Square edition - The sparkle seven

Dopo la prima comica, ora vi torturo con una storia aventurosa e drammatica XD

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  1. Nitrogooch
     
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    a pochi minuti il prox cheap!!!
     
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  2. Nitrogooch
     
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    WEWEEEEE
    Quarto capitolo :)
    Non so perchè ma nelle vacanze non riesco a scrivere assai
    Vabbè, vi assicuro che questo capitolo non è male, anzi XD

    Capitolo 4 - Between the darkness

    Una figura alta si stagliava al centro di una pianura. La distesa desolata aveva un tempo l’aspetto florido e lussureggiante, ma il cambiamento del clima l’aveva stravolta: le continue piogge avevano devastato i raccolti, e nei pochi momenti in cui le nubi non erano presenti nel cielo il sole divorava la flora verdeggiante. Ben presto, quella splendida piana colma di vita divenne un deserto arido e in vivibile. In quel momento si poteva solo vedere una minima parte d’erbetta di un verde che andava nel giallo, alta non più di quindici centimetri.
    In quel meridiano e parallelo sconosciuti all’essere umano si trovava un castello imponente dalla struttura varia e contrastante. Quella fortezza era stata la promotrice delle catastrofi naturali che avevano colpito quella zona, e che avevano ridotto l’area ad un disastro naturale.
    Le nuvole nere erano giunte allo stato del temporale, e un rovescio d’acqua simile ad un diluvio si riversò sulla piana. L’uomo si incamminava senza pensare alle goccioline di liquido piovano che gli rigavano il volto. Non indossava alcun cappotto per ripararsi dalle intemperie, ma solo un semplice mantello grigio che arrivava fino agli stivali neri, con due strisce gialle, cinto all’altezza del petto da una fibbia a forma di cuore spezzato in più parti. I guanti d’altro canto erano completamente bianchi, con tre bottoni ciascuno. Al di sotto del mantello si trova una giacca bianca stretta da due cinte nere. Si poteva notare il petto muscoloso e gli addominali scolpiti: a prima vista era paragonabile ad un palestrato. I capelli erano lunghi, lisci e brizzolati, con alcune strane striature viola. Il viso era visibilmente malvagio.
    Dava l’idea di una bellezza svogliata, e nonostante i muscoli appariva anziano d’età. D’altronde camminava celermente verso la sua meta.

    Giunto ai gradini iniziali del castello, salì stranamente con pigrizia, opposta alla precedente rapidità, la dozzina di scalini che gli si paravano davanti. Il portone del castello alto quanto un palazzo di tre piani si aprì da solo verso l’interno.
    La sala d’accoglienza era malandata e oscura. Si poteva notare solo un raggio lunare che si scontrava con una finestra e risplendeva nel suo piccolo in mille altri. La polvere volteggiava nell’aria con un movimento irregolare che non permetteva di individuare la sua prossima mossa.
    L’uomo sapeva già dove si doveva recare. Aprì la seconda porta a destra, quella adiacente alla statua del Davide di Michelangelo: raffigurava l’eroe biblico che si apprestava ad abbattere il gigante Golia.
    Era una scultura che rappresentava la bellezza maschile: un corpo atletico al culmine della forza giovanile. Questo era espresso dalla torsione del collo attraversato da una vena e dalla struttura dei tendini, per non parlare della tensione muscolare delle gambe.
    Questi pensieri balenarono per un attimo nella mente dell’uomo, che nella sua precedente vita era un appassionato dell’arte, oltre che della chimica e della fisica.

    All’interno della camera un focolare illuminava le pareti rosso sangue. Sui muri si trovavano quadri raffiguranti vari personaggi del diciottesimo secolo. Al lato sinistro, l’unico eccetto dai quadri, si trovava un’enorme libreria lunga quanto tutto il lato e alta quanto il soffitto. I libri che erano depositati in quegli scaffali a prendere polvere parlavano di scienza e formule biologiche. Al centro della camera si trovava una scrivania sulla quale era presente una bottiglia verde assieme ad un boccale, e tanti fogli imbrattati d’appunti, calcoli e teorie.
    Proprio di fronte al caminetto una piccola poltroncina faceva la sua comparsa. Al di sopra dello schienale una testa si dondolava lentamente, prima verso destra, poi verso sinistra. Aveva le stesse venature viola, ma i capelli erano più curati e, forse, più giovanili. Appena entrò l’uomo lasciò cadere al pavimento il suo mantello sbottonando il cuore rosso e nero. Avanzò e si pose affiancato alla poltrona. L’uomo seduto aveva già avvertito la sua presenza da tempo.
    Era della medesima razza, del medesimo corpo, col medesimo scopo. Altresì egli indossava un mantello, ma di tinta e fattura diversa. Il suo era di colore nero, come la pece, e pareva essere una taglia maggiore di quella che poteva calzargli a pennello. Aveva un cappuccio calato che, se alzato, poteva coprire completamente il suo volto.
    Erano talmente simili, ma così terribilmente distanti l’uno dall’altro. Tuttavia avevano compreso che c’era un'unica possibilità per ottenere il dominio.

