in mezzo alle piante.
    "Sbaglio, o in questi tuoi esami spuntano strani personaggi da ogni angolo?" commentò Sora, rivolgendosi a Dark.
    "Abbiamo incontrato Apollo non molto tempo fa." Rispose Hikari. "È giunto in nostro aiuto, richiamato da Lucis. Da quel che ci ha detto, non doveva più esistere, ma combatterà nella guerra."
    "Lo sapevo! Quell'animale non può fare a meno di fare l'eroe!" esclamò la ragazza, sospirando. "Però almeno posso ancora rivederlo…"
    "Tu chi sei?" chiese Ran.
    "Il mio nome è Silvia de Alisia." Rispose la ragazza.
    "Mentre io sono Reika." Fece un'altra ragazza, dai capelli neri, che indossava la stessa tuta, raggiungendoli.
    "Io sono Dark. Lei è Hikari. Mentre loro sono…"
    "Edward Elric." Fece Sora.
    "Tsubaki." Disse Ran.
    "Inuyasha." Completò Shinichi.
    "Dove si trova Apollo in questo momento? Sappiamo che è su questo mondo, ma non riusciamo a trovarlo." Fece Reika.
    "Apollo dovrebbe essere su un altro mondo, per quel che ne sappiamo." Rispose Dark. "Cosa vi fa pensare che sia qui?"
    "Ho avuto una visione che mi diceva che era qui."
    "Come mai potete viaggiare tra i mondi?" s'intromise Sora.
    "Per chi crede, niente è impossibile!" esclamò Fudo, stringendo con forza le tre frecce. "Tre forze possono diventare una sola forza, come una sola forza può dividersi in tre forze."
    "Fantastico, un altro tipo strambo!" sbottò Shinichi.
    "Ad ogni modo, non credo sia qui. Almeno, non è ancora successo nulla di grave che potrebbe spiegare la sua presenza e-"
    Ma il custode s'interruppe quando il terreno tremò per qualche secondo, mentre il cielo s'illuminava a giorno.
    "E ora che cosa…?!" fece Shinichi, cercando di restare in piedi.
    "Questa forza… Non è possibile!" esclamò Reika.
    "Di cosa state parlando?" chiese Ran.
    "Dell'Aquarion." Rispose Silvia.
    "Aquarion?" s'intromise Yzma. "E sarebbe?"
    "L'Aquarion è il mezzo per la pace! È il mezzo per il futuro e per il passato!" rispose Fudo, per poi far scattare in avanti il braccio. "Trovate l'Aquarion, e troverete la risposta ai vostri dubbi!"
    "Beh, mi piacerebbe, ma io ho da trovare un lama parlante. Perciò se non vi dispiace, noi andiamo avanti." Fece l'Imperatrice, risalendo sul baldacchino. "Voi custodi che cosa fate?"
    "Mi spiace, ma credo che a questo punto seguiremo la cosa più importante."
    "Capisco. Beh, se incontraste quel lama, non fatevi ingannare da ciò che dirà ed eliminatelo subito! Kronk, parti!" ordinò al sottoposto, che cominciò subito a correre.
    "Quei due non combineranno nulla." Fece Sora, sospirando.
    "Allora, da che parte si trova l'Aquarion?"
    "A dir la verità, l'Aquarion dovrebbe essere sepolto nel nucleo del nostro mondo." Rispose Silvia. "Ma forse, si tratta di una delle sue copie."
    "Copie?"
    "Come quella con qui siamo venuti noi." Rispose la ragazza, mentre alle loro spalle si ergeva dagli alberi un enorme robot.
    "Questo è l'Aquarion Delta!" spiegò Reika.
    "Che diamine… Questo è decisamente più grande di quel Nirvash!" esclamò Shinichi, per poi girarsi verso Fudo. "Dove diavolo avete trovato quel- Eh?"
    L'uomo era scomparso come nel nulla.
    "Non fateci caso, è uno che scompare e ricompare spesso come se niente fosse." Fece Silvia. "Credete di riuscire a restare aggrappati all'Aquarion?"
    Come risposta i custodi si alzarono in volo.
    "Credo possiamo fare di meglio." Disse Hikari, ridendo di fronte alle facce sorprese delle due ragazze, che nel frattempo stavano salendo sul robot.

    "Okay… Allora sarebbe stata questa… rana, assieme ad altri suoi simili, a dirvi che eravamo dei distruttori?" chiese Ichigo, osservando Marco che teneva la rana a testa in giù.
    "Non credevo avrebbero respinto i miei proiettili con estrema facilità…" fece quest'ultima. "Ma lo avevo detto io a Keroro che quest'idea era assurda!"
    "Keroro?" chiese Kairi. "E chi sarebbe?"
    "Il mio superiore. Anche se a vedersi non si direbbe."
    "Intendi dire quella rana verde?" chiese Zessica.
    "Proprio lui. Mi ha ordinato di seguirvi, e di catturare i custodi, ma non pensavo certo di assistere a uno scontro tra due giganti. E tantomeno che uno di questi fosse in realtà un umano."
    "Devo ammettere che questo corpo, a dispetto del suo proprietario originale, ha qualche vantaggio." Fece Shinji.
    "Ecco… non mi è chiaro questo punto. Avete detto che vi siete scambiati di corpo, esatto?" s'intromise Mikono. "Ma non ho capito come può essere successo. È una maledizione di questo mondo?"
    "No, è solo opera di una stramaledettissima entità superiore. E io che speravo di non dover più vivere un'esperienza del genere…" replicò Marco.
    "Beh, di sicuro è meglio di quel che è successo a una nostra amica." Intervenne Amata. "Si è ritrovata su un mondo che l'ha trasformata in un rag-"
    "Non finire la frase!" urlò Shinji. "Sono già abbastanza furiosa per questa situazione, non voglio ricordare la prima prova!"
    I tre piloti lo guardarono increduli.
    "Aspettate… state dicendo che tutti voi vi siete trasformati…"
    "Sì, il che di sicuro ha esteso di qualche mese il tempo che dovrò passare da uno psicologo." Commentò Black Star. "Non che questa situazione sia tanto migliore ma-"
    "Come osi?!" esclamò Pan. "Ti trovi nel mio divino corpo! Come minimo dovresti prostrati ai miei piedi per un tale onore!"
    "Ma sta' zitto!" replicò Marco, dandogli un pugno in testa. "E prima che ti lamenti, ti ricordo che quello è il mio corpo!"
    "Beh, ad ogni modo, che cosa ne facciamo di lui?" chiese Ichigo, sollevando ancora la rana.
    "Mi chiamo Giroro!" esclamò questa. "E sono un caporale, cercate di portare maggior rispetto!"
    "Caporale?" ripeté Asuka. "Beh, devo dire che dopo aver visto quattro pinguini parlare e comportarsi come un plotone militare, non mi sorprendo per così poco."
    "Speriamo che non s'incontrino mai. Vi immaginate che cosa potrebbe succedere con quel pinguino sputa armi?"
    "Scusa… ho sentito male, o hai detto proprio pinguino sputa armi?" domandò Zessica.
    "Armi, dinamite, bombe, armature, pop corn… Quel pinguino dev'essere il prodotto di qualche mutazione genetica."
    "Peggio di Pen Pen." Concordò Asuka. "E io che mi ero sorpreso nel vederlo leggere un giornale."
    "In effetti ne abbiamo incontrati di personaggi assurdi nel nostro viaggio." Ammise Ichigo. "Animali parlanti, oggetti parlanti, fantasmi, Shinigami, mostri, demoni, vampiri, ragazzi che si trasformano in armi, divinità distruttrici, angeli…"
    "Wow… un curriculum di tutto rispetto…" disse sarcastico Amata, per poi girarsi verso le tre macchine. "Beh, allora direi di metterci alla ricerca di un modo per tornare nel nostro mondo. I Vector non mi sembrano troppo danneggiati."
    "Ecco, a proposito… Che cosa sono esattamente quei cosi?" chiese Shinji. "I nostri Eva erano dei robot giganti composti da un pezzo unico, ma non avevo mai sentito parlare di tre macchine che si uniscono."
    "Immagino tu non abbia mai visto i Super Sentai in azione, vero?" replicò Edward. "Altrimenti non saresti così sorpresa. Anzi, loro spesso ne uniscono da tre a sei insieme."
    "Non so che cosa siano i Super Sentai, ma questi si chiamano Vector, e hanno ben ventiquattromila anni. Sono stati costruiti da Apollonius, per poter affrontare gli Angeli delle Tenebre."
    "Anche voi contro degli angeli?" fece sorpresa Asuka. "Cavoli, certo che scelgono sempre nomi originali per chiamare i nemici."
    "Beh, non so da voi, ma questi Angeli si divertivano a distruggere gli umani e Apollonius era quello più malvagio di tutti. Ma si sa, basta poco per far cambiare idea." Fece Zessica, indicando poi con un dito Mikono. "Infatti si è innamorato di un'umana, e per lei non ha esitato a tradire la sua razza, alleandosi con gli umani e donandogli l'Aquarion."
    "Apollo me ne aveva accennato." Rifletté Happy. "Ma aveva detto che gli Angeli delle Tenebre erano stati sconfitti."
    "Infatti è così. Tuttavia-"
    "Ehm… scusate se v'interrompo…" s'intromise Kuzco. "Ma io avrei una certa fretta di tornare al mio palazzo."
    "Temo che non potremo più accompagnarvi. Questo fatto diciamo che è un po' più urgente."
    "Non vi preoccupate." Intervenne Pacha. "Porterò io Kuzco a palazzo. Ci vorrà un po' più di tempo senza il ponte, ma dopotutto, non c'è altra soluzione. E sembra che sia meglio non interferire con i vostri affari. Grazie ancora per il vostro aiuto."
    "Di niente. Ti auguro di riuscire a riottenere il tuo corpo, Kuzco." Fece Natsu.
    "Considerando che Yzma mi ha mandato contro un gatto assassino, non saprei…"
    "Noi però vorremo sapere dove siamo finiti…" mormorò Mikono.
    "Sentite…" cominciò Pacha. "Perché non venite al mio villaggio? Potrete riposarvi un po' e inoltre interrogare per bene quel… demone…" concluse, indicando Giroro.
    "Come sarebbe a dire demone?! Io sono un caporale, con il compito di conquistare Pekopon! I miei compagni verranno presto a salvarmi!"
    "Beh, se le cose stanno così…" fece Zessica, ignorando la rana. "Che ne dite di un passaggio? Cercheremo di non farvi cadere. Sapete, le cabine sono monoposto, perciò dovremmo portarvi sulla mano."
    "Oh, non ti preoccupare per noi. Siamo tutti in grado di volare." Disse Marco, alzandosi insieme agli altri. "Più che altro sono loro tre ad averne bisogno."
    "Beh, io ho scalato una pianta di fagioli gigante che arrivava al cielo. Non ho di certo paura delle altezze." Commentò il Gatto con gli Stivali.
    "Una pianta di fagioli gigante? E perché l'hai scalata?"
    "Ma per il tesoro ovviamente! E ora sto cercando di farla crescere di nuovo."
    "Okay… altra gente assurda…" mormorò Zessica, dirigendosi assieme agli altri due piloti verso i Vector.
    Pochi secondi dopo, le tre macchine si alzarono in volo, per poi cominciare a scomporsi, assemblando nuovamente l'Aquarion, che abbassò la mano di fronte a Kuzco, Pacha e il Gatto.
    "Forza, saltate su!" fece la voce di Zessica.
    "Se lo racconto a qualcuno, non mi crederanno mai!" esclamò Kuzco.
    "Voi siete pronti?" chiese Amata ai custodi, che annuirono.
    "Allora andiamo!" urlarono i tre piloti insieme, mentre dalla schiena dell'Aquarion per qualche secondo apparve un paio di ali, che scomparvero non appena il robot si alzò in volo, per poi partire a tutta velocità.
    "Cavoli, è decisamente veloce per le sue dimensioni." Commentò Edward, per poi partire al suo inseguimento, assieme agli altri.

    "Uhm…" rifletté un anziano, osservando la scacchiera di fronte a sé.
    "Eh eh, credo proprio di aver vinto io." Fece un altro anziano, sorridendo.
    "Non cantare ancora vittoria, io-per tutti i miei anni, che cos'è quell'affare?!" esclamò, sgranando gli occhi.
    "Pessima tattica per distrarmi." Ridacchiò l'amico.
    "No, dico sul serio, che cos'è quella cosa?" insisté il primo, alzandosi in piedi e indicando il cielo.
    L'altro si girò, per poi lasciare cadere a terra il pezzo che aveva in mano.
    L'Aquarion si avvicinò al villaggio, atterrando ai suoi piedi.
    Pochi secondi dopo i custodi lo raggiunsero, mentre il robot abbassava la mano, permettendo ai tre passeggeri di scendere.
    Kuzco si buttò subito a terra, mettendosi a baciarla.
    "Terra, terra cara! Non ho mai avuto così tanta mancanza di te!" esclamò, mentre anche Pacha e il Gatto faticavano a evitare di rimettere.
    "È bastato così poco per mettervi fuori gioco?" li prese in giro Zessica, uscendo dal suo Vector, imitata dai due compagni.
    "Sapete, non credo che chi non è abituato a volare riesca a resistere facilmente a quella velocità." Commentò Kairi.
    "Beh, adesso andiamo a casa mia." Fece Pacha, riprendendosi. "Mia moglie capirà la situazione."
    "Ehi Pacha!" lo chiamò uno dei due anziani. "Dove hai trovato quell'affare volante?"
    "È una lunga storia, credetemi." Rispose sospirando.
    "Beh, almeno sei arrivato in tempo per incontrare i tuoi parenti."
    Il capo villaggio lo guardò sorpreso.
    "I miei parenti?" ripeté confuso.
    "Li abbiamo indirizzati a casa tua."
    "E che aspetto avevano?" s'intromise il Gatto con gli stivali.
    "Uno era un armadio a due ante e l'altra era una donna, cioè una vecchia… Ecco, come la descriveresti?" chiese all'amico.
    "La nonna brutta di Dracula."
    "Proprio così!"
    Kuzco spalancò gli occhi.
    "Yzma e Kronk!" esclamò insieme al Gatto.
    "Questa donna è così brutta?!" fece sorpreso Black Star.
    "Credo ci siano buone possibilità che abbia incontrato di persona i dinosauri." Replicò l'Imperatore.
    "Secondo me, è anche più vecchia." Aggiunse il Gatto. "Non avevo mai visto señorita tanto brutta prima, e ho pure dovuto fare il gentilgatto perché credevo fosse l'Imperatrice."
    "E ora si trova a casa tua, esatto?" fece notare Amata a Pacha.
    "Presto!" urlò lui, correndo attraverso il villaggio seguito dal resto del gruppo.
    "Ovviamente la tua è la casa in cima alla collina, non è vero?" fece aspra Zessica.
    "È casa nostra da generazioni!" rispose lui, mentre raggiungevano la casa.
    "Mi preoccupa quel tipo grande come un armadio… dev'essere un tipo incredibilmente forte." Fece Asuka, mentre lui, Pacha, Kairi e Zessica si avvicinavano alla finestra.
    "Novantanove scimmie saltavano sul letto!" disse una bambina, che stava tenendo il capo di una corda assieme a quello che doveva essere suo fratello, mentre in mezzo ai due c'era Kronk, che stava saltando la corda a tempo con la canzoncina.
    "Una cadde in terra e si ruppe il cervelletto!" continuò quest'ultimo.
    "E anche incredibilmente stupido, oserei dire." Commentò Kairi, mentre Pacha si faceva notare dalla moglie, che in quel momento stava parlando con Yzma.
    Il capo villaggio di allontanò con Kuzco, mentre i custodi rimasero a tenere sotto controllo la casa facendo attenzione a non farsi vedere.
    "Okay… e ora cosa facciamo? Non possiamo di certo restare qui con quella donna." Fece Riku.
    "Se mi è permesso parlare…" cominciò Giroro, sempre tenuto da Ichigo. "Non converrebbe cercare un modo per trattenere quei due e intanto usare di nuovo quel robot per allontanarsi da qui?"
    "E come li tratteniamo senza fargli del male?"
    "Ci penseranno mia moglie e i miei figli." Rispose Pacha, riapparendo con Kuzco in braccio, che sembrava tramortito. "Però ci conviene dividerci. Io e Kuzco proseguiremo a piedi. Voi attirate l'attenzione di Yzma e Kronk con l'Aquarion!"
    "D'accordo, direi che come piano può and-" cominciò Marco, interrompendosi di colpo e girando la testa verso il cielo.
    "Sta arrivando qualcuno." Disse, evocando il Keyblade.
    "Non riesci a capire chi?" domandò Pan.
    "Sento un'energia potente… anzi, oserei dire… identica a quella dell'Aquarion."
    "Che cosa?! Ne sei sicuro?" esclamò Amata, per poi guardare gli altri due piloti, che annuirono.
    "Allora ci conviene tornare subito dentro l'Aquarion e prepararci a combattere. A quanto pare qualcuno non è ancora contento di com'è finita la nostra battaglia contro Mikage." Fece Zessica, correndo verso il robot assieme ai due compagni, entrando e attivandolo.
    Gli occhi dell'Aquarion brillarono, mentre questi si girava nella direzione indicata da Marco.
    "Aquarion… LOVE!" urlarono i tre piloti, per poi alzarsi in volo.
    "Aquarion… Love?" ripeté Black Star, grattandosi la testa. "E questo che significa? Prima non hanno detto niente del genere per attivarlo…"
    "Dev'essere il loro grido di battaglia… credo…" Fece Ichigo, mentre all'orizzonte appariva un punto luminoso.
    "Mugen Punch!" urlò Amata, facendo allungare il braccio del robot, pronto a colpire l'avversario in arrivo.
    Ma con loro sorpresa, il pugno si scontrò con un attacco gemello, provocando un'onda d'urto che investì tutti i presenti.
    "Che cosa?! C'è un altro robot con un attacco come quello?!" esclamò incredulo Inuyasha.
    "Apollo!" urlò una voce, che risuonò nel cielo.
    Sotto gli occhi sorpresi di tutti, all'orizzonte apparve un profilo umanoide, anticipando l'arrivo di una copia quasi perfetta dell'Aquarion, se non diverso per la testa e i colori.
    "Eh?! Che cosa?!" esclamò Zessica, osservando assieme ai due compagni l'Aquarion di fronte a loro, che ritirò il braccio.
    "Ehm… credo che per noi sia ora di andare… buona fortuna!" fece Pacha, sollevando di peso Kuzco e correndo via.
    "Chi siete?" chiese una voce proveniente dal mecha appena arrivato. "Come fate ad avere l'Aquarion?!"
    "Questo dovremmo esserlo noi a chiederlo!" rispose Zessica. "L'Aquarion è rimasto imprigionato per dodicimila anni! Come avete fatto a replicarlo?"
    "Non prendeteci in giro! Lo abbiamo visto sacrificarsi assieme ai nostri amici!" rispose Silvia. "E non vi permetterò di infangare la memoria di Apollo e di mio fratello!"
    "Apollo?" ripeté Mikono. "Aspettate… Tu non sarai forse Silvia, vero?" esclamò incredula.
    "No, impossibile!" rispose Amata, parlando solo alla compagna. "Non puoi incontrare te stessa! E poi, non ci risulta quell'Aquarion."
    "Come fate a sapere il mio nome?" domandò l'altra ragazza. "Chi siete?"
    "Ho l'impressione di aver perso qualche pezzo…" fece Black Star, grattandosi la testa.
    "In questo momento, ci sono due esseri che sono la stessa entità, ma di due tempi diversi." Rispose Dark, uscendo dal varco assieme a Hikari, Sora, Ran e Tsubaki.
    "Dark!" esclamarono tutti i custodi, girandosi verso di lui.
    "Bastardo, facci tornare nei nostri corpi!" urlò Pan.
    "Sapete che non posso farlo. Dovrete aspettare la fine della prova. Ma prima… sarà meglio fermare quei due robot."
    Detto questo, si alzò in volo, fermandosi in mezzo ai due mecha.
    "Cosa? E quello chi è?" fece Zessica.
    "Dark, che cosa stai facendo?" urlò Reika.
    "Avete preso un granchio." Rispose il custode dell'Equilibrio. "Quello non è l'Aquarion che state cercando, e Apollo non è lì dentro."
    "Ma loro lo conoscono! Significa che hanno avuto a che fare con lui!"
    "Sì, ma solo perché ne hanno sentito parlare."
    "Io continuo a sentire la sua presenza! Non posso arrendermi ora che l'ho trovato!" urlò Silvia.
    "Non è come pensi." Rispose Mikono, uscendo dall'Aquarion Love. "Apollo non è qui. Non come Apollo."
    "Mikono, no!" urlarono insieme Amata e Zessica, uscendo anche loro dal robot.
    "Apollo e il fratellone non sono più qui. Sono tornati con un nuovo aspetto… proprio come te. Abbiamo aspettato ventiquattromila anni per poter stare insieme."
    "No… Non vorrete forse dirmi che voi…" fece Reika, uscendo anche lei dall'Aquarion, seguita a ruota da Silvia.
    "Proprio così. Loro sono le vostre reincarnazioni." Rispose Hikari, raggiungendo Dark. "Ecco perché continuate a percepire la presenza di Apollo."
    "No…" mormorò Silvia, cadendo in ginocchio. "Volete dire che abbiamo affrontato questo viaggio… per niente?"
    "Niente affatto!" risuonò una voce.
    Dark e Hikari spalancarono gli occhi, mentre il cielo cominciava a scurirsi, facendosi buio più della notte.
    "Che cosa sta succedendo?" esclamò il Gatto con gli stivali, guardandosi attorno preoccupato.
    "Non sono ancora libero… però posso usare parte dei miei poteri!" continuò la voce.
    "Nigrae!" urlarono insieme i due custodi dell'Equilibrio, evocando il Keyblade.
    "Questa sensazione… l'ho già provata…" mormorò Zessica, tremando, mentre di fronte a loro l'aria cominciava a vorticare.
    Poi, apparve un enorme varco oscuro, molto più alto dei due Aquarion.
    "Per mille palle di pelo…" disse indietreggiando il Gatto con gli stivali, mentre dal varco usciva un terzo robot, grande come il passaggio.
    Questi era simile all'Aquarion Love come aspetto, ma era completamente nero.
    "Quello… Quello è l'Aquarion Ancient AQ!" urlò Amata, incredulo.
    "Ma com'è possibile? Non dovrebbe più esistere! Abbiamo debellato Toma definitivamente! Senza contare che l'Aquarion del mito è in nostro possesso!"
    "Poveri, stolti umani…" continuò la voce di Nigrae, mentre gli occhi dell'Aquarion oscuro brillarono. "Avete di fronte il frutto dell'Oscurità stessa! Niente per me è impossibile!"
    Poi il robot alzò le braccia, facendo partire due raggi neri che colpirono entrambi i robot, che si divisero nei loro pezzi originali, facendo precipitare a terra i piloti.
    "Mikono!" urlò Amata, facendosi spuntare ai piedi della ali e volando a prenderla, per poi voltarsi e raggiungere Zessica.
    Dark e Hikari invece raggiunsero Silvia e Reika, prendendole prima che si schiantassero a terra.
    "E come affrontiamo quella cosa?!" esclamò Edward. "Insomma… è più alta di una montagna!"
    "Dovete unire le forze!" rispose una voce.
    Tutti si girarono, ritrovandosi a guardare Fudo.
    "Fudo?!" esclamarono tutti e cinque i piloti, guardando l'uomo.
    "Alcuni Vector sono danneggiati." Continuò lui, facendo appare dal nulla le tre frecce. "Ma se unite i vostri poteri, allora risorgeranno, più potenti di prima. Combinate luce e oscurità. Passato e Futuro. E unite i mondi!"
    Dark lo guardò.
    "Capisco… la fusione proibita."
    "Non dovremmo fonderci di nuovo, vero?!" esclamarono insieme Kairi e Ichigo.
    "No. Voi no. Sarò io a fondermi, con Shinji e uno di loro." Rispose il custode, guardando i piloti degli Aquarion.
    "Cosa?!" urlarono tutti.
    "L'Aquarion è un robot che amplifica i propri poteri a seconda di chi lo comanda." Spiegò Dark. "Io sono l'Equilibrio, quindi la base per poter fondere Luce e Oscurità. Shinji è colui che possiede il potere dell'Evangelion, mentre loro sono già affini all'Aquarion. Unendo le nostre forze, potremmo sconfiggerlo."
    "E che ne è della prova?" chiese Marco.
    "Consideratela superata. E ora, chi di voi viene?"
    "Verrò io." Rispose Amata, avvicinandosi al custode.
    "Amata!" esclamò Mikono.
    "Non ti preoccupare, tornerò sicuramente indietro." Fece lui, sorridendole. "Non me ne andrò adesso che siamo finalmente insieme."
    "Lo sapevo… porto sempre sfortuna…" commentò Reika, sospirando.
    "Ehm… però al momento ci sono io nel corpo dello stupido… Come la mettiamo?" disse Shinji.
    "Dovrai usare tu i suoi poteri." Rispose schietta Hikari, lasciando a bocca aperta il pilota.
    "Forza, andiamo!" esclamò Dark, alzandosi in volo, mentre tre dei Vector si alzavano assieme a lui, fermandosi di fronte ai piloti prescelti.
    I tre scomparvero nel nulla, riapparendo all'interno delle tre macchine.
    "Questa è la prima volta che mi ritrovo a guidare un affare del genere." Commentò Dark, impugnando i comandi. "Amata, Asuka, siete pronti?"
    "Credo di sì… è decisamente diverso da un Evangelion."
    "Sì!" rispose sicuro Amata.
    Giroro si mise a ridere, attirando l'attenzione di tutti su di sé.
    "Che cos'hai da ridere?"
    "Sto pensando alla reazione di Keroro… è scappato, lasciandomi il compito di sottomettere voi custodi, e ora si sta perdendo un momento unico."
    "Unione leggendaria!" urlarono insieme Dark, Shinji e Amata.
    I tre Vector si illuminarono, per poi cominciare a diventare più grandi.
    Poi, seguendo uno schema preciso, cominciarono a scomporsi, avvicinandosi tra di loro e combinandosi.
    "Incredibile…" commentò Zessica, guardando con la bocca spalancata lo spettacolo.
    Di fronte a loro c'era un nuovo Aquarion, alto come quello nemico, ma completamente bianco, con testa e braccia nere, mentre gli occhi erano blu.
    "Aquarion… KEY!" urlarono le tre voci all'interno, mentre nelle mani del robot appariva un Keyblade gigante, identico a Balance come aspetto ma completamente dorato.
    "Inaudito!" esclamarono diversi custodi.
    Hikari sorrise.
    "Dovevamo aspettarcelo, dato che con loro c'è anche Dark."
    "Incredibile… non ho mai sentito una sensazione del genere!" disse Amata, guardandosi le mani. "Sento il potere scorrere dentro di me!"
    "È vero… è una sensazione fantastica!" esclamò Shinji.
    "Allora vediamo di sfruttare questo potere contro di lui!" urlò Dark, mentre il robot alzava il Keyblade.
    L'Aquarion oscuro non si mosse, limitandosi a far apparire dal nulla decine di Mugen Punch, che si diressero contro di loro.
    "Non sarà così facile!" urlarono i tre insieme, alzandosi in volo.
    Le braccia li inseguirono, ma il robot mosse velocemente il Keyblade, tagliandole tutte senza alcuna difficoltà.
    "E ora a noi!" urlarono le tre voci, lanciandosi contro l'avversario, mentre il Keyblade s'illuminava.
    Non appena si scontrarono, una forte luce avvolse ogni cosa.

    Info capitolo

  7. .
    E come promesso, ecco qui la seconda parte!
    Allora, eravamo rimasti con il risveglio dei veri poteri di Saiko e la partenza per il salvataggio degli altri, giusto?
    E allora direi che è arrivato il momento di svelare la fine di questo capitolo! XD
    Ringrazio ancora Liberty89 per avermi prestato i suoi personaggi e avermi fatto da beta reader e Ottoperotto per avermi concesso l'uso dei suoi personaggi, oltre che di scrivere questo "dietro le quinte" della sua versione di darkroxas92.
    Ma prima di lasciarvi al capitolo, le risposte alle recensioni!

    @ Liberty89: Tranquilla, tanto mi fai comunque sapere sempre che ne pensi dei capitoli XD. Ormai dovresti esserti abituata ai miei capitoli assurdi oltre ogni limite, e i personaggi folli non sono ancora finiti XD. Per gli spoiler, beh, ormai ci ho fatto il callo XD. E Loony... è sempre Loony XD

    E adesso, prima del capitolo, una piccola sorpresa per voi: l'ultima opening di Equilibrio! Attenzione, spoilera i prossimi due capitoli, perciò guardatela solo se siete pronti al peggio XD

    Equilibrio - Opening 5



    Capitolo 77: Quarta prova! Affrontare gli incubi e credere nel proprio cuore! - Torna all'indice dei capitoli
    Jessie si ritrovò ad affondare nel buio.
    “Dove sono?” si chiese, cercando di intravedere qualcosa attorno a sé.
    “Temo proprio che siamo finiti nella mia mente.” Rispose la voce di darkroxas92, rivelando così la sua presenza poco lontano.
    “La tua mente?”
    “Mentirei se dicessi che questo è il mio cuore, visto che me lo sono strappato io stesso molti secoli orsono.” Rispose la divinità.
    “Perché è così buio? Nemmeno io ho una tale oscurità…”
    “Questo è il risultato di ciò che mi è successo. Questo è ciò che resta di Lan Yami, un re vissuto molto, molto tempo fa… In un tempo che nessuno ricorda nemmeno più.”
    “Ma tu chi sei?”
    “Una divinità. Provengo da una dimensione parallela, proprio come te, dove sono temuto praticamente da tutti i ragazzi, e non. Sono il signore della distruzione, sinonimo di tutte le calamità naturali… anche se, a malincuore, devo ammettere che non è sempre stato così.”
    “Che cosa intendi dire?”
    Ma nessuna voce rispose alla custode, che si ritrovò nuovamente sola.
    Poi, come dal nulla, sotto di lei cominciarono a prendere forma varie sagome, creando lentamente una piccola cittadella. Subito dopo apparvero anche molte persone, che sembravano star acclamando qualcuno.
    Jessie atterò in mezzo a loro, senza essere notata da nessuno.
    “Che cosa starà succedendo?”
    “Mamma, guarda, eccolo!” disse un bambino, cercando di saltare per vedere meglio.
    La donna al suo fianco sorrise, per poi prenderlo in braccio e sollevarlo.
    Jessie spostò lo sguardo, vedendo così una carrozza che stava attraversando il paese.
    “Il re è arrivato!” esclamò felice una ragazza poco lontana, mentre tutti gli altri presenti cominciarono ad urlare felici.
    “Re?” ripeté Jessie, cercando di vedere meglio.
    Sgranò gli occhi quando vide che dentro la carrozza vi era seduto niente meno che darkroxas92.
    Solo, sembrava in qualche modo diverso.
    Nei suoi occhi c’era gioia, e non quel freddo che lei aveva visto. In più, rispondeva con un sorriso sincero ai saluti della gente.
    “Ho sentito che ha deciso di eliminare la classe nobile, così da poter rendere tutti noi sudditi uguali!” Sentì dire da un uomo, che stava parlando felice con un suo amico.
    “Quello… è davvero la stessa persona che ho incontrato poco fa? Sembra così diverso…” disse Jessie, per poi girarsi sentendo il rumore di uno sputo.
    “Bastardo di un re…” fece una voce proveniente da un vincolo poco lontano, a cui la custode del Tramonto si era avvicinata.
    Vide subito un piccolo gruppetto di persone, che a differenza delle altre fissava con rabbia e odio la carrozza reale.
    “Già il padre ci aveva dato parecchie grane, e lui è anche peggio.” Disse un’altra voce.
    “Ma tanto lo sarà ancora per poco.” Commentò con un ghigno una terza persona, tirando fuori qualcosa da una borsa, avvolto da un panno. “Da domani sarà solo un brutto ricordo. Noi nobili non gli permetteremo mai di toglierci i nostri privilegi come se niente fosse!”
    Jessie sgranò gli occhi, incredula.
    Evocò subito i Keyblade, cercando di colpire quelle persone, ma non riuscì nemmeno a sfiorarle.
    Lo scenario cambiò subito, trasformandosi in un’enorme stanza, al centro della quale si trovava un letto.
    Seduto su questo vi era il re, che stava parlando con un’altra persona.
    “Sire, il popolo vi considera già migliore di vostro padre. Nella nostra storia non era mai successo prima che un re venisse amato subito da tutti.”
    Lan Yami sorrise.
    “Mi fa piacere sapere che la maggior parte delle persone mi apprezzi, ma non è abbastanza… il mio desiderio è che tutti siano felici, e considerati allo stesso livello!”
    “I nobili non glielo permetteranno così facilmente.” Lo ammonì l’uomo.
    “Lo so… Ma non riesco proprio a capire questo loro attaccamento al potere. I più ricchi e privilegiati dovrebbero aiutare i più sfortunati, invece, loro pensano solo a loro stessi. Spero solo di riuscire in qualche modo a farglielo capire. Non voglio che loro diventino miei nemici. Io voglio un regno di pace, dove tutti possano vivere felici e-”
    Ma il re si fermò sentendo il rumore di un vaso che cadeva a terra.
    Jessie guardò verso la fonte del rumore, vedendo un bambino di dieci anni accanto ai cocci del vaso, che stava osservando terrorizzato.
    Il bambino aveva dei capelli castani a punta e un volto che esprimeva purezza.
    “Sora?” fece sorpresa la custode, osservando meglio il bambino.
    “Mi scusi signore… Non devo aver chiuso bene le finestre.” Si apprestò a dire il servitore. “Ci penserò io a punire questo ragazzo e a riportarlo ai genitori.”
    “No!” esclamò Lan. “Non si farà niente al ragazzo. Sono sicuro che voleva solo incontrarmi, non è vero?” disse, avvicinandosi al bambino, che annuì.
    Poi lo sguardo del re cadde sulla mano del ragazzino, dalla quale stava uscendo un po’ di sangue.
    “Ti sei fatto male, eh?” fece, per poi girarsi verso il servitore. “Per piacere, vai a prendere qualcosa per medicarlo e per pulire.” Disse.
    L’uomo fece un inchino, per poi uscire, mentre Lan prendeva in braccio il bambino, allontanandolo così dai cocci.
    “Allora, dimmi, come ti chiami? Immagino lo saprai già, ma io sono Lan Yami.”
    Il bambino, però, continuò a tremare impaurito, incapace di rispondere.
    “Tranquillo, non ti farò nulla. Dirò ai tuoi genitori che ti eri perso mentre tornavi a casa, e mi assicurerò che non ti puniscano in alcun modo.” Fece il re, sorridendo. “Però tu devi dirmi come ti chiami.”
    “S-Somau…” rispose balbettando il bambino.
    “Allora Somau, come mai sei entrato dalla mia finestra, distruggendo un vaso?”
    “I-Io non volevo… sono inciampato nella tenda e-”
    “Del vaso non m’importa nulla, ce ne sono tanti altri. L’importante è che tu non ti sia fatto nulla oltre quel graffietto, che presto medicheremo.”
    “E-Ecco… io sono venuto qui… perché ho sentito che lei è tanto buono…”
    “Oh, così dicono questo di me?” rifletté il re, per poi sorridere. “Allora significa che sto facendo proprio un bel lavoro, no?”
    Il bambino annuì, mostrando un piccolo sorriso.
    “Io sono venuto qui… per chiederle aiuto…” continuò, incerto su cosa dire.
    “Di che genere?”
    “Ecco… la mia famiglia è povera, e fatica ad andare avanti… Per questo volevo sapere se… potevo avere un po’ di pane da portare a casa…” disse, per poi coprirsi la faccia con le braccia, impaurito per la reazione che avrebbe potuto avere l’adulto.
    Lan sospirò.
    “Questo significa che c’è ancora molto da fare…” fece preoccupato, per poi prendere una collana che portava al collo, togliendosela e porgendola al bambino.
    Jessie osservò con attenzione il ciondolo.
    Era una piccola corona d’argento, che il re mise attorno al collo del bambino.
    “Con questa potrai avere tutto il pane che desideri. Domani stesso darò l’ordine di diffondere per tutti i negozi della città che quando vedranno un ragazzo con questa collana, non dovranno fargli pagare nulla, e di mandare direttamente a me il conto. Vedi di non strafare però, e soprattutto di non mostrarla ai quattro venti. Dovrà essere il tuo piccolo segreto.”
    Somau guardò incredulo l’oggetto, per poi cominciare a piangere.
    “I-Io… non so come ringraziarla, Sire…” disse in mezzo alle lacrime, poco prima che il re gli scompigliasse i capelli, ridacchiando.
    “È solo Lan.” Rispose lui.
    Jessie guardava intenerita la scena.
    Vide il servitore tornare e medicare la ferita del bambino, per poi raccogliere i cocci e portarli fuori.
    “Ora ti farò riportare a casa. Sentiti pure libero di tornare quando desideri. Questo castello sarà sempre aperto per te, come per chiunque altro avrà bisogno del mio aiuto.”
    Il bambino sorrise, per poi saltare giù dal letto.
    “Cerca di non finire in nessun guaio.” Gli disse il re, sorridendo, per poi ordinare al servitore di accompagnarlo a casa, assieme a un sacco di pane e diverse caraffe d’acqua.
    L’uomo s’inchinò, per poi uscire assieme al bambino, che però rimase fermo.
    “Tu ci aiuterai sempre, vero?” chiese infine.
    “Certo, finché ne avrò la possibilità, non esiterò ad aiutare chi ne avrà bisogno.” Rispose lui, sorridendo.
    Il bambino annuì felice, per poi seguire l’uomo, chiudendo la porta.
    Il re continuò a sorridere.
    “Se solo tutti fossero puri come i bambini.” Disse a bassa voce. “Come l’antica leggenda narra, sono stati proprio loro a ricostruire i mondi dopo che l’oscurità aveva ricoperto tutto. Nessuno dovrebbe toccarli. Sono loro coloro che manderanno avanti i mondi. E chissà… forse un giorno li salveranno di nuovo.”
    Poi il tempo attorno a Jessie cominciò a scorrere velocemente, finché il sole fuori dalla finestra non scomparve, e Lan andò a dormire.
    La ragazza rimase in attesa che il tempo tornasse normale, finché la porta della stanza non si aprì.
    Il re stava dormendo profondamente, e non si accorse di nulla.
    La custode si voltò, vedendo il servitore di prima entrare tenendosi una mano insanguinata sopra lo stomaco.
    “S-Sire…” ansimò, con voce troppo bassa per essere sentito.
    Ma prima che potesse ritentare, cadde a terra, privo di vita.
    “Povero stupido… poteva salvarsi.” Fece una voce, mentre uno dei tre uomini che Jessie aveva visto in quella via entrava, tenendo in mano un pugnale già sporco di sangue.
    La custode del Tramonto spalancò gli occhi, mentre l’uomo si avvicinava a Lan, alzando l’arma.
    “Fermo!” urlò la custode, che però non venne udita.
    Si portò una mano sulla bocca e l’altra sulla pancia quando vide il braccio dell’uomo scendere in corrispondenza del petto del re.
    “Così impari a metterti in mezzo ai nostri affari.” Disse l’uomo, per poi uscire di corsa dalla stanza, dopo aver messo il pugnale tra le mani del servitore.
    “Perché…” fece Jessie, lasciando cadere lungo il viso delle lacrime silenziose.
    Lo scenario cambiò nuovamente.
    Si trovava in un’enorme campo verde, dove c’erano centinaia di persone riunite in un solo punto, tutte con sguardi tristi.
    Uno ad uno se ne andarono tutti, lasciando solo un bambino, Somau, che continuò a guardare la lapide di fronte a sé, stringendo con forza il ciondolo che il re gli aveva regalato.
    “Avevi promesso… Avevi promesso che ci avresti sempre aiutato…” disse, piangendo.
    Jessie abbassò lo sguardo.
    “Mi dispiace principalmente per lui.” Disse una voce triste, che le fece spalancare gli occhi.
    La custode si girò di colpo, ritrovandosi ad osservare Lan, affiancato da una donna, avvolti entrambi da un alone di luce.
    “Posso capire quel che senti.” Disse la donna. “Io però, posso offrirti la possibilità di continuare a vegliare su di lui. E come lui, anche i molti altri che seguiranno sia le tue che le sue impronte.”
    “Come?” chiese lui.
    “Posso dirti come accedere a un livello superiore dell’esistenza. È questo il mio compito. Potrai far diventare tuo compito guidare i ragazzi come lui, aiutandoli nel loro percorso.”
    “Ma ne sarò all’altezza? Non sono nemmeno riuscito ad aiutare lui… Non ho fatto in tempo…”
    “Potrai sempre aiutarlo ad andare avanti, indicandogli la via giusta da prendere.”
    Lan parve riflettere un attimo.
    “Cosa devo fare, Oma?”
    La donna sorrise.
    “Una goccia in un oceano è insignificante… ma in un deserto può essere determinante.”
    “Userai sempre questi aforismi per rispondere, vero?” fece Lan, sorridendo.
    “Oh, per molto più tempo di quanto tu possa immaginare.” Rispose lei.
    Lo scenario cambiò ancora, mostrando Lan, che indossava una tunica bianca, osservare qualcosa in un vicolo buio.
    Jessie vide solo una mano che stringeva un ciondolo, sdraiata a terra come il corpo da cui proveniva, senza dare alcun segno di vita.
    “Mi dispiace…” disse l’uomo, senza riuscire a trattenere le lacrime. “Mi dispiace tanto… è tutta colpa mia… ho sbagliato a guidarti… Somau, perdonami se puoi…”
    Jessie spostò lo sguardo, incapace di guardare quella scena e portandosi le mani al ventre, preoccupata.
    “Quell’oscurità… era dovuta a questo?”
    Come per risponderle, le immagini cambiarono, mostrando Lan sempre in quel modo, ma ogni volta in luoghi e con persone differenti.
    “Questa sofferenza… Ha dovuto soffrire così tanto, per tutto quel tempo?!” esclamò incredula la custode.
    Poi, ad un certo punto, le immagini si fermarono, mostrando un Lan diverso, sospeso nello spazio.
    I suoi occhi ormai, mostravano solo pura tristezza, non era rimasta alcuna traccia della gioia che in passato li aveva fatti brillare come stelle.
    “Io sono diventato una divinità con il solo scopo di proteggere i ragazzi e tutti coloro che hanno deciso di seguire il mio cammino…” disse freddo. “Eppure, per millenni e millenni non ho fatto altro che rivedere la stessa scena! Perché gli uomini sono così… perché per il loro potere passano sopra tutto e tutti?!”
    Jessie poteva percepire senza problemi la sua sofferenza.
    “Il mio cuore… Il mio cuore mi fa male… Ho visto Somau reincarnarsi decine di volte, e tutte le volte è finita sempre nello stesso modo! Nonostante i miei tentativi di aiutarlo, c’è sempre stato qualcuno a fermare la sua strada. E come per lui, infinite altre persone!”
    Si portò una mano al petto, lasciando che altre lacrime gli scorressero sul viso.
    “Se le cose stanno così… Se davvero non si possono cambiare… Vorrà dire che sarò io a cambiare! Distruggerò io stesso il male! Anche a costo di diventare io stesso un malvagio! Salverò i ragazzi che verranno dal mio stesso fato, anche a costo di doverli fermare con la forza!”
    Sotto gli occhi increduli di Jessie, si colpì il petto con tale forza da farvi entrare le mani.
    “Non ho più bisogno di questo!” urlò, per poi estrarre il proprio cuore con un gesto secco e deciso e scagliarlo lontano da sé.
    “Lan Yami non esisterà mai più! Da oggi solo la sua oscurità andrà avanti nel suo compito! E distruggerà tutta la corruzione che incontrerà. Non importa se sarò chiamato distruttore, o calamità.” Dichiarò. “La verità non dovrà mai saperla nessuno! Sono stato chiaro, Oma?”
    Jessie si girò, ritrovandosi di nuovo di fronte alla donna dal corpo etereo, che però stavolta aveva uno sguardo triste.
    “Come desideri, Lan…”
    “No, non Lan… è darkroxas92.” Disse lui, mentre il suo abito cambiava colore, diventando nero, dopodiché si mise il cappuccio che da quel momento in poi avrebbe celato il suo volto.
    “Che cosa dovrò dire agli altri?” chiese Oma.
    “Digli che Yami è stato rinchiuso in una dimensione parallela da me e che io ti ho ingannata per poter ascendere. C’è solo un’ultima cosa che voglio chiederti, prima di cadere totalmente nelle tenebre.”
    “Dimmi pure.”
    “Prenditi cura delle vittime della mia crociata. Solo di coloro che lo meriteranno, ovviamente. Tu sei l’unica in grado di vedere così bene dentro le persone.”
    “Non mi sopravvalutare. Non ho saputo vedere completamente la tua immensa sofferenza.”
    La divinità sorrise.
    “Quella nemmeno Lan è stato in grado di vederla.” Disse, per poi scomparire, lasciando spazio ad un’altra città.
    Questa volta Jessie vide centinaia di persone in preda al panico alla ricerca vana di una via di fuga, mentre la città collassava rapidamente su se stessa. Lo scenario si spostò attorno alla custode, fermandosi di fronte a un ragazzo che stava scappando, che Jessie riconobbe subito essere Sora.
    Il ragazzo inciampò, cadendo a terra e perdendo un oggetto, che scivolò qualche metro più in là, fermandosi ai piedi di una persona, che lo prese tra le mani.
    Jessie riconobbe subito il ciondolo che Yami aveva donato a Somau.
    “G-Grazie…” fece il ragazzo, rialzandosi e avvicinandosi all’uomo, il cui volto era celato da un cappuccio nero.
    “Dev’essere molto prezioso per te questo, vero?” chiese, prima di restituirlo al proprietario.
    “A dir la verità non saprei… l’ho sempre avuto da quando ho memoria, ma sono sicuro che per me è importante. Percepisco come un antico legame con questo ciondolo.”
    “Capisco… Qual è il tuo nome?”
    “Hamalau! E il tuo?”
    A Jessie parve di scorgere un sorriso triste sul volto di darkroxas92.
    “Non ha importanza. Ti conviene sbrigarti, prima che per questo mondo giunga alla sua fine.”
    “Non posso senza prima essermi accertato che i miei amici siano al sicuro. Il Magister sta facendo di tutto per arginare l’attacco di quel mostro! Cerca di metterti in salvo anche tu!” fece Hamalau, per poi correre via.
    L’uomo si tolse il cappuccio.
    “Perdonami di nuovo, ma è meglio se per questa volta passi direttamente alla tua prossima reincarnazione, Somau. Questo mondo era troppo corrotto per andare avanti.”
    darkroxas92 si rimise il cappuccio, proseguendo nel suo cammino, mentre diversi palazzi crollavano attorno a lui.
    “E chissà… forse in futuro, sarai proprio tu a fermarmi, dato che ti farò soffrire molto.”
    “Sei sicuro di ciò che stai facendo?” chiese una voce.
    “In questo modo dovranno sigillarmi per aver violato la Grande Regola, ponendo così un freno alla mia mania distruttrice. Un tempo sufficiente per far regnare un po’ di pace, mentre il mio nome continuerà a incutere timore.”
    Oma sospirò.
    “Ti avverto che farò ascendere Hirurogeita Lau. E lui cercherà sempre un modo per farti capire ciò che hai fatto, oltre ad intralciarti.”
    “Capisco. Sì, credo che lui possa riuscire là dove Lan ha fallito, però lui non dovrà mai sapere del suo predecessore, chiaro?”
    “Come desideri… Darky.”
    Poi tutto scomparve, lasciando Jessie nuovamente persa nelle tenebre.
    “Quindi è così che stanno le cose…”
    “Esatto.” Rispose la voce di darkroxas92. “Ho passato ogni instante della mia esistenza a cercare di salvare tutti quelli che potevo, fallendo sempre. Poi, ho capito che l’unico modo per far sì che non soffrissero quanto me era quello di farli soffrire in maniera minore, anche se probabilmente loro non ci crederebbero mai.”
    Jessie rimase in silenzio ad ascoltarlo.
    “Somau… Hamalau… Sora… ho cercato di aiutarlo infinite volte… Il mio senso di colpa per non essere riuscito a mantenere quell’unica promessa mi ha sempre tormentato. E adesso, per mia scelta, quel ragazzino mi odia con tutto se stesso, considerandomi giustamente per quel che sono: un essere senza cuore, privo di sentimenti e morale, il cui solo obiettivo è quello di far soffrire lui e tutti i suoi coetanei.”
    “Era davvero necessario?” chiese Jessie. “Non c’era nessun altro modo per aiutarlo?”
    “CI ho provato per millenni!” replicò con rabbia la divinità. “Ma ogni misera volta… Ogni volta che lui interveniva per aiutare qualcuno, qualcun altro lo fermava. È come se fosse una maledizione, quel ciondolo che gli donai quel giorno, lo segue in ogni sua reincarnazione, come se fosse parte di lui!”
    “Questo significa che continua a credere in quella promessa, no?” fece Jessie. “Significa che crede ancora in te!”
    “No… significa solo che la mia maledizione continua a colpirlo, in un ciclo infinito…”
    “È inutile che provi a salvarlo, custode!” esclamarono diverse voci, mentre la sagoma oscura prendeva nuovamente forma, assieme a una stazione del cuore grigia.
    Non appena Jessie atterrò su di essa, un vento freddo la investì, portando con sé qualche fiocco di neve.
    Poco lontano vi era anche darkroxas92, che però era sdraiato a terra, senza alcuna intenzione di muoversi.
    “Voi siete le persone che lo hanno ucciso quella notte, vero?” chiese la custode, evocando i due Keyblade.
    “Non solo. Noi siamo tutti coloro che abbiamo fermato lui e i suoi innumerevoli protetti. Noi siamo coloro che hanno creato la sua sofferenza, e siamo fieri di averlo fatto!”
    “Voi… Credevo di averne viste di persone malvage… Certo, non siete ancora ai suoi livelli, però voi… Voi non potete essere perdonati!”
    “E che cosa vuoi fare? Sconfiggerci? Eliminarci? Nessuno può farlo! Siamo oscurità pura, e tu non hai sufficiente luce per affrontarci. Anzi, è più facile che tu ti unisca a noi!”
    “Siete degli illusi se sperate che lasci accadere una cosa del genere!”
    “Allora affrontami, custode, e vediamo fin dove arriva la tua determinazione!”
    Jessie strinse con maggiore forza i suoi Keyblade.
    “Credo proprio che ti serva un piccolo aiuto, non è vero?” fece una voce, che risuonò in quello spazio all’apparenza vuoto.
    “Dark!” esclamò Jessie, guardando verso l’alto.
    “Io e Hikari abbiamo provato a raggiungervi, ma nonostante i miei poteri, c’è una barriera che ci impedisce di proseguire. Tuttavia, credo di aver trovato qualcun altro in grado di aiutarvi!”
    Non appena ebbe detto ciò, tre fasci di luce attraversarono le tenebre, cadendo affianco a Jessie, che si coprì gli occhi.
    Quando li riaprì, Sora, Riku e Kairi erano al suo fianco, tutti e tre con il Keyblade in mano.
    “Non posso proprio lasciarti sola un attimo, eh?” fece Riku, sorridendole. “Ti lascio sul letto e ti ritrovo a combattere contro un altro essere oscuro.”
    Poi il ragazzo si fece serio.
    “Tutto bene? Hai avuto difficoltà?”
    Jessie scosse la testa.
    “Tranquillo, non ho esagerato.” Assicurò con un sorriso.
    “Perfetto allora! Vediamo di dare una lezione a questo tizio e di tornare a casa!” esclamò Sora.
    “Somau… Così anche tu osi affrontarci.” Disse la figura, alzando il pugnale, preparandosi ad attaccare.
    “Somau? E chi diamine sarebbe?” chiese il castano confuso.
    “Una vecchia conoscenza del proprietario di questo cuore vuoto.” Rispose Jessie, alzando i Keyblade per difendersi.
    “Che sarebbe?”
    “Quel tipo a terra.” Rispose la figura, indicando la divinità con un cenno. “Poverino… immagino che rivivere millenni e millenni di brutti ricordi lo abbia provato non poco, dev’essere stato doloroso anche per una divinità della distruzione.”
    I quattro custodi lo guardarono con occhi infuriati.
    “Siete voi la causa di tutto questo!” esclamò Jessie. “Ho visto cosa gli è successo! E mi meraviglio che la sua volontà lo abbia fatto andare avanti per così tanto tempo, ma questo significa soltanto che avete fallito! Non siete riusciti a farlo cadere completamente nelle tenebre!”
    “Sì, forse hai ragione, ma presto soccomberà totalmente di fronte all’oscurità! E voi con lui.”
    Detto ciò, la figura scagliò un’onda nera contro i custodi, che li investì in pieno.
    I quattro usarono i Keyblade per contrastare l’onda d’urto, che fu comunque sufficientemente potente da farli indietreggiare.
    Il braccio sinistro di Jessie si fece leggermente più scuro, costringendo la custode a cacciare un piccolo urlo di dolore.
    “Jessie!” esclamò Riku preoccupato.
    “N-Non ti preoccupare… questo non è niente…”
    Ma con grande sorpresa di tutti, l’onda fu spezzata da qualcosa.
    Di fronte ai quattro custodi c’era darkroxas92, con lo sguardo verso il basso e la mano aperta.
    “Basta così…” disse, senza alzare il capo. “Questo è abbastanza. Andatevene.”
    “Non se ne parla nemmeno! Non possiamo lasciarti in balia di quell’essere!” esclamò Sora.
    “Già, non ce la farai mai da solo contro di lui!” aggiunse Kairi.
    “Va bene così… Sparirò con lui. Le mie sofferenze, la mia verità, il mio passato… farò sparire tutto insieme a me!” urlò, creando una sfera di energia e scagliandosi contro l’avversario.
    Tuttavia, la divinità fu respinta come se niente fosse, rotolando a terra.
    “Patetico. E tu saresti l’essere più temuto da tutti? Sei solo un debole, che si atteggia da forte.”
    “Sì, è vero… In effetti, ho passato gli ultimi ventimila anni a far credere a tutti di essere il signore della distruzione… e devo dire che mi è anche venuta bene come recitazione. Forse avrei dovuto fare l’attore, ma sembra che questo caratterizzi tutti i Dark esistenti… Anche il me di questa dimensione ha fatto lo stesso, anche se per un tempo infinitamente più breve.”
    “E con ciò? Credi che basterà? Ti farò sprofondare nelle tue tenebre peggiori, dalle quali non uscirai mai più!”
    Senza che nessuno potesse fare qualcosa, la figura lanciò il pugnale contro darkroxas92, colpendolo in pieno petto.
    La divinità sgranò gli occhi, poco prima che essi si spegnessero, lasciandolo cadere a terra come una marionetta a cui sono stati tagliati i fili.
    “No!” urlò Jessie, per poi girarsi irata verso la figura, come gli altri tre custodi.
    “Non si risveglierà mai più! Perso dentro sé stesso per sempre!”
    “Beh, ho una brutta notizia per te. Nemmeno tu uscirai da questo posto vivo!” esclamò Sora, per poi creare una sfera di luce con il Keyblade. “Noi te lo impediremo!”
    “Fatevi sotto allora.”

    “E così, alla fine ti sei arreso, eh?” fece una voce, che risuonò attorno a darkroxas92.
    “Perché non avrei dovuto? Sono solo un fallito, che non è riuscito in niente.”
    “In effetti, ti ho sempre impedito di fare ciò che volevi, ma dopotutto, come hai detto, sei stato un ottimo attore.” Aggiunse un’altra voce, che costrinse la divinità a spalancare gli occhi e a mettersi seduto.
    Di fronte a lui c’erano Oma e Ottoperotto, che lo guardavano divertiti.
    “Che cosa…?”
    “Sei giunto così lontano, Lan. Non vorrai davvero fermarti adesso, vero?” chiese la donna.
    “Io…”
    “Lo dicevo io che eri una divinità della domenica, ‘gnorante!” Esclamò un’altra voce, mentre dal nulla appariva suor Nausicaa.
    “Però bisogna concedergli un premio come miglior attore delle ultime epoche. Cavoli, è riuscito a ingannare l’intero Alto dei Cieli, più qualche milioncino di mondi.” Aggiunse Loony.
    “Io… Io ero serio! Io volevo davvero distruggere! E volevo punire i tuss!”
    “Sì, certo… e io amo passare le vacanze da Xehanort.” Commentò Ventus, apparendo alle sue spalle.
    “E io non somiglio vagamente a Sora.” Fece Vanitas, mostrandosi al suo fianco.
    “E Xaldin non impreca mai.” Aggiunse Roxas, sbucando di fronte a Vanitas.
    “Che cos’è? Una riunione per prendermi in giro?”
    “Prenderti in giro?” fece una voce, mentre di fronte a lui appariva Sora. “Direi di no, anzi, il contrario.”
    “Siamo qui per ringraziarti.” Disse un altro ragazzo, il cui volto era però inesistente, mentre attorno alla divinità ne apparvero centinaia.
    “Tu ci hai sempre guidato, cercando di aiutarci in tutti i modi possibili.”
    “Non ci hai mai abbandonato.”
    “Hai cambiato metodi, e dobbiamo ammettere che quelli degli ultimi millenni non sono stati proprio di nostro gradimento, ma l’intenzione è rimasta sempre la stessa.”
    “Anche quando svolgevi il tuo nuovo ruolo… hai sempre pensato a noi.” Fece Hamalau, apparendo al fianco di Sora.
    “Hai sempre cercato di mantenere quella promessa fatta tanto tempo fa.” Disse Somau, comparendo anche lui di fronte a darkroxas92.
    Poi i tre ragazzi tirarono fuori il loro ciondolo, mostrandolo alla divinità, imitati da molti altri.
    “Questo non è il simbolo di una maledizione.” Dissero insieme. “Questo è il simbolo che dimostra la tua lealtà verso di noi! La tua devozione verso la tua promessa!”
    “Da migliaia di anni siamo stati legati da questo ciondolo. Tu mi hai sempre protetto, e hai sempre sofferto ogni volta che qualcuno mi fermava.” Fece Somau.
    “Non permettere ai tuoi incubi di avere la meglio!” esclamarono tutti insieme.
    “Affrontali!” fece Sora.
    “Annientali!” disse Hamalau.
    “Vendicaci!” concluse Somau.
    darkroxas92 li guardò incredulo, per poi sorridere, scuotendo la testa.
    “Cavoli… devo essere proprio caduto in basso se tutti voi siete venuti qui. Mi dispiace, ma il qui presente darkroxas92 non ha intenzione di farsi consolare!” disse, saltando in piedi.
    “Non c’è bisogno che me lo diciate voi. È arrivato il momento di affrontare le mie tenebre, e di mantenere fede alla mia promessa!”
    Tutti i ragazzi sorrisero, per poi cominciare a svanire, lasciando darkroxas92 da solo di fronte alle tre incarnazioni di Sora.
    “Questo credo sia tua.” Dissero, porgendoli il ciondolo, che la divinità prese tra le mani.
    “Buona fortuna… Lan…” fece Somau, scomparendo assieme agli altri due.
    Yami osservò il ciondolo che teneva in mano.
    “La tua luce…” fece una voce alle sue spalle, che lo costrinse a girarsi. “È molto più forte di quanto tu creda.”
    Di fronte alla divinità c’era una donna avvolta dalla luce, che lo guardava sorridendo.
    “Tu chi sei? Non mi sembra di averti mai visto…”
    “Il mio nome è Lucis… E sono la madre del Dark di questa dimensione.”
    Lan spalancò gli occhi.
    “Vuoi dire che tu sei…”
    “La Luce, esatto. Lan Yami, la tua oscurità ha solo ricoperto la tua luce. È arrivato il momento di risvegliarla!”
    “Non posso… ho gettato via il mio cuore, non posso più risvegliare la mia luce…”
    “Il tuo cuore sta ancora battendo. Non è scomparso, è solo disperso.”
    Poi Lucis alzò una mano verso di lui.
    Il ciondolo s’illuminò, per poi scomparire, lasciando il posto a un Keyblade dorato, con striature bianche e nere.
    “Questo è… un Keyblade?!”
    “Usalo per affrontare le tue tenebre e i tuoi incubi. Tieni fede alla tua promessa!” esclamò Lucis, per poi scomparire.
    Lan rimase fermò per qualche secondo, per poi puntare il Keyblade verso l’alto, rilanciando un raggio di luce.
    Istantaneamente, sotto i suoi piedi apparve un mosaico, che rappresentava lui, sia come Lan Yami che come darkroxas92, circondato da centinaia dei suoi ciondoli.
    Dietro di lui si scorgevano anche tutti i ragazzi che gli erano apparsi poco prima.
    “Non vi deluderò.” Disse Lan, mentre tutto svaniva nella luce.

    Il corpo di darkroxas92 s’illuminò, attirando su di sé l’attenzione dei presenti.
    Il pavimento grigio cominciò a dissolversi, rivelando lo stesso mosaico che aveva visto Lan.
    Il suo corpo si alzò da solo, mentre nella sua mano compariva il Keyblade.
    “Che cosa?!” esclamò Riku. “Anche lui è un custode?!”
    “Impossibile!” urlò la figura, mentre Lan riapriva gli occhi.
    “Direi che è arrivato il momento di porre fine a questa storia!” disse, puntando il Keyblade contro l’avversario.
    “Non ti lasceremo vincere così facilmente!” replicò la figura, creando un secondo pugnale.
    Lan si scagliò contro di lui, ma l’avversario lo evitò saltando in alto.
    “Siamo pur sempre nel nostro elemento, credi che non possa-”
    Ma s’interruppe quando Sora e Riku apparvero ai suoi lati, afferrandogli le braccia per tenerlo fermo.
    “Lasciateci andare!”
    “Ora!” urlarono i due custodi.
    “Con immenso piacere!” esclamò la divinità, saltando verso la figura, per poi scomparire e riapparire alle sue spalle.
    “Noi… non spariremo così facilmente…” cominciò a dire quella, mentre i due custodi la lasciavano andare. “Saremo sempre dentro di te…”
    “Sì, è vero, ma non mi darete più fastidio!” disse darkroxas92, puntandogli contro il Keyblade e colpendolo con un raggio di luce.
    Sul corpo dell’avversario apparve una serratura, che s’illuminò, costringendo i cinque a chiudere gli occhi.
    Quando riuscirono a riaprirli, dell’avversario non era rimasta alcuna traccia.
    “È finita?” chiese Jessie, ansante, mentre Riku la raggiungeva.
    “Direi di sì.” Rispose una voce, mentre un varco si apriva, lasciando entrare Dark e Hikari.
    “Ma chi era quello?” chiese Kairi.
    “Era un concentrato dei miei incubi.” Rispose darkroxas92. “Millenni di storia, di eventi tragici… tutti riuniti in quell’essere.”
    “Millenni?” fece Sora.
    “Ehi, state parlando con una divinità. Non sono di certo nato ieri.” Replicò Lan, sorridendo divertito e osservando il Keyblade.
    “Tieni.” Disse, porgendolo a Dark, che però scosse la testa.
    “È il tuo Keyblade. Io non posso prenderlo.”
    “Me l’ha dato tua madre, io non posso usarlo ancora. Non ne sono degno.”
    “Se mia madre te l’ha donato, significa che pensa tu lo sia.”
    “Il Keyblade non viene mai dato a qualcuno che non è in grado di usarlo.” Aggiunse Hikari.
    “Quindi è così che funziona qui? Non appena uno si dimostra degno del Keyblade lo riceve?” chiese Sora.
    “Possiamo dire di sì, ma non chiunque. Solitamente sono io che scelgo svariati guardiani.” Rispose Dark, per poi lanciare a Lan il telecomando di Loony. “Con quello potrete tornare tutti nella vostra dimensione.” Spiegò.
    Jessie annuì, recuperando la benda dalla sua tasca.
    “Sei sicura?” le chiese Riku.
    Lei annuì.
    “Sì. Qui mi limiterei a fuggire. Inoltre, c’è anche l’altra Jessie. Non voglio complicarle l’esistenza.”
    “E poi, credo sia meglio per voi tornare nel vostro universo.” Fece Dark, dando a Jessie un’occhiata più che eloquente. “Dubito che vogliate che succeda qui, vero?”
    I quattro custodi lo guardarono sorpresi.
    “E tu come-”
    “Sono una delle entità portanti di questo universo. Credete davvero che non sia in grado di accorgermi di una cosa del genere?”
    “Se sta parlando di quel che penso, me n’ero reso conto anch’io. Era fin troppo palese.” Commentò darkroxas92, sorridendo. “Cerca solo di non passare nella mia dimensione nei prossimi due decenni. Ho intenzione di continuare con i miei soliti metodi.”
    “Uh?” fece Kairi.
    “Sono la divinità della distruzione, e ho una luna piena di ragazzi a cui far capire cos’è giusto e cos’è sbagliato. E per farglielo capire, intendo dire che devo punirli oltre l’umana immaginazione!”
    Jessie sorrise.
    “Va bene. Quindi continuerai a tenere fede alla promessa fatta a Somau.
    “Somau?” chiese Hikari.
    “Sempre.” Rispose la divinità, senza girarsi e premendo un bottone, facendo aprire due varchi.
    “Au revoir! Non vedo l’ora di vedere la faccia di quei quattro tuss quando vedranno la mia nuova arma.” Fece, sparendo dentro uno di essi.
    “Allora andiamo anche noi.” Disse Riku. “Jessie ha bisogno di riposo.”
    “Credo proprio che tu abbia ragione…” disse lei, rassegnata, però sorridendo.
    Dark e Hikari annuirono.
    “Prima di andare… Dark, posso chiederti un piccolo favore?”
    L’Equilibrio guardò la custode incuriosito. “Uh? Certo, dimmi.”
    La castana si avvicinò al ragazzo, prendendogli una mano per posarla sul suo ventre.
    Dark arrossì per un istante, ma si riprese quando avvertì la stretta della ragazza.
    “Jessie…” disse preoccupato il custode dell’Alba, avendo capito i pensieri della castana.
    “Dark puoi dirmi cosa senti? Come ha detto quella custode oscura, la mia luce s’è ridotta ad un punto immerso nelle tenebre… ti prego, dimmi che quel punto è uguale a prima.” Supplicò, puntando i suoi occhi color nocciola colmi d’ansia in quelli dell’altro.
    Per qualche istante nessuno disse nulla, poi Dark sorrise. “Non devi preoccuparti, questa luce non cadrà facilmente sotto l’oscurità, mi sembra tenace.”
    “Grazie. Grazie davvero.” Fece la keyblader.
    “Grazie a voi per il vostro aiuto. Credo che anche quelli della dimensione dell’altro Dark vi saranno grati.”
    “Più di quanto possiate immaginare. Sarebbe stata una grave perdita per loro.” Disse Jessie, per poi stringere con forza la benda, attraversando il varco assieme ai tre compagni.



