Kingdom Hearts: A New Journey

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    Riku apparirà
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    solo alla fine, mi dispiace TT... o forse appare anche prima, boh... *gratgrat*
     
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  2. -Kabubi-
     
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    Mi accontenterò...
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    LoL W la pubblicità, eh?
     
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    viva Rikuuuuu!!
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    è pieno di pubblicità,ho solo deciso di farmene un pò anch'io XD
     
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  4. -Kabubi-
     
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    Straquoto!
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    io mi sento una fallita, le mie fanfic mi fanno schifo... e ho degenerato la prima che ho scritto... T.T... e le altre a parte una le ho mollate...sigh
     
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    CITAZIONE (-Kabubi- @ 14/9/2007, 19:10)
    Straquoto!
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    io mi sento una fallita, le mie fanfic mi fanno schifo... e ho degenerato la prima che ho scritto... T.T... e le altre a parte una le ho mollate...sigh

    uhmmm........non so più che dire O.o



    ah,sì
    W SORAAAAAA!!
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    anche la mia fa schifo.......sei vai a leggerla ti viene da piangere XD
     
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  6. -Kabubi-
     
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    Ok basta ot... però povero ingenuotto si fa catturare stile Kairi! XD
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    FORSE la leggerò ^X^
     
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    Eroe in vendita ; Cattivo Esempio

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    Un paio di spiccioli potrebbero farmelo ricordare 8D

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    bello Air °ç°
    Voglio vedere Koz crepare di brutto :sisi:
    E voglio vedere pure Vincent in azione :zxczxc:
    SPOILER (click to view)
    Questo non centra ma nei capitoli precedenti credevo che Koz fosse Loz :asd: :asd:
     
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    Capitolo 10: Nemico o amico?



    I due avversari rimasero a fissarsi a lungo. Koz, vestito di nero, piuttosto alto, con capelli corvini che si fermavano poco sopra le spalle. E Einar, qualche gradino più in basso, che lo squadrava con aria dubbiosa, reggendo saldamente i due revolver. Non sapeva se chi aveva di fronte era ancora il codardo del giorno prima, oppure se era improvvisamente cambiato, come se una scintilla si fosse improvvisamente accesa in lui.
    "Avanti, ti sto aspettando" lo incitò Koz. Allungò una mano, voltandola con il palmo verso il cielo. Piegò le dita rapidamente, come a voler istigare il Nessuno ad attaccare per primo.
    Einar non si fece attendere. Allargò le braccia, facendo roteare le armi, per poi balzare addosso al nemico. In aria, puntò i revolver contro Koz, aprendo il fuoco. Gli spari rimbombarono nell'aria. Koz sorrise di rimando, e i proiettili lo attraversarono, rimbalzando sulla pavimentazione del cortile d'ingresso della torre. Per un attimo era diventato incorporeo, come fumo.
    Einar ridiscese a terra rapidamente, caricando il braccio destro. Arrivato a poca distanza da Koz, sferrò un potente pugno, che venne prontamente parato dall'uomo con entrambe le mani. Il Nessuno rimase sospeso a mezz'aria per alcuni secondi. L'altro aveva le braccia alzate sopra il capo e lo sguardo fisso a terra. Lo rialzò, sogghignando. All'incrociare quegli occhi, Einar sussultò, allontanandosi in tutta fretta, ansimando.
    "Che diavoleria è mai questa?" si chiese, con espressione traumatizzata.
    Koz lo derise. "E' la prima volta che vedo la paura dipinta sul tuo volto. Voglio vedere che cosa farai ora" disse tendendo una mano.
    Urlò, e dal palmo fuoriuscì una sfera rossa che schizzò in direzione di Einar. Questi la evitò per un soffio, lasciandola toccare terra ed esplodere. Il Nessuno ritornò a scrutare Koz. Non era possibile. Non era più lo stesso uomo di prima. Era diverso, aveva cambiato aspetto. Ora aveva capelli biondi, occhi azzurri. Il giaccone era diventato un soprabito nero.
    "Firaga!" urlò. Koz lanciò, stavolta, due sfere rubiconde, che planarono in direzione dell'avversario.
    Einar si abbassò, facendo passare la prima sopra la sua testa. Poi mirò alla seconda, sparando a volontà; esplose prima di giungere a contatto con l'obiettivo.
    Non era più Koz quello che aveva davanti. Era Axander.