    << Hai protetto bene il tuo castello >>, esclamò il viandante. << Non sono riuscito a teletrasportarmi direttamente qui. Ho dovuto fare un bel tratto a piedi sotto questa terribile e allo stesso tempo magnifica procella. >>
    Ora poteva vedere la figura seduta ed esaminare ogni suo piccolo particolare. Quanto erano corrispondenti, quanto erano congruenti. L’unica differenza era la vecchiaia evidente dal volto del viaggiatore misterioso, mentre il viso dell’altro era fresco come una rosa profumata appena sbocciata.
    Quest’ultimo era in procinto di bere un bicchiere di vino rosso riempito a metà, ma per adesso si dilettava nel vederlo oscillare qua e là. Nonostante il movimento fosse rapido il liquido non metteva piede fuori dal calice.
    Non appena sentì la voce dell’uomo più anziano, voltò con svogliatezza la testa verso di lui, e lo salutò con odio.
    << Sei arrivato finalmente >>, affermò il giovane.
    Si squadrarono per qualche secondo, poi l’uomo ritto venne subito al dunque.
    << Ho sentito nella mia mente il dovere di venire subito qui. Mi hai chiamato tu, vero? >>
    << Sai che quello che penso arriva anche a te, giusto? >>
    << Capita, tra Hearless e Nessuno. >>
    << Comunque >>, iniziò l’invitato. << Sono venuto solo perché non avevo altra possibilità. >>
    << La profonda avversione è reciproca. >>
    Ci fu un altro periodo di silenzio nel quale gli interlocutori si esaminarono. Arrivati al punto di saturazione, la conversazione riprese.
    << Ho elaborato idee fino al parossismo. >>, disse l’accomodato. << Mi sono nauseato. Era il mio unico pensiero: il come diventare dominatore. La soluzione tuttora esistente è una sola. >>
    << La disgustante collaborazione. >>, rispose l’altro.
    << Altrettanto per me. >>
    Nessuno dei due si fidava nell’altro. In situazioni normali non avrebbero mai stretto un accordo, ma le forze del bene avevano preso il sopravvento, prima sconfiggendo l’uno, poi l’altro. Non potevano sopportare una cosa del genere. Il mondo doveva essere dominato da uno di loro.
    L’uomo seduto si alzò e si pose dinanzi all’altro. Seguì un'altra serie di silenzi, all’interno dei quali i due esseri si scrutavano attentamente.
    << Tu sei il cuore, l’Heartless >>, affermò l’incappucciato. << Io la mente, il Nessuno. Stabiliamo una tregua fra noi, e ricomponiamo il vecchio Xehanort. >>
    << Nonostante brami ardentemente il potere, non mi unirò mai ad un essere ibrido come te. Levatelo dalla testa. >>
    << Nemmeno io, caro compare >>, continuò l’altro. << Per nulla al mondo. Ma sentimenti e conoscenza insieme andranno lontani. Non c’è bisogno di congiungere noi stessi. Basta solo unire le nostre… armate! >>
    << L’avevo previsto. Costringeremo i nostri sudditi a collaborare. Per il nostro bene. >>
    << Per il dominio. >>, terminò l’uomo più giovane.
    Il secondo prese il boccale che si trovava sul tavolo e brindò assieme al suo nuovo cobelligerante.
    Ma quest’ultimo aveva altri progetti in mente.