    Pan lanciò un’onda energetica contro la parete, senza pero riuscire minimamente a scalfirla.
    “Niente da fare…” ansimò, lasciandosi cadere seduta a terra. “Questa volta Azuki ci ha giocato.”
    “Non può essere indistruttibile!” esclamò Natsu, continuando a colpire il muro con il fuoco. “Fairy Tail è famosa per essere la gilda più distruttiva, non posso di certo fallire nella nostra specialità!”
    “Aye!”
    “È inutile.” Fece Protoman. “Se ha hackerato i dati di questo posto, può aver creato delle pareti assolutamente indistruttibili.”
    “Beh, noi non ci arrenderemo di certo!” disse Sora. “Sono già finito in un mondo dentro un computer, e ne sono uscito sano e salvo!”
    Edward batté le mani, per poi appoggiarle al muro.
    “Maledizione… anche l’alchimia è inutile. Non riesco a riconoscere i materiali di questo muro. Non è semplice oscurità.”
    “E voi sareste dei custodi? Tutti così impazienti e scalmanati?” commentò Protoman.
    “Sentì un po’, Mr Io-Sono-Perfetto.” cominciò Black Star. “Non so chi tu sia esattamente e non me ne importa un accidente, però tu non puoi di certo pretendere che ce ne stiamo qui buoni ad aspettare che Dark o qualcun altro ci salvi!”
    “E io non sono di certo venuto fin qua per morire in questo modo.” Fece Conan.
    “Argh!!!” urlò Masaru, prendendo la rincorsa e colpendo il muro con un pugno.
    Per qualche secondo rimase attaccato ad esso, per poi venire respinto indietro come allontanato da una forza misteriosa.
    “Aniki!” esclamò Agumon.
    “Non sia mai detto… che un fottuto muro mi fermi!” esclamò il ragazzo, rialzandosi.
    “Se solo potessimo usare i nostri Keyblade…” fece Riku, chiudendo le mani a pugno per la rabbia.
    “E io non riesco a mettermi in contatto con Chad.”
    Poco lontano, Kuroyukihime e Haru erano intenti ad esaminare le pareti.
    “Quella ragazza è stata molto abile.” Fece la ragazza. “È riuscita a manipolare in maniera a dir poco perfetta i dati, unendoli a qualcosa di sconosciuto, probabilmente come dicono i custodi, oscurità.”
    “Se solo mio padre fosse qui... o anche Ax. Anzi, forse lui sarebbe il più adatto, visto che considera la nostra informatica piena zeppa di errori…” disse l’Animorph.
    “E chi sarebbe? Un hacker?” chiese Haru.
    “No, un alieno mutaforma con conoscenze minime di informatica, ma ad ogni modo superiori a quelle degli esperti del mio mondo. È uguale per te?”
    “Alieno mutaforma?” fece Protoman. “Come sarebbe a dire?”
    Marco sbuffò, per poi avvicinarsi ad Agumon.
    “Puoi darmi un attimo la zampa per piacere?”
    “Eh? Okay, ma per-”
    Non appena il Digimon fu toccato dall’Animorph, si zittì, mentre i suoi occhi diventarono vuoti.
    Marco gli lasciò la zampa dopo pochi secondi, lasciandolo tornare normale.
    “Cosa mi hai fatto?!” esclamò questi, preparandosi a combattere.
    “Solitamente preferisco evitare di farlo con creature intelligenti, ma credo sia l’unico modo per dimostrarvi il mio potere.” Disse Marco, mentre cominciava a diventare più piccolo.
    Lentamente sul suo corpo crebbero delle scaglie arancioni, mentre la sua testa si allungava.
    Le sue braccia e gambe si trasformarono in zampe con tre artigli al posto delle dita.
    Un paio di minuti dopo, di fronte a tutti c’era una copia esatta di Agumon.
    “Questo potere mi è stato donato da uno di quei alieni, per poter proteggere il mio mondo. Posso trasformarmi in tutto ciò che tocco e che possiede un DNA.” Spiegò l’Animorphs. “Purtroppo, ho un limite di due ore, e non mi limito a copiare l’aspetto… In questo momento sto provando un’inspiegabile voglia di tirare pugni a qualcuno.”
    “Wow… è proprio identico a me!” esclamò Agumon, mentre Masaru lo guardava sconvolto.
    “Capisco… sembra proprio che i custodi non siano mai delle persone normali.”
    “Beh, il mio unico potere è quello di poter diventare un bambino.” Rispose Conan. “Purtroppo al momento sono bloccato in questo aspetto, ma in realtà sono un liceale.”
    “Eh?!” esclamò incredulo Haru, guardandolo.
    “Credo che di umani puri ci siamo solo io, Riku, Kairi, Saiko, Ran e Asuka.” Fece Sora. “Infatti in questa situazione siamo i più svantaggiati.”
    “Oh, non sai quanto, custode della luce.” Disse una voce.
    Tutti si girarono, ritrovandosi di fronte ad un’armatura nera, con pezzi bianchi e azzurri.
    Sulla vita e sull’elmo aveva un simbolo simile a quello dei Nessuno, con la differenza che questi era all’ingiù.
    Ma la cosa che sorprese tutti era che impugnava un Keyblade, anch’esso nero.
    “E tu chi sei?!” esclamò Natsu, mentre tutti si preparavano a combattere.
    “Un incubo.” Rispose questi. “Proprio come quello che stanno affrontando i vostri amici fuori di qui.”
    “E di chi saresti? Non credo ti abbiamo mai visto prima.” Fece Sora.
    “Oh, il fatto che non mi abbiate mai incontrato, non significa che l’oscurità non possa materializzarmi qui. In compenso, i tre custodi che vi hanno preceduto dieci anni fa, sanno bene chi sono.”
    “Quindi è un vecchio nemico di Aqua, Terra e Ventus?” domandò Kairi.
    “Ora preparatevi… perché vi eliminerò tutti, dal primo all’ultimo!”

    Master, Tell Me The Truth


    “Non te lo permetteremo!” urlò Inuyasha, partendo all’attacco.
    Ma con sua sorpresa, dal terreno uscirono delle catene, che lo imprigionarono, facendolo cadere a terra.
    “Che cosa-?” fece il mezzo demone, spalancando gli occhi quando vide l’armatura alzare il Keyblade, sollevando assieme a esso un pezzo del terreno, come se niente fosse.
    “Attento!” urlò Pan, correndo in suo aiuto affiancata da Natsu e Ichigo, colpendo il pezzo di terra con i loro attacchi, facendolo esplodere.
    Senza però avere nemmeno il tempo di riprendere fiato, attorno all’armatura apparvero una decina di lame di luce, che si mossero da sole contro i custodi, colpendoli in pieno e facendoli cadere tutti a terra.
    “Maledizione… Chi accidenti è questo tipo?!”
    “Lasciate che sia un Master a occuparsi di lui!” urlò Black Star, mentre il suo corpo veniva ricoperto da strisce nere.
    L’assassino scomparve, riapparendo di fronte all’avversario e colpendolo in pieno con l’onda dell’anima, senza però sorbire alcun effetto.
    “Che cosa? Perché non funziona?!” esclamò poco prima di venire respinto da un calcio.
    “Non sarà…” fece Edward, per poi battere le mani e creare dal terreno una spada di ferro, con la quale si scagliò contro l’armatura, colpendola.
    L’alchimista spalancò gli occhi, per poi saltare all’indietro.
    “Non pensavo avrei più rivisto qualcosa del genere…” mormorò.
    “Di cosa si tratta?” chiese Kuroyukihime.
    “È proprio com’era mio fratello… Quell’armatura è vuota!” esclamò, facendo girare tutti verso di lui.
    “Che cosa?!” fece Protoman. “Come fa un’armatura a essere vuota?”
    “Nel caso di mio fratello, lui aveva perso il corpo, e io ho legato la sua anima a un’armatura… Ma per questo qui, non ne ho idea…”
    “Ed!” urlò Sora. “Devi crearci delle spade con cui combattere!”
    “Credo che per stavolta sarò costretta a chiedere il tuo aiuto…” si aggiunse Asuka, sbuffando, mentre anche Conan si avvicinava ai quattro.
    Edward fece un ghigno, per poi battere la mani e appoggiarle a terra, creando cinque spade che lanciò ai quattro custodi.
    Ran invece creò dal nulla una spada di luce, mentre Marco tornava al suo aspetto umano.
    “Credete forse di poter battere uno dei Master più vecchi?” chiese l’armatura, per poi venire avvolta da un’aura dorata.
    “Che cosa? Uno dei Master…” fece Ichigo. “Sei Xehanort?!”
    “Certo che no, ma lo conosco bene.”
    Poi, senza dare tempo a nessuno di reagire, dal suo Keyblade uscirono decine di catene, che avvolsero tutti i presenti.
    “Lasciaci andare!” urlò Natsu, cercando inutilmente di liberarsi.
    Per tutta risposta, l’armatura alzò il Keyblade, creando una decina di copie dell’arma, che lo circondarono.
    Sulla punta di tutti i Keyblade cominciò a crearsi una sfera d’energia.
    “Ditevi addio, custodi!” fece l’armatura.
    “Non così in fretta!” urlò una voce.
    Dal muro si creò un varco di luce, dal quale uscì Saiko, con il Keyblade in mano, con cui colpì in pieno l’avversario, costringendolo a interrompere l’attacco e a sciogliere le catene.
    “Saiko?! Che cosa gli è successo?!” esclamò Sora, per poi vedere altre tre figure uscire dal varco.
    “Ha liberato il suo vero potere. O almeno, così ha detto Dark.” Rispose Megaman, mentre Chad e Lan lo affiancavano.
    “Chad?!” fece sorpreso Protoman. “Come-?”
    “Un certo essere superiore mi ha permesso di venire ad aiutarti. Sei pronto a combattere?”
    Il Net-Navi annuì, raggiungendolo.
    “Allora, siete pronti?” chiese Lan, ricevendo tre assensi.
    Lui e Chad presero subito i loro dispositivi elettronici, inserendo un chip al loro interno.
    I due ragazzi scomparvero assieme ai loro Navi avvolti dalla luce.
    Quando essa scomparve, solo Megaman e Protoman erano ancora presenti.
    “Dove sono finiti gli altri due?” chiese Ichigo.
    “Siamo ancora qui.” Rispose Megaman, usando però la voce di Lan. “Ci siamo fusi con i nostri Navi. È un chip speciale, che solo in pochi possono usare.”
    “Tu… come hai fatto a rientrare in possesso del tuo Keyblade?” chiese l’armatura, rivolgendosi a Saiko.
    “Il nostro potere non consiste solo nel Keyblade.” Rispose il mangaka, portandosi una mano sul petto. “Il nostro potere è il nostro cuore! E ora, te lo dimostrerò!”
    “Provaci!” replicò l’armatura, alzando il Keyblade.
    Ma prima che riuscisse a fare qualcosa, Haru lo colpì in pieno con un calcio.
    “Non ci lasceremo colpire di nuovo!” esclamò, volando subito via, lasciando il posto a Kuroyukihime, che lo colpì con le sue lame, costringendolo a indietreggiare ulteriormente.
    “Maledetti…”
    “Ora tocca a noi!” urlarono i due Navi, facendo scomparire le loro braccia per sostituirle con delle spade d’energia, per partire subito all’attacco.
    L’armatura riuscì a respingerli con il Keyblade, sebbene dovette compiere altri passi indietro.
    “Non ti sarai dimenticato di noi, vero?” fece Masaru, mentre Agumon veniva ricoperto dalla sua aura arancione, aumentando di dimensioni e trasformando le sue zampe in ali ricoperte da dati.
    Masaru salì sulla sua schiena, volando subito verso l’alto, mentre anche lui veniva completamente ricoperto dalla sua aura.
    “Questo è il potere… della nostra DigiSoul!” urlò, saltando giù non appena fu sufficientemente in alto, colpendo l’avversario con un pugno, facendolo così volare contro il muro, riempiendolo di crepe.
    “M-Maledetti… come osate…!”
    L’armatura si interruppe quando vide Saiko di fronte a lui, con alle sue spalle tutti gli altri custodi.
    “Per te è finita!” esclamò il mangaka, alzando il Keyblade verso l’alto. “Torna da dove sei venuto, incubo!”
    Il Keyblade cominciò subito ad emanare luce, che costrinse l’armatura a portarsi una mano sopra l’elmo.
    “Fermo!”
    Saiko non lo ascoltò, e abbassò il Keyblade direttamente sul suo petto, trafiggendolo e distruggendolo il muro che si trovava alle sue spalle, e con esso l’intera struttura oscura, che collassò su se stessa, lasciando liberi i presenti.
    Dark e Hikari erano poco lontani, ad aspettare quel momento.
    “Ce l’avete fatta, eh?” fece il custode dell’Equilibrio, sorridendo e avvicinandosi al gruppo e all’armatura.
    “Già…” ansimò Saiko, mentre il Keyblade tornava normale.
    “M-Maledetti… Una simile forza… superiore a quella dei Master…” disse l’armatura, rialzandosi a fatica. “Ma io non mi arrenderò così fac-”
    Tutti spalancarono gli occhi non appena videro un Keyblade grigio trapassargli l’elmo, facendo scomparire nell’oscurità l’armatura, e mostrando così ai presenti il Blue Ranger.
    “Ancora tu?!” esclamò Natsu.
    Il nuovo arrivato non disse nulla, limitandosi a girarsi e ad allontanarsi.
    “Aspetta!” fece Saiko, venendo fermato da Dark, che scosse la testa.
    “Se non vuole unirsi a noi, non possiamo costringerlo.” Disse. “Ma sono sicuro che presto sapremo di più sul suo conto.”

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    “Allora tuss, dove lo avete spedito?!” esclamò Sidious, guardando minaccioso Sora, Roxas, Vanitas e Ventus.
    “Ma non ne abbiamo idea, te l’abbiamo già detto!” rispose Sora.
    “Sciocchezze! Solo voi potete essere i responsabile della scomparsa del Maestro!”
    “Senti, signore oscuro dei miei stivali, noi non centriamo nulla!” fece Vanitas.
    “Oh, vedo che un tuss è desideroso di prenderle!”
    “Ascolta Sidious…” fece Ottoperotto. “Secondo me non ne sanno proprio nulla. Ci hai svegliato alle tre di notte ordinandoci di venire qui, e ci abbiamo messo dieci minuti buoni per svegliarli!”
    “E allora dov’è il Maestro? Ha saltato la punizione dei tuss del dopo cena, non era mai successo prima!”
    “Suvvia, qualcuno avrà richiesto i suoi servizi da distruttore.” Commentò Xaldin.
    “A quello ‘gnorante? Figuriamoci! Ora però voglio far vedere a un certo sith cosa succede a svegliarmi senza un motivo ben valido!”
    “E io mi unisco a te!” aggiunse Larxene, evocando i suoi kunai.
    “E-Ehi… Ragioniamo…” fece Sidious, indietreggiando spaventato.
    “Però ora che ci faccio caso, anche Loony è sparito da un po’…”
    “Non dirmi che ti stai preoccupando per me, vero?” fece il diretto interessato, apparendo dal nulla assieme a Oma, facendo saltare tutti i presenti per lo spavento.
    “Loony! Oma! Volete farci venire un attacco di cuore?!”
    “Nah, troppo banale.” Commentò Loony. “Comunque sono di ritorno da un mondo fantastico! Sapete, c’erano virus, programmi dalla forma umana, divinità della distruzione che affrontavano i loro incubi…”
    “Solita amministrazione insomma, eh?” fece Sora, per poi zittirsi.
    “Aspetta… ripeti l’ultimo punto, scusa?”
    “Punto.”
    “Intendeva l’ultima cosa che hai detto, Loony…” disse acido Otto.
    “Oh, che darky ha affrontato i suoi incubi aiutando quel simpatico gruppo di custodi?”
    “Stai dicendo che il Maestro si trova in una dimensione parallela?!” esclamò Sidious, prendendo l’emanazione per il colletto e sollevandola di peso.
    “Certo che no.”
    “E allora dov’è?!”
    “Forse in quel varco dietro di voi.” Rispose Loony, indicandolo con un dito.
    Tutti si girarono, vedendo un varco aperto.
    “Che cactus…?” cominciò Sora, poco prima di venire colpito alla bocca da un raggio di luce, che però non gli fece alcun danno.
    “Che cosa è stato?” esclamò Ventus, girandosi verso il varco.
    Con grande sorpresa di tutti, un Keyblade dorato, striato di bianco e nero, sbucò dal varco.
    “Un Keyblade?!” urlarono tutti quanti.
    “Ma non l’ho mai visto prima! Di chi è?”
    “Da come ha colpito Sora, di sicuro non è un amico!”
    “Hai ragione, tuss.” Fece una voce, mentre dal varco usciva una familiare figura vestita di nero, che continuava a tenergli puntata contro la chiave leggendaria. “Diciamo che sono tornato, più forte e determinato di prima.”
    “Darky?! Con un Keyblade?!” urlarono tutti.
    “Si salvi chi può!” urlò Sora, scappando via seguito dagli altri tre ragazzi.
    “Per tutti i nomi del convento!” esclamò Nausicaa.
    “Questo dev’essere un sogno.” Fece Sigmund. “Sì, un sogno, non c’è altra spiegazione… Altrimenti dovrò psicanalizzare a fondo l’incosciente che ha dato un Keyblade al signore della distruzione!”
    Solo Oma si soffermò a guardare il ciondolo del Keyblade, lasciandosi sfuggire un sorriso.

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    Il Blue Ranger era fermo a fissare lo schermo di un cellulare.
    “Nostalgia dei vecchi tempi?” chiese una voce alle sue spalle.
    Il Ranger si girò subito, facendo scomparire il cellulare ed evocando il Keyblade.
    Di fronte a lui si trovava un ragazzo con addosso un impermeabile bianco, con il cappuccio che gli celava il volto.
    “Un emissario di Lucis?” fece la voce robotica del Ranger.
    “No, non direi. Io sono solo un osservatore.”
    “Un osservatore?”
    “Esattamente. Potrei essere definito come colui che sa tutto quello che sta succedendo. Motivo per cui so chi sei realmente.”
    Il Blue Ranger rimase in silenzio, limitandosi a prepararsi ad attaccare.
    “E cosa vuoi fare adesso?”
    “Te l’ho detto: sono un osservatore. Non rientra nel mio interesse ingaggiare battaglia contro di te. Sono qui solo per riferirti alcuni particolari sull’ultima prova che i custodi sotto la guida di Dark dovranno sostenere.”
    “E perché mai verresti a dirlo a me?”
    “Perché sei tu che li salverai, ma ti serve un piccolo aiuto. Prima che ti spieghi tutto però, gradirei che ti togliessi quel casco. Sai, mi piace parlare direttamente con le persone.”
    “Allora anche tu devi levarti quel cappuccio.”
    Il ragazzo sorrise, obbedendo.
    Gli occhi sotto l’elmo del Ranger si spalancarono.
    “Tu sei-”
    “Non sono Dark. E nemmeno una sua copia. Diciamo che io sono la base.” Rispose lui.
    Il Blue Ranger non disse altro.
    Poi, come se niente fosse, si portò le mani al casco, cominciando a toglierselo, lasciando così liberi dei lunghi capelli castani.
    Il ragazzo sorrise.
    “Adesso possiamo parlare di ciò che dovrai fare… anche se sarà molto difficile per te.”


    Info capitolo

  8. .

    E anche se siamo in pieno agosto, ecco qui il nuovo capitolo!
    Beh, che dire... finalmente ho ritrovato l'ispirazione, e così, questo capitolo, che faticavo a scrivere e che inizialmente doveva essere uno dei più veloci, è diventato di 40 pagine XD. Motivo per cui ho deciso di dividere anche questo. Posterò la seconda parte prima di partire, perciò tranquilli che non dovrete aspettare troppo per sapere come finisce XD (anche se spero in qualche recensione estiva XD).
    Prima di tutto ringrazio Liberty89 e Ottoperotto per avermi fatto da beta reader, oltre che per avermi permesso di scrivere questi due capitoli. E per coloro che seguono le fiction di Otto, gli consiglio di non perdersi il prossimo capitolo XD.
    Con questo, la saga ha superato la metà. Ormai siamo vicini al finale di questa mia follia, che si concluderà molto presto (sto scrivendo l'ultimo capitolo mancante) e voglio tranquilizzarvi che non ci saranno spoiler su Kingdom Hearts 3D, dato che ormai come storia è troppo distaccata, il che mi rende impossibile collegare la fiction al nuovo gioco (anche se pare che Nomura abbia letto le mie fiction per scrivere la sua storia XD).

    Bene, e ora... buona lettura e buon Ferragosto a tutti!

    Capitolo 76: Quarta prova! Il vero potere dei custodi! - Torna all'indice dei capitoli
    “Curioso…” fece una ragazza con addosso una tunica viola, con in mano un ombrello chiuso dello stesso colore e con un paio di ali da farfalla che le spuntavano dalla schiena, guardandosi attorno, vedendo solo uno spazio bianco e vuoto, con un cielo composto da numeri. “Non riesco a riconoscere questo scenario.”
    “Forse è uno nuovo.” Rispose un piccolo maialino che stava in piedi dietro di lei, raggiungendola goffamente.
    “Ne dubito. In più, tu sei rimasto così, il ché significa che non si è attivata alcuna sfida.”
    “Ma allora dove possiamo essere finiti? Non ho mai sentito parlare di una zona del genere.”
    “Probabilmente qualcuno ha dirottato la nostra connessione, e dev’essere anche piuttosto abile.”
    “Che cosa facciamo?”
    “Per il momento continuiamo ad esplorare, poi vedremo come agire.” Rispose la ragazza, continuando a camminare, fermandosi all’improvviso.
    “Haru.” Disse semplicemente, lasciando che l’animale dietro di lei la superasse.
    Di fronte a loro c’era un ragazzo, che indossava un paio di pantaloni lunghi beige, una canottiera verde coperta da un gilet rosso e bianco lasciato aperto. Attorno al collo aveva una medaglietta, e i suoi capelli erano lunghi e castani.
    “Ma bene!” disse lui, battendo tra di loro i pugni e sorridendo. “Finalmente qualcuno con cui divertirmi! È da parecchio che non prendo più a pugni nessuno!”
    “Che cosa vuoi fare a Kuroyukihime-senpai?!” chiese Haru, spalancando le braccia per difendere la ragazza.
    “Tu speri forse di spaventarmi? Spiacente, ma il qui presente Daimon Masaru-sama non si spaventa di fronte a nulla!”
    “Sei un essere umano?” chiese la ragazza, tranquilla.
    “Ti sembro forse un Digimon come voi?” replicò lui, guardandola male.
    “Digimon?” ripeté il maialino. “E che cosa sono?”
    Questa volta il ragazzo apparve sorpreso.
    “Non vorrete farmi credere che non lo siete, vero? Di certo non siete umani.”
    “Aniki!” urlò una voce, proveniente da una delle tasche di Masaru, anticipando una luce che prese forma al suo fianco, trasformandosi in un piccolo dinosauro arancione. “Hanno ragione loro, non sono Digimon!”
    “E quello che cos’è?!” esclamò Haru. “Sembra diverso dai normali avatar!”
    “Haruyuki.” Lo chiamò Kuroyukihime. “Preparati a combattere contro di loro. Non sono Avatar, quello è un essere umano vero e proprio.”
    “Un essere umano qui? Ma è impossibile! Non esiste una tecnologia del genere!”
    “Avete finito di parlare?!” urlò Masaru, saltando in alto e preparandosi a colpirli con un pugno.
    “Maledizione!” esclamò Haru, facendo apparire di fronte a sé uno schermo olografico visibile solo a lui, sopra il quale era apparsa un’icona con scritto <i>‘Duel’, che lui premette subito.
    Immediatamente, attorno a lui apparve un cerchio composto da dati informatici, che cominciarono a cambiarlo.
    Pochi secondi dopo, al posto del maialino c’era un’armatura argentata, con un elmo che copriva completamente la testa.
    “Lo sapevo che ci sarebbe stato da divertirsi!” esclamò l’avversario per nulla intimorito, avvicinandosi sempre di più a lui.
    Haru alzò il braccio, chiudendo la mano a pugno, riuscendo così a parare l’attacco nemico, rimanendo entrambi fermi per qualche secondo.
    Masaru fu il primo a ritirare il pugno, saltando indietro, mentre Agumon lo raggiungeva.
    “Aniki! Tutto bene?” chiese lui.
    “No…” replicò serio il ragazzo, guardandosi la mano. “Non appare… La DigiSoul non appare… Il che significa che non sono veramente dei Digimon!”
    “Non sappiamo nemmeno di che cosa stai parlando!”
    “E allora come mai potete evolvere?”
    “Evolvere? Questo è un duel avatar!” rispose Haru.
    “Duel avatar? E che cosa sarebbe? Tu hai cambiato completamente aspetto! E per quel che so io, solo i Digimon possono farlo! E state parlando con il più grande combattente di strada del Mondo Digitale!”
    “Mondo Digitale?” intervenne Kuroyukihime. “Intendi dire l’Accel World?”
    “Accel che cosa?” chiese Agumon, grattandosi la testa con una zampa.
    “Scusate, ma voi come avete fatto ad arrivare qui?” fece Haru.
    “Con un varco, che domande. Ci sono altri modi per arrivare nel Mondo Digitale?”
    “Varco? Quindi siete arrivati qui proprio con il vostro corpo, e non tramite un avatar virtuale.”
    “Più vi sto a sentire, meno ci capisco. Forse Yoshino o Tohma avrebbero capito di più…”
    “Eh eh, Aniki non è proprio la persona più adatta per discorsi complicati.” Ridacchio Agumon, prima di ricevere un pugno in testa dal compagno. “Ahia! Aniki!”
    “Non è che tu sei più intelligente di me, sai?” replicò lui, mentre attorno al suo pugno per qualche secondo apparve un’aura arancione.
    “La sua mano…” fece Haru, preparandosi a un nuovo attacco.
    “Beh, vorrà dire che li affronteremo così!” esclamò Masaru, rivolgendosi verso i due Avatar assieme ad Agumon.
    Haru e Masaru partirono all’attacco insieme, facendo andare indietro il braccio, con la mano chiusa a pugno.
    Ma prima che i due potessero scontrarsi, una forte luce apparve in mezzo a loro.
    “E ora che cosa…!” fece Masaru, indietreggiando e coprendosi gli occhi, imitato da Agumon, Haru e Kuroyukihime.
    Quando la luce cominciò a dissiparsi, i quattro notarono subito un gruppo di ragazzi.
    “Okay…” disse Marco, guardandosi le mani. “Questa volta sembra che non abbiamo subito alcuna mutazione. Sarebbe un miracolo.”
    “Concordo e, apparentemente, abbiamo tutti i nostri ricordi.” Fece Saiko.
    “Quindi la cosa è ancora più preoccupante.” Commentò Pan, facendo muovere la coda.
    Dark e Hikari rimasero in silenzio, guardandosi attorno.
    “Sembra il mondo di Tron.” Fece Sora, raggiungendoli. “Però c’è qualcosa di diverso, anche se non saprei dire che cosa… Oltre al fatto che non siamo stati digitalizzati.”
    “A-Altri umani?! E sono apparsi dal nulla!” esclamò Haru, facendo girare tutti verso di sé.
    “E voi chi siete?” chiese Inuyasha, per poi cominciare ad annusare con il naso. “Non sento alcun odore provenire da voi.”
    “Hai ragione.” Disse Natsu, imitandolo. “Ma com’è possibile?”
    “Ehi voi! Come osate interrompere un mio combattimento?!” gli urlò contro Masaru, partendo all’attacco.
    Pan si girò di colpo, fermandolo semplicemente con una mano aperta.
    “Che cosa?!” esclamò incredulo il ragazzo.
    “Se vuoi colpirci, cerca di diventare più forte!” replicò la Sayan, per poi lanciarlo via con un colpo d’aura.
    “Aniki!” urlò Agumon.
    Vedendolo, Sora, Riku, Kairi, Saiko, Marco e Tsuna spalancarono gli occhi.
    “Agumon?!” esclamarono tutti insieme.
    Il Digimon si girò verso di loro.
    “Mi conoscete?”
    “No.” Rispose Dark. “Loro hanno visto un altro Agumon.”
    “Un altro Agumon?” ripeté Masaru, rialzandosi e sputando con noncuranza del sangue a terra. “Quindi almeno voi siete a conoscenza dei Digimon.”
    “Digimon? Quello sarebbe un Digimon?” chiese Asuka. “È molto diverso da Koji e Ryo.”
    “Loro vengono da mondi diversi, dove l’unica cosa in comune sono appunto le creature digitali chiamate Digimon.” Spiegò Hikari. “Però non credevo che avremmo incontrato un altro mondo abitato da loro.”
    “E quei due? Sono anche loro Digimon?” chiese Edward, indicando Haru e Kuroyukihime.
    “Ancora con questa storia?!” esclamò il cavaliere d’argento. “Non sappiamo nemmeno che cosa sono questi Digimon! Voi piuttosto, chi diamine siete?!”
    “Di un po’, nullità… Vuoi davvero far imbestialire il qui presente divino Black Star con le tue inutili esclamazioni?” chiese l’assassino.
    “Ci conviene ritirarci, Haru.” Fece Kuroyukihime. “Sono in troppi per noi.”
    Il cavaliere la guardò per qualche secondo, per poi annuire.
    “Va bene.” Disse, per poi rimanere fermo.
    I custodi li guardarono per qualche secondo, senza però che i due facessero nulla.
    “Che cosa significa?” chiese la ragazza, sorpresa. “Perché non riesco a disconnettermi?”
    “Lo stesso vale per me! Com’è possibile?!”
    “Scusate…” fece Marco. “Non sono esperto come mio padre, ma solitamente non si parla così quando ci si connette a internet?”
    I due lo guardarono sorpresi.
    “Internet non si usa più da molti anni, come fai a non saperlo?” chiese Haru.
    “Internet?” chiese Natsu. “E che cosa sarebbe? Qualcosa da mangiare?”
    “Magari è del pesce.” Fece Happy, facendosi spuntare le ali e volando, immaginando il suo cibo preferito.
    “Che cosa?!” esclamò Kuroyukihime. “Quel gatto sta volando!”
    “Nessun riferimento al fatto che parla?” chiese Ichigo, leggermente sorpreso.
    “Tsk.” Fece Masaru. “Perché dovrebbero sorprendersi di quello? Quel tipo in armatura prima era un piccolo maialino parlante.”
    “Detto così suona proprio demotivante…” commentò Haru, abbassando la testa.
    “Ad ogni modo, dove ci troviamo?” chiese Riku.
    “Nel Mondo Digitale.” Risposero Masaru e Agumon.
    “Nell’Accel World.” Replicò insieme Haru.
    “Quindi non lo sapete nemmeno voi… Ehi, essere superiore dei miei stivali!” esclamò Asuka, rivolgendosi a Dark. “Sai almeno dove ci hai spedito o anche stavolta non ti ricordi nulla?”
    “Spiacente, niente di niente.” Rispose lui.
    “Essere superiore?” ripeté Kuroyukihime. “Sei così forte?”
    “Forte? È un eufemismo, credimi.” Disse Tsuna. “Non lo avete visto quando combatte… Ormai credo che le persone in grado di tenergli testa si possano contare su una mano.”
    “Davvero?” fece Masaru, facendo scrocchiare le mani. “Interessante, allora lo devo affrontare!”
    “Non hai speranze. Ti sei lasciato battere da me, che non ero nemmeno al mio massimo potenziale, e lui è decisamente e notevolmente più forte di me.” Replicò Pan.
    “Credi che perché sei una mocciosa io non ti possa battere? Prima mi hai solo colto alla sprovvista! Io sono il più forte combattente di strada del Mondo Digitale, Daimon Masaru-sama!”
    “Davvero? Beh, io sono la nipote dell’uomo più forte dell’universo.” Disse la Sayan, mentre i suoi capelli diventano biondi, provocando un’onda d’aria che investì tutti. “E credimi, so essere molto pericolosa.”
    “Umpf! Aniki, diamogli una lezione!”
    “Con piacere, Agumon!” disse Masaru, tirando fuori dalla tasca una specie di cellulare.
    In quello stesso momento attorno al suo braccio apparve la stessa aura arancione di prima, che lo ricoprì completamente.
    “DigiSoul Charge! Overdrive!” urlò, facendo confluire l’energia attorno a lui nell’oggetto, che poi puntò contro il Digimon, che s’illuminò subito.
    Sotto gli occhi sorpresi di parte dei custodi e di Haru e Kuroyukihime, Agumon divenne sempre più grande, cominciando a cambiare aspetto.
    Attorno al suo corpo apparve un’armatura rossa, mentre sulla schiena spuntò un paio di ali artificiali dello stesso colore. La sua coda si allungò, venendo ricoperta anch’essa dall’armatura, terminando con una ruota dentata verso l’esterno.
    “Vai, ShineGreymon!” urlò Masaru.
    “Sì Aniki!” rispose lui, per poi alzare le braccia verso l’alto, creando una sfera di fuoco molto simile a un sole.
    “Glorious Burst!” gridò, scagliando la sfera contro Pan, che invece portò le mani dietro di sé, cominciando a caricare l’onda energetica.
    “Tutto qui?” chiese la Sayan, rispondendo all’attacco.
    L’onda d’urto dovuta all’incontro tra i due attacchi investì tutti i presenti.
    “C-Che cosa sono quei due?!” esclamò Haru. “Non ho mai visto attacchi così potenti!”
    “Umpf!” fece Pan, continuando a mantenere sospeso il piccolo sole con la sua onda. “Non male, lo ammetto, ti avevo sottovalutato. Ma ora-”
    “Ma ora basta così.” Disse Dark, creando una sfera di luce che scagliò contro i due attacchi, deviandoli verso l’alto, dove esplosero definitivamente.
    Masaru si girò verso di lui.
    “Come osi interrompermi ancora?!” sbraitò, cominciando a correre contro di lui, con il pugno alzato.
    Pugno che Dark fermò senza alcun problema.
    “Mi spiace, ma come ha detto Pan, sono oltre la tua portata. Quella sfera che ho appena usato non era che una minima parte del mio potere.”
    “U-Una minima parte?!” ripeté con tono spaventato Haru, per poi girarsi verso Kuroyukihime, che era altrettanto sorpresa.
    “Ogni volta è la stessa storia.” Fece Marco. “A quanto pare, essere una delle tre entità portanti dell’universo ti rende decisamente incurante delle reazioni altrui.”
    “Una delle tre entità portanti?” chiese Kuroyukihime. “Che cosa intendi dire?”
    “Intende dire che Dark è l’Equilibrio in persona.” Rispose Hikari. “Ci sono ben poche persone in grado di tenergli testa, se combatte al suo massimo potenziale.”
    “Di’ pure che solo i suoi genitori e forse Hakai ne sono in grado.” Fece acida Asuka. “Di sicuro, nemmeno la nostra divinità personale può fargli qualcosa!”
    “Asuka…” cominciò Shinji, sospirando. “Io sono anche un suo guardiano e gradirei che non facessi notare che sono una divinità…”
    “Fai anche il modesto adesso?” replicò la pilota di Evangelion. “Ma sei proprio uno stupido! Mi chiedo come abbia fatto a…”
    Ma la ragazza si fermò, per poi voltare lo sguardo.
    “Asuka?” fece Shinji, non riuscendo a capire quel comportamento. “Che cosa ti prende?”
    “Stupido!” urlò lei, girandosi e aprendo la mano, pronta a creare una sfera di fuoco.
    Shinji si portò le mani davanti al volto per ricevere il colpo.
    Colpo che però non arrivò.
    “Uh?” fece, spostando le mani.
    Di fronte a lui c’era Asuka, intenta a guardare incredula la propria mano, sulla quale non era apparso nulla.
    “E-Ehi! Dove accidenti è la mia magia?!” esclamò, chiudendo e riaprendo il palmo più volte.
    “Ma che dici?” fece Natsu, avvolgendosi il braccio con il fuoco. “Ti sei dimenticata come si usa la magia?”
    “Maledizione, vorrà dire che userò il Keyblade!” esclamò irata la custode, portando la mano davanti.
    Davanti a lei apparve una lieve luce, che però si spense subito, senza far apparire nulla.
    “Ehi… Che cosa significa questo…?”
    “Non sarà che…” fece Saiko, cercando anche lui di evocare il Keyblade, senza però riuscirci.
    “Oh no… non ditemi che è ciò che penso!” esclamò Sora, imitando i compagni, ma fallendo nel tentativo esattamente come loro.
    In pochi secondi, tutti i custodi si ritrovarono a cercare di evocare il Keyblade, senza ottenere alcun risultato.
    “I nostri poteri da custodi sono spariti…” mormorò incredulo Edward, per poi appoggiare velocemente la mano a terra.
    Rimase fermo per qualche secondo, senza però fare nulla.
    “Niente, anche la mia alchimia superiore è sparita…” constatò.
    In quel momento tutti si girarono verso Dark e Hikari, che erano rimasti in silenzio.
    “Si può sapere che sta succedendo?” chiese Masaru, mentre il suo Digimon tornava al suo aspetto normale.
    “Succede che ora penso proprio che userò un certo essere superiore per affilare i miei artigli!” rispose Inuyasha, mostrando i suoi artigli e partendo all’attacco.
    Dark rimase fermo, limitandosi ad evocare il Keyblade e a parare l’attacco.
    “Ma quello è…” cominciò incredulo Haru guardando l’arma.
    “Un Keyblade!” completò Kuroyukihime. “Dunque siamo di fronti ai famosi custodi.”
    “Quindi tu e Hikari siete ancora immuni agli effetti della prova, eh?” fece Ichigo, per poi portarsi al petto il suo ciondolo, separandosi dal suo corpo, che cadde a terra.
    Questa volta a posto del Keyblade apparve la sua vecchia spada.
    “Beh, sembra che io possa usare Zangetsu, anche se è tornato al suo vecchio aspetto…” disse, per poi girarsi verso Haru e Kuroyukihime, che lo guardavano increduli.
    “Si è sdoppiato?” chiese Agumon, guardando sia il corpo che lo spirito di Ichigo, il quale rispose con uno sguardo curioso.
    “Voi riuscite a vedermi?”
    “Sembra che in questo mondo le cose funzionino diversamente dagli altri.” Fece Riku, guardandosi attorno.
    “Ma che cosa facciamo ora?!” esclamò Saiko. “Senza poteri, siamo quasi tutti dei comunissimi umani! Non possiamo combattere in questo modo!”
    “Quasi?” ripeté Kuroyukihime, riacquistando il controllo di sé. “Come sarebbe a dire?”
    “Ehi, non crederai forse che io sia una comune ragazzina, vero? Questa coda non ti dice nulla?” domandò Pan.
    “E queste orecchie non sono di certo finte.” Aggiunse Inuyasha, indicando le proprie orecchie e muovendole a scatti.
    “Io non mi esprimo… Mi piace ancora considerarmi umano quando è possibile…” mormorò Marco.
    “Ovvio che io non sono umano, sono il grande e unico Black Star!” urlò l’azzurro, poco prima di venire colpito da un pugno di fuoco di Natsu.
    “E piantala con questa storia, hai rotto!” gli disse, poco prima di ritrovarsi il volto dell’assassino di fronte al suo, con diversi nervi in bella mostra.
    “Come osi?! Nessuno può colpirmi e passarla liscia!”
    “Fatti sotto allora!” replicò il Dragon Slayer, facendosi completamente avvolgere dal fuoco.
    “Non sarebbe il caso di rimandare i diverbi?” propose Tsuna, senza venire sentito dai due.
    “Meglio lasciarli sbollire per conto loro.” Fece Conan, sospirando. “Cavoli, sono di nuovo bloccato così…”
    “Okay, qualcuno può spiegarmi che cosa diamine sta succedendo qui?!” urlò Masaru
    Hikari sospirò.
    “È una lunga storia…”


    “Quindi in pratica, adesso state sostenendo queste ‘prove finali’, esatto?” chiese Kuroyukihime, dopo che i custodi terminarono di raccontare tutto.
    “Proprio così.” Rispose Sora.
    “Sa tanto di videogioco…” fece Haru.
    “Solo che è la pura verità. Non possiamo mostrarvi i nostri poteri, ma come avete visto, alcuni di noi non sono proprio umani.”
    “E così avete incontrato altri ragazzi accompagnati da Digimon, eh?” disse Masaru. “Chi lo avrebbe detto, credevo che gli agenti della DATS fossero gli unici.”
    “DATS?” ripeté Marco.
    “L’organizzazione per cui lavoravo, prima di decidere di restare nel Mondo Digitale con Agumon. Era lei a occuparsi dei Digimon che apparivano nel mondo reale, però da quando quel varco ha mangiato me e Agumon, non abbiamo incontrato più nessuno.”
    “Aspetta, quindi questo non è il tuo mondo d’origine?” chiese Kairi.
    Il ragazzo alzò le spalle.
    “Non lo so, il Mondo Digitale è molto vasto… Però mi insospettisce non aver trovato più nessun Digimon. Per questo quando ho incontrato quei due, non ho resistito a metterli alla prova!”
    “E tu prendi a pugni chiunque incontri?” chiese Haru.
    “Beh, quando ci siamo incontrati per la prima volta, io e Aniki ci siamo scambiati parecchi colpi.” Rispose Agumon, ridendo.
    “Uno dei combattimenti più belli che ho mai sostenuto.” Ammise il ragazzo, mentre tutti li guardavano come due pazzi.
    “Vi prego, ditemi che queste follie prima o poi avranno fine…” fece Marco.
    “Mi spiace, ma temo che quello che abbiamo visto finora sia ancora il minimo.” Disse Sora.
    “Dopo essermi ritrovato ad essere una ragazza, essere tornato bambino, aver perso la memoria e perso i poteri che cos’altro può capitarmi di più folle?!” gli urlò contro l’Animorph.
    “Dimentichi l’astronave aliena che ti è atterrata davanti tempo fa, il fatto che tua madre è controllata da un alieno che si diverte a conquistare mondi, e l’incontro che hai fatto con quella pseudo suora…”.
    “Grazie per avermi ricordato i momenti più importanti della mia vita Asuka, veramente.” Replicò gelido Marco.
    “Beh, dimentichi quel tipo… quello strano…” cominciò Pan, portandosi una mano sotto il mento per cercare di ricordare. “Come si chiamava?”
    “Quello uguale al tipo il cui nome ricordava le moltiplicazioni?” domandò Saiko.
    “Ottoperotto?” chiese Sora, leggermente sorpreso. “Non ci avevate detto di averlo incontrato.”
    “Io ho cercato di rimuoverne il ricordo, dopo aver dovuto affrontare quel pazzo psicopatico armato di cucchiai…”
    “Ma che razza di combattente era, scusate?” domandò Haru. “Non ho mai sentito di nessuno che combatte con un cucchiaio… E poi che pericolo può rappresentare?”
    “Sarei stato d’accordo con te se solo non l’avessi visto sopravvivere a un’esplosione nucleare diretta.” Disse Tsuna.
    “Esplosione nucleare?” domandò Natsu, chinando la testa a lato. “Da quando le esplosioni hanno un nome?”
    “Da quel che ho sentito, è un’esplosione dalla forza devastante, in grado di distruggere un’intera città in pochi secondi…” spiegò Inuyasha, non troppo sicuro.
    “In molti mondi quelle esplosioni hanno condannato l’intero pianeta.” Fece Dark. “I loro effetti durano anni e anni, senza mai scomparire definitivamente. E purtroppo, rispetto a quel che può fare mio padre, è niente.”
    “Tuo padre è così potente?” domandò incredulo Masaru.
    “Aspetta, tu hai detto di essere l’Equilibrio stesso dell’universo, esatto?” intervenne Kuroyukihime. “E se non sbaglio, per la maggior parte delle persone l’equilibrio è composto da una perfetta unione tra luce e tenebre. Da questo devo dedurre che tuo padre è-”
    “L’Oscurità stessa, esatto.” Completò il custode.
    “Immagino dovremmo considerarci dei privilegiati a poter parlare direttamente con te, vero?” continuò la ragazza, sbattendo la punta dell’ombrello per terra. “Ammetto che sono molto tentata di affrontarti in un duello, ma da quel che ho visto, nemmeno un Re come me avrebbe possibilità contro di te. Anzi, probabilmente nemmeno tutti e sette i Re insieme riuscirebbero anche solo a ferirti.”
    “Adesso non esageriamo, sono forte, ma non invincibile. Questo corpo è pur sempre umano, e se non fosse per i miei poteri, sarei morto molto tempo fa.”
    “Se penso che voi rischiate veramente la vita… mi vengono i brividi solo a pensarci! Nella realtà non durerei un secondo in uno scontro.” Commentò Haru.
    “Ah, la realtà… è una cosa molto astratta, sai tuss?” fece una voce alle sue spalle, appartenente a un uomo vestito di bianco, con i capelli tutti all’aria, tranne per un lungo codino, e un’espressione non proprio sveglia, che si portò un dito sotto il mento.
    Poi, come se niente fosse, tirò fuori da una tasca un teschio finto.
    “Verità o non verità… questo è il dilemma!” esclamò in tono melodrammatico, per poi gettare via il teschio. “Ma chi se ne importa di ‘sti problemi!”
    Il gruppo rimase in silenzio a osservarlo per qualche secondo.
    “Okay… Vi prego, ditemi che sono impazzito… Ditemi che sono impazzito e che lo sto vedendo solo io…” supplicò Marco, con un piccolo tic nervoso all’occhio.
    “E questo svitato chi accidenti è?” fece Asuka, guardando l’Animorph.
    “Svitato?” ripeté l’uomo, tirando fuori dalla tasca una vite gigante. “Strano, non l’ho nemmeno avvitata… Non ho ancora trovato una cavia su cui testarla… Ah, come invidio il buon vecchio Victor. A lui è bastato qualche fulmine, qualche vite e un poco di cervello per creare il primo zombie e urlare ‘È vivo!’.”
    Non appena ebbe detto le ultime due parole, alle sue spalle apparvero dei fulmini dal nulla.
    “L-Loony?!” chiese Tsuna, guardandolo sorpreso.
    “Loony? Allora non è Otto…” fece Hikari, guardandolo.
    “No, è una specie di suo gemello, da quel che ho capito… Solo, è molto più fuori di testa.”
    “Chissà perché, ma lo avevo immaginato.” Sputò Masaru, fissando il nuovo arrivato.
    “Fuori di testa?” esclamò Marco, indicando Loony con disperazione. “Quell’essere è la follia stessa! Pazzia allo stato puro!”
    “Preferirei essere definito lunatico, mio caro tuss bisognoso delle cure di Freud.” Replicò lui.
    “Follia?!” urlò Black Star. “Allora è un Kishin!”
    “Sinceramente, credo che il tuo Kishin gli farebbe un baffo.” Commentò Pan.
    “Uhm… ma ditemi… che ci fate nella cantina di Quina?” chiese Loony.
    In quel momento tutti lo guardarono con gli occhi sgranati, quasi fuori dalle orbite, e con le mascelle che avevano tutta l'intenzione di andare a toccare il pavimento.
    “Come osi paragonare questo mondo a una mera cantina?!” esclamò Masaru, chiudendo le mani a pugno, imitato da Agumon.
    “Credo che d’ora in poi avrò un’idea ben diversa dei pazzi.”
    “Dark, ti prego, restituiscimi l’alchimia, così almeno posso creare una prigione insonorizzata intorno a lui!” fece Edward.
    “Alchimia? Ma anch’io sono un alchimista, sai?” disse Loony, per poi battere le mani e creando dal nulla una pietra rossa. “Pietre filosofali, vita… posso fare tutto quanto!”
    Poi, ignorando un Edward Elric paralizzato dallo shock, fece scomparire la pietra.
    “Okay, sto cominciando a meditare di distruggerlo, anche se è la copia perfetta di Otto…” disse Sora.
    “Tuss, non credo ti convenga, sai?”
    “Tuss?” ripeté Kuroyukihime. “Che cosa significa?”
    “Oh, è un termine per indicare ragazzi come loro. In effetti, siete quasi tutti tuss e tusan, tranne loro due.” Continuò Loony, indicando Dark e Hikari.
    “In compenso, sembrano due pazzi perfetti, andando in giro conciati in quel modo.”
    I due custodi dell’Equilibrio rimasero in silenzio ad ascoltarlo.
    “Strano… Pensavo che Dark lo avrebbe disintegrato all’instante…” mormorò Conan.
    “Dark? Oh, ti riferisci al buon vecchio darky?” chiese Loony, per poi tirare fuori un telecomando e premendo subito un bottone.
    Sotto gli occhi increduli di tutti, in mezzo a loro apparve dal nulla una persona con addosso un impermeabile nero, intento a leggere qualcosa su un tablet.
    “Allora, il carico di spazzole di acacia velenosa dovrebbe arrivare domani. Poi subito dopo… uh?” fece il nuovo arrivato, guardandosi attorno. “Strano, me lo ricordavo ben diverso il mio studio…”
    “E avete avuto una dimostrazione pratica del teletrasporto multidimensionale made in Ticino!” esclamò Loony, attirando su di sé lo sguardo dell’uomo.
    “Chi ha fatto entrare il pazzo psicopatico instabile?” chiese, girandosi verso i custodi.
    “darkroxas92?” chiese Riku, guardandolo.
    “Sì, signore della distruzione eccetera, eccetera… Scusa tuss, ma sto facendo un po’ di calcoli… Sai, quando a gestire il tuo patrimonio c’è uno degli esseri più avari dell’universo, hai un po’ di difficoltà…”
    “Voi custodi conoscete gente assai strana, sapete?” commentò Kuroyukihime.
    “Non sai quanto hai ragione…” replicò Sora, facendo fermare immediatamente darkroxas92.
    “Questa voce…” fece lui, girandosi lentamente e sgranando gli occhi. “Per tutti i mondi che ho distrutto! Che cactus-”
    “Ehilà, finalmente ti sei accorto di noi.” Disse Dark, raggiungendolo. “Inutile che ti dica di non fare nulla di azzardato, vero?” gli sussurrò. “Sono molto più potente del nostro ultimo incontro.”
    “E credi forse di farmi paura?” replicò l’altro. “Sono pur sempre una divinità, non certo un umano come te!”
    “Un’altra divinità?!” esclamò Asuka, sbattendosi una mano sulla faccia. “Perfetto, ci mancava un altro megalomane montato come Black Star…”
    “Ad essere sinceri, lui è veramente una divinità.” Rispose Loony, tirando fuori un libro. “E il suo nome è sinonimo di flagello in quattordici dialetti diversi, e ha distrutto ben sei mondi!”
    “Allora è un nemico!” esclamò Natsu, facendosi avvolgere dalle fiamme e partendo all’attacco, colpendo in pieno il nuovo arrivato e spedendolo a diversi metri di distanza.
    Loony sospirò, per poi tirare fuori dal nulla un camice da infermiere.
    “Non ho mai visto un tuss così desideroso di farsi ricoverare…” commentò.
    “E perché mai?”
    “La divinità della distruzione che hai appena colpito è famosa anche per il suo misterioso odio verso tutti i tuss e tu l’hai appena colpito con un pugno avvolto dal fuoco… Questo ti dice nulla?”
    “Divinità della distruzione?” ripeté Shinji. “Che cosa vuoi di-”
    Ma prima che potesse completare la frase, una sfera di energia li raggiunse, costringendolo ad evocare la lancia per deviarla verso il cielo, dove esplose senza causare danni.
    “Oh, vedo che il vostro gruppo è sempre pieno di sorprese.” fece darkroxas92, riavvicinandosi e creando una seconda sfera sopra la mano destra. “Non credevo ci fosse qualcuno in grado di deviare uno dei miei attacchi senza un Keyblade.”
    “Spiacente, ma io sono una vera divinità, e i miei poteri sono ben diversi da quelli dei custodi. In più sono anche un guardiano dell’Equilibrio!” rispose Shinji, preparandosi a combattere.
    “Come?” fece l’altro, guardandolo sorpreso. “Strano, non mi risulta ci siano state nuove elezioni di divinità negli ultimi anni…”
    “Perché da voi ci sono delle elezioni per le divinità?” chiese Ichigo.
    “Beh, diciamo che ogni tanto capita che qualche essere più fortunato degli altri sia… guidato a raggiungere un piano dell’esistenza maggiore. A me è successo molti, molti millenni fa.”
    “Il che lo rende senza dubbio il più vecchio tra i presenti.” Rifletté Loony. “Ah, il buon vecchio darky… Più vecchio che buono a ben pensarci… Credo che nemmeno con un po’ di sale si potrebbe digerire.”
    “Ancora non capisco che cosa ci faccia lui sulla mia luna.” Commentò darkroxas92.
    “Ecco, temo di doverti dire che non sei più sulla tua luna… Anzi, credo che tu non sia nemmeno nel tuo universo. Loony ti ha teletrasportato qui con uno strano aggeggio. Come lui sia arrivato qui non si sa.” Spiegò Marco.
    “Aspettate… mi state dicendo che quindi qui non c’è nessun Autore a controllare, esatto?”
    “Autore? Che cosa diamine stai dicendo?!” esclamò Masaru.
    “Ah già, dimenticavo che per voi è qualcosa di insensato… Per voi, il libero arbitrio è una cosa normale.”
    “E con questo?” chiese Haru.
    “Sapete, nel mio universo noi divinità non possiamo interferire con gli altri, a causa della Grande Regola. Ma qui pare proprio che non ci sia niente del genere!”
    Dark evocò subito il Keyblade insieme a Hikari, ma Loony fu più veloce.
    Muovendosi a una velocità impressionante, si avvicinò a darkroxas92, per poi colpirlo in pieno con il palmo delle mani, facendolo volare nuovamente indietro.
    “Chiamatemi MerLoony.” Disse, soffiandosi sulle mani come se fossero state delle pistole.
    “Ditemi che non è una parodia del nome di Merlino…” commentò Sora, portandosi una mano sulla faccia.
    “Certo che no.” Rispose Loony. “Merlino è Merlino, MerLoony è MerLoony.”
    Ma prima che potesse continuare con il suo delirio, una colonna di fuoco si alzò verso il cielo in prossimità della divinità colpita.
    “Tu… Miserabile omuncolo, emanazione di infima categoria dei miei stivali!” tuonò, avvolto dal fuoco. “Come osi colpirmi?!”
    “Si è leggermente arrabbiato, eh?” commentò Loony, rivolgendosi a Marco, che sospirò.
    “Se per te quello è leggermente arrabbiato, allora temo dovrai presto rivalutare i tuoi standard…”
    “Ma lo so anch’io che è una cactusata! Non sono mica stupido, sai? Si vede lontano un miglio che ha voglia di distruggermi usando tutti i suoi poteri!”
    “E tra poco io gli darò man forte, anche a costo di doverti sbattere la testa a terra.” Fece Asuka.
    “Quel tipo sarebbe in grado di sconfiggere un sacco di persone solo per i suoi discorsi insensati.” Disse Haru.
    “Umpf! È solo uno svitato insignificante. Ho avuto avversari ben più forti.” Intervenne Masaru.
    “Oh, non ti preoccupare, Daimon Masaru!” fece darkroxas92. “Ho un intero dossier sul tuo conto, con tutti i danni che hai provocato. Nella mia dimensione sei un ricercato, sai?”
    “Ricercato? Che diamine… Ma tu chi sei esattamente?!” esclamò Haru.
    “Credevo fosse chiaro.” Rispose lui. “Sono darkroxas92, la divinità della distruzione della mia dimensione. E modestamente, sono io quello che si occupa di punire in maniera adeguata i tuss, ovvero i ragazzi di età compresa tra i sette e i diciassette anni, quando questi commettono qualcosa che non dovrebbero fare.”
    “E secondo la sua lista, praticamente anche respirare è una colpa.” Disse Loony.
    “Bene, ora che le presentazioni sono finite…” riprese darkroxas92, girandosi verso il suo compagno di dimensione. “Prima che perda nuovamente la pazienza, ti dispiacerebbe riaprire il varco dimensionale e farmi tornare sulla mia luna?”
    “E come farei, scusa?”
    “Con quel telecomando che hai usato prima?”
    “Oh, intendi quello? Spiacente, ma l’ho smontato per costruire questo pallone volante.” Rispose Loony, mostrando l’oggetto in questione. “Non dirmi che ti serviva, vero?”
    L’occhio destro di darkroxas92 tremò leggermente, preso da un tic improvviso.
    “Ma perché… Perché a me?!” urlò, facendo tremare la terra. “Cos’ho fatto di male per meritarmi tutto questo?!?!”
    “Vuoi un elenco preciso o va bene anche uno approssimativo?” domandò Loony, tirando fuori dal nulla un computer.
    “Meglio se non commento, supererei il rating concesso…”
    “Meglio non ricordargli che qui non ci sono problemi di rating, vero?” fece Sora a Riku, che annuì.
    “Beh, direi che non ci resta che vedere cosa ci riserva questo mondo.” Disse Dark, cominciando ad allontanarsi con Hikari.
    “Aspetta un momento tu!” lo fermò darkroxas92. “Se credi che me ne starò buono solo per la tua minaccia, ti sbagli! Se qui posso usare tutti i miei poteri, per te non c’è alcuna speranza!”
    “Mi spiace deluderti, ma Dark è molto più forte di te. Anzi, credo che tu non sia minimamente al suo livello.” Rispose Hikari.
    “Davvero? Vogliamo provare?”
    “Qui non esistono divinità come nella tua dimensione. Ce ne sono altre, di vari tipi, ma molto diverse da quelle come te.” Disse Dark. “Io sono al di sopra di esse. Io non sono un mero custode, o una divinità. Sono qualcosa di superiore.”
    “E poi dicevano che mi davo delle arie… non avevano ancora incontrato te, vero?”
    “Certo che no. Perché lui è veramente al di sopra di tutti voi.” Fece Loony, assumendo uno sguardo serio. “Perché tu sei l’Equilibrio stesso di questa dimensione, non è vero?”
    Dark si girò verso di lui, sorpreso.
    “Ma allora stavi fingendo prima?”
    “Sfortunatamente no. Posso rimanere così solo per pochi minuti, e in rarissime occasioni.”
    “Equilibrio stesso? Cosa stai dicendo?” chiese darkroxas92.
    “Questa è la prima volta che vengo qui, e non essendo più nella nostra dimensione, non so più nulla dal nostro Autore. Ma qui… Qui sento chiaramente tre grandi forze, e una è proprio qui di fronte a noi.”
    “Tre? E chi diamine sarebbero gli altri due?!”
    Loony sorrise.
    “Immagino che tu non sia in grado di percepirle, vero Lan?”
    Ma non appena ebbe detto quel nome, si ritrovò la mano del signore della distruzione attorno al collo.
    “Non chiamarmi mai più in quel modo, chiaro?” tuonò minaccioso e serio, come prima non era stato.
    “Lan? Ehi, ma non è lo stesso nome… dell’altro Dark?” esclamò Sora, attirando l’attenzione di tutti su di sé.
    “L’altro Dark? Vuoi dire quello che io e Rukia abbiamo incontrato nel nostro mondo quando ci siamo visti per la prima volta?”
    “Il Dark del futuro…” continuò il custode dell’Equilibrio. “Ma dubito abbia a che fare con darkroxas92. Dopotutto, Lan proviene sempre da questa dimensione, mentre lui no.”
    “Per una volta sono d’accordo. Io sono il signore della distruzione, punto e stop!”
    Loony sospirò, per poi battere le mani.
    “Ad ogni modo, percepisco anche qualcosa di anormale in questo mondo.” Continuò, incurante degli sguardi puntati contro. “Da quel che ho capito, voi custodi state sostenendo un esame particolare, esatto?”
    “Sì, un esame che ho preparato secoli fa, proprio in previsione della guerra che ci attende. Sfortunatamente, ho rimosso i miei ricordi in proposito, e non so nemmeno io in cosa consistono le prove.”
    “Della serie che altrimenti era troppo facile?”
    “Lascia stare, va…” sbottò Asuka. “Se ripenso ancora alla prima prova… Brrr… Nemmeno nei miei incubi peggiori avrei immaginato una cosa del genere!”
    “Che cosa vi è successo di tanto grave?” domandò Kuroyukihime, curiosa.
    “Tu come reagiresti se ti ritrovassi improvvisamente ad essere un ragazzo?!” replicò acida l’ex pilota di Evangelion.
    Loony, darkroxas92, Haru, Kuroyukihime, Masaru e Agumon spalancarono gli occhi increduli.
    “N-Ne deduco che di conseguenza, i ragazzi si sono ritrovati ad essere-”
    “Non finire la frase, o al mio gemello parallelo mancherà un nemico.” Fece Sora. “Preferisco dimenticare.”
    “Una divinità di nostra conoscenza probabilmente darebbe di matto se sapesse di una cosa del genere.” Commentò Loony, per poi chiudere gli occhi.
    “E ora che cosa stai facendo?” chiese Natsu.
    “Dubito che su questo mondo non ci sia nessuno, perciò sto cercando una qualche fonte di intelligenza.”
    Dark e Hikari si affiancarono a lui, appoggiando una mano su ciascuna spalla.
    “Ti daremo un po’ del nostro potere per aumentare il tuo raggio d’azione.” Disse il custode dell’Equilibrio, mentre un’aura bianca avvolgeva Loony, che spalancò gli occhi sorpreso.
    “Un potere del genere… Potevate cercare anche da soli, sapete?”
    “Non ce ne hai dato il tempo.” Replicò Hikari, sorridendo.
    “Un punto a vostro favore. Comunque percepisco qualcosa a nord, però non sembrano esseri viventi.”
    “A nord?” ripeté Masaru, guardando nella direzione indicata. “Potrebbe essere, dopotutto dobbiamo ancora visitare quella zona.”
    “Beh, io ora temo di dovervi lasciare.” Fece Loony. “Il mio tempo in questa personalità è ormai agli sgoccioli. Buona fortuna allora!”
    “Ehi, aspetta, te ne vai via co-”
    Ma Asuka fu interrotta all’improvviso da una torta, che la colpì in piena faccia.
    Come se niente fosse, Loony aveva tirato fuori dal nulla delle torte, che aveva cominciato a far volare come se fosse un giocoliere.
    Asuka si pulì la faccia con le mani.
    “Tra poco commetterò un omicidio… A costo di prenderlo e farlo a pezzi a mani nude!”
    “Meglio non perdere tempo in queste cose.” Fece Ichigo, mentre tutti si avviavano nella direzione indicata da Loony. “Vediamo se almeno ci ha saputo dire qualcosa di giusto.”
    L’ex pilota sbuffò, per poi seguire gli altri.