    "Davvero un gran bel guaio, signorino"
    Sora si voltò lentamente, verso il nuovo giunto. "Che cosa vuoi, tu, invece?"
    "Semplicemente, tirarti fuori di qui" rispose l'altro, avvicinandosi tranquillamente.
    Ilfrien era più in forma che mai. Con le mani dietro la schiena passeggiava per la cella, come se fosse all'interno di un'attrazione da visitare.
    "Volendo potrei tirarti fuori, ma non so se te lo meriti..." borbottò, aggiustandosi gli occhialetti scuri che gli ricadevano sul naso.
    "Smettila di prendermi in giro, basta! Sparisci!" sbottò Sora, alquanto nervoso.
    Ilfrien fece spallucce. "Come vuoi" e fece finta di sparire.
    "Tanto è soltanto una stupida illusione, lo so... E' solo nella mia testa... Lui non è reale" pensò. "Ma tutto questo sì. Non dovrei trovarmi qui, dovrei essere alla ricerca di Kairi..."
    "Credi davvero che non sia reale?"
    Sora si guardò attorno, spaventato da quell'improvviso ritorno. Ilfrien se ne stava davanti a lui, fissandolo. "Credi davvero che io non sia reale?"
    "Sì" rispose il giovane, fermamente convinto.
    "Buono a sapersi. Allora dimmi se anche questo è reale" continuò, voltandosi verso la porta.
    Schioccò le dita. I cardini della porta cedettero ed essa cadde a terra, con un forte rumore. Ilfrien rise di gusto, facendo qualche passo indietro e svanendo definitivamente. Sora non poté credere ai propri occhi. Un suo nemico lo aveva aiutato ad evadere. Cominciava a non capirci più niente. Era molto probabile che stessero solamente giocando con lui, che Ilfrien era stato mandato lì solo per riscaldare un po' l'atmosfera. La cattura di Sora era stata troppo facile? Forse. Ma non era un buon motivo per tradire il proprio Superiore. Sotto ci doveva essere qualcosa di molto più pianificato. Probabilmente, ora, il Signore delle Tempeste non obbediva più ad alcun ordine e si sentiva di poter fare quello che voleva. Stava architettando qualcosa per conto suo. Sora smise di pensare a ciò e lasciò cautamente la stanzetta, senza fare il benché minimo rumore. Nessuno si accorse di lui e della sua fuga; nessuno era a guardia della cella. Via libera. Il custode si mise a correre verso l'ascensore.