    Xemnas ed Ansem oramai avevano creato un accordo terrificante. Darkness in Zero, ovvero l’autentico Ansem, il Saggio, era sparito per salvare il mondo dall’attacco di un Nessuno. Il Nessuno del suo più brillante allievo, Xehanort.
    Nelle seguenti settimane i Custodi della Chiave avrebbero avuto molte corde da sfilacciare, molti nodi da sgrovigliare. Molti fastidi e molte vittime. I loro precedenti nemici avevano unito le forze, creando una lega indissolubile, o quasi.
    Non tutto era perduto. Non è veritiero che una persona faccia la differenza, in circostanze comuni. Ma quando si parla dell’eterna lotta tra le forze del bene e quelle del male, anche un giovane inesperto può costruire la via per la vittoria.


    Commentate!!!
    (magari pure su efp :D)
     
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  3. ..:: | Lumière | ::..
     
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    Viva le procelle! XDDD
    A parte gli scherzi, mi è piaciuto sto capitolo!
    Ah, sono 15 euri XD
     
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    Un paio di spiccioli potrebbero farmelo ricordare 8D

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    bellerrimo

    Procelle *ççççççç*
     
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  5. -Kabubi-
     
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    Bello, molto! Mi è piaciuta la frase "Ma quando si parla dell’eterna lotta tra le forze del bene e quelle del male, anche un giovane inesperto può costruire la via per la vittoria."
     
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  6. Nitrogooch
     
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    mi fa piacere che tutti vi deliziate leggendo la storiella XD
    però vi chiedo gentilmente una cosa: potreste fare come ha fatto questa volta Kabubi ne dire un lato positivo e/o negativo del capitolo? così mi rendo conto!!! Grazie, ciaoooo!!!
    (procella O.O sto diventando troppo manzoniano asd XD)
     
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    CITAZIONE (Nitrogooch @ 17/7/2007, 10:36)
    sto diventando troppo manzoniano asd

    La prossima volta aggiungi

    Carneade, chi era costui? oppure Che vuol ch’io faccia del suo latinorum?

    Ma quante pagine di Word fai all'incirca?
     
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  8. Ashes Rose
     
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    Non so se qualcuno lo ha già fatto notare, ma sparkle è sostantivo significa scintillio, mentre sparkling è scintillante...:sisi:
     
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    Eroe in vendita ; Cattivo Esempio

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    Un paio di spiccioli potrebbero farmelo ricordare 8D

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    oppure aggiungi il dado è tratto!oppure il mio regno per un cavallo....
     
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  10. Nitrogooch
     
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    bene cosi intendevo XD

    sky, ma che ne so io dell'inglese XD la prox volta chiamo a te asd

    ah, 'gli impedimenti'! XD
    nel mezzo del cammin di nostra vita.. no, quello è alighieri :D

    che dite, continuo la storia? (nd lettori: noooooo!!!!)
     
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  11. Nitrogooch
     
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    CITAZIONE
    Ma quante pagine di Word fai all'incirca?

    air, faccio skifo XD
    Times new rman a carattere 12, vado oltre le 2 pag ma non raggiungo la terza sigh...

    vabè, 2 pag di word sono equivalenti a 6 paginette di un libro normale, quindi per ora mi ritengo soddisfatto

    SPOILER (click to view)
    dato che anche per me questo è un allenamento in vista della 'magna opera' XD


    non faccio mica i lungometraggi di 10 pag come te o diz XDXDXD
     
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    Twilight Player

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    10 pagine? Tu sei matto, io faccio 3 pagine di Word abbondanti, forse 4, con lo stesso carattere XD
     
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  13. Nitrogooch
     
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    gente io domani mattina presto parto!!! alla facciaccia vostra, mi vado a fa i bagni XD

    la storia dunque è sospesa a tempo indeterminato (cosa che farà piacere ai lettori XD)

    ringrazio tt quelli che leggono e commentano la storia, ma dovrete aspettare un po

    la vacanza spetta a tutti è_é

    ciaoooo e buone eventuali vacanze anche a voi!!!
     
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  14. valenet
     
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    .....ho letto......

    (che stanchezza...)

    bè, direi che si sta sviluppando in modo interessante...

    (inoltre, uuuup u.u)
     
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  15. Nitrogooch
     
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    yoooo gente!!!
    per farmi perdonare della lunga ho scritto un capitolo di oltre 4 pagine ( e non è una scusa, potevo benissimamente dividerlo è_é) , quasi il doppio del solito!!! contenti???
    spero che vi piaccia: questo dovrebbe essere il genere amato da voi.. perche?? scopritelo leggendo!! :asdsi: :asdsi: :asdsi:

    ENJOY!!!