     


    Jessie mosse lentamente le mani, riprendendo i sensi.
    La prima cosa di cui si rese conto era quella di non trovarsi più sul letto dove era stata lasciata, ma su una superficie ben più dura.
    Si alzò in piedi, tenendo gli occhi chiusi.
    Ma si portò subito una mano a coprirli per ripararsi dalla luce improvvisa del giorno.
    “Ma che cosa…” fece, per poi aprire lentamente gli occhi, spalancandoli subito di colpo.
    Si trovava in una via circondata da altissimi grattacieli, e il cielo sopra di lei era di un azzurro innaturale, come se fosse illuminato da qualcosa.
    “Com’è possibile?” esclamò, guardando prima se stessa e poi il paesaggio che le stava attorno, soffermandosi su una benda che giaceva a pochi centimetri da dove si era risvegliata.
    Abbassandosi, la raccolse tra le mani, per poi fare un sorriso amaro.
    “Dev’essere un sogno… Già, è per forza così…” mormorò, delusa.
    Senza aggiungere altro, si rialzò.
    “Devo riuscire a trovare un modo per risvegliarmi però… Questo sogno è decisamente strano.”
    Ma prima che potesse fare qualcosa, sentì una pressione di forma circolare sulla schiena.
    “Non fare un passo e alza lentamente le mani in alto.” Disse una voce alle sue spalle.
    La custode sbuffò.
    “Per essere un mio sogno, sono troppo svantaggiata pure qui…” commentò, obbedendo.
    “Sogno?” ripeté la voce. “Che cosa ti hanno installato? Noi non possiamo nemmeno dormire, come potremmo a sognare?”
    Sentendo ciò, Jessie spalancò nuovamente gli occhi.
    “Non è un sogno…?” fece, cominciando a tremare. “Com’è possibile allora…?” continuò, stringendo con forza la benda in una mano.
    “Non so cosa tu abbia, ma ora verrai con me. Devo farti parecchie domande, tanto per cominciare, su come hai fatto a collegarti qui senza lasciare alcuna traccia.”
    “Collegarmi?” disse Jessie, cercando di riacquistare il controllo di sé. “Non so di cosa tu stia parlando.”
    La custode sentì l’oggetto staccarsi dalla schiena e si voltò appena, mentre il suo aggressore faceva un passo indietro per spostarsi davanti a lei, mostrando di essere un ragazzo con addosso una tuta blu, con guanti e stivali azzurri, un casco dello stesso colore con due linee bianche ai lati e al centro dei quadrati gialli.
    Sul petto invece, aveva uno strano cerchio rosso, diviso da una linea che lo tagliava verticalmente, concludendosi in due triangoli opposti.
    Al posto del braccio destro aveva un fucile blu, che continuò a tenere puntato contro Jessie.
    Il ragazzo sembrò sorpreso di vederla.
    “Che cosa… Dov’è il tuo simbolo di Navi?” chiese, analizzandola con lo sguardo, come se fosse alla ricerca di qualcosa.
    “Io… temo di non sapere di cosa tu stia parlando.” Rispose lei sincera.
    Lui abbassò il fucile, incredulo.
    “Non sarai mica… umana, vero?”
    “Perché tu cosa sei?”
    “Non è possibile… Dovrebbe essere impossibile per un umano entrare in questo mondo!”
    “Tu sei a conoscenza dei mondi?!” esclamò Jessie, per poi calmarsi. “Aspetta… per caso ti è apparsa la proiezione di una ragazza che parlava di custodi?”
    “Master Aqua?” rispose il ragazzo, facendo scomparire nel nulla il cannone, per poi spalancare la mano e mostrando una proiezione del messaggio della Master.
    “Così è lei la famosa Aqua…” rifletté ad alta voce Jessie. “Capisco… Non è un sogno, ma sono finita nuovamente in questa dimensione. Anche se non ho idea di come abbia fatto.”
    “Di cosa stai parlando?”
    La ragazza sorrise, per poi evocare i due Keyblade che possedeva. “Sono anch’io una custode, ma provengo da una dimensione parallela. Non so dirti come sono finita qui, o almeno, immagino sia andata diversamente rispetto alla mia visita precedente.”
    “Dimensione parallela?” ripeté una voce, mentre alle spalle del ragazzo apparve dal nulla uno schermo, dentro il quale si vedeva la faccia di un altro ragazzo, simile a quello di fronte a Jessie, con lo stesso simbolo disegnato sopra una fascia che avvolgeva i capelli castani. “Come sarebbe a dire, Megaman?”
    “Non lo so nemmeno io, Lan.” Rispose l’altro, per poi guardare la custode. “Ma credo che prima dovremmo spiegare dove si trova a…”
    “Jessie.” Rispose la castana, riprendendosi dalla sorpresa. “Mi chiamo Jessie.”
    “Allora Jessie, ti trovi a Net-City, la città di noi Net-Navi. Nel tuo mondo c’è internet?”
    La custode annuì.
    “Perfetto, una cosa in meno da spiegare allora. Qui internet si è evoluto, e siamo stati creati noi Navi, esseri digitali che affiancano gli umani, aiutandoli a svolgere qualsiasi attività su internet, e veniamo usati anche per combattere tra di noi, solitamente in sfide o tornei. Nel nostro caso, io e Lan facciamo parte di una polizia che opera sulla rete, per intenderci, perciò ci ritroviamo spesso a dover affrontare Net-Navi appartenenti a criminali.”
    “Capisco… Aspetta, quindi significa che sono finita… dentro internet?!”
    “E questa è una cosa che non era mai accaduta prima. Anche se provieni da un universo diverso, non dovresti essere in grado di entrare nella rete. Credo sia il caso di chiamare mio padre, visto che è uno degli esperti principali della rete. Sai, è stato mio nonno a crearla, di conseguenza siamo la famiglia che è più vicina a questi eventi.” Disse Lan. “Megaman, credo sia meglio se la porti sul server di casa mia, prima che altri Navi si accorgano della sua presenza. Avviso io Mr. Famous di quanto successo. Jessie, temo che riceverai un po’ di visite. Spero non ti dispiaccia.”
    “Finché non sono visite che hanno come scopo la mia eliminazione o di farmi passare alla tenebre definitivamente, non mi lamento.”
    “Come sarebbe a dire?”
    “Diciamo che dalle mie parti sono un po’ circondata e-”
    Ma la custode s’interruppe, portandosi una mano sulla bocca e cominciando a tossire forte, cadendo sulle ginocchia.
    “Jessie!” urlarono insieme Lan e Megaman.
    “N-Non vi preoccupate… è da un po’ che non sto troppo bene… Ma ne ho passate di peggio…” rispose ansimando la custode, rialzandosi. “Allora, dove dobbiamo andare?”
    “Devi solo darmi la mano. Ci teletrasporteremo direttamente o almeno, ci proveremo. Essendo tu umana non so dirti che cosa potrebbe succedere.”
    “Che bello…” replicò Jessie, dandogli la mano.
    Pochi secondi dopo, i due si scomposero in pixel, che scomparvero nel nulla assieme allo schermo con Lan.
    Qualche metro più in là, nascosto dietro un muro, un tipo vestito con una tuta rossa, il viso avvolto da un cono all’ingiù di colore grigio, con sopra un cerchio simile a quello di Megaman, ma con disegnata sopra una fiamma, strinse gli occhi
    “Un’umana… a Net-City? E per di più una custode?” fece una voce alle sue spalle, appartenente ad un uomo dai capelli rossi e la barba dello stesso colore che terminava in un lungo pizzetto, che parlò al Navi tramite uno schermo. “Questa piega degli eventi è interessante, non è vero Torchman?”
    “Direi proprio di sì, Mr. Match.” Rispose il Navi, mentre dalla sua testa usciva una fiammata.
    “Avverto subito gli altri della Mondo Tre e- Uh?”
    “Che succede?”
    “Il mio programma rivela altre anomalie come quella di poco fa, ma sono molte di più. E si stanno avvicinando a dove ti trovi!”
    “Che cosa?!” esclamò Torchman, nascondendosi subito dietro un altro muro e rimanendo in silenzio, mentre lo schermo scompariva.
    “Ma tu guarda…” fece la voce di Masaru. “Eravamo così vicini a una città e non lo sapevamo neppure.”
    “Assomiglia molto ai nostri scenari, vero senpai?” disse Haru.
    “Già, anche se questo mi sembra leggermente meno tecnologico.”
    “A me sta solo venendo il mal di testa ad ascoltare simili discorsi.” Commentò Inuyasha, sbadigliando.
    Torchman sgranò gli occhi vedendo il gruppo di Dark camminare tranquillo.
    “Però non si vede nessuno…” fece Ran.
    “Probabilmente siamo in una zona periferica e di conseguenza è poco frequentata. Speriamo però di incontrare qualcuno disposto a dirci dove siamo.” Rispose Dark.
    “Bah! Se dipendesse da me, avrei già distrutto metà di questa cittadella. Saremmo già circondati da persone a cui chiedere informazioni.” Intervenne darkroxas92, incrociando le braccia.
    “Uhm… Non sono laureato in ‘Discorsologia e distruzione’ come Pico, però non credo sarebbero tanto disposti a risponderci. Magari a darci un party di benvenuto, ma risponderci… non saprei.” Fece Loony.
    “Io credo cercherebbero di eliminarci senza tanti problemi.” Replicò Marco.
    “Aye…” commentò Happy.
    “Io spero solo di trovare un po’ di fuoco… Ho un certo languorino.”
    “Se vuoi posso pensarci io!” esclamò Agumon, per poi lanciargli contro una piccola sfera di fuoco, che sputò contro il custode.
    “Grande!” esclamò questi, spalancando la bocca e prendendo la sfera con i denti, per poi cominciare a masticare il fuoco, sotto lo sguardo sorpreso dei non custodi.
    “S-Si è mangiato il fuoco… letteralmente…” fece darkroxas92.
    “Deve avere uno stomaco di ferro!” aggiunse Loony. “Oppure una fornace, una delle due.”
    “M-Ma come…?” domandò Haru.
    “Sono stato cresciuto da un drago, che mi ha insegnato la magia Dragon Slayer, il che mi rende mondo simile a un vero drago.”
    “Cresciuto da un drago?” ripeté Kuroyukihime. “Credevo che non esistessero.”
    “Attenta a come parli! È pur sempre mio padre, e ti posso assicurare che i draghi esistono, e in più mondi!”
    Torchman intanto ascoltava con attenzione i loro discorsi, sebbene non riuscisse a credere a ciò che stava vedendo.
    “Saranno umani, ma di umano hanno ben poco!” esclamò sottovoce.
    Ma per sua sfortuna, non era a conoscenza dell’udito di Inuyasha e Natsu, che si fermarono subito.
    “Che succede?” chiese Sora.
    “Qualcuno ci sta osservando ed è nascosto là dietro!” esclamò il mago del fuoco, creando una sfera che lanciò verso il muro dove si nascondeva il Navi, costringendolo ad uscire allo scoperto.
    “Che cosa?!” esclamò Haru, osservandolo. “Un Duel Avatar?”
    “Complimenti, siete riusciti a individuarmi e dire che avevo fatto attenzione.”
    “Chi sei? E perché ci stavi spiando?” fece Dark, mettendosi davanti a tutti.
    “Il mio nome è Torchman, il Net-Navi più forte di tutti!” si presentò lui. “Voi invece immagino siate degli umani, vero?”
    “Ad essere precisi, solo la maggior parte di noi lo sono.” Rispose Marco. “Ci sono diverse eccezioni.”
    “Ecco, precisa. Io sono su tutto un altro livello rispetto a voi miseri umani. Non per niente sono la divinità della distruzione!”
    “E dell’ego, pare.” aggiunse Loony.
    “Sai dirci dove ci troviamo?” chiese Hikari.
    Gli occhi di Torchman si socchiusero.
    “Siete a Net-City. Ad essere meno precisi, vi trovate dentro internet.”
    Sentendo ciò, molti custodi spalancarono gli occhi.
    “Dentro internet?!” esclamò Marco. “Perfetto! Anche questo ora! Poi cosa ci succederà? Ci ritroveremo ad essere ridotti a dimensioni microscopiche?”
    “Però, sei un tipo di grandi vedute.” Fece una voce, mentre alle spalle del Navi appariva di nuovo lo schermo, dentro il quale si poteva vedere Mr. Match.
    “E tu chi sei?” chiese Edward.
    “Il mio nome è Mr. Match, e sono il padrone di Torchman.”
    “Padrone? Vuoi dire che non è libero?” fece Kuroyukihime, avvicinandosi allo schermo e sbattendo a terra la punta dell’ombrello.
    “Un Net-Navi solitario? Sono molto rari da trovare, credimi.” Rispose Torchman.
    “Quindi qui non vi connettete alla rete direttamente, ma usate ancora dei supporti esterni… Ecco perché mi sembrava antiquato come livello tecnologico.”
    “A chi è che hai dato dell’antiquato?!” urlò Mr. Match. “Noi siamo la Mondo Tre, una delle organizzazioni più avanzate esistenti! E nemmeno voi custodi potete tenerci testa!”
    “Come fai a sapere che siamo custodi?!” esclamò Dark, evocando il Keyblade, imitato subito da Hikari.
    “Proprio pochi minuti fa ho visto un altro essere umano, e anche lei era un custode. Purtroppo è andata via con Megaman, ma con voi… vi metteremo fuori gioco e il Dr. Wily vi potrà esaminare per bene!”
    “Provaci!” replicò Inuyasha, mostrando gli artigli e partendo all’attacco, colpendo in pieno il navi, lasciandogli tre graffi profondi nell’armatura e facendolo volare diversi metri più in là.
    “C-Cosa?!” esclamò questi, incredulo, come anche il suo padrone.
    “Grr… Non crediate di vincere così! È il momento di violare le leggi! Battle Chip Torre di Fuoco, Download!” urlò Mr. Match, prendendo in mano una scheda di memoria, che infilò subito in un dispositivo elettronico che i custodi non riuscirono a vedere.
    “Torre di Fuoco!” ripeté urlando Torchman, battendo le mani a terra e creando una colonna di fuoco che si diresse verso il gruppo.
    “Ehi, oggi volete proprio farmi saziare, eh?” fece Natsu, mettendosi di fronte ad essa e afferrandola con le mani, dirottandola direttamente nella sua bocca, masticandola senza alcuna difficoltà.
    “Può davvero mangiare il fuoco! Credevo fosse solo un’illusione…”
    “Bene, e ora… Vediamo di rispondere con lo stesso elemento!” esclamò il mago del fuoco, cominciando ad aspirare aria, per poi creare dalla bocca una sfera di fuoco gigantesca, che lanciò contro Torchman.
    “Battle Chip Invisibilità, Download!” urlò nervoso Mr. Match, facendo scomparire il Navi pochi instanti prima che venisse colpito.
    Torchman riapparve qualche metro più in là, visibilmente preoccupato.
    “Questi tipi sono più forti di qualsiasi altro Navi che abbiamo incontrato finora…” fece, deglutendo.
    “Non penserete certo che io me ne stia in disparte, vero?” urlò Masaru, correndo verso di lui con il pugno alzato.
    Prima che il Net-Navi potesse reagire, il pugno lo raggiunse in pieno, facendolo nuovamente volare per diversi metri.
    “Tutto qui?” chiese Masaru, mentre il suo braccio veniva avvolto da un’aura arancione. “Uh? Strano, credevo funzionasse solo con i Digimon…”
    “Digimon? E che cosa sarebbero?” chiese Mr. Match.
    “Io sono un Digimon! Aniki, andiamo!” rispose Agumon, affiancandosi al suo partner, che sorrise.
    “Subito! DigiSoul, Charge!” urlò, tirando fuori dalla tasca il suo Digivice, facendo convogliare al suo interno l’energia.
    Immediatamente Agumon aumentò di dimensioni, diventando arancione con striature blu, mentre sulla testa crebbero due corna.
    “GeoGreymon!” urlò il suo nuovo nome, per poi spalancare subito le fauci, creando una sfera di fuoco che lanciò contro l’avversario.
    “Torre d’Acqua!” urlò una voce, anticipando una colonna d’acqua che si mise in mezzo ai due avversari, annullando l’attacco del Digimon.
    “Chi è stato?!” esclamò Marco, guardandosi attorno.
    “Sembra siamo arrivati giusto in tempo.” Disse un’altra voce, mentre appariva un secondo schermo, dentro il quale si vide una ragazza dai capelli rosa chiusi in due codini laterali, mentre sotto lo schermo apparve come dal nulla un pagliaccio seduto sopra una palla gigante.
    “Alla buon ora, Maddie!” fece Mr. Match. “Credevo sarei stato costretto a disconnettermi per salvare Torchman!”
    “Come se questi qui potessero battere noi della Mondo Tre!”
    “Scusate…” fece Haru, mentre lui e Kuroyukihime si avvicinavano, rivolgendosi a Natsu e Masaru. “Vi dispiace se ce ne occupiamo noi? Siamo abituati ad affrontare avversari simili, e per noi sarà un ottimo allenamento.”
    “Uh? Stai scherzando, vero?” fece Masaru. “Non se ne parla nemmeno! Questa è la mia battaglia e-”
    Ma Kuroyukihime gli puntò contro il suo ombrello.
    “Voi avete già avuto modo di dimostrare le vostre abilità. Ora lasciatelo fare anche a noi.”
    “E sentiamo, cosa crede di fare una bambina come te?” la prese in giro Maddie.
    Haru fece per dire qualcosa, ma la ragazza lo anticipò.
    “Prima di cominciare, vi voglio avvertire che io sono una delle sei persone più forti del mio mondo. E Haru è il mio diretto sottoposto.”
    “Ma davvero? E dovremmo averne paura?” chiese il pagliaccio, cominciando a saltare sul posto.
    “Bruceremo quelle tue ali da farfalla senza alcuna difficoltà!”
    “Mi spiace deludervi, ma questo è solo il mio avatar esterno. Non è il mio vero aspetto. Silver Crow, sei pronto?” chiese rivolgendosi ad Haru, che annuì.
    “Certo, mio Sire.” Rispose lui, mentre dalla sua schiena cominciarono ad uscire delle piastre di metallo, che andarono a formare due ali.
    Kuroyukihime invece cominciò a digitare velocemente delle sequenze di codici, visibili solo a lei.
    “E ora che cosa stai facendo?” chiese darkroxas92.
    “Sto rilasciando il mio vero aspetto. Io e Haru possediamo uno schermo visibile solo a noi, dato che è collegato direttamente al nostro cervello. E ora…”
    Senza aspettare oltre, batté la mano sullo schermo, che s’illuminò.
    Il suo corpo scomparve nella luce, riapparendo pochi secondi dopo, completamente diverso.
    Era più alta e indossava un’armatura completamente nera.
    A posto delle braccia e delle gambe aveva delle lame affilate, che riflettevano la luce, e attraverso il suo elmo si vedevano due occhi viola.
    “Scusatemi per l’attesa. Il Re Nero, Black Lotus, è pronto a darvi una lezione.”
    “Che diavoleria è questa? Questi tipi possono cambiare il loro aspetto così liberamente?”
    “Beh, in teoria potrei anch’io… Ma credo che per stavolta passerò.” Commentò Marco.
    “Beh, non sarà una ridicola armatura a fermarmi! Torre di Fu-”
    Ma Torchman fu interrotto da un calcio di Haru, che lo colpì in pieno con un calcio, dopo averlo raggiunto in volo.
    “Non vi permetterò di sparlare ulteriormente del mio Sire!” esclamò, per poi volare in alto, fermandosi a una decina di metri d’altezza.
    “Senza Battle Chip?” fece sorpresa Maddie, per poi voltare lo sguardo verso Black Lotus. “Beh, vorrà dire che ci occuperemo noi di te! Vai, Wackoman!”
    “Subito!” rispose il Navi, scendendo dalla sua palla e lanciandola contro l’avversaria, che tuttavia si limitò a muovere un braccio per tagliarla in due, facendola scomparire nel nulla.
    “È forte…” commentò il pagliaccio.
    “Questo è il minimo.” Rispose Lotus, per poi correre verso Wackoman, colpendo in pieno con una delle sue lame.
    Il Navi urlò, per poi trasformarsi in una scritta che scomparve subito.
    “Sono riuscita a disconnetterlo in tempo, ma ha riportato gravi danni.” Fece Maddie, riservando a Kuroyukihime uno sguardo pieno d’odio.
    “Ci conviene ritirarci e discuterne con gli altri. Questi tipi sembrano essere più forti anche di Pharaoman!” esclamò Mr. Match, mentre Torchman scompariva nello stesso modo. “Ricordatevi della Mondo Tre, custodi!” urlò, per poi sparire assieme alla compagna.
    “Umpf. Da queste parti non sono di certo molto coraggiosi.” Commentò aspro darkroxas92, per poi girarsi.
    “Sembra che abbiamo attirato un bel po’ di gente. Dite che vogliono farci i complimenti?” chiese Loony, indicando decine di Net-Navi che gli stavano puntando contro diverse armi.
    “Dalla mia esperienza nel mondo di Tron, non credo proprio.” Rispose Sora, per poi guardare gli altri, che annuirono.
    Uno ad uno, tutti i custodi alzarono le mani, lasciando che i Navi si avvicinassero.
    “E ora?” chiese Hikari, per nulla preoccupata.
    “Stiamo al gioco.” Rispose Dark. “Anche perché voglio scoprire di quale custode parlavano.”


     


    “E così tu sei una custode, eh?” fece un uomo dai capelli castani, con addosso un uniforme, guardando Jessie tramite lo schermo. “Devo ammettere che credevo che quel messaggio fosse un tentativo di depistaggio della Mondo Tre o della Grave. E invece eccomi a parlare proprio con uno dei salvatori dell’universo.”
    “Papà…” fece Lan, guardando leggermente storto l’uomo, mentre Megaman ridacchiava.
    “Salvatore…” ripeté la custode, facendo un sorriso triste. “Non ne sarei troppo sicura…”
    “Perché parli così?” chiese il Navi.
    Jessie portò la mano di fronte a sé, evocando l’Artiglio della Notte.
    “Io porto dentro di me un potere oscuro, che presto o tardi prenderà il sopravvento su di me, portandomi a commettere azioni che non vorrei compiere.”
    “Un potere oscuro?” ripeté Lan. “Cioè, in pratica sei come una bomba ad orologeria?”
    “Non avrei saputo scegliere paragone migliore. Il mio potere nascosto è molto pericoloso, io stessa non ne esco indenne quando lo uso… Ma devo resistere ancora per un po’…” rispose Jessie, abbassando lo sguardo.
    “Ci stavi dicendo che tu non appartieni a questa dimensione, però hai anche detto che non è la prima volta che vieni qui. Potresti dirci qualcosa di più?”
    “Qualche tempo fa sono stata evocata da un bambino, che era in possesso di poteri singolari, grazie ai quali pare potesse esaudire qualsiasi suo desiderio. Quella volta però, ero con i miei compagni di viaggio, e abbiamo aiutato il gruppo di custodi di questo universo.”
    “Quindi ci confermi che esistono anche da noi, esatto?”
    “Sì, e non solo. Tra questi custodi ce n’era anche uno che si è definito come l’Equilibrio stesso di questo universo.”
    “L’Equilibrio stesso?” ripeté Megaman, curioso. “Come sarebbe a dire?”
    “Pare che qui Luce e Oscurità siano delle vere e proprie entità, e non solo degli ideali o forze misteriose. Questo ragazzo diceva di essere figlio di loro due.”
    “Che cosa?!” esclamò incredulo Lan. “Ma com’è possibile?!”
    “Non lo so bene nemmeno io. Tuttavia, io e lui credo possiamo essere definiti simili. Con la differenza che lui riesce a controllare perfettamente i due elementi, mentre la mia luce… sta soccombendo alle mie tenebre.” Spiegò con un sospiro.
    Il padre di Lan si portò una mano sotto il mento per riflettere.
    “Comunque, mi pare di capire che non puoi essere giunta qui da sola, o almeno, non senza un motivo ben preciso.” Disse infine. “Ciò significa che la rete, o addirittura il nostro stesso mondo, è in pericolo.”
    “Mi dispiace essere portatrice di sventura, ma noi custodi siamo famosi anche per questo. Ogni mondo che visitiamo è nei guai, ma credetemi, è un bene che ci sia solo io della mia dimensione. Altrimenti le cose si sarebbero potute mettere davvero male.”
    “I tuoi nemici sono così potenti?”
    “Hanno eliminato uno dei miei compagni di viaggio… E non solo…” disse, guardandosi le mani.
    “Mi dispiace.” Fece Lan, per poi venire interrotto da una suoneria, seguita da un nuovo schermo, dentro il quale si vedeva un ragazzo dai capelli bianchi, con delle basette nere.
    “Lan, Megaman.” Disse questo senza nemmeno salutare. “Ci sono delle novità interessanti.”
    “Che succede Chad?” chiese subito il Net-Navi, mentre al suo fianco apparvero dei dati, che presero la forma di un ragazzo che indossava una tuta rossa con un casco che lasciava scoperti solo la bocca e il naso, con dei lunghi capelli bianchi che arrivavano fino ai suoi piedi.
    “Abbiamo catturato un gruppo di intrusi. Hanno affrontato la Mondo Tre, ma sembra che nessuno di loro… sia un Net-Navi.” Continuò questi.
    “Altri umani?!” esclamò Lan, guadagnandosi due sguardi curiosi dai nuovi arrivati.
    “Come sarebbe a dire altri umani?” chiese Chad.
    “Temo di essere io la prima.” Rispose Jessie, attirando su di sé l’attenzione dei due. “Ma ditemi, questi intrusi per caso, hanno delle armi simili a queste?”
    Dicendo ciò, evocò i suoi Keyblade.
    “Una custode?!” esclamò sorpreso il Navi, guardando lo schermo del suo padrone.
    “No, o almeno, non l’hanno mostrato. Si sono fatti arrestare quasi senza opporre resistenza. Giusto un paio di loro, di cui uno aveva l’aspetto di un piccolo dinosauro, hanno cercato di prendere a pugni i Navi, costringendoci a immobilizzarli.”
    “E tra loro c’era un ragazzo intorno ai vent’anni con i capelli bianchi e neri, affiancato da una ragazza con gli stessi capelli?”
    “Sì, perché?” domandò curioso Chad.
    “Sei loro amica?” chiese Lan.
    “Non proprio, ma sono loro i custodi di cui vi stavo parlando.” Rispose Jessie, tornando poi a guardare Chad. “Avete appena arrestato il gruppo che sta viaggiando per salvare i mondi.”
    “Protoman, vai subito ad avvertire gli altri Navi. Io ti raggiungerò il prima possibile.”
    “Subito.” Rispose il Navi, scomparendo nuovamente.
    “Un gruppo di custodi dentro la rete… mi chiedo come sia possibile.” Continuò Chad.
    “Lasciatemeli incontrare. I custodi devono essere tutti insieme per poter contrastare l’oscurità!” esclamò Jessie.
    “Affrontare l’oscurità? Qui non c’è nulla del genere.”
    “Non sottovalutatela! Il suo potere-”
    Ma la custode si fermò non appena vide decine di varchi oscuri aprirsi intorno a loro.
    “Che succede? Un attacco hacker?!” esclamò il padre di Lan, cominciando subito a digitare sulla tastiera.
    “No, peggio!” rispose Jessie, evocando i Keyblade, mentre dai varchi uscivano diversi Heartless. “Queste sono le creature delle tenebre, gli Heartless!”
    Megaman fece riapparire il cannone, facendo subito fuoco contro uno di loro.
    Ma con sua grande sorpresa, il colpo lo attraversò, lasciandolo indenne.
    “È inutile! Le armi normali non possono nulla contro di loro.” Fece la ragazza, saltando in avanti per tagliare a metà uno Shadow, che scomparve nelle tenebre.
    Poi, senza aspettare oltre, fece scomparire un Keyblade, alzando la mano e creando una sfera di fuoco, che scagliò contro un altro Heartless, facendogli fare la stessa fine del primo.
    “Allora proviamo con questa! Spada di Fuoco, Download!” urlò Lan.
    Il cannone di Megaman scomparve subito, lasciando posto a una spada la cui lama era infuocata.
    Il Net-Navi si girò subito, colpendo in pieno un Neoshadow, che scomparve nel nulla.
    “Oh, interessante. Quindi hai altre armi oltre a quel cannone.” Commentò Jessie.
    “Molte più di quanto tu pensi.” Rispose Lan, mostrandogli una serie di schede di memoria, sopra le quali erano disegnate spade di diversi tipi.
    “Io corro subito alla sede della polizia per avvertire tutti del pericolo.” Esclamò Chad.
    “Fate attenzione!” gli urlò Jessie. “Non è detto che non possano apparire anche nel vostro mondo! Gli Heartless non si fermano di certo di fronte a un concetto come mondo digitale o reale!”
    “Allora dobbiamo fermarli qui nella rete prima che possano raggiungere Lan e gli altri.” Esclamò Megaman, alzando la spada, mentre entrambi venivano circondati dalle creature.
    Jessie chiuse la mano libera in un pugno.
    “Hai qualcosa che possa creare una barriera per proteggere Megaman?” urlò a Lan.
    “Beh, posso fargli evitare un attacco… ma perché?”
    “Perfetto…” fece la custode, mentre qualche fiamma appariva intorno a lei. “Non posso usare il mio massimo potenziale, ma dovrebbe essere sufficiente per questi.”
    Lan sgranò gli occhi, prendendo subito uno dei suoi chip.
    “Battle Chip Invisibilità, Download!” urlò, mentre Jessie scatenava attorno a lei una piccola tempesta di fuoco.
    Megaman scomparve pochi instanti prima di venire colpito, destino che invece toccò agli Heartless, che scomparvero istantaneamente.
    Subito dopo Jessie cadde in ginocchio, ansimando per lo sforzo, mentre il Net-Navi riapparve al suo fianco.
    “Ehi, tutto bene?” chiese preoccupato, aiutandola a rialzarsi.
    “S-Sì… Spero solo di non aver esagerato…” rispose lei, facendo scomparire il Keyblade.
    “Che potere incredibile…” commentò Lan.
    “Già… ma anche molto pericoloso.” Aggiunse la custode. “Ora dobbiamo raggiungere gli altri custodi! Tu sai dove si trovano, non è vero?”
    Megaman annuì.
    “Io vedrò di raggiungere il server il prima possibile. Cercate di resistere!” fece Lan, mentre il Net-Navi e la custode scomparivano.


     


    <p>“Okay…” fece darkroxas92, seduto su una panchina. “Ora, qualcuno di voi… custodi… potrebbe gentilmente spiegarmi il perché io, signore della distruzione, sinonimo di catastrofe, colui che si occupa della giustizia del suo universo, si ritrova chiuso in una prigione, con l’ordine categorico di non usare i miei poteri?!”
    “Io risponderei karma, ma ci tengo alla mia integrità fisica. Quella mentale è inesistente, perciò non mi pongo il problema.” Rispose Loony.
    “Ma che bello… Chiuso in una prigione con degli psicopatici… Se uscirò vivo da questa guerra, mi ritiro a fare l’eremita sull’Everest!” commentò Marco, sbuffando.
    “Beh, io non posso di certo dire di non aver mai provato tale esperienza.” Fece Sora. “Almeno qui sembrano essere più disponibili a parlare.”
    “Se voi sarete collaborativi, non vi verrà fatto nulla.” Disse una voce, mentre di fronte a loro si materializzava Protoman.
    “E tu chi sei?!” esclamò Pan, preparandosi a combattere.
    “Il mio nome è Protoman.” Rispose il Navi. “E sono qui per interrogarvi prima di decidere se lasciarvi andare o no.”
    “Che cosa vuoi sapere esattamente?” chiese Dark.
    Protoman lo guardò serio per qualche secondo.
    “Tu sei un custode, non è vero?” domandò infine.
    “Non proprio… Diciamo che sono ad un livello superiore.”
    “Detto così sembra quasi che tu ti metta al mio livello.” Fece darkroxas92, sbuffando.
    “Cosa sei tu allora?”
    “Sei fortunato che oggi sono di buon umore, o avrei già risposto alla tua presunzione. Io sono la divinità della distruzione, darkroxas92.”
    “E io sono Loony, il lunatico numero uno in tutti gli universi!” esclamò l’uomo al suo fianco, per poi cambiare completamente tono di voce, diventando simile a quella di un vecchio. “E se fossi al tuo posto, farei attenzione a come parli! Ah, se solo potessi, ti avrei già fatto capire come comportarsi!”
    “Questo qui è peggio di tutti i pazzi incontrati finora…” commentò Ichigo, mentre Protoman non reagì in alcun modo.
    “Come mai ti interessa sapere se sono un custode?” chiese Dark al Navi.
    “Sei stato indicato come tale da un altro essere umano, che al momento si trova con un mio collega.” Rispose lui.
    “Un altro umano?” ripeté Marco. “Non sai dirci chi è?”
    “Non le ho chiesto il nome, ma si tratta di una ragazza dai capelli castani, in grado di evocare due Keyblade.”
    “Jessie!” esclamò Edward. “Anche lei è qui?!”
    “Sarebbe già la seconda volta che la incontriamo durante l’esame… una curiosa coincidenza.” Fece Hikari.
    “Quindi mi confermate che tutti voi siete dei custodi?”
    “Beh, non proprio tutti… Io, Shinji e Happy siamo dei guardiani dell’Equilibrio.” Rispose Ran.
    “Noi due invece siamo dentro degli avatar, con i quali possiamo interagire con la rete.”
    “Io invece sono Daimon Masaru, mentre lui è Agumon. E sinceramente, non ho ancora ben capito questa storia dei custodi…”
    “Io mi sono già presentato.” Fece darkroxas92, invece Loony prese la mano al Navi, scuotendola con forza.
    “Anch’io mi sono già presentato, ma farlo due volte non fa di certo male. Io sono Loony, una delle emanazioni dell’Autore!”
    “Autore?” ripeté Protoman, mostrando per la prima volta una vaga sorpresa.
    “Da dove veniamo noi, siamo tutti sotto il controllo di un Autore, che comunque ci lascia parecchia libertà di agire. Io per esempio ho potuto distruggere vari mondi quasi indisturbato…”
    “Tralasciando un esilio in un corpo umano durato secoli e secoli ovviamente…” commentò sottovoce Loony, per poi tirare fuori ancora una volta un teschio, parlando in tono melodrammatico. “Ahimè, tutte quelle persone, sacrificate per il bene dei tuss…”
    “Questa aveva meno senso di tutte le cose che ha detto finora…” fece Asuka, mentre invece Shinji vide la divinità chiudere le mani a pugno.
    “Quel tipo indossa una maschera.” Mormorò Shinichi, che era al suo fianco. “Da come parla, da come si comporta… è chiaro che nasconde qualcosa.”
    L’ex pilota annuì in silenzio, mentre Dark riprendeva la parola.
    “Ora dove si trova Jessie?” chiese.
    “Come ho già detto, è con un mio collega, ma presto dovrebbe raggiungerci. Sono stati trattenuti da un gruppo di virus che non avevamo mai visto prima.”
    “Sicuramente erano Heartless!” esclamò Riku. “Ma ora come ora, se dovessimo affrontarli saremmo nei guai…”
    “Ecco perché trovo inutile il doversi affidare completamente ad un’arma.” Fece Natsu, creando una piccola fiammata. “Diteci dove si trovano, li abbatteremo in un instante!”
    “E noi vi daremo una mano!” esclamò Haru. “Anche perché altrimenti non potremmo tornare a casa, esatto?”
    “Che banda di idioti.” Commentò darkroxas92, sbuffando. “Pensare sempre e solo agli altri, con un minimo guadagno personale… Così non finirete da nessuna parte, se non dritti nell’oblio!”
    “Cos’è, ne hai sconfitti tanti come noi, divinità dei miei stivali?” chiese Inuyasha.
    “Più di quanti tu pensi.” Rispose lui, senza però alcuna gioia nella sua voce. “Più di quanti tu pensi…” ripeté, abbassando il tono. “La mia prima vittima è stato uno degli esseri più puri del mio universo. Eppure è bastato corrompere un pochino chi gli stava intorno, e se n’è andato mentre dormiva, non ricordo nemmeno più in che modo. È passato così tanto tempo che ormai le persone che se lo ricordano hanno ben più di qualche millennio d’anni.”
    “Devi andarne proprio fiero.” Commentò Sora, aspro, ritrovandosi subito sollevato per il collo da darkroxas92.
    “Un altro, misero, insignificante commento su questa storia, tuss, e rimpiangerai di avermi provocato. E ricordati che comunque tutto quello che farai e dirai avrà ripercussioni sul tuo gemello parallelo!”
    Sora lo guardò duro.
    “Se quella storia di fa tanto arrabbiare, significa che nemmeno tu accetti quello che hai fatto!” replicò, serio.
    La divinità sbuffò, lanciandolo a terra.
    “Yami ha avuto quel che si meritava. Chi pensa solo ed esclusivamente al bene degli altri non può fare una bella fine. Ormai ho perso il conto di quanti millenni siano passati da quando sono salito ad un grado superiore dell’esistenza, e in tutto questo tempo ho visto migliaia di persone fare la sua stessa fine, e spesso e volentieri senza un mio intervento!”
    “E con ciò?” domandò Ran. “Solo per questo credi che nessuno possa farcela?!”
    “Non provocarmi, mocciosa. Non sarà il fatto che di solito evito di affrontare delle ragazze a fermarmi, se ti metti a provocarmi.”
    “Avete finito?” chiese Protoman, interrompendolo, per poi girarsi. “Devo chiedervi di seguirmi. Chad vuole parlarvi e-”
    Ma il Net-Navi s’interruppe, facendo subito un passo indietro, evitando per un soffio un’esplosione che distrusse parte della prigione.
    “Che cosa…?!” esclamò, mentre al posto del suo braccio destro appariva una spada di luce.
    “Protoman, siamo sotto attacco!” disse una voce, anticipando lo schermo con dentro Chad.
    “Cosa?! Ma qui non dovrebbe aver accesso nessuno non autorizzato! Ci sono antivirus di ogni tipo e-”
    “Gli antivirus con me sono inutili.” Disse una voce femminile, mentre in mezzo al fumo cominciava ad apparire una sagoma.
    Pochi secondi dopo, Azuki emerse dalla nube, con le braccia incrociate, rimanendo a fissare seria il gruppo di fronte a sé.
    “Azuki!” urlò Saiko, cercando di avvicinarsi, ma venendo fermato da Dark.
    “Sono rimasta sorpresa di sapere che eravate finiti in un mondo del genere. Due mondi diversi tra di loro, che tuttavia vivono in perfetta simbiosi, come se fossero uno solo… Il maestro ne sarebbe di sicuro affascinato.” Continuò la custode oscura.
    “Chi sei?” chiese Chad, guardandola, mentre Protoman si preparava a combattere.
    “Una custode. Solo, a differenza di loro, io sono dalla parte dell’Oscurità. E, come Saiko ha già urlato, il mio nome è Azuki.” Rispose lei, per poi alzare una mano ed evocare il suo Keyblade.
    “Che cosa ci fai qui? Stai ancora seguendo gli ordini di mio padre?” domandò Dark, evocando anche lui il Keyblade.
    “Direi di sì, e continuiamo ad essere in vantaggio rispetto a voi. Sbaglio o il vostro gruppo di recente ha perso un componente?”
    “Azuki! Come puoi parlare così?!” urlò Saiko, superando Dark e fermandosi di fronte a lei. “Torna in te!”
    “Ma direi che è già in sé. Non mi sembra assente.” Fece Loony, facendo sospirare tutti.
    “Cos’è successo?” chiese invece Kuroyukihime a Marco.
    L’Animorph sospirò.
    “È una storia abbastanza triste. Quella ragazza… Azuki… era la fidanzata di Saiko. Entrambi provengono dallo stesso mondo. Era rimasta pietrificata assieme a tutti gli altri dopo che Saiko divenne un custode. Lui ha cominciato a viaggiare per i mondi proprio per riuscire a risvegliarla, ma il nostro nemico l’ha anticipato, trasformandola in un guerriero oscuro che combatte per lui.”
    “È orribile!” fece Haru, mentre darkroxas92, dopo aver sentito il tutto, cominciò ad avanzare verso la custode.
    “E così, anche tu sei una custode, eh? Devo dire che dalle mie parti non ce ne sono così tanti, e oltre il buon vecchio Xehanort, non mi risulta che ce ne siano di cattivi. Certo, a parte Riku, che però definirei più mediocre che cattivo.”
    “Come sarebbe a dire?!” esclamò Riku indignato.
    “Suvvia, l’avrai notato anche tu che l’altro te della mia dimensione non gode proprio di una buona fama.” Rispose lui.
    “In effetti, solo Xemnas sembra provare un minimo di simpatia verso di lui.” rifletté Loony.
    “Ad ogni modo!” continuò darkroxas92, guardando per un attimo Saiko. “Mi pare di capire che tu non sei una semplice nemica per questo gruppo di smidollati, e di conseguenza loro non ti affronteranno mai usando tutte le loro forze. Sarò io il tuo avversario.”
    “E tu chi saresti, sentiamo?” fece Azuki, guardandolo seria.
    “Oh, che maleducazione. Di solito mi presento subito. Il mio nome è darkroxas92, signore assoluto della distruzione, sinonimo di cataclisma in molti mondi.”
    “E perché uno come te combatte per la fazione della luce allora? Dovresti essere più simile ad Hakai che a loro.”
    “Oh, conosci anche tu Hakai? Beh, devo dire che quel tipo lì lo trovo troppo esaltato per i miei gusti… Io apprezzo la genuina e ordinaria distruzione, lui invece vuole portare solo caos. Se ripenso ai danni subiti dalla mia povera luna quella volta…”
    Azuki però lo interruppe, scagliandogli contro una sfera di tuono, che tuttavia la divinità afferrò con una mano.
    “Forse non ti è chiaro… io sono a un livello superiore al tuo.” Commentò aspro.
    “E credo che tu stia sottovalutando il potere del mio maestro.” Replicò la custode, chiudendo di colpo la mano con cui aveva lanciato la magia.
    Immediatamente la sfera in mano a darkroxas92 esplose, scagliandolo contro un muro, dove rimase appiccicato.
    “Ugh… non male, te lo concedo…” fece, cadendo giù e rialzandosi quasi subito, scuotendosi l’impermeabile. “Ma ci vuole ben altro contro di me!”
    Azuki rimase in silenzio, osservando i custodi uno ad uno.
    “Molto bene allora, come desideri.” Disse, schioccando le dita e facendo apparire decine di Heartless intorno a loro.
    “Dei miseri Heartless? Non mi prendere in giro!”
    “Loro sono solo per tenere occupati gli altri. Per te…”
    Senza aggiungere altro, scomparve dalla loro vista, riapparendo di fronte a darkroxas92, appoggiandogli subito una mano sul petto.
    “Oh, ma che sorpresa… ti manca il cuore. Tuttavia per tua sfortuna, non ho bisogno di quello per sconfiggerti!”
    Dark digrignò i denti per la rabbia, cercando di colpirla con un pugno, che lei evitò saltando all’indietro.
    “Quanta oscurità, ma è diversa dalla solita… La tua oscurità è dovuta a un evento che ti ha segnato…” disse la custode, per poi alzare la mano verso l’alto.
    Immediatamente, dal corpo di darkroxas92 cominciò ad uscire del fumo nero, che convogliò sopra la custode, formando una sfera oscura.
    “Cosa diamine stai facendo?”
    “Sto materializzando il tuo incubo peggiore.” Rispose lei, mentre Dark e Hikari, aiutati dai custodi in grado di usare i loro poteri originali, affrontavano gli Heartless.
    “Sta parlando di Vul?” domandò Loony, guardandola dubbiosa.
    “Il mio incubo peggiore?” ripeté la divinità, facendo una risata divertita. “Lo distruggerò con le mie stesse mani!”
    Azuki sorrise, per poi lanciare in alto la sfera, che cadde a terra pochi secondi dopo, creando una macchia nera.
    Poi, come dal nulla, questa cominciò ad alzarsi, cominciando ad assumere la forma di una persona.
    “Tutto qui? Non sai fare di me-”
    Ma darkroxas92 s’interruppe quando vide che nella mano della sagoma nera stava prendendo forma quello che sembrava essere un pugnale.
    “Che scherzo è questo?” chiese, facendo istintivamente un passo indietro.
    “Come, ti sei già dimenticato di noi?” fecero diverse voci provenienti dalla figura. “Nostro caro e amato Re?”
    Sentendo ciò, tutti si girarono verso di loro.
    “Re?” ripeté Sora. “Che cosa intende dire?”
    “Lurida bas-”
    “Darky!” lo interruppe Loony. “Siamo in un target inferiore al-”
    “Sta un po’ zitto tu! Ti ricordo che qui non devo sottostare alle regole del tuo Autore! E quella ragazza… ha appena commesso l’errore più grande della sua vita!”
    “Davvero vuoi farle del male?” continuò la figura. “Eppure, all’epoca rifiutasti addirittura di esiliarci. O stiamo forse sbagliando?”
    Le mani di darkroxas92 cominciarono a tremare per la rabbia.
    “Vorrà dire che rimedierò subito a quel momento di debolezza!”
    “Davvero? E se noi facessimo questo?” chiese l’avversario, per poi schioccare le dita.
    Come se niente fosse, attorno al gruppo di custodi si alzarono quattro mura nere, che si chiusero attorno a loro, lasciando fuori solo Dark, Hikari, Saiko e Loony.
    La divinità si girò subito incredula.
    “Protoman!” urlò Chad attraverso lo schermo.
    “Oh, noi siamo rimasti dentro di te per tutto questo tempo… ci siamo sviluppati nella tua oscurità… Oscurità che noi stessi abbiamo creato dentro di te.”
    “Creare l’oscurità non è così semplice.” Intervenne Dark. “Per crearla, dovreste aver commesso qualcosa a cui non era possibile porre rimedio. Qualcosa che possa aver sviluppato un profondo odio.”
    “O una profonda tristezza…” aggiunse darkroxas92.
    “Sì, la tua oscurità è intrisa di tristezza… Il tuo cuore è stato sostituito dal freddo. Freddo che hai creato come difesa.” Fece Azuki. “E ora, quella tua oscurità ti eliminerà.”
    “Credi davvero che basterà rievocare quegli infimi luridi bastardi per sconfiggermi?!” urlò darkroxas92. “Io non sono più quell’essere insignificante! Sono diventato più forte! Ora sono temuto da tutti e da tutto!”
    “E sei veramente contento di questo?” chiese la figura. “Te l’abbiamo detto, siamo rimasti dentro di te… l’unico a sapere chi fossimo davvero.”
    “Forse mi sarei dovuto cancellare la memoria allora. Almeno, voi sareste spariti con essa!”
    “Oh, sarebbe stato tutto inutile… Yami.”
    Dark, Hikari e Saiko si voltarono verso di lui sorpresi.
    “Ma allora…”
    “Lan Yami è morto! Ucciso da quel pugnale!” replicò darkroxas92.
    “Non sarà mai morto!” esclamò una voce, anticipando una fiammata che investì Azuki e la sagoma nera, costringendoli a saltare indietro.
    “Sembra che abbiamo fatto in tempo.” Commentò Megaman, con una lama di fuoco al posto del braccio destro, mentre al suo fianco Jessie abbassava la mano, ansimando.
    “Non morirà finché tu lo ricorderai.” Continuò la custode del Tramonto, riprendendo fiato.
    “Jessie!” esclamarono insieme i tre custodi, mentre Loony e darkroxas92 la guardavano sorpresi.

    “Subito per mettere in chiaro le cose, non sono la Jessie di questo universo.” spiegò lei. “Ciononostante non posso ignorare la situazione.”
    “Un’altra custode… Ma il suo potere è anomalo.” Fece Azuki. “Il suo potere è molto simile a quello di Dark e Hikari, ma la sua luce… si riduce a un misero punto immerso nelle tenebre.”
    “Sì, è vero, ma quel punto al momento è più che sufficiente a farmi andare avanti!” replicò lei, evocando i Keyblade.
    Azuki sorrise, per poi alzare una mano e creare una folata di vento oscuro diretto verso la custode.
    Ma con sorpresa di tutti, darkroxas92 si mise in mezzo, deviandolo.
    “Forse non ti è chiaro che sono io il tuo avversario.” Disse questi, per poi prendere il cappuccio e togliendoselo, rivelando così un volto identico a quello di Dark, solo con capelli completamente neri e occhi azzurri, che sembravano di ghiaccio.
    “Oh, e così finalmente ti sei mostrato.” Lo prese in giro Azuki, mentre la sagoma si rimetteva di fronte a lei. “Ma per potermi affrontare, devi prima sconfiggere il tuo incubo.”
    “Ci metterò un secondo!” urlò, partendo all’attacco.
    Con sorpresa di tutti, sul volto della figura apparve un ghigno bianco.
    Subito dopo lanciò in aria il pugnale, che esplose, rilasciando un’onda nera che investì darkroxas92.
    “Che cosa…?” fece lui, cominciando a scomparire in essa, assieme al suo incubo.
    Dark fece per correre in suo aiuto, ma Jessie fu più veloce, lanciandosi anche lei dentro l’oscurità, per poi scomparire tutti e tre nel nulla.
    “Dove sono finiti?” chiese Hikari, puntando il Keyblade contro Azuki.
    “Ad affrontare l’incubo di quel tipo e non torneranno.”
    “Azuki!” fece Saiko. “Devi tornare in te!”
    “Altrimenti?”
    “Altrimenti io… sarò costretto a combatterti!” esclamò il custode.
    “Oh, ne avresti davvero il coraggio? E ai tuoi amici non pensi? Credi forse che mi sia limitata a richiuderli lì dentro? C’è qualcun altro in loro compagna… Ma da quel che mi risulta, avete perso i vostri poteri, no?”
    “Che cosa?!” esclamò Megaman.
    “E io non riesco a mettermi in contatto con Protoman.” Fece Chad.
    “Non vi preoccupate.” Disse Dark. “Il potere di un custode va ben oltre il Keyblade! Il vero potere risiede nel cuore!”
    “E lo vai a dire a degli esseri artificiali? Loro non hanno un cuore, lo sai bene!”
    “Ti sbagli. Tutti hanno un cuore. Possono perderlo, ma il loro cuore esisterà sempre.”
    “Capisco… Dunque quel tipo che mi ha attaccato era veramente Justin?” chiese Azuki.
    “Non ne ho idea. Non so chi sia, ma mi sorprende che ti abbia lasciato viva. Dimostrava odio puro nei vostri confronti.”
    “Umpf. Significa che poi non è troppo determinato.” Replicò lei, partendo all’attacco.
    “Non così in fretta! Megaman, sei pronto?” chiese Lan, prendendo in mano tre chip.
    “Quando vuoi!”
    “Cyber Spada, Download! Spada Retrattile, Download!”
    Subito le due braccia di Megaman vennero sostituite da due lame, che lui alzò verso l’alto.
    “Lama Larga, Download!” urlò infine Lan.
    Le due lame s’illuminarono, fondendosi in una più grande.
    “Programma Avanzato!” urlò il Net-Navi, scagliando un raggio d’energia contro Azuki, che spalancò gli occhi incredula, alzando il Keyblade per difendersi.
    Il raggio la colpì in pieno, scagliandola diversi metri più in là.
    “E quello che cos’era?” chiese Hikari, voltandosi verso il Navi.
    “Uno degli attacchi più potenti del nostro mondo.” Rispose Chad.
    “Chi l’ha creato?” fece Dark. “Quell’attacco… conteneva energia pura. L’energia di mia madre…”
    “Di tua madre?” chiese Lan. “Che cosa vuoi dire?”
    “Credo di non essermi ancora presentato a voi due…” rispose Dark, alzando verso il cielo Balance, mentre attorno a lui apparvero dal nulla delle sfere di luce e d’oscurità.
    “Io sono Dark, l’Equilibrio di questo universo!” esclamò, per poi partire all’attacco contro Azuki, che si era appena rialzata.
    La custode sorrise, per poi aprire un varco dietro di lei e lasciandosi cadere al suo interno.
    “Per stavolta mi ritiro, Dark, ma sappi… che tornerò ancora.” Disse, senza far sparire il suo sorriso.
    Dark si fermò, vedendo il varco richiudersi.
    “Tsk. Ma tu guarda, si da tante arie e poi scappa alla prima difficoltà.” Fece, per poi girarsi verso la gabbia d’oscurità.
    “Come facciamo a farli uscire?” chiese Hikari.
    “Dobbiamo aspettare che risolvano la questione da soli. È il loro esame, noi non possiamo interferire.”
    Saiko guardò i due custodi dell’Equilibrio, per poi voltare lo sguardo verso Megaman.
    “Voi no…” fece. “Ma io sì.”
    Senza dire altro, corse verso il Net-Navi.
    “Sei in grado di far apparire una spada che possa usare?” chiese rivolto sia a Megaman che a Lan.
    “Che cosa?” esclamò questi, guardandolo sorpreso.
    “Mi serve un’arma per combattere, e al momento non posso richiamare il mio Keyblade! Mi serve il vostro aiuto!”
    “Mi dispiace, ma le spade che uso io sono di pura energia, che si fonde con me… Non te le posso prestare, e anche se potessi, il tuo corpo non reggerebbe lo sforzo.” Spiegò il Net-Navi.
    “E chi se ne importa?! Se non riuscissi in una cosa del genere, non sarò nemmeno in grado di far tornare Azuki come prima! Provateci, vi supplicò!”
    Lan guardò il mangaka.
    “Potrebbe essere interessante.” Fece Chad. “In fondo, anche noi siamo in grado di usare i Battle Chip quando ci fondiamo con Megaman e Protoman. Potrebbe funzionare.”
    “E se qualcosa andasse storto? Non è nemmeno fatto di dati, potrebbe perdere la vita!” esclamò Megaman.
    “Dobbiamo provarci! Ne ho passate tante da quando ho iniziato questo viaggio, non mi arrenderò di certo di fronte a una simile inezia!”
    Dark e Hikari rimasero fermi a osservarlo, mentre Loony era intento ad esaminare la gabbia oscura.
    “Uhm… Secondo me, per riuscire a entrare qui dentro, come minimo dovresti trasformarti in pura energia.” Disse serio. “Secondo i miei studi su internet, o almeno, secondo me al momento, così dovresti riuscire a raggiungere gli altri, e aiutarli ad uscire.”
    Saiko annuì.
    “Allora non perdiamo tempo! Vi prego, aiutatemi!” esclamò.
    “E va bene!” fece Lan, prendendo un Chip. “Cyber Spada, Download!”
    Il braccio di Megaman si trasformò subito nella spada, che il Navi avvicinò a Saiko.
    “È come un rivestimento. Se riesci a toglierlo, dovresti essere in grado di usarla. Ma essendo tu umano, non so che cosa ti succederà.”
    “Allora è giunto il momento di scoprirlo!” rispose il mangaka, afferrando con le mani la parte priva di lama della spada.
    Immediatamente, il suo corpo fu investito da una scarica elettrica, che lo costrinse a cacciare un urlo.
    Nonostante ciò Saiko non lasciò andare la presa, anzi, aumentò la forza.
    “Saiko…” fece Hikari, guardandolo preoccupata.
    “Se non ci riesco… Non potrò più guardare in faccia gli altri!” urlò, mentre l’elettricità continuava ad attraversarlo. “È questo… che mi sta dicendo il mio cuore!”
    Non appena ebbe detto ciò, una luce lo avvolse, costringendo tutti a coprirsi gli occhi per non  rimanere accecati.
    Quando riuscirono a riaprirli, li spalancarono subito per la sorpresa.
    Saiko ora indossava una tuta blu e bianca, sul cui petto c’era un cerchio con disegnato dentro un pennello.
    Attorno alla testa era apparso un elmo che gli lasciava scoperto il volto, mentre la mano destra stringeva una spada d’energia.
    “S-Si è trasformato…” fece incredulo Megaman, guardando il nuovo look del mangaka.
    “In un Net-Navi.” Completarono insieme Lan e Chad.
    “Saiko!” urlò Dark, facendo girare il custode verso di sé. “Finalmente ci sei riuscito! Hai risvegliato il tuo vero potere da custode!”
    “Il mio vero potere…?”
    “Sì. Marco è in grado di usare la metamorfosi, e anche se non ci ha ancora provato, sono sicuro che può superare le due ore. Inuyasha è in grado di controllare il suo potere demoniaco. Ichigo può usare i suoi poteri da Shinigami. Pan ha aumentato la sua forza. Natsu ha aumentato la sua magia. Black Star e Tsubaki hanno raggiunto il loro massimo grado di sintonia. Shinichi può cambiare età liberamente. Tsuna è in grado di controllare la sua fiamma senza problemi. Edward può usare l’alchimia senza alcun limite. Gli unici privi di poteri eravate tu, Asuka, Sora, Riku e Kairi! Ma loro tre… hanno il potere di unire i cuori! Ogni custode ha un suo potere, suo ed esclusivamente suo!”
    “Il mio allora…”
    “Mi sembra ovvio.” Rispose Loony. “Tu sei un mangaka, no? Di conseguenza hai una grande fantasia. Il tuo potere è molto semplice: ti permette di adattarti ai vari mondi, se tu lo desideri. Prendere il potere di quel mondo e farlo tuo! Per questo ora sei diventato anche tu un Net-Navi!”
    “Loony, tu…?” cominciò Hikari.
    “Credo che per me sia ora di tornare nel mio universo.” Disse, lanciandogli un telecomando. “Quando tornerà Darky, ditegli di usare quello per tornare a casa. E lo stesso anche per Jessie, e chiedetele scusa per averla chiamata qui in un momento del genere.”
    “Come fai a sapere tante cose, nonostante provenga da un’altra dimensione?”
    “Semplice: sono Loony.” Rispose lui sorridendo, per poi scomparire in una scia di luce.
    “Il mio potere…” fece Saiko, guardando la mano libera. “Allora forse…”
    Senza aspettare oltre, portò la mano di fronte a sé, chiudendo gli occhi.
    Immediatamente, il suo Keyblade apparve nella mano libera.
    “Lo sapevo!” esclamò, riaprendo gli occhi.
    “Vai, Saiko! Ci penseremo io e Hikari a darkroxas!”
    Il mangaka annuì, per poi puntare il Keyblade verso la prigione.
    Sul muro apparve una serratura, dalla quale cominciò ad uscire del vento, che investì i presenti.
    “Allora io vado.” Disse, venendo però fermato da Megaman.
    “Credi davvero che lascerò andare un neo Navi da solo?”
    “Però tu non potrai usare i tuoi Battle Chip.”
    “Direi che è arrivato il momento di usare i miei poteri.” Rispose Dark. “Ma prima... Lan, ti avverto: sono in grado di farti entrare nella rete, per permetterti di combattere a fianco di Megaman. Questo però ti esporrà a molti rischi. Sei disposto ad affrontarli?”
    Lan lo guardò sorpreso.
    “Io… entrare nella rete? Puoi davvero farlo?!”
    “Sono una delle tre entità portanti dell’universo. Sono in grado di distruggere e creare mondi. Secondo te non sono in grado di aprire un passaggio tra due mondi complementari?”
    “Allora fa entrare anche me!” esclamò Chad. “Protoman è la dentro, e gli servirà il mio aiuto.
    “Va bene.” Rispose lui, alzando le mani.
    Alle spalle dei due ragazzi apparve un varco, mentre un terzo si aprì di fronte a loro.
    “Attraversate quel varco, e arriverete qui!” esclamò Dark. “Ma non posso assicurarvi che tornerete indietro sani e salvi.”
    “Non importa! Non abbandonerò Megaman!” esclamò Lan, prendendo un dispositivo con uno schermo sopra, assieme a diversi chip, come fece anche Chad, per poi attraversare nello stesso momento i due varchi, uscendo quasi subito di fronte a Dark.
    “Incredibile…” fece Lan, guardandosi attorno.
    “Sei davvero potente, per riuscire ad aggirare in questo modo le leggi della fisica.” Commentò Chad, guardando Dark.
    “Ho fatto di peggio…” disse, per poi creare dal nulla due spade di luce, che consegno ai due ragazzi.
    “L’oscurità è molto potente. Potrebbe mettervi di fronte a visioni, confondervi… Cercate di rimanere uniti il più possibile, e non lasciatevi distrarre.”
    “Che cos’è esattamente l’oscurità?” chiese Megaman.
    “È un potere che va oltre la vostra comprensione, come la luce, e anche me… Non dovete arrendervi di fronte ad essa! Affrontatela con il vostro cuore!”
    “Con il nostro cuore…” ripeté Lan, portandosi una mano al petto, per poi alzare determinato lo sguardo. “Va bene!”
    “Allora andiamo!” esclamò Saiko, per poi affondare il Keyblade nell’aria di fronte alla serratura.
    Da essa fuoriuscì una fortissima luce, che inghiottì i quattro ragazzi, facendoli scomparire.
    “E ora… vediamo di aiutare l’altro me.” Disse Dark, aprendo un varco, che lui e Hikari attraversarono subito.


    Info capitolo

  9. .
    E finalmente eccomi quà con il nuovo capitolo! *si ferma per colpire un Dream Eater* Scusatemi, ma come potete immaginare, dopo aver impreccato in aramaico e ostrogoto antichi per la non traduzione del gioco, mi vedo comunque costretto a giocarci in inglese XD.
    Ma non siamo qui per parlare di questo, ma per vedere la mia terza follia! (che sarà comunque insignificante rispetto alla Follia Finale che ho già scritto... mi sono fatto paura da solo... 40 pagine e più di settanta personaggi... un record XD. Ma tranquilli, ho deciso di dividerlo in due capitoli, perciò non vi darò il colpo di grazia in un solo... colpo XD.
    Ma prima di quel momento, c'è ancora qualche prova che i nostri amici custodi devono sostenere... e non solo loro!
    La guerra è sempre più vicina, i nemici aumentano, come anche gli alleati... Che cos'ha il serbo il destino per l'universo?
    In più c'è da considerare anche il misterioso ritorno del Blue Ranger, il quale però non sembra intenzionato a riunirsi ai custodi...
    Beh, presto la risposta a tutte queste domande!
    E ora, le risposte alle recensioni!

    @ Armitrael: Beh, diciamo che nemmeno io ho resistito al vortice delle Puella... Quindi anche loro sono entrate nella fic XD. Per Justin invece... Non credo tu abbia capito la verità, anche perché in quel caso saresti nelle mie stesse condizioni mentali, e spero per te no XD. Ma presto saprai la verità... Una verità scorcetante ovviamente XD
    @ Liberty89: Tranquilla, mi aiuti sempre facendo la Beta Reader, perciò so già cosa pensi ù.ù. Per i due shinigami, era già da tempo che volevo farne incontrare due tipi, e Rinne era più facile da gestire rispetto a Ryuk XD. Per Justin, vedrai, riuscito a sorprenderti ancora una volta! XD (Il testo è venuto gigante per conto suo e non mi andava di impazzire per sistemarlo XD). Ah, dimenticavo: Kyubey ti saluta e ti ringrazia per il complimento XD.

    Bene, e ora... Buona scuola a tutti! *legge quel che ha scritto* Ehm, volevo dire, Buona lettura a tutti!

    Capitolo 75: Terza prova! Accademia, allievi e... umani? - Torna all'indice dei capitoli
    “Ah…” esclamò un ragazzo dai capelli neri, che indossava una divisa scolastica verde, sbadigliando e alzando le braccia verso l’alto. “Finalmente posso uscire da qui! Non ne potevo più di stare sdraiato su quel letto!”
    “Però eri ferito piuttosto gravemente.” Gli ricordo una ragazza dai vistosi capelli rosa, che indossava una divisa dello stesso colore e portava un grosso rosario attorno al collo.
    “Lo so, ma ho perso un sacco di giorni di lezione. Ora mi toccherà recuperare tutto in fretta e furia. Come se non avessi già abbastanza problemi…” disse, spostando involontariamente lo sguardo verso un braccialetto che aveva attorno al polso destro.
    Cosa che la ragazza non mancò di notare, abbassando anche lei lo sguardo.
    “Mi sp-”
    “Non fa niente! L’importante è che ora sono nuovamente in forma!” esclamò lui, non permettendole di finire la frase e sorridendole.
    La ragazza lo guardò sorpresa, per poi sorridere anche lei.
    “Già! E ad ogni modo non c’è bisogno che ti preoccupi. Il programma è stato sospeso.”
    “Davvero? Come mai?”
    “Beh, mentre eri in infermeria, c’è stata qualche novità.”
    “Ovvero?”
    “Il preside, per facilitare il rapporto tra noi e gli umani, ha deciso di convocarne un gruppo qui. Ha detto che avrebbe scelto gli elementi migliori per sostenere questo ruolo.”
    “Che cosa?!” esclamò sorpreso il ragazzo. “Ma credevo fosse assolutamente vietato! Almeno, è la prima cosa che mi hai detto quando sono arrivato.”
    “Girano voci che il preside sia stato obbligato a fare questa scelta.”
    “Obbligato? La vedo dura e-”
    Ma il ragazzo non fece in tempo a finire la frase che si ritrovò il collo morso dalla ragazza, che si fece indietro qualche secondo dopo, lasciandogli due fori.
    “Scusami, ma era tanto che non bevevo il tuo sangue.” Disse lei, pulendosi la bocca dal sangue, mentre il ragazzo scivolava a terra, per poi portarsi subito una mano a coprirsi i due buchi.
    “Moka! Sono appena uscito dalla convalescenza e tu cominci subito a bermi il sangue?!” esclamò, leggermente irritato.
    “Beh, mi sono trattenuta finora. Direi che è stato un record, no? E poi lo sai che il tuo sangue è così dolce, Tsukune.”
    Il ragazzo sospirò rassegnato, rialzandosi.
    “Se altri umani verranno qua, cerca di non farti vedere mentre mi bevi il sangue, o rischi di fargli venire un infarto. Sai bene che sono pochi quelli che non si spaventano vedendo un vampiro.”
    “Tranquillo, saranno avvertiti di ciò che potrebbero incontrare. E comunque, pare che dopo gli verrà fatto dimenticare tutto.”
    “E le altre novità?”
    “A dir la verità ce n’è solo un’altra. Noi due siamo stati temporaneamente trasferiti in un'altra classe.”
    Tsukune la guardò sorpresa.
    “Come mai?”
    “Beh, è arrivata un’intera nuova classe di studenti. A quanto pare, sono stati per tanto tempo isolati sia da noi che dagli umani, perciò il preside ha chiesto che due studenti dell’accademia li aiutassero ad ambientarsi.”
    “E perché hanno scelto proprio noi due?!” esclamò il ragazzo.
    “Beh, tu perché sei stato in infermeria, e così potrai riposarti ancora per un po’, e io perché sono stata nel mondo degli umani, quindi posso aiutare, dato che gli umani saranno inseriti proprio nella nuova classe. Il che direi che per te è un vantaggio, no?”
    “Moka, abbassa la voce!” gli mormorò Tsukune, assicurandosi che vicino a loro non ci fosse nessuno in grado di sentirli.
    “Suvvia, sai che non ti farei di certo scoprire.” Lo tranquillizzò la ragazza.
    “Ad ogni modo… tu li hai già visti?”
    “I nuovi studenti? Sì, anche se sinceramente non so cosa pensarne… sono strani.”
    “Strani?”
    “Credo sia meglio che li veda tu stesso.” Rispose, fermandosi di fronte ad una porta. “Siamo arrivati.”
    “Sono così terrib-” cominciò a chiedere Tsukune, fermandosi quando il muro affianco alla porta esplose, facendo volare un ragazzo dai capelli castano scuro che indossava la sua stessa divisa, trafitto da un tubo di metallo allo stomaco, contro l’altro muro del corridoio.
    Tsukune si girò lentamente e a scatti, mentre Moka sospirava sonoramente.
    “M-Ma l’hanno u-ucciso…” balbettò incredulo il ragazzo.
    “Questo faceva male, sai?” si lamentò quello appena volato fuori dall’aula, rivelando due occhi rossi e alzandosi per poi togliersi come se niente fosse il tubo dallo stomaco, lasciando che la sua ferita si rimarginasse in pochi secondi.
    “Come ha fatto?!” esclamò Tsukune, mentre dal buco nel muro usciva un altro ragazzo, dai vistosi capelli azzurri a punta, che aveva strappato le maniche alla divisa.
    “Divinità dei miei stivali! Non puoi continuare a rigenerarti come se niente fosse! Vieni qui e affrontami da uomo a uomo!” sbraitò quest’ultimo.
    “Ti ho già detto che non ho intenzione di combattere contro un demone.” Rispose calmo l’altro. “Sarebbe solo una perdita di tempo. E poi guarda che cos’hai combinato!”
    Tsukune continuò ad osservare incredulo i due, mentre la porta al suo fianco si apriva, rivelando un ragazzo dai lunghi capelli dorati, come i suoi occhi, che guardò annoiato lo spettacolo.
    “È già la terza volta oggi… Potrei anche stufarmi di sistemare i vostri guai, sapete?” disse, per poi appoggiare una mano al muro, che si riparò all’instante, venendo avvolto da fulmini rossi.
    “Nessuno ti ha chiesto nulla, umano.” Fece il ragazzo dai capelli castani.
    Sulla tempia del dorato apparve una visibile vena, mentre univa le mani, battendole e venendo avvolto anche lui dai fulmini rossi.
    Pochi instanti dopo il suo corpo era avvolto da un’armatura di metallo, mentre in mano impugnava una spada.
    “A chi hai dato dell’umano? Non mettermi ai livelli di quella razza inferiore! Io sono un alchimista che ha superato quel limite!”
    “Allora potevi dirlo subito che volevi la guerra!” esclamò l’azzurro, chiudendo una mano a pugno, che venne subito avvolta da dei fulmini bianchi.
    “M-Ma chi sono questi tipi?” chiese Tsukune, mentre Moka si avvicinava a lui. “Fanno paura solo a guadarli!”
    “Sono tre dei nuovi studenti.” Rispose la ragazza. “Il castano si chiama Shinji Ikari, e a quanto pare è una divinità, come hai potuto notare dalla sua elevata capacità di rigenerazione. Quello con i capelli azzurri invece è Black Star, un demone, anche se non sa nemmeno lui di che tipo, pare possa colpire direttamente le anime delle sue vittime. Il terzo, invece, è Edward Elric: sembra che una volta fosse umano, ma i suoi studi nel campo dell’alchimia l’hanno portato a perdere tale natura.”
    “E sono tre idioti!” continuò una voce, poco prima che di fronte all’entrata dell’aula apparisse una ragazza dai capelli rossi, che in quel momento erano tutti in aria, come a provare la sua ira, con in mano una sfera composta da fulmini. “Che non fanno altro che disturbare la quiete!”
    Tsukune saltò letteralmente all’indietro per lo spavento.
    “Su Asuka, calmati.” Fece un’altra ragazza, dai capelli castani, affiancata da una dai capelli neri, che terminavano in una lunghissima coda che superava la schiena.
    “È inutile Ran.” Disse un bambino dai capelli neri e con un paio di occhiali. “Dopotutto, calmare un demone come lei è praticamente impossibile.”
    “U-Un bambino?” esclamò sorpreso Tsukune.
    Conan sorrise, per poi farsi avvolgere da una piccola nube di fumo, lasciando il posto a un ragazzo più grande.
    “Spiacente, ma sono più grande.” Disse come se niente fosse.
    Nel frattempo, la ragazza dai capelli neri raggiunse Black Star, per poi trasformare il braccio destro in una lama, che sbatté di piatto sulla testa del ragazzo.
    “Ahi! Tsubaki, ma che cosa fai?!” esclamò lui.
    “Questo dovrei chiederlo io a te. Quante volte ti ho detto di calmarti?”
    Tsukune nel frattempo continuava a guardare con gli occhi fuori dalle orbite la scena.
    “Te l’avevo detto che sarebbe stato meglio per te vederli di persona.” disse Moka.
    “Così è lui l’altro studente che ci farà da guida?” chiese una voce, mentre dall’aula usciva un ragazzo dai capelli castano chiaro, con una vistosa fiamma che bruciava sulla fronte. “Mi aspettavo qualcuno di più… forte.”
    “Suvvia, magari è solo apparenza. Forse il suo vero aspetto è decisamente più pericoloso!” esclamò un altro ragazzo, dai capelli rosa e una sciarpa attorno al collo, nonostante indossasse anche lui la divisa come gli altri.
    “No, il decimo ha ragione.” Replicò una bambina, che li raggiunse, mostrando la propria coda, che si agitò per aria. “Quello lì non ha un grammo di forza. Lo definirei quasi umano. Quasi perché ci sono sicuramente umani decisamente più forti di lui.”
    “Suvvia Pan, non essere ridicola.” Si intromise un ragazzo dai capelli bianchi, tra i quali spuntavano due orecchie da cane. “Se è in questo istituto, significa che qualcosa deve valere. Certo, non sarà ai miei livelli, però forse qualcosa sa fare.”
    “Per me sono più forte io in questa forma.” Aggiunse un ragazzo dai capelli neri.
    “Ora però che ne dite di rientrare tutti?” chiese uno dai capelli arancio. “Direi che avete spaventato a sufficienza il nuovo arrivato. E non fatemelo ripetere, altrimenti vi porto direttamente all’altro mondo.”
    “Non ti pare di esagerare? Dopotutto ci siamo abituati, no?” chiese un altro ragazzo, dai capelli neri con striature blu, seduto davanti a un banco preso a disegnare sopra un quaderno.
    “Per me sei troppo calmo per essere un mago, Saiko.” fece un ragazzo dai capelli castani a punta, con due canini in bella mostra, affiancato da una ragazza dai capelli rossi, che aveva i suoi stessi denti.
    “V-Vampiri?!” esclamò sorpreso Tsukune, guardando Moka, che sorrise.
    “Qualche problema?” chiese un terzo vampiro, dai capelli argentati, che si avvicinò. “Se hai paura che ti mordiamo, non preoccuparti. Siamo vampiri particolari, e non abbiamo bisogno di bere il sangue.”
    “Credimi, quello sarebbe il minore dei problemi…” commentò il ragazzo, lanciando un’occhiata a Moka, che si portò una mano dietro la testa sorridendo.
    “Quindi è lui il famoso Tsukune.” Fece Black Star, rivolgendosi a lei. “Avevi detto che era un tipo in gamba, ma non mi pare niente di straordinario.”
    “Ecco… non sono uno che ama mettersi in mostra…” cercò di replicare il ragazzo.
    “Che mostro sei tu?” chiese Pan. “Direi che tu ormai ci hai già visti tutti, ma tu sembri proprio un comunissimo umano.”
    “I-Io… Ecco… preferirei non dirvelo.” Rispose titubante. “Tanto rimarrò sempre con il mio aspetto da umano.”
    “Contento tu.” Disse Inuyasha. “Mi risultava che tutti odiassero la propria forma umana, ma a quanto pare non è così.”
    “Stai forse insinuando che chi ha l’aspetto di un umano è più debole di voi che siete incapaci di trasformarvi?” chiese Marco.
    “Precisamente! Ed è un dato di fatto!”
    “Prova a ripeterlo se ne hai il coraggio, cagnaccio!”
    “Credi che ne abbia paura, psicopatico?”
    Ma prima che i due potessero scendere alle mani, un piccolo shurinken bianco sfrecciò tra di loro, incastonandosi nella lavagna.
    “La potete piantare?” chiese gelida una ragazza dai lunghi capelli neri e bianchi seduta a un tavolo assieme a un ragazzo dagli stessi capelli, entrambi con un libro davanti. “Noi staremo cercando di studiare.”
    Tsukune si voltò sorpreso verso lo shurinken, che scomparve nel nulla.
    “S-Scusateci…” rispose Marco, calmandosi come tutti gli altri.
    “E loro chi sono?” chiese Tsukune a bassa voce all’amica.
    “So che si chiamano Dark e Hikari, però non si sa molto su di loro. Sono distaccati rispetto al resto della classe, che sembra temerli per qualche motivo ignoto. Inoltre, non sono ancora riuscita a capire quali siano i loro poteri.”
    “Ma sono parenti? È difficile trovare qualcuno con quei capelli ma due insieme-”
    “Qualche problema sui nostri capelli?” chiese Dark, guardandolo, rivelando così i suoi occhi neri e bianchi.
    Occhi freddi e duri, che misero subito in soggezione Tsukune, che fece istintivamente un passo indietro, quasi terrorizzato.
    “Beh, è comprensibile.” Fece Hikari, girandosi anche lei è rivelando gli stessi occhi. “Ci scambiano spesso per parenti, ma non è così, anzi.”
    “Per quanto riguarda che mostri siamo… credimi, meglio per voi non saperlo. E comunque… io ci metterei un cerotto sul collo, o rischierai di morire dissanguato.” Aggiunse Dark.
    Tsukune si riportò subito la mano sul collo, accorgendosi che il morso aveva ripreso a sanguinare.
    “A-Accidenti...” fece, per poi guardare avanti e ritrovarsi di fronte Hikari.
    “Lascia, ci penso io.” Gli disse, alzando una mano avvolta da un’aura verde verso il suo collo, che smise subito di sanguinare.
    “Come hai fatto?” esclamò sorpresa Moka.
    “Segreto professionale.” Rispose Hikari, per poi tornare al suo posto.



    “Maledizione…” si lamentò una ragazza dalla pelle scura, che in qualche modo tradiva la sua natura di non umana, con addosso uno strano cappello bianco a strisce blu che le sostituiva i capelli e una tuta marrone, in quel momento seduta di fronte ai comandi di una piccola navetta spaziale.
    “Questa volta non me la sono cavata troppo bene…” continuò, cercando di impedire al sangue di uscire ulteriormente dal braccio sinistro.
    “Devo trovare rifugio… e scappare da lui…” fece, per poi fare una smorfia di dolore e cominciando a digitare una serie di comandi sul computer di bordo.
    Non appena terminò si lasciò scivolare sulla poltrona, perdendo i sensi.



    Tsukune continuava a guardare nervosamente i nuovi arrivati.
    “Tranquillo.” Fece Moka. “Sarà solo per qualche giorno, poi torneremo nella nostra classe.”
    “Certo che sei davvero un fifone.” Commentò Asuka, che in quel momento stava dondolando sulla sedia, con i piedi appoggiati sul banco.
    “Io non lo sottovaluterei al tuo posto.” Replicò Moka. “È molto più forte di quel che sembra!”
    “Per piacere Moka, non istigarla…” intervenne Tsukune, spaventato dall’idea di dover affrontare anche solo uno di quegli strani compagni.
    “Parlando d’altro…” disse Ed, sbadigliando sonoramente. “Oggi dovrebbero arrivare anche gli umani, giusto?”
    “Così ho sentito.” Rispose la vampira.
    “E infatti stanno per arrivare con il pullman.” Fece una donna, entrando in aula.
    La cosa che saltava subito all’occhio erano le orecchie e la coda da gatto di cui era provvista.
    “Professoressa, sa dirci qualcosa in più su di loro?” chiese Tsukune.
    “Spiacente, ma nemmeno noi professori sappiamo nulla, sono stati scelti personalmente dal preside. Ad ogni modo, li conoscerete molto presto.”
    “Basta che siano forti!” esclamò Black Star, saltando sul banco. “Voglio un avversario alla mia altezza!”
    Per tutta risposta, Asuka gli lanciò in piena testa un libro, facendolo cadere miseramente a terra.
    “Bene, allora se non ci sono altre domande, andrò ad aspettare il loro arrivo. Akashiya, Aono, affido a voi la loro integrazione.” Disse l’insegnante, rivolgendosi a Moka e Tsukune.
    “Ricevuto!” Risposero insieme i due.
    “Certo che ne ha di fiducia in voi due.” Commentò Hikari, chiudendo il libro che stava leggendo.
    “Beh, probabilmente perché sa che solitamente siamo noi a risolvere i principali problemi… Anche se di recente sono stato io la causa di quest’ultimi…” rispose Tsukune, abbassando la voce verso la fine della frase.
    “Devi averne passate proprio di tutti i colori.” Fece Riku. “Però se sei ancora qui, significa che te la sai cavare.”
    “Diciamo che ho avuto… vari aiuti.” Rispose lui, sorridendo, mentre Moka spostava il suo sguardo verso il braccialetto del compagno.
    “Ad ogni modo…” continuò Marco. “Mi chiedo fino a che punto potranno resistere degli umani qui dentro. Secondo me, qualche ora e scaperanno a gambe levate.”
    “Secondo me no.” Fece Tsukune. “O meglio, dipende dalla loro personalità.”
    “Sono pur sempre umani.” Disse Shinji, appoggiandosi al muro accanto alla porta. “Gli basterà vedere Pan e Inuyasha e scapperanno via, vedrai. Sono tutti dei miserabili codardi-”
    Ma proprio mentre diceva ciò, una spada di legno perforò il muro al suo fianco, mancandolo di pochi centimetri.
    Shinji si girò sorpreso verso questa, mentre la porta si apriva lentamente.
    “A chi è che hai dato della codarda?” chiese una ragazza dai capelli color paglia, che entrò guardando truce Shinji, mentre tirava fuori dal muro la spada, che mise a posto dietro la schiena, infilandola nella maglietta della divisa.
    “T-Taiga… non potevi cercare di fare un’entrata… meno d’effetto?” chiese un ragazzo dai capelli blu, entrando dopo di lei. I suoi occhi esprimevano malvagità, ma il suo tono di voce lo tradiva completamente.
    “Sta zitto, cane!” gli urlò contro la ragazza. “Dove speri di andare con quell’atteggiamento? Sai bene dove siamo finiti, no?”
    “Sì, lo so… ed è proprio per questo che ti chiedo di calmarti… hai quasi ucciso quel ragazzo!”
    “Tranquillo.” Rispose Shinji. “Anche se mi avesse colpito, non mi avrebbe fatto nulla di grave. Dopotutto, è pur sempre una misera umana.”
    “E sentiamo, tu che cosa saresti? Intendo oltre a uno che sta cercando un modo per farsi massacrare, ovviamente.”
    “Simpatica quell’umana.” Commentò Black Star, rialzandosi di colpo da terra.
    Tsukune invece osservava incredulo i nuovi arrivati.
    “Per essere un’umana, fa più paura di parecchi mostri…” commentò, attirando su di sé lo sguardo di Taiga.
    “Oh, vedo che qualcuno ha capito subito la mia natura.” Fece, poco prima di venire distratta da un tonfo.
    Si girò subito assieme agli altri verso la porta, dove a terra c’era una ragazza che guardava incredula il gruppo all’interno dell’aula, mentre dal naso cominciava ad uscire del sangue.
    “Kushieda!” esclamò il ragazzo dai capelli blu, andando a soccorrerla. “Lo sapevo, non doveva venire anche lei…”
    “Lo sai anche tu, Ryuji, che Minori è una fan dell’horror a tal punto da non riuscire a resistere nonostante la sua paura. Non te l’avrebbe mai perdonato se tu le avessi impedito di venire.”
    “P-Proprio così, Taiga…” balbettò la ragazza, per poi cercare di rimettersi in piedi.
    “E così questa è una scuola di mostri…” fece un’altra ragazza, questa volta dai lunghi capelli blu, entrando nell’aula. “Non mi sembra troppo diversa da una normalissima scuola.”
    “Le apparenze ingannano, sai?” replicò Natsu, avvicinandosi, per poi avvolgere la sua mano destra con del fuoco. “Dubito che da te qualcuno faccia qualcosa di simile.”
    La ragazza lo guardò sorpresa per qualche secondo, per poi riprendersi.
    “Farsi avvolgere dal fuoco no, in compenso-”
    Ma non fece in tempo a finire la frase che dalle sue spalle partirono decine di proiettili, tutti diretti verso Natsu, che riuscì a erigere in tempo una barriera di fuoco con cui li fuse.
    “Che cosa…?” fece lui, mentre alle spalle della ragazza appariva come dal nulla un ragazzo dai capelli neri, con vistose cicatrici sul volto e con addosso decine di armi da fuoco e bombe.
    “Non osare più minacciare Kaname Chidori in mia presenza.” Disse, guardando serio Natsu. “Mostro o no, diventerebbe automaticamente mio compito eliminarti.”
    “Scusate un secondo…” fece Chidori, girandosi verso di lui, per poi fare un profondo respiro e prendendo il ragazzo per un braccio.
    Sotto lo stupore di tutti, lo sollevò, per poi scaraventarlo fuori dalla finestra, distruggendola.
    “Sei un idiota, Sousuke!” gli urlò contro.
    “M-Ma sono veramente umani?!” esclamò Tsukune, deglutendo.
    “Certo che siamo umani, che razza di domanda idiota!” Replicò Taiga.
    “Beh, allora che ne dite di presentarvi?” fece Dark, guardando verso di loro.
    La ragazza si fermò, come anche gli altri, nel vedere i suoi occhi.
    “T-Tu chi sei?” chiese Chidori.
    “Il mio nome è Dark, e questo vi deve bastare.” Rispose lui, poco prima che una bomba gli volasse contro, esplodendogli a pochi centimetri dal volto.
    “Non parlare in questo modo a Kaname.” Disse Sousuke, rientrando dalla finestra.
    “H-Ha… appena colpito Dark?” fece Marco, indietreggiando, come spaventato, mentre il fumo si dissipava, rivelando Dark perfettamente incolume, con semplice fuliggine sul volto.
    “Che cosa? Come ha fatto ad uscirne perfettamente illeso?” esclamò il ragazzo, tirando fuori un’altra bomba dalla tasca.
    Ma questa gli volò via dalla mano, finendo direttamente fuori dall’aula, dove esplose senza provocare danni.
    “Ringrazia il fatto che ho una buona dose di pazienza…” gli fece Dark, guardandolo truce. “O a quest’ora saresti diventato tu stesso una bomba umana.”
    Poi, senza aggiungere altro, si avviò verso la porta, uscendo dall’aula.
    “Scusatelo.” Disse Hikari, seguendolo e lasciando l’aula nel silenzio.
    “M-Menomale che si è trattenuto…” commentò Saiko, tirando un sospiro di sollievo.
    “Perché, che cosa avrebbe potuto provocare?” chiese il ragazzo dai capelli blu.
    “Se ci andava bene, solo la distruzione di quest’aula.” Rispose Tsuna. “Ma per nostra fortuna, una mera esplosione non basta di certo a farlo infuriare.”
    “E permettono a uno così pericoloso di frequentare l’accademia?!” esclamò Tsukune.
    “Su, andiamo a vedere se va tutto bene.” Disse Moka, prendendolo per un braccio e trascinandolo fuori. “Voi non muovetevi da qui, torniamo subito!”
    Moka e Tsukune cominciarono a girare per i corridoi, finché non li trovarono qualche corridoio più in là, in un’ala deserta della scuola, dove Dark era appoggiato a un muro, mentre Hikari era in piedi poco lontano, con un sorriso sul volto.
    I due studenti rimasero nascosti, vedendo che i due stavano parlando.
    “Come mai quella scenata?” chiese Hikari, non riuscendo a trattenere una piccola risata, mentre Dark si toglieva di dosso la fuliggine.
    “Con un tipo che lancia bombe e che è fornito di mitra, non potevo di certo mostrarmi troppo accondiscendente, no?” rispose lui. “Almeno così ci staranno tutti alla larga. Dopotutto, sembra proprio che noi due siamo gli unici ad aver mantenuto i nostri ricordi originali.”
    “Certo che è curioso come siano convinti di essere dei mostri. Probabilmente non si riconoscerebbero nemmeno loro stessi. In fondo, sono quasi tutti umani provvisti di poteri particolari.”
    “Beh, le uniche eccezioni credo siamo io, Inuyasha, Pan, Shinji e Tsubaki. Però è stata una sorpresa vedere come alcuni di loro abbiano cambiato completamente atteggiamento. Come anche Tsuna che continua a mantenere la sua fiamma. È già qualche giorno che siamo arrivati in questo mondo, eppure non riesco ancora ad abituarmici.”
    “Certo che, per essere un essere superiore, ne hai avuta di fantasia per ideare simili prove.”
    “Probabilmente ho pensato che se fossero riusciti a superare questa situazione senza usare i loro ricordi originali, sarebbero stati in grado di diventare più forti. Purtroppo non mi ricordo proprio nulla, ma il fatto che il preside di questa scuola avesse precise istruzioni su cosa fare dopo il nostro arrivo significa che sapevo bene ciò che facevo.”
    “Mi preoccupano quei ragazzi. In fondo, si ritrovano coinvolti in qualcosa più grande di loro. Cinque umani privi di poteri in una scuola di mostri…”
    “Non c’è pericolo. Hai visto anche tu che non sono da sottovalutare. Quel dinamitardo potrebbe anche rivelarsi pericoloso, per chi non ha poteri di rigenerazione o una grande resistenza fisica. E poi, non sono gli unici umani.”
    Sentendo ciò, Tsukune e Moka spalancarono ulteriormente gli occhi.
    “Ti riferisci a quel Tsukune?” chiese Hikari. “Sinceramente, mi chiedo come abbia fatto a resistere in questa scuola tanto tempo. È chiaramente un umano, e del nostro gruppo sono stati in parecchi a capirlo. Figuriamoci se Pan, Ichigo, Natsu o Inuyasha non se ne sono resi conto.”
    “Però in lui c’è qualcosa che non quadra. Come anche nella sua compagna. Non sono riuscito a individuarlo chiaramente, ma c’è come qualcosa che li tiene sigillati.”
    “Quindi come vuoi procedere? Farai saltare la nostra copertura?”
    “No, non ce ne sarà bisogno. Presto gli altri si troveranno di fronte alla loro prova, e in quel momento la verità verrà sicuramente a galla. Inoltre, è probabile che qualche altro sottoposto di mio padre o di Xehanort interferisca. Se così fosse, nemmeno questa scuola di mostri potrebbe reggere contro di loro.”
    “È un bel problema. Purtroppo continuano a seguirci obbedendo agli ordini di tuo padre.”
    “Ad ogni modo, per il momento continuiamo a far finta di nulla. Nel momento in cui dovesse succedere qualcosa, interverremo.”
    Hikari annuì, per poi allontanarsi assieme a Dark, lasciando Tsukune e Moka increduli.
    “C-Chi sono veramente quei due?” fece il ragazzo.
    “Non lo so… ma mi preoccupa ciò che hanno detto. Hanno capito subito cosa sei, e che entrambi abbiamo un sigillo. Sono pericolosi, senza dubbio.”
    “Che cosa facciamo? Avvertiamo i professori?”
    “Meglio di no. Se quello che hanno detto è vero, il preside è al corrente della situazione. E se li ha fatti entrare all’accademia, deve aver avuto un buon motivo.”

    Quando Tsukune e Moka rientrarono, videro che Dark e Hikari erano al loro posto.
    “Oh, allora siete tornati. Ecco perché non vi trovavamo.” Fece la rosa, per poi raggiungere assieme al compagno il suo posto, aspettando l’inizio delle lezioni.
    Quando qualche ora dopo la campanella segnalò la fine della giornata, Dark e Hikari furono i primi a prepararsi per andarsene.
    “Certo che quei due sono strani.” Commentò Taiga, parlando ad alta voce. “Si credono superiori a tutti, e la cosa mi fa infuriare!”
    “Beh, dopotutto sono dei m-m-mostri…” rispose Minori, mentre pronunciando l’ultima parola riprendeva a sanguinare dal naso.
    “Sicuri che stia bene?” chiese Edward. “Non mi risulta che sanguinare così tanto faccia bene. Inoltre…”
    L’alchimista indico con un dito Moka, Sora, Riku e Kairi, che restituirono lo sguardo. “Con quattro vampiri, non so se è sicuro perdere in questo modo tutto quel sangue.”
    “Guarda che noi non assaliamo qualunque umano che perde un po’ di sangue…” replicò Riku.
    “In effetti, sono pochi i vampiri che lo fan-” cominciò Tsukune, interrompendosi quando Moka gli saltò di nuovo al collo, cominciando a bere il suo sangue.
    Questa volta Minori svenne direttamente.
    “Scusatemi…” fece Moka, pulendosi la bocca, mentre Tsukune scivolava nuovamente a terra più per lo spavento che per il morso. “Ma non riesco a resistere al suo sangue, è così buono!”
    “Non osare avvicinarti a Chidori!” esclamò Sousuke, impugnando subito una pistola, mentre anche Taiga tirava fuori la sua spada.
    “Non preoccupatevi…” fece Tsukune, rialzandosi. “Moka beve solo il mio sangue. E poi tranquilli, è solo una diceria quella che se un vampiro vi succhia il sangue vi rende un suo simile.”
    “E tu come lo sai?” chiese Black Star.
    “Beh, ecco… è perché-”
    “Ovviamente perché anche Tsukune è un vampiro.” Rispose Moka.
    “E da quando in qua un vampiro beve il sangue di un altro vampiro?” chiese Ryuji.
    “Non c’è scritto da nessuna parte che è vietato.” Replicò la ragazza, poco prima che cinque piccole lame rosse le passassero davanti alla vista.
    “L’hai fatto ancora, eh? Come te lo devo dire di smetterla?” chiese una ragazza dai capelli azzurri, rivelando così che le cinque lame altro non erano che le sue unghie.
    “Kurumu.” fece Moka, diventando improvvisamente gelida. “Che cosa ci fai qui?”
    “Mi sembra ovvio. Sono venuta a trovare il mio Tsukune.” Rispose lei, facendo tornare normali le unghie e abbracciando il ragazzo, che divenne subito rosso dall’imbarazzo.
    “Come scusa?” commentò Marco, inarcando un sopracciglio. “Vuoi dire che non è Moka la sua ragazza? Ero pronto a scommetterci.”
    “N-No, vi state sbagliando…” provò a dire inutilmente Tsukune, mentre Moka lo prendeva per un braccio.
    “Lascialo subito andare.” Sibilò all’altra ragazza, che per tutta risposta mostrò di nuovo le sue unghie. “Scommetto che non appena ti hanno detto che saresti stata in classe con lui senza di me hai fatto i salti di gioia. Mi dispiace, ma non te lo lascerò così facilmente!”
    Prima che Moka potesse replicare, le due si ritrovarono avvolte dal ghiaccio.
    “Che storia è questa?” fece una terza ragazza dai capelli viola, entrando nell’aula, portando con sé una folata di freddo.
    “Mi sembrava di essere stata chiara: Tsukune è il mio ragazzo.” Disse, sottolineando il mio.
    “Mizore, liberaci subito!” esclamò Kurumu, cercando di rompere il ghiaccio.
    “No, aspettate un secondo…” fece Asuka, portandosi una mano sulla fronte, mentre le altre due ragazze si liberavano del ghiaccio. “Quello sfigato… non ha una, ma ben tre ragazze che gli vanno dietro? E io che credevo di averne viste di tutti i colori!”
    Non appena ebbe detto ciò, le tre ragazze si voltarono verso di lei.
    “Come hai detto, scusa?” chiese Kurumu, allungando le unghie, mentre Moka si limitò a guadarla male e Mizore creava degli artigli di ghiaccio.
    “I miei complimenti Asuka.” Gli disse Shinji, sghignazzando divertito. “Sei riuscita a mettere d’accordo tre rivali in amore. Un’impresa che definirei unica.”
    Asuka si girò verso di lui con occhi che lanciavano fiamme.
    “Vuoi morire così presto, divinità dei miei stivali?!”
    Ma prima che potesse continuare, si ritrovò a dover schivare una serie di lame di ghiaccio, che finirono contro il muro, infrangendosi.
    “Così mi dichiarate guerra, eh?” fece lei, creando una sfera di elettricità. “Vorrà dire che fulminerò voi e quel tipo!”
    Non appena ebbe detto ciò, una pentola d’oro apparve dal nulla sopra di lei, cadendole in testa.
    “Non farai del male a Tsukune e Moka!” esclamò una bambina dai capelli castani vestita da strega. “La qui presente Yukari Sendo te lo impedirà!”
    “Ha anche una bambina come spasimante?” fece Ran sorpresa. “Si potrebbe pensare parecchio male, sai? A meno che lei non sia come Shinichi, ovvio…”
    “No, no, è proprio una bambina.” Rispose Moka.
    Tsukune nel frattempo era rimasto paralizzato dove si trovava.
    “Uhm… temo che bambina o non bambina, quando Asuka riprenderà i sensi farà una strage.” Commentò Edward, osservando il bernoccolo apparso sulla testa dell’ex pilota.
    “Come se una sciocca ragazzina potesse farci paura.” Replicò Mizore.
    “Avete finito?” chiese Dark, che era rimasto a guardare impassibile la scena con Hikari. “Vorremo andarcene, visto che le lezioni sono finite.”
    Le nuove arrivate si girarono verso di loro, rimanendo sorprese per il loro aspetto.
    “E voi che cosa siete?” fece Kurumu.
    “Due che vi conviene non affrontare, credimi.” Rispose Hikari. “Soprattutto lui.”
    Dark la guardò, mostrandosi leggermente sorpreso.
    “Se parli in quel modo, mi fai passare per un serial killer, sai?”
    “E con ciò? Dopotutto è la verità. Se ti dovessero attaccare, tu non ti dimostreresti certamente misericordioso nei loro confronti, no?”
    “Come osate…!” cominciò la ragazza di ghiaccio, fermandosi quando Moka le mise una mano davanti, intimandola a fermarsi.
    “Non stanno scherzando. Potrebbe spedirti sul muro senza nemmeno muoversi.” Disse seria.
    “Oh, vedo che almeno qualcuno l’ha capito subito. Con Black Star ci ho messo decisamente più tempo per riuscire a convincerlo a non attaccarmi.”
    “Confermo… Non so quante volte ho dovuto ricostruire il muro a causa della testa dura di quell’assassino.” Fece Edward, guadagnandosi un’occhiataccia del diretto interessato.
    “Umpf!” disse Taiga, tirando fuori la sua spada. “Mi sono stufata di te! Ti credi forse così superiore? Affrontami senza usare i tuoi poteri, se ne hai il coraggio!”
    “T-Taiga!” esclamarono insieme Ryuji e Minori, che aveva appena ripreso i sensi.
    “Tranquilli, ci metterò un minuto a battere questo tipo!”
    Dark la fissò duro, per poi sospirare.
    “Come vuoi.” Disse, spalancando la mano, dalla quale si creò dal nulla una spada di legno identica a quella della ragazza. “Ma poi non ti lamentare.”
    “Vuoi davvero accettare?” chiese sorpresa Hikari.
    “Beh, visto che è convinta che io sappia usare solo i miei poteri, le dimostrerò che non è così.”
    “Ancora con quel tuo tono superiore?!” urlò Taiga, partendo all’attacco e cercando di colpirlo.
    Dark alzò la sua spada, limitandosi a parare senza difficoltà l’affondo della ragazza.
    “Purtroppo per te, mi esercito nell’uso della spada fin da bambino.” Fece il custode dell’Equilibrio. “E credimi, ne ho sconfitti parecchi di avversari.”
    “E tu non mi sottovalutare!” replicò la ragazza, aumentando la forza dell’affondo, senza però riuscire a muovere di un millimetro la spada avversaria. “Non per niente mi chiamano tigre!”
    “Tigre?” ripeté Marco. “Curioso… mi chiedo il perché… non le assomigli per niente.”
    “Non l’hai vista scatenarsi, ecco perché.” Rispose Ryuji, sospirando. “Nella nostra scuola è la più temuta di tutti.”
    “Se è per questo anche tu incuti un certo timore, Takasu.” gli disse Minori.
    Non appena ebbe detto ciò, il ragazzo cercò di coprirsi gli occhi con i capelli.
    “Lo sai perfettamente che è per colpa di questi stupidi occhi…”
    Ma il loro discorso fu interrotto da Taiga, che fu fatta volare all’indietro da Dark, subito dopo che la sua spada si era spaccata in due parti.
    La ragazza cadde a terra, scivolando fino al muro.
    “Taiga!” urlarono i due compagni, andando subito a soccorrerla.
    Dark nel frattempo lasciò cadere a terra la spada, allontanandosi seguito da Hikari.
    “Non preoccupatevi, non le ho fatto nulla di grave. Qualche minuto e sarà nuovamente in piedi. Ditele pure che si può tenere la mia spada in cambio della sua.”
    Tsukune, come tutti gli altri, lo guardò sorpreso andarsene dall’aula.
    “Quel tipo…” fece Mizore, scivolando a terra scioccata. “Chi è veramente?”
    “Su questo punto…” le sussurrò Moka all’orecchio. “Sarà meglio tenere una riunione tra poco al club. Io e Tsukune arriveremo subito.”
    La ragazza annuì.
    “Farete meglio a non fare tardi. Dobbiamo scrivere quell’articolo entro stasera!” esclamò, per poi fare cenno a Kurumu e Yukari di seguirla.
    “Articolo?” chiese Ichigo, osservando le ragazze andarsene.
    “Noi siamo i membri del club di giornalismo dell’accademia.” Rispose Tsukune. “E siamo in ritardo per il prossimo numero del giornale. Perciò scusateci se vi lasciamo da soli, ma non possiamo proprio perdere tempo.”
    Detto questo, anche lui e Moka uscirono di fretta dall’aula.
    “Mostri… che si occupano di giornali?” fece Sousuke, leggermente sorpreso.
    “Beh, perché no? Siamo pur sempre in una scuola e-” ma Pan s’interruppe, voltandosi di colpo verso la finestra.
    “Che succede?” chiese Ryuji.
    “Sta arrivando qualcuno…” disse, per poi spalancare gli occhi. “No… Non è qualcuno… Sono decine, forse centinaia di auree che si stanno avvicinando…”
    “Ne sei sicura?” fece Ichigo, chiudendo gli occhi, come per concentrarsi.
    “Hai ragione.” Disse qualche secondo dopo, riaprendo gli occhi. “Anch’io percepisco un gran numero di anime… ma è strano. Sembrano quasi tutte uguali.”
    “Anime?” fece Taiga, dopo un colpo di tosse. “Come sarebbe a dire anime?”
    “Sono uno Shinigami, di conseguenza posso percepire le anime.” Spiegò l’arancione, deglutendo. “E una di queste è dannatamente nera…”
    “Per i comuni mortali?” chiese Asuka, riprendendo i sensi.
    “Significa che qualcuno di estremamente malvagio sta arrivando qui.”
    “Che si faccia avanti! Non gli permetterò di torcere un solo capello a Chidori!” esclamò Sousuke, prendendo due bombe a mano.
    “Tranquillo, non è ancora così vicino. Anzi… Se devo fare una stima, direi che si trova ancora nello spazio. E questo mi preoccupa non poco. Se sono riuscito a percepirlo a una tale distanza, significa che è veramente forte. Le altre auree le percepisco per via della quantità.”
    “Che cosa facciamo?” chiese Sora. “Sembra si tratti di un qualche esercito.”
    “Forse sarebbe meglio avvisare Dark e Hikari. Dopotutto, sono più forti di noi e-” Fece Kairi.
    Ma mentre diceva ciò, un forte boato proveniente dal giardino distrasse tutti.



    Dark si fermò nel giardino della scuola.
    Subito dopo di lui, anche Hikari si fermò, volgendo lo sguardo verso il cielo.
    “Sta arrivando qualcuno.” Fece la custode.
    “Ma è debole. Troppo debole.” Continuò Dark, per poi alzarsi in volo, seguito da Hikari, ignorando lo sguardo sorpreso degli altri studenti.
    “Dici che la copertura salterà?”
    “Probabile.” Si limitò a rispondere lui.
    Sopra di loro apparve improvvisamente un piccolo luccichio, ben visibile sebbene fosse pieno giorno.
    Pochi secondi dopo, una sagoma nera cominciò a prendere forma, diventando più grande ogni instante che passava.
    “Dobbiamo andare più in alto, o il nostro tentativo di fermarla distruggerà la scuola.” Disse il custode, volando verso l’oggetto in caduta.
    Hikari annuì, seguendolo subito.
    Quando furono a qualche centinaio di metri di altezza, i due portarono avanti le braccia, pronti a prendere al volo l’oggetto, che ormai si rivelava per ciò che era, ovvero una piccola navicella spaziale.
    “Ora!” urlò Dark, avvolgendo le proprie mani con la luce, imitato subito da Hikari.
    I due custodi presero in pieno la nave, la cui forza fu tale da trascinarli a terra con essa, sebbene a velocità notevolmente ridotta, provocando un boato con la loro collisione con il suolo, fortunatamente in un’area deserta del giardino.
    Dark e Hikari riemersero da sotto la navicella con i vestiti rovinati e le braccia ricoperte di lividi e bruciature, che tuttavia scomparvero in pochi secondi.
    “Una navicella spaziale qui? Com’è possibile?” chiese la custode, guardandola sorpresa.
    Prima che Dark potesse formulare qualche ipotesi, il portellone dell’astronave si aprì, per poi lasciar uscire fuori una ragazza dalla carnagione scura, con il braccio sinistro ferito.
    “A-Aiuto…” ansimò, prima di cadere giù dalla navetta, finendo a terra.
    Dark e Hikari si precipitarono subito a verificarne le condizioni, mentre attorno a loro cominciavano ad arrivare gli altri studenti, incuriositi, con in prima fila il club di giornalismo.
    “È ferita gravemente.” fece Hikari, mentre Dark batteva le mani e le poggiava sulla pancia della ragazza, avvolgendola con piccoli fulmini rossi, mentre la custode le lanciava una magia curativa.
    Sotto gli occhi sorpresi di tutti, la ferita sul braccio dell’aliena cominciò a cicatrizzarsi, mentre il suo respiro tornò lentamente nella norma.
    Qualche secondo dopo, la ragazza riaprì gli occhi, guardandosi intorno confusa.
    “Tranquilla, sei al sicuro.” Le disse subito Hikari, intimandola a rimanere sdraiata.
    “Master Dark…” fece lei, facendo spalancare gli occhi ai due custodi. “Devo trovare… Master Dark…”
    “Sono io.” Rispose il custode dell’Equilibrio. “Tu chi sei? Perché mi stai cercando?”
    “Ho un messaggio… da parte del maestro Yoda.” ansimò la ragazza, chiudendo nuovamente gli occhi.
    “Yoda?” ripeterono i due custodi, guardandola increduli.
    Ma le loro domande furono interrotte da Moka e Tsukune, che si avvicinarono.
    “È meglio portarla in infermeria.” Disse la vampira. “Se rimane qui fuori, rischia solo di stare peggio.”
    Dark annuì, per poi prendere la ragazza tra le braccia e seguire i membri del club, mentre gli altri li facevano passare, ancora increduli per l’accaduto.
    Nel frattempo Hikari continuò a lanciare altre magie curative per far riprendere del tutto la ragazza.
    Pochi minuti dopo il gruppetto entrò nell’infermeria, in quel momento deserta, lasciando così che Dark appoggiasse su un letto la ragazza.
    “Grazie.” fece lei, accennando a un sorriso. “È stata una vera fortuna, averti incontrato qui. Sono stata costretta a un atterraggio di emergenza.”
    “Come ti chiami?” chiese Dark.
    “Il mio nome è Ahsoka Tano, è come avrete già immaginato, sono una Jedi.”
    “Jedi?” ripeté Tsukune. “E il nome del tipo di mostri a cui appartieni?”
    “No.” Rispose Dark. “È un gruppo, ormai quasi completamente estinto, di guerrieri con il compito di salvaguardare i mondi sotto il loro controllo. Sono stati sterminati qualche tempo fa, proprio sotto i nostri occhi.”
    “Voi chi siete esattamente?” chiese Moka, facendosi seria.
    “Chi lo sa?” replicò Hikari, leggermente divertita.
    “Quella ragazza ti ha chiamato Master Dark.” fece Kurumu. “E sinceramente, l’unico Master che ho sentito nominare è stata Master Aqua, durante quel famoso annuncio.”
    Ahsoka guardò i due custodi, che si erano fatti seri.
    “E con ciò?” chiese Dark, spostando lo sguardo verso di loro.
    “E con ciò gradiremmo sapere chi e cosa siete veramente.” disse Mizore.
    “Come ha detto Ahsoka, io sono Master Dark, e lei è Master Hikari. E sì, siamo due custodi.”
    “Custodi? E che cosa ci fanno due custodi qui?” chiese Kurumu. “E soprattutto, perché si fingono due studenti di un’accademia frequentata da soli mostri?”
    “No, non è così.” Fece Tsukune, rivolgendosi a Dark. “Tu che cosa sei? Vi abbiamo sentito parlare prima. E Hikari si rivolgeva a te come essere superiore. Che cosa intendeva dire?”
    “Essere superiore?” ripeté Ahsoka, guardando il custode.
    “Complimenti, siete riusciti a nascondere la vostra presenza.” Disse. “Sì, hai ragione. Non sono un semplice custode dell’Equilibrio.”
    Mentre diceva ciò, si girò verso di loro, fissandoli.
    “Io sono l’Equilibrio stesso, l’entità che controlla luce e tenebre allo stesso modo. Contenti della risposta?”
    Per qualche secondo il gruppo rimase in silenzio.
    “E-Equilibrio?!” esclamò infine Ahsoka. “Stai scherzando, vero?”
    “È serissimo.” Rispose Hikari. “E io sono la sua custode. Per questo il mio aspetto è così simile al suo.”
    “State dicendo… che nella nostra scuola c’è un essere così potente?!” esclamò Tsukune, spaventato.
    “Non mi stupisce che ha capito subito che cos’eri.” fece Moka, portandosi una mano sul rosario al collo.
    “Avete già visto che cosa siamo in grado di fare. Non vi conviene attaccarci. Inoltre, non abbiamo intenzioni ostili verso di voi. Ora Ahsoka, che cosa devi riferirmi da parte del maestro Yoda?”
    La Jedi si riprese subito.
    “Darth Vader.” disse, senza nascondere un velo di amarezza nel pronunciare quel nome. “È alla vostra ricerca. Sta cercando i custodi su ordine dell’Imperatore. Ha già attaccato molti mondi per cercarvi, senza dimostrare alcuna pietà verso i suoi abitanti.”
    “Skywalker…” rifletté Hikari, venendo subito interrotta da Ahsoka.
    “Lui non è Skywalker!” esclamò, irritata. “Lui è il suo assassino, non osate paragonarli!”
    “Darth Vader? Imperatore? Skywalker? Di che cosa state parlando?” chiese Moka.
    “Da dove vengo, molti mondi avevano deciso di formare un’alleanza, che per mille anni è stata chiamata semplicemente ‘La Repubblica'. Ma Darth Vader ha aiutato uno dei politici a prendere il controllo assoluto su tutti i nostri mondi. Darth Vader era un Jedi come me, ma ci ha tradito, sterminando la maggior parte di noi. Per quanto ne so… siamo sopravvissuti solo in tre.”
    “T-Tre? Su quanti?”
    “Centinaia, anche di più. Darth Vader ha ucciso tutti! Non ha risparmiato neppure gli apprendisti bambini. E anche il mio maestro è stato eliminato dalla sua oscurità.”
    “Non eravate granché, se è bastata una sola persona a sterminarvi.” Commentò Kurumu, poco prima di ritrovarsi due spade laser verdi puntate al collo, che Ahsoka aveva estratto e attivato velocemente.
    “I Jedi si fidavano di Darth Vader! Sono stati colpiti alle spalle! Inoltre, Darth Vader aveva dalla sua parte un intero esercito, che l’ha aiutato. Milioni di soldati privi di volontà che hanno attaccato i Jedi che stavano aiutando, tutto per un misero ordine di quello che adesso si fa chiamare Imperatore! Non osare più definire debole un Jedi in mia presenza!”
    Ma la Jedi s’interruppe quando Dark tirò un pugno al muro.
    “Ho sbagliato… Ho sbagliato tutto con quel mio maledetto piano.” Disse, mentre Hikari abbassava lo sguardo.
    “Per proseguire con il mio piano ho lasciato andare via Vader e l’Imperatore… E l’unica cosa che ho ottenuto è stata una guerra che potrebbe distruggere l’universo… Il karma si è proprio preso gioco di me, eh?” continuò lui.
    “Tu non ne hai nessuna colpa.” Fece la custode dell’Equilibrio. “Xehanort si è semplicemente rivelato essere a un livello più alto di quanto avevate previsto.”
    “Non è una scusa!” urlò Dark. “Non è affatto una scusa… e lo sai bene quanto me.”
    “Ehm… Riassunto per chi non sa di cosa state parlando?” chiese Mizore.
    “Io sono il responsabile di questa guerra del Keyblade che è ormai alle porte. Ed è per questo che sarò io a porle termine… qualsiasi sia il costo che dovrò pagare.”
    Ahsoka fece per parlare, fermandosi però di colpo.
    “Oh no…” fece, voltandosi verso la finestra.
    Nello stesso momento anche Dark e Hikari si voltarono, evocando i loro Keyblade.
    “Sta arrivando qualcuno…” disse l’incarnazione dell’Equilibrio. “No… non qualcuno… molti di più.”
    “Mi hanno seguito!” esclamò la Jedi, senza riuscire a nascondere un velo di paura.
    “Chi ti ha seguito?” chiese Tsukune.
    “Darth Vader e il suo esercito. E io li ho portati direttamente dai loro obiettivi!”
    “Non ti preoccupare.” Le disse Dark, appoggiando la mano libera sul muro, creando una porta che dava direttamente sul giardino. “Sarebbe finita così in ogni caso.”
    “Okay, e sentiamo, in quanti sono?” chiese Moka.
    Ahsoka alzò lo sguardo verso il cielo.
    “Migliaia…” rispose Ahsoka, mentre sopra di loro cominciavano ad apparire i profili di decine di navi spaziali, decisamente più grandi di quella con cui era arrivata la Jedi.
    “Tu che dici Dark? In fondo non si tratta di Heartless. Sono pur sempre esseri viventi.” Fece Hikari.
    “Se vi state ponendo problemi per questo, sono tutti dei cloni!” esclamò Ahsoka. “Non provano niente e obbediscono solo agli ordini.”
    “In questo caso…” disse Dark, alzando le mani e creando una sfera di luce affiancata da una d’oscurità. “Non gli permetterò nemmeno di avvicinarsi!”
    Ma l’attenzione di tutti loro fu distratta da un profondo respiro, amplificato come da una specie di microfono.
    “Master Dark.” Disse una voce robotica. “E non solo. C’è anche una sporca Jedi superstite.”
    Tutti si girarono, ritrovandosi di fronte a un uomo vestito di nero, con una maschera integrale dello stesso colore che gli copriva la testa.
    Sul petto aveva uno strano macchinario, e un mantello nero svolazzava dietro di lui, mosso dal vento.
    “E questo qui chi è?” chiese Mizore, creando nuovamente degli artigli di ghiaccio.
    “Darth Vader!” rispose Ahsoka, attivando le sue spade laser.
    “Così hai usato il tuo esercito per mascherare il tuo arrivo. Complimenti.” Disse Dark, facendo scomparire le sfere e puntandogli contro il Keyblade, affiancato da Hikari.
    Il rumoroso respiro di Vader risuonò ancora nell’aria.
    “Ho atteso questo momento per molto tempo. Tu sei responsabile quanto i Jedi di queste mie condizioni.”
    “Colpa dei Jedi?!” esclamò Ahsoka. “Tu hai ucciso tutti! Hai ucciso anche Padme! Te lo sei forse dimenticato?”
    “Io non ho ucciso Padme!” rispose irato il Sith. “Siete stati voi Jedi a costringerla a tradirmi, e a toglierle la vita. E tu, rifiutando di passare al Lato Oscuro, ti sei resa loro complice, furbetta.”
    “Non chiamarmi in quel modo! L’unico che poteva farlo era il mio maestro, che tu hai ucciso con la tua oscurità. E non dire che sei tu Sky-coso. Il mio maestro è morto quando tu sei nato.”
    “Se questo tipo vuole attaccare il nostro mondo, è nostro compito fermarlo.” Disse Kurumu, allungando le sue unghie.
    “Davvero? E mentre voi affronterete me, chi affronterà il mio esercito?” Chiese Vader, mentre le navi spaziali si facevano sempre più vicine.
    “Spiacente di doverti comunicare che non siamo gli unici custodi presenti su questo mondo.” Replicò Dark.
    “Che cosa? E dove sono gli altri?” chiese Tsukune.
    “Li avete già conosciuti tutti.” Fece Hikari, sorridendo. “Sono quattordici, più due guardiani dell’Equilibrio. Mi dispiace dirtelo, ma il tuo esercito non è nemmeno lontanamente alla loro altezza.”



    “Che cosa sta succedendo?” chiese Sora a Riku, mentre rientravano in aula. “Come mai Dark e Hikari hanno soccorso quella ragazza? E perché lei si è rivolta a Dark chiamandolo Master?”
    “Non lo so…” rispose l’albino. “È come se mi stesse sfuggendo qualcosa d’importante…”
    “Ragazzi…” li interruppe Marco, che si era affacciato da una delle finestre del corridoio. “Temo che quella ragazza non fosse sola…”
    “Che cosa vuoi dire?” fece Conan, raggiungendolo assieme agli altri.
    Ma qualunque altra frase che poteva venirgli in mente, morì nei suoi pensieri.
    Nel cielo sopra di loro, una decina di gigantesche navi spaziali si stavano preparando ad atterrare nei pressi della scuola.
    “Alieni?! E così tanti?!” esclamò Shinji.
    “Magari hanno buone intenzioni, no?” azzardò Natsu.
    “Per quel che so io, gli alieni mossi da buoni propositi non atterrano con una decina di astronavi, che sembrano proprio pronte a fare… fuoco…” rispose l’Animorph, abbassando il tono di voce nel vedere che di fronte alle navi cominciavano ad apparire diversi raggi laser.
    “Maledizione, ci stanno davvero per attaccare!” disse Pan, uscendo dalla finestra, seguita dagli altri.
    La Sayan spostò le mani dietro la schiena, cominciando a creare una sfera di energia.
    “Kame…”
    “Che cosa sta facendo?” chiese Taiga.
    “hame…”
    “Pensate solo a tenervi forte!” rispose Ichigo.
    “…ha!” completò Pan, scagliando l’onda energetica contro i raggi laser, distruggendoli e colpendo in pieno un’astronave, che esplose in pochi secondi.
    “Che?!” esclamò incredulo Sousuke, guardando i resti della nave cadere verso il suolo avvolti dalle fiamme.
    “Troppo facile, non ho avuto nemmeno bisogno di trasformarmi.” Fece la Sayan, sorridendo.
    “Dobbiamo distruggere anche le altre, e sono parecchie.” Fece Shinji, osservando le astronavi rimanenti.
    Ma prima che potessero fare qualcosa, da esse cominciarono a uscire centinaia di veicoli più piccoli.
    “Hanno proprio intenzione di attaccarci, eh?” commentò Natsu, avvolgendo le mani con il fuoco.
    “Se solo avessi un AS a portata di mano…” fece Sousuke. “Sarebbe uno scherzo eliminarli tutti…”
    “AS?” chiese Marco.
    “Sono dei robot che uso per combattere.”
    “Oh, allora credo che ne abbiamo uno dalla nostra parte.” Fece Inuyasha, osservando Shinji che cominciava a diventare più grande.
    Sotto gli occhi sorpresi del gruppo di umani, l’EVA 01 fece la sua apparizione.
    “Il solito esibizionista.” Commentò Asuka, sorridendo. “Vedi almeno di farne fuori il più possibile, StupiShinji.”
    Il ragazzo non disse nulla, limitandosi a spiccare un salto verso una nave, colpendola con un pugno e provocandone l’immediata distruzione.
    “E noi occupiamoci dei pesci piccoli!” esclamò Natsu, preparandosi a colpire le navette che stavano per raggiungerli.
    Ma prima che potesse fare qualcosa, un raggio rosso colpì quelle più vicine, facendole esplodere.
    “Che cosa?!” esclamò Saiko, girando lo sguardo verso la fonte del raggio.
    “Non credevo che qualcuno potesse essere così folle da creare un esercito di cloni.” Disse un uomo che indossava una tuta blu, sul cui petto spiccava una S rossa all’interno di un pentagono giallo, avvolto da un mantello rosso, che era tranquillamente in volo di fronte alle astronavi.
    “Che ci vuoi fare.” Fece un’altra voce, proveniente da dietro i custodi.
    Apparteneva a un tipo che indossava una tuta rossa e blu integrale, su cui sembrava essere disegnata un’enorme ragnatela, con degli occhi bianchi sulla maschera che li copriva il capo, in quel momento a testa in giù sotto un lampione del giardino, appeso per un filo bianco.
    “In fondo, ci sono sempre dei pazzi in giro per l’universo.”
    “Che cosa?!” esclamò Ryuji, guardando i due nuovi arrivati. “Come possono essere reali?!”
    “Ehi ragazzino!” gli rispose Spiderman, girandosi verso di lui. “Hai idea di quanta strada abbiamo fatto per arrivare qui in tempo? Il mio mondo è decisamente lontano da questo. E neppure quello di Super è tanto vicino.”
    “Ma chi sono quei due?” fece Asuka, guardandoli male. “Due pazzi scappati da un manicomio?”
    Prima che potesse aggiungere altro, Spiderman lanciò dalle mani due ragnatele gigantesche, che presero in pieno una navicella.
    Poi come se niente fosse, l’uomo ragno prese i due fili di ragnatela e li mosse di colpo, facendo finire la navicella contro una sua gemella, facendole esplodere.
    “Prego?” chiese infine alla pilota di Evangelion, che si era zittita.
    Superman invece cominciò ad aspirare aria, per poi soffiare contro le navette, provocando una tromba d’aria che le fece scontrare tra di loro.
    “Umpf! Credono di mettersi in mostra con così poco?” commentò Inuyasha, mentre Edward appoggiava le mani a terra, creando una scala verso le altre navette che stavano arrivando.
    “Sarà abbastanza facile vincere. Shinji da solo riuscirà a distruggere quelle navi, mentre noi ci occuperemo di quelle più piccole.” Disse Ichigo.
    “E non dimenticatevi di noi!” esclamò Taiga, impugnando la sua spada, mentre Sousuke consegnava agli altre tre umani una pistola, tenendosi per sé un mitra e qualche bomba a mano.
    “E questa come si usa?!” fece Ryuji, guardando l’arma appena ricevuta.
    “Non ce ne sarà bisogno.” Rispose Tsuna, alzando le mani verso un gruppo di navicelle, affiancato da Natsu.
    I due fecero partire in contemporanea due onde di fuoco, che distrussero completamente i loro obiettivi.
    “Ai miei tempi a scuola il massimo che i ragazzi sapevano fare era far scoppiare qualche petardo.” Commentò Spiderman, saltando affianco dei custodi. “Ma pare che adesso quello sia il minimo.” Concluse, osservando Superman raggiungere Shinji e aiutandolo a distruggere una nave, colpendola con un solo pugno.
    “Ma quel tipo di cos’è fatto? Ha la stessa forza di Shinji adesso che è trasformato!” esclamò incredulo Edward.
    “Mi pare ovvio.” Fece una voce che risuonò nell’aria. “Dopotutto, è conosciuto come l’uomo più forte dell’universo.”
    Sopra una delle navi superstiti, un varco oscuro si aprì, lasciando uscire Xadvid, affiancato da Homunculus.
    Tutti i custodi si girarono verso di loro.
    “E quelli chi sono?” chiese Marco, osservandoli sorpreso.



    Vader saltò all’indietro, evitando così un affondo da parte di Dark.
    “Sei agile, per essere ridotto a un cyborg.” Commentò il custode.
    Il Sith non rispose, osservando la sua flotta esplodere poco alla volta sotto gli attacchi degli altri custodi.
    “Sono in grado di combattere esattamente come prima.” Rispose lui. “E ora ve lo dimostrerò.”
    Senza aggiungere altro, spostò il mantello con una mano, prendendo anche lui una spada laser, che attivò subito, rivelando il suo colore rosso.
    “Fate attenzione.” Fece Ahsoka. “È molto forte.”
    “Come se potesse preoccuparmi!” esclamò Mizore, partendo all’attacco e preparandosi a colpirlo.
    Ma prima ancora che i suoi artigli i ghiaccio potessero raggiungerlo, Vader li tagliò come se niente fosse con la spada laser, per poi alzare una mano e far volare via la ragazza.
    “Come…?” cominciò Tsukune, venendo interrotto da Ahsoka.
    “La Forza. Noi Jedi e i Sith come lui siamo in grado di usarla. La Forza ci circonda sempre e ovunque, e possiamo usarla anche per manipolare i pensieri degli individui deboli o per spostare oggetti. E anche per attaccare, proprio com’è successo adesso.”
    “Dunque dobbiamo affrontare qualcosa che non possiamo vedere?” chiese Tsukune.
    “Non sapevo che potevi già metterti a spiegare la Forza a degli sconosciuti, Ahsoka.” Fece Darth Vader. “Ma ad ogni modo, nessuno di voi uscirà vivo da questo scontro.”
    Prima che qualcuno potesse fare qualcosa, cominciò a correre verso i cinque studenti dell’accademia, superando con un salto la sua ex allieva, mentre Dark e Hikari partirono subito dopo di lui per fermarlo.
    “Cominciamo dal più debole!” esclamò il Sith, alzando la mano libera.
    Tsukune sentì subito come uno strano vento che lo attirava verso il nemico.
    Sotto gli occhi increduli delle sue compagne, cominciò a spostarsi.
    “Tsukune!” urlarono queste.
    Il ragazzo guardò spaventato Vader che si avvicinava.
    Senza perdere un secondo, sentendo il contatto con la terra venire meno, Tsukune afferrò il rosario che Moka teneva al collo, strappandoglielo via.
    “Buona fortuna!” disse semplicemente, prima di sollevarsi completamente da terra, finendo con il petto direttamente contro la spada laser, che lo trapassò.
    “Tsukune!!!” urlarono insieme le ragazze, tranne Moka che osservava la collana privata del suo rosario.
    “Tsukune…” disse, mentre i suoi capelli diventavano più chiari, avvicinandosi al bianco.
    Allo stesso tempo i lineamenti del suo viso si fecero più seri, perdendo ogni espressione di incredulità che aveva fino a pochi secondi prima, mentre i suoi occhi si riducevano a due fessure.
    Dark, Hikari e Ahsoka la guardarono sorpresi.
    “Così era questo che nascondeva.” Osservò Dark, per poi creare una sfera di fuoco che scagliò contro Vader, colpendolo alle spalle e facendolo volare qualche metro in là, mentre il corpo di Tsukune scivolò a terra.
    “Non siamo stati sufficientemente veloci…” fece Ahsoka, guardando il ragazzo.
    Ma l’attenzione di tutti fu attirata proprio da questi, che cominciò a tossire, per poi rialzarsi di colpo.
    “Che cosa?!” esclamò Hikari, guardandolo. “L’ha colpito in pieno, come può-”
    Ma la custode s’interruppe vedendo la ferita rimarginarsi, mentre il volto del ragazzo si faceva serio, e i suoi occhi diventavano come quelli di Moka.
    “Allora sei veramente un vampiro anche tu.” Disse Hikari.
    “Avevate ragione… in origine ero un normale umano.” Rispose Tsukune. “Ma per varie circostanze, adesso ho dentro di me sangue da vampiro.”
    “Potete pure trasformarvi…” fece Darth Vader, rialzandosi. “Ma non cambierà nulla. Il Lato Oscuro della Forza mi permetterà di sconfiggervi!”
    “Sei diventato ancora più presuntuoso.” Replicò Ahsoka, mettendo di fronte a sé le spade laser. “E riponi troppa fiducia nel Lato Oscuro.”
    “Non ho idea di che cosa state parlando, ma non me ne starò di certo da parte!” disse Moka, affiancandosi a Tsukune, entrambi pronti a combattere.
    “Poveri stolti. Sperate davvero che io mi faccia sconfiggere da dei ragazzini?”
    “Dipende dai punti di vista. Per me, anche tu sei un ragazzino!” urlò una voce, poco prima che un’onda rossa colpisse in pieno il Sith, facendolo volare indietro.
    Dark e Hikari si girarono, vedendo delle piume bianche cadere a terra.
    “Quel tipo ha un terribile odore.” Continuò la voce, appartenente a un ragazzo dai capelli arancio con una vistosa cicatrice a X sulla guancia destra, con addosso un completo verde a righe e una strana collana, che in quel momento si stava rimettendo le mani in tasca.
    Dietro di lui, il gruppo vide Happy, che li salutò con una zampa.
    “E così, sei andato a chiamare rinforzi, eh?” chiese Dark, accennando a un sorriso. “Avevo il sospetto che tu agissi sotto gli ordini di mia madre, e il fatto che sei riuscito a rimanere fuori dalle mie prove ne è la conferma.”
    “Mi spiace, aye, ma non potevo rivelartelo subito. E ti chiedo di non dire nulla agli altri.” Rispose il gatto, facendosi spuntare le ali, raggiungendo i custodi.
    “Quindi voi due siete i famosi custodi dell’Equilibrio.” Fece il ragazzo, girandosi verso di loro. “Umpf. Dodicimila anni fa non dovevate essere molto attivi, visto che non avete fatto nulla.” Continuò, cambiando leggermente tono di voce.
    Per un momento, dalle sue spalle spuntarono un paio di ali, che tuttavia scomparvero subito.
    “E tu chi sei?” chiese Kurumu. “Sei anche tu un mostro?”
    “Chissà… Di certo, il nome che porto ha molti significati. Se sono stato richiamato dall’oblio dov’ero finito, è solo per far sì che il nostro sacrificio non sia stato vano.”
    Detto ciò, il suo corpo fu avvolto da una fortissima luce, mentre il ragazzo si metteva a quattro zampe.
    Vader si rialzò giusto in tempo per vederlo cominciare a correre come un animale, per poi saltare di fronte a lui.
    Il Sith alzò la mano per usare la Forza, ma con sua grande sorpresa, il ragazzo non ne risentì, riuscendo a colpirlo con un pugno sul dispositivo che aveva sul petto.
    “Che cosa?!” esclamò Vader incredulo, osservando alcune scintille uscire dal suo petto. “Come hai fatto a evitare la Forza?”
    “Forza? E che cosa sarebbe?” chiese il ragazzo, rimettendosi su due gambe e passando la mano sotto il naso, sorridendo.
    “Chi sei?” chiese l’avversario, arretrando e portandosi una mano sull’apparecchio.
    “Mi hanno chiamato con diversi nomi, ma direi che puoi usare quello di questo corpo. Mi chiamo Apollo.”
    “Apollo…” fece Tsukune. “Lo stesso nome della divinità greca del Sole…”
    “Come hai fatto a capire… il mio punto debole?”
    “Semplice: ho colpito il punto dove puzzavi di più.” Rispose Apollo, indicandosi il naso. “Purtroppo per te, il mio olfatto è decisamente sviluppato. E ora, il colpo di grazia!”
    Il ragazzo alzò nuovamente il pugno, preparandosi a colpire nuovamente Vader, ma Dark si mise in mezzo, fermandolo.
    “Basta così.” Disse semplicemente.
    “E tu che cosa vuoi?! Fatti da parte!” gli urlò contro Apollo, pochi instanti prima di venire scaraventato via come se niente fosse.
    “Ti ringrazio per l’aiuto, ma non lascerò che tu lo uccida.” Continuò Dark.
    “Che cosa?!” esclamò Ahsoka. “Ma non puoi farlo! Tornerà, e ucciderà altre persone per trovarvi!”
    “Forse, ma non spetta a noi sconfiggerlo.” Replicò Hikari.
    “Come sarebbe a dire?” fece Moka, guardando il Sith che ansimava.
    “Diciamo che abbiamo qualche idea del futuro. Chi vuole troppo potere non otterrà altro che disperazione. È questa la realtà. Sith o Jedi, custodi o non custodi, il destino è questo.” Disse Dark, per poi girarsi verso Darth Vader.
    “Lo capisci, vero? La tua sete di potere, quel potere che volevi per salvare chi ti era caro, ti ha portato via le persone a cui tenevi di più.”
    “Mi hanno tradito tutti quanti… I Jedi, voi custodi… mia moglie… Tutti, nessuno escluso!”
    “Sei uno stupido!” gli urlò contro Ahsoka. “Noi non abbiamo mai nemmeno pensato di tradirti! Padme ti amava, con tutta se stessa! Credevi forse che non me ne fossi accorta?”
    “Davvero?” chiese Vader, alzando lo sguardo verso di lei. “Allora perché non mi hai mai chiesto nulla come spiegazione?”
    “Ah, guarda, avrei dovuto farlo. Almeno saresti stato espulso dall’ordine e non avresti condannato la Repubblica!” sputò con rabbia la Jedi.
    “E io che credevo che la stupidità umana avesse un limite.” Disse Apollo, riavvicinandosi. “Tranquillo, non lo attaccherò.” Aggiunse subito rivolgendosi a Dark.
    “Come osi darmi dello stupido?” fece Vader.
    “Coda di paglia, eh? Non ho mai detto di star parlando con te. Comunque, hai ragione. E sei uno stupido per come ti sei comportato. Da quel che mi ha detto quel gatto, tu una volta eri dalla parte del bene e per l’amore che provavi verso tua moglie, hai tradito tutti quanti, e infine, convinto che lei non ti amasse più, l’hai uccisa assieme al figlio che portava in grembo. E tu osi considerarti un essere vivente?”
    Tutti lo guardarono sorpresi per l’odio che dimostrò in quell’ultima frase.
    “E soprattutto, continui a comportarti così, di fronte a me… Io, che sono stato costretto a separarmi dalla persona che amavo per dodicimila anni, rincontrandola solo per poco tempo. Per poi dovermi separare da lei per altri dodicimila anni. E mi stai dicendo che tu avresti veramente amato tua moglie?”
    Vader rimase in silenzio, mentre nuove scintille fuoriuscivano dal suo petto.
    “Ormai non ha più importanza… il tuo pugno ha colpito e danneggiato il computer che mi permetteva di restare in vita. Tra poco rivedrò Padme… e affronterò la punizione che la Forza mi darà.”
    Apollo sorrise.
    “Ehi, tu!” esclamò, girandosi verso Dark. “Non te la prendi se me ne occupo io, vero?”
    “Che cosa vuoi farne?” chiese il custode.
    “Lo porterò via da questo mondo. Da quando ho cominciato a collaborare con Lucis, ne ho visti di parecchi. E ce n’è uno dove potrà recuperare sia salute che buon senso.”
    “Come mai questo cambio di idea?” domandò Hikari.
    “Non lo so. Forse perché ho già incontrato altre persone come lui.”
    Apollo non aggiunse altro, limitandosi ad avvicinarsi a Darth Vader, che non fece nemmeno un passo per allontanarsi.
    Ahsoka e gli altri lo guardarono mentre gli posava la mano sulla spalla, per poi svanire entrambi in un fascio di luce, lasciando al loro posto delle piume, che volarono via spinte da un leggero vento che attraversò il campo di battaglia.
    “L’oscurità è molto potente… Ma non invincibile.” Disse Dark, girandosi verso la Jedi. “Anakin Skywolker esiste ancora dentro Vader.”
    Ahsoka accennò ad un sorriso.
    “Mi hanno detto che le ultime parole di Padme sono state molto simili a queste. Nonostante le abbia spezzato il cuore, togliendole la voglia di vivere, lasciandogliene a sufficienza solo per portare a termine il parto, lei non ha mai voluto pensarlo come malvagio.”
    “Come?” intervenne Mizore. “Avevo capito che quel tipo l’aveva uccisa prima che potesse far nascere loro figlio.”
    “Lui è convinto che sia così. E noi stiamo continuando a farglielo credere. In realtà ha avuto due gemelli, che sono stati subito separati per tenerli al sicuro. Nemmeno io ho idea di dove si trovino.”
    “Bene, allora adesso andiamo ad aiutare Natsu e gli altri!” esclamò Happy, facendo per volare via ma venendo preso dalla coda da Dark.
    “Prima di andare… saresti così gentile da spiegarmi come mai un mio guardiano agisce per conto di mia madre senza dirmi nulla? Sai, giusto per sapere…”
    Il gatto cominciò subito a sudare vistosamente.
    “E-Ecco… io, come dire…”
    “E in più, come mai sei andato subito a prendere un guerriero scelto da Lucis, come se lo conoscessi?” aggiunse Hikari, avvicinandosi, mentre gli studenti e la Jedi guardavano curiosi la scena.
    Happy li guardò spaventato, per poi sospirare.
    “Immagino di non poter fare altro che dirvi tutto, vero?” disse infine, facendosi serio.