    “Questa volta non alzi più la cresta, eh, Rain?”
    Il finto Axander se ne stava lì di fronte a lui, con aria beffarda. Era preciso identico al vero Guardiano delle Fiamme e anche gli attacchi magici di fuoco sembravano gli stessi. Einar cercò di non perdere il controllo e di rimanere calmo. Gli occhi si ridussero a due fessure.
    “Mi dispiace aver scoperto così tardi il tuo potenziale, ma ora ho veramente fretta” disse.
    Roteò i revolver nelle mani, bloccandoli di colpo e puntandoli in direzione del nemico.
    “Tutti tuoi!” urlò, sparando. Uno o due colpi.
    “Ah, ma non farmi ridere!” ribatté Koz, innalzando una barriera temporanea innanzi a sé e facendoci rimbalzare i proiettili.
    Non fece in tempo, però, ad accorgersi che Einar era sparito. Iniziò a voltarsi a destra e a sinistra, cercandolo freneticamente. Nel frattempo, la barriera cedette. Quello fu il segnale per il secondo attacco. Il Nessuno riapparve alle spalle di Koz, sorridendo.
    “Ah-ah, eccomi qui!” lo derise.
    L’avversario si voltò, digrignando i denti e indicandolo. “Fire!” e dalla punta dell’indice fuoriuscì un debole raggio che mancò il bersaglio. Einar sparì nuovamente.
    “Oh, no!” pensò Koz. “La riconosco questa tecnica… L’ha già usata contro il suo Heartless… Che faccio ora?”
    “Ehi, cucù!”
    L’uomo alzò gli occhi al cielo e sopra di lui ancora Einar, armato di tutto punto, che lo teneva sottotiro. In preda ad un’improvvisa paura, Koz scattò di lato, tentando la fuga. Ma il ragazzo se ne accorse e si precipitò a fermarlo. Con una capriola, piombò a terra, di fronte al falso Axander. Questi indietreggiò, incespicando e tornando sui suoi passi.
    “Cos’è, la tua dose di coraggio ha un tempo limite?” chiese Einar, senza tuttavia ridere.
    Koz scappò a gambe levate, verso il portone d’ingresso. Anche in questo caso fu fermato, ma, stavolta, con la forza bruta. Infatti gli arrivò un pugnò nello stomaco che lo stese. Einar appariva davanti a chiunque, grazie alla sua velocità. Non poteva permettersi di lasciare scappare i suoi avversari. Si avvicinò a Koz, che reggendosi a malapena in ginocchio, tossì.
    “Alzati!” sbottò il giovane, prendendolo per una spalla e voltandolo. Mollò subito la presa, facendo qualche passo all’indietro. "Di nuovo..."
    “Che cosa c’è?” chiese Koz. La sua voce era cambiata. Non era più roca e presuntuosa come prima. Era più dolce e limpida. I capelli neri si erano allungati e colorati di marrone. Il volto era completamente stravolto: dai rudi lineamenti da uomo adulto, agli angelici tratti di una ragazzina.
    “Perché non mi colpisci?”
    “Io… Io… Non… Posso…” balbettò Einar.
    “Io invece sì!” affermò la finta Elen, scattando sul Nessuno e colpendolo con un calcio nel ventre. Einar si piegò in due, appoggiando una mano per terra.
    “Non mi dirai che mi lasci vincere così facilmente? Basta il sorrisetto di una mocciosa a farti rammollire?”
    Gli diede un altro calcio, gettandolo qualche passo più in là. Disteso a faccia in su, Einar sembrava non riuscire a respirare. Fissava il cielo con occhi sbarrati e la bocca aperta.
    “Che fine ha fatto il Senzacuore?”
    Un altro calcio, stavolta più potente. Il malcapitato non riusciva a reagire. Vedendo il suo vecchio amico, bene o male, era riuscito a respingere l’assalto. Ma nulla poteva contro qualcuno che si celava dietro il viso di Elen.
    “Se avessi saputo che bastava così poco, ti avrei già terminato da un po’ di tempo” sghignazzò Koz.
    Si apprestò a tirare l’ultimo calcio e, al primo movimento della gamba, Einar si alzò di scatto, con un colpo di reni, sotto l’espressione sbalordita del nemico.
    “Scherzetto!” ghignò.
    “Cosa…?”
    Un colpo, due colpi, tre colpi. Dieci. Quindici. Poi un tonfo. La ragazza cadde a terra di schiena. Lentamente, Koz riprese le sue sembianze.
    “Come hai potuto…?”
    “Ma come? Me lo hai appena chiesto. Io sono il Senzacuore. Non me ne può fregare nulla di chi sei. Se ti metti contro di me, io reagisco, chiunque tu sia”
    Una nube di fumo sovrastò l’uomo che, in breve, si dissolse nel nulla, senza lasciare traccia del suo passaggio. Einar si aggiustò i guanti, rimettendo nei foderi le sue fidate armi.
    “E ora vediamo di trovare la chiave” si disse, entrando nell’edificio.

    L’ascensore scendeva lentamente. Ci metteva circa quattro secondi per passare da un piano all’altro.
    Sora era seduto in un angolo. Non stava pensando a nulla e se ne stava zitto. In piedi, da un lato, stava Ilfrien, che osservava fuori dal vetro. Infatti la cabina percorreva una sorta di tubo esterno alla torre, completamente in vetro. Attraverso di esso, era possibile guardare l’intera città da un’altezza vertiginosa. Ora si trovavano al 54° piano.
    Sora fissò l’altro con diffidenza. Si sentiva poco sicuro in uno spazio stretto e chiuso come quello; inoltre, si domandava perché lo stesse seguendo. Anche se la sua compagnia era pericolosa, per il momento non avevano ancora tentato di attaccarsi vicendevolmente. Ognuno se ne stava per i fatti suoi, come se il nemico non esistesse. Sempre ammesso che fossero ancora nemici.
    Ilfrien sbadigliò, stiracchiandosi. “Yawn, che sonno…” disse voltandosi verso il custode del keyblade. “Questa città è una noia mortale. Si può sapere che ci fai qui?”
    Il ragazzo aggrottò la fronte, a quella domanda. “Io… Sono alla ricerca di una persona…” mormorò, poco convinto. Non voleva rivelare chi stesse cercando realmente, temendo in un qualche tranello tesogli da colui che aveva innanzi.
    “Alla ricerca di una persona? Interessante…” si finse sorpreso Ilfrien, compiendo qualche passo verso Sora. “Fammici pensare… Come si chiama…”
    Sora lo guardò perplesso. Aveva una strana espressione. Come di qualcuno che sa una parola ma non riesce a pronunciarla.
    “Ragazza” esclamò di botto, indicando Sora, il quale, preso alla sprovvista, sobbalzò. “Cuore… E… Nulla…”
    Si appoggiò poi alla parete di vetro, con le braccia incrociate e lo sguardo assorto. “Dimentico una parola… Amore? O semplice amicizia?” chiese.
    “A cosa vuoi arrivare?” si alzò Sora, stringendo i pugni. Nonostante la domanda, sapeva benissimo che cosa stava insinuando Ilfrien.
    “Ma naturale… Stai cercando Kairi. Me n’ero dimenticato; hai poco da fare l’offeso” sbuffò l’individuo.
    “E invece sì. Ti ho sentito, sai? Guai a te se dici di nuovo…”
    “… La verità?” rise Ilfrien. “Andiamo, Sora. Non mi prendere per uno stolto. Tra cuore e occhi riesco a capire molto più di ciò che una persona dice o fa. E tu sei un esempio lampante. Debole fuori, ma forte dentro. Stupido fuori, stupido dentro”
    Sora non ribatté, nonostante quell’ultimo esplicito insulto. Si limitò a rivolgere la testa a lato e a guardare in basso.
    “Credimi, per un amico non faresti un viaggio simile. O forse non sai semplicemente ciò che ti aspetta” continuò Ilfrien.
    “Ti sbagli. Kairi è un’amica, eppure, come vedi, sono qui. E anche se fosse toccato ad altri miei compagni avrei fatto lo stesso”
    Ilfrien sospirò. “Chi non sa niente, non può capire niente” recitò. “Ho sentito spesso questa frase. Ma sarebbe più opportuno modificarla. Chi non sa niente, non può capire niente. E non vuole capire
    Dopodiché, schioccò le dita. Un lampo e il Signore delle Tempeste scomparve all’istante. Sora rimase solo. Kairi non era più un’amica. Era qualcosa di più e lui lo sapeva.
    L’ascensore si bloccò di colpo. Ciò fece perdere l’equilibrio a Sora, che cadde in avanti.
    “Stavo dimenticando”
    Il giovane si rialzò, guardando in alto.
    “L’ufficio di Shinra è al piano 100. Dirigiti lì prima di lasciare l’edificio; ti hanno preso un oggetto molto prezioso… Riprenditelo!”
    La voce si spense. La cabina prese a muoversi verso l’alto, questa volta. Molto più veloce di prima, giunse in pochissimo tempo all’ultimo piano.
    Le porte di aprirono. Due uomini lo attendevano.
     
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  9. cagnolino
     
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    bravo cm sempre!!!!!! pure i nemici capiscono k sora vuole kairi!!! forse l'unica a nn capire è l'interessata!
     
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    ah,l'amour!
    *occhi brilluccicosi

    solo Kairi non sa quello che Sora prova per lei! possibile??


    ah,domenticavo: bel capitolo :sisi:
     
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    Un paio di spiccioli potrebbero farmelo ricordare 8D

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    bell capitolo Air :riot:
    SPOILER (click to view)
    Questo Koz mi ha fatto ricordare un'ospite speciale della mia fic
    *risata malefica :asd:
     
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    Capitolo 11: La decisione di Einar



    L’atrio d’ingresso era vasto e immerso in una lieve semioscurità. Le lampade al neon illuminavano di poco l’alto colonnato. Sei grandi colonne da un lato e sei dall’altro accompagnavano il visitatore lungo il suo percorso verso le scale che portavano a tre porte distinte, ovvero i tre ascensori principali.
    Einar scavalcò l’impianto abbandonato per la registrazione delle entrate. Il grosso banco in legno era pieno di scartoffie lasciate al loro destino dall’impiegato di turno. I metal detector non suonarono e nessuno era a guardia dell’entrata. Un’altra luce, proveniente dalla porta metallica centrale, segnalava l’utilizzo della cabina da parte di qualcuno.
    “Dunque… Quello è per i visitatori e porta sino all’ultimo piano… Quelli laterali sono fuori uso…” pensò ad alta voce.
    “E come lo sai?”
    “Semplice, ci sono dei cartelli appesi…” rispose Einar, indicando una delle due porte agli estremi.
    Rumore di passi. Una lama cozzò contro il proprio fodero, segno che era stata sguainata.
    “Evita domande sciocche, Wedge” disse una seconda voce.
    “Non ci avevo fatto caso… E se fossero lì solo per confonderci le idee?” propose l’uomo. “In fondo c’è da aspettarselo da Shinra e dai suoi scagnozzi”
    Einar si sfregò il mento, segno che stava ponderando sul da farsi.
    “Sei stato veloce a sbarazzarti di Koz”
    “Grazie, Vincent. Ah, sono contento che siate arrivati. Sapete, da solo mi annoio terribilmente” ghignò Einar.
    “Dunque?” riprese Wedge, senza far caso alle parole dell’amico. “Che si fa?”
    “A meno che tu abbia voglia di farti la bellezza di cento piani a piedi, io propongo di…” si interruppe, lasciando in sospeso la frase. Gli occhi erano puntati sulla lucina rossa dell’ascensore che, improvvisamente, si spense.
    “… Imboccare la porta centrale e filare su da Rufus tutti e tre. Minacciarlo seriamente, sconfiggere i suoi tirapiedi, farci dare le chiavi del luogo dove tiene rinchiuso Sora e liberare il ragazzo. Che ne dite?”
    “Semplice, liscio, conciso. Che dire…” disse Wedge.
    “… Potrebbe funzionare, anche se l’originalità, vedo, non è di casa…” continuò Vincent, con la sua solita aria tenebrosa. “Ma non dimentichiamoci che dovremo anche uscire di qui. Una volta entrati nel labirinto, il difficile è tornare indietro”
    “Per quello lasciate fare a me. Ora in marcia, prima che qualcuno ci freghi l’unica cabina disponibile”
    I tre si mossero su per i gradini, quando davanti a loro spuntarono, dal pavimento, tanti piccoli fili neri. Si formò un’enorme pozza nera che investì anche il colonnato, e i piccoli fili si rivelarono essere le antenne di Shadows e NeoShadows.
    Vincent estrasse il suo Cerberus, puntandolo verso basso. Wedge impugnò la daga e Einar si armò all’istante, seguendo gli stessi movimenti di Valentine.
    “Ohi, ohi… Sono piccoli, deboli, stupidi… Ma sono tantissimi!” esclamò Wedge, deglutendo.
    “Suvvia, non mi dirai che hai paura di sti mostriciattoli?” lo derise Einar.
    “Certo che no! E te lo dimostro!”
    Wedge partì subito all’attacco, decapitando un gruppetto che si stava materializzando con spasmi e movimenti bizzarri. Sorridendo, iniziò a tirare dritti e roversi con la sua micidiale spada. Ma lo sfoltimento vero e proprio iniziò a farlo Vincent. La sua arma a tre bocche riversava sul nemico una pioggia letale, spazzando via, in numerosi punti, la minaccia Heartless. Questi, tuttavia, non si arrendevano. Avendo i numeri dalla loro, apparvero in massa, circondando i tre amici e occupando lo spazio che andava dall’ascensore all’ingresso principale; una marea nera.
    “Ti copriamo le spalle” disse Vincent. “Vai a trovare il custode del keyblade e salvalo. Noi ce la sbrighiamo in pochi istanti, non è vero Wedge?”
    L’uomo, ignorando il suo dire, si divertiva come un matto. Rideva, mentre tagliava a metà le miserabili creature. Vincent sorrise, balzando su una colonna e iniziando a sparare con ponderatezza; ogni colpo doveva andare a segno. Mai più di uno per ogni Heartless.
    Ricevuto il messaggio, Einar premette il bottone. Attese qualche secondo.
    Nel frattempo, un paio di NeoShadows si erano avvicinati, saltandogli addosso. Se ne liberò senza troppa fatica, ritornando concentrato sull’arrivo della cabina. La luce verde indicò che era finalmente giunta, e il Nessuno entrò, fischiettando come se nulla fosse. Con un cenno, si congedò da Wedge e Vincent, intenti a ridurre sempre di più il plotone nero, cercando di scacciarlo per il portone d’ingresso.
    Einar si appoggiò alla fredda parete in vetro. Le porte si richiusero e iniziò la rapidissima ascesa verso il centesimo piano, l’ufficio di Rufus Shinra.

    Sora si fermò dopo pochi passi. Si guardò intorno. Una confortevole stanza, molto vasta. Qua e là, accanto ai muri, delle piante rigogliose abbellivano l’ambiente. Una moquette grigia copriva tutto il pavimento e dal soffitto pendeva un costosissimo lampadario di cristalli. Al centro, sorgeva la scrivania del presidente della Evenheim Corporation. La poltrona era girata verso la vetrata.
    Impressionato da tutto quello sfarzo, Sora non si rese conto che, da quando era uscito dall’ascensore, una figura si era messa alle sue spalle.
    “Nessuna prigione per te…”
    Sora si voltò di scatto, in tempo per vedere una saetta nera dirigersi nella sua direzione. Tenendo le braccia tese davanti a suoi occhi, fece apparire il keyblade. La saetta si scontrò contro la lama della Catena Regale, impennandosi e distruggendo una porzione di soffitto. In quell’attimo, la poltrona tornò nel verso giusto.
    “Sora. Vedo che ti sei concesso una boccata d’aria” esordì Shinra, con un sorriso malevolo.
    Res si avvicinò e afferrò il ragazzo per un braccio, approfittando del fatto che gli aveva dato le spalle. Sora prese ad agitarsi, cercando di liberarsi dalla morsa, ma Res pareva inflessibile. Se lo trascinò sino al tavolo, gettandolo a terra.
    “C’era da aspettarselo” disse. “Ha la chiave, nessuna porta è un ostacolo per lui”
    “Credo che non sia stata la sua arma a liberarlo” spiegò Rufus. “Le telecamere a circuito chiuso mostrano chiaramente che i cardini sono saltati da soli, senza un apparente motivo”
    “Dimmi un po’, chi ti ha aiutato ad evadere?” chiese Res, prendendo Sora per il colletto e sollevandolo da terra.
    Appena finita la frase, un suono di campanelle avvisò tutti e tre che l’ascensore era stato chiamato al pianoterra. Rufus rise.
    “Dev’essere Koz che torna vittorioso dal suo scontro. Non me lo sarei aspettato da uno da come lui”
    Res non intervenne e, con aria corrucciata, tornò sul ragazzo.
    “Allora? Sappi che se non me lo dirai ti farò passare i più brutti attimi della tua corta vita” sbraitò.
    Sora si rifiutò di rispondere, riprendendo a dimenarsi come prima. “Lasciami, lasciami!”
    “Eccoti accontentato” ghignò Res, tirandogli un pugno nello stomaco e facendolo cadere qualche passo più avanti.
    “Basta così, Res. Ricordati che il Padrone lo vuole vivo” disse Shinra.
    Il giovane si rialzò a fatica, tossendo e massaggiandosi la parte dolorante. Respirando affannosamente, alzò il capo, osservando la scrivania. In bella mostra, su un piedistallo in alluminio, risplendeva la luce opaca della gemma rossa. Eccola lì, a pochi centimetri da lui. Avrebbe dovuto solamente allungare una mano e se ne sarebbe rimpossessato. Non sapeva che utilità potesse avere; si limitava a fare quello che gli aveva detto Ilfrien.
    Si apprestò, quindi, a fare quanto aveva in mente di fare, ma Res lo afferrò un’altra volta, all’altezza del polso.
    “Che fai? Tieni le mani a posto!”
    Con un ginocchio a terra, Sora si diede una forte spinta per mezzo del piede. A mezz’aria, estrasse il keyblade e, eseguendo una capriola sopra la testa di Res, sferrò un tondo diretto al collo. Res si spostò, evitando di andare incontro ad una brutta fine, e Sora atterrò in piedi, mettendosi subito in posizione di guardia.
    “Vuoi metterti contro di me, eh?” minacciò Res, allargando le braccia. Saette nere percorsero i lunghi arti. “Ti accontento”
    “No, fermatevi!” esclamò il presidente, alzandosi spaventato.
    In contemporanea, Einar uscì da dietro le porte automatiche, puntando i revolver contro gli astanti.
    “Mi sono perso qualcosa?”
    Res e Rufus furono colti alla sprovvista. Si aspettavano di vedere Koz, ma se il Nessuno era lì, voleva dire che l’uomo aveva fallito ed era caduto miseramente.
    “Sei ancora vivo Senzacuore!”
    “Edvard Rain!” urlò Rufus.
    “Einar” disse in coro Sora.
    “Cos’è, stavate aspettando tutti me, per caso?”
    Res puntò le mani verso il Nessuno e due scariche oscure saettarono per la stanza. Einar si scansò di lato, sparando. L’altro eresse una specie di Reflex, sul quale si abbatterono i proiettili. Rufus Shinra andò a rifugiarsi sotto la scrivania e Sora, vedendo tutta quella confusione, corse, saltando sul tavolo e prendendo la gemma. Scottava terribilmente, e ciò fece morire il sorriso che si era accesso sul volto di Sora.
    “Bruciabruciabrucia!” gridò, riponendola nella sua tasca.
    “Muori, Senzacuore!” tuonò Res, lanciando un’ultima saetta verso l’avversario.
    Einar incassò il colpo, senza risentirne particolarmente e, barcollando, indietreggiò. Si riprese e ripartì all’attacco.
    “Coraggio, datti alla fuga anche questa volta!”
    Res, toccato sull’orgoglio, mostrò i pugni. “Questo è troppo!” correndo contro Einar e provando a colpirlo con un calcio. Ma il Nessuno si abbassò, rotolando verso sinistra e, nel contempo, sparando al petto dell’uomo.
    “Maledetto!” ringhiò, schioccando le dita. Scomparve appena in tempo per riuscire a sfuggire ai proiettili.
    In ginocchio, Einar rimase immobile per un po’. Poi tornò in piedi, spolverandosi i pantaloni e rinfoderando le pistole. “Che vigliacco. Se c’è una cosa che odio sono, appunto, i vigliacchi”
    Si avvicinò alla scrivania, grattandosi la nuca e fissando, con un sopracciglio inarcato, il presidente Shinra nascosto all’ombra della poltrona.
    “Ma chi si rivede…”
    Rufus si accorse tardi di Einar. Sussultò. “Oh, ehm… Qual buon vento, Rain? Sono f-felice che tu stia bene”
    “Non posso dire altrettanto di te” replicò minaccioso, massaggiandosi le nocche. “Sai, ho ancora da regolare la questioncina delle taglie sopra le nostre teste… E con ‘nostre’ intendo mia e dei miei due compari che, sotto, stanno distruggendo la tua cozzaglia di esserucoli…”
    “No, no! Pietà!” sbucò fuori l’uomo. “Farò tutto ciò che vuoi, ma risparmiami!”
    “Te l’ho detto, per le taglie…”
    “Ti assicuro che è stato un errore, perdonami! Le farò togliere dalla circolazione!” continuò aggrappandosi alle ginocchia del Nessuno che, invano, cercò di scrollarselo di dosso.
    “Ma… Levati! Hai messo delle cifre troppo basse, ecco perché sono irritato. Solo 2 milioni? No dico, che cosa pretendi?”
    Shinra lo scrutò con espressione interrogativa, alzandosi.
    “Voglio che da oggi siano 10 milioni. E 5 per i miei soci” annuì Einar.
    Sora, per poco, non scoppiò a ridere. Già lo aveva fatto scompisciare la vista del presidente che da impavido superiore, subdolo e meschino, si era trasformato in un idiota che elemosinava pietà da colui che voleva morto. Ma, bene o male, riuscì a tornare serio.
    “Sìsìsìsìsì, certo, tutto quello che vuoi!”
    “Ecco, così va meglio” schioccò le dita, facendo cenno a Sora di venire con lui. “Vieni, andiamocene”
    “Ma come?” domandò il ragazzo accigliato. “E lo lasci libero?” indicando Shinra.
    “Non puoi capire, lascia perdere…”
    Sora, pur non capendo le intenzioni dell’amico, lo seguì senza più fiatare. I due entrarono nell’ascensore, pronti a scendere sino alla base della torre.
    “Mi vuoi spiegare?”
    “Rufus Shinra non è che un burattino nelle loro mani. Di per sé non è pericoloso”
    “Ma è comunque loro alleato” gli fece notare Sora.
    “Vero, ma lui segue solo il più forte… Opportunisti come lui non ne ho mai visti. Finché quelli non tornano, lui non farà nulla”
    “Appunto per questo… E se tornassero?”
    “Impossibile”
    “Perché?”
    “Loro non cercano l’aiuto di Shinra. Loro cercano te. Se tu lasci la città, Shinra diventa inutilizzabile” spiegò brevemente Einar. “E poi è divertente, è l’unico che movimenta un po’ la vita ad Evenheim”
    Sora chinò il capo. Rifletté per un po’ sulle parole dell’amico e, infine, si osò di domandargli una cosa molto importante.
    “Per quanto riguarda la mia richiesta? Ci hai pensato?”
    “Certamente. Te l’avevo detto, no? Tu aiutavi me e io aiuto te”
    “E come ti avrei aiutato?” chiese perplesso il custode del keyblade.
    “8 milioni di munny ti paiono pochi?” rise Einar.
    “Era tutto qui, allora…”
    “Sì, tutto qui. Stai tranquillo, ti accompagnerò nel tuo viaggio. E’ una promessa; noi arriveremo fino in fondo. Ti porterò da Kairi, anche a costo di trascinarti per miglia e miglia”
     
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    Eroe in vendita ; Cattivo Esempio

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    Un paio di spiccioli potrebbero farmelo ricordare 8D

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    beeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeello
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    Perchè tutte queste e?
    perchè il trio Wedge-Einar-Vincent rulla :sbav:
     
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    bel capitolo :sisi:

    voglio il seguitooooooooo!
     
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  15. cagnolino
     
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    diventa sempre piu figo einar....................... il seguitooooooooooooo
     
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