    Capitolo 5 - Deep dark



    Il riverbero del sole si stendeva verticalmente sul mare fino all’orizzonte, ossia sino alla visibilità dell’occhio umano. Il riflesso era flebile: il tramonto non offriva mai grande luminosità, bensì sempre grandi momenti di sentimento. Chi preferiva il tramonto all’alba era legato al passato, ad avvenimenti che non avrebbe mai potuto dimenticare.
    Demian si trovava seduto sul parapetto di fronte alla spiaggia, e non poteva fare a meno di notare la potenza del creato. Da soli due giorni era stato dimesso dall’ospedale, poiché non si trovava in uno stato grave. D’altronde aveva solo battuto la testa al terreno dopo aver perso l’equilibrio, che ferite poteva riportare?
    Aveva anche incontrato altri ragazzi della sua stessa età che avevano subito gli effetti catastrofici dell’attentato. Le forze dell’ordine brancolano nel buio per scoprire il o, più probabilmente, i colpevoli. Le telecamere non avevano registrato nulla, e non c’erano prove per accusare le popolazioni orientali.
    I suoi nuovi amici ricordavano solo di essere svenuti, ma non avevano ricevuta nessun percossa ai timpani: era l’unico con i suoi sintomi.
    Si era rifiutato di portare il collare, l’aveva sempre odiato. Gli dava una sensazione di chiuso e tanto di ‘cane’.
    Inoltre si era domandato il perché i suoi genitori non fossero accorsi subito all’ospedale e l’avessero visitato dopo un giorno, ma solo per una frazione di secondo. La sua parentela non era mai stata molto interessata alla sua esistenza, nonostante fosse il primogenito. Quella carica aveva molto autorità duemila anni prima, si disse, ma a quel tempo contava unicamente il cocco dalla famiglia.
    I suoi si erano spiegati dicendo che molte volte lui si era fermato da Andrew a dormire, e quella poteva essere una delle tante
    Benché fosse la beata del nucleo familiare, la sua sorellina era stata l’unica ad interessarsi di lui. Tredicenne, con capelli di un vero biondo e occhi verdi che a contatto dell’acqua marina divenivano azzurrini, alta e matura per la sua età (sia fisicamente che a livello mentale), Catherina aveva ancora le linee acerbe dell’adolescenza (com’era normale che fosse), ma la sua aria di pseudo-universitaria attirava uomini anche al di sopra dei vent’anni. Soprannominata Katy dal fratellone, era uno spirito libero e testardo.
    A dispetto di ciò, non era stata mai fidanzata, poiché lei stessa diceva di volersi ancora ‘godere la gioventù’.

    Una figura si avvicinò a Demian, non alzando completamente i piedi da terra e creando attrito tra le suole delle scarpe e il terreno cosparso di pietruzzole asfaltate.
    Un brivido passò attraverso la spina dorsale del ragazzo appoggiato alla ringhiera. Non aveva avuto incubi per due giorni, e pensava che le allucinazioni fossero passate. Fortunatamente quando si girò, non vide l’omone incappucciato che lui temeva volesse ucciderlo o tagliarlo a pezzi.
    Il viso del ragazzo si illuminò di una nuova luce: quella dell’amicizia. Riconobbe Mark, e dal primo momento in cui si erano staccati si trovarono di nuovo faccia a faccia.
    Mulatto, capelli più neri del petrolio e con la cresta, poco più basso di lui, l’ex-amico si avvicinò con un viso inespressivo.
    Demian già nel suo letto bianco d’ospedale aveva deciso di scusarsi per le parole che l’avevano ferito, e questa sua conclusione era stata confermata da un altro avvenimento.

    ‘Una faccia amica e non, allo stesso tempo, si affacciò alla porta. Demian fingeva di dormire ma stava facendo tutto al di fuori che sonnecchiare. Andrew si era addormentato sulla sdraio, in preda ad una crisi di sonno dovuta alla nottata appena passata in bianco per controllare il suo ‘fratellino’. I genitori non c’erano…
    Non appena notò quel viso che per tanto tempo l’aveva accompagnato sulle vie della città, Demian spalancò gli occhi per identificarlo meglio.
    Era proprio lui.
    In quel momento la faccia si ritirò. Ma, come dice il proverbio, basta il pensiero. Anche se non erano più quelli di prima, si volevano ancora bene. E bastò questo a dimostrarlo.’

    << Ti aspettavo. >>, mormorò Demian.
    L’amico non rispose. Come previsto, si disse Demian, adesso deve fare il prezioso. Ma ha ragione, se lo può permettere.
    << Volevo chiederti scusa per ciò che ti ho detto. >>
    << La lingua può ferire più di una frusta. >>
    << Ero in un momento di confusione, devi scusarmi… >>
    << Io non ti devo proprio nulla >>, lo interruppe aspro l’amico. << Un amico non è quello che ti consola, ma quello che non ti fa soffrire. >>
    Demian non si aspettava quelle parole dall’amico. Si bloccò: molte volte avevano litigato, ma subito erano ritornati compagni come prima. Pensava che anche questa fosse una delle tante. Ed invece aveva proprio sbagliato. Non si può risolvere una situazione solo chiedendo scusa.
    << Ci penserò. Domani ti faccio sapere io. >>
    Con queste parole concluse la conversazione. Demian non poté aggiungere altro, perché l’amico già si era allontanato a grandi passi prima che lui se ne rendesse conto. Si, questa volta aveva proprio esagerato. Doveva riflettere sui propri errori.

    Purtroppo scuola. Dopo tre giorni d’assenza (due in ospedale e uno di convalescenza) dovette ritornare in quella cella fredda. La primavera aveva invaso la città portando il polline, ma la scuola rimaneva sempre tale: un luogo di tortura gelido e chiuso per poveri ragazzi innocenti.
    Per fortuna che oggi c’è educazione fisica, pensò Demian. Amava il calcio, era bravino, e soprattutto era l’unico modo di sfogarsi dai soprusi che gli infliggevano quelle streghe grasse e vecchie sedute alla cattedra.
    Il professore della tanto desiderata materia non obbligava ad indossare la tuta sportiva, e quindi avendo possibilità di scelta il giocatore professionista del pallone indossò un paio di jeans, scarpe obbligatoriamente della Nike Air e maglietta arcobaleno.
    Il latino non era proprio la sua materia preferita. Riusciva sempre a schivare il debito alla fine dell’anno, e magari a beccarsi un bel sette regalato se tutte le altre materie erano al di sopra della sufficienza.
    Le prime due ore trascorsero lentamente: una tortura indicibile imparare il calendario romano. Ma se era così bello il gregoriano, di che utilità poteva essere studiare il programma annuale di un popolo avente oltre duemilacinquecento anni? D’altro canto, era proprio la scuola sbagliata. Perché tutta la lingua latina era interamente inutile, pensava Demian. Le Idi, le Calende…
    Il trillo della campana fu un sospiro di sollievo per il povero ragazzo. Si alzò e sgranchì le gambe, pronto per un'altra sfida.
    Volse lo sguardo a Mark, che non ricambiava. Quando avresti concluso questa baggianata, ragionò Demian.

    La partita fu più impegnativa del solito. E’ possibile che dei ragazzini di seconda devono sfidare dei maggiorenni e più?
    Demian però, il furbacchione, giocava sul fattore psicologico. Quei ragazzoni avevano un esame da affrontare tra poco più di due mesi, e quindi la loro concentrazione non sarebbe stata al massimo. Prendendo la palla e dribblando, in poco meno di un’ora riuscì a segnare due goal. Mark non giocava come al solito. Si faceva prendere dalla rabbia di non riuscire a scartare quei giganti. Nonostante fosse definito ‘il ghepardo’ per la velocità con cui superava i vari avversari, non aveva successo quel giorno: la sua concentrazione scarseggiava.
    Prima ancora che suonasse la campana che stabiliva il termine della tanta agognata ora, il cielo si scurì improvvisamente. Tutti voltarono lo sguardo al cielo, e videro milioni di meteoriti neri senza la scia di fuoco che caddero sulla città. Tre di questi caddero sul terreno di gioco, fortunatamente senza ferire nessuno.
    Ciò che sembrava essere meteorite si rivelò astronave. Tre astronavi nere come la pece precipitarono sul campo di calcio. Tra le espressioni sbigottite dei giocatori le navette spaziali si aprirono, e rivelarono al loro interno dei corpi che sembravano neonati appena usciti dal grembo della loro madre. Ma erano così dannatamente lontani dalla verità.
    Non avevano lineamenti: erano uguali. Terribilmente congruenti ed equivalenti. A prima vista apparivano molli: sembravano disabilitati della spina dorsale. Si schiacciavano sotto il terreno diventando delle figure bidimensionali e attaccavano alle spalle. Non appena ferirono un ripetente dell’età di ventidue anni, il più capace della squadra avversaria, tutti scapparono allo sbaraglio.
    Nel campo rimasero solo Demian, Mark e il giocatore ferito. Il primo era ancora attonito per lo spettacolo subito. Il retro della schiena dell’ultraventenne era colmo di unghiate e lesioni profonde che gocciolavano tragicamente. Ancor prima di piombare a terra il suo cuore aveva già smesso di battere, poiché un colpo era stato diretto alla carotide.
    I tre esseri mostruosi accerchiarono Demian, e uno di loro comincio l’attacco saltando e movendo freneticamente le mani dotate di unghie piccole ma affilate e letali. Il ragazzo si riprese appena in tempo per spostarsi lateralmente verso destra. Subito un altro nemico non si fece attendere e sfoderò gli artigli, e un altro movimento di Demian schivò il colpo. Questa volta però venne colpito di striscio sulla spalla, e piccole goccioline di sangue simili a una pioggerellina leggera zampillarono fuori dalle vene..
    Mark stava osservando impressionato l’agilità del compagno: si scosse e decise di agire. Prese una grossa asta di legno che fungeva da palo per la porta e si avvicino ai mostri roteandola vorticosamente.
    Proprio in quel momento gli avversari saltarono e si abbatterono al suolo con forza per sferrare un triplice attacco. Il terreno cedette e Demian cadde nella fossa appena creata. Non solo sprofondò nell’incavo, ma finì anche in uno stato di torpore mentale.

    Sembrava passata una notte intera da quando si era assopito. Spalancò gli occhi, e il buio lo avvolse. Dopo pochi secondi, però, una luce come quella di un faro lo inondò dall’alto.
    Si trovava accasciato su una vetrata circolare stile gotico tipica delle chiese medioevali, con la figura di un ragazzo come lui. Alla sua destra c’erano figure più piccole di altre persone a lui sconosciute. Non poteva sapere di essere capitato in un luogo speciale… Un luogo che solo pochi eletti avevano attraversato: il Tuffo nel Cuore.