    “Chi siamo?” ripeté Xadvid, per poi scoppiare a ridere. “Tu ci chiedi chi siamo? Questa sì che è bella, Marco!”
    L’Animorph sgranò gli occhi.
    “Come fai a sapere il mio nome? Chi diavolo sei?!”
    “Pare che davvero non ricordi nulla.” Fece Homunculus, sorridendo.
    “Di che cosa state parlando?” esclamò Riku, mentre Superman e Spiderman, assieme a Shinji che tornò al suo aspetto normale, si riunivano al gruppo.
    “Oh, sembra proprio un’amnesia di gruppo. Ma che peccato…” disse Xadvid, evocando il Keyblade. “Così sarà meno divertente eliminarvi.”
    “Eliminarci? Chi ti assicura di poterci riuscire?”
    “Il fatto…” cominciò il Nessuno, scomparendo e riapparendo dietro Marco. “…che in questo momento sembra proprio che voi non abbiate la benché minima idea di chi siate veramente. Non è così, Animorph?”
    Marco rimasse spiazzato dalla velocità del suo avversario.
    “C-Come mi hai chiamato?”
    “Non ricordi neppure questo? Dimmi, come hai ottenuto il tuo potere di metamorfosi?”
    “L’ho sempre avuto, ovvio!”
    “Davvero? E allora perché… sei stato proprio tu a convincere i tuoi amici a donarmi lo stesso potere?” chiese Xadvid, trasformando il suo braccio in una coda di serpente.
    “Ha il suo stesso potere?!” esclamò sorpresa Taiga.
    “Com’è possibile?”
    “Il potere della metamorfosi… il potere degli Andaliti.” Continuò il Nessuno. “Il tuo potere non è naturale, ma artificiale.”
    “E con ciò?” chiese Spiderman. “Nemmeno il mio potere si può definire proprio naturale, ma non mi sono mai posto troppi quesiti su quel ragno radioattivo che mi ha morso anni fa. Ciò che conta è il potere che abbiamo e come lo usiamo!”
    “Miserabili mortali.” Replicò Homunculus. “Voi potete avere tutti i poteri che volete, ma contro l’oscurità non servirà a nulla. Verrette tutti annientati, schiacciati come mosche! Proprio come ho fatto con il vostro amico blu!”
    “Di chi stai parlando?” chiese Tsuna.
    “Ovviamente del Blue Ranger. Quello a cui ho distrutto personalmente il cuore!”
    “Voi due…” cominciò Superman. “Per chi combattete esattamente? Xehanort? O qualcun altro?”
    “Perspicace come ci si aspetta da te, Kal-El.” Rispose Xadvid, allontanandosi da Marco. “Io in teoria combatto per Xehanort, ma quando ho scoperto che è solo un debole, ho cominciato a fare il doppiogiochista. Il mio padrone è uno molto più potente. Il suo potere va oltre la vostra immaginazione. Delle persone qui presenti, solo due sono in grado di tenergli testa.”
    “E io sono uno di quei due!” urlò Black Star, partendo all’attacco.
    Ma prima che potesse anche solo avvicinarsi, venne sbalzato via da un muro invisibile.
    “Tu?” fece fintamente sorpreso il Nessuno. “Figuriamoci. Sei solo una schiappa che va urlando di essere una divinità. Ma sei una nullità. Sarai anche un Master del Keyblade, ma non sei alla mia altezza.”
    “Master… del Keyblade?” ripeté l’azzurro, rialzandosi. “Di che cosa diamine… stai parlando?”
    “Basta parlare!” esclamò Homunculus, creando un piccolo sole rosso, attraversato da dei fulmini verdi.
    Immediatamente Superman cominciò a respirare più faticosamente, cadendo in ginocchio.
    “Come…?”
    “Come faccio a conoscere i tuoi punti deboli?” completò per lui l’avversario, sorridendo. “Ho studiato parecchio. I tuoi poteri svaniscono quando sei sotto un sole rosso, e ti indebolisci di fronte ai resti del tuo pianeta natale. Mi è bastato viaggiare sul tuo mondo d’origine, in previsione di una tua chiamata nella guerra, copiando i materiali della kriptonite, per poterla così riprodurre da solo. Astuto, no?”
    “Maledetto…” fece Superman, guardandolo con rabbia, ma non riuscendo a fare un passo.
    “Che cosa intendevi dire chiamando Black Star Master del Keyblade?” chiese Sora, girandosi verso Xadvid.
    “Poveri stupidi… non sapete neppure chi siete realmente. È bastato che Dark vi sottoponesse al suo esame per farvi dimenticare tutto, sovrascrivendo i vostri ricordi con memorie fasulle.” Rispose il Nessuno, evocando il Keyblade.
    “L’esame di Dark?” ripeté Shinichi. “Che cosa c’entra lui?!”
    “Lui c’entra in tutto! È stato lui, insieme a Hikari, a portarvi su questo mondo, cancellarvi la memoria e farvi entrare in questa scuola da quattro soldi.”
    Homunculus scoppiò a ridere, lanciando in aria il suo sole, che si fermò a qualche metro da loro.
    “E ora…” disse, creando una sfera nera. “Continuiamo l’opera di bonifica dei custodi!”
    Detto ciò, scagliò la sfera contro Saiko, che era il più vicino.
    Il ragazzo mise le mani davanti a sé, nel tentativo di respingere la magia, chiudendo gli occhi per non vedere.
    Ma tutto quello che sentì fu un rumore secco di qualcosa che andava a sbattere.
    Saiko riaprì subito gli occhi, ritrovandosi di fronte al Blue Ranger, che impugnava il suo Keyblade.
    “Che cosa?!” esclamò incredulo Homunculus. “E tu che cosa ci fai qui?! Ti ho distrutto con le mie mani!”
    Il nuovo arrivato non disse nulla, limitandosi ad alzare una mano, creando un varco di luce dietro a Superman.
    Con un movimento della testa, fece capire a Spiderman di aiutarlo a spostarsi.
    “Va bene.” Rispose l’uomo ragno, annuendo, per poi aiutare il collega a rialzarsi, portandolo dentro il varco, che si richiuse dietro di loro.
    “Cos’è questa storia, Homunculus?” chiese Xadvid. “Credevo che lo avessi eliminato definitivamente. Come mai è ancora qui?”
    “Non ne ho idea… Ma lo rispedirò immediatamente nell’oblio!”
    L’uomo artificiale urlò l’ultima frase, creando una nuova sfera oscura che scagliò contro il Blue Ranger, che rispose con una di luce, provocando un’esplosione che allontanò tutti i custodi.
    Solo Saiko, che si trovava dietro di lui, riuscì a rimanere al suo posto.
    “Piuttosto forte per essere un fantasma.” Commentò Xadvid, avvicinandosi assieme a Homunculus, entrambi con il Keyblade in mano. “Ma anche i fantasmi possono morire, sai?”
    Il Blue Ranger rimase ancora in silenzio, limitandosi a mettersi in posizione di guardia.
    “Povero stolto. Distruggerò questo mondo, come ho fatto con il mio!” fece il Nessuno. “È stato piuttosto facile. Dopotutto, erano tutti di pietra.”
    Detto ciò, alzò il Keyblade, pronto ad attaccare.
    Ma il suo fendente venne intercettato a mezz’aria da un altro Keyblade.
    “Grazie…” disse Marco, alzando lo sguardo, rivelando due occhi pieni di odio. “Grazie alle tue ultime parole, i miei ricordi hanno cominciato a tornare. Quindi… sei ancora vivo, David!”
    “Oh, bene! Almeno uno di voi ha recuperato la memoria. Ed è proprio quello a cui voglio farla pagare di più.”
    “Mi dispiace deluderti, ma non te lo permetterò! Questa volta mi assicurerò di eliminarti con le mie mani!”
    “Credi davvero di farcela? Sei da solo, contro due custodi delle tenebre.”
    “Conta meglio.” Disse una voce alle spalle di Homunculus, seguita da vari rumori di evocazione.
    “Sembra che le nostre memorie fossero collegate.” Continuò Sora, puntandogli contro il Keyblade. “Nel momento in cui Marco ha ricordato, anche noi lo abbiamo fatto!”
    “Quel bastardo di Dark… Questa volta ci ha tirato proprio un pessimo scherzo.” Fece Inuyasha, mostrando i suoi artigli.
    “Umpf. Pare che non sarà tanto facile andarcene. Non è ancora il momento di rivelare tutto il nostro potere.” Fece Xadvid, sorridendo. “Tuttavia… non ce ne andremmo senza aver fatto qualche danno!”
    Prima che Marco potesse reagire, Xadvid creò una sfera di fuoco che scagliò contro Saiko.
    Il Nessuno scoppiò a ridere, scomparendo assieme a Homunculus in un varco.
    Saiko sgranò gli occhi, evocando il Keyblade per deviare la magia.
    Ma prima che essa potesse raggiungerlo, il Blue Ranger si mise in mezzo, facendo da scudo con il suo corpo.
    La magia lo colpì in pieno, provocando una nuova esplosione che investì tutti.
    Quando il nuvolone scomparve, tutti videro che il Blue Ranger era ancora in piedi, sebbene la sua tuta fosse piena di abrasioni, e il suo casco presentava nella parte anteriore una crepa a metà della visiera.
    “P-Perché l’hai fatto, Justin! Non ti è bastato rischiare la vita una volta?!” esclamò incredulo Saiko.
    Il Ranger si girò verso di lui, proprio mentre un pezzo della visiera cadeva a terra, rivelando un occhio marrone parzialmente coperto da dei capelli dello stesso colore.
    Il custode portò subito una mano a coprire il viso scoperto.
    “Tu… Tu chi sei?!” esclamò il mangaka, facendo per avvicinarsi.
    Ma si fermò quando vide il Keyblade di Justin puntato contro di lui.
    Gli altri custodi reagirono subito, rispondendo con la stessa minaccia.
    L’unico che non fece nulla fu Saiko, che rimase fermo al suo posto.
    “Chi sei?” ripeté, cercando di trovare il coraggio per andare avanti. “Come fai ad avere il Keyblade e i poteri di Justin?”
    Il Ranger fece scomparire il Keyblade.
    “Non ha importanza chi sono.” Rispose infine, con una voce modificata elettronicamente, probabilmente una delle funzioni della tuta di Justin. “Vi basti sapere che sono l’erede di Justin, e che sono riuscito a impadronirmi del suo Keyblade rubandolo a colei che l’aveva recuperato.”
    “Colei… Stai forse parlando di Azuki?!” esclamò Saiko, urlando.
    “Non ho idea di come si chiamasse… l’ho attaccata alle spalle, per poi lasciarla ferita e andarmene.”
    Il mangaka spalancò gli occhi.
    “Tu…” fece, cominciando a tremare.
    Il ranger spostò lo sguardo, per poi alzare la mano, aprendo un varco di luce alle sue spalle.
    “Continuerò ad eliminare i membri dell’organizzazione e dell’oscurità.” Disse, arretrando nel passaggio, togliendosi la mano dal casco. “E darò la mia vita per portare a termine questo mio compito.”
    I custodi rimasero in silenzio a osservare il punto dove era scomparso.
    “Insomma, alla fine era un vostro alleato o un vostro nemico?” chiese Sousuke.
    “Né uno, né l’altro.” Rispose Dark, avvicinandosi assieme a Hikari, Happy, Ahsoka e i componenti del club di giornalismo. “Non ho idea di chi sia, ma è certo che odia quanto noi i nostri nemici. Anzi, forse anche di più.”
    “Dark! Maledetto bastardo!” urlò Black Star, correndogli contro, ma venendo fermato dalla semplice mano del custode.
    “Vedo che avete recuperato i vostri ricordi.” Continuò lui come se nulla fosse.
    “Già… anche se mi chiedo come avremmo fatto se non fosse stato per quei due.”
    “Sarebbe successo qualcos’altro che vi avrebbe aiutato. Non per niente ho scelto un mondo piuttosto… credo che definirlo caotico sia il termine giusto. Inoltre, ho portato qui rappresentanti di altri mondi, che vi permettessero in qualche modo di recuperare i ricordi perduti, causando scenari simili a questo appena avvenuto.”
    “In pratica ci hai palesemente usati?” chiese un’arrabbiata Taiga.
    “Possiamo dire così, ma la Guerra del Keyblade ci porrà di fronte a scelte e situazioni disperate. E per questo, dovete essere pronti a perdere tutto, ecco perché vi siete ritrovati senza i vostri ricordi originali.”
    “E noi che cosa c’entravamo in tutto questo? Perché proprio noi?” esclamò Chidori.
    Dark come risposta alzò una mano.
    Sulle fronti dei cinque umani apparve il suo simbolo.
    “Perché anche voi siete miei guardiani.” Rispose infine, girandosi verso i mostri, che stavano osservando le loro braccia, sulle quali era apparso anche per loro il simbolo dell’Equilibrio.
    “Come sarebbe a dire che siamo i tuoi guardiani?!” gli sbraitò contro Ryuji.
    “Siete come me.” Spiegò Ran, mostrando loro la sua fronte. “Con un po’ di allenamento, potrete usare anche voi poteri simili a quelli dei custodi.”
    “In pratica potremmo usare la magia?” chiese Kushieda, per poi svenire e cadere a terra con un sorriso stampato sul volto.
    “E ora che cosa dovremmo fare?” chiese Tsukune.
    “Ho già parlato con il vostro preside. Potete lasciare la scuola per raggiungere il mondo dove si svolgerà la guerra. Inoltre lì, se vi può interessare, troverete diverse persone in grado di creare sigilli anche migliori di quelli che avete al momento.”
    Tsukune si guardò il braccialetto.
    “Sembra interessante!” esclamò Yukari, sorridendo. “Quante persone troveremo laggiù?”
    “Centinaia. O forse migliaia. In quel mondo si stanno riunendo custodi e guardiani provenienti da tutto l’universo.” Spiegò Hikari. “Potrete allenarvi e sviluppare i vostri poteri.”
    “Io ci sto!” disse Taiga, facendo un passo avanti. “Serviva giusto un modo per rompere la routine!”
    Ryuji sospirò.
    “Allora immagino di dover andare anch’io. Altrimenti non oso immaginare che cosa combinerà…”
    “Non atteggiarti da drago solo perché è il tuo soprannome.” Replicò la ragazza, per poi sorridere divertita.
    “Anch’io credo che andrò…” fece Chidori. “Forse lì riuscirò a trovare un modo per difendermi meglio da sola.”
    “In questo caso ti seguirò!” replicò Sousuke, facendo un saluto militare. “Il mio compito è di proteggerti, non importa dove e come!”
    “Era quello che temevo…” rispose abbattuta la ragazza, mostrando però anche un po’ di sollievo.
    “Molto bene allora!” disse Dark, aprendo un varco di fronte a loro. “Noi vi raggiungeremo quando quest’esame sarà finito. Aspettateci fino ad allora!”
    Il gruppo di neo guardiani annuì, per poi varcare il passaggio dimensionale, che si chiuse dietro di loro.
    “E ora possiamo andare anche noi.” Fece Hikari, mentre Dark apriva un secondo varco.
    “Mi chiedo che cosa ci succederà nel prossimo mondo.” Commentò Marco, scuotendo rassegnato la testa, per poi farsi serio. “Ma se David va ancora in giro a portare distruzione… e se ha veramente distrutto il mio mondo… allora non m’importa che cosa dovrò affrontare per toglierlo di mezzo definitivamente.”
    Uno ad uno, tutti i custodi attraversarono il varco.
    L’unico oltre ai due dell’Equilibrio che rimase indietro fu Saiko.
    “Sapete…” disse. “Mi chiedo perché quel tipo si sia esposto così tanto per salvarci e poi si è comportato in quel modo. Inoltre, non riesco a credere che abbia davvero ferito Azuki… So che adesso è sotto il controllo delle tenebre, ma non riesco a pensarla come un nemico…”
    “Detto da me suonerà sicuramente strano, visto come la pensavo…” cominciò Dark, sospirando. “Ma secondo me puoi ancora riportare Azuki come prima. Fallo anche per Justin, che non ha avuto il coraggio di eliminarla, pensando proprio al rapporto che aveva con te. E quell’impostore che si fa passare per lui… vedrai che presto sveleremo il suo segreto.”
    Il mangaka annuì.
    “Spero solo che quel giorno arrivi presto…” mormorò, per poi seguire i due custodi nel varco.

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    “Maledizione!” urlò Homunculus, sbattendo un pugno su una parete. “Com’è possibile? Mi sono assicurato di aver distrutto il suo cuore, come può essere ancora vivo?!”
    “Direi che è ovvio che si tratti di un impostore.” Replicò Gin.
    “Ma a questo punto mi chiedo chi sia…” fece Jyassmie.
    “Qualcuno sufficientemente potente da entrare in questo mondo passandone inosservato.” Rispose Azuki, raggiungendoli, con la spalla fasciata. “E di attaccarmi alle spalle per impadronirsi del Keyblade di Justin che avevo recuperato dal cimitero dei Keyblade.”
    Tutti si girarono verso di lei, senza però dire nient’altro.
    “A quanto pare, abbiamo un problema in più.” Commentò Reborn, sorridendo.

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    Temo che questa volta dovranno agire per contro proprio.
    ~
    Lasciatemi indovinare: devo ritracciare quei quattro che sono rimasti e ottenere più informazioni possibili, esatto?
    ~
    Della serie che c’è mancato poco perché dicessi realmente addio a questo mondo…
    ~
    In effetti, il loro aiuto potrebbe tornarci utile.
    ~
    Non preoccuparti… Manterrò la mia parola.
    ~
    No… Non posso credere di essere stato così stupido!
    ~
    Non vorrai deludere i tuoi fan, vero?
    ~
    Siamo in tre contro uno, possiamo farcela!
    ~
    Poveri stupidi! Credete davvero che tutto questo vi salverà?!
    ~
    Siamo tutti qui per aiutarvi!
    ~
    Non osare… mai più… dire simili assurdità!
    ~
    Quindi è questo il vostro obiettivo? Ridurre tutti gli abitanti dell’universo ad essere dei mostri?
    ~
    Vediamo di scoprire chi c’è sotto il casco!
    ~
    Vorrà dire che da adesso in poi combatterò sul serio contro di te.
    ~
    Ora riusciamo a vedere qual è il vero potere!
    ~
    Ma non importa… ho avuto il piacere… di combattere ancora al tuo fianco.
    ~
    Sembra sia giunta l’ora che anche noi interveniamo.



    Una figura incappucciata di bianco, seduta su una roccia da cui era possibile vedere una città poco lontana, si portò una mano sulla fronte, digrignando i denti per il dolore.
    “Questo… non è possibile…” mormorò, alzandosi in piedi.
    “Dark… Quello che stai per affrontare è oltre la tua portata.” Continuò, mentre alle sue spalle si aprirono dei varchi di luce.
    Il ragazzo si voltò, ritrovandosi a guardare Lucis e Black Rock Shooter.
    “Che cos’hai visto?” chiese Luce, guardandolo seria.
    “Devi riunirle.” Rispose lui. “Servirà il loro potere per far fronte a ciò che sta per succedere.”
    “Si tratta dell’ultima prova, vero?” fece Rock, ricevendo un assenso come risposta.
    “Io devo andare a incontrare una persona, il cui ruolo sarà fondamentale.” Continuò il ragazzo, aprendo anche lui un varco.
    “Questa… probabilmente è l’ultima volta che ci incontreremo. Non interferirò nella guerra. Non è in mio potere cambiare il destino. Posso solo agevolarlo.”


    Info capitolo

  10. .
    poi ci sono persone (come me) che hanno preso il 3D apposta per poterci giocare... mi rompe il fatto di dover vedere i video sul tubo, però ormai ho fatto 30, faccio 31... Poi spero sempre in una patch nel futuro... non dovrebbe essere complicato per la square sovrascrivere i sub tramite aggiornamento, visto che il 3D lo permette
  11. .
    stavo pensando la stessa cosa.
    La Spagna e l'Italia sono i due paesi messi peggio oltre la grecia, e guarda caso la square elimina i siti proprio di questi due...
    Chi glielo spiega che così NON aumentano le vendite ma anzi, il contrario?
  12. .
    scusate, ora forse parlo da profano (ho il 3D da poco e non so ancora come funziona)
    Non è possibile che in futuro facciano uscire una patch per tradurlo in ita? Ho visto che ci sono degli aggiornamenti per mario kart, magari faranno uscire una traduzione... (mi sto illudendo troppo, vero?)
  13. .

    Dunque, dunque, dunque, dov'ero rima- *evita lancia da parte dei fan dei vari custodi* ...sto.... glom...
    Okay... questa me l'aspettavo dopo ciò che ho combinato nel precedente capitolo, però... a volte bisogno coprire di ridicolo i propri personaggi, no? *gli arriva una lettera dove chiedono perché non ha riservato lo stesso trattamento anche a Dark e Hikari* ... Dicevamo, perciò, dopo il primo capitolo sconvolgente, direi di passare al secondo, dove cominceranno i nuovi colpi di scena, che vedranno la loro conclusione nel capitolo più lungo (al momento ancora in corso e sono a oltre i 50 personaggi e le 30 pagine XD) e sconvolgente dell'intera fan fiction! (Lo so, adoro far nascere curiosità XD)
    Ordunque, non perdiamo ulteriore tempo in ciancere!
    Ringrazio ancora Liberty89 per avermi fatto da betareader!

    Ok, e detto questo... Buona lettura!



    Capitolo 74: Seconda prova! Fantasmi, maghe e reincarnazioni? - Torna all'indice dei capitoli
    Un ragazzo dai capelli rossi a caschetto, con addosso un mantello bianco sopra il quale era disegnata una ruota rossa, che sembrava emettere fiamme dorate, sospirò, prendendo un portamonete da una tasca della tuta che indossava, lo aprì e rovesciò, vedendo tuttavia, che non ne usciva niente.
    “Questa volta è stato veramente dispendioso… Tutti i miei risparmi si sono volatilizzati.” si lamentò, rimettendo a posto il borsellino e proseguendo per la via deserta.
    “Però sei riuscito perfettamente nel compito, no?” cercò di consolarlo una ragazza dai lunghi capelli castano scuro, raccolti in due trecce, con addosso una divisa scolastica, che si trovava dietro di lui.
    Sulla sua spalla era appoggiato uno strano gatto nero, che aveva il volto simile a quello di un bambino.
    “Lo sai anche tu che padron Rinne è molto suscettibile alle spese, Mamiya.” Disse quest’ultimo, rivolgendosi alla ragazza.
    “Però quello spirito è stato piuttosto difficile da mandare nell’aldilà. Dai, per festeggiare, vi offro a tutti e due un piatto di riso, che ne dite?” propose Mamiya.
    Immediatamente, Rinne si girò, guardandola con occhi commossi.
    “Saresti davvero disposta a spendere così tanto per noi?” chiese, sperando in una risposta affermativa.
    “T-Tranquillo… Non saranno tre piatti di riso a mandarmi al verde.” rispose la ragazza, sorridendo.
    Ma tutto ad un tratto, il ragazzo si fece serio, come anche il gatto.
    “Che cosa succede?” chiese Mamiya, notandolo.
    “C’è qualcuno che ci osserva.” Rispose Rinne, togliendosi il mantello.
    “Non è imprudente per te toglierlo così?”
    “Se ci stanno seguendo, di sicuro non avranno pensato che fosse normale che una ragazza parlasse con un gatto e con un’entità invisibile, no?”
    “In effetti…”
    “Oh, quindi eri invisibile?” chiese una voce femminile, mentre da dietro il muro di una casa, una figura con addosso un impermeabile bianco, il cui cappuccio le copriva il volto, si faceva vedere. “Credevo che potessero vedervi tutti. Infatti mi stavo appunto chiedendo se qui i gatti potessero parlare normalmente o se era un’eccezione.”
    “Tu mi hai visto?” chiese sorpreso Rinne.
    “A dir la verità, vi osservo già da un po’. Sto cercando uno… credo Shinigami… Cavoli, troppi nomi!” si lamentò la nuova arrivata, togliendosi il cappuccio.
    Si trattava di una ragazza dai capelli color paglia, che sorrise subito ai tre.
    “Chi sei?” chiese Mamiya, osservandola curiosa.
    “Oh, vero, che maleducata. Piacere, il mio nome è Meiko Honma, ma potete chiamarmi anche Menma!” rispose la ragazza, salutandoli con la mano e avvicinandosi.
    “Piacere. Io sono Sakura Mamiya.” Si presentò la ragazza, per poi indicare il ragazzo. “Lui invece è Rinne Rokudo.”
    “E io sono Rokumon!” aggiunse il gatto, alzando una zampa.
    “Wow, sai che sei veramente carino?” fece Menma, trattenendosi dal prendere il gatto e abbracciarlo.
    “Che cosa vuoi da noi?” chiese Rinne.
    Menma si girò verso di lui.
    “Ho un messaggio da consegnare allo Shinigami che si occupa di far reincarnare le anime dei defunti.” Disse. “Lo conoscete?”
    “Dipende: sei una creditrice o sei qui per conto di qualcuno che vuole dei soldi?” chiese sospettoso il rosso.
    “Eh? No, no. Non voglio chiedergli dei soldi!” si affrettò a dire Menma.
    “Allora sono io colui che stai cercando.” Rispose Rinne, tranquillizzandosi.
    “Perfetto!”
    “Dì Rokumon…” sussurrò Sakura al gatto. “Non ti sembra un po’ assurda come situazione?”
    “A dir poco.”
    “Sono qui su precisa richiesta di una delle tre entità portanti dell’universo.” Disse come se niente fosse Menma. “Per essere precisi, mi manda Lucis, colei che voi chiamate Luce.”
    Per qualche secondo, i tre rimasero in silenzio.
    “Luce?” ripeté Mamiya, non riuscendo a capire di chi parlava.
    “Che cosa?!” esclamarono invece Rinne e Rokumon insieme.
    “Che cosa vuole da me uno degli esseri più potenti dell’universo?!” continuò incredulo il ragazzo.
    Menma sorrise.
    “Tranquillo. Vuole soltanto che tu sappia che a breve questo mondo sarà lo scenario di una battaglia.”
    “E tu lo dici come se si trattasse di una partita a carte?!”
    “Perdonatemi, ma non vedo nulla di grave in questo. Perché presto una delle entità arriverà qui.”
    “Come scusa?” chiese Rokumon. “Vuoi dire che in questa battaglia parteciperà un essere superiore?!”
    “Un essere superiore e, se ben ricordo, una divinità. Oh, vero, ci sarà anche un tuo collega.” Continuò Menma, indicando Rinne.
    “Un mio collega? Intendi dire un altro Shinigami?”
    “Già. Quando l’ho incontrato, era l’unico oltre a Jintan con cui potessi parlare.”
    “In che senso?” chiese Sakura.
    “Beh… per farla breve, io non dovrei essere qui.” Rispose la ragazza. “Ma mi hanno chiesto di aspettare ancora un po’ prima di andarmene per reincarnarmi.”
    “Vuoi dire che sei-”
    “Già, ma credo che fino alla fine della guerra, non potrò cambiare il mio stato. Ora però scusatemi, ma devo andare. Presto arriverà un altro emissario di Lucis, i cui poteri sono maggiori rispetto ai miei.”
    “E noi cosa dovremmo fare?” chiese Rinne.
    “Solo stare ad osservare. Non dovete interferire.”
    “Tutto qui? Pensavo peggio… partecipare a lotte non indispensabili è solo un costo eccessivo.”
    “Non mi sembra il momento adatto di pensare ai soldi, padron Rinne!” lo riprese Rokumon, sospirando, per poi girarsi verso Menma, la quale però era scomparsa nel nulla.
    I tre si guardarono attorno, senza riuscire a vederla da nessuna parte.


    Poco lontano, Menma sorrise, mentre passava accanto ad un’altra ragazza, dai lunghi capelli neri e che indossava anche lei una divisa scolastica.
    “Complimenti. Ora saranno costretti a cercarli.” Disse quest’ultima, senza però mostrare alcun sentimento nella propria voce.
    “Come voleva Lucis, no?” rispose la ragazza.
    “E la tua sparizione direi ha stimolato ulteriormente la loro curiosità. Adesso non ci resta che vedere come si evolverà la situazione.”
    “I tuoi poteri non ti possono essere d’aiuto?”
    “Dimentichi che non ho più alcun potere di quel tipo. Tuttavia, non posso non chiedermi perché è stata coinvolta anche lei. Comunque, dato che mi ha assicurato che non le succederà nulla, non posso fare altro che fidarmi e stare al gioco.”
    “Però devi fare attenzione: alcuni di loro potrebbero capire le tue vere origini.” Osservò Menma.
    “Finora nessuno l’ha capito senza un mio aiuto. Saranno anche custodi, ma non ci riusciranno. Forse Dark e Hikari potrebbero farcela, ma loro non dovrebbero parlare.”
    “Mi chiedo come saranno. Anche Ichigo e gli altri ne hanno parlato, ma non ho mai avuto l’occasione di vederli.”
    “Del nostro gruppo, credo che solo Happy e Black Rock Shooter li abbiano visti. Ad ogni modo, meglio che tu vada.” Disse la ragazza.
    Menma annuì, per poi trasformarsi in una sfera di luce e volare via.
    L’altra rimase ferma per qualche secondo, finché i suoi vestiti non s’illuminarono, cambiando colore e stile.
    Sul dorso della mano sinistra apparve un cristallo viola, che si incastonò all’interno di essa, mentre sul braccio apparve uno strano scudo, poco più largo del braccio stesso, sul quale erano disegnati tre cerchi in linea retta, tutti e tre dello stesso colore del cristallo.
    Senza curarsi della possibilità di essere vista, portò la mano destra sotto lo scudo, per poi ritrarla, portandosi dietro un fucile di circa un metro.
    “E ora… vediamo di passare al test.” Disse seria.


     


    “Okay…” cominciò Conan, con gli occhi sgranati. “So che non dovrei sorprendermi più per nulla… Però questo è strano… parecchio strano. Oltre che decisamente ironico.”
    Attorno a lui, oltre a Dark e Hikari, c’erano diciassette bambini della sua stessa età, tutti voltati verso i due custodi dell’Equilibrio.
    “E questo che cosa significa?!” tuonò furioso Inuyasha.
    “Beh, per me non è cambiato poi troppo.” fece Pan.
    “Parla per te!” replicò Asuka, per poi sospirare. “Ma almeno, è sempre meglio di quel che ci è successo nel precedente mondo…”
    “Certo che ne avevi di fantasia, quando hai creato queste prove.” Disse Hikari a Dark.
    “Ti dirò, sto cominciando a dubitare di essere stato proprio io.” ammise il custode, per poi guadarsi attorno.
    “Comunque, sembra che non ci abbia visto nessuno.” Continuò.
    “Che cosa dovremmo fare questa volta?” chiese Sora, avvicinandosi assieme a Kairi e Riku.
    “Immagino trovare la chiave di questo mondo e proteggerla, com’è successo con Timmy.”
    Ma Dark si fermò all’improvviso, come anche Hikari, cosa che non sfuggì agli altri.
    “Che cosa succede?” chiese Edward, sorpreso.
    “In questo mondo… c’è qualcosa di strano.” disse l’incarnazione dell’Equilibrio, portandosi una mano al petto.
    “Okay… se lo dice lui, la cosa dev’essere davvero preoccupante!” esclamò Marco.
    “È qualcosa che sta rispondendo ai nostri poteri…” cercò di spiegare Hikari.
    “Ora che lo dite…” fece Ichigo, chiudendo gli occhi. “Anch’io percepisco qualcosa di strano.”
    “Piccola richiesta dai comuni mortali… Potete spiegarci che cosa sta succedendo?!” chiese Asuka, sbattendo forte un piede a terra.
    “Non dobbiamo abbassare la guardia.” Rispose Dark.
    “E perché?” uscì Inuyasha. “Che cosa ci può capitare? Un esercito di Heartless ormai è impotente contro di noi.”
    “Heartless?” ripeté una voce, poco prima che attorno al gruppo di custodi apparissero decine di persone, tutte con addosso un kimono nero e una maschera da scheletro.
    Dark e Hikari evocarono immediatamente Balance, mentre il resto dei custodi formava un cerchio, richiamando anche loro i Keyblade.
    “Oh, un gruppo di custodi. Anche se quasi tutti bambini…” Fece una delle figure. “Potreste essere un ottimo bottino. Sabato-sama ne sarà felice!”
    “Sabato? Ora abbiamo contro anche i giorni della settimana?” sbottò Marco.
    “Lasciate che ci pensi io a questi tipi!” esclamò Natsu, mentre prendeva fuoco per qualche secondo.
    “Non crederai che ti lasceremo tutto il divertimento, vero?” chiese Pan.
    Dark e Hikari sorrisero, per poi alzarsi in volo e andarsi a sedere sul tetto di una casa lì vicina.
    “Allora noi resteremo a guardare.” Disse la custode dell’Equilibrio. “Solo, ricordatevi di non fargli troppo male.”
    “Sarò nel corpo di un bambino…” cominciò Inuyasha, mostrando gli artigli. “Ma a dieci anni uccidevo già senza problemi! La difficoltà sarà nel ferirli senza ucciderli!”
    “Io ho affrontato nemici ben più forti. Non mi spaventano di certo questi tipi!” esclamò Pan, per poi diventare Super Sayan.
    “Noi due invece siamo già abituati a essere dei finti bambini, no Shinichi?” fece Ran, sorridendo al compagno, che annuì.
    “A quanto pare, anche uno Shinigami come me questa volta deve affrontare delle brutte copie della morte, eh?” esordì Ichigo.
    Ma non appena ebbe detto quella frase, il gruppo che li circondava cominciò a parlare.
    “Shinigami?” ripeté uno sorpreso. “Tu sei uno Shinigami? Uno Shinigami custode?!”
    “Questo non era previsto… E il suo sguardo incute decisamente timore. Forse è il figlio di qualche Shinigami importante...”
    I custodi non poterono fare a meno di ascoltare, non sapendo come reagire.
    “Beh… sì, mio padre è uno Shinigami, ma dubito fortemente che voi lo conosciate.” fece l’arancio.
    Nel frattempo, Dark e Hikari ascoltavano con attenzione.
    “Non sarai… un mezzo Shinigami, vero?” chiese una delle figure.
    A quel punto Ichigo li puntò contro il Keyblade.
    “E anche se fosse? Voi in che rapporto siete con gli Shinigami? Parlate, o vi costringerò a farlo.”
    “Credevo che il presidente e suo figlio fossero gli unici!”
    “Dobbiamo andare a fare rapporto! Se così fosse, potremmo guadagnare qualcosa da questi tipi. Essendo custodi, devono essere ricchissimi!”
    Sentendo ciò, Asuka scoppiò a ridere.
    “Noi… ricchi?” ripeté, cercando di smetterla, ma senza successo. “Non so come possiate aver pensato a un’idiozia del genere, ma noi custodi non abbiamo stipendio o altro.”
    “Che cosa?!” urlarono tutti quanti.
    “Ma è inconcepibile! Dovete avere qualcosa! Come fate a mangiare? A dormire? Non starete mica in mezzo alla strada?”
    “A cosa serve avere i soldi…” cominciò Ed, appoggiando a terra una mano, creando dietro di lui un tavolo. “…quando possiedi poteri che ti permettono di farne a meno?”
    Vedendo ciò, molte delle figure scomparvero immediatamente nel nulla.
    “Questa sì che è una notizia importante! Ci rivedremo, custodi!” disse una di loro, mentre l’intero gruppo scompariva. “La Damashigami Company si farà viva prima di quanto voi crediate!”
    Quando i custodi rimasero da soli, fecero scomparire i Keyblade.
    “Damashigami Company?” ripeté Ichigo. “Che cosa significa? Qui gli dei degli inganni hanno una propria compagnia?”
    “Dei degli inganni?” chiese Marco.
    “Damashigami in giapponese significa quello.” Spiegò Asuka.
    “Ehi Dark, tu sai-” cominciò Saiko, girandosi verso il tetto dove si erano seduti i due custodi, senza però vederli.
    “Dove sono andati?” esclamò Shinji, guardandosi attorno.
    “Non avranno deciso di osservarci senza nemmeno farsi vedere, vero?” fece Black Star. “Una divinità come me non può accettarlo!”


     


    “Sei sicuro che non avranno problemi?” chiese Hikari, mentre seguiva in volo Dark.
    “Sono pur sempre custodi. Sono solo ringiovaniti, non vedo nessun pericolo per loro. Tuttavia, sono incuriosito da quelle persone. Hanno abbandonato questo mondo, senza usare varchi o altro. Ci dev’essere qualcosa che non riusciamo a vedere e-”
    Ma Dark s’interruppe, per poi indietreggiare di colpo, evitando così una freccia d’energia rosa.
    “Che cosa…” cominciò Hikari, evocando il Keyblade, vedendo decine di frecce dello stesso colore dirigersi verso di loro.
    Dark si mise davanti, deviandole tutte quante.
    “Quelle frecce… Erano di pura energia!” esclamò, leggermente sorpreso. “Un energia simile a quella di Shinji.”
    “Vuoi dire che c’è una divinità dietro a tutto questo?” chiese Hikari.
    “Non ne sono sicuro… ma chiunque fosse, è già sparito. L’ho percepito solo per qualche instante, ma è svanito nel nulla.”
    “Che fosse uno di quei tipi?”
    “Lo escludo. Non erano così potenti.”
    Ma questa volta, Dark fu interrotto da una luce proveniente dal cielo.
    I due custodi si girarono, intravedendo un’enorme ruota rossa, immobile nel cielo.


     


    “Okay… E ora che cosa facciamo?” chiese Happy. “Non ci converrebbe cercare qualche informazione?”
    “Sì, credo sia la cosa migliore da fare… Ma dove le troviamo?”
    “Che ne dite di una scuola? Solitamente lì si trova di tutto, no?” continuò il gatto.
    “Non male come idea… Ma come ti è venuta in mente?” chiese Asuka, fissando dura Happy.
    “B-Beh… visto che anche nel precedente mondo ci siamo trovati in una scuola, l’ho semplicemente pensato, aye!” rispose titubante lui.
    Marco, assieme alla maggior parte dei custodi, lo fissò sospettoso.
    “Però ha ragione.” Fece Ichigo. “E poi, sembra che almeno quella non dovremmo cercarla.” Continuò, indicando un edificio poco lontano, dove si potevo vedere diversi ragazzi affrettarsi ad entrare.
    “Perfetto. Allora non ci resta che entrare in un liceo mentre siamo tutti dei marmocchi. Non ci noterà nessuno.” Disse con ironia l’Animorph.
    “Shinichi, tu non potresti…” cominciò Ran.
    “Ci ho già provato, ma sembra che non possa trasformarmi. Probabilmente il mio potere è stato bloccato. Questa volta dovrò rimanere per forza un bambino.”
    Mentre il gruppo parlava, un gatto nero li supero tranquillo, dirigendosi verso l’edificio.
    In quel momento, tutti si voltarono verso Marco.
    “P-Perché mi state guardando in quel modo?” chiese lui.
    “Se non sbaglio, tu puoi trasformarti in me, no?” fece Inuyasha.
    “Scusami, ma dubito che un mezzo demone passi più inosservato di un bambino, anzi!” replicò l’Animorph. “Su questo devo dargli ragione. La cosa migliore sarebbe prendere uno studente e fargli acquisire il DNA…” disse Asuka. “Ehi, StupiShinji!”
    “C-Che c’è?” chiese lui.
    “Usa i tuoi poteri superiori per far svenire uno studente qualsiasi. In questo modo, Marco può trasformarsi in lui ed entrare nella scuola senza destare sospetti.”
    “No!” esclamò l’Animorph. “Non ho alcuna intenzione di acquisire il DNA di un essere umano! Ho fatto un eccezione con Inuyasha, ma solo perché i suoi poteri potevano tornarmi utili!”
    “E allora insegnaci la tua tecnica!” replicò la pilota. “Non hai detto tu stesso che l’hai appresa da un alieno? Ti avrà lasciato detto come fare, no?”
    “Abbiamo trasmesso i nostri poteri a una sola persona… e quella persona era David. Non è un potere che tutti sono in grado di gestire senza abusarne. Inoltre… non sono più in possesso dell’oggetto che mi permetterebbe di farlo.”
    “Questo è un bel problema. Immagino che anche una trasmutazione alchemica sarebbe inutile…” rifletté Edward.
    “Eh?” fece una voce poco distante da loro, mentre un ragazzo dai capelli neri che terminavano in un codino si avvicinava a loro, assieme a una ragazza dai capelli dello stesso colore, tenuti però a caschetto.
    “Tu guarda se quei tre mocciosi non assomigliano a Sora, Riku e Kairi.” Fece il ragazzo, fermandosi.
    “Già, hai ragione. Sono di dieci anni più piccoli, ma sembrano la loro fotocopia.”
    Saiko spalancò gli occhi nel vederli, come anche i tre custodi da loro nominati.
    “Ranma? Akane?” esclamò Sora. “Siete proprio voi?!”
    “Come fai a conoscere i nostri nomi?” chiese il ragazzo sorpreso.
    “Ma perché siamo proprio noi!” rispose il castano, evocando il Keyblade.
    “Che?!?! E da quando siete tornati bambini?! Non ditemi che siete caduti in qualche fonte maledetta anche voi!”
    “La fonte in questione si chiama Dark.” Replicò Asuka. “Che se solo potessi, farei soffrire atrocemente per ciò che ci ha fatto neanche qualche ora fa.”
    “Un’altra ragazza violenta, come se Akane non fosse sufficien-” si lasciò sfuggire Ranma, poco prima di ritrovarsi letteralmente spiaccicato a un muro, mentre Akane abbassava il pugno.
    “Stupido Ranma!” fece lei, senza girarsi verso il ragazzo, che cadde miseramente a terra.
    “Però! Sei forte!” disse Ran. “Sei anche tu un’esperta di arti marziali?”
    “Mio padre aveva una palestra.” Rispose la ragazza, sorridendo. “Però… se non sbaglio, l’altra volta il numero di custodi era decisamente minore, no?”
    “O-Ottima osservazione…” fece Ranma, riprendendo i sensi dopo una magia curativa di Sora.
    “Direi che è giunto il momento di dare qualche spiegazione.” disse Riku, sospirando.


    “Quindi Dark si è rivelato essere niente di meno che l’Equilibrio stesso, e vi sta sottoponendo a una serie di test.” riassunse Ranma, per poi sospirare. “E il primo test vi ha fatti diventare del genere opposto… con la possibilità di rimanere bloccati in quella forma. Mentre adesso vi ha resi dei bambini.”
    “Già.”
    “Dovrò rivalutare gli allenamenti del mio vecchio… Sarebbe stato un incubo rimanere in quello stato per sempre.”
    “Io direi un inferno.” Fece Natsu. “Ma non credo tu possa capire… è un’esperienza che non ti raccomando assolutamente.”
    Akane soffocò una risata, mentre Sora, Riku, Kairi e Saiko cercarono di non sorridere.
    “Voi sì che sapete come far stare a proprio agio qualcuno, eh?” sbottò il ragazzo, guardandoli male.
    “Perché state reagendo così?” domandò Ichigo.
    “Beh, semplicemente perché-” cominciò Sora, prima di venire interrotto da Ranma.
    “A questo punto, tanto vale dimostrarlo direttamente. Riuscite a creare dell’acqua fredda e poi calda?”
    “Non è un problema.” Rispose Edward, battendo le mani e creando dal nulla un secchio pieno di acqua fredda. “Ma perché?”
    Ma Ranma e Akane lo stavano fissando con gli occhi fuori dalle orbite.
    “C-Come hai fatto?!” esclamò la ragazza.
    “Oh, niente di che. Sono un alchimista, e da quando sono custode posso creare praticamente qualsiasi cosa. Tranne la vita, ovvio!”
    “O-Ovvio…” ripeté Ranma, prendendo il secchio. “Senti, non è che puoi creare anche un muro per non farci vedere? Preferisco non farlo sapere ai quattro venti. Voi non dovreste sorprendervi, ma comunque cercate di controllarvi.”
    “Perché?” chiese Marco, mentre Edward creava il muro. “Che cosa ti succederà bagnandoti con dell’acqua fredda?”
    “Questo.” Rispose il ragazzo, versandosi l’acqua addosso.
    Sotto gli occhi sorpresi della maggior parte dei custodi, Ranma si trasformò all’instante in una ragazza dai capelli rossi, leggermente più bassa di lui.
    “EH?!?!” esclamarono, increduli.
    “Per colpa di un padre degenere, ogni volta che mi bagno con dell’acqua fredda, mi trasformo in una ragazza, e torno normale solo con l’acqua calda. Ormai ci sono abituato, ma non sapete che cosa darei per togliermi questa maledizione!”
    “Cavoli… Più viaggio, più vedo cose sempre più assurde.” commentò ancora incredulo Marco, osservando Ed, altrettanto sorpreso, creare dell’acqua calda, che consegnò a Ranma, che si buttò subito addosso, tornando come prima.
    “Ma voi che cosa ci fate qui?” chiese Sora. “Non vorrete farci credere che siamo nel vostro mondo, vero? Mi sembra un po’ diverso dall’ultima volta.”
    “Infatti hai ragione.” Rispose Ranma. “Siamo qui per colpa di un nostro… chiamiamolo conoscente. Uno stupido e odioso conoscente.”
    “Ranma! Non parlare in questo modo di P-chan!” lo riprese Akane.
    “P-chan?” ripeté Kairi, per poi voltarsi verso Saiko, che stava cercando di non ridere.
    “Non mi starete dicendo che lo avete seguito, vero?” chiese lui, riprendendosi.
    “A dir la verità, stavo combattendo contro Ryoga… E un varco si è aperto all’improvviso, poi è arrivata anche l’altra scocciatrice… ed è stato un mix che ci è costato una caduta nel varco, che poi si è richiuso.”
    “Quindi ci sono altre persone del vostro mondo oltre a voi?” chiese Pan.
    “Direi di sì… anzi, dalla nuvola di fumo che vedo in lontananza, direi che ne sta arrivando uno. E solo con una settimana di ritardo!”
    “Ranma!!!” urlò una voce, anticipando un ragazzo con addosso una maglietta gialla e un paio di pantaloni scuri, dai capelli neri avvolti da una bandana gialla.
    Sulla schiena aveva uno zaino da escursionismo, da cui sporgeva un ombrello rosso.
    “Questa volta ti sconfiggerò!” continuò a urlare, poco prima di essere fermato a mezz’aria da un piede di Pan, che lo colpì in pieno volto.
    “Ehi tu… non puoi abbassare un po’ la voce?” chiese, per poi prenderlo per un braccio e lanciarlo contro un muro.
    Ranma e Akane la guardarono con gli occhi fuori dalle orbite.
    “C-Come hai fatto?”
    “Ho solo usato una minima parte della mia forza.” Rispose come se niente fosse la bambina. “Sapete, sono la nipote dell’uomo più forte dell’universo, eh eh.”
    “Ehi, Ryoga, come va?” chiese Ranma, avvicinandosi al muro, dove il ragazzo era ancora spiaccicato.
    “C-Che mossa era quella?” chiese lui, intontito.
    “A occhio e croce, direi una semplice scarpa in faccia. Seguita da un giro della morte con lancio sul muro.”
    “Mio nonno è l’uomo più forte dell’universo, mentre l’altro mio nonno era considerato, anche se ingiustamente, il più forte del mio mondo. Mi sono allenata fin da piccola nelle arti marziali!” spiegò Pan.
    “E non l’avete ancora vista quando fa sul serio…” aggiunse Marco.
    “Vuoi dire che è veramente più forte di così?!” esclamò spaventato Ryoga.
    “Lui chi è? L’altra volta non lo abbiamo visto.” Chiese Sora, guardandolo.
    “Io sono Ryoga Hibiki.” Rispose il ragazzo, cadendo giù e rialzandosi subito. “Il rivale di Ranma!”
    “Con un senso dell’orientamento che definire nullo è un complimento.” commentò Ranma. “La data della sfida era una settimana fa… dove sei finito questa volta? Sulla Luna?”
    “M-Maledetto… Sei tu che come al solito non ti presenti mai!”
    “Beh Ryoga, noi due andiamo anche a scuola… non può aspettarti per una settimana saltando le lezioni.” Disse Akane.
    Sentendo ciò, il ragazzo si diresse verso il muro, piegandosi sulle ginocchia.
    “Perché lo difende?” si lamentò, cadendo in un’evidente stato di depressione, lasciando i custodi stupiti.
    “Ad ogni modo…” riprese Ranma, indicando Inuyasha e Ran. “Che cos’è successo a voi due?”
    “Che cosa intendi dire?” chiese Pan.
    “Beh, la tua coda e le sue orecchie… Non sono di certo normali.”
    “Di’ un po’… Ci tieni così poco alla tua vita?” fece Inuyasha, mostrando gli artigli. “Sarò pure nel corpo di un moccioso, ma sono più forte di qualsiasi misero umano!”
    “Lo stesso vale per me. Come ho già detto, sono al minimo della mia forza. Volendo potrei disintegrare completamente una casa, e se mi ci metto d’impegno, anche più città.”
    “Ma voi custodi non dovreste essere completamente buoni?” chiese Akane.
    “Sì, certo. Buoni, misericordiosi, pazienti… Ma ci credi forse dei santi?” replicò Asuka. “Tu piuttosto, non mi dirai che sei la fidanzata di quel pervertito al tuo fianco, vero?”
    “P-Pervertito?” ripeté Ranma, arrabbiandosi. “Ma come osi-”
    “Non vorrai farmi credere che non hai mai approfittato della tua situazione, non è vero?”
    “Ad ogni modo… Noi non siamo fidanzati!” esclamò Akane.
    “Infatti. Chi mai vorrebbe stare con una ragazza con così poca classe?” aggiunse l’altro, venendo subito colpito da un pugno che lo fece finire nuovamente sul muro.
    “È già la seconda volta… Quel ragazzo deve avere una resistenza di non poco conto.” disse Tsuna.
    “Comunque…” riprese Pan. “Per rispondere alla tua domanda, io non sono completamente umana. Sono anche una Sayan, per i quali era normale avere la coda.”
    “Mentre io sono un mezzo demone.” Disse Inuyasha.
    “Oh, quindi anche dei non umani possono diventare custodi?” domandò Ranma, massaggiandosi la testa.
    “Non è che noi altri siamo proprio normali, sai?” rispose Marco.
    “Tirami fuori. Io sono umano al cento per cento.” Fece Saiko. “L’unico… forse c’è giusto Asuka oltre a me… ma non ne sono così sicuro.”
    “Vuoi morire?” replicò la ragazza.
    “Come sarebbe a dire che siete gli unici umani normali?” chiese Akane, guardando gli altri.
    “Beh, ci siamo anche noi tre.” Disse Sora, indicando se stesso, Riku e Kairi.
    “Sapete che potrei offendermi? Anch’io sono umana, sapete?” fece Ran.
    “E voi altri invece?”
    “Divinità.” Rispose Shinji.
    “Ho il potere della metamorfosi.” fece Marco.
    “Solitamente posso cambiare età, passando da bambino a ragazzo.” disse Shinichi.
    “Posso combattere usando delle fiamme particolari… Anche se non volevo venire coinvolto in tutto questo.” sospirò Tsuna.
    “Lo avete già visto prima. Posso manipolare la materia come preferisco.” Disse sorridendo Ed.
    “Dragon Slayer!” urlò Natsu, facendosi avvolgere dalle fiamme.
    “Io invece sono colui che supererà le divinità, l’unico e inimitabile Black Star!”
    “Io sono la sua arma, nonché Keyblade.” aggiunse Tsubaki.
    “Che cosa?!” esclamarono insieme Ranma e Akane. “Come sarebbe a dire?!”
    Tsubaki sospirò, per poi illuminarsi e trasformarsi nel Keyblade di Black Star, che lo prese al volo.
    “I-Incredibile.” commentò Ryoga.
    “E infine io sono un ex Shinigami.” Concluse Ichigo.
    “Un ex Shinigami?” ripeté sorpreso Ranma. “Questa è la professione più assurda che abbia mai sentito! Insomma, come puoi essere un ex Shinigami?”
    “Quando sono diventato custode, ho dovuto lasciare il mio mondo. Di conseguenza, non ho potuto continuare il mio lavoro.”
    “Sì, ma uno Shinigami in teoria non dovrebbe avere una falce, avere l’aspetto di uno scheletro e così via?”
    “No. Almeno, non nel mio mondo. Anzi, c’era una vera e propria organizzazione di Shinigami.”
    “Okay, ora che vi abbiamo detto tutto sul nostro conto… potreste darci una mano?” fece scocciata Asuka.
    “Che cosa vi serve?”
    “Solo qualche informazione.” Rispose Sora. “C’è qualche problema in questo mondo? Eventi anormali o roba simile?”
    “Direi di no.” fece Ranma. “Almeno, non in questa città.”
    “Però ora che ci penso, qualcosa di strano c’è.” Disse Akane. “Ed è proprio nella nostra scuola!”
    “Ti riferisci a quello?” chiese il ragazzo.
    “Di cosa si tratta?” li interruppe Riku.
    “Nel giardino della nostra scuola c’è una vecchia capannina meteorologica. Da qualche tempo gira la voce che se qualcuno ha dei problemi particolari, solitamente di natura sovrannaturale, e lascia al suo interno dei soldi e del cibo, il suo problema viene risolto nel giro di qualche giorno al massimo.” Spiegò Akane.
    “Ovviamente io ho voluto provare, ma al posto dei soldi e del cibo ho trovato solo una lettera che mi diceva che non era un problema di sua competenza… Che rabbia!” disse Ranma.
    “Interessante. Quindi c’è qualcuno che risolve i problemi di tutti a quel prezzo.” fece Conan. “Per come la vedo io, è solo qualcuno che crea quelle situazioni e poi finge di risolverle.”
    “L’ho pensato anch’io, così ho tenuto sotto controllo la capannina. E quel che ho visto è stato incredibile!”
    “Cos’è, il cibo e i soldi sono spariti da soli?” lo prese in giro Asuka.
    “Precisamente! Il cibo è stato divorato dal nulla, mentre i soldi sono spariti!” rispose Ranma.
    “Un fantasma quindi.” Fece Ichigo. “Sembra che di recente li incontriamo sempre più spesso.”
    “Beh, allora tu dovresti risolvere il mistero, no?” disse Inuyasha. “Dopotutto, non sei in grado di vederli?”
    “Rimane sempre il particolare che non possiamo entrare in un liceo con questo aspetto.”
    “Tutto qui?” chiese Ranma. “Basterà che entriate dicendo di voler fare un’offerta alla capannina meteorologica e fine. Credetemi, non vi fermerà nessuno.”
    “Vi ci porterò io!” si propose Ryoga. “Così che Akane non rischi di arrivare in ritardo!”
    “Se li accompagni tu, si ritroveranno come minimo dall’altra parte del Giappone.” commentò Ranma.
    “Ho sentito bene?” chiese una voce dietro di loro. “Volete andare alla capannina?”
    Il gruppo si girò, ritrovandosi di fronte a una ragazza dai capelli castano scuro.
    “Oh, Mamiya!” la salutò Akane. “Credevo fossi già entrata.”
    “Stamattina ho fatto un po’ di ritardo. Ma loro chi sono?”
    “Ecco… sono i figli di alcuni nostri parenti. Ci hanno raggiunto a sorpresa proprio oggi. E non appena sono venuti a sapere della capannina meteorologica hanno cominciato a lamentarsi per andare a vederla.”
    Mentre Ranma diceva ciò, i custodi si voltarono tutti verso di lui, guardandolo in cagnesco.
    “Come mai?”
    “È da un po’ di tempo che sentiamo come una presenza che ci insegue.” Spiegò Conan, prendendo parola e cominciando a parlare proprio come un bambino. “E allora volevamo sapere se almeno questo poteva aiutarci.”
    “Capisco… Va bene, allora vi ci porterò io. Tanto ormai sono famosa proprio per essere quella che suggerisce a tutti di andare laggiù.”
    Sentendo ciò, Conan spalancò gli occhi.
    ‘Ecco perché Ranma non ha perso un secondo.’ pensò, sorridendo e seguendola assieme a tutti gli altri.
    Poco lontano, dietro il muretto di una casa, una ragazza dai capelli rosa legati in due code laterali, con addosso una divisa scolastica e con sulla spalla uno strano gatto bianco, il quale sembrava aver stampato un volto con un sorriso perenne, osservò il gruppo allontanarsi.
    “Così sono loro.” disse. “Sembra che chiunque ci ha convocato qui, violando il tempo e lo spazio, abbia poteri ben superiori a quelli mostrati.”
    “E con ciò?” chiese un’altra ragazza dai lunghi capelli rossi, vestita allo stesso modo. “Il nostro compito è di affrontarli, no? Basteranno due minuti contro quei mocciosi. E poi ancora non capisco come osi darti tutte quelle arie!”
    “Proprio tu parli?” esclamò un’altra, dai capelli blu a caschetto. “Non puoi pensare semplicemente di attaccarli, così come se niente fosse. Sono pur sempre custodi, e quindi da non sottovalutare!”
    “Concordo con te.” Aggiunse una quarta ragazza dai capelli biondi, legati in due code a spirale. “È probabile che i loro poteri siano anche superiori ai nostri.”
    “Tsk. Codarde.”
    “Basta così.” Disse una voce proveniente dallo strano gatto. “Il vostro compito vi è già stato detto. Attaccare i custodi e lei. Limitatevi a far ciò.”
    La rosa sospirò.
    “Preferirei evitare, e lo sai. Ma d’altronde, non abbiamo altra scelta.” Disse, per poi illuminarsi, facendo cambiare i suoi vestiti, subito imitata dalle altre tre.
    “Aspetteremo che siano indifesi… e li colpiremo.” Concluse, evocando dal nulla un arco dorato.


     


    “Eccoci qui.” Disse Mamiya, fermandosi di fronte a una casetta bianca in miniatura, sulla quale c’era uno sportello per aprirla.
    “Basterà che inseriate un po’ di yen e del cibo assieme a una lettera con la vostra richiesta, e se sarà possibile, il vostro problema sarà risolto.”
    “Per il cibo non c’è problema… ma non abbiamo nemmeno un centesimo con noi.” Disse Riku.
    “Quanto cibo avete?” chiese allora la ragazza.
    “Quanto ne vogliamo.” Rispose Edward, sorridendo, mentre nascondeva le mani dietro la schiena, creando così un piatto di riso. “Sperando che il riso vada bene.” Continuò, mostrandolo.
    “Ma non desterà dei sospetti a tirarlo fuori così dal nulla?” chiese sottovoce Ranma a Sora.
    “In effetti… Però Ed è sempre stato uno che ama fare le cose in maniera teatrale. E fidati, nonostante ciò, anche lui è un Master.”
    “Lui è cosa?!” gli urlò contro Ranma, attirando su di sé l’attenzione degli altri.
    “N-Niente…” fece Sora agli altri, indicando con gli occhi Mamiya, che però non sembrava averci dato troppa attenzione.
    “Del riso? Direi che è perfetto, ma giusto per curiosità, sapete qualcosa in più su questa entità che vi perseguita? Non so, oggetti che si spostano, strani comportamenti di qualcuno…”
    “Semplicemente, ogni tanto appaiono delle luci misteriosi e alcuni oggetti cadono da soli. Niente di ché, però vorremo giusto sapere che cosa-” ma Ichigo si interruppe, vedendo alle spalle di Mamiya un ragazzo dai capelli rossi, avvolto da un kimono bianco, che si avvicinò subito al piatto di riso che Ed aveva appena messo dentro la capannina.
    “Che cosa…?” chiese la ragazza, aspettando che proseguisse e lanciando anche lei uno sguardo verso il ragazzo, senza però dire o fare nulla.
    “Cosa succede Ichigo?” chiese Shinji.
    “È qui.” Si limitò a rispondere lui.
    “Chi è qui?” chiese Ryoga.
    “Un ragazzo. Un ragazzo che in questo momento ha le mani attorno al piatto di riso, e che solo io e Mamiya sembriamo vedere.”
    Sentendo ciò, la ragazza spalancò gli occhi, mentre il rosso si girò di colpo verso di lui, per poi prendere il suo kimono e togliendoselo di colpo.
    “Che cosa?!” esclamò Tsuna, saltando all’indietro. “E questo tipo da dove spunta?!”
    “Come hai fatto a vedermi?” chiese lui. “Gli umani normali non dovrebbe essere in grado di farlo mentre indosso questo.” Continuò, indicando il suo kimono.
    “Spiacente, ma io sono in grado di vedere i fantasmi. E tu quando indossi quello sembri diventarlo a tutti gli effetti.”
    “Perspicace. Non sono in molti a capirlo subito. Ovviamente perché sono pochi a potermi vedere mentre lo indosso. E voi chi siete? E soprattutto…” e mentre diceva ciò, indicò il piatto di riso. “Come fate ad avere così tanto riso da donare come se niente fosse?!”
    “R-Rinne?” fece sorpreso Ranma. “Ma che cosa significa questo?”
    “Saotome, Tendo.” Fece lui. “Come fate a conoscere dei bambini così strani?”
    “Io a dir la verità ho più di duecento anni.” Commentò Inuyasha.
    Mamiya lo guardò sorpresa.
    “Non sarai uno spirito, vero?”
    “Certo che non sono uno spirito! Sono un mezzo demone!”
    “Mezzo demone?” ripeté Rinne, guardandolo curioso. “E tu invece? Chi sei?” chiese a Ichigo.
    “Sono un ex Shinigami.” Rispose lui. “E giusto per essere precisi, qui l’unica bambina vera è Pan.”
    “Ehi!” esclamò la diretta interessata, creando una sfera d’energia tra le mani. “Sarò anche una bambina, ma sono ben più forte di te!”
    “Davvero? Vuoi verificarlo?”
    “Alt!” li bloccò subito Saiko, mettendosi in mezzo ai due litiganti. “Questo non è il momento di litigare!”
    “Shinigami?” ripeté invece Rinne, incredulo, per poi evocare dal nulla una falce. “Così sei tu!” esclamò, brandendola.
    I custodi si girarono sorpresi, come anche Ranma, Akane e Ryoga.
    “E quella da dove salta fuori?!” esclamò Akane, guardando l’arma del rosso.
    “Mi avevano detto che sarebbe arrivato un mio collega. E che sarebbe arrivato in prossimità di gravi sconvolgimenti per il nostro mondo.”
    “Un tuo collega?” fece Ichigo, per poi portarsi il suo ciondolo al petto, lasciando cadere all’indietro il suo corpo e indossando istantaneamente le vesti da Shinigami. “Dunque finalmente incontro uno Shinigami dotato di falce, eh?”
    “Che cos’è successo?” chiese Ryoga, osservando il corpo di Ichigo e avvicinandosi, prendendoli il polso.
    “Ehi, ma… non c’è battito!” esclamò.
    “Tranquilli.” Rispose Asuka. “Si diverte spesso a diventare un fantasma. In questo momento probabilmente è di fronte a noi.”
    “Un fantasma?!” urlò Ranma. “Come sarebbe a dire un fantasma?!”
    “Quella bambina ha ragione.” Disse Mamiya. “È proprio davanti a voi, anche se ora indossa una tunica nera… e ha una chiave gigante in mano.”
    “Un Keyblade. Quindi sei un custode.” Fece Rinne, portando la falce di fronte a lui, come per difendersi.
    Ichigo annuì, per poi puntargli contro la propria arma.
    “Non voglio attaccarti. Dicci giusto chi ti ha avvertito del nostro arrivo.”
    Il rosso rimase in silenzio per qualche secondo, per poi far sparire la falce.
    “Va bene, ma non qui. Seguitemi, andiamo in un posto dove non ci possa sentire nessuno.” Disse, per poi allontanarsi seguito da Mamiya.
    “Che cosa facciamo?” chiese Kairi.
    “Non mi sembra che abbiamo molte possibilità.” Rispose Sora, mentre Ichigo rientrava nel proprio corpo. “Dobbiamo seguirlo.”
    “Veniamo anche noi.” Fece Ranma. “Ormai direi che siamo coinvolti in questa storia, no?”
    “Ehi, volete muovervi o no?” gli urlò Rinne.
    “Arrivia-” cominciò Pan, per poi girarsi di colpo, lanciando una sfera d’energia, che colpì in pieno una freccia composta dalla stessa materia.
    “Chi…?” cominciò Tsuna, per poi vedere decine di frecce volare sopra di loro, affiancati da diverse spade e dei nastri di colore giallo.
    “Maledizione!” esclamò il decimo, ingoiando subito le sue caramelle e facendosi spuntare la fiamma sulla fronte, mentre attorno alle sue mani apparivano dei guanti di ferro.
    Senza perdere un secondo spostò le mani di fronte a sé, mentre Natsu gli si affiancava, cominciando ad aspirare molta aria nei polmoni.
    Pochi instanti dopo i due lanciarono due raggi di fuoco, che colpirono in pieno gli attacchi nemici, dissolvendoli.
    “Chi va là?” esclamò Edward, evocando il Keyblade.
    “Però, siete più bravi di quanto credessi.” Disse una voce femminile, mentre una ragazza dai lunghi capelli rossi si avvicinava a loro, alzando una mano, nella quale apparve una luce, che si trasformò in una lancia.
    “Tuttavia… non siete alla mia altezza.”
    “E lei chi è?” chiese Akane.
    “Non ne abbiamo la più pallida idea.” Rispose Riku, evocando assieme a tutti gli altri il Keyblade. “Ma se vuole una battaglia, non esiteremo.”
    “Che presuntuosi!” esclamò un’altra voce, mentre dietro a Rinne e Mamiya appariva come dal nulla una ragazza dai capelli blu, con in mano una spada. “Vogliono paragonarsi a noi maghe.”
    “Beh, dopotutto non ci conoscono.” Aggiunse una ragazza dai lunghi capelli biondi, con in mano un fucile a pietra focaia, apparendo di fianco ai custodi.
    “E queste da dove saltano fuori?!” esclamò Inuyasha, mostrando i suoi artigli, mentre Rinne prendeva in braccio Mamiya e saltava all’indietro, ricongiungendosi al gruppo di custodi.
    “Come ha detto Sayaka, siamo maghe.” Rispose una quarta ragazza, dai capelli rosa e con in mano un arco d’oro, che apparve al lato rimasto libero, concludendo così il cerchio attorno ai custodi. “E siamo qui per eliminarvi.”
    “Maghe?” ripeté Natsu. “Certo che siete strane. Tra tutte le maghe che ho incontrato, voi siete le uniche vestite più o meno allo stesso modo.”
    “Io invece devo dire che tra i miei incontri mancavano veri maghi.”
    “Madoka, non perdiamo tempo ed eliminiamoli.” Disse la ragazza dai capelli rossi, puntando contro di loro la lancia.
    “Per una volta, sono d’accordo con Kyoko.” Fece la bionda, mentre alle sue spalle apparvero dal nulla decine di fucili identici a quello che impugnava, che rimasero sospesi nel vuoto.
    “Ben detto Mami!” esclamò Sayaka, facendo apparire anche lei decine di copie della sua arma.
    “Interessante…” commentò Edward sorridendo, per poi battere le mani e appoggiarle a terra.
    Dal terreno si innalzarono quattro pugni di pietra, che si diressero immediatamente contro le maghe, che si limitarono a saltare di lato per evitarli.
    “Possedete poteri davvero singolari, sapete?” fece Kyoko, sorridendo.
    “Allora che ne dici di questo?” chiese Ranma, raggiungendola alle spalle e cominciando a girarle lentamente intorno.
    Con sua sorpresa, la maga si rese conto di non riuscire a muoversi, e che la velocità del ragazzo cominciava ad aumentare sempre di più.
    Prima di poter reagire, si ritrovò in mezzo ad un tornado, che la fece volare in alto, provocandole diversi tagli.
    “Maledizione!” esclamò lei, mentre le ferite si rimarginavano e atterrando qualche metro più in là. “Nemmeno lui è un normale essere umano!”
    “Dobbiamo fare attenzione!” gli disse Sayaka, poco prima di ritrovarsi i pugni di Akane e Ran diretti contro il suo volto.
    “Ben detto!” esclamarono insieme, colpendola in pieno e facendola volare contro un muro.
    Sayaka sputò del sangue per il colpo ricevuto, per poi cadere a terra.
    “Non aveva una grande resistenza.” Disse Ran, per poi spalancare gli occhi.
    La maga infatti si rialzò barcollando.
    “A cosa serve la resistenza…” disse, mentre dei cerchi simili a quelli alchemici apparivano attorno a lei. “Quando puoi rigenerarti all’infinito?”
    “Rigenerazione?!” esclamò Asuka, mentre assieme a Pan evitava i colpi di Mami. “In pratica non possiamo ferirle?”
    “Proprio così.” Rispose Madoka, per poi puntare contro di loro il proprio arco, da cui partirono altre frecce.
    Ma con sua grande sorpresa, furono tutte abbattute da dei proiettili d’energia.
    Tutti i presenti si fermarono, girandosi verso la fonte dell’attacco.
    Una ragazza dai lunghi capelli neri, con lo sguardo perso, lanciò all’indietro un’enorme fucile.
    “Che cosa? Un’altra?” esclamò Black Star.
    “A loro ci penso io.” Disse la nuova arrivata, avvicinandosi al gruppo di custodi e mettendosi di fronte a Madoka. “Voi andatevene da qui con i varchi.”
    “Chi sei?” chiese Sora.
    “Homura.” Rispose Madoka, senza nascondere un velo di tristezza nella sua voce. “Perché ci affronti?”
    “Non posso permettervi di far loro del male.” Rispose la ragazza, per poi tirare fuori dallo scudo che aveva sul braccio una bomba a mano. “Anche a costo di doverti affrontare, Madoka.”
    “Traditrice!” le urlò contro Sayaka, preparandosi a colpirla con la spada.
    Ma prima che ci riuscisse, Ichigo parò l’attacco.
    “Che cosa stai facendo?” chiese Homura.
    “Ti aiuto, mi pare ovvio! Non avresti possibilità contro di loro se combatti da sola!”
    “Non ce n’è bisogno.” Rispose lei, mentre la bomba scomparve nel nulla.
    Kyoko si girò subito, ritrovandosi con l’ordigno alle sue spalle.
    “Maledetta!” esclamò, pochi instanti prima che l’esplosione la investisse in pieno.
    “Andate!” urlò Homura.
    “Ascoltiamola Natsu!” fece Happy, cercando di spostare l’amico.
    “Ma non possiamo abbandonarla…” disse Kairi, mentre Sora apriva un varco.
    “Purtroppo dobbiamo darle retta. Dobbiamo organizzarci contro di loro, e trovare il modo per neutralizzarle.” Esclamò quest’ultimo, per poi rivolgersi a Rinne.
    “Entra qui dentro e pensa a un posto lontano da qui e sicuro!”
    “Che cosa…?” fece per protestare lui, poco prima che Asuka lo spingesse poco gentilmente dentro il varco.
    “Vedi di non perdere tempo, Shinigami!” gli sbraitò contro.
    Rinne la guardò sorpresa, per poi sospirare.
    “E va bene…” disse, inoltrandosi nel varco, seguito da tutti gli altri.
    Homura spostò leggermente lo sguardo per assicurarsi che il varco si fosse richiuso senza lasciare nessuno fuori.
    “Così ti opponi ancora a noi.” Disse una voce, mentre una creatura bianca simile a un gatto si avvicinava a loro, per poi saltare sulle spalle di Madoka.
    “Chi vi ha contattato? E come avete fatto a raggiungere questo mondo?” chiese Homura, per poi scomparire e riapparire alle loro spalle.
    “Per quanto tempo vuoi fermare e far ripartire il tempo?” gli fece Sayaka, mentre Kyoko si rialzava, facendo rigenerare le ferite.
    “Fin quando sarà necessario.” Rispose lei.
    “Però… immagino tu non sia più in grado di manipolare ulteriormente il tempo, vero?” disse Madoka.
    La ragazza non rispose, limitandosi ad estrarre dal suo scudo un arco identico a quello della rosa.
    “Non costringermi a farti del male, Madoka.”
    Il restante gruppo di maghe si affianco alla rosa, preparandosi a combattere.
    Ma prima che potessero fare un passo, una serie di raggi laser colpirono il terreno ai loro piedi, costringendole ad arretrare.
    “Chi è stato?” esclamò Homura, sorpresa come le altre, girandosi ma senza riuscire a vedere nessuno.
    “Madoka, ritiriamoci per il momento.” Disse il gatto.
    “Va bene Kyubey.” Rispose quest’ultima, mentre una fitta nebbia le avvolgeva, facendole scomparire nel nulla.
    Homura ripose l’arco, per poi guadarsi attorno.
    “Chi è stato?” ripeté, senza però ottenere nemmeno stavolta una risposta.
    Poco lontano, dietro ad un muro, una figura avvolta da un mantello grigio rimase immobile, mentre uno strano luccichio sembrò rispondere al sole da sotto il cappuccio.


     


    Il varco si riaprì in prossimità di un vecchio edificio apparentemente disabitato, facendo uscire uno ad uno tutti quanti.
    “Dove siamo?” chiese Ranma.
    “A casa mia.” Rispose Rinne, incredulo. “Ma non credevo che esistesse un modo per viaggiare così velocemente…”
    “Lo puoi vedere come una specie di teletrasporto.” Rispose Riku. “E ora, sperando che non ci attacchi più nessuno, possiamo continuare il nostro discorso?”
    Lo Shinigami annuì.
    “È successo pochi giorni fa. Avevo appena mandato al Nirvana uno spirito, e aggiungo che mi è costato tutti i miei risparmi, quando ci siamo accorti di essere seguiti da qualcuno. Non appena ci siamo fermati, abbiamo scoperto che si trattava di una ragazza di nome Menma, che a quanto pare era un fantasma e-”
    “Menma?!” esclamarono insieme Ichigo e Asuka.
    “Indossava un vestito bianco, camminava a piedi scalzi e aveva i capelli color paglia?”
    “La conoscete?” chiese Rinne.
    “In un certo senso. L’unico che l’ha vista è Ichigo, dato che era un fantasma.” Rispose Natsu. “Però sembrava scomparsa nel nulla. Che cosa ci faceva qui?”
    “Era qui per conto di Lucis.” Disse Mamiya.
    Sentendo quel nome, tutti ad esclusione di Happy si meravigliarono.
    “Che cosa? Vuoi dire che sta collaborando con la madre di Dark?!” esclamò Kairi.
    “Ed è sempre stata lei ad avvertirmi che sarebbe arrivato un mio collega.” Continuò Rinne, guardando Ichigo. “E che questo mondo sarebbe stato lo scenario di una battaglia.”
    “Dunque non ha a che fare con l’esame…” rifletté Sora. “Anche se non capisco il senso di tutto questo.”
    “E infine… che sarebbe giunta anche un’altra delle entità superiori. Voi sapete di chi si tratta?”
    “Dark.” Rispose Saiko. “Un nostro compagno, che però è scomparso nel nulla assieme a Hikari dopo che siamo stati attaccati da dei strani tipi…”
    “Strani tipi?” chiese Rinne.
    “Dei tipi incappucciati con delle maschere da teschio sul volto. Hanno detto di appartenere ad una certa Damashigami Company…” fece Ichigo, mentre Rinne abbassava sconsolato la testa.
    “Ancora loro.” Sbottò. “Che cos’ha in mente questa volta?”
    “Ha?” ripeté Marco.
    “Il presidente della Damashigami Company.” Spiegò lo Shinigami. “Lo affronto praticamente da quando sono bambino. La sua… azienda… ha come scopo quello di raccogliere più anime possibile a scopo di lucro, e non importa se le anime in questione hanno ancora un corpo in vita o no.”
    “In pratica… uccidono?” disse con un fil di voce Tsuna.
    “Esatto. A loro basta prendere più anime possibili.”
    “E avendo visto un gruppo di apparenti bambini come noi, avranno deciso di attaccarci… Peccato che non avessero considerato il fatto che siamo custodi.”
    “Però prima di andarsene, hanno detto qualcosa sul fatto che conoscevano un mezzo Shinigami come me.” Ricordò Ichigo. “E che era il figlio del presidente.”
    In quel momento tutti si girarono verso Rinne, che sospirò.
    “Inutile che lo nasconda.” Disse. “Sì, il presidente della Damashigami Company è mio padre… ma io non ho alcuna intenzione di diventare come lui. Inoltre… è a causa sua se sono perennemente in rosso!”
    “Eh?” esclamò Pan. “No, aspetta, fammi capire… tuo padre è il capo di un gruppo di non-so-che-cosa-siano e tu ti preoccupi dei soldi?!”
    “Quando tuo padre ti entra come un ladro in camera per rubarti il salvadanaio e per farla franca ti dice che tua madre è morta, un piccolo trauma ti rimane, sai?” replicò Rinne.
    “Mi ricorda vagamente qualcuno…” mormorò Ranma.
    “Okay, e un mistero è risolto. Ora possiamo cercare di capire chi erano quelle quattro ragazze invincibili?” propose Ryoga.
    “Ottima domanda. Peccato che non ne abbiamo la più pallida idea.”
    “Forse però sappiamo chi è l’ultima arrivata.” Disse Mamiya.
    “Ovvero?” fece Shinji.
    “Un altro emissario di Lucis. Menma ci aveva detto che ne sarebbe arrivato uno più forte di lei.”
    “Però conosceva le ragazze che ci hanno aggredito. Forse ci conviene tornare indietro e prenderne almeno una per farla parlare.” Disse Inuyasha.
    “Non credo sia così facile.” Replicò Pan. “C’era qualcosa di strano nelle loro aure.”
    “Aure? Vuoi dire che tu sei in grado di percepire la presenza delle persone?” chiese Rinne.
    La Sayan annuì.
    “E la loro… era tutta concentrata in un solo punto. Non mi era mai successo con nessun altro. Okay, sono abituata a quella di mio nonno, che quando usa tutta la sua forza si sente anche a mondi di distanza, però…”
    “Senza considerare la loro incredibile capacità di rigenerazione.” Continuò Edward. “Era allo stesso livello di quella degli Homunculus.”
    “E si definivano maghe.” Rifletté Natsu. “Però i loro poteri erano veramente singolari.”
    “Speriamo solo di non doverle più incrociare.” Disse Shinji.
    “Stai scherzando, vero?” esclamò Black Star. “Io vado subito a cercarle e dimostrerò che sono una divinità!”
    “Non essere idiota!” gli urlarono tutti contro.
    “Dobbiamo prima studiare una strategia decente per affrontarle. E inoltre dobbiamo superare questa prova.” Disse Sora.
    “Certo che voi ne avete di problemi, eh?”
    “E siamo fortunati che nonostante la sua presenza…” e qui Ran indicò Conan. “…ci limitiamo a questi.”
    Il bambino alzò gli occhi verso il cielo.
    “Te l’ho già detto: è solo una pura coincidenza se nel nostro mondo ovunque andassi c’era qualche caso di omicidio da risolvere.”
    Rinne lo guardò sorpreso.
    “In pratica se ti dovesse seguire uno Shinigami, con te non mancherebbe mai il lavoro?” chiese.
    “È più o meno la stessa cosa che mi ha detto un ispettore di polizia del suo mondo.” Rispose Ichigo.
    “Padron Rinne!!!” urlò una voce, che risuonò nell’aria.
    Sopra tutti, apparve dal nulla un’enorme nuvola nera provvista di occhi e bocca, che si diresse verso Rinne, per poi trasformarsi in un piccolo gatto nero con il volto umano.
    “U-Un gatto!!!” urlò Ranma, saltando all’indietro con il terrore stampato sul volto.
    Tutti si girarono verso di lui sorpresi, tranne Akane e Ryoga, che invece sospirarono.
    “Padron Rinne, siamo nei guai!” continuò ad urlare, fermandosi di fronte allo Shinigami.
    “Che cosa succede Rokumon?” chiese lui.
    “La ruota… la ruota si è fermata!”
    “La ruota?” ripeté Asuka. “Che cos’è, non avete la ruota di scorta della macchina voi gatti parlanti?”
    Tuttavia Rinne si fece serio.
    “Ne sei certo?”
    “Sì! Sono tutti in agitazione, non era mai successo prima. Tua nonna mi ha chiesto di venirti a prendere.”
    “Va bene, arrivo subito.” Rispose, facendo per mettersi il suo mantello, ma venendo fermato da Ichigo, che afferrò il vestito.
    “Che cos’è successo? Di che ruota state parlando?”
    Rinne lo guardò serio.
    “La ruota della reincarnazione.” Rispose.
    “Padron Rinne! Non potete parlarne a normali-”
    “Sono quasi tutti custodi. E questo bambino è anche lui uno Shinigami.” Replicò il ragazzo, zittendo il gatto nero.
    “La ruota della reincarnazione?” chiese Edward. “Ovvero?”
    “Qui da noi funziona così: quando una persona passa a miglior vita, si ritrova nell’aldilà. Là deve salire sulla ruota della reincarnazione, che provvederà appunto a far reincarnare l’anima in un nuovo corpo, ma se si è fermata…”
    “Significa che in questo momento le anime si stanno accumulando, senza riuscire a tornare sulla Terra. È così?” completò per lui Ichigo, ricevendo un assenso in risposta.
    “Allora che cosa aspettiamo?” esclamò Ranma. “Portaci davanti a questa ruota! Un colpetto e ripartirà senza problemi!”
    “Per una volta sono d’accordo con lui.” Disse Ryoga. “Dove si trova questa ruota?”
    “Dove vuoi che si trovi?” rispose Rokumon. “Nell’aldilà.”
    “E come si ci arriva? Intendo, oltre a dover morire ci dev’essere un altro modo, no?”
    Rinne guardò il gruppo di fronte a sé.
    “Rokumon, quante persone riesci a portare?”
    Il gatto lo guardò sorpreso.
    “N-Non troppe… Ma non vorrà portarli con noi, vero?”
    “Sono quelli che stavamo cercando. Coloro che Lucis ci ha annunciato.”
    Rokumon si girò verso il gruppo, per poi sospirare.
    “Dovrò fare più viaggi.” Disse, per poi trasformarsi in un’enorme testa di gatto volante. “Forza, salite finché non vi dirò io basta. Poi tornerò a prendere gli altri.”
    “Senza offesa…” fece Pan, alzandosi in volo. “Ma se si tratta solo di volare, sono in grado di farlo da anni.”
    “Che cosa?” disse sorpresa Mamiya, mentre tutti i custodi si alzavano in volo. “Voi potete anche volare?”
    “Dopo un po’ ti abitui.” Replicò Marco. “E con tutto quello che ci è successo, questa è la cosa meno strana, credimi.”
    “Beh, questo ci aiuta notevolmente.” Disse Rokumon, per poi girarsi verso il gruppo di Ranma e Mamiya. “Allora se siete solo voi quattro non dovrei aver problemi.”
    “Tre!” esclamò Ranma, nascondendosi dietro Akane. “Io sopra un gatto non ci salgo!”
    “Si può sapere che cosa gli prende?” chiese Asuka, avvicinandosi.
    “Ecco… Ranma ha un puro terrore verso i gatti.” Spiegò Akane. “Suo padre dopo averlo comparso di pesce l’ha gettato in un covo di gatti affamati... E gli è rimasto il trauma.”
    “E lo credo bene.” Commentò Marco. “Chiunque avrebbe paura dopo una simile esperienza, però questo è un bel problema… Con questi corpi non possiamo nemmeno trasportarlo.”
    “Allora rimarrà qui, semplice no?” fece Asuka, per poi andare più in alto.
    “Asuka…” intervenne Ichigo, per poi alzare una mano verso Ranma. “Sai bene che in questo caso basta avvolgerlo con una barriera e trascinarcelo dietro.”
    Non appena ebbe detto ciò, il ragazzo con il codino si ritrovò avvolto dalla magia, cominciando a sollevarsi di qualche centimetro da terra.
    “Come…” cominciò Ranma, venendo subito interrotto da Sora.
    “Insegnarti a volare ci porterebbe via più tempo di quanto ne abbiamo. Questa è la soluzione più veloce che abbiamo per far volare qualcuno che non è in grado di farlo.”
    “Aspetta… stai dicendo che chiunque può imparare a volare?!” esclamò Ryoga.
    “Certo.” Rispose Pan. “Io ho imparato a pochi anni, senza alcun problema. E nel mio mondo, erano diverse le persone in grado di farlo.”
    “E avevano tutti quanti la coda?” chiese Mamiya.
    “Nel mondo d’origine di mio nonno sì, ma è stato distrutto molti anni fa, e gli unici sopravvissuti sono mio nonno e Vegeta.”
    “Il buon vecchio pacifico Vegeta…” disse ironico Marco. “Le sue gesta, come quelle di tuo nonno, sono arrivate un po’ ovunque.”
    “Eh eh…”
    “Okay, ora basta perdere tempo. Seguitemi.” Fece Rinne, mettendosi addosso il suo kimono, sparendo alla vista di tutti tranne che di Mamiya, Ichigo e Rokumon.
    “E noi come facciamo a seguirti se non possiamo né vederti né sentirti?” chiese Asuka.
    “Seguite me.” Rispose Rokumon, mentre Akane, Ryoga e Mamiya salivano sulla testa. “Io posso scegliere se essere invisibile o no.”
    “Perfetto.” Disse Riku. “Allora andiamo!”
    Rokumon si alzò in volo, per poi dirigersi verso il cielo, seguito da tutti i custodi.
    Non appena furono abbastanza lontani, Homura apparve da una via, guardando il gruppo diventare sempre più piccolo.
    “Buona fortuna. Io purtroppo non posso fare di più. Spero solo che le altre non vi diano altri problemi…”
    Ma il rumore di un passo la distrasse, costringendola a girarsi.
    Dietro di lei c’era la figura ammantata di grigio, che rimase ferma ad osservarla.
    “E tu chi sei?” chiese lei, estraendo dal suo scudo un fucile, che gli puntò contro.
    La figura rimase in silenzio, limitandosi ad avvicinarsi lentamente alla ragazza, per poi superarla.
    Homura si girò subito.
    “Tu…” fece incredula. “Non è possibile… Come puoi-”
    Ma fu interrotta dalla figura, che tirò fuori da sotto il mantello la mano sinistra, avvolta da un guanto bianco, portando l’indice di fronte al volto oscurato, intimandola a fare silenzio.
    Homura sembrò prendersela per quell’ordine silenzioso, ma alla fine sospirò.
    “Non so che cosa tu ci faccia qui… Ma guai a te se fai qualcos’altro contro di loro. Ti ringrazio per avermi salvata prima, ma non credere che questo sia sufficiente perché io mi fidi di te.”
    La figura non rispose, limitandosi ad alzarsi in volo e seguire a distanza i custodi.
    Homura si girò, allontanandosi e scomparendo nel nulla.


     


    “Ma fin dove dobbiamo salire? Nello spazio?” esclamò Asuka.
    “Siamo quasi arrivati.” Rispose Rokumon.
    Neanche il tempo di dirlo che lo scenario attorno a loro cominciò a cambiare, cominciando a diventare sfocato, per poi prendere lentamente i contorni di una piccola città, al centro della quale c’era un’enorme ruota rossa, immobile, circondata da un lago, unito ad un fiume che attraversava il centro abitato.
    Tutto ad un tratto, Rinne tornò visibile a tutti, nonostante continuasse ad indossare il suo mantello.
    “Q-Questo… sarebbe l’aldilà?!” esclamò sorpresa Asuka, guardandosi attorno.
    “Non è molto diverso dalla Soul Society…” commentò Ichigo, mentre atterravano su una strada ai bordi del fiume.
    La barriera attorno a Ranma si infranse, liberandolo.
    “E con questo, direi che sono stato in tutti i posti esistenti.” Fece Ryoga, scendendo da Rokumon, seguito dagli altri.
    “Ce ne avete messo di tempo.” Disse una voce.
    Tutti si girarono verso la sua fonte, vedendo Dark e Hikari che li salutavano con le mani.
    “Hikari?” chiese sorpresa Akane, guardando la custode.
    “Lunga storia.” Rispose lei, sorridendo.
    “Dark, tu sai che cosa sta succedendo qui? E soprattutto… come avete fatto a giungere qui da soli?” chiese Sora.
    “Ottima domanda.” Aggiunse Rinne. “Senza essere guidati da uno Shinigami, o purtroppo anche Damashigami, per i comuni mortali dovrebbe essere impossibile raggiungere questo luogo.”
    “Temo proprio di non rientrare nella categoria dei comuni mortali.” Rispose Dark. “E a essere sinceri, siamo arrivati qui per puro caso.”
    Rinne evocò la sua falce.
    “Cosa intendi dire?”
    “Intende dire che lui non è un normale umano.” Replicò una voce, anticipando una signora dai capelli bianchi e un kimono nero, dal volto tuttavia giovanile.
    “Nonna!” esclamò Rinne. “Tu lo conosci?”
    Ma la nuova arrivata non rispose, limitandosi ad avvicinarsi a Rinne e poi sfregarli con forza i pugni sulla testa.
    “Quante volte ti ho detto di non chiamarmi così ma signorina?” disse, mantenendo un sorriso sul volto.
    “I-Inquietante…” commentò Ranma, attirando così su di sé l’attenzione della donna.
    “Ma dimmi… c’è stata una strage per aver dovuto portare tutte queste persone insieme? E la maggior parte sono bambini.”
    “Ehi, guarda che noi siamo ancora vivi!” esclamò Marco.
    “Sono quasi tutti custodi.” Spiegò velocemente Rinne. “Però ora vorrei sapere che cos’è successo. La ruota dovrebbe essere impossibile da fermare!”
    “È stata l’oscurità.” Rispose Hikari. “Ma non siamo ancora riusciti a individuarne la fonte.”
    “L’oscurità?” ripeté il rosso. “Insomma, si può sapere chi siete?! Siete anche voi dei custodi?”
    “Sì e no.” Fece Dark. “Ma da quel che ho sentito, un emissario di mia madre ti aveva avvertito del mio arrivo.”
    Rinne spalancò gli occhi.
    “Non sarai…”
    “E io che credevo che fosse un’esagerazione degli altri.” Intervenne Ranma. “Dunque sei davvero su un altro livello rispetto a noi, eh?”
    “Sinceramente, non mi cambia poi troppo.” Rispose l’incarnazione dell’Equilibrio. “Sarò anche un essere superiore, ma per tanto tempo sono stato convinto di essere un umano con dei semplici poteri.”
    “E all’epoca era già in grado di distruggere un mondo…” fece ironico Marco.
    “Tu quindi saresti un essere superiore?” chiese Ryoga, squadrando Dark. “Se lo dite voi… Secondo me lo posso stendere in pochi secondi.”
    “Ha tenuto testa a mio nonno, e lui è molto più forte di me.” Disse Pan. “E io ti ho steso usando una minima parte della mia forza. Sicuro di ciò che affermi?”
    “Senza contare che Dark e Hikari hanno affrontato direttamente l’Oscurità stessa.” Aggiunse Ichigo.
    “Senti Dark…” cominciò Ranma. “Visto che adesso sei in possesso di nuovi poteri, non è che riusciresti a rimuovere una certa maledizione?”
    “Ancora con questa storia?” si intromise Rinne. “Lo avevi chiesto anche a me, senza però dirmi i dettagli, motivo per cui ho rifiutato.”
    “È imbarazzante… E preferisco non scendere nei dettagli se-”
    Ma mentre il ragazzo parlava, inciampò, cadendo direttamente nel fiume.
    “E tanti cari saluti al segreto.” Commentò Akane, sospirando, mentre Ranma usciva fuori dall’acqua.
    “Maledizione! Neppure nell’aldilà evito certe figuracce!” esclamò, mentre Rinne, Mamiya e Rokumon lo guardavano increduli.
    “M-Ma che cosa ti è… successo?” chiese la ragazza, mentre Ranma si strizzava i vestiti.
    “È la mia maledizione. Ogni volta che mi bagno con dell’acqua fredda, mi trasformo in una ragazza.”
    “Oh cielo, questo sì che è un problema.” Fece la nonna di Rinne.
    “Mi dispiace.” Disse Dark. “Ma non posso alterare solo per te l’ordine dei mondi. In più questo non è neppure il tuo mondo d’origine, di conseguenza non posso aiutarti.”
    Sentendo ciò, Rinne si girò verso Ranma, Akane e Ryoga.
    “Come sarebbe a dire?”
    “Beh, la verità è che noi proveniamo da un altro mondo, e siamo capitati nel vostro per puro caso.” Rispose Akane.
    “Ecco perché siete apparsi di punto in bianco nella nostra scuola.”
    “Comunque…” li interruppe Sora. “Non eravamo venuti qui per un altro motivo?”
    “In effetti, la situazione al momento è piuttosto grave.” Disse la nonna di Rinne, facendosi seria. “Le anime cominciano ad accumularsi, e questo non va bene.”
    “Per una volta concordo con te.” Disse una voce, mentre da poco lontano un uomo vestito di bianco si avvicinava.
    I custodi rimasero sorpresi nel constatare l’incredibile somiglianza che aveva con Rinne, e ancora di più quando quest’ultimo, senza perdere troppo tempo, gli sbatté in testa la parte piatta della falce.
    “E tu che ci fai qui?” chiese freddo lo Shinigami.
    “Mi hanno avvertito che alcuni miei sottoposti hanno stupidamente attaccato dei custodi privi di soldi, e così ero venuto a scusarmi con loro. Poi ho saputo della ruota e sono venuto a controllare.”
    “Perché ho l’impressione che sia più dispiaciuto per il fatto che eravamo senza soldi piuttosto che per l’averci attaccato?” commentò Marco.
    “Cosa vuole guadagnarci il presidente della Damashigami Company?” chiese la nonna di Rinne, guardando minacciosamente l’uomo.
    “Non te la si può fare, eh?”
    “Nonostante tutto sono tua madre, e so bene che cosa ti passa per la testa, Sabato.”
    L’uomo sospirò.
    “La questione è molto semplice. Se la ruota non riprende a girare, noi Damashigami non avremmo più alcun guadagno nel portare le anime nell’aldilà, perciò è tutto nel nostro interesse aiutare a ripristinare la situazione.”
    Rinne continuò a guadarlo male, per poi girarsi verso Dark e Hikari.
    “Dicevate che è stata l’oscurità a fermare la ruota. Come può averlo fatto?”
    “Escludo tramite degli Heartless. Temo che ci sia un custode oscuro dietro a tutto questo.”
    “E io credo di sapere di chi si tratta.” Fece Black Star, serio.
    “Dici sul serio?” chiese Shinji.
    “Non sono mai stato un asso nella percezione delle anime… anzi, faccio prima a dire che sono mai stato in grado di usarla. Tuttavia ho una strana sensazione da quando siamo arrivati qui. Una sensazione che ho già affrontato più volte.”
    Dark annuì.
    “Capisco. Allora se le cose stanno così, direi che il vostro compito è quello di fermarlo.”
    Black Star sorrise, mentre Tsubaki si trasformava in Keyblade.
    “Consideralo già fatto.” Rispose, per poi saltare in alto, creando una sfera di fuoco che lanciò verso la ruota.
    “Fermo! Così la distruggerai!” esclamò Rinne.
    Ma con sua sorpresa, dalla ruota uscì una lama nera, che distrusse la magia come se niente fosse.
    “Che cosa…?” fece Ranma, preparandosi a combattere.
    “Non so come comportarmi…” disse una voce, mentre sulla ruota si apriva un varco oscuro, da cui uscì Crona. “…con chi mi scopre.”
    “Quello è Crona!” esclamò Saiko, riconoscendo l’avversario ed evocando il Keyblade.
    “Chi è?” chiese Rinne.
    “Un custode oscuro, scelto direttamente dall’Oscurità.” Rispose Tsuna, mentre sulla sua fronte appariva la fiamma e il suo sguardo si faceva serio.
    “Vediamo di ridurlo a un mucchio di cenere!” esclamò Natsu, creando attorno a sé un tornado di fuoco.
    Nello stesso instante intorno a Pan si alzò dal nulla un forte vento, mentre i suoi capelli andavano verso l’alto, per poi cambiare di colpo colore, diventando di un forte biondo.
    I vestiti di Ichigo cambiarono subito, lasciando dietro di sé il suo corpo ed evocando il Keyblade, che fu subito avvolto dalla sua aurea nera.
    Shinji invece evocò la sua lancia, che puntò subito all’indirizzo di Crona.
    Black Star invece rimase fermo sopra di loro, con il Keyblade in mano.
    “Non sottovalutatelo.” Disse semplicemente.
    Come se volesse dargli ragione, dalla schiena del custode oscuro cominciò ad uscire una vera e propria onda nera, che prese lentamente le sembianze di un enorme essere umanoide nero con una grande X bianca sul volto ai cui lati si trovano gli occhi, anch’essi completamente bianchi.
    Improvvisamente, sul vuol volto apparve una bocca, che spalancò subito, emettendo un urlo che costrinse tutti a tapparsi le orecchie.
    “Che cos’è quella cosa?!” urlò Ranma.
    Mentre diceva ciò, Crona alzò le mani di fronte a sé, creando una sfera oscura che lanciò contro i custodi.
    “Maledizione!” sbraitò Black Star, colpendo con una di fuoco e distruggendola.
    Il mostro chiuse la bocca, che si volse subito a un sorriso inquietante, imitato da Crona.
    Di fronte a lui apparvero quattro varchi oscuri, da cui uscirono le quattro ragazze che prima li avevano attaccati.
    “Cosa?!” esclamò Ichigo, guardandole sorpreso. “Quindi erano dalla sua parte?”
    “La follia è molto potente se unita all’oscurità.” Rispose Crona.
    “La follia?” ripeté Mamiya.
    “È la forza di Crona, e se è riuscito a unirla all’oscurità, il mix potrebbe rivelarsi veramente pericoloso.” Rispose Edward.
    “Esatto mocciosi!” urlò il mostro di Crona. “È grazie a questo mix che siamo riusciti a manipolare queste quattro ragazze, facendole passare dalla nostra parte!”
    “E sembra senza che loro se ne possano rendere conto…” commentò Pan.
    “Ecco perché sentivo che c’era qualcosa che non tornava.” Disse Tsuna. “Sono come vuote.”
    “E tu come fai a dirlo?”
    Il decimo sorrise.
    “Diciamo che non ho ancora usato tutte le carte a mia disposizione contro i nostri nemici.” Rispose, per poi far partire dalle mani due fiammate, raggiungendo Black Star.
    Madoka evocò il suo arco, che puntò contro di loro, per poi lanciare diverse frecce nella loro direzione.
    I due custodi le evitarono facilmente, per poi avvicinarsi ulteriormente.
    “Non possono vincere contro di loro.” Disse una voce dietro agli altri custodi.
    Tutti si girarono, ritrovandosi di fronte Kyubey.
    “Tu non sei quello strano animale che stava con loro?” chiese Edward, puntandogli contro il Keyblade.
    “Sì. Sono stato io a farle diventare delle maghe. E sempre io a dirle di attaccarvi, ma non pensavo di essere manovrato. Mi avevano garantito che sconfiggendo voi custodi avrei potuto impedire l’entropia dell’universo. Purtroppo, ho scoperto troppo tardi che non era così.”
    I custodi lo guardarono curiosi.
    “Cos’hai a che fare con l’entropia?” chiese Dark.
    “Voi meglio di me sapete che l’universo è prossimo alla sua scomparsa. Il mio compito è quello di impedire che la sua energia si esaurisca. Per questo, da sempre, mi sono occupato del mondo da cui provengono Madoka e le altre. Trasformando alcune specifiche ragazze in maghe, la loro energia permette all’universo di resistere, ma ora nemmeno questo era sufficiente, per questo ho cercato altre soluzioni.”
    “Che stupidaggine.” Fece Asuka. “Se bastasse così poco, noi custodi saremmo inutili, no?”
    La creatura non fece una piega, mostrando sempre il suo sorriso.
    “Ma non è tutto, vero?” disse Dark, guardandolo. “Che cosa fai esattamente a quelle ragazze?”
    “Io offro loro un desiderio, che possono usare per chiedere quello che vogliono. Un oggetto, la guarigione di una persona, anche di cambiare la struttura dell’universo, se il loro potenziale è sufficiente.”
    “Bello… e dov’è la fregatura?” chiese Marco.
    “La loro anima viene estratta dal loro corpo, venendo compressa in una gemma, la Soul Gem. Grazie ad essa, non devono preoccuparsi di ciò che succede ai loro corpi, perché non proveranno alcun dolore. E finché la Soul Gem sarà integra, non possono morire.”
    “Ecco perché la loro aurea era diversa…” fece Pan.
    “In pratica le hai rese… degli zombie!” esclamò incredula Ran.
    “Voi umani le definite sempre così, ma non è tutto. A lungo andare, le maghe esauriscono il loro potere. E quando questo succede… si trasformano in streghe. L’oscurità si impadronisce delle loro Soul Gem e le trasforma.”
    “Questo significa…” cominciò Edward, per poi spalancare gli occhi.
    “Dobbiamo fermare Crona subito!” esclamò Ichigo.
    Ma proprio mentre diceva ciò, Crona creò una lancia d’oscurità, che scagliò contro di loro, più precisamente contro Saiko.
    Il mangaka evocò il Keyblade e cercò di deviarla.
    Ma prima che lo raggiungesse, una figura avvolta da un mantello grigio si mise in mezzo, facendo deviare la lancia con un raggio laser proveniente da dentro il mantello.
    Dark e Hikari, come gli altri, guardarono sorpresi la figura.
    “E tu chi sei?” chiese Saiko, fissando il nuovo venuto.
    Lo sconosciuto si girò per guadarlo, senza però levarsi il mantello che gli oscurava il volto.
    “Attento!” urlò Shinji.
    La figura si voltò, riuscendo ad evitare per un soffio la lancia di Kyoko, che prese solo il mantello, portandoglielo via.
    “Che cosa?!” esclamò Riku incredulo, come anche Marco e diversi altri custodi.
    Di fronte a loro c’era il Blue Ranger, con in mano la sua pistola laser.
    “J-Justin?” fece Saiko al ranger, che però non rispose e alzò verso Kyoko la pistola.
    “E tu chi sei?” chiese quest’ultima. “Un amante dei costumi strani?”
    Il Blue Ranger sparò subito una serie di proiettili laser, che la maga deviò con la lancia.
    “Ti ci vorrà ben altro per sconfiggermi! Riprovaci!”
    Ma non appena ebbe detto ciò, il Blue Ranger scomparve, riapparendo alle sue spalle e colpendola alla testa con qualcosa che i custodi non riuscirono a vedere subito.
    Solo quando Kyoko cade a terra priva di sensi i custodi riuscirono a distinguere l’oggetto.
    Era il Keyblade di Justin, ancora completamente privo di colori, che il Blue Ranger impugnava senza difficoltà.
    Poi, senza dire niente, alzò una mano verso le restanti maghe.
    Dal nulla apparvero decine di catene, che circondarono subito le tre ragazze, per poi farle cadere a terra incapaci di muoversi.
    “Cosa?” fece Crona, senza però mostrare alcuna emozione. “Come ha fatto? Non so come comportarmi con gli imprevisti!”
    “Idiota!” gli fece la sua creatura. “Sai bene chi è! E deve morire!”
    Crona mostrò subito lo stesso sorriso di prima.
    “Giusto.”
    “Non te lo permetteremo!” esclamarono insieme Black Star e Natsu, scagliandosi contro di lui, entrambi con un pugno.
    “Ugh…” fece Natsu, arretrando e guardandosi la mano. “Ma di che cos’è fatto? Mi è sembrato di colpire il ferro.”
    “È in grado di solidificare il suo sangue, rendendolo sia un’arma che una difesa perfetta.” Spiegò l’assassino, mentre la sua mano libera veniva avvolta da degli strani fulmini. “Per questo bisogna colpirlo direttamente… con l’anima!” urlò, lanciandosi nuovamente all’attacco e colpendolo in pieno.
    Questa volta il custode oscuro si piegò per il dolore, sputando del sangue nero.
    “Anima, eh?” fece Pan, cominciando a caricare la sua onda energetica. “Vediamo se va bene anche l’energia. Spostatevi da lì!”
    Black Star e Natsu obbedirono, lasciando Crona da solo.
    Pochi instanti dopo la Sayan lanciò il suo attacco, la cui onda d’urto spinse indietro Rinne e gli altri non custodi.
    Il mostro si mise di fronte a Crona, poco prima che entrambi venissero investiti in pieno dall’onda, scomparendo dentro essa.
    “C-Chi accidenti è quella bambina?” balbettò incredulo Ranma, mentre Pan faceva esaurire l’attacco.
    Sopra di loro, non appena l’onda scomparve, riapparve Crona, senza però il suo mostro e con diverse bruciature su gran parte del corpo.
    “Dolore…” disse, guardando il suo sangue uscire e cadere giù.
    Dietro di lui l’enorme ruota ricominciò lentamente a girare.
    “È finita Crona!” gli urlò Black Star. “Faresti bene ad arrenderti!”
    “Non posso… Non so come comportarmi se mi arrendo…”
    Ma prima che potesse continuare, il Blue Ranger apparve dal nulla davanti a lui, con il Keyblade in mano.
    Crona spalancò gli occhi spaventato, mentre il suo avversario spostava velocemente la chiave leggendaria per dargli il colpo di grazia.
    “No!” fece in tempo ad urlare Crona, prima di ritrovarsi infilzato dalla chiave leggendaria all’altezza dello stomaco.
    “AHHHH!!!!” continuò ad urlare, mentre dal suo corpo uscirono decine di spuntoni neri, che il Blue Ranger evitò saltando all’indietro.
    “MALE!!!” gridò il custode oscuro, sparendo in un varco.
    Il Blue Ranger rimase fermo al suo posto, limitandosi a girare la testa verso i custodi.
    “J-Justin…” fece Marco. “Sei tu?”
    Il Blue Ranger come risposta creò una sfera di luce, che lo avvolse completamente, accecando i presenti.
    Quando essa scomparve, di lui non c’era più alcuna traccia.
    “Perché se n’è andato così?” esclamò Saiko.
    “Justin era stato eliminato.” Disse Dark, sorpreso quanto gli altri. “Ryo e Koji hanno detto che il suo cuore non è volato via quando il suo corpo si è dissolto, il che significa che è stato distrutto.”
    “Però quello era senza dubbio il suo Keyblade. E solo lui poteva usarlo.” Continuò Hikari, altrettanto incredula. “E indossava la sua tuta, che poteva essere indossata solo da lui, e che era andata persa con la sua sconfitta.”
    “Quindi sarebbe un impostore?” esclamò Tsuna. “Mi rifiuto di crederlo! Perché ci avrebbe aiutato altrimenti? Ne sono sicuro, non aveva cattive intenzioni!”
    “Sono d’accordo con loro.” Fece Rinne. “Uno non aiuta gli altri senza motivo. Soprattutto se questi vengono tutti da mondi diversi.”
    “Ad ogni modo, l’importante è che la ruota abbia ripreso a girare.” Disse sua nonna, per poi voltarsi verso le quattro maghe. “Però di loro che ne facciamo?”
    “Non preoccupatevi.” Rispose Kyubey, avvicinandosi. “Le riporterò io nel loro mondo d’origine. E farò in modo che dimentichino tutto quello che è successo. La loro psiche potrebbe uscirne sconvolta se dovessero rendersi conto di aver aiutato un essere oscuro. Gli umani… non li capirò mai.”
    Dark lo guardò andare dalle ragazze, per poi scomparire nel nulla con esse.
    “Quello sì che era un essere strano.” Commentò Shinji.
    “Ma a noi non importa.” Fece Dark, per poi aprire un varco. “Ad ogni modo, complimenti. Direi che anche la seconda prova è superata.”
    “Adesso che cos’hai in mente per noi?” chiese Marco. “Renderci un esercito di zombie?”
    “Ti ho già detto che non ricordo le prove. L’unico modo per scoprirle… è andare avanti.”
    “Evvai…” fece sarcastico Sora. “Mi sono bastati due mondi per averne abbastanza di trasformazioni… spero che sia finita.”
    Detto ciò, tutti i custodi attraversarono il varco, lasciando indietro solo i due rappresentati dell’Equilibrio.
    “Così ve ne andate già?” chiese la nonna di Rinne. “Il nostro mondo è in debito nei vostri confronti.”
    “Aspettate a festeggiare. La guerra è sempre più vicina.”
    “Beh, significa che la mia società avrà più lavoro.” Commentò Sabato, poco prima di ricevere nuovamente la falce del figlio sulla testa.
    “Tu te ne starai buono per un po’!” disse Rinne.
    “E noi?” chiese Ryoga. “Puoi almeno riportarci al nostro mondo?”
    “Credo sia meglio per voi restare qui.” Rispose Hikari. “E poi, avrete modo di imparare nuove tecniche, no? Chissà, forse potreste esserci d’aiuto nella guerra.”
    “Se ci sono avversari forti, volentieri!” esclamò Ranma, per poi rivolgersi a Rinne. “Accetti allievi? Sembra che la tua professione di Shinigami ti porti spesso a combattere, se vai in giro con una falce.”
    “Non proprio sempre, ma qualche volta capita.” Rispose Mamiya.
    “Allora ci vediamo la prossima volta. Cercate di resistere all’oscurità.” Disse Dark, sparendo con Hikari nel varco.
    “Allora noi possiamo tornare nel mondo dei vivi.” Fece Rokumon.
    Ranma si girò lentamente verso di lui, per poi saltare in alto e andare a nascondersi dietro ad Akane.
    “Perché non gli ho chiesto di insegnarmi a volare?!” urlò terrorizzato, facendo scoppiare tutti a ridere.




    Info capitolo



    Edited by darkroxas92 - 12/6/2012, 09:38
  14. .
    In occasione del compleanno di Dark, ecco qui il nuovo capitolo!
    Finalmente l'esame dell'Equiilibrio ha inizio! E con esso, anche una serie di capitoli di quella che verrà definita "Follia Darkroxasiana", dato che non so come altrimenti definire queste idee XD.
    Inoltre, questo capitolo è anche un mio ringraziamento a Liberty89, per l'enorme aiuto che mi da come beta reader.
    E ora, prima di lasciarvi a tanto attesso capitolo 73, le risposte alle recensioni!

    @ Armitrael: Io ho solo detto che ha aiutato l'Equilibrio, non che sia sparita XD. Se poi è una guardiana o una custode, per scoprirlo dovrai aspettare la guerra XD. Per i Lord del Keyblade... vedrai, vedrai... sai che non faccio nulla per caso XD
    @ Liberty89: Eh, il Keyblade di Justin sarà un bel mistero di questa saga, come già sai XD. Black Rock Shooter mi sembrava il personaggio più adatto, dato che anche nella sua versione priginale si muove tra luce e tenebre XD

    Detto ciò, vi lascio al nuovo capitolo! E se avete dubbi sui personaggi, ricordatevi di guardare le info a fine capitolo!

    Capitolo 73: La prima prova! Changes e nuovi incontri! - Torna all'indice dei capitoli
    Un bambino dai capelli castani sospirò.
    “Che noia… non succede mai nulla d’interessante…” si lamentò.
    “A chi lo dici.” Rispose un altro bambino, dalla pelle scura e privo di capelli. “E io che speravo che dopo l’annuncio di Aqua avrebbero sospeso le lezioni per farci apprendere tecniche di combattimento!”
    “Magari! Invece ci hanno relegato come se niente fosse alla solita monotonia scolastica.” aggiunse un terzo bambino dai capelli biondi, con un vistoso apparecchio sui denti.
    “Come vorrei che accadesse qualche novità…” fece il castano, per poi abbassare la testa verso il tavolo. “Ovviamente non è una frase rivolta a voi.” mormorò.
    “Davvero?” rispose una voce, che sembrava provenire da una gomma verde. “E dire che ero già pronto ad esaudire la tua richiesta.”
    “Cosmo! Non vorrai combinarne un’altra delle tue, vero?!” fece la matita rosa accanto.
    Il ragazzo sospirò.
    “Direi che sono già abbastanza nei guai. Tra poco ci sarà un test e io prenderò la mia ennesima F…”
    “Ehm… e l’imminente guerra annunciata?”
    “Tanto non succede nulla! C’è stato giusto quel piccolo venticello…”
    “Ehi Timmy!” disse il bambino con l’apparecchio. “Non per interrompere il tuo monologo con la cancelleria, ma quel ‘piccolo’ venticello ha provocato danni da milioni di dollari.”
    “Senza considerare che gli strumenti più tecnologici non sono riusciti a capire da dove provenisse.” Fece l’altro.
    “Sai che roba. Qui gli scienziati non saprebbero capire nemmeno se una stella è spenta o no.”
    Il bambino sospirò nuovamente.
    “Non chiedo troppo, solo un po’ di-”
    Ma mentre stava per concludere la frase, il muro alle sue spalle esplose, lasciando giusto una sagoma di cemento precisa a lui.
    “…movimento…” terminò, per poi girarsi lentamente.
    “Alchimista da quattro soldi!” urlò una voce maschile, poco prima che una ragazza dai lunghi capelli biondi, avvolta in un mantello dorato facesse il suo ingresso dalle rovine della parete, atterrando tra i banchi.
    “Ti ho già detto che io non c’entro niente!” urlò rivolgendosi a qualcuno.
    “Idiozie! Tu sei l’unico che poteva farlo!” rispose un ragazzo dai corti capelli color rame, con addosso una tuta rossa come il fuoco, entrando anche lui nell’aula, con una sfera di fuoco in mano.
    “Perciò preparati a dire le tue ultime preghiere!”
    “Fermati!” disse una voce femminile, mentre una seconda ragazza, dai lunghi capelli castano scuro e con una maglietta bianca a maniche corte, li raggiungeva.
    “Che vuoi tu?” gli sbraitò contro il ragazzo.
    “Se non te ne fossi accorta, siamo sbucati in mezzo ad una scuola!” rispose lei.
    Il ragazzo a quel punto si fermò, guardandosi attorno.
    Gli studenti li stavano guardando con occhi spalancati.
    “T-Timmy…” fece il bambino calvo. “La prossima volta che desideri interrompere la monotonia, vedi di far accadere cose di entità ‘leggermente’ meno grave…”
    Ma il bambino non rispose, limitandosi a guardare i tre nuovi arrivati.
    Poi, senza pensarci due volte, prese la gomma e la matita, per poi uscire di corsa dall’aula.
    “Uhm… io sarei della sua stessa idea…” disse il bambino biondo. “Per quanto questo scontro potrebbe risultare fantastico, quella sfera di fuoco m’ispira poca fiducia…”
    “Cavoli…” fece il ragazzo, facendo sparire la magia. “Se non fosse che ho paura delle conseguenze, non mi fermerei di certo. La mia vendetta sarà molto lenta e dolorosa.”
    “Ma perché capitano tutte a me… Prima Winry che mi tirava le chiavi inglesi in testa, ora la pazza psicopatica che è convinta di essere la migliore, ma che alla fine si fa battere da tutti…”
    Sentendo ciò, il ragazzo chiuse le mani a pugno.
    “Scusa, potresti ripetere le ultime parole? Credo di non aver capito bene…”
    “Forza Asuka, calmati…” fece l’altra ragazza.
    Ma prima che potesse aggiungere altro, una sfera di fuoco la colpì in pieno, facendola volare indietro.
    “E tu sta’ zitto, StupiShinji! Credi che non abbia capito che cosa stai pensando?! Dopotutto sei pur sempre un pervertito, altro che divinità!”
    “Sinceramente, credo che dargli del pervertito sia come dire che Dark è buono e innocuo come un agnellino… E credo che se dovessimo vederlo così, possiamo pure considerarci spacciati.”
    “Ehm… scusate se v’interrompo…” fece il bambino biondo, avvicinandosi con timore. “Ma avete intenzione di conquistare o di distruggere la Terra? No, giusto per sapere…”
    “Distruggere? Non ne abbiamo la minima intenzione.” fece Shinji, rientrando nell’aula, mentre le bruciature sul suo corpo scomparivano nel nulla. “Però Asuka, dovresti controllarti meglio. Se fossi stato un normale essere umano, sarei potuto morire.”
    “Umpf. Tanto non lo sei, no? Tu sei il grande Shinji Ikari, la divinità che ci aiuta… Ma fammi il piacere!”
    “Potrei sapere come mai ti rivolgi a lei come se fosse un maschio? E perché la chiami divinità?”
    “Perché uno, lui non è una ragazza; secondo, perché è veramente una divinità.”
    Sentendo ciò, i due ragazzi si girarono verso Shinji, con occhi spalancati.
    “Ehm… che cosa vi prende?” chiese lui, osservando uno strano luccichio nei loro occhi.
    “Quindi hai usato i tuoi poteri divini per trasformarti e mischiarti a noi?!” esclamò il bambino biondo. “Piacere, io sono Chester. Dimmi, accetti apprendisti?”
    Ma prima che potesse continuare, fu spinto via dall’altro.
    “Io sono A.J.! Immagino che tu sia a conoscenza di tecnologie decisamente superiori alle nostre. Sei disposto a condividere le tue conoscenze con il più grande scienziato di questo pianeta, ovvero me?”
    “Modesto, il bambino…” fece una voce maschile, mentre un bambino con una coda, molto simile a Goku entrava nell’aula, passando per la porta. “Di sicuro però è più intelligente di voi… esistono le porte, sapete?”
    “Aspetta… tu non sarai mica…”
    “Già, sono Pan, e la situazione è già abbastanza imbarazzante di per sé, perciò se non vuoi che ti distrugga, evita di commentare. Altrimenti potrei farti una foto e mandarla a Winry e a tuo fratello. Chissà le risate che si farebbero.”
    “Non oserai…”
    “Suvvia Pan, siamo tutti un po’ a disagio.” fece una voce femminile, anticipando un gruppo di sei ragazze, che entrò nell’aula.
    “Anche voi?!” esclamarono in contemporanea Ed e Asuka.
    “Per piacere, non ricordatemelo. Se Azuki o Takagi lo scoprono, non avrò più il coraggio di farmi vedere…” disse una ragazza dai capelli neri misti al blu, che cadevano fino alle spalle. “Nemmeno Shujin nelle sue idee più malate era arrivato a tanto.”
    “E io che dovrei dire? Già prima avevo bisogno di un bravo psichiatra ma ora dove lo trovo uno che riesca a resistere più di cinque minuti prima di scappare o di farmi rinchiudere in manicomio?!” fece un’altra, con i capelli scuri e corti. “Non bastava affrontare decine di migliaia di creature diverse, vero?”
    “Maledizione!” sbraitò una ragazza dai capelli bianchi, con due orecchie da cane che sbucavano tra essi. “Questa situazione è decisamente peggiore di quando c’è la luna nuova… almeno in quell’occasione non mi copro di ridicolo.”
    “Per quel che mi riguarda, sono contento che non ci sia nessun altro del mio mondo. Già quando divento un Hollow mi considerano spaventoso… ma se mi faccio vedere così, sarò io ad aver bisogno di uno Shinigami.”
    Dietro di loro si poteva vedere l’ultima ragazza, seduta a terra impegnata a disegnare dei cerchi col dito.
    “Perché a me… Prima un bambino serial killer decide di farmi diventare un boss mafioso, poi vengo trascinato per l’universo, e ora questo… Cos’ho fatto per meritarmi ciò?”
    “Tsuna è quello che l’ha presa peggio di tutti, eh?” fece Shinji, avvicinandosi al gruppo di custodi.
    “Dunque è questa la prima prova…” disse Saiko. “Credevo in qualcosa stile battaglia all’ultimo sangue o simili.”
    “Piuttosto… dove sono finiti gli altri?” domandò Pan.
    “Non ne abbiamo idea, ma sinceramente… sono un po’ curioso di vedere Dark.” replicò Inuyasha, sorridendo.
    “Se ci tieni così poco alla tua vita, fai pure. Io spero di non vederlo… perché so che scoppierei a ridere, e conoscendolo, mi ritroverei a vagare nello spazio aperto diviso in atomi.”
    “Cavoli… di nuovo così, eh?” fece una voce, mentre una ragazza dai capelli azzurri, con una stella sulla spalla e una tuta bianca li raggiungeva, affiancata da un ragazzo dai capelli neri raccolti in una lunga coda, con pantaloni e uno smanicato neri e delle bende attorno alle mani. “Almeno sembra che stavolta siamo cambiati solo d’aspetto.”
    “Già. L’altra volta a quest’ora avevamo già cominciato a dimenticarci cos’eravamo in origine.” fece il ragazzo.
    “Black Star e Tsubaki?” chiese Asuka, ricevendo due assensi come risposta. “Come sarebbe a dire ‘l’altra volta’?”
    “Ci è successa la stessa cosa nel nostro mondo. Noi e tutti gli altri, tranne Kid, ci siamo trasformati, però speravo che non mi capitasse più.”
    “Mondo? Scusate, ma voi da dove venite?” chiese A.J.
    “Da dove veniamo… Ognuno di noi, o quasi, viene da un mondo diverso.” Rispose Inuyasha
    “Che cosa?! Venite da altri mondi?! Ma allora voi siete-”
    “Sì, siamo custodi, lo sappiamo.” completò Asuka, come recitando una frase a memoria.
    “Custodi?! Volete dire che non siete piloti di Evangelion?” domandò sorpreso Chester.
    Asuka e Shinji sgranarono gli occhi, per poi girarsi verso il bambino.
    “Dove hai sentito quel nome?!” esclamarono insieme.
    “L’ha detto una ragazza che abbiamo visto qualche giorno fa.” Rispose A.J. “Ha detto che era un ex pilota di un robot gigante chiamato Evangelion, e che proveniva da un altro mondo.”
    I due piloti si guardarono.
    “Rei Ayanami!” esclamò Shinji. “Ma com’è possibile?”
    “Se non lo sai tu! Non dicevi che era scomparsa dopo che vi siete fusi?”
    “Così credevo.”

    Mentre i custodi chiedevano maggiori informazioni ai due bambini, Timmy guardava da lontano la scena, per poi correre a nascondersi in un corridoio buio.
    “Okay, ora spiegatemi…” disse, girandosi. “Non vi avevo detto di non esaudire il mio desiderio?”
    Di fronte a lui apparvero dal nulla due esseri volanti dall’aspetto umano, entrambi con una corona sospesa sulla testa, un paio di ali che gli permettevano di volare e una bacchetta dorata in mano.
    La prima aveva dei capelli rosa, mentre il secondo dei capelli verdi.
    “Infatti non abbiamo fatto nulla. Non abbiamo nemmeno alzato la bacchetta!” fece la rosa.
    “E allora perché quei tipi sono spuntati fuori dal nulla?! Distruggendo metà classe per di più! Crocker si metterà subito alla vostra ricerca, convinto che ci siate voi dietro! E sapete bene che se vi scopre, dovrete andarvene!”
    “Non ne abbiamo idea! Forse è stato qualcun altro…”
    “O forse sono arrivati qui per conto loro!” disse l’altro, per poi alzare la bacchetta e far apparire dal nulla una macchina fotografica. “Però direi che avresti ottimo materiale per uno scoop!”
    “Non m’interessa! Desidero che tutti loro tornino da dove sono venuti!”
    “Agli ordini!” esclamarono i due insieme, alzando le bacchette, che s’illuminarono.
    Ma pochi secondi dopo, le due bacchette emisero uno strano rumore, per poi afflosciarsi come se fossero state di carta.
    “E ora che cosa succede?” chiese Timmy, deglutendo.
    “È strano… sembra che il nostro potere non sia sufficiente. Com’è possibile?!”
    “Che siano anche loro degli esseri magici?” azzardò il bambino.
    “Anche se fosse, la nostra magia non dovrebbe fallire così. Non era mai successo prima…”
    “Timmy Turner!” urlò una voce, poco prima che una nuvola di fumo apparisse dal nulla, lasciando al suo posto un uomo decisamente alto e dai muscoli ben sviluppati, anch’egli con una corona volante sulla testa e in mano una bacchetta gigante, alta come lui.
    “Jorgen Von Strangle!” esclamò Timmy. “Che cosa ci fai qui?!”
    “Sono qui per causa tua! Hai attirato in questo mondo un essere superiore!”
    “Cos’ho fatto?!”
    “Ehm… no, non è così.” intervenne la fata dai capelli rosa.
    “Che cosa vuoi dire, Wanda?”
    “Sto dicendo che io e Cosmo non abbiamo fatto nessuna magia per far arrivare qui un essere superiore!”
    “E allora come sono arrivati lui e la sua combriccola?! Magari sanno usare la magia per conto loro, eh?!”
    “Maledizione!” fece una voce femminile, mentre di fronte a loro passavano una ragazza dai capelli rosa, affiancata da un gatto con delle ali. “Se scopro chi ha fatto questa magia…” Mentre diceva ciò sputò una fiammata dalla bocca. “Giurò che lo faccio arrosto!”
    “Suvvia Natsu, sai anche tu che esistono molti tipi di magia. Ora però, pensiamo a trovare gli altri.”
    Senza che si accorgessero dei quattro, Natsu e Happy se ne andarono, lasciandoli basiti.
    “Okay, forse come ipotesi non è impossibile, però la domanda che resta è: perché sono qui?”
    “Forse vogliono attaccarci. Dall’entrata che hanno fatto potrebbe anche essere.”
    “Allora perché non facciamo venire qui dei guerrieri in grado di tenergli testa e che non abbiano intenzione di attaccarci o di conquistare il nostro mondo?” propose Cosmo.
    I tre si girarono verso di lui, con occhi spalancati.
    “Presto, devo ordinare l’evacuazione del nostro mondo!” esclamò Jorgen, facendo sbattere la bacchetta per terra e sparendo in una nuvola di fumo.
    “Il fatto che Cosmo abbia avuto un’idea così geniale potrebbe davvero causare la fine del Fantamondo.” fece Wanda, scuotendo la testa.
    “Ma si può sapere che cos’ho detto?” chiede l’altro essere, non riuscendo a comprendere la loro reazione.
    “Niente, non preoccuparti. Beh, allora direi di mettere in pratica la sua idea. Desidero che portiate qui dei guerrieri in grado di tenere testa a quei tipi e che non abbiano intenzione di farci del male!”
    “Agli ordini!” esclamarono i due, alzando le bacchette, che s’illuminarono di nuovo.
    Immediatamente, al loro fianco apparve una nube.
    “Come stavo dicendo…” fece una voce proveniente dal suo interno. “Se noi aggiungessimo questa micro carica di plutonio, le nostre armi diventerebbero ancora più potenti.”
    “Teoria interessante, ma secondo me, se uniamo al plutonio anche dell’idrogeno, la carica sarebbe maggiore.”
    Quando la nube cominciò a svanire, di fronte a Timmy, Cosmo e Wanda si resero visibili quattro pinguini, di cui tre seduti per terra, mentre il quarto era di fronte ad una lavagna, affiancato da un bambino.
    “Potremmo anche aggiungere questo fattore mutageno.” Fece quest’ultimo, tirando fuori dalla tasca una fiala al cui interno c’era un liquido verde ben poco rassicurante.
    “E farlo bere a Rico, creando così un super pinguino mutante distruttivo! Con lui, non avremmo nessun problema nella guerra!”
    “Io ho paura…” disse Soldato, tremando vistosamente.
    “In effetti, comincio ad avere dei seri dubbi sul fatto di aver approvato la loro collaborazione, ma la cosa più preoccupante, è vedere Rico prendere appunti sulle loro idee.” fece Skipper, osservando l’ultimo pinguino con in mano un block notes e una matita con cui scriveva con evidente passione e interesse.
    Timmy nel frattempo si girò verso Cosmo e Wanda.
    “Pinguini parlanti e un bambino? Scusate, ma per guerrieri che cosa intendete voi Fantagenitori?!”
    “Abbiamo usato tutta la magia a nostra disposizione, e poi, non sappiamo nemmeno che cosa sono in grado di fare.”
    Solo in quel momento i cinque nuovi arrivati si girarono verso di loro.
    Immediatamente, Cosmo e Wanda nascosero le bacchette dietro la schiena.
    “Skipper, ho l’impressione che non ci troviamo più nella Città di Mezzo.” osservò Kowalski.
    “Ma davvero, non l’avrei mai capito.” rispose ironico lui. “Kowalsky, opzioni!” ordinò.
    “Ad una prima analisi, direi che ci troviamo in una scuola elementare. Siamo arrivati qui senza usare alcun varco, perciò è probabile che siamo stati risucchiati da un buco nero extra-dimensionale.”
    “Oppure uno dei miei amici potrebbe averci inghiottito dopo aver mangiato una scuola.” azzardò il bambino.
    “Lio, per quanto i tuoi amici, tra i quali ricordo in particolar modo il cupo mietitore, possano essere strani, non ti avrebbero mai mandato in una scuola, con tutti i tuoi tentativi di distruggerla, no?”
    “Suvvia, solo per qualche esplosione atomica e delle distorsioni spazio temporali…”
    “Quel ragazzo mi è simpatico.” Fece Timmy, attirando l’attenzione su di sé.
    “Rico, mitra!” ordinò Skipper, ricevendo subito l’arma dal pinguino, che la sputò dalla bocca come se niente fosse.
    “Chi sei?!” chiese, puntandogliela contro.
    “Un pinguino che può sputare un mitra? Fantastico!” esclamò il bambino.
    “Skipper, ci ha scoperto, che cosa facciamo?” domandò Soldato.
    “Potremmo sottoporlo a strazianti torture che farebbero chiedere pietà a chiunque… oppure potremmo usarlo come cavia per gli esperimenti di Kowalsky e Lio.”
    “Ecco… a dir la verità sono stato io a farvi arrivare qui.” fece Timmy.
    “Oppure potremmo estorcergli le sue conoscenze scientifiche per scoprire che cos’è in grado di fare!” s’intromisero i due scienziati.
    “Ecco…” cominciò Timmy, guardando con panico Cosmo e Wanda.
    “Timmy è un brillante scienziato, e noi siamo le sue invenzioni, in grado di realizzare qualsiasi cosa chieda!” esclamò Cosmo.
    Timmy e Wanda lo guardarono con occhi sgranati.
    “Okay, cominciò a perdere sempre di più la speranza di riuscire ad arrivare a fine giornata. È già la seconda idea geniale in pochi minuti. Non lo pensi anche tu, Wanda? Wanda?”
    Ma l’interpellata stava stringendo forte il collo di Cosmo, il cui colore della faccia stava diventando blu.
    “Tu chi sei?! Cosa ne hai fatto di mio marito?!” urlò Wanda, continuando a stringerlo con forza.
    “M-Ma cara, s-sono io!” rispose lui a fatica, cercando inutilmente di riprendere aria.
    “In grado di esaudire ogni tuoi desiderio in pratica, eh?” ripeté Skipper scettico. “Dimostracelo! Chiedigli un laboratorio attrezzato dove possiamo eseguire ogni sorta di esperimento!”
    Timmy lo guardò per qualche secondo.
    “Desidero quello che ha chiesto il pinguino!” esclamò infine.
    Wanda e Cosmo, col il volto ormai completamente blu tendente al viola, alzarono le bacchette.
    Tutto il gruppo scomparve, riapparendo in una stanza piena di ogni tipo di macchinario e di computer.
    “Fantastico!!!” gridarono insieme Kowalsky e Lio, mentre i loro occhi cominciarono a brillare per la gioia.
    Skipper osservava il tutto con il becco spalancato.
    “Incredibile…” riuscì solo a dire, per poi girarsi. “Ragazzo, hai tutta la nostra attenzione! Perché ci hai chiamato?”
    “La situazione è piuttosto complicata…” cominciò Timmy, cercando di non far caso ai due scienziati, che avevano ricominciato con le loro teorie.


    “Se lo trovo, giuro che lo riduco in poltiglia!” urlò un ragazzo dai capelli rossi a caschetto, camminando e mostrando un evidente nervosismo.
    “E noi cosa dovremmo dire?!” esclamò una ragazza dai capelli argentati, raccolti in due code. “Di’, hai visto come siamo conciati io e Sora?!”
    “Già… a te è andata anche relativamente bene, Kairi.” fece un’altra ragazza, dai lunghi capelli castani, sospirando, mentre continuavano a camminare per i corridoi di quella che doveva essere una scuola.
    “Direi che è chiaro che si tratta di magia molto potente.” aggiunse una bambina dai capelli neri dietro di loro, affiancata da un ragazzo di circa sedici anni dai corti capelli castani. “E non c’è bisogno che lo dica un detective come me.”
    “Shinichi, come mai sei rimasto bambino?” chiese il ragazzo al suo fianco, soffocando una piccola risata.
    “Come se ti offrissi la possibilità di ridere ulteriormente di me, Ran! Credi non sappia che me lo rinfacceresti per molto tempo?!”
    “Oh, come sei permalosa-”
    “Non sono una ragazza!!!” gli urlò contro lui. “E se non fosse per questa stupida magia, non ti sarebbe nemmeno passata in mente un’idea del genere!”
    Senza che il gruppo se ne accorgesse, dentro uno dei corridoi laterali, una persona aveva involontariamente sentito tutto.
    “Magia?” ripeté, facendo un salto e contorcendosi a mezz’aria in preda a dei strani spasmi. “Interessante… Allora, ci sono più esseri in grado di usarla. Devo saperne di più!”
    Mentre diceva ciò, tirò fuori dalla tasca una retina per catturare farfalle.
    “Bah…” continuò Kairi. “Per ora, mi basta trovare Dark e non m’importa quel che dirà Hikari, ma come minimo lo faccio a pezzi!”
    “Buona fortuna allora. Se ci dovessi riuscire, diventeresti una dei custodi più forti.” fece Sora. “Anche se nemmeno a me dispiacerebbe fargliela pagare…”
    “Ma cerchiamo anche di essere realisti. Che cosa potremo mai riuscire a far-”
    Ma Riku s’interruppe quando un piccolo retino gli coprì la testa.
    “Ce l’ho fatta! Ne ho catturato uno!” esclamò un uomo dietro di loro.
    Aveva dei cortissimi capelli neri, un paio di occhiali dello stesso colore e un’espressione da pazzo.
    “Finalmente ho catturato una creatura magica! E devo aggiungere che è anche piuttosto carina.”
    Sulla fronte di Riku apparve una piccola vena, mentre lentamente si toglieva il retino dalla testa.
    “Dimmi, omuncolo…” cominciò, creando una sfera di fuoco tra le mani. “Preferisci venire disintegrato o preferisci finire lentamente arrosto?”
    Sora e Kairi lo fermarono subito.
    “Calmati.” Gli disse l’amico. “Sai che non possiamo ferire senza motivo gli abitanti dei mondi.”
    “Uno solo… e poi mi sembra sufficientemente pazzo da legare per ridurlo al silenzio!” gli sbraitò contro l’argenteo.
    “M-Ma come hai fatto?!” esclamò incredulo l’uomo, osservando la retina a terra. “Non saresti dovuto essere in grado di rimuoverla!”
    “Una retina per farfalle? E che cosa avrebbe dovuto farmi?”
    “Tutti gli esseri magici diventano incapaci di fare qualsiasi cosa una volta presi con quella!” ribatté lui.
    “Si da il caso che noi non siamo esseri magici.” Replicò Ran.
    “Come sarebbe a dire? Vi ho sentiti parlare di magia!” Non appena ebbe detto ciò salto in aria preda di nuovi spasmi, lasciando interdetti i custodi.
    “Beh… Il fatto che ne parliamo non ci rende creature magiche.”
    “Però non sembrate scettici alla sua esistenza!”
    “Certo che no.” Fece Sora. “Abbiamo visto tante di quelle cose, soprattutto l’ultima, che ormai non dubitiamo più dell’esistenza di nulla. E comunque, sappiamo della magia da anni.”
    “Come da anni?! Scusate, ma voi chi siete?!”
    I cinque si guardarono.
    “Noi siamo custodi.” Fecero quattro di loro, evocando il Keyblade.
    “Io invece sono una Guardiana.” Disse Ran, mostrando il suo simbolo.
    L’uomo sgranò gli occhi.
    “Custodi? Quei custodi?!” esclamò, saltando nuovamente in aria per contorcersi.
    “Beh, non ce ne sono molti tipi…”
    “Anche quella mocciosa?” chiese l’uomo, indicando Conan.
    “Ma quale mocciosa?! Io ho sedici anni! E sono un ragazzo!”
    “Uhm… capisco. Quindi dev’esserci per forza lo zampino… dei Fantagenitori!!!”
    Questa volta l’uomo saltò ancora più in alto, aumentando il numero di spasmi.
    “Fantache?” chiese Ran, non appena si riprese dalla scena.
    “Sono creature fatate, che aiutato i bambini, ma nessuno è mai stato disposto a credermi, e mi hanno reputato pazzo.”
    “Non fatico a crederlo…” mormorò Kairi a Sora, che soffocò una risata.
    “Ma se ora ci siete voi custodi, sono sicuro che mi aiuterete a dimostrare la verità a tutti!”
    “Spiacente.” Fece Riku. “Ma non ci è permesso interferire senza motivo. Inoltre, un nostro amico non la prenderebbe bene se interferissimo con questo mondo.”
    Ma proprio mentre diceva ciò, la parete affianco a loro crollò, lasciando che un ragazzo vestito di nero e borchie, che sembrava parecchio malconcio gli passasse avanti, demolendo anche l’altro muro.
    “Ma quello era Francis…” fece l’uomo, guardando attraverso il buco nella parete, dove il ragazzo era a terra, svenuto.
    “Non avrai esagerato?” chiese una voce femminile, mentre dall’altra parte due persone incappucciate attraversarono come se nulla fosse le aule, dove tutti gli studenti si giravano a guardarli.
    “Stava per colpirti con un sasso. L’ho fermato prima che potesse farlo.” Rispose una voce maschile con ovvietà.
    “Non ti credevo così protettivo, sai?” ridacchiò l’altra figura, fermandosi di fronte al gruppo.
    Per qualche secondo nessuno fiatò.
    “Dobbiamo aver sbagliato varco…” fece la voce di Dark, mentre si toglieva il cappuccio, rivelandosi così a tutti.
    “Tu dici?” chiese Hikari, togliendosi anche lei il cappuccio.
    “Suvvia, mi sembra ovvio che non sono loro. Per quanto possano assomigliargli, direi che decisamente non sono loro.”
    “Fatemi capire…” fece Ran, avvicinandosi con un pugno alzato. “Perché voi due siete rimasti uguali?!” esclamò, colpendo il muro con il pugno, facendolo così crollare definitivamente.
    “Ran?!” esclamò sorpreso Dark, per poi girarsi verso gli altri quattro.
    “Non ci credo…” fece Hikari, portandosi una mano davanti alla bocca, per non mostrare il suo sorriso.
    “Non c’è nulla da ridere!” gli urlò contro la sorella.
    Questa volta però Hikari non riuscì a resistere di più, mettendosi a ridere sonoramente.
    “Perché solo loro ne sono immuni?!” urlò una voce, mentre il restante gruppo di custodi li raggiungeva.
    “Cavoli… questo sì che è strano.” fece Dark, accennando anche lui ad un sorriso.
    “Lo trovi divertente, non è vero, Equilibrio dei miei stivali?!” gli inveì contro Asuka. “E comunque la domanda di Marco è giusta: perché solo tu e Hikari non vi siete trasformati?”
    “Direi i vantaggi di essere un’entità superiore e di essere la sua prescelta…” rispose tranquilla Hikari.
    “In altre parole: questo è un esame in cui dovete dimostrare di possedere sufficiente equilibrio, e io, che sono l’Equilibrio stesso, e Hikari, che è la mia custode, non abbiamo bisogno di dimostrarlo.”
    “In pratica, starete tranquillamente comodi a guadarci?” domandò Inuyasha.
    “Se la vuoi vedere così…”
    Il mezzo demone però non volle sentire altro, e mostrò subito gli artigli.
    “Ma io vi faccio a fette!” urlò.
    “Ehm… scusate se interrompo la vostra interessante e soprattutto pacifica discussione…” li interruppe A.J., mettendosi in mezzo ai due. “Ma non ci avete ancora detto perché dei custodi sono giunti fin qui.”
    “Chiedetelo a Mr. Equilibrio.” Fece Saiko.
    “Mr. Equilibrio? Che cosa vogliono dire?” chiese l’uomo.
    I due bambini si girarono verso di lui, sgranando gli occhi.
    “Il professor Crocker!” urlarono, prima di scappare via.
    “Reazione curiosa… so di professori che fanno paura, ma questa le supera tutte.” fece Marco.
    “Si riferiscono al fatto che io sono l’incarnazione dell’Equilibrio. In pratica, sono un essere superiore.”
    “Dici davvero?” domandò il professore, tirando fuori dalla tasca una specie di console portatile, che puntò verso Dark.
    Prima che potesse leggerci qualcosa sopra, l’oggetto esplose tra le sue mani.
    “Inaudito… il tuo potere magico supera l’umana comprensione! Dimmi, come hai fatto ad ottenerlo?”
    “Basta essere una forza che sostiene l’universo.”
    “È preoccupante che lo dica come se stesse parlando del tempo.” osservò Edward, per poi appoggiare una mano al muro, creando dal nulla una lancia, che puntò subito contro Dark. “Ora ci devi dire in che cosa consiste questa prova! Voglio tornare come prima il più velocemente possibile!”
    Dark prese la lancia, che si trasmutò subito in un semplice bastone.
    “Come vi ho già detto, dopo aver creato queste prove, ho cancellato i miei ricordi riguardo ad esse, proprio per non poter nemmeno cadere in tentazione di aiutarvi a superarle. E in più vi ricordo che se non supererete l’esame, rimarrete così come siete adesso.”
    “Che cosa?!” gli urlarono contro tutti quanti.
    “Non se ne parla nemmeno! Facci tornare subito normali con i tuoi poteri!” gridò Inuyasha.
    “Spiacente, ma non posso. Dovrete cavarvela da soli. Io e Hikari vi aspetteremo alla porta di questo mondo. Inutile dirvi che ce ne andremo se nessuno di voi ci riuscirà.”
    Hikari lo guardò sorpresa.
    “E come facciamo se non sappiamo nemmeno che cosa fare?” domandò Riku.
    Dark aprì un varco dietro lui e Hikari.
    “Non lo so. Beh, buona fortuna.” Rispose il custode, prima di sparire assieme alla compagna.
    “Quel bastardo…” fece Black Star, facendo sbattere i pugni. “Oh, ma la prossima volta che lo vedo lo uccido!”
    “Bah, vediamo piuttosto di scoprire che cosa fare. Non ho la minima intenzione di restare così.” Fece Sora.
    “Ehm… scusate se vi interrompo…” cominciò Crocker.
    “Qualunque sia la domanda, la risposta è no.” Tagliò corto Asuka. “Siamo piuttosto presi da una questione sicuramente più importante!”
    Detto ciò, i custodi si alzarono in volo, attraversando il passaggio creato da Dark, per poi allontanarsi dalla scuola, lasciando da solo il professore.
    “Maledizione! Non sono riuscito a provare l’esistenza della magia nemmeno stavolta.”
    “Immagino che però tu voglia farlo il prima possibile, vero? Magari vorrai anche vendicarti di tutti coloro che non ti hanno creduto.” fece una voce alle sue spalle.
    Crocker si girò subito, ritrovandosi di fronte a Jyassmie, che lo guardava seduta da sopra un armadio.
    “E tu chi sei?”
    Come risposta, la ragazza evocò il Keyblade.
    “Diciamo che sono la tua chiave per la vendetta e il successo.” rispose la custode, sorridendo.
    “Puoi davvero aiutarmi in questo?!”
    “Certo, e non solo. Ti farò eliminare con le tue mani Timmy Turner e i suoi Fantagenitori, assieme a tutti gli altri. Ho giusto trovato qualche alleato disposto a supportare la tua causa.” continuò lei, mentre alle sue spalle apparirono dal nulla un piccolo essere volante vestito di grigio con un grosso capello a punta, affiancato da un altro dalla pelle completamente blu, molto simile a Cosmo, ma con un elegante monocolo sopra l’occhio destro.
    “E ora… vediamo di renderti più potente.” Concluse, creando una sfera nera tra le mani, che scagliò contro il professore, che ebbe giusto il tempo di spalancare gli occhi.


    “Capisco… Quindi vorresti il nostro aiuto per sconfiggere questi misteriosi distruttori.” fece Skipper, dopo aver ascoltato la spiegazione di Timmy. “E perché non lo chiedi alle tue invenzioni?”
    “È una cosa che va oltre la nostra portata.” Rispose Wanda. “A quanto pare, ci sono esseri che sono allo stesso livello di una divinità.”
    “Divinità? Interessante… è un tipo di nemico che non abbiamo ancora affrontato. Kowalsky, opzioni!”
    Il pinguino si girò verso di lui, tirando fuori dal nulla una lavagnetta.
    “Contro una divinità, abbiamo poche speranze con le nostre armi normali. Potremmo contattare qualche custode per farci aiutare, ma nemmeno loro sono così potenti. Se escludiamo il famoso Dark di cui abbiamo tanto sentito parlare ovviamente.”
    “Preferirei evitare l’aiuto di un distruttore di mondi, anche se buono. Altre opzioni?”
    “Potrei cercare di creare un buco nero di dimensioni ridotte assieme all’aiuto di Lio, ma ci sono alte possibilità che ne perdiamo il controllo e finisca col distruggerci tutti quanti.”
    “Ma che bello… E ora allora che cosa possiamo fa-” cominciò Timmy, poco prima che un allarme cominciasse a suonare dal nulla.
    “Uomini, in posizione! Siamo sotto attacco!” urlò Skipper, poco prima di mettersi in posa di combattimento assieme agli altri tre, mentre Lio tirava fuori un bazooka.
    “Cosmo, Wanda, cosa succede?!” domandò Timmy, guardando i due, che però erano sbiancati di colpo.
    “Questo è… Il codice rosso assoluto!” rispose con un filo di voce la rosa.
    “Ovvero?”
    “Ovvero l’allarme più grave del Fantamondo.” Rispose Cosmo. “Ma non era mai successo che suonasse prima d’ora.”
    “E che cosa comporta?”
    “Comporta l’annullamento di tutti i divieti imposti a noi Fantagenitori!” tuonò Jorgen Von Strangle, apparendo in una nuvola di fumo di fronte a loro.
    “Tutti i Fantagenitori devono tornare immediatamente nel loro mondo! I folletti stanno attaccando la Terra, assieme a strani esseri neri!”
    “Esseri neri? Somigliano per caso a formiche?” chiese Soldato.
    “E voi come…”
    “Heartless!” fece Skipper, assottigliando lo sguardo. “Dunque sono arrivati anche qui.”
    “Heartless?!” ripeterono i quattro abitanti del mondo.
    “Quelli del messaggio di Aqua?!” domandò Timmy.
    “Proprio loro. Siamo nei guai, sono ossi molto duri da rompere. Rico, arsenale da guerra! Immediatamente!”
    Il pinguino annuì, per poi sputare una decina di armi diverse, che i pinguini presero subito tra le ali.
    “Molto bene! Portateci di fronte a loro, immediatamente!” esclamò Skipper, mentre Lio si affiancava al quartetto, mettendosi sulla schiena un lanciafiamme.
    “Piuttosto pericolosi questi pinguini…” commentò sorpresa e leggermente spaventata Wanda.
    “Cosmo, Wanda!” esclamò Jorgen, puntandogli contro la bacchetta. “Siete autorizzati ad esaudire ogni tipo di desiderio ai danni di chi metterà in pericolo la Terra! Io intanto farò muovere l’esercito verso i folletti! Non fallite!”
    Detto ciò, sbatté a terra la bacchetta, scomparendo alla vista di tutti.
    “Desidero che ci portiate tutti di fronte a questi Heartless!” urlò Timmy.
    “Subito!” rispose i due Fantagenitori, alzando le bacchette e facendo sparire tutti.
    Quando riapparvero, si trovarono di fronte ad un migliaio di Shadow, che avanzano lentamente verso di loro.
    “Ma quanti sono?!” esclamò il bambino, poco prima di venire superato dai quattro pinguini e da Lio.
    “Qui ci pensiamo noi. Tu vedi di far arrivare qualcuno, possibilmente custodi o comunque persone in grado di eliminarli.” Fece Soldato.
    “Custodi? E dove li trovo?!”
    Dietro di lui si sentirono due colpi di tosse, mentre alle spalle di Cosmo e Wanda apparve dal nulla un cartello con una freccia luminosa che li indicava.
    “Giusto! Desidero che facciate arrivare qui dei guerrieri, possibilmente custodi, in grado di eliminare questi Heartless! E desidero che usiate tutto il potere magico che vi è possibile!”
    “Come vuoi!” rispose i due insieme, per poi tirare fuori dalle bacchette due cavi della corrente, che attaccarono a due prese che erano per puro caso là vicino.
    “Ci vorrà qualche minuto per caricare sufficiente energia!” fece Wanda.
    “Speriamo che resistano fino ad allora.” mormorò Timmy, girandosi verso il gruppo da lui evocato.
    “Ma tu guarda.” fece una voce poco lontana. “A quanto pare, non siamo soli.”
    Il bambino e i due Fantagenitori si girarono, ritrovandosi di fronte al gruppo di custodi, tutti con in mano il Keyblade.
    “Custodi?!” esclamarono sorpresi loro.
    “E voi chi siete?” domandò Sora, girando lo sguardo verso di loro.
    “Ecco-”
    “Ci risponderete dopo. Prima occupiamoci degli Heartless e vediamo di aiutare i pinguini.” Lo interruppe Riku, per poi creare una sfera di fuoco, che scagliò contro un gruppetto di Heartless.
    “Finalmente ci si diverte!” esclamò Black Star, mentre Tsubaki si trasformava.
    In pochi secondi, l’intero gruppo si era lanciato contro gli avversari, lasciando soli i tre abitanti del mondo.
    “Quindi erano buoni?” domandò Cosmo.
    “Pare di sì… Beh, allora potete interrompere-”
    Ma proprio mentre diceva ciò, dalle due bacchette uscì un raggio di luce, che si disperse nel cielo.
    “…il desiderio…” completò Timmy, mentre di fianco a loro si apriva un varco di luce.
    “Uh? E questo che posto è?” fece una voce, mentre dal varco usciva un tizio con addosso un impermeabile bianco, con vistose cicatrici sul volto e l’occhio sinistro coperto da una benda.
    “Non sembra proprio la Gummiship…” disse un altro, dai capelli biondo scuro tutti all’insù, vestito come lui.
    “Mi sembra palese…” aggiunse un altro dello stesso gruppo, dai lunghi capelli azzurri e una cicatrice a forma di X che passava in mezzo agli occhi.
    “Strano però, non avevamo mai sbagliato ad aprire varchi.” Fece un quarto uomo, dai capelli argentei.
    “Tranquillo capo, capita a tutti di sbagliare.” Replicò uno dalla folta chioma rossa.
    “Ma non eri stato tu ad aprire il varco?” domandò una donna dai capelli biondi, con due ciuffetti in bella vista.
    “Suvvia, non è successo nulla di grave, no?” disse una voce, mentre un ragazzo dai capelli castani appuntiti usciva dal varco, affiancato da una ragazza dai lunghi capelli rossi.
    “Infatti. Vediamo se c’è un motivo preciso oltre alla coincidenza per cui siamo finiti qui, e poi ce ne andiamo.” Aggiunse una ragazza castana, uscendo dal varco seguita da un ragazzo anch’esso con i capelli argentati.
    Timmy, Cosmo e Wanda rimasero a guardarli esterrefatti.
    “Beh, di sicuro sembrano forti…” fece Cosmo, attirando l’attenzione su di sé.
    “E voi chi siete?” chiese la ragazza castana.
    “Beh, noi siamo coloro che vi hanno evocato qui…”
    “Evocato?” domandò l’argenteo. “Come sarebbe a dire?”
    “Ecco… volevamo l’aiuto di alcuni custodi per fronteggiare quei cosi…” spiegò Timmy, indicando gli Heartless.
    “E tu come fai a sapere dei custodi?” domandò il rosso.
    “C-Come lo sanno tutti quanti…” balbettò il bambino, un po’ spaventato.
    “Come tutti quanti?!” esclamarono gli ultimi quattro arrivati.
    “Stai scherzando, vero?” chiese quello con i capelli a punta.
    “No che non scherza! Tutto l’universo è a conoscenza dell’esistenza dei custodi, fin da quando è cominciata la guerra!” rispose Wanda.
    “Guerra? Ma di quale guerra state parlando?”
    “Ma voi siete o no custodi?!” esclamò Timmy. “È stata proprio una Master del Keyblade a parlarcene!”
    “Master del Keyblade?” chiese l’argenteo più grande. “E che cosa sarebbe?”
    Ma prima che qualcuno potesse rispondergli, una fiammata si alzò sotto l’esercito di Heartless, facendoli scomparire nell’oscurità.
    “Così imparano a farci perdere tempo!” esclamò Asuka, facendo scomparire il Keyblade, imitata dagli altri.
    “È stato più facile del previsto, no?” fece Sora.
    “Già. È bastata una fiammata congiunta per eliminarli.” aggiunse Riku, per poi girarsi insieme a tutti gli altri, ritrovandosi di fronte al nuovo gruppo.
    “L’organizzazione XIII!” esclamò Kairi, evocando subito il Keyblade, imitata da tutti gli altri.
    “Che cosa?!” fece il biondo. “Sono tutti in possesso del Keyblade?!”
    “Impossibile!” disse la castana, portandosi avanti, ed evocando due Keyblade. “Non possono essercene così tanti!”
    Ma quando superò i membri dell’Organizzazione, affiancata dall’albino, il gruppo di custodi s’immobilizzò.
    “Che cosa…” cominciò incredulo Riku.
    “Jessie?!” esclamarono insieme Ichigo e Edward.
    “Come fate a conoscermi?” chiese la ragazza, rivolgendosi ai due con un sopracciglio inarcato.
    “Ma come, non ti ricordi? Ci siamo allenati insieme per quasi un anno!” rispose l’alchimista.
    “Li conosci?” chiese il ragazzo argentato al suo fianco.
    “No Riku, mai visti prima.” rispose lei.
    “Riku?!” esclamarono i custodi.
    “Allora non era una mia impressione…” fece Sora. “In effetti, è uguale a quello che conosciamo noi…”
    “Chi siete?” chiese il ragazzo castano, raggiungendo Jessie e l’altro Riku. “E come fate a conoscere Jessie e Riku?”
    “Sora?!” esclamò il gruppo di custodi, sempre più incredulo.
    “Questo è troppo! Ora anche i doppioni si dovevano mettere in mezzo?!” fece Marco, cominciando a sbattersi il Keyblade sulla testa.
    “Temo che abbia raggiunto il suo limite di sopportazione.” commentò Saiko, socchiudendo incredulo un occhio.
    “A quanto pare, Xehanort o l’Oscurità hanno deciso di giocare pesante…” disse Riku, alzando una mano di fronte a sé. “Perciò è ora di rispondere con il mio nuovo potere.”
    “Ne sei sicuro?” chiese Kairi. “Non riesci ancora a controllarlo a dovere…”
    “Ce la farò!” replicò il custode, mentre di fronte a lui si creava una bolla d’acqua, sospesa in aria.
    “Che cosa…?” fece l’altro Riku, mentre la bolla prendeva le sembianze di una fenice.
    “Omi?!” esclamò Jessie. “Come può essere? Credevo che tu fossi l’unico a poterlo usare.”
    “Il suo Keyblade. Guardate il suo Keyblade!” fece il Sora al loro fianco. “È la Via per l’Alba!”
    “E non è il solo. Quella ragazza… ha la Catena Regale!” esclamò Axel. “Che cosa diavolo sta succedendo qui?”
    “Ne parleremo dopo! Ora fermiamo quella ragazza!” urlò Riku, mentre un orecchino nascosto sotto i suoi capelli s’illuminava e liberava una scia di gocce d’acqua cristallina, che presero la forma di una fenice, identica a quella avversaria.
    “Che cosa? Anche lui può usarla?” fece sorpreso Inuyasha.
    “Un po’ troppo fedele per essere un doppione…”
    Ma prima che potessero continuare il discorso, i membri dell’Organizzazione li raggiunsero, evocando le loro armi.
    “E così, siamo di fronte ad un bel po’ di custodi.” fece Xigbar, appoggiandosi l’arma sulla spalla. “Sarà uno scontro divertente!”
    “Credete forse di poterci battere?” domandò Pan, avanzando verso di lui. “E poi, io ho ancora un conticino in sospeso con te!”
    “Spiacente ragazzino, ma non ti ho mai incontrato prima. E cos’è quella specie di coda che hai?”
    “È la mia coda, te ne sei già dimenticato?” rispose la Sayan, poco prima che i suoi capelli diventassero dorati, liberando attorno a sé un’ondata d’energia.
    “Chi cavolo è?!” esclamò Demyx, poco prima di ritrovarsi di fronte a Ichigo.
    “Una Sayan ovviamente. Io invece sono uno Shinigami.” Fece lui, mentre il suo Keyblade veniva avvolto da un’aurea nera.
    “Oscurità?” chiese il numero IX, evocando il suo Sitar e parando l’attacco. “A quanto pare, non sei da sottovalutare.”
    “Non è oscurità… è il mio potere!” Rispose l’arancio, mentre i suoi vestiti cambiavano, trasformandosi in una tunica, e lasciando dietro di sé una sua copia.

    Black Star batté i pugni tra di loro.
    “Interessante… così hanno replicato anche te… Lea.” disse, rivolgendosi al rosso, che lo guardò stranito.
    “E tu come fai a conoscere il mio vero nome?” chiese lui, evocando due Chakram.
    “Niente Keyblade? Guarda che non mi tratterrò dall’usare tutto il mio potere. Dopotutto, non hai nessuna possibilità contro una divinità come me!”
    “Keyblade? Guarda che io non sono un custode, e tu non mi sembri una divinità.”
    “Le apparenze ingannano…” fece Shinji, avvicinandosi a Black Star. “Io sono una vera divinità. Eppure sembro una schiappa. Black Star è molto forte, e non è una vera divinità. Cambia molto alla fine?”
    “Come ti permetti?! Guarda che io sono molto più divino di te!” gli sbraitò contro l’altro.
    “Due ragazze che si credono divinità… Cavoli, avrei preferito combattere contro qualcun altro.” Si lamentò il rosso.

    Xemnas osservò Natsu e Edward, entrambi di fronte a lui, mentre Happy era volato in alto.
    “Quindi abbiamo due che si credono custodi.”
    “Non sottovalutarlo, Natsu!” esclamò Edward. “Non so come possa essere qui, ma è il Nessuno di Xehanort, e non possiamo contare sull’aiuto di Dark.”
    “E con ciò? Più l’avversario è forte, più mi sento infiammato!” replicò l’altro, facendosi avvolgere dalle fiamme.
    “Una maniaca del fuoco, eh? Ormai dovrei esserci abituato… Ma non vi permetterò di fare del male a Jessie e agli altri custodi!”
    Sentendo ciò, il Master lo guardò un po’ stranito.
    “Che cosa intendi dire? Tu sei il capo dell’Organizzazione XIII, mi hanno raccontato tutto sul tuo conto. Non credere di poterci ingannare con le tue parole!”
    Xemnas per tutta risposta evocò le sue due spade laser.
    “Capisco… Dunque siete davvero convinti di potermi affrontare.”

    “Oh, vedo che ci sono due ragazzi piuttosto coraggiosi…” fece la numero XII, evocando i suoi kunai.
    Asuka e Ran rimasero ferme ad osservarla.
    “Questa situazione è piuttosto confusionaria…” fece la Guardiana, chiudendo le mani a pugno, mentre Asuka strinse con più forza il Keyblade.
    “Puoi dirlo forte. Dovrò dare ragione a Marco per il nostro livello di sanità mentale… è peggio del venire contaminati da un angelo.”
    “Si può sapere di cosa state parlando?” domandò Larxene, facendo cadere un fulmine ai loro piedi.
    “Sai, non si dovrebbe giocare con i fulmini…” fece Ran, creando tra le mani una sfera di tuono, circondata da delle scie di fuoco. “Potresti scottarti.”
    “Due elementi insieme?!” esclamarono insieme Asuka e Larxene.
    “Beh, sono una Guardiana dell’Equilibrio. Non posso usarli a pieno potere, però posso parzialmente combinarli tra di loro… Me l’ha mostrato Dark.” rispose Ran.
    “Guardiana dell’Equilibrio? Che storia sarebbe questa?”
    “Spiacente, ma non abbiamo tempo per le chiacchere!” disse la Guardiana, preparandosi a combattere.

    Marco, Saiko e Inuyasha si posizionarono di fronte all’ultimo membro dell’Organizzazione.
    “Volete affrontarmi?” chiese Saix, mostrando la sua Claymore.
    “Umpf. Non credere di farci paura!” disse Inuyasha, mostrando i suoi artigli.
    “In effetti, fai molta più paura tu.” replicò Marco, sospirando.
    “Io ricordo che sono l’unico umano al cento per cento dei tre.” commentò Saiko.
    “Beato te… Io ormai, tra una cosa e l’altra non so più come considerarmi.” disse l’Animorph, facendo scomparire il Keyblade, mentre le sue braccia cominciavano a diventare più grosse, diventando lentamente grigie.
    Sulla testa, che si stava lentamente trasformando in un muso, apparve un grosso corno bianco.
    Pochi secondi dopo, di fronte a un sorpreso numero VII, apparve un rinoceronte, che caricò subito l’avversario, che lo evitò saltando in aria.
    “Si è trasformata?!” esclamò lui incredulo, riatterrando poco lontano.
    “Piuttosto sorpreso per essere un Nessuno!” gridò Inuyasha, alzando il Keyblade in alto. “È il momento di mostrare i miei poteri! Cicatrice del vento!”
    Dal Keyblade partì una forte folata di vento, che colpì in pieno l’avversario, facendolo volare qualche metro indietro.

    “Questi non sono umani normali…” fece Jessie, mentre di fronte a lei, Sora e Kairi si preparavano ad affrontarla.
    “Già.” fece il Sora al suo fianco, mentre anche l’altra Kairi li raggiungeva.
    “Chi possono essere per poterci tenere testa così facilmente?” domandò quest’ultima.
    “Questo dovremmo essere noi a chiederlo!” esclamò il Sora femminile, puntandogli contro il Keyblade. “Perché avete il nostro aspetto e i nostri nomi?”
    “Di cosa stai parlando? Mi sembra che siamo abbastanza e decisamente diversi!” replicò l’altro castano.
    “Ma davvero? Strano, io l’ultima volta che ho controllato, mi chiamavo Sora, e se non fosse per uno stupido incantesimo, non avrei questo aspetto!”
    Sentendo ciò, i tre custodi avversari rimasero fermi.
    “No, scusate un attimo.” cominciò Jessie, guardandolo incredula. “Cioè, voi sareste…”
    “Io sono Sora, e lei è Kairi!” rispose il custode seccato. “Ci siamo trasformati per colpa di un nostro… amico.”
    “Quindi quello che sta combattendo contro Riku è…” continuò la custode castana, per poi perdere l’uso della parola.
    “È Riku, esatto.” Rispose Kairi.
    Jessie rimase ferma a quelle parole, mentre i due Riku continuavano ignari il loro combattimento.
    “No.” disse infine la castana, mentre attorno ai suoi due Keyblade apparivano delle fiamme. “Voi state mentendo. Non so chi o cosa siate, ma non potete essere altro che dei doppioni.”
    Sora e Kairi si misero nuovamente in posizione, pronti all’attacco.
    “Perciò prima vi metteremo fuori gioco, e poi scopriremo la verità!” urlò, scagliando una lingua infuocata contro i due custodi.
    Ma prima che esse potessero raggiungerli, due ombre nere e bianche apparvero tra i due gruppi, fermando le fiamme.
    “Si può sapere… che cosa state combinando?” domandò Dark, distruggendo con la mano le fiamme, mentre Hikari lo imitava.
    Tutti quanti si fermarono, girandosi verso i due.
    “Avete fermato le mie fiamme? Com’è possibile?” esclamò sorpresa Jessie, mentre Hikari guardava la propria mano.
    “Fiamme impregnate d’oscurità… Curioso, per una custode che sembra appartenere alla luce.” Disse, girandosi verso Jessie.
    “Dark! Hikari!” esclamò Sora.
    “Come mai ci avete raggiunti?” domandò Riku, avvicinandosi a loro.
    “Abbiamo percepito la presenza di più cuori esterni di quanti ci sarebbero dovuti essere.” Rispose Dark, per poi girarsi verso il gruppo di Jessie, che si stava riunendo.
    “Tu chi sei?” domandò quest’ultima, studiando il nuovo arrivato con occhio critico.
    “Il mio nome è Dark, custode dell’Equilibrio e incarnazione stessa di quest’ultimo.”
    “Custode dell’Equilibrio?” ripeté la custode. “Non ho mai sentito nominare questo tipo di custode.”
    “A quanto pare, siamo di fronte a una seconda Jessie.” Fece Hikari. “Visto che dovrebbe conoscerci abbastanza bene, dato che l’abbiamo addestrata per quasi un anno. E poi… è diversa.”
    “Come fai a dirlo? A parte per gli occhiali, che lei non ha, non mi sembra troppo diversa…” fece Edward.
    “Dovresti cercare di affinare di più la tua percezione della luce e dell’oscurità. Questa Jessie… è in un certo senso simile a me e Hikari.” Rispose Dark.
    “Come sarebbe a dire simile a te?” chiese l’altro Sora.
    “Dentro di me, e da poco tempo anche dentro Hikari, luce e oscurità convivono assieme, in perfetta armonia.”
    “È per questo che siamo chiamati custodi dell’Equilibrio.” Continuò Hikari, creando una sfera di luce e una di tenebre.
    “Luce e oscurità… in armonia?” ripeté Jessie, per poi spostare velocemente il braccio di fronte a sé, per negare. “Impossibile! Sono due forze che si combattono per natura! Non possono convivere insieme in pace!”
    “La teoria vorrebbe questo, ma quando si è figli della Luce e dell’Oscurità stessi, il discorso cambia.” Replicò Dark.
    “Figli della Luce e dell’Oscurità? Che cosa vuoi dire, ragazzo?” domandò Xemnas.
    “Quello che ho detto. Voi immagino proveniate da un universo parallelo a questo… Il che spiega perché non ci riconoscete, e non sapete nulla su ciò che sta succedendo qui.”
    “Chi ti credi di essere per parlarci in un tono così superiore?” chiese Larxene. “Non sei altro che un umano, come tutti noi, no?”
    “Umano? Ma se voi siete Nessuno!” esclamò il Sora del gruppo di Dark.
    “Non più.” Rispose Demyx, portandosi una mano sul petto. “Siamo Ritornanti, ex Nessuno ora in possesso di un cuore e che combattono per la Luce… Beh, quasi tutti almeno… Abbiamo un membro traditore, ma Jessie l’ha già conciato per le feste.”
    Hikari li squadrò.
    “Non ho mai sentito parlare di questi Ritornanti. Quando un Nessuno torna in possesso del suo cuore, torna ad essere il suo vero se stesso. Lo so bene, perché io stessa ero un Nessuno.”
    “Ad ogni modo…” fece il Riku del gruppo di Jessie, indicando la sua controparte. “Come fate ad avere Omi? Dovrei essere l’unico a poterla evocare! Senza considerare i Keyblade che quelle due ragazze hanno! Perché sono uguali al mio e a quello di Sora?!”
    “Ecco Riku, a questo proposito…” cominciò la rossa vicino a lui.
    “Perché anch’io sono Riku!” rispose la ragazza argentea di fronte a lui.
    “Ah, capisco…” disse semplicemente l’altro.
    I custodi rimasero in silenzio a guadarlo.
    “Jessie, ho per caso preso una botta in testa durante il combattimento?” chiese infine lui, girandosi verso la castana, che scosse la testa. “Come sarebbe a dire che anche tu sei Riku?!” urlò infine l’albino, sgranando gli occhi e indicando l’altro.
    “Chiedetelo al qui presente Dark. È opera sua.” fece Black Star.
    “Come opera tua?” domandò Saix. “Sei così potente?”
    “Il mio potere è superiore a quanto possiate immaginare, e non lo dico per vantarmi, lo dico perché è la verità. Dopotutto, sono una delle tre forze che sorreggono questo universo. Il frutto di un’unione reputata impossibile.”
    “E noi dovremmo crederti? Dimostraci che quello che dici è vero!” fece Jessie, puntandogli contro il Keyblade.
    “Ho fermato il tuo attacco senza dover evocare il Keyblade. Volete provare ad usare anche la luce contro di me? Fate pure, non vi temo, e non preoccupatevi, per ferirmi ci vuole molta forza… tanta quanta ne servirebbe per distruggere questo mondo. In effetti, l’unico che è veramente riuscito a ferirmi, corpo, anima e cuore, è stato solo mio padre, l’Oscurità stessa…”
    “Okay, anche ammesso che sia vero…” cominciò Sora, per poi indicare i custodi dietro a Dark e Hikari. “Perché hai costretto le nostre controparti a una simile pagliacciata?”
    “Li sto sottoponendo ad un esame. Alcuni di loro sono già Master del Keyblade, ma quest’esame gli permetterà di usare tutti i loro poteri nella guerra che ci aspetta.”
    “Abbiamo già sentito nominare questa guerra… di cosa si tratta? Credevo che i custodi non dovessero più affrontare in una guerra le forze dell’oscurità.”
    “Xehanort.” Rispose semplicemente Dark. “È lui il nostro nemico. È tornato ad essere il vero Xehanort, ed è entrato in possesso di un potere molto forte… E non c’è solo lui. Anche mio padre ha intenzione di affrontare la Luce. In ogni mondo sta venendo scelto un custode per entrambe le fazioni. E io ho deciso di partecipare come alleato di mia madre, della Luce. Per questo io e i miei Guardiani combatteremo contro l’Oscurità!”
    “I tuoi Guardiani?”
    “Come Equilibrio, non posso avere troppi custodi. In teoria, posso permettermene uno solo, ma essendo io stesso sia custode che elemento, ho potuto nominare Hikari custode dell’Equilibrio. Tuttavia, non per questo non posso nominare dei guerrieri.”
    “In pratica, persone come me, che non sono state scelte né dalla Luce né dall’Oscurità, ma che hanno le qualità necessarie, possono diventare suoi Guardiani.” Spiegò Ran, mostrando il simbolo sulla fronte.
    “Credo sia il caso di abbassare le armi e di farci spiegare per bene la situazione.” cominciò Riku. “Anche perché quel bambino che dice di averci evocato, che in questo momento si sta mangiando tranquillamente dei pop corn assieme a quei quattro pinguini e un altro marmocchio, comincia a innervosirmi.”
    Qualche metro più in là, i diretti interessati deglutirono.
    “Temo se ne siano accorti…” fece Soldato, lanciando a Rico i suoi pop corn, che furono inghiottiti in un instante.

    “Quindi è così che stanno le cose.” fece Dark. “Avete visto l’entrata di Asuka, e avete pensato che fossero malvagi.”
    “Già… ignoravo che fossero custodi, altrimenti non avremmo fatto nulla, poi abbiamo scoperto che uno tra di voi era un essere superiore e allora…” disse Timmy, lasciando in sospeso la frase.
    “Bah, ormai è fatta.” Commentò Hikari. “Basta che non interferiate più con l’esame.”
    “Io però ancora non ho ben chiaro il perché di un esame del genere.” Fece Jessie.
    “Devono dimostrare di essere degni dell’Equilibrio.” Rispose Dark. “E per farlo, devono provare di tutto. Se non saranno in grado, rimarranno così come sono.”
    “Ehi, vedi di non scherzare!” fece il Riku affianco alla castana. “Se loro sono come noi, di certo non accetteranno mai una cosa del genere!”
    “Trovami un idiota che lo farebbe.” mormorò Asuka.
    “Che situazione… E dire che credevo di aver visto ormai tutto.” commentò Axel.
    “Quindi voi siete Ritornanti.” fece il Sora femmina, squadrando nuovamente il gruppo di ex Nessuno. “A quanto pare, nel vostro universo le cose funzionano in maniera abbastanza diversa. Come vi ha detto prima Hikari, qui i Nessuno che tornano in possesso del loro cuore, tornano ad essere se stessi, e i Nessuno sconfitti, tornano in vita.”
    “Come sarebbe a dire?” chiese la sua controparte.
    “Xehanort. Abbiamo sconfitto sia il suo Heartless che il suo Nessuno. E ora il vero Xehanort è tornato, deciso a portare tutto nell’oscurità.”
    “Strano però…” fece Xemnas. “Come mai il mio me di questo universo si è comportato così dopo essere stato sconfitto? Non dovremmo essere uguali?”
    “Direi di noi. Ci sono sostanziali differenze: ad esempio Axel.”
    “Eh? Io?” chiese il rosso.
    “Qui da noi sei tornato come essere umano normale, e mi hai addestrato ad usare il Keyblade, e non è tutto: anche tu sei un custode.” Fece Black Star.
    “Io… un custode?” ripeté incredulo l’altro.
    “Già. Ovviamente anche la Jessie che conosciamo noi lo è. Tuttavia, lei si è liberata della sua oscurità.” Disse Dark, guardando la custode.
    “Come ha fatto?” domandò la castana, sgranando gli occhi.
    “Con il nostro aiuto.” Rispose Hikari. “L’abbiamo fatta entrare nel suo cuore, dove l’ha affrontata. Sfortunatamente, la sua oscurità ha preso vita, ha acquisito un corpo indipendente, ed è scappata.”
    “Capisco…” fece Jessie. “Dunque, l’altra me è riuscita dove io ho fallito…”
    “Mentre Omi come fa ad essere in tuo possesso?” chiese Riku alla sua controparte.
    “Sembrerà ridicolo… ma sei stato proprio tu a consegnarmela.”
    “Come scusa?”
    “È stato durante l’esame per diventare Master. Credevo di essere spacciato, ma tu e Jessie siete apparsi di fronte a me, donandomi quella fenice d’acqua, che mi ha permesso di uscire vivo da quella situazione.”
    “I vostri cuori devono aver risposto alla chiamata di quello di Riku.” Spiegò Dark. “Ora però, c’è un altro problema.”
    “Ovvero?” domandò Jessie.
    “La tua presenza. Non passi inosservata. Speriamo solo che mio padre non decida di intervenire… L’altra volta siamo riusciti a respingerlo, ma solo perché non ha voluto rischiare di alterare l’equilibrio.”
    “Perché l’ha fatto?”
    “Perché mio padre non desidera il caos. Mio padre vuole semplicemente l’annientamento della luce, ma se invece di distruggerla dovesse alterarla, il caos comincerebbe a ricoprire l’universo… e il suo custode avrebbe la meglio su di noi.”
    “Custode? Aspetta… vuoi dire che c’è un altro tipo di custode?”
    “Il custode del Caos, Hakai.” Rispose Saiko. “E non è tutto… l’Oscurità ha cominciato a usare contro di noi le persone a cui teniamo. Questa guerra non avrà alcuna pietà, né per noi né per chiunque altro.”
    Jessie abbassò lo sguardo.
    “Mi ricorda la guerra che il nostro universo ha subito molto tempo fa.”
    “Davvero?” fece una voce alle loro spalle. “E io che credevo che tu sperassi in una simile guerra…”
    “Chi va là?” esclamò Riku, mettendosi davanti a Jessie per proteggerla.
    “Jyassmie.” Fece Ichigo, evocando il Keyblade, imitato subito da tutti gli altri.
    Una risata riecheggiò nell’aria, mentre di fronte a loro appariva una ragazza dai capelli color pece e due iridi viola.
    “Ehilà, custodi dell’Equilibrio. È passato un po’ di tempo dall’ultima volta che ci siamo visti.”
    “E questa chi è?” esclamò Xigbar, evocando la sua arma, assieme agli altri membri.
    Jyassmie si girò verso di loro.
    “Non pensavo vi avrei mai incontrato di persona… Vi ho visto solo tramite visioni… Visioni che ho usato per torturare il mio lato luminoso.”
    “Tu… che cosa sei?” domandò Jessie, temendo la risposta, mentre fissava le iridi viola di quella ragazza che le somigliava fin troppo.
    “Cosa sono? Oh, molto semplice, mia cara… sono l’oscurità della tua controparte. Proprio così, sono la tua oscurità.”
    “Che cosa vuoi, Jyassmie?” domandò Dark, puntandogli contro il Keyblade.
    “La solita cosa… portare distruzione e disperazione!”
    “Non senza la nostra autorizzazione! Uomini, all’attacco!” urlò Skipper, mentre lui e gli altri tre le saltavano addosso.
    Ma la custode alzò una mano, facendoli volare via di qualche metro.
    “Non crederete davvero di potermi ferire?”
    “Uhm… che ne dici di questo?” chiese Lio, tirando fuori un telecomando e premendo un bottone rosso.
    Attorno a Jyassmie si verificò subito una serie di esplosioni, che la investirono in pieno.
    “E voi dicevate che era una cattiva idea piazzare delle bombe.” commentò lui.
    “Peccato che siano completamente inutili!” fece la voce della custode, poco prima che una folata di vento facesse volare via il bambino.
    “E ora, di’ le tue preghiere, moccioso!” sentenziò Jyassmie, creando una sfera d’oscurità.
    “Non così in fretta!” urlò Jessie, evocando una sfera di fuoco accanto a sé e spedendola contro Jyassmie, mentre s’ingrandiva ad ogni centimetro percorso, e costringendo l’avversaria a girarsi per evitarla.
    “Credi di potermi fermare?” domandò Jyassmie, evocando il Keyblade.
    “Ma quello è…” fece Xemnas, guardando incredulo l’arma.
    “L’Artiglio della Notte!” completò Jessie, guardando la chiave gemella che impugnava. “Com’è possibile?”
    “La Jessie di questo universo ha anche lei entrambi i Keyblade, ma io, quando mi sono separata da lei, ho copiato il suo Keyblade oscuro.”
    “Keyblade oscuro?” domandò Edward, guardando le due ragazze.
    “Oh, già, dimenticavo: tu hai ancora l’oscurità dentro di te. E a quanto vedo, è ben sviluppata. Anzi, direi proprio che smania dal desiderio di soffocare la tua luce.”
    Jessie portò la mano destra a stringere la mancina, ovvero quella che impugnava l’Artiglio della Notte.
    “Che c’è? Cerchi forse di nascondere la tua natura oscura? O forse, ti serve un piccolo aiuto per risvegliarla?” continuò Jyassmie, creando una sfera oscura in mano.
    “Tu non le torcerai un capello!” esclamò Riku, mettendosi di fronte alla compagna.
    “Speri di fermarmi tu, custode della Luce?”
    “Della Luce?” ripeté lui. “Spiacente, io sono il custode dell’Alba.
    “Davvero? Dunque da voi esistono altri tipi di categorie per i custodi…” fece l’altro Riku, affiancandosi al suo doppione. “Io invece sono un semplice custode della luce, ma credo che in fondo, questo non ha importanza.”
    Jyassmie sorrise, preparandosi a combattere.
    “Molto bene allora… Soccombete di fronte al potere dell’Oscurità stessa!” urlò, venendo avvolta da un’aurea nera, che trasformò il suo impermeabile in un’armatura nera.
    “Fino a che punto riesci ad usare Omi?” chiese il Riku maschile alla sua controparte.
    “Solo per curarmi e per attaccare.” Rispose l’altro, mentre una bolla d’acqua prendeva forma di fronte a lui.
    “Allora basterà.”
    “Vi darò una mano anch’io. Dopotutto, lei è legata a me, anche se in una maniera assurda.” Si fece avanti Jessie, posando la Via del Tramonto sulla spalla.
    “Fuoco e acqua insieme solitamente non vanno bene…” fece Hikari, raggiungendoli. “Per questo credo vi servirà un piccolo aiuto per combinarli assieme.”
    “Credi di potercela fare?” domandò Jessie.
    Per tutta risposta, la custode evocò Balance.
    “Sono una custode dell’Equilibrio. Uno dei miei poteri è proprio quello di combinare tra di loro gli elementi.”
    “Che cosa dobbiamo fare allora?” chiese Riku.
    “Dovrete colpirmi con i vostri attacchi. Io li unirò e li spedirò contro Jyassmie.”


    “Dobbiamo aiutarli!” esclamò Sora, poco prima di essere colpito da una sfera di energia.
    “Sora!” urlarono tutti, per poi girarsi verso il proprietario dell’attacco.
    “Incredibile… questi poteri sono fantastici!” urlò Crocker, chiudendo la mano appena usata per creare la sfera.
    La cosa che balzò subito agli occhi dei custodi e dei Ritornanti fu il fatto che ora indossava un’armatura verde, con uno scettro in mano.
    “Crocker!” urlò Timmy, portandosi davanti a tutti. “Come hai fatto?”
    “Timmy Turner! Finalmente potrò ripagarti per tutte le accuse di pazzia che ho dovuto sopportare a causa tua! Non ho più alcun interesse verso i Fantagenitori, ora che ho acquisito il potere totale!”
    “Sempre tutti uguali gli esaltati…” fece Inuyasha, sbuffando. “Sono sempre convinti di essere i migliori.”
    “Ma noi lo siamo.” Fece un'altra voce, mentre un essere alato completamente blu appariva al fianco del professore, assieme ad un altro con addosso un completo grigio.
    “Impossibile!” esclamò Wanda, mentre Cosmo si nascondeva dietro di lei.
    “Anti-Cosmo e HP, il capo dei folletti!” esclamò Timmy, riconoscendo i due esseri.
    “Già, proprio così.” Rispose il folletto, con tono atono. “Abbiamo deciso di allearci per distruggerti, Timmy Turner.”
    “E per conquistare questo e altri mondi ovviamente.” Continuò Anti-Cosmo, facendo apparire dal nulla una tazza di tè, che bevve silenziosamente.
    “Ok, so che non dovrei chiederlo…” cominciò il Sora femmina. “Ma perché quel tipo sembra l’esatto opposto di quest’altro?”
    “Perché è il suo opposto. Anti-Cosmo è tutto ciò che Cosmo non è.” Spiegò Wanda.
    “Ovvero intelligente e furbo, oltre che decisamente gentiluomo.” Rispose l’essere blu, finendo di bere il tè e facendo scomparire la tazzina.
    “Quindi un avversario altamente temibile, vorresti dire questo?” chiese Sora, preparandosi a combattere. “Non sottovalutare noi custodi! Siamo molto più pericolosi di quanto sembriamo!”

    Jyassmie riuscì ad evitare l’attacco combinato dei due elementi, sebbene rimase leggermente ferita a un braccio, e l’armatura che lo ricopriva era stata letteralmente sciolta.
    “Non male…” ammise, sorridendo e rivolgendo lo sguardo ai quattro custodi di fronte a lei. “Ma non basta ancora!”
    Jessie strinse con forza i due Keyblade.
    “D’accordo, adesso giochiamo pesante.” Sussurrò, facendo scomparire la Via del Tramonto.
    “Jessie, che vuoi fare?” chiese il custode dell’Alba preoccupato.
    “Le farò vedere chi è la custode del Tramonto.” Rispose, alzandosi in volo per raggiungere la keyblader oscura.
    Jyassmie ghignò quando la castana si fermò a un metro di distanza da lei. “Che c’è? Vuoi uno scontro singolo?”
    “Quando mi donarono i Keyblade, mi dissero che ero una figlia della Luce, ma che mi sarei mossa nelle tenebre, perché sono la custode dell’ultima luce.” Rispose al ghigno. “Sei pronta a perderti nell’oscurità che dici di essere? Buio!”
    Sorprendendo Jyassmie per prima e gli osservatori con i piedi a terra, una fitta nube di nebbia nera, ampia poco più di quattro metri, circondò le due ragazze, celandole alla vista di chiunque.
    “Ma cosa sta succedendo?!” esclamò Hikari, incredula.
    “Ha usato la magia Buio.” Intervenne Riku, fissando con apprensione la manifestazione dell’incantesimo. “Solo Jessie riesce a muoversi al suo interno senza perdersi. Mi auguro che le conseguenze non la feriscano.” Aggiunse, venendo affiancato da Dark, anch’egli stupito che una custode appartenente alla Luce potesse scatenare tanta oscurità.
    All’interno della nube, la Keyblader oscura si guardava intorno confusa alla ricerca dell’avversaria.
    “Perché non riesco a vederla?” disse tra i denti, mentre proseguiva nella ricerca di un misero segno della presenza della nemica.
    Al contrario, la custode del Tramonto si muoveva senza impicci all’interno della nebbia, riconoscendo ogni singolo granello al suo passaggio. Si fermò, dopo aver fatto l’ennesimo giro intorno alla ragazza dai capelli viola così uguale a lei eppure così diversa.
    “Davvero non mi vedi? Dicevi di essere la mia oscurità, eppure ci sei dentro.” Replicò la castana, comparendo alle sue spalle, facendo voltare l’altra che alzò appena in tempo per contrastare l’attacco dell’identica chiave.
    I due Keyblade identici si scontrarono più e più volte, in perfetta sincronia come due perfetti ballerini, in una strana e incredibile parità. Finché Jyassmie non ringhiò, anticipando un urlo di battaglia che diede maggiore forza ad un suo montante. Jessie cercò di contrastarlo, ma l’unica cosa che ottenne fu essere sbalzata via, all’esterno della fitta nebbia fatta di ombre, che si estinse pochi attimi dopo.
    Ritrovato il controllo del proprio corpo, la castana fissò l’altra keyblader che scoppiò nell’ennesima risata di scherno.
    “Cosa ne dici? La tua oscurità è potente vero?” chiese con un mefistofelico sorriso.
    “Dimmelo tu…” replicò la custode del Tramonto. “Ti ci sei persa dentro persino tu, che sei un’altra versione della mia oscurità. Non sei altro che un doppione!” esclamò, facendo infuriare l’altra che la investì con un getto di pura oscurità, che la spinse fino al suolo dove per fortuna riuscì ad atterrare senza ferirsi.
    “Jessie!” chiamò Riku, affiancandola e aiutandola ad alzarsi. “Tutto bene?” chiese in ansia.
    “Sì… non mi ha fatto niente. Ora che non sono più al Castello Disney, usare quella magia non è più così difficile, però…” disse la ragazza, fissando Jyassmie e lasciando che il Keyblade svanisse.
    “…è così simile alla mia… è davvero così forte la mia oscurità?” si chiese a bassa voce. “Allora, io…”
    Il custode dell’Alba si girò verso di lei, con l’intenzione di rassicurarla, ma fu anticipato da una voce femminile ben conosciuta dalle sue orecchie.
    “Ehi, non mi risulta che sia così facile demoralizzarti!” esclamò quest’ultima, mentre di fronte ai quattro si apriva un varco, dal quale uscì una figura incappucciata. “L’altra volta mi eri sembrata ben più determinata di così!” continuò, girando leggermente la testa verso la custode, che la guardò sorpresa.
    “E tu chi-”
    “Così, hai deciso di intervenire in prima persona, eh?” la interruppe Jyassmie, puntandole contro il Keyblade. “Speri di farcela stavolta?”
    La figura incappucciata per tutta risposta evocò anche lei la Via del Tramonto, lasciando sorpresi Jessie e Riku.
    “Che cosa-”
    “E così, hai percepito la sua presenza, eh?” fece Hikari, mentre assieme all’altro Riku si affiancava alla nuova arrivata.
    “Ho seguito il suo consiglio, e ho sentito subito la sua fiamma. Ci ho messo un po’ per trovare il mondo giusto, ma alla fine sono arrivata in tempo.” Rispose lei.
    “Vuoi dire che l’hai già incontrata?”
    “In un certo senso… anche se credo fosse di un altro tempo. Però…” cominciò, girandosi verso Riku. “Che cosa ti è successo?”
    “Lunga storia, e direi che non è il momento di parlarne.” rispose il custode, sospirando.
    “Concordo.” Fece Jyassmie, facendosi avvolgere da delle fiamme nere. “Preparatevi alla vostra sconfitta!”
    “Non così in fretta.” Replicò la ragazza, mentre delle fiamme bianche apparivano dal nulla, circondando il suo Keyblade. “Non credere che me ne sia stata tranquilla ad aspettare la guerra. Ho continuato ad addestrarmi, senza sosta. Ormai, da me tutti hanno scoperto che sono una custode, così posso allenarmi anche in pieno giorno senza problemi.”
    “Quindi da te nessuno si fa troppe domande, eh?” fece Jessie, affiancandosi alla nuova arrivata e creando una sfera di fiamme scarlatte accanto a sé, che prese a modellarsi secondo la sua volontà, espandendosi. “Forse, da un certo punto di vista, è meglio così. Almeno eviti numerose scocciature.”
    “Non direi.” Rispose l’altra, sorridendo. “I giornalisti che vogliono uno scoop sanno essere peggio degli Heartless.”
    “Come immaginavo. Sai, non dovrei essere sorpresa di vederti, in fondo, sono qui da poco tempo e ho visto un sacco di cose assurde, però fa comunque uno strano effetto.”
    “Tuttavia, dovrai far finta di non aver capito.” replicò la ragazza. “Dopotutto, noi tre non dovremmo trovarci nello stesso posto.”
    “Di cosa state parlando?” chiese il Riku dell’universo di Jessie.
    “Non preoccuparti.” Rispose quest’ultima con un sorriso, richiamando la Via del Tramonto, con l’ala sulla sommità aperta e pronta per volare. “Possiamo fidarci di lei.”
    “Come fai ad esserne certa?”
    Jessie sorrise, alzando il Keyblade contro Jyassmie, in contemporanea all’incappucciata.
    “La fiamma del Tramonto è inconfondibile.” Disse, per poi partire all’attacco, mentre Hikari incrociò le braccia.
    “Credo che non ci sarà bisogno del mio intervento.” Fece, per poi alzare lo sguardo verso il cielo, che stava cominciando a riempirsi di nuvole bianche.


    “Attento!” urlò Wanda, spostando Timmy e evitando così che venisse colpito da una sfera d’oscurità lanciata da Crocker.
    “Che c’è, Turner? Cosa aspetti ad usare la magia per salvarti?” chiese quest’ultimo, per poi scoppiare a ridere assieme ai suoi due alleati.
    “Ah, Ah.” Rise atono HP. “Non hai possibilità contro la magia e il potere dell’oscurità.”
    “Già. È un mix micidiale, in grado di sconfiggere chiunque.” Confermò Anti-Cosmo.
    “Ma davvero?” fece Marco, mettendosi in mezzo ai due, assieme al resto dei custodi e ai due guardiani, mentre Dark, tornato a controllare la situazione, rimase in disparte.
    “Non è molto leale combattere in diciannove contro tre, tuttavia, credo che non ci sia molto tempo da perdere.”
    “Diciannove?” ripeté Skipper, raggiungendoli assieme al resto della sua squadra. “Contate meglio, siamo in ventiquattro!”
    “Io ripeterei i vostri calcoli.” Fece un’altra voce, mentre una ragazza dai lunghi capelli arancioni, con addosso dei pantaloni neri e una maglietta a maniche corte verde, giungendo in quel momento, con dietro decine di Heartless.
    “No! Lei no!” urlò Timmy. “Non Vicky!”
    “Ehilà, moccioso!” esclamò lei, generando dal nulla un lanciafiamme, che puntò subito contro il bambino. “Finalmente potrò divertirmi senza problemi!”
    “Cavoli…” fece Saiko. “Ne devi aver combinate di cotte e di crude per avere tante persone che ti vogliono eliminare.”
    “Non è colpa mia!” replicò Timmy. “Lei è la causa di tutto! L’unica cosa di cui le sono debitore è che è grazie a lei se ora-” ma si interruppe di colpo, guardando Cosmo e Wanda.
    “Umpf. Qualche Heartless non ci spaventa di certo!” esclamò Inuyasha, mostrando gli artigli.
    “Rico, preparati!” ordinò Skipper, per poi ricevere direttamente dallo stomaco del compagno un mitra.
    “Timmy, credo che per noi sia meglio andarcene…” fece Wanda, rivolgendosi al bambino.
    “Non credo che vi sarà concesso tale privilegio.” Disse HP, apparendo di fronte ai tre, assieme ad Anti-Cosmo. “I custodi saranno impegnati con gli Heartless e i due umani. A te, Timmy Turner, ci penseremo noi personalmente.”
    Detto ciò, tirò fuori da una tasca della sua giacca un cellulare, che puntò contro il bambino, mentre Cosmo e Wanda si mettevano in mezzo, alzando le bacchette.
    “Non ti lasceremo sfiorare Timmy nemmeno con il più debole degli incantesimi!” esclamarono insieme.
    “Ottime parole!” confermò una voce, poco prima che un proiettile rosso li superasse, colpendo in pieno il telefonino, che cade a terra in mille pezzi.
    “Chi è stato?” chiese sempre atono HP.
    “Contro quei due sarà fin troppo facile.” Fece Xigbar, sorridendo e abbassando la sua arma, mentre al suo fianco gli altri Ritornanti si preparavano a combattere. “Quel bambino è la chiave del nostro ritorno, perciò non ve lo lasceremo distruggere. Inoltre… Non siamo più dalla parte dell’oscurità. Voi usate le tenebre? E noi usiamo la luce!”
    Detto ciò, Xigbar scomparve alla vista di tutti, riapparendo al fianco di Timmy, Cosmo e Wanda, prendendoli e scomparendo con essi.
    Pochi secondi dopo, l’ex numero due riapparve dietro agli altri, lasciando a terra i tre e riunendosi ai compagni.
    Senza lasciare ai due esseri magici il tempo di fare qualcosa, i sei lanciarono insieme i propri attacchi.
    Anti-Cosmo sgranò gli occhi, mentre HP si limitò a guardare.
    “Oh, mamma.” Disse infine sempre atono, pochi instanti prima che il raggio d’energia creatosi dai sei attacchi li colpisse, facendoli sparire nel nulla.
    “Troppo facile.” Disse Saix, apparendo insoddisfatto.
    “L-Li avete…” fece incredulo Timmy.
    “Non capisco perché ti preoccupi per loro, ma tranquillo. Ho sentito chiaramente che sono scappati prima di essere distrutti.” Rispose Xemnas.
    “Beh, semplicemente perché non potrei mai desiderare che qualcuno ci rimetta la pelle per colpa mia!”
    “Beata innocenza.” Fece Larxene divertita. “Noi ormai non ci facciamo simili problemi da molto tempo.”

    Inuyasha tagliò a metà l’ultimo Heartless, per poi girarsi verso i due umani, che li guardarono un po’ sorpresi.
    “Quindi è questo il potere dei custodi?” fece Crocker, indietreggiando assieme a Vicky.
    Ma alle loro spalle apparve Dark, che li prese ognuno con una mano.
    “Direi che così può bastare.” Disse, per poi scomparire assieme ai due.
    “Che cosa?!” esclamò Asuka. “Credevo avesse deciso di non intervenire in prima persona!”
    “Scusatemi, ma voi probabilmente li avreste eliminati.” Spiegò Dark, riapparendo da solo. “Io invece li ho condotti su un mondo solitario. L’oscurità gli aveva donato dei poteri, ma non erano sufficienti per resistere a tutti voi. E credo che in fondo, non meritino proprio la cancellazione. Ovviamente, se così non dovesse essere… ci penserò io stesso a rimediare a questa mia pietà.”
    Detto ciò, Dark spostò lo sguardo verso il cielo.
    “Che cosa succede?” chiese Ran.
    “Sta arrivando qualcosa…” rispose il custode. “Ma non riesco a capire di cosa si tratta…”
    “Il che è un buon segno o no?”
    “Percepisco una forte luce. Non credo sia qualcosa che ci è avverso.”
    Non appena ebbe detto ciò, nel cielo una piccola luce brillò, spazzando via le nubi.


    Jessie respinse un affondo della sua avversaria, per poi saltare indietro, lasciando il posto all’incappucciata, che lanciò con il Keyblade una fiammata bianca, che però fu evitata da Jyassmie.
    “Non male… Siete entrambe potenti. Tuttavia, non avete possibilità contro di me!” fece lei, per poi alzare il Keyblade verso l’alto.
    Il terreno cominciò subito a tremare, mentre attorno alla chiave oscura si generavano dei fulmini neri, che avvolsero le fiamme.
    “A differenza tua, Jessie, io non ho la luce a limitare il mio potere! L’oscurità è sotto il mio completo volere!”
    La custode strinse con maggiore forza i Keyblade, mentre anche i due Riku le raggiungevano.
    “Temo stia per usare una magia più potente delle precedenti…” fece la ragazza incappucciata, preparandosi a ricevere il colpo.
    Ma prima che Jyassmie potesse lanciare la magia, il suono di un flauto risuonò nell’aria.
    “Che cosa…?” fece sorpreso Sora, guardandosi attorno.
    “Aspettate… Mi sento più forte…” disse Riku, per poi alzare lo sguardo insieme a tutti verso il cielo, dove le nuvole stavano scomparendo, lasciando passare una scia luminosa, diretta contro di loro.
    “E ora che cosa succede?” esclamò sorpresa Jessie, come tutti gli altri, anche se al contrario fu costretta a coprirsi il viso con il braccio destro per proteggersi da tutta quella luce.
    “Emana una luce fortissima.” Fece Hikari. “Ma com’è possibile?”
    La scia colpì con forza il terreno in mezzo ai custodi e a Jyassmie, creando una colonna di luce.
    Nello stesso instante, diverse piume bianche cominciarono a riempire l’aria.
    Quando finalmente i custodi riuscirono a guardare, videro un bozzolo di piume bianche.
    Sotto gli occhi sorpresi di tutte, il bozzolo si aprì, rivelandosi così essere un’ala bianca, appartenente ad un uomo dai lunghi capelli argentati e vestito di nero, che teneva abbracciata una ragazza con addosso un impermeabile blu, come i suoi occhi e con lunghi capelli ambrati.
    “Sembra che siamo arrivati in tempo.” Disse quest’ultima, per poi evocare un Keyblade.
    Sembrava una catena regale, ma era completamente d’argento, attraversata dai disegni di fiamme blu e azzurre, mentre il suo ciondolo rappresentava un flauto.
    “Già.” Fece l’uomo, sorridendo.
    “S-Sephiroth?!” esclamarono increduli i due Sora, assieme a Saiko e a Marco.
    “Com’è possibile?” chiese Dark. “Sephiroth è un essere oscuro, in più eliminato da Cloud. Tu chi sei?”
    “In questo universo le cose sono andate così, ma nel nostro, Sephiroth è diventato un essere di luce.” Rispose la ragazza appena arrivata, per poi puntare il Keyblade contro Jyassmie. “Mentre quell’essere emana pura oscurità!”
    “E tu chi saresti?” chiese Jyassmie, guardandola con curiosità mista a disgusto.
    “Se proprio ci tieni a saperlo, mi chiamo Nadia…” rispose la ragazza. “Custode del Keyblade della vita e della morte!”
    “Un’altra categoria di custodi?!” esclamò Marco. “Ma cos’è, c’è stata una svendita al reparto ‘Custodi’ del centro commerciale dell’universo?!”
    “Senso dell’umorismo alto, eh?” fece Nadia a Marco, mentre dietro di lei Jessie, che ora aveva abbassato il braccio, e l’incappucciata la guardavano sorprese.
    “Sembra che qui le cose siano decisamente diverse rispetto al posto da cui veniamo.” Commentò Sephiroth. “Da noi non esistono così tanti custodi…”
    “Beh, scusa tanto se qui siamo alle porte di una guerra di dimensioni universali.” Replicò ironico il Sora femmina.
    Questa volta i due nuovi arrivati sgranarono gli occhi.
    “Sora? Sei davvero tu?” fece la ragazza, cercando di non ridere.
    “È già abbastanza umiliante di per sé… e poi, come mai continuiamo a incontrate persone di altre dimensioni che ci conoscono?”
    “Temo che la nostra magia questa volta sia stata eccessivamente potente.” rispose Wanda.
    Jyassmie guardò il gruppo di custodi di fronte a lei, digrignando i denti.
    “Devo ammettere che adesso siete decisamente troppi, e senza l’Oscurità a fornirmi energia, non riuscirei ad affrontarvi.”
    Sentendo ciò, Dark si portò avanti a tutti.
    “Come sarebbe a dire?”
    Jyassmie sorrise. “Oh, vedo che non sai che cos’ha fatto tua madre.” Rispose. “Per vostra fortuna, è riuscita a sigillare temporaneamente il mio signore, distruggendo il suo corpo.”
    I custodi sgranarono gli occhi.
    “Questo significa… che l’Oscurità non può più intervenire in prima persona?” esclamò Ran.
    “Oh, non ci contate troppo.” Rispose Jyassmie, cominciando a svanire nell’oscurità. “Sono certa che presto tornerà, più forte e vendicativo di prima.”
    Detto ciò scomparve, lasciando tutti increduli.
    “A quanto pare siamo serviti solo come numero.” Fece Nadia, facendo scomparire il Keyblade e girandosi verso gli altri. “In fondo però, eravamo decisamente troppi per un solo nemico.”
    “Così impara a volerci affrontare!” esclamò Black Star. “Una divinità come me non si fermerà di fronte a nulla!”
    “Umpf. Per me è stato fin troppo facile. Sinceramente, trovo più difficile accettare di avere questo corpo.” Replicò Asuka, per poi girarsi verso Dark. “Allora, come deve finire questo esame?”
    Il custode dell’Equilibrio sorrise.
    “Direi che ve la siete cavata alla grande. Avete dimostrato che nonostante ciò che è successo ai vostri corpi, vi preoccupate sempre e comunque degli altri, prima di pensare a voi stessi. Molti sarebbero impazziti al vostro posto.”
    “Io credo che dopo aver visto un’astronave cadermi avanti, aver ottenuto il potere della metamorfosi, aver incontrato voi custodi, aver visto quel torneo, aver visto te spuntarmi da dietro nonostante ti avessi visto finire in mille pezzi, aver visto il mio mondo diventare di pietra, incontrato personaggi talmente strani e assurdi, che in confronto il più pazzo dei pazzi sembrerebbe una persona normalissima, e aver viaggiato in decine di mondi, non ci dovrebbe essere nulla in grado di farmi impazzire ulteriormente.” Replicò Marco, contando ogni esperienza sulle dita.
    “E poi, a cosa sarebbe servito impazzire?” intervenne Shinichi. “Non saremmo tornati normali in quel modo. L’unica cosa da fare era capire e superare l’esame. E dato che siamo pur sempre custodi, doveva avere qualcosa a che fare con gli Heartless o qualche custode oscuro. Quel che mi chiedo… erano previsti fin dall’inizio?”
    Dark sospirò.
    “Come vi ho detto, non ho alcun ricordo sulle prove che ho creato per quest’esame. Tuttavia, dubito che vi avrei realmente messo in pericolo. Jyassmie dev’essere stata un’intrusione non prevista. Forse il massimo che avreste dovuto fare sarebbe stato salvare Timmy, visto che sembra essere lui la chiave di questo mondo.”
    “Io… la chiave di questo mondo? Come sarebbe a dire?” chiese il bambino.
    “Direi che anche per una come me che viene da fuori sia chiaro. Tu hai il potere di alterare il tuo piano di esistenza a tuo piacimento. Questo mondo è impregnato della tua essenza.”
    “Credo si riferisca alle decine di volte che ce l’hai fatto riconfigurare come desideravi.” Fece Cosmo.
    “E questo… comporta qualcosa?” chiese il bambino.
    “Oh, niente di particolare… solo, ti rende un ottimo bersaglio per tipi come Jyassmie.” Rispose Hikari. “Ma non preoccuparti. Se sei d’accordo, ti trasferiremo in un mondo dove avrebbero parecchie difficoltà a eliminarti.”
    “Mi volete far andare in un altro mondo? Definitivamente?” esclamò incredulo Timmy.
    “Almeno fino alla fine della guerra. Non sei un custode, e di conseguenza non potresti tenere testa ai nemici.” Fece Dark.
    “E noi?!” chiesero insieme Cosmo e Wanda.
    “Ovviamente lo seguirete. Non mi è ancora chiaro il legame che c’è tra voi, ma di sicuro è molto forte.”
    “Okay, ora che hai sistemato il bambino… vuoi farci tornare normali?!” gli urlò contro Kairi.
    “Tornerete normali non appena lasceremo questo mondo.” Rispose Dark. “Ma prima…” e mentre diceva ciò si girò verso il gruppo di Jessie e a Nadia e Sephiroth. “Direi che è il caso di far tornare loro nell’universo che gli appartiene.”
    “Se non è di troppo disturbo.” Fece Axel. “Ma come intendi fare? Userai di nuovo quei due?” chiese, indicando Cosmo e Wanda.
    “Dimenticate che sono un essere superiore. Mi basterà usare un po’ di energia in più per aprire un varco dimensionale.”
    “Un essere superiore?” ripeté Nadia. “Dunque quello che ha detto quella tipa era vero? Tu sei veramente il figlio dell’Oscurità e della Luce?”
    Il custode annuì.
    “L’ho scoperto io stesso solo di recente.” Disse, facendo un sorriso amaro. “E nel peggiore dei modi. Io sono l’Equilibrio stesso… Per questo tu e Jessie avete poteri simili ai miei.”
    “Come sarebbe a dire?”
    “Jessie, almeno, quella esterna a questo universo, è in lotta tra la luce e l’oscurità del suo cuore. Proprio come in passato lo era quella che conosciamo noi. Tu invece, Nadia, hai detto di essere la custode della vita e della morte. Credo si possano definire sempre come luce e oscurità, anche se in una forma diversa. Sei stata tu a cambiare Sephiroth, vero?”
    “Però, decisamente perspicace.” Rispose divertito quest’ultimo.
    “Già. Ho ottenuto questo Keyblade dopo che il mio mondo è stato distrutto…” e qui lanciò un’occhiataccia a Saix, che la guardò incuriosito da quell’odio represso. “…da un membro dell’Organizzazione XIII. Credevo che sarebbe scomparso dopo essermi vendicata, ma invece mi è stato lasciato, assieme ai miei poteri.”
    “Che immagino, consistano nel ridare energia, o meglio, vita. Eri tu prima a suonare, non è così?” chiese Sora.
    Nadia annuì, per poi evocare il Keyblade, che si trasformò in un flauto.
    “Esatto. Posso dare vita… o toglierla. Il secondo potere tuttavia…”
    “Comporterebbe la tua fine.” Completò Hikari.
    “Per ottenere qualcosa, bisogna dare in cambio qualcosa che abbia il medesimo valore.” fece Edward. “Un principio che va ben oltre l’alchimia.”
    La ragazza incappucciata aprì un varco.
    “Allora io torno al mio mondo.” Disse, salutando tutti con la mano. “Ci rivedremo presto. Finirò di spiegare la situazione e poi raggiungerò Rexenet e gli altri sulla Terra principale.”
    “D’accordo.” Rispose Dark. “Grazie per il tuo aiuto.”
    “Non c’è bisogno che mi ringrazi. Dovevo ricambiare un favore.”
    “Però…” intervenne Jessie. “Non capisco di cosa tu stia parlando. Io non ti ho mai visto prima.”
    “In un certo senso è vero, non mi hai mai vista. Ma chissà… il concetto di tempo è relativo. Passato, presente, futuro…”
    “Cosa vuoi dire?” chiese il Riku accanto alla custode del Tramonto.
    “Semplicemente che le sono debitrice, e se solo questo incontro fosse avvenuto in altre circostanze, mi sarebbe piaciuto parlare di più con voi, ma temo che sia impossibile.”
    Detto ciò, scomparve nel varco, lasciando i presenti con diverse domande in mente.
    “Dark…” cominciò Hikari, abbassando la voce. “Pensi che…”
    “Sì. Le due Jessie si sono già incontrate, ma solo una di loro lo sa.” Rispose lui, per poi fare qualche passo in avanti.
    “Aspetta un attimo!” lo interruppe Shinji.
    “Che cosa c’è?”
    “Gli amici di Timmy prima ci hanno detto che su questo mondo è giunta una ragazza che era a conoscenza degli Evangelion! E può essere una sola persona!”
    Mentre diceva ciò, Asuka sbuffò sonoramente.
    “Uhm… mi sbaglierò…” azzardò Marco, avvicinandosi. “Ma sento puzza di gelosia profonda-”
    L’Animorph non fece in tempo a finire la frase che si ritrovò un Keyblade puntato alla gola.
    “E io sento una tua incredibile voglia di passare a miglior vita!” replicò algida lei.
    “Sì, è così!” confermò Timmy. “Una ragazza dai capelli azzurri è spuntata fuori dal nulla qualche tempo fa, parlando di Evangelion, a sua detta, dei robot giganti, ma è sparita così com’è venuta.”
    “Capisco…” disse Shinji, abbassando pian piano la voce e la testa, per poi sospirare.
    “Beh, pensa positivo.” Fece Saiko. “Almeno sai che è viva. E dato che non ha torto un capello agli abitanti di questo mondo, deve essere tornata in sé.”
    “Perfetto! Allora noi andiamo!” esclamò Skipper. “Soldato, Rico! Prendete il bambino e le sue due invenzioni e rendeteli incapaci di agire!”
    “Agli ordini!” rispose Soldato, poco prima di ricevere da Rico tre corde, che usò subito per legare i tre.
    “Kowalsky, Lio! Varco!”
    “Signorsì!” rispose i due, per poi tirare fuori due telecomandi con un solo bottone, che premettero subito.
    Di fronte a loro si aprì un varco di luce.
    “Allora uomini, ci rivediamo alla guerra! Noi pinguini useremo tutte le nostre abilità per aiutarvi!” disse Skipper, per poi tuffarsi nel varco seguito dagli altri.
    “Un gruppo di animali piuttosto strano.” fece Demyx.
    “Già, ma nonostante tutto sanno il fatto loro.” Rispose Dark. “Certo, non sono ai livelli di un custode, ma sanno distinguersi.”
    Detto ciò, alzò le mani, facendo aprire due varchi affianco ai gruppi esterni.
    “Questi vi riporteranno nel vostro universo. Mi spiace che siate stati coinvolti in una battaglia che non aveva nulla a che fare con voi.”
    “Non importa. Sinceramente, non ho fatto nulla di che.” rispose Nadia. “Beh, non credo che ci rivedremo. Immagino che possa esistere anche una mia controparte del vostro universo, ma temo proprio che sia diversa da me. Anche solo per come sono andate le cose. Addio e buona fortuna!”
    Detto ciò, lei e Sephiroth sparirono.
    “Io mi sono divertito.” Fece Xigbar. “Anche se quei due sono scappati, mi è piaciuto vedere la sorpresa almeno su uno di loro. L’altro credo fosse peggio di un Nessuno, per quanto riguarda i sentimenti.”
    “Io invece, non posso che essere preoccupato per ciò che sta succedendo qui.” Disse Xemnas. “Cosa succederebbe se doveste perdere la guerra?”
    “Non ve lo nasconderò: il nostro universo, così come lo conosciamo, scomparirebbe nel nulla. Sappiamo che alcune dimensioni parallele hanno cominciato ad avvicinarsi a questa, perciò potrebbe anche coinvolgervi.”
    “Allora riferite all’altra me…” disse Jessie, per poi prendere per mano Riku e avvicinarsi al varco. “…di fare del suo meglio, altrimenti non la perdonerò!”
    “Riferiremo, tranquilla.” Rispose sorridendo Hikari, mentre tutto il gruppo di Jessie spariva dentro il varco.
    “Bene, allora possiamo andare anche noi.” Disse Dark, aprendo un altro varco, questa volta più grande, di fronte al gruppo di custodi.
    “Finalmente! Non vedo l’ora di tornare ad avere il mio magnifico corpo!” esclamò Asuka, attraversando subito il passaggio.
    “Beh, la cosa positiva è che difficilmente potrà capitarci qualcosa peggiore di questo, no?” fece Marco.
    “Non parlare. Se questa era solo la prima prova, tremo per le prossime.” replicò Tsuna.


    “Sicura che vada bene così?” chiese una ragazza dai capelli verde acqua, rivolgendosi ad un’altra dai capelli azzurri, mentre osservava il varco chiudersi.
    “Sì.” Rispose questa. “È meglio così. Non sono ancora pronta per affrontarli. Non riuscirei a sostenere lo sguardo di Ikari… E probabilmente, Asuka mi prenderebbe a pugni.”
    “Come vuoi, però secondo me, hai fatto male a non farti vedere. Mi sembrava davvero dispiaciuto di non averti incontrata.”
    “È in quello stato per colpa mia. No, non potevo presentarmi. Non finché non scoprirò come riportarlo alla normalità.”
    La ragazza sospirò, per poi alzare una mano e aprire un varco di luce.
    “Allora andiamo. Qui ormai non abbiamo più nulla da vedere.”
    Rei Ayanami annuì, per poi seguire la ragazza nel varco.

    Info Capitolo

  15. .

    Ed eccomi qui, dopo solo una settimana, con il nuovo capitolo!
    Consideratelo come un regalo, visto che questi ultimi capitoli sono stati più corti del solito, ma tranquilli, dal prossimo torneranno come prima XD.
    Mi pare giusto avvertire che sebbene sarete portati a pensare a Kingdom Hearts 3D, questo capitolo NON contiene spoiler su esso (visto che me ne sono tenuto ben alla larga, quindi ignoro ancora tutto XD).
    Ringrazio Liberty89 per avermi fatto da beta reader e per avermi risparmiato sapendo che cosa succederà nel prossimo capitolo XD (ormai dovreste averlo capito che sarà un capitolo di pura follia XD).
    Detto questo, passiamo alla recensione!

    @ Liberty89: Lo sai, se c'è qualcosa di improbabile, io la trovo XD. E quel manga mi è capitato sotto mano per puro caso XD. Per quanto riguarda Light... vedrai, vedrai... Invece mi dispiace deluderti, ma l'Oscurità, per come l'ho presentata finora, non tornerà più Lucis ha fatto un buon lavoro ù.ù.

    Okay, e ora... vi lascio al primo capitolo della penultuma saga!

    Capitolo 72: Verso la guerra! Diventare Lord del Keyblade? - Torna all'indice dei capitoli
    Un ragazzo dai capelli color grano era seduto sopra il cornicione di un palazzo, osservando la città sotto di lui, che procedeva tranquilla la sua vita di sempre.
    “Finalmente ci rivediamo.” Disse senza girarsi, mentre un varco si apriva dietro di lui, lasciando uscire una figura avvolta da un impermeabile blu scuro, con il volto coperto dal cappuccio, dal quale uscivano due lunghe code di capelli neri.
    “Il tempo è giunto.” Sentenziò una voce femminile proveniente dalla nuova arrivata.
    Il ragazzo sorrise.
    “Lo immaginavo. Mi stavo appunto chiedendo quanto tempo ci avrebbe messo dopo il messaggio di Master Aqua.”
    “Tuttavia, è sorto un piccolo intoppo.”
    “Davvero?” fece il ragazzo, mostrandosi leggermente sorpreso. “Se ti riferisci al fatto che non è lo stesso dell’ultima volta, ne sono consapevole.”
    “Non è solo quello. Questa volta sono due.”
    “Due?” ripeté il ragazzo, girando per la prima volta la testa. “Come sarebbe a dire due?”
    “Il primo di loro non è ciò che sembra. È molto di più. È la base stessa.”
    Il ragazzo rimase in silenzio per qualche secondo, per poi sorridere nuovamente.
    “Capisco… Dunque, alla fine, sembra proprio che questa sarà l’ultima guerra. Se si è risvegliato lui, la cosa non è da sottovalutare. Immagino che tu voglia un giorno, vero?”
    “Esatto. Purtroppo non posso rimanere a lungo in questa forma, presto dovrò lasciarle il posto. Tuttavia, se mi fornisci del potere, potrò agire anche senza espormi direttamente. Almeno all’inizio. Lei farà il resto. Sa già come comportarsi.”
    “Come vuoi.” Fece lui, alzandosi in piedi, per poi lanciarle una spilla, che lei prese al volo.
    “Quando arrivano, usala.” Continuò, camminando verso la sua interlocutrice, per poi superarla. “Annullerà tutto ciò che è in corso e ti permetterà di gestire la situazione come vuoi. Io rimarrò a guardare. Solo… vedi di non fare nulla a questi tre.” Disse, lanciandogli un cellulare con lo schermo richiudibile.
    La ragazza lo afferrò al volo, aprendolo subito e vedendo diverse foto.
    “Non ti preoccupare. Non romperò i tuoi giocattoli. Anzi, potrebbero tornarmi utili.”
    “Fai conto che mi servono per altre due settimane.”
    “Basterà che eseguano le istruzioni, no? Non sono queste le tue regole?”
    “Esatto.” Rispose il ragazzo, prima di scomparire nel nulla.
    La ragazza tornò ad osservare la spilla.
    Era di colore nero, e sopra era ben evidente il simbolo dell’Equilibrio.
    La fece volare in aria, riprendendola al volo.
    “Dark, Hikari…” disse, guardando verso il cielo. “Vi sto aspettando.”


    Dark era seduto di fronte ai monitor della Gummiship, in silenzio, con Hikari al suo fianco.
    Dietro di loro gli altri custodi, assieme a Ran, Shinji e Happy, li guardavano.
    “Allora Dark… Perché ci hai fatti venire tutti qui?” chiese Sora.
    “E che cosa voleva dire tua madre? Che cos’hai in mente?” fece Asuka.
    Dark sospirò, per poi girarsi verso di loro.
    “Ormai la guerra è alle porte.” Rispose. “I custodi sono quasi tutti riuniti, come anche i nuovi guardiani.”
    “Quindi ci stiamo dirigendo verso la terra?” esclamò Marco.
    “No.” Rispose Hikari. “Per voi non è ancora il momento di raggiungere gli altri.”
    “Come sarebbe a dire?!” sbraitò Black Star. “State forse insinuando che non siamo sufficientemente forti?!”
    “No, tutt’altro.” Replicò Dark. “Anzi, alcuni di voi sono anche Master del Keyblade, ma ciò non sarà sufficiente per la guerra.”
    I custodi guardarono Dark sorpresi.
    “Per affrontare questa guerra sarà necessario che voi superiate il rango di Master.”
    “Superare il rango di Master?!” ripeté incredulo Sora. “Esiste un rango superiore?!”
    “Solitamente è un rango a cui non si può accedere.” Rispose Hikari. “Anzi, in questo momento, siamo solo in tre a farne parte.”
    “Siamo?” fece Kairi. “Stai dicendo che tu-”
    “Hikari, io e Hakai.” Disse Dark. “Noi tre siamo custodi speciali. Essere custodi dell’Equilibrio e del Caos ci pone su un livello totalmente diverso da quelli della Luce e dell’Oscurità.”
    “In pratica ci stai dicendo che contro tuo padre e Hakai non avremmo una chance?” domandò Ichigo.
    “In teoria, non in pratica. Per poter combattere al nostro stesso livello… Dovrete diventare Lord del Keyblade.”
    Non appena Dark finì la frase, nella sala scese il silenzio totale.
    “Lord… del Keyblade?” ripeté Edward sorpreso.
    “In pratica, verrete elevati anche voi a un rango superiore.”
    “Cioè diventeremo delle divinità?” esclamò entusiasta Black Star.
    “Possiamo dire di sì.”
    “E perché ce ne parli solo adesso?” chiese Inuyasha.
    “Perché era qualcosa che avevo rimosso volontariamente dai miei ricordi.” Rispose l’incarnazione dell’Equilibrio. “Qualcosa che avevo predisposto subito dopo la prima guerra del Keyblade. Non è un rango a cui possono accedere tutti. Dovevo selezionare i custodi più meritevoli.”
    “E Light e Rexenet?” fece Sora.
    “Loro hanno rifiutato questa carica. Non vogliono una simile responsabilità.”
    “E perché ce la dovremmo prendere noi allora?!” esclamò Tsuna, arrabbiato. “Io sono stufo di questa storia! Ogni giorno sbucano fuori sempre più nemici, e sempre più forti!”
    “È per questo che dovrete diventare più forti a vostra volta e superare il limite dei Master del Keyblade. Se ci riuscirete, avrete a vostra disposizione un potere che va oltre la vostra immaginazione!”
    “Per quel che mi riguarda, io ci sto!” fece Black Star. “Non mi lascio di certo sfuggire l’occasione di venire riconosciuto per ciò che sono!”
    “Ma tu sentilo.” Replicò Asuka, sorridendo e incrociando le braccia. “Credi forse di essere l’unico? Sarà una passeggiata. Se StupiShinji è una divinità, può diventarlo chiunque!”
    Il pilota non replicò, rimanendo in silenzio, cosa che infastidì Asuka, che però non aggiunse altro.
    “E noi Guardiani?” chiese Ran.
    “Ho deciso di portare anche voi perché sono sicuro che avrete il vostro ruolo fondamentale in tutto quello che ci aspetta.”
    “Ehi…” li interruppe Pan, guardandosi in giro. “Sbaglio, o manca il mezzo drago?”
    “Ehm… Natsu è laggiù…” rispose Happy, indicando Natsu, che era sdraiato a terra, piegato su se stesso, con il volto contorto in un’espressione sofferente, mentre si teneva chiusa la bocca con una mano.
    “A-Aiuto…” ansimò a fatica. “F-Fate fermare questo affare…”
    “Ma che cosa gli prende?” domandò Shinichi, guardandolo incredulo.
    “Allora è veramente allergico ai mezzi di trasporto? Io credevo stesse scherzando…” commentò Ichigo, mentre Edward sospirò, avvicinandosi al Dragon Slayer.
    “Non posso garantirti nulla, ma posso tentare di aiutarti…” disse, aiutandolo a mettersi seduto, per poi battere le mani e appoggiarle sulla sua schiena.
    Natsu fu attraversato da una serie di fulmini rossi, saltando subito in piedi.
    “E-Ehi, che cosa stai facendo?!” esclamò, avvolgendo un pugno con il fuoco.
    “Dalla tua reazione, direi che ti ha guarito, aye!” rispose Happy.
    Natsu lo guardò in silenzio, per poi voltarsi verso un oblò, per assicurarsi che si stessero ancora muovendo.
    “Perché non hai detto subito di essere un mago dell’aria come Wendy?” chiese poi a Edward, che sorrise.
    “Niente magia. Pura e semplice alchimia. Ho inibito i tuoi nervi per non farti sentire la sensazione di viaggio… è andata bene, era la prima volta che tentavo una trasmutazione del genere.”
    “Mi stai dicendo che mi hai usato come cavia?!” gli sbraitò contro il Dragon Slayer, sputando una piccola fiamma, facendo scoppiare tutti a ridere.
    “Però ha fatto bene.” Fece Dark. “È meglio per te non avere più quel problema. Non so che cosa vi aspetta.”
    “Come sarebbe a dire? Non hai detto che sei stato tu a preparare questo… allenamento?” domandò Riku.
    “E come vi ho detto, ho cancellato tutti i miei ricordi che lo riguardano. So solo una cosa.”
    “Ovvero?”
    “Una persona ci sta aspettando in un mondo preciso. Ed è lì che stiamo andando.”
    “Allora andiamoci subito!” esclamò Black Star, aprendo un varco.
    “No, è meglio se riposate. È troppo che state viaggiando, dormendo solo saltuariamente. Molti di voi sono stati feriti anche in maniera grave, e la magia guarisce solo fino a un certo punto. Approfittate di questo viaggio per riprendervi.”
    I custodi rimasero in silenzio, guardandolo increduli.
    “No, aspetta… ci hai detto chiaramente di metterci tranquilli mentre la guerra sta per cominciare? Dobbiamo sbrigarci a superare il rango di Master, altrimenti-” cominciò Inuyasha, per poi venire interrotto dal custode dell’Equilibrio.
    “Avete sentito mia madre, no? Tratterrà l’Oscurità per il tempo necessario e la guerra non comincerà prima del nostro ritorno. Non ho idea di quanto tempo vi porterà via questa prova. Potrebbe durare poche ore, come giorni, se non mesi.”
    “Mesi?!” ripeté incredula Kairi.
    “Mi conoscete. Se ho architettato qualcosa, non sarà qualcosa di semplice. Ad ogni modo, la persona che ci sta aspettando conosce più dettagli di me. Gli ho affidato il compito di custodire quelle informazioni che io stesso ho dimenticato.”
    “Ci sta aspettando dalla fine della prima guerra del Keyblade?! Ma allora sarà un essere decrepito.”
    “Lo vedrete presto.” Rispose Hikari. “Ora fate come ha detto Dark e andate a riposarvi. Direi che ci sono sufficienti stanze in questa Gummiship.”
    Edward sospirò, per poi girarsi.
    “E va bene, vorrà dire che ne approfitterò. Sarei tentato di andare a trovare mio fratello e Winry, visto che prima non ho avuto nemmeno il tempo di salutarli, ma dato che non so quanto tempo ci vorrà, mi limiterò a recuperare un po’ di sonno arretrato.” Disse, per poi girarsi e uscire dalla sala, salutando gli altri con la mano.
    Dopo Edward, anche gli altri se ne andarono, lasciando indietro solo Dark, Hikari e Kairi, che rimase di fronte ai due.
    “Che c’è?” chiese Dark, guardando la custode.
    “Voglio delle spiegazioni. Shinichi prima l’ha accennato, ma voglio sentirlo da voi. Perché Hikari adesso è una custode dell’Equilibrio?”
    La sorella la guardò, per poi girarsi verso Dark, che annuì.
    “Come già sai, l’Oscurità aveva messo i suoi occhi su di me, ritenendomi responsabile del cambiamento di Dark. Durante la nostra battaglia contro di lui, dopo aver allontanato Dark da me, mi ha preso. Mi ha privata di tutti i miei poteri da custode della Luce e infine… mi ha uccisa.
    Mi sono ritrovata nell’oblio, e ormai mi ero arresa a rimanere in quello stato. Ma Dark…”
    “Io non l’ho accettato.” Continuò il custode, alzandosi. “Non potevo… non potevo assistere di nuovo allo stesso scenario. Per questo ho usato tutti i miei poteri per raggiungerla, ma l’unico modo per riportarla indietro era di donarle i miei stessi poteri.”
    “E questo che conseguenze avrà?” chiese Kairi. “Tu ci hai detto più volte che sparirai dopo la guerra e Hikari? Che cosa ne sarà di Hikari?!” esclamò.
    Sua sorella le mise una mano sulla spalla.
    “Non mi ha resa sua custode senza chiedermelo. L’ho accettato di mia volontà e me ne assumerò la responsabilità.” Rispose, sorridendo, per poi uscire assieme a Dark dalla sala.
    La principessa della Luce rimase immobile, mentre due silenziose lacrime scendevano lungo le guance.
    “Perché…” disse solamente.


     
    Un ragazzo dai lunghi capelli biondo scuro tutti all’insù, lasciando che la chioma dritta andasse indietro, con un paio di cuffie viola che gli coprivano le orecchie e che indossava un paio di pantaloni lunghi beige e una maglietta senza maniche viola provvista di cappuccio tirò fuori dalla tasca il suo cellulare, controllando i messaggi.
    “Ancora niente?” chiese una ragazza al suo fianco, dai capelli rossi coperti da un buffo cappello, che indossava un paio di stivali, dei cortissimi pantaloncini marroni con attorno un marsupio e una maglietta simile a una giacchetta rosa che le copriva solo la parte superiore del busto, che teneva tra le braccia il pupazzo di un gatto nero, tirando anche lei fuori un cellulare.
    “Così pare.” Rispose atono il ragazzo, sospirando. “È strano, non è mai passato così tanto tempo.”
    “Forse hanno deciso di farci riposare un giorno.” Azzardò la ragazza.
    “Non lo farebbero mai, stalker.”
    “Il mio nome è Shiki! Quante volte te lo devo dire, Neku!” gli urlò contro la ragazza.
    “Per me rimani solo una stalker.” Replicò gelido lui
    “Ah, quando fai così non ti sopporto! Ad ogni modo, ti ricordo che dovrai sopportarmi per tutta la settimana, a meno che tu non preferisca scomparire.”
    “E ringrazia questo fatto se non me ne sono ancora andato. Avrei di meglio da fare piuttosto che partecipare a questo gioco.”
    La ragazza stava per replicare, quando i loro cellulari suonarono insieme.
    “Finalmente.” Sbottò Neku, andando subito a leggere il messaggio appena arrivato, per poi spostare leggermente di lato la testa. “E questo che cosa significa?”
    Oggi la vostra esistenza sarà messa a dura prova.” Lesse ad alta voce Shiki. “Il Game Master non avrà nessun potere, ma un essere più potente di lui ha preso il suo posto. Scoprite chi è, ma fate attenzione ai nuovi ostacoli. Nessun limite di tempo.
    “Non era mai arrivato un messaggio così lungo.” Commentò la ragazza, rileggendo mentalmente il testo. “E come sarebbe a dire che il Game Master non ha nessun potere? Il gioco non si basa sui suoi ordini?”
    “Sembra che stavolta ci sia stata un’interferenza nei piani alti.” Disse una voce alle loro spalle.
    I due si girarono, ritrovandosi di fronte ad una ragazza dai capelli neri a caschetto, che indossava una divisa scolastica, che stava mettendo via il suo cellulare.
    “Se è arrivato un messaggio così strano, significa soltanto che qualcuno ha attaccato e sconfitto il Game Master, oppure che è riuscito a convincerlo a fare ciò che vuole.” Continuò, per poi guardare sorridendo i due. “Piacere, io sono Kuroi Mato!” esclamò.
    “P-Piacere. Io sono Misaki Shiki, mentre lui…” e indicò il suo compagno. “…è Sakuraba Neku. Sei anche tu una giocatrice?”
    “Già… anche se un po’ particolare. Come potete vedere, mi è stato concesso di giocare in solitaria.”
    “Come mai questo privilegio?” domandò Neku.
    “Non ne ho la più pallida idea. A essere sincera, mi sono risvegliata qui senza nemmeno sapere come ci sono arrivata. Ho trovato un foglio che mi spiegava velocemente le regole, ed eccomi qui.”
    “E come fai a combattere? Se non sbaglio, bisogna essere in due per attivare i propri poteri.” Fece Shiki.
    “Anche questo per me è un mistero… Ero una normalissima studentessa del liceo, ma da quando mi sono risvegliata qui…”
    Mentre diceva ciò, porse verso di loro il braccio sinistro, che s’illuminò, trasformandosi in un enorme cannone blu.
    “Sono in grado di fare ciò che vedete. Non so spiegarmelo neppure io, però è comodo contro quei mostri.”
    “Vuoi dire che tu non usi nessuna spilla per combattere?” chiese Neku, per la prima volta sorpreso, come Shiki.
    “Spille? Come quella del giocatore?” chiese Mato, tirando fuori una spilla nera con disegnato sopra un simbolo che ricordava vagamente quello dei Nessuno.
    “Ce ne sono anche altre, in base alle quali puoi usare diversi poteri. Come questa.” Spiegò Neku, tirando fuori una spilla rossa, e facendo apparire dal nulla una sfera di fuoco.
    La ragazza fece per rispondere, ma un luccichio nel cielo la distrasse.
    I tre alzarono lo sguardo, vedendo una scia luminosa volare sopra di loro scomparendo velocemente alla loro vista.
    “Una stella cadente… in pieno giorno?” fece sorpresa Shiki.
    Ma prima che potessero dire altro, attorno a loro si aprirono sull’asfalto della città decine di varchi oscuri, dai quali uscirono degli Shadow.
    “E questi che razza di Noise sono?!” esclamò Neku, affiancandosi a Shiki, mentre Mato puntava la propria arma contro le creature.
    “Mi sembrano parecchio diversi dai soliti Noise… E se fossero i nuovi ostacoli del messaggio?”
    “Se è così allora dobbiamo eliminarli! Non ho intenzione di arrendermi facilmente.” Replicò Neku, per poi colpire con una sfera di fuoco un Heartless, che però rimase incolume.
    “Che cosa?”
    “Lascia fare a me!” esclamò Mato, mettendosi di fronte a loro, mentre il cannone cominciava ad aspirare aria, creando una sfera d’energia.
    Pochi secondi dopo la ragazza fece fuoco, scagliando un’enorme sfera d’energia contro i nemici, che furono polverizzati all’instante.
    Mato abbassò il braccio, mentre l’arma scompariva nel nulla.
    “Erano piuttosto deboli.” Disse, mentre dal luogo dove si trovavano gli Heartless si alzavano verso il cielo diversi cuori, lasciando sorpresi i tre.
    “Ma quelli… non erano assolutamente dei Noise.” fece Shiki, guardando volare via i cuori.
    “Già, e la domanda è che cos’erano?” Disse Neku, guardando la sua spilla. “Ma soprattutto, perché non sono riuscito a colpirlo?”
    “Qualunque cosa fossero, adesso sono spariti.” Commentò Mato, per poi girarsi verso il punto dove la stella cadente era sparita. “Sarà stata una coincidenza, però è successo subito dopo.”
    Gli altri due capirono subito a che cosa si stava riferendo.
    “Sarà sicuramente caduta fuori Shibuya, e noi non possiamo lasciare questo quartiere.” Fece Shiki, portandosi una mano sotto il mento per riflettere.
    “Allora non ci resta che aspettare e vedere che cos’altro succede. Se non vi dispiace, rimarrò con voi. Dopotutto, sembra che io sia l’unica in grado di abbattere quei mostri.”
    “Sarebbe fantastico! Non lo pensi anche tu, Neku?”
    “Fa come ti pare. Sai bene che preferirei agire da solo.”
    Mato guardò incuriosita il ragazzo, mentre la sua compagna sospirava.
    “Se speri di mandarmi via così facilmente, ti sbagli di grosso.” Disse infine, sorridendo. “Anzi, così facendo non fai altro che farmi venire voglia di aiutarti ad uscire dalla tua solitudine.”
    “Buona fortuna allora. Non avrò più nessun ricordo, ma non sono minimamente attirato dal fare amicizia con qualcuno.”


    “Perché hai voluto far atterrare la Gummiship?” chiese Hikari a Dark, mentre uscivano da un varco insieme al resto del gruppo, ritrovandosi in una via deserta della città.
    “Non sappiamo per quanto tempo non la useremo, e lasciarla nello spazio mi sembrava la cosa meno adatta.” Rispose lui.
    “Allora, dov’è questo messaggero?!” esclamò Black Star, guardandosi attorno. “Voglio venire riconosciuto subito come divinità!”
    “Come faremo a individuarlo?” chiese Sora, ignorando l’azzurro.
    “Sarà lui a riconoscerci, ma non è da escludere che decida di non apparire subito.” Rispose Dark.
    “E noi nel frattempo che cosa facciamo?” fece Inuyasha.
    “Direi che la risposta è semplice. Giriamo per questa città.”
    I custodi lo guardarono increduli, mentre Hikari sorrideva divertita, per poi girarsi e cominciare ad allontanarsi assieme a Dark.
    “È una mia impressione… o Dark è diventato decisamente strano rispetto al suo standard?” chiese Marco.
    “Quindi sarebbe lui il vero Dark?”
    “No.” Rispose Kairi, gelida e cominciando a seguirli. “Non è altro che la sua ennesima maschera. Solo che anche Hikari ha imparato a indossarla.”
    Sora e Riku la guardarono sorpresi, per poi seguirla, imitati poco dopo da tutto il resto del gruppo.
    Solo Pan rimase ferma, guardandosi attorno.
    “Che cosa succede?” chiese Edward, accorgendosene.
    “Niente… solo che mi sembra di sentire delle auree… deboli, come se fossero lontane, ma allo stesso tempo molto vicine… Non mi era mai successo prima.”
    “Forse sono solo gli abitanti di questo mondo, no?”
    “Sì… forse hai ragione. E comunque, non sono lontanamente al nostro livello.” Rispose la Sayan, per poi raggiungere assieme a Ed il resto del gruppo.
    Poco lontano, seduti sopra il cornicione di un palazzo, una donna dai capelli rossi, con un paio di ali nere scheletriche, affiancata da un uomo dai capelli arancioni, anch’esso con le identiche ali, osservavano il gruppo andarsene.
    “Com’è possibile?!” esclamò la donna. “Perché oggi non possiamo intervenire in prima persona? Ho un conto in sospeso con quei due!”
    “Questi sono gli ordini. In più, non dobbiamo interferire con gli intrusi. Quella ragazza ci ha quasi notati, dobbiamo fare attenzione.”
    “Ma il nostro compito è quello di ostacolare i giocatori! Ricordi?!”
    “E di obbedire al Game Master.” Replicò l’uomo. “Inoltre, te ne sei accorta pure tu, no?”
    “Ti riferisci a quei mostri? Certo che me ne sono accorta!”
    “E hai visto come i giocatori non sono stati in grado di attaccarli. Devi ringraziare quella ragazza se i tuoi giocattoli sono ancora vivi.”
    La donna sbuffò.
    “Ma come mai ci siamo accorti della sua presenza solo adesso? Eppure è una giocatrice.”
    “Forse il nuovo Game Master la teneva nascosta. Dopotutto non sappiamo niente sul conto di entrambi.”
    “È stato il Compositore a ordinare il cambio, giusto?”
    “Così pare. Restiamo a guardare… proprio come stanno facendo loro.”
    “Loro?” chiese la donna, guardandolo curiosa.
    “Gli altri osservatori giunti oggi.” Rispose l’uomo, alzando lo sguardo verso un altro palazzo, sul cui tetto si notavano quattro figure ammantate di bianco, intente proprio come loro a osservare la città sottostante.


    “Quindi tu giocavi a basket?” chiese Shiki a Mato, che annuì.
    “Proprio così e nonostante la mia altezza, non me la cavavo male. Poi però, quando è arrivato il messaggio di Aqua, i vari club si sono svuotati. I miei compagni avevano paura che potessero essere attaccati mentre giocavano. Tutti hanno cominciato a temere un attacco e alla fine le attività sono state sospese. Questo è tutto quello che ricordo. Devo essere svenuta e mi sono risvegliata qui, però…”
    “Però?”
    “Non so, è come se avessi un vuoto.”
    “Probabilmente quei ricordi sono stati il tuo prezzo per partecipare a questo gioco. Proprio com’è successo a me.” Replicò Neku.
    “No, non credo… Anche perché non ho idea di che cosa ho pagato. Ho tutti i miei ricordi tranne quella sensazione di vuoto.”
    “Non devono essere per forza dei ricordi.” Fece Shiki, abbassando lo sguardo. “Il prezzo da pagare può essere qualsiasi cosa, ma di solito uno sa che cos’ha pagato.”
    “Io però proprio non lo so. In più-” ma Mato si fermò, girandosi di colpo.
    “Che succede?” chiese Neku.
    “Sta arrivando qualcuno…” rispose la ragazza, facendo subito apparire la sua arma. “Ed è potente…”
    “E tu come fai a saperlo?”
    “Non lo so, ma lo sento chiaramente.”
    “Impressionante.” Disse una voce poco lontana.
    I tre si girarono, notando un varco oscuro, dal quale uscì una persona con addosso un impermeabile nero, e il cappuccio a celarle il volto.
    “Speravo di cogliervi di sorpresa, come ho fatto poco fa, ma mi è andata male. Peccato.”
    “Chi sei? Il nuovo Game Master?” chiese Neku, prendendo in mano una spilla.
    “Certo che no, moccioso.” Rispose la figura, togliendosi il cappuccio e rivelando dei capelli biondi, con due ciuffi che andavano in avanti.
    “E non ho idea di chi sia.” Continuò Larxene, sorridendo. “Ma non importa. Tanto per voi finisce qui.”
    “Questo significa che non sei una Reaper?” esclamò sorpresa Shiki. “Ma come può vederci se è estranea al gioco?”
    “Non lo so… ma dobbiamo metterla fuori gioco se vogliamo andare avanti!”
    Dicendo ciò, Neku strinse con più forza la spilla, facendo cadere del fulmini contro Larxene, che però li parò con le mani.
    “Pessima scelta di elementi.” Rispose lei, mentre il suo corpo veniva avvolto da altri fulmini. “Non serve a molto colpire un fulmine con un fulmine, no?”
    “Che cosa? Ma che razza di creatura è?”
    “Io sono un’ex Nessuno.” Fece Larxene, evocando i suoi kunai. “Un essere che era stato privato del proprio cuore. In poche parole, un’alleata di Xehanort.”
    “Xehanort?” ripeté Neku, facendo un passo indietro. “Quello che ha nominato Aqua… colui che vuole distruggere l’universo…”
    Mato lo superò, puntando contro Larxene la sua arma.
    “Se le cose stanno così, ti dovremo eliminare immediatamente!”
    “Che cosa speri di fare, mocciosa?”
    “Sono molto più pericolosa di quello che credi… Ex numero 12.” Fece la ragazza, mentre per un istante la sua voce si sdoppiò.
    “Come…” cominciò Larxene, guardandola sorpresa. “Tu chi sei esattamente?”
    “Una semplice studentessa che si è ritrovata in un posto che non conosce.” Rispose lei, mentre Neku e Shiki la guardavano increduli.
    “Tu vorresti attaccare una creatura dell’oscurità? Povera stupida. Non sei neppure una custode!”
    “E con ciò?” chiese una voce dietro all’ex Nessuno. “Non per questo è impossibile attaccarti.”
    Larxene sgranò gli occhi, buttandosi di lato giusto in tempo per evitare una freccia di luce.
    “Chi osa-” cominciò, senza però riuscire a vedere l’autore dell’attacco.
    Ma quella distrazione permise a Mato di raggiungerla e di puntarle il cannone contro la testa.
    “Non so da dove provenisse quella freccia, ma a quanto pare le sono debitrice. E ora…”
    L’arma di Mato cominciò nuovamente ad aspirare aria, preparandosi a fare fuoco.
    Ma una sfera rossa la colpì in pieno, spedendola contro il muro di un’abitazione.
    “Mato!” esclamò Shiki, girandosi verso la direzione da cui proveniva la magia.
    “Larxene… Cosa ti succede?” chiese una voce, mentre Hakai faceva la sua apparizione, raggiungendo l’ex Nessuno.
    “Mi ha solo colta di sorpresa. Non montarti la testa, Caos.”
    “Oh, perdonami per averti salvato.” Replicò lui divertito.
    “Peccato che tu non abbia usato una magia più potente.” Disse la voce di Mato, mentre quest’ultima si rialzava, incurante delle ferite subite.
    “Ma quanta forza ha?” fece Neku, guardandola sorpreso.
    “Speravo di rimanere nascosta più a lungo…” continuò Mato, usando una voce leggermente diversa dalla sua. “Ma Mato non è in grado di sostenere questo combattimento.”
    Il volto di Hakai si fece serio.
    “Tu chi sei realmente?” chiese il custode del Caos.
    “Chi sono io?” ripeté lei, mentre i suoi vestiti cominciavano a cambiare, trasformandosi in un lungo maglione nero, mentre i suoi capelli si allungarono, prendendo delle sfumature blu e chiudendosi in due code.
    Il suo occhio sinistro prese come fuoco, dando vita ad una fiamma blu, e evocò una spada con la mano libera, per poi puntare entrambe le armi contro gli emissari di Xehanort.
    “Il mio nome è Black Rock Shooter.” Rispose infine, fredda, mentre alle sue spalle appariva un’immagine del simbolo dell’Equilibrio. “E sono qui per ordine preciso del mio signore.”
    “Il tuo signore? Intendi dire il custode dell’Equilibrio?” chiese Larxene.
    “No. Non il custode. L’Equilibrio stesso.”
    “Quindi sempre Dark.”
    “Ma che cosa sta succedendo?” chiese Shiki, ascoltando incredula lo scambio di battute, come Neku.
    “Shiki, Neku. Mi dispiace avervi dovuto far mentire da Mato.”
    “Come sarebbe a dire? Non siete la stessa persona?”
    “Non proprio. Io e Mato siamo l’una la controparte dell’altra. Lei non è a conoscenza della mia presenza. O meglio, non sa esattamente che esisto. Le ho concesso di poter usare parte dei miei poteri durante la sua permanenza in questo mondo. E ora… ecco la vostra nuova missione.”
    “La nostra- che cosa?” esclamò Neku.
    “Sono io il Game Master di oggi.” Disse semplicemente Rock Shooter, mostrando una spilla che aveva il simbolo di Dark. “Ed ecco il vostro vero compito: aiutatemi ad affrontare questi membri dell’organizzazione finché non arriverà il mio signore con i suoi prescelti.”
    “E come facciamo? I nostri attacchi non hanno effetto su di loro!” fece Shiki, mentre Neku chiuse le mani a pugno.
    “Mi sembravano strani quei poteri…” disse, digrignando i denti. “Allora, Game Master…” continuò, nominando con disprezzo le ultime due parole. “Come facciamo?”
    “Non vi ho fatti contattare per puro caso.” Rispose Black Rock Shooter. “Ho sentito dentro di voi un potere simile al mio. Non vi resta che risvegliarlo.”
    “E come facciamo?”
    “Concentratevi.” Replicò la ragazza, per poi cominciare a caricare un nuovo colpo, che scagliò subito contro i due avversari, che saltarono in aria per evitarlo.
    “La fa facile… Avessimo meno stress e più tempo…” commentò Shiki, cominciando a guardarsi in giro nervosa.
    Neku invece chiuse gli occhi.
    ‘Un potere nascosto dentro di noi…’ pensò. ‘Ma come faccio a trovarlo? E se fosse stato portato via insieme ai miei ricordi?’
    Proprio mentre pensava questo, nei suoi occhi chiusi riapparve il simbolo dell’Equilibrio.
    “Un potere simile al suo…” ripeté ad alta voce, per poi aprire la mano destra e tenderla davanti a sé.
    Sotto lo sguardo meravigliato di Shiki, il suo palmo s’illuminò, facendo apparire lo stemma di Dark, che brillò per qualche secondo.
    Neku agì d’istinto.
    Chiuse a pugno la mano, per poi riaprirla immediatamente e creando un fascio di luce, che prese la forma di una spada, che impugnò subito.
    “Arrivo!” urlò, partendo all’attacco contro Larxene, che riuscì a parare il suo attacco con i kunai.
    “Che cosa?!” esclamò lei sorpresa. “Dove ha trovato un simile potere?!”
    “Siete convinti che solo l’Oscurità possa donare poteri?” chiese Rock, rimanendo sempre impassibile.
    “Allora vediamo chi la spunta tra Caos e Equilibrio.” Chiese Hakai, creando una sfera del suo elemento di fronte a sé.
    “La risposta è ovvia: vince l’Equilibrio!” rispose una voce, poco prima che un raggio d’energia lo sfiorasse.
    “Chi-”
    “Prendi questo!” urlò Natsu, lanciandogli contro un raggio di fuoco, affiancato da Tsuna che lo imitò.
    “Ehi, non sapevo che anche tu usassi il fuoco.” Commentò il Dragon Slayer, divertito.
    “Ne parlerete dopo!” esclamò Edward, battendo le mani e appoggiandole a terra, creando una serie di lance che partirono da sole contro i due nemici, che riuscirono a schivarle per poco.
    “Maledizione! Sono arrivati tutti i custodi?” esclamò Larxene, poco prima di ritrovarsi Ran dietro di lei, pronta a colpirla con un pugno.
    “Ci siamo anche noi Guardiani!” esclamò, portando a termine l’attacco e spedendola a terra, provocando una piccola voragine.
    “Dannazione, sono troppi anche per me…” fece Hakai, per poi spostare lo sguardo.
    “Tu che dici così?” chiese Dark, affiancato da Hikari, entrambi con il Keyblade in mano. “Si vede che la guerra è vicina.”
    “Dark e Hikari… Dovevo immaginarlo che sareste arrivati…”
    Gli altri custodi li raggiunsero, mettendosi al loro fianco.
    “Quelli… sono tutti custodi…?” fece Shiki sorpresa, guardando il gruppo.
    “Ma quanti sono?” si chiese Neku, mentre la sua spada scompariva.
    “Solo un piccolo gruppo…” rispose Black Rock Shooter, raggiungendo i due. “Ma composto dai custodi più forti dell’universo, e tra di loro c’è una delle tre entità che sorreggono l’universo.”
    “E sono venuti qua per aiutare noi?”
    “Non ti montare la testa, ragazzino.” Rispose Asuka. “Ci siamo solo trovati di fronte a due membri dell’organizzazione. Il vostro salvataggio è solo un effetto collaterale.”
    “Non dovresti parlare così, Asuka.” Replicò Shinji.
    “Umpf.” Fece lei, per poi spostare lo sguardo.
    “Che cosa facciamo?” chiese Larxene, rialzandosi e guardando Hakai.
    “Affrontarli adesso solamente noi due forse è pretendere troppo.” Rispose il custode del Caos, facendo scomparire il Keyblade. “E io non mi sono ancora del tutto ripreso dalla mia precedente trasformazione. Per il momento ci ritiriamo.”
    Dicendo ciò, i due membri dell’organizzazione scomparvero in un varco oscuro, lasciando i custodi a fissare il punto dove erano spariti.
    “Codardi, come sempre.” Commentò Sora, per poi girarsi assieme agli altri verso Black Rock Shooter.
    “Vi stavo aspettando.” Disse lei, rivolgendosi a Dark e Hikari.
    “Così sei tu.” Disse l’incarnazione dell’Equilibrio.
    “È un piacere rivederla, signore.” Continuò la ragazza.
    “Non c’è bisogno di chiamarmi così.”
    “Ehi, tu!” lo interruppe Black Star, saltando di fronte alla ragazza. “Dimmi subito come diventare una divinità!”
    Ma prima che Rock potesse rispondere, il Keyblade dell’assassino tornò ad essere Tsubaki, che lo colpì in testa e lo allontanò.
    Black Rock Shooter fece finta di nulla, riportando lo sguardo verso Dark e Hikari.
    “È tutto pronto. Come custode delle prove, ho scandagliato i mondi, scegliendo quelli più adatti per sostenerle, proprio come mi avevi ordinato di fare alla fine della precedente guerra.”
    Dark annuì serio.
    “Allora che cosa dobbiamo fare?” chiese Marco.
    “È tempo di sottoporvi ad un’ultima prova.” Rispose la ragazza. “Dovrete superare quest’ultima difficoltà, ma non sarà facile. Verrà testato il vostro stesso equilibrio.”
    “Il nostro stesso equilibrio?” chiese Sora.
    “Sì. Luce e oscurità convivono in ogni singolo cuore… solo sette sono i cuori privi delle tenebre, ma nemmeno questi ne sono immuni. Le prove che vi attendono superano la vostra comprensione. Non solo per la difficoltà e il tipo, la vostra stessa esistenza verrà riconfigurata più volte.”
    “Che cosa vuoi dire?” esclamò Inuyasha.
    “Non basta una battaglia per testarvi. Non è così semplice. Dovrete dimostrare di potervi mantenere in equilibrio in ogni situazione. Solo così i vostri cuori diventeranno più forti, ma fate attenzione: se non dovreste superare anche una sola prova, non potrete tornare indietro. I cambiamenti che subirete, fisici e mentali, spariranno solo se supererete la prova che li ha provocati. Altrimenti, rimarrete in quello stato per sempre.”
    Diversi custodi deglutirono.
    “Siete pronti?” chiese la ragazza, mentre Dark e Hikari si avvicinavano a lei, per poi girarsi verso gli altri.
    “Ormai siamo qui.” Fece Tsuna, sospirando. “Tanto vale finire questa tortura… sperando dopo di poter restare in pace.”
    “Ne dubito. Dopo ci aspetta direttamente la guerra.” Rispose Ichigo, sorridendo. “Per quel che mi riguarda, va bene. Ormai ho visto di tutto.”
    “Concordo con lo Shinigami.” Disse Edward. “Non credo ci possa essere ancora molto in grado di sorprendermi!”
    “Io ormai ho rinunciato alla sanità mentale, perciò ci sto.” Affermò Marco.
    Uno ad uno, tutti i custodi annuirono.
    “Molto bene allora.” Esclamò Black Rock Shooter, alzando una mano al suo fianco e aprendo un varco nero e bianco.
    “Andate, custodi della Luce! Attraversate questo varco e date il via all’ esame dell’Equilibrio!”
    I custodi annuirono, per poi attraversare uno ad uno il varco, lasciando per ultimi Dark e Hikari.
    Nel frattempo, Neku e Shiki, che erano rimasti in disparte, si riavvicinarono.
    “Che cos’è successo esattamente?” chiese il ragazzo, rivolgendosi ai due custodi rimasti.
    “Questo mondo era stato designato per il nostro incontro con Black Rock Shooter.” Rispose Dark. “Ci dispiace aver portato scompiglio, ma adesso, almeno per un po’, non dovreste avere problemi.”
    “Esatto. Io riporterò indietro Mato, e aspetterò il giorno dell’inizio della guerra prima di rifarmi viva.” Fece Rock, per poi girarsi verso i custodi dell’Equilibrio. “Ora però è meglio che andiate anche voi. Gli altri custodi avranno bisogno del vostro supporto, anche se non potrete interferire con il loro esame.”
    “Grazie per tutto.” Disse Dark. “Ora il tuo compito è terminato.”
    “Solo la prima parte. Terminerà definitivamente solo quando l’Oscurità scomparirà.” Rispose Black Rock Shooter, osservando i due custodi sparire nel varco, che si richiuse dietro di loro.
    “Ottimo lavoro.” Disse una voce alle sue spalle, mentre quattro figure avvolte da un mantello bianco si facevano avanti lentamente.
    “E loro chi sono?” esclamò Shiki, facendo un passo indietro.
    “Non preoccupatevi, non sono nemici.” Li tranquillizzò la ragazza, per poi rivolgersi ai nuovi arrivati. “Allora continuerete voi?”
    “Sì. Tu hai fatto la tua parte, ora, il resto tocca a noi. Possiamo seguirli in ogni mondo in cui andranno, e se sarà necessario, potremo intervenire.”
    “Non devono fallire questo esame. L’esito della guerra dipende da loro.” 


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    Azuki era appoggiata a un muro, con gli occhi chiusi.
    Poco lontano da lei, Jyassmie era in piedi in mezzo alla stanza.
    “Così l’Oscurità al momento non può tornare qui…” disse quest’ultima.
    “Così ha detto.” Rispose Gin, apparendo come dal nulla da un’altra parte.
    “Lucis gli ha giocato un bel tiro mancino.” Continuò Light.
    “Ma è stato tutto inutile. Sono ere che si combattono, e finora nessuno ha avuto la meglio.” Affermò Homunculus, sorridendo.
    “Già. È solo questione di tempo prima che torni, più forte di prima.” Commentò Reborn.
    “Io non so come comportarmi con le attese…” fece Crona.
    “Bah! Voi fate come volete. Io vado a divertirmi.” Sbottò Jyassmie. “Dopotutto, tra i presenti sono l’unica ad essere una creatura totalmente oscura. Seminare disordini nei mondi non sarà difficile. Homunculus, tu continua a tenere sott’occhio Xehanort. Non vorrei che interferisse troppo con noi.”
    “Non mi dare ordini. Non sei tu a comandare.”
    Jyassmie ghignò divertita, per poi scomparire in un varco oscuro.
    Azuki continuò a rimanere in silenzio, per poi staccarsi dal muro e avviarsi verso l’uscita della sala, seguita dagli sguardi degli altri.
    “Che succede? Non dirmi che sei ancora arrabbiata perché ho interferito nel tuo scontro?” chiese Homunculus, senza mostrare alcuna emozione.
    La ragazza non si fermò nemmeno, scomparendo nelle tenebre.


    Azuki entrò nella sua stanza, andandosi a sedere sul letto.
    “Perché…?” si chiese. “Perché continuò a rivedere quel momento… e il mio cuore ne è turbato?”
    La custode oscura spostò lo sguardo, che si fermò a fissare un Keyblade grigio, privato della sua luce, incastonato nel pavimento della sua stanza.


     


    Equilibrio – Saga dell’esame dell’Equilibrio – Start



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