Dusk

Terzo atto di MOK

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    M-merda, mi sono scordato di farvi vedere le foto dei nuovi personaggi e delle comparsate:

    Gannicus!



    Victor Hoffman!

     
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  2. Nyxenhaal89
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    Rieccomi, in tempo per il tuo compleanno. :sese:

    AUGURI! :heart:

    Dunque, un capitolo di assestamento, un respiro prima di un altro balzo. Aqua che vuole tornare a Batticulo (il paese delle sculacciate? :guru: ), Terra e Ven che ci restano di nuovo co un pugno di mosche, e Sora che fa la conoscenza di individui di gran lunga più virili di lui. X°
    Un paio di nuovi personaggi!
    Che rigorosamente non conosco, ma vabé.
    Ora che so chi sono i pg di Dragon Age 2, mi viene più facile sentire i loro movimenti. Garrett mi sta antipatico però, molto meglio Marian (che sarebbe Hawke donna X° ) u.u
    La parte della città è stato tranquilla e toccante. Isabela ha dimostrato di possedere altri istinti oltre alla ninfomania, non c'è che dire XD Mi ha intenerito molto.
    E ora vedremo che ha in mente Luke e chi vuole mandare in ricognizione.
    Victor Hoffman, capo dei COG-----
    E ora anche tu lasci frasi assurde alla fine. Ma che cazzo, volete mindfuckkarmi?? D8
    Al prossimo capitolo, cerchiamo di metterci meno :sisi:
    Ancora tanti auguri!
     
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    Quanto tempo a_a Quasi due mesi!? Beh.. i'm coming back u_u. Sono riuscito finalmente a completare il capitolo...
    ringrazio Nyx e Holy :3


    17: Thu’um

    Il sole era da poco sorto nell’alto dei cieli, e, in quel momento, Luke Von Fabre era nel proprio salone, a gustarsi una coppa di sidro di mele e a osservare l’orizzonte, lì, dove i boschi iniziavano, finchè qualcuno non irruppe nella stanza.
    -Luke- esordì Gannicus, mentre le guardie lo scortavano.
    -Lasciateci soli- fece con un gesto della mano il rosso, girandosi verso il compare, con un sorriso stampato sul volto.
    Luke porse una coppa al proprio amico, riempiendola con del sidro, per poi tornare a gustarsi il proprio.
    -Che notizie mi porti?- disse il rosso, ponendosi di spalle.
    -Bjorn è partito stamane, con l’intento di riportarci le notizie che ci servono- spiegò il castano, sorseggiando il sidro.
    -Perfetto, è la persona adatta a questo ruolo- commenta il rosso, guardando ancora l’orizzonte. Gannicus annuisce, finendo la propria coppa, per poi posarla sul tavolo.
    -Mi congedo- conclude il castano, avvicinandosi alla porta.
    -Gannicus- bloccò il rosso -Sono un bravo capo?-
    Il castano si girò, guardandolo. –Hai salvato il nostro popolo da una fine certa, non è il momento di pensare di non essere capace per questo compito-
    -Non intendevo quello, non fraintendermi- commentò il rosso, posando la coppa su un tavolino. –L’assalto che faremo, è una cosa giusta?-
    -Cosa intendi?-
    -Mandare i civili lontani dalla Fortezza mentre noi rischiamo la vita in quest’attacco-
    -E’ la cosa migliore da fare, Luke, dobbiamo dimostrare al nemico che noi ci siamo, siamo vivi, siamo più forti di loro...-
    -I fatti non lo dimostrano, Gannicus- accennò il rosso, sospirando –Cyrodill sarebbe l’ultima nostra frontiera di rifugio, dovremmo pensarci bene prima di attaccarli dove sono più forti, non credi?-
    -Luke, vai con loro- sbottò il castano –Ci penserò io a comandare l’assalto, perché noi non ci arrendiamo mai-
    Von Fabre deglutì, girandosi di colpo. Vide negli occhi del compagno una scintilla ardente, e annuì, avvicinandosi a lui e poggiandogli una mano sulla spalla.
    -Hai pienamente ragione, mi devi scusare, sarò con voi nel bene o nel male-
    Gannicus sorrise.

    Camminava per le strade della città un po’ spaesato, Aqua gli mancava, troppo. Portò le mani nelle tasche, guardandosi intorno, prima che una mano lo toccò sulla spalla.
    Terra si girò lentamente, notando la figura di Ventus.
    -Che c’è?-
    -Non ci alleniamo da troppo tempo, e questo non è un bene per noi Custodi- commentò il biondino –Sei diventato troppo sentimentale, ti sfido, senza un perché e senza un ma-
    Terra osservò scuotendo il capo il compagno, che, nel mentre, gli tese la mano. I due Custodi si avviarono verso l’arena degli allenamenti, che, precedentemente, gli era stata mostrata, e, una volta arrivati, si misero in posizione.
    Ventus sfoderò l’Evocavento, mentre l’altro il Cercatore della Terra.
    -Che vinca il migliore- commentò Ventus, per poi scattare in avanti verso il momentaneo avversario.
    Terra evitò un primo fendente, e di conseguenza tentò di colpire Ventus con l’elsa della spada, senza riuscirci. Il Custode del Vento cominciò a colpirlo con una serie di colpi, che però l’altro Custode parava senza difficoltà. In poco tempo, una piccola folla si mise ai lati dell’arena ad assistere a quest’incontro. Terra aggirò il compagno rapidamente, tentando di colpirlo alla nuca, ma Ventus saltò all’indietro e di conseguenza sferrò un potente colpo in grado di far indietreggiare l’avversario, durante la parata. Terra tentò immediatamente di riprendersi e cercò di sfondare la difesa avversaria con un calcio, ma il biondo era diventato molto agile, perciò la usava come una sua specialità. Cominciò a correre verso la colonna della sala da combattimento, che sembrava una vera e propria arena. Saltò sulla colonna, per poi tentare un affondo nelle carni del castano, senza, però, riuscirci. Terra, approfittando della distrazione del biondino, lo colpì allo stomaco con l’elsa del Keyblade, per poi colpirlo con un calcio al petto. Ventus rotolò all’indietro ma si rimise velocemente in piedi.
    In quel momento arrivò anche il fido compare di Von Fabre, Gannicus, che poggiò le spalle al muro gustandosi la scena.
    -Ti arrendi già?- commentò ironico Terra, mentre il biondino scoppiò a ridere.
    -Pensare troppo ad Aqua ti fa male- disse schietto, cominciando a correre in avanti. Con uno scatto felino aggirò il castano, colpendolo prima al fianco con un calcio e poi facendolo cadere a terra con un altrettanto colpo alle gambe. Terra si rialzò immediatamente e fu costretto alla difensiva, colpito da una serie d’intramontabili colpi del biondino.
    -Quando è che sei diventato così bravo!?-
    commentò, per poi colpirlo con una ginocchiata allo stomaco. Ventus si piegò in due dal dolore, e poi fu costretto a sua volta a parare i colpi di Terra.
    Quest’ultimo tentò di sfondare la difesa del compagno, ma Ventus, con una capriola, evitò il primo calcio, e tentò di conficcare il Keyblade dentro la gamba del castano, che però riuscì a ritrarla in fretta.
    -Che cazzo sei, impazzito!?- esclamò il Custode castano, tornando all’attacco. Ventus ridacchiò, e, dopo aver girato su sé stesso, sfiorò Terra sul braccio, aprendogli una piccola ferita. Quest’ultimo fu distratto da ciò, e Ventus lo colpì con una spallata, così forte da fargli cascare il Keyblade. Infine il biondino, in picchiata, tentò di conficcargli il Keyblade nel petto, ma proprio lì accadde l’impossibile.
    -Fuuuss…RO....DA!- un urlo capace di stordire qualsiasi persona uscì dalla bocca di Terra, e come un onda anomala, investì Ventus facendolo cadere all’indietro per molti centimetri. Il biondino rimase a terra dolorante, mentre Terra osservò la scena esterrefatto.
    A sua volta, anche Gannicus spalancò gli occhi, avvicinandosi al castano.
    -Come hai fatto!?- esclamò, guardando sia lui che l’altro Custode.
    -Cosa.. cosa ho fatto!?-
    -Il Thu’um.. tu hai eseguito un Urlo!-

    -E’ impossibile Gannicus, non si vedeva un Portavoce dei Barbagrigia da anni, se non secoli!- sbottò Von Fabre, scuotendo il capo.
    -L’ho visto con i miei occhi! Ha scaraventato via il suo compagno con un Urlo!!- esclamò il castano sbigottito. Il rosso sospirò portandosi entrambe le mani dietro la nuca.
    -Non dobbiamo pensare a questo, ora, abbiamo cose più importanti cui pensare..-
    Gannicus sospirò, portando entrambe le mani sui fianchi. Il rosso si avvicinò al tavolo, poggiando entrambe le mani su di esso.
    -I Custodi devono andarsene- esordì, dopo dei secondi di stallo, il castano. Luke si girò solamente con il capo, lanciandogli un’ occhiata.
    -Quando il nostro inviato tornerà, faremo evacuare i civili, e tu li seguirai-
    Gannicus inarcò il sopracciglio, e, non pensando più di essere inferiore di grado rispetto al rosso, gli si avvicinò poggiandogli una mano sulla spalla.
    -Sono il miglior combattente che hai, nonché tuo fido compare.. non ti lascio andare lì, da solo- commentò, stringendo i denti –Al massimo, sarai tu ad andare con i civili-
    -No- rispose a tono, pochi secondi dopo, Von Fabre. –Questo attacco deve andare a segno, dobbiamo colpire nel centro. I civili raggiungeranno i confini di Cyrodill-
    -Come puoi sapere che sia ancora un posto sicuro!?-
    -Sono in contatto con il sovrano del regno più vicino al confine che ci separa da loro, non hanno ritrovato segni di Covenant-
    Gannicus sospirò, portando le mani sui fianchi.
    -Il nostro popolo sarà accompagnato da una scorta- sottolineò il rosso –Non li manderò a morire-
    -E i Custodi?- domandò, ancora, il guerriero, che oramai stava perdendo la pazienza.
    -Andranno con loro, ma non li seguiranno a Cyrodill, li conosco fin troppo bene- rispose immediatamente Von Fabre, voltandosi verso il compare –Quando tutto sarà finito, manderemo un corriere ad avvertire la scorta che il Forte sarà ufficialmente protetto, con il nostro ritorno-
    Gannicus lo fissò negli occhi, il volto fu macchiato di uno sguardo serio. Von Fabre ricambiò, poi gli posò una mano sulla spalla.
    -Devi fidarti di me-
    Gannicus esitò, per poi sorridere, ed emulare il gesto del compagno.
    -Non ho mai dubitato di te-
    Von Fabre sorrise, poi si girò verso il tavolo, prendendo in mano due coppe di sidro, accingendosi a riempirle, finchè il castano non riprese a parlare.
    -..Ma il Portavoce dei Barbagrigia è qui, tra di noi, e questo può dire molto-
    -So che la tua bocca dice la verità, questo è un buonissimo segnale, e lo sai..-
    Gannicus annuì, ma poi parlò sopra il compagno, scusandosi, con un cenno del capo, per averlo interrotto.
    -E so anche che non può andare a Cyrodill con i civili, lui e i suoi compari..-
    Von Fabre rimase stizzito dalle parole del castano. D’altronde, privare il popolo dalla presenza dei Custodi valeva mettere ancora più in pericolo le loro vite.
    -Luke- lo chiamò per nome il guerriero –Sono l’ultima vera speranza per questo Flagello, non possiamo relegarli ai nostri comodi-
    Von Fabre, dopo averci pensato qualche secondo, sospirò, come se di sollievo, e annuì.
    -Hai ragione, ma credo che lo capiranno da soli-
    -Cosa vuoi dire?-
    -Se hanno un Portavoce dei Barbagrigia, con loro, sapranno cosa fare e dove andare, anche come distaccarsi dal gruppo-
    Gannicus annuì, nuovamente. Von Fabre prese la brocca di sidro e riempì i due bicchieri, e, dopo averla posata sul tavolo di legno di quercia, prese i recipienti, porgendone uno al compagno.
    Quest’ultimo ringraziò con un cenno del capo, e, in un sorso solo, ingurgitò tutto il liquido, pulendosi poi le labbra con le mani. Luke sorseggiò lentamente, invece.
    -Il lavoro mi chiama, ma ci rivedremo presto- commentò Gannicus, dirigendosi verso la porta. Il rosso annuì, girandosi di spalle.
    -Gannicus- lo bloccò Von Fabre, e il guerriero si immobilizzò di colpo, girando leggermente il volto.
    -Sono un buon capo?-
    -Il migliore.-
    Luke sorrise, continuando a bere il sidro, mentre il Comandante della Fortezza della Veglia uscì dal suo ufficio, lasciandosi quel dialogo alle spalle.

    -Sei un fottuto stronzo!- sbraitò Ventus, entrando nella propria stanza, ancora dolorante alla nuca e alle costole. Terra, che era lì dietro, lo rincorreva cercando di spiegarsi.
    -Cosa cazzo ti salta in mente!?- accusò ancora il biondino –Volevi mettermi fuori gioco!?-
    -Smettila di dire cazzate!- sbottò urlando il presunto Portavoce dei Barbagrigia, con il compagno che si bloccò di scatto, deglutendo.
    -Per prima cosa.. hai lanciato tu la sfida! E non avevo intenzione di farti del male! Non so nemmeno con cosa ti ho colpito!-
    -Quel.. come si chiama.. Gannicus, ha detto che hai eseguito un Thu’um!-
    -Non ho la minima idea di cosa sia un Thu’um!!- rispose, a tono, Terra, gesticolando imperterrito. Ventus gli lanciò un’ occhiata.
    Prima che Terra potesse ricominciare a parlare, nella stanza irruppe Gannicus, che battè lentamente le nocchie sulla porta e si schiarì la voce.
    I due Custodi si voltarono verso l’uomo, che entrò incrociando le braccia.

    Fuuuss…Roohh…Daah!

    -Quindi.. mi stai dicendo che lui è un Portavoce dei Barbagrigia..- accennò Ventus, visibilmente confuso.
    -Esatto- annuì Gannicus, mentre Terra camminava avanti e indietro, scosso dalla notizia.
    -Custode, hai un grandissimo potere tra le mani, che sommato già alla possibilità di impugnare il Keyblade, ci da un grosso vantaggio in questa guerra- spiegò il castano. Terra lo osservò, sbuffando di seguito.
    -Questo è certo.. ma non so nemmeno come comandarlo!-
    -Per questo, dovrai trovare i Barbagrigia-
    Terra inarcò un sopracciglio, non conosceva questi.. Barbagrigia.
    -Piccola spiegazione?- ruppe il silenzio Ventus.
    Il guerriero castano li guardò entrambi con espressione perplessa, possibile che non avevano mai sentito parlare dei Barbagrigia?
    -Sono degli eremiti che hanno deciso di servire la propria vita lontano dalla società- iniziò il castano –lontano da ogni pericolo. Si dice che solo il prescelto possa entrare nella loro dimora-
    Terra ascoltò tutto con molta attenzione, sembrava affascinato da quelle parole, soprattutto dal modo in cui le esponeva il Comandante.
    -Nessuno sa la loro vera locazione.. molti dicono che vivono tra le Montagne Gelide, nell’enorme dimora di Hrothgar Alto..-
    -E quale è lo scopo del loro Portavoce?- domandò Terra, incuriosito.
    -Se mi facessi finire di parlare..- rispose, sbuffando, il castano. Il Custode, con un cenno del capo, si scusò. –Il loro compito è quello di addestrare questo Portavoce a destreggiarsi con i Thu’um..- iniziò, per poi abbassare leggermente il capo –Per respingere un male superiore, un pericolo che metterebbe a rischio l’intera umanità, l’intero mondo-
    Terra annuì.
    -I Covenant-
    -E non solo- ribattè il castano, mentre Ven si schiarì la voce.
    -Non per intrufolarmi.. ma quindi Terra dovrebbe recarsi in questo luogo, non è così?-
    -Teoricamente.. sì- rispose Gannicus, osservando poi il castano scuro, che si lasciò andare a un lungo sospiro di sollievo.
    -Se è questo che il destino ha riservato per me, lo farò-

    Le pareti di quelle grotte erano umide, bagnate. Cloud, che non vedeva l’ora di ritrovare il proprio compagno scomparso, guidava il gruppo in prima fila, tenendo la Buster Sword stretta in mano. Leon, subito dietro di lui, osservava il paesaggio circostante alla ricerca di qualsiasi fonte di pericolo. Irvine, invece, era stato lasciato per ultimo, e guardava le spalle del gruppo puntando il fucile verso l’entrata cui avevano fatto ingresso.
    Un lungo sospiro, con i tre che sussultarono guardandosi intorno.
    -Cloud- accennò sotto voce Kinneas –come fai a sapere che è ancora vivo?-
    -Lo sento- rispose semplicemente il biondo, toccando poi, leggermente, la propria lama. Un ghigno si macchiò sul volto del tiratore scelto, che coprì con il cappello.
    Cloud cominciò ad affrettare il passo, poggiando le spalle a un blocco di massi. Leon gli si affiancò, e, senza pronunciar parola, fece cenno di andare da una parte, e che lui sarebbe andata dall’altra. Cloud eseguì, e i due, con un guizzo, saltarono fuori dalla propria copertura e si ritrovarono in uno spiazzo enorme.
    Zack era lì, con la schiena poggiata a un piccolo ammasso di rocce. Cloud deglutì, e gli occhi gli divennero improvvisamente lucidi. Leon sospirò, come di sollievo, per poi sorridere all’indirizzo del biondo. Quest’ultimo ricambiò l’espressione, e poi corse più che mai verso l’amico.
    -ZACK!- esclamò il SOLDIER. Il moro aprì lentamente gli occhi, sorridendo appena. Prima che Cloud gli potesse arrivare vicino, Zack allungò la mano.
    -E’.. una.. trappola..-
    Il biondo spalancò gli occhi e inarcò le sopracciglia, una trappola? Da parte di chi?
    In quel momento, Irvine puntò il fucile contro Leon.
    Cloud si girò di colpo, tenendo salda la presa sulla propria spada.
    -Cosa diamine stai facendo!?- chiese il biondo, cercando di avvicinarsi, ma Irvine mosse lentamente il capo, consigliandogli di rimanere al proprio posto.
    -Sto mirando sì lui, ma il colpo che ho in canna può dividersi e colpire anche te.. fossi in te, non mi muoverei- iniziò il tiratore scelto, con un Cloud in seria difficoltà che s’immobilizzò.
    -Perché.. perché!?- esclamò Leon. Kinneas fece spallucce.
    -Per quale motivo sarei dovuto stare dalla parte dei perdenti, stavolta?- domandò, tenendo ben puntato l’archibugio contro Leon.
    -In questa guerra, voi non avete speranze. Nemesis è nettamente superiore al vostro potere, e i Custodi non possono fare nulla..-
    -QUESTE SONO CAZZATE!- sbottò Cloud, stringendo i pugni. Irvine scoppiò a ridere, per poi placarsi.
    -I Portatori del Keyblade sono spacciati, sono divisi, non lo sapete nemmeno voi dove si trovano in questo momento e l’unica cosa che si sa.. è che oggi morirete.. tutti e tre..-
    -Sarai un ottimo tiratore, ma non ti scordare che noi siamo in due, e non siamo due novellini..- precisò Leon, sfoderando leggermente la Gunblade.
    Irvine fece spallucce, ridacchiando. –Sono da solo? Non ne sarei così sicuro..-
    Kinneas schioccò le dita, e, immediatamente, si rivelarono una decina di Elite. Cloud e Zack rimasero esterrefatti. Quella era una vera e propria trappola, per ucciderli tutti.
    -Tu.. hai fatto tutto questo a Zack!! Come hai osato!!-
    -Io? Oh no.. non sono stato io a ridurlo così.. tantomeno le mie guardie del corpo.. noi abbiamo solo sfruttato l’occasione..-
    -Vendersi così al nemico..- commentò Leon, a capo basso –Roba solo da codardi.. e pensare che io mi fidavo di te, sporco traditore!- urlò, prima di passare alle maniere forti. Leon fece una capriola per evitare un qualsiasi colpo di Irvine, e, con la Gunblade ben salda in mano, colpì un primo Elite all’addome con la punta della lama, e poi con un colpo di pistola, ne prese uno proprio nel cranio.
    Irvine prese per bene la mira, e lanciò il doppio colpo, che, Cloud, parò a fatica con la Buster Sword. Irvine strinse i denti, dando l’ordine agli Elite di attaccare.
    Cloud evitò il primo fendente della lama energetica di un Covenant, e al mittente rispedì un colpo ben assestato al petto e infine lo tranciò in due metà. Leon conficcò, per finire, la spada nel cranio dell’Elite colpito in precedenza, e, tirando fuori la spada dalla carcassa, ruotò a centottantagradi, colpendo, con la lama, un altro Elite e evitando così il colpo in arrivo.
    Cloud schivò con destrezza il primo colpo di un Covenant, e poi, con un calcio, impedì al secondo di effettuare una qualsiasi manovra. L’altro Elite però continuò l’attacco, e Cloud fu costretto a pararlo con lo spadone prima di riuscire a colpirlo con un calcio al petto. Il Covenant indietreggiò leggermente, prima di cercare un affondo, andando però a vuoto e dando così la possibilità di decapitazione al biondo. E così fu. La testa dell’Elite ruzzolò a terra, e, abilmente Cloud proseguì l’attacco all’indirizzo dell’altro avversario, finché un colpo non lo prese di striscio alla gamba. Il biondo girò lo sguardo, osservando Irvine ridersela. Cloud Strife fu pervaso da una sensazione di odio, e, in men che non si dica, evitò un nuovo colpo e pose fine alla vita del Covenant, e, infine, prese a correre verso Irvine. Leon osservò ogni movimento del compagno, uccidendo un altro Elite.
    Irvine caricò il colpo nell’archibugio, pronto a sparare, finchè un colpo della Gunblade di Leon non gli sfiorò la mano, bruciandola, e quindi distraendolo dalla mira. Cloud, per concludere, lo colpì con l’elsa della Buster Sword. Irvine indietreggiò perdendo qualche goccia di sangue dal labbro. Cloud, infuriato, senza troppi indugi, alzò verso l’alto la Buster Sword, e infine cercò l’affondo.
    Che però non arrivò. Un Elite, ancora vivo, caricò il biondo riuscendo a farlo cadere a terra, e a perdere così la propria lama. Uno scontro fisico iniziò tra i due, con Cloud che iniziò a prevalere, ma, una buona manovra del Covenant, fece andare a sbattere il biondo contro un ammasso di rocce.
    Leon mirò con la Gunblade il nemico, ma Irvine lo prese alle spalle mettendolo a terra, e colpendolo con l’elsa del fucile. Leon cercò di scappare lontano, ma il Tiratore Scelto prese a colpirlo con dei calci alle costole.
    -Siete inferiori.. e adesso porterò a termine ciò che ho iniziato!!-
    Irvine si girò verso Zack, inerme, sempre lì. Mirò lentamente in pieno volto, pronto a sparare. Kinneas osservò ancora qualche secondo il Capo dei Soldier, e poi avvicinò il dito al grilletto..
    Cloud, però, fece l’impossibile in pochi secondi. Scansò l’Elite con una forza sovraumana, raggiunse la Buster Sword, e dopo averla impugnata, la lanciò all’indirizzo del tiratore scelto.
    Un boato dell’unico Elite ancora vivo avvertì di ciò Kinneas, che, nel girarsi, si abbassò, e di poco la lama non lo colpì, tagliandogli in due metà soltanto il cappello. Irvine deglutì dallo spavento, mentre Cloud continuò a guardarlo con rabbia.
    Il tiratore scelto si avvicinò al biondo, colpendolo con un calcio in pieno volto. Strife sputò del sangue sullo stivale destro del tiratore scelto, che scoppiò a ridere.
    -Sembra che io abbia vinto..-
    L’Elite sopravvissuto si avvicinò a Cloud, prendendolo per il capo, e lanciandolo verso Zack. Cloud ruzzolò vicino il proprio compare, e gli strinse la mano.
    -Siamo sempre vicini.. e questo è ciò che conta..-
    Zack sorrise, finché non mosse leggermente la mano. Cloud capì. La sua Buster Sword si era completamente illuminata, come se un potere si fosse risvegliato dentro di sé. Il biondo osservò Irvine avvicinarsi, e poi ruzzolò verso la lama, raccogliendola.
    Un primo colpo partì dal fucile di Kinneas, che Cloud fece rimbalzare via con lo spadone. Il Covenant estrasse la lama energetica dirigendosi verso il SOLDIER, che evitò un primo colpo scansandosi, e infine lo tranciò in due parti.
    La carcassa del Covenant cadde a terra.
    Irvine era solo, ora era innocuo. Cloud ghignò, osservandolo.
    -Ora di chi è la fine..?- domandò, e il tiratore scelto sorrise, anche in questa circostanza.
    -Pur sempre tua..- commentò Kinneas, e un colpo rapidissimo, impossibile da schivare, partì all’indirizzo del biondo, e trapassò lo stomaco da parte a parte. Cloud cadde in ginocchio, sputacchiando parecchio sangue. Il tiratore scelto fletté il collo, avvicinandogli, per poi poggiare il fucile sulla propria spalla.
    -Questo posto sarà la vostra tomba..- concluse, prima di girarsi e uscire, lentamente, dalla grotta, lasciandosi alle spalle i tre SOLDIER e dieci cadaveri di Covenant.

    -Non.. cedete..-
    Cloud aprì lentamente gli occhi. Era sulle spalle di Leon, questo era certo, e, accanto a lui, c’era anche Zack. Il loro compagno li aveva portato in salvo fuori dalla grotta, sollevandoli entrambi.
    -Siamo.. quasi.. arrivati..-
    Ripeteva, mentre per il biondo era impossibile non soffrire, a causa della ferita nello stomaco. Dopo qualche minuto, Leon riuscì a portarli al Vertibird usato per arrivare, e lì li fece distendere all’interno. Leon posizionò le Buster Sword dei due sempre sul velivolo, e poi cadde a terra stremato.
    -Vi.. porto a casa..- accennò, salendo poi al posto di comando del Vertibird, e, velocemente, lo mise in moto.
    Il velivolo si alzò in volo, con un Leon in preda al panico, ai comandi. Cloud, ferito al fianco, si teneva vicino a Zack, e, infine, chiuse gli occhi con il ricordo del suo volto accanto.
    Carn Dûm, una volta capitale del regno di Angmar, adesso capitale dell’oscurità. Come ultima sponda, gli abitanti della città avevano la fortezza, grosso e imponente palazzo dove una volta abitava il Re degli Stregoni.
    La città andò però persa durante il Primo Flagello, e mai nessuno ebbe l’idea, o il coraggio, di attaccare la città per riconquistarla, inoltre, tutt’ora, nessuno è a conoscenza di chi dimori dentro.
    Nello spiazzale del palazzo della cittadella, una figura vestita con una lunga tonaca nera, munita anche di cappuccio, si materializzò.
    Nemesis.
    Il Custode Traditore si voltò verso l’entrata del palazzo, e, a osservare come era ben addobbato, rabbrividì dal disgusto. In effetti le finestre e i colori della fortezza erano ancora intatti, ma il posto era vecchio e infestato, il fetido odore che proveniva da qualunque posto ne era la testimonianza.
    Nemesis cominciò a camminare, arrivando dinanzi l’ingresso per il palazzo. Il Custode Traditore picchiettò con le nocche, ma la porta si aprì da sola. Il biondo , per cui, vi ci entrò, guardandosi intorno.
    C’era una atmosfera completamente cupa, buio ed era difficile vedere le bellezze che una volta quel posto conteneva, adesso, tutto ciò che rimaneva, era sporcizia e mobili riversati e distrutti per terra.
    Nemesis cominciò a farsi largo senza nemmeno sfoderare i due Keyblade, finché, in lontananza, non sentì un rumore. Il biondino si bloccò, sorridendo beffardamente. Davanti i suoi occhi si ergevano quattro orchi, tra cui, uno di loro, più grande degli altri.
    -Chi va là!?- accennò uno di essi; Nemesis non proferì parola, ma continuò a farsi avanti. L’orco, non gradendo questa “mancanza di rispetto”, sfoderò la propria sciabola e si catapultò contro il biondino, che, senza sforzo, evitò un primo fendente del mostriciattolo, e poi, tirando fuori il Keyblade, lo colpì all’addome prima di finirlo decapitandolo.
    L’orco più grande osservò la scena alzandosi, mentre un suo compare lo picchiettò sulla spalla.
    -Avanti Uruk-hai, sbrigati!!-
    Quest’ultimo cominciò a correre all’indirizzo di Nemesis, che, evitando un primo colpo di spada, andò a colpirlo alle gambe, prima di conficcargli il Keyblade nel petto e distruggendogli la cassa toracica.
    Nemesis estrasse il Keyblade dal corpo dell’Uruk, e poi lo rifoderò ridacchiando. I due orchetti deglutirono guardandosi.
    -Cosa vuoi!?- domandò uno di loro, impaurito.
    -Parlare con il vostro capo, e ora, se non volete fare la loro fine-
    L’orco grugnì, facendogli cenno di seguirlo. Nemesis acconsentì, e con molta calma e senza alcuna preoccupazione, seguì il goblin, arrivando infine a una grossa sala.
    Un trono si ergeva al centro di essa, mentre intorno era pieno di stendardi lacerati, sangue e mobili completamente distrutti.
    Una figura imponente, a prima vista, era seduto sul trono. Aveva un armatura di ferro pesante, adornata con degli stracci marroni, e, infine, come ciliegina, un elmo che gli copriva metà del volto, tenendo scoperto solo il mento.
    -Chi è che disturba il mio tempo?-
    Il biondo ghignò, incrociando le braccia. –Quindi è qui che vive colui che dovrebbe continuare il Flagello..- disse, ignorando le parole del mezzo uomo mezzo abominio.
    Quest’ultimo si insospettì, alzandosi in piedi.
    -Chi sei, e cosa ci fai qui?-
    -Oh.. che sgarbato.. io sono Nemesis, un possessore del Keyblade nonché l’artefice della prossima distruzione del mondo!-
    -Distruzione del mondo?-
    -Oh sì, hai sentito bene.. non sei molto informato, eh?-
    -Ho saputo che gli uomini sono in guerra contro delle teste di calamaro..-
    -..Comandate dal sottoscritto!-
    La figura si zittì, pensando sul da fare.
    -E ovviamente, il sottoscritto è qui per fare una proposta all’erede dell’Arcidemone..-
    Il mezzo uomo mezzo abominio tornò a fissare il biondino, che tolse il cappuccio dal volto, mostrando così dei capelli grigi, come deteriorati, e un volto come sfigurato.
    -Non te la cavi bene, eh..-
    -Non guardare il mio aspetto..- punzecchiò, muovendo la mano come a scacciare mosche invisibili –I due esseri che ho ucciso prima.. sono l’evoluzione.. della Prole Oscura?-
    La figura annuì.
    -Così scarsi!?- esclamò Nemesis, scoppiando a ridere, ma poi si ricompose –In ogni caso, ti propongo una cosa..-
    -Parla, e fai in fretta-
    -Alleati con me, impedisci a Cyrodill e a Arda di unirsi.. attaccali, ora, e distruggili-
    -AH! E perché dovrei sacrificare le mie truppe per..-
    -Se la metti su questo piano- blocca il biondino, avvicinandosi alla figura con fare serio –alleati con gli umani, e avrai me contro..-
    La figura si voltò, e, in pochi secondi tornò faccia a faccia con il biondo.
    -Accetto, ma guai a te..-
    -Ottima scelta, Agandaur, ottima scelta..-






    Agandaur



     
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  4. Nyxenhaal89
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    Qualcuno ha letto il silmarillion? :omg:
    O qualcos'altro? D:
    Ad ogni modo... il capitolo è bello, sì: le descrizioni sono ben fatte, non ho notato errori, concitate e poco confusionarie le fasi di battaglia.
    Irvine è un grandissimo stronzo e ho fatto bene a lasciarlo marcire in un angolino remoto del party in FF8 è_é
    Zeck è ancora vivo!
    E Cloud era un SOLDIER, finché non si è buscato una pallottola nello stomaco. X°
    Veniamo a Terra...
    Se posso dirtela sinceramente, almeno per il momento la cosa mi sembra troppo improvvisa e tirata per i capelli.
    Attenzione, non ti sto rimproverando!
    Dico solo che, di punto in bianco e senza alcun "sentore" prima, la cosa mi ha lasciato un po' spiazzato.
    Spero che questa mia sensazione passerà nei prossimi capitoli, comunque...
    detto questo, GannicusxLuke. ( :omg: )

    E un regalino:
    terraintheknee
     
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    OH NO! THE DOVAHKIIN! THE ARROW ON THE KNEE! :'(

    Comunque il fatto di Terra come Sangue di Drago era una cosa che doveva apparire sin dai primi capitoli, ma che non si sarebbe venuto a sapere subito. Avrete comunque dei risvolti più avanti e capirete tante cose.. taaaaaaaaaantissime..
    Per esempio, che fine hanno fatto i componenti della Squadra Noble? Oh yeah..
     
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  6. _Holy
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    CITAZIONE
    GannicusxLuke.

    Comincia a correre...


    CITAZIONE
    Comunque il fatto di Terra come Sangue di Drago era una cosa che doveva apparire sin dai primi capitoli, ma che non si sarebbe venuto a sapere subito.

    Forse mi sbaglio io, ma durante i primi capitoli di Dusk, mi pare che Skyrim non fosse ancora stato annunciato...


    Cooomunque...
    Così come non mi ha convinto parecchio l'aggiunta di Skyrim nella fiction di Nyx, non mi convince molto neppure qui.
    Sarà che mi sembra troppo fanservice, e che il FUS ROH DAH di TerraH mi è arrivato addosso come...
    come una freccia nel ginocchio...

    ahem...


    Ventus si incazza con Terra perché gli lancia addosso l'Urlo... e Terra non dovrebbe incazzarsi con lui, che ci stava andando decisamente pesante?
    Ah già, dimenticavo che Ventus è ancora provato perché ha visto l'anal sex tra Terra e Aqua (troll).
    Bof, so che è importante per la progressione della trama, ma le tematiche di Skyrim non le ho digerite granché... forse è ( anche ) per questo che ho ritardato parecchio a recensire questo capitolo.
    Bof, chiudiamo tutti e due gli occhi e lasciamoci andare alle aspettative positive, perché la scena di Irvine e del suo tradimento mi è piaciuta assai... provo una grande simpatia per i traditori, lol.
    C'è la speranza di vedere, ALMENO QUI, Cloud morire tra atroci dolori, in una pozza di sangue?

    Nemesis è figo, sì, e ora si va ad alleare con gente decisamente meno figa di lui (con l'eccezione di Agandaur, che possiede un abito decisamente rimarchevole... anche se dovevi descriverlo meglio... sei stato troppo minimalista)

    Insomma: questo capitolo mi è piaciuto per quanto concerne Irvine e Nemesis, ma Skyrim non mi fa affatto impazzire...

    Perdonami per il ritardo mostruoso (praticamente un mese), ma tra i disagi che mi dà l'istruttore di guida, misti alla poca voglia di scrivere/leggere, misti ad una situazione economica non proprio delle migliori e a tanti vari problemi, proprio non mi è mai saltato in mente di recensire...
    Ho scelto di farlo giusto in simultanea con la recensione che ho scritto a Nyx, per completezza.

    Non accadrà più.
     
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    lul, 4 mesi che non pubblicavo un capitolo.
    Assurdo quanto tempo è passato e nemmeno me ne ero mai accorto.
    Avrò perso lo smacco? :X
    Comunque grazie come sempre a Holy e Nyx, per avermi sempre sostenuto. Spero vi piaccia. :3

    18: Il Prescelto
    Ormai erano passate parecchie lune dal suo ritorno all’Abbazia di Baticul, la città della Luce, dove tutte le Sacerdotesse l’hanno riaccolta a braccia aperte.
    Tra tutte, sicuramente, Yuna. Da quando Aqua comparve nell’Accademia, i suoi occhi brillarono di gioia nel rivedere la sua amica.
    Fin dal suo arrivo, la Custode cercò solamente di allenarsi e studiare il maggior numero di tomi per migliorare la propria tecnica di combattimento.
    Non sapeva nemmeno lei perché lo faceva. Sembrava quasi avere un odio dentro di sé verso Nemesis, verso i Covenant, verso chiunque minacciava il mondo..
    E i suoi amici. Probabilmente, la vera ragione perché è voluta tornare a Baticul è stato soltanto quello. Diventare forte in modo di proteggere Terra e Ventus.
    Due persone che aveva ferito ingiustamente.
    Quel suo malcontento, però, cercava di nasconderlo dinanzi a Yuna, che, con il passare dei giorni, era sempre più entusiasta della giovine Sacerdotessa.
    L’Abbazia era un posto immenso. Quasi un castello, con vari corridoi che portavano tutti a stanze colme di tomi di tutti i tipi.
    La Custode aveva scelto la propria via proprio sotto consiglio di Yuna, che gli rivelò che durante il suo periodo di assenza, era riuscita a “domare” una creatura mistica dal potere incredibile, ma che non poteva ancora controllare del tutto e quindi evitare di creare un disastro.
    Per quel motivo, cominciò a studiare i tomi che spