Square edition - The sparkle seven

Dopo la prima comica, ora vi torturo con una storia aventurosa e drammatica XD

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    Twilight Player

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    No, non mi picchiare! ç__ç

    Voglio il seguitoooo! *ç*
     
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  2. Nitrogooch
     
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    ARRRRGHHHHH!! SOLO AIR!!!

    dove so finiti i miei lettoriiii!!!
    vi devo raccattare uno x uno??? XD

    RICORDATE CHE LA MIA MALEDIZIONE E' ANCORA IN ATTO!!!
     
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    Eroe in vendita ; Cattivo Esempio

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    Un paio di spiccioli potrebbero farmelo ricordare 8D

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    che cosa?Se non la leggo vieni a casa mia?°ç°
    volevo farlo,ma quando mi capita un'occasione simile...U_U
     
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  4. Nitrogooch
     
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    l'hai letta???

    * nitro minaccia rafel con un coltello in mano XD*
     
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  5. valenet
     
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    l'ho letta, l'ho letta...
     
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    Eroe in vendita ; Cattivo Esempio

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    l'hai letta???

    * nitro minaccia rafel con un coltello in mano XD*

    ehm!!!Sì!Subito!
    *Legge in fretta
     
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  7. DiZ34
     
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    bella nitro, devo ancora leggerel' ultimo capitolo ma per ora mi piace scrivi bene
     
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  8. Nitrogooch
     
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    O.o??? che cos'è, un complimento??? nn ci credo XD

    mado devo sbrigarmi a scrive, qua perdo i clienti!
     
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  9. Nitrogooch
     
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    scusatemi per l'assenza ma la WIND fa SKIFO!!!!
    non solo nn mi potevo connettere, ma il telefono era collegato con un altra persona, e quindi si facevano addirittura le conversazioni a 4!!! XD

    vabè, comunque ora sono riuscito a pubblicare, spero vi piaccia



    Capitolo 6 - La Terra

    Altra storia, altra città, altre persone, altri palazzi, altre strutture, altri lavori, altra vita quotidiana, ma contemporaneamente stesse vittime, stessa situazione, medesima brutalità.

    Questa volta erano degli esseri bianchi a fare la loro parte di distruzione. Si aggiravano per la città uccidendo e conquistando ogni cosa, e i pochi uomini e donne valorosi che cercavano di difendere quello che avevano costruito in tanti anni venivano sterminati. Bianchi come la neve, ma non altrettanto puri, una razza di Nessuno, i Simili, dondolavano prima verso destra, poi a sinistra. E quando si alzavano dal suolo movendosi come un serpente che strisciava nell’aria, era giunto il momento dell’attacco.
    Ma repentinamente un’immagine sinuosa si presentò ai nemici fra le urla degli astanti. Avvolta in un mantello marrone, la persona guardò i nemici con uno sguardo carico di disprezzo. Quantunque la sua statura fosse poco elevata (non più di un metro e sessantacinque), la figura era avvolta da un’aura che bloccò per un istante i rivali. Il combattente approfittò di quell’occasione. Slacciò il soprabito e in men che non si dica si fiondò sui nemici attaccandoli con una stravagante spada.
    Essa differiva da un fioretto: infatti si avvicinava di più ad una sciabola. L’unica differenza tra una scimitarra e quell’arma era la forma acuminata che era presente al termine della lama. Difatti tante piccole sottospecie di denti aguzzini squarciavano la pelle avversaria (nel caso fosse un umano), o facevano evaporare in un istante i piccoli mostriciattoli bianchi. Il colore a fiamme rosse era da monito per gli attaccanti, ad indicare che la persona non si sarebbe arresa né ora, né mai.
    La strage stava oramai avanzando verso la fine, e in quell’enorme città del pianeta Terra pochi erano i superstiti del massacro che i Nessuno stavano compiendo. Alcuni di loro, simili a pterodattili, volteggiavano in cerchio a tre metri dal terreno: prima compivano acrobazie come il giro della morte, in secondo tempo si bloccavano in aria movendo rapidamente le ali di fronte a loro, e scendevano in picchiata verso il povero o la povera malcapitata, che veniva afferrata per la schiena con gli artigli del mostro, poi sbattuta di qua e di là, e infine schiantata al terreno…
    Il guerriero apparso inaspettatamente fece fuori mezza dozzina di Nessuno: una ragazza, maglietta azzurra strappata e jeans malridotti, che stava per essere assalita, inciampò indietreggiando, chiuse gli occhi, e notando che la fine non arrivava li spalancò. Il Nessuno era scomparso in mille pezzi grigi.
    << Scappa subito. >>, ordinò il guerriero.
    La ragazza atterrita non riusciva a muovere un solo passo: era paralizzata. Un altro nemico si fece avanti e per poco la vita della ragazza non finì in un bidone della spazzatura. Il guerriero aveva mosso orizzontalmente il fioretto e squarciato il nuovo avversario.
    << Fila via! >>, urlò.
    La ragazza fece un cenno si assenso, si alzò e si rifugiò in un albergo semidistrutto.
    I rigonfiamenti che il guerriero aveva al petto fecero capire alla ragazza che quell’esperto combattente non era che una donna. Una donna guerriero capace di mostrare crudeltà verso quelle creature malvagie: venivano ripagate con la stessa moneta.
    Vedendo che invece di diminuire aumentavano, la combattente cambiò obbiettivo e puntò ai pterodattili. Erano avversari più ardui da combattere ma molto meno numerosi. Ne calcolò quasi quindici. Saltando ed elevandosi al cielo, l’esperta belligerante arrivò alla testa di uno pseudo-uccello schiacciandola, e usò l’essere come piattaforma volante a sua insaputa. Mentre il Nessuno alato aleggiava su per la città, la combattente, utilizzando la sua spada per distruggere gli altri volatili, scorse la grande distruzione che aveva colpito la sua città. Le parole del profeta erano veritiere.

    “La Terra sarà attaccata da una potenza più grande d’essa, e alcun suo abitante sarà capace di proteggerla. Nessun guerriero e nemmeno generali e nemmeno leader e nemmeno militari. La catastrofe peggiore di tutti i tempi, mai verificata dalla notte dei tempi, mai udita nella storia dell’umanità, per mano di esseri dai colori sia bianchi come la neve che scuri come l’abisso, alcuni avente forma umana, ma non rassomigliandone affatto. Essi saranno la condanna per i soprusi che l’umanità ha compiuto: l’essere umano dovrà subire l’ira di un essere superiore, venire biasimato e soccombere”.

    La Terra… Il suo paese d’origine, dov’era nata, cresciuta e aveva passato tutta la sua vita, ora doveva essere distrutto da esseri spregevoli. Ma quel fato lei non poteva accettarlo.
    La quindicina di uccelli erano stati frantumati, e non ce n’era nemmeno uno a rimpiazzarli. Pertanto si rivolse ai Nessuno terreni. Giorni e giorni di battaglia l’avevano resa molto resistente agli attacchi nemici, e riusciva a guerreggiare per più ore consecutive senza bisogno di riprendere fiato. Ma, per tutti gli uomini e le donne, imperfetti e mancanti, sebbene allenati, arriva il limite.
    Il sudore grondava dalla sua fronte come sprizza e cola il sangue quando si viene feriti ad un arteria. Tempo ne era passato dal momento in cui aveva incominciato a lottare contro i mostri, e le energie si erano ridotte notevolmente.
    << Puah >>, esclamò con disprezzo. << Sporchi e sudici Simili. >>
    Riconosceva perfettamente qualsiasi specie di Nessuno. Nei meandri della sua mente, infatti, erano sepolte tante giornate di studio sugli esseri predetti dal profeta. Aveva imparato a identificare ogni loro singolo aspetto.
    Un attacco arrivò alle spalle e, anche se la donna lo scorse con netto anticipo, era ancora impegnata con il Nessuno avanti a lei, che la attaccava furiosamente. Parò il colpo di quest’ultimo e, con un rapido movimento a destra, lo distrusse, ma il Simile che aveva alle spalle le tagliò di una ciocca di capelli con i suoi artigli e le graffiò di lungo le scapole.
    Lei capì in conclusione che non era più in grado di mostrare la sua collera, poiché il suo corpo non poteva permetterlo. Scappò dal nemico (per la prima volta in vita sua), da una battaglia che da una parte vedeva lei, ansiosa, rabbiosa e indignata per difendere il suo mondo, e dall’altro milioni e miriadi di individui dalla forma di omuncoli guidati dall’istinto, spoglio di libero arbitrio: dunque senza paura di morire.
    Non poteva far fronte a un esercito senza limiti. Scappò, più veloce che poteva, con le ultime energie rimaste, mentre una lacrima solcava il suo viso: il sapore sgradevole della sconfitta.

    Il corpo del giocatore lacerato si trovava per il momento nel cortile spoglio di vita, e li accanto Demian avvistava alcune tracce evidenti: esse creavano una scia di sangue che rendevano l’atmosfera lugubre e tetra. Le scale d’emergenza dal colore plumbeo esprimevamo appieno la desolazione di quel luogo.
    Le urla dei ragazzi si percepivano in vicinanza, tuttavia non sembravano tutte le grida che una città così popolosa poteva emanare: era già stata decimata e dunque non aveva molto tempo.
    Anzi, anche con tutto il tempo del mondo non avrebbe potuto risolvere quella situazione. Un’orda di individui assetati di sangue accerchiava e assediava la propria città (probabilmente anche quelle vicine), e lui, un ragazzino adolescente inesperto riguardo la lotta con le spade, o meglio, la lotta in generale, non poteva cambiare in qualche modo il destino della sua gente.
    La loro sorte sembrava segnata da un orologio invisibile che inevitabilmente ticchettava i secondi con spietatezza e che contava l’ora della loro fine.
    In sostanza, Demian, essendo sempre stato una persona razionale, si rendeva conto che non poteva fare un granché. Nondimeno poteva salvare il salvabile.
    Si voltò nuovamente verso il povero ripetente che non era sopravvissuto, ma la sua salma non si trovava più li: era improvvisamente scomparsa.
    << Ma che cosa sta succedendo qui! >>, esclamò Demian, che non riusciva più a pensare correttamente.
    Non si vedeva in giro nemmeno un tizio grigio, il giovane si sentiva davvero molto confuso.
    Per prima cosa decise di seguire le tracce di sangue, che cominciavano, sciaguratamente, da un’asta di legno insanguinata, lo stesso palo che Mark stava roteando prima che Demian cascasse nel pertugio. Aspettandosi il peggio, seguì rapidamente le orme che giungevano fin fuori la cancellata esterna della sede scolastica.
    Si poteva vedere sangue ovunque: sulle automobili, sull’inferriata, accanto la poca vegetazione serrata dall’asfalto… Persino il cielo sembrava esprimere la propria frustrazione attraverso una tinta scarlatto-vermiglia. Con tutto ciò, non c’era ombra di corpi esanimi o in fin di vita.
    Questo a Demian suonò molto strano, poiché fino a pochi secondi prima poteva udire lamenti, immaginare ragazzi smembrati e ragazze che frignavano in un angolo della strada, persino il fruscio lento ma inesorabile del vento. Ora invece sembrava rinchiuso in una sorta di dimensione parallela, nella quale il tempo sembrava non trascorreva affatto, e il soffio dell’aria era caduto del tutto.
    Si allontanò da quel luogo inciampando un paio di volte, poiché non riusciva a credere alla distruzione che stava colpendo la sua città.
    Le entità anomale erano scomparse, le spoglie delle inevitabili vittime anche, e più filava via, più Demian era angustiato e tormentato dai suoi dubbi.
    Il Keyblade, come la voce tonante aveva chiamato quella eccentrica spada, pesava tra le sue mani, ed aveva difficoltà a correre velocemente. Se ne sarebbe sbarazzato volentieri, tuttavia rimaneva il fatto che era stato come un dono dal cielo, che era probabilmente la sua unica via d’uscita: bastava solo imparare a maneggiarlo.
    Si recò nella strada principale della città girando la seconda a destra, e nella piazza scorse qualcosa che mai avrebbe pensato di vedere. Vicky era a terra singhiozzante appoggiata alla fontana, accanto alla povera compagna moribonda e Mark stava prendendo tempo tenendo a bada quattro mostri contemporaneamente. Lui si poteva appellare esperto nell’arte della guerra da strada, nell’arte di fare a botte. Solo Dio sa da quanto tempo stava già trattenendo quei luridi esseri.
    Egli era immobile con una mazza da baseball in mano (probabilmente sgraffignata al momento da un negozio distrutto), e stava per attaccare la creatura deforme alla sua sinistra. Ma, mentre egli era impegnato con uno di loro, gli altri tre si appiattivano e schizzavano alle sue spalle.
    Demian riuscì solo ad immaginare tutto questo, poiché una forza oscura aveva bloccato sia Mark, che i mostri, che le ragazze. Si avvicinò a grandi passi per cercare una spiegazione.
    Le goccioline d’acqua della fontana erano ferme a mezz’aria, e quando cercò di toccarne una non successe nulla: non si bagnò il dito, e la piccola goccia rimase al proprio posto.
    “Non sto capendo più nulla”, si arrese Demian con questo pensiero in mente.
    Il tempo si era bloccato. Niente aveva più vita. Niente aveva più senso. Il ragazzo non sapeva proprio che fare. Pensò di abbandonare tutto e lasciarsi cadere al suolo.
    “Non ce ne sarà bisogno”, disse una voce.
    Demian la riconobbe all’istante, si girò lestamente e un sorriso si stampò sul suo viso.
    << Finalmente faccia a faccia! >>, esclamò vittorioso Demian.



    commentate in molti mi raccomando!!!
     
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  10. -Kabubi-
     
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    BUAAHAHUAUHAHUAHUAHAHAUH! LA CRETINA E' TORNATAAAAA!!
    Demian falli fuori è_è!!!
    Ma da dove l'hai tirato fuori 'sto nome? E dannazione, Nitro, scrivi più di me di quando mi mettevo 2 ore di seguito a scrivere libri!(o forse no? :spartaql3.gif: )
    Beh, dai, continuaaaa!!!
     
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  11. Nitrogooch
     
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    grazie mille kabu ^^

    aspetto anke gli altri : PPPP
     
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  12. -Kabubi-
     
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    Di niente, ma dove l'hai preso "Demian"? Mi ricorda "Damiano" O_O
     
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    Eroe in vendita ; Cattivo Esempio

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    Un paio di spiccioli potrebbero farmelo ricordare 8D

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    bellerrimerrimo :sisi:
     
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    Era ora, cumpà!

    Ottimo, vedi di non farci aspettare troppo.
     
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  15. -Kabubi-
     
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    Quoto...Oppure ti ritroverai le mie invocazioni, e mostri vari che assediano casa tua u.u
     
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