    Demian cercò di focalizzare gli avvenimenti di pochi secondi prima. Si ricordò delle tre creature mostruose, e immediatamente si alzò in posizione di difesa. Temeva che potessero trovarsi nei dintorni.
    Individuò una strana spada di legno per terra e se ne impossessò. Meglio di niente, riflettè. Se fossero arrivati nuovamente quegli esseri avrebbe potuto almeno tentare una difesa. E così fu.
    Tre chiazze nere si alzarono dalla finestra formando quei mostri terrificanti. Demian cercò di attaccare prima che lo facessero loro, anche se non aveva mai impugnato un arma in vita sua. Ma la spada di legno li attraversò senza causare alcun danno. Al contrario, l’essere lo graffio al petto, distruggendo la sua maglietta marcata preferita e procurandogli alquanto dolore e sofferenza. Il secondo di loro lo colpì con un montante, dal basso verso l’alto, fino ad arrivare alle ferite appena ricevute. La combinazione fu devastante. Demian si ritrovò a terra cercando di recuperare fiato.
    Le creature scomparvero e al loro posto venne fuori una voce tonante.
    << Le spade dei comuni mortali non hanno effetto sugli Heartless. Hai bisogno della chiave, per aprire la porta del tuo destino. >>
    << Che cosa? >>, esclamo Demian, ancora anelante per i colpi subiti.
    << Ora devi far cadere la scelta sull’arma che vuoi possedere. >>, continuò la voce,.
    << Fatti vedere! >>, urlò Demian. << Mostrati! >>
    << Ami combattere, distruggere i nemici, essere l’eroe >>, spiegò la voce. << Desideri governare la magia e la potenza della natura, o brami difendere i tuoi amici? >>
    Sulla vetrata caddero violentemente tre piedistalli, con sopra rispettivamente una spada, uno scettro e uno scudo, senza però scalfire minimamente la vetrata.
    Si avvicinò alla scudo, perché lui amava proteggere la gente, e soprattutto non voleva che quegli esseri potessero causare altre morti.
    Tuttavia appena toccò lo scudo, sentì che non era l’arma giusta. Il suo cuore la rifiutava. Inoltre la magia era l’arte che odiava di più, perciò scartò a prima vista lo scettro.
    Si diresse quindi verso la spada. Non appena la toccò si sentì infondere di un vigore mai avuto prima. Perciò optò per la lama appuntita.
    << Devi combattere per proteggere la luce… >>
    Gli altri piedistalli scomparvero alla sua vista, e al loro posto ne comparvero dei nuovi. Quello che aveva di fronte mutò forma: diventò una spada nera con l’impugnatura larga e maneggevole. Il colore però ricordava a Demian le entità, come confermò anche la voce rimbombante.
    << Questa è la chiave dell’Oscurità. Avrai una potenza oltre ciò che è normale per un Custode, ma il tuo corpo ne soffrirà. >>
    Il ragazzo se ne allontanò senza indugio, e passò alla seconda. Era lunghissima e affilata, come uno spiedino per polli, ma cinque volte più allungato e robusto. La sensazione che provò non fu terrificante come per quella dell’Oscurità: d'altronde non era il suo componente principale. Ma non lo vedeva come un’arma facile da usare. Sicuramente, anche se Demian era alto dieci centimetri in meno ai due metri, l’avrebbe sbilanciato, e non aveva tempo per allenarsi mentre la sua città cadeva in rovina.
    << Questa è la chiave del Malvagio. Solo un’altra persona l’ha usata, ed è stato conquistato dalla sua perfidia. >>
    Demian, anche se credeva di essere un bravo ragazzo, non voleva che quel poco di scelleratezza che aveva nel cuore potesse espandersi e impossessarsi di lui. Indi decise di proseguire.
    La terza arma attirò all'istante Demian. Il blu chiaro che la avvolgeva rassomigliava al cielo sfornito di nuvole. Né troppo corta e né troppo lunga, era adatta al combattimento. Le sfumature di fiamme bianche la rendevano eccezionale anche esteticamente. Sembrava la tinta di una di quelle macchine d’epoca schiacciate, che avevano il posteriore giallo e rosso, e l’anteriore nero. Ovviamente con colori diversi. La spada perfetta, si disse. Non era un semplice oggetto di guerra, ma un’opera d’arte.
    << Non è una spada >>, disse la voce, leggendolo nel pensiero. << E’ un Keyblade. Questo è il Keblade della Luce. Tu sei il nuovo guardiano. Proteggi la Luce. E’ la tua missione. Tu sei il prescelto. >>
    A queste parole Demian si atterrì. Era un compito più arduo di quello che poteva sopportare. Le ferite erano reali. Il male era effettivo. Il sangue gocciolava veramente. Non poteva essere un sogno.
    Predilesse quella. Era la migliore scelta possibile che potesse fare. Non appena la toccò un bagliore puro lo irradiò: la potenza della Luce.
    << La tua scelta è definitiva >>, riprese la voce
    I tre piedistalli scomparvero.
    << Ricorda… >>, concluse la voce.
    Demian richiamò alla memoria di Mark, Andrews, la sua sorellina Katy: tutta la città era in pericolo.
    << Hai il compito… >>
    Dal terreno comparirono nuovamente gli Heartless.
    << Di proteggere… >>
    Demian era pronto al combattimento.
    << La luce dei mondi! >>
    A quelle parole una forza lo invase, e stese i tre nemici in un modo che nemmeno lui si aspettava. Ci fu un attacco da parte del primo, che il giovane schivò abilmente di lato a sinistra, e lo colpì al fianco destro con violenza. Scavalcò il secondo e lo attaccò alle spalle, mentre percosse il terzo giusto al centro del corpo, nel luogo in cui doveva trovarsi lo stomaco. Tutti e tre scomparvero in un mare di coriandoli neri che volarono e si volatilizzarono.
    << Io >>, disse Demian sbalordito, in un leggero sussurro. << Io ho fatto questo? >>
    Ma non ebbe tempo di riflettere sul da farsi
    << Ora procedi velocemente: devi soccorrere i tuoi amici. >>
    Una porta bianca si stagliò su quella vetrata: era alta quanto un gigante. Demian si fece forza e la aprì.
    << Io devo soccorrere i miei amici. >>


    che pacco non ci sono i capiversi!!!

    e recensite se no vengo a pikkiarvi fino a casa!!!
     
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106 replies since 4/3/2007, 16:12   1444 views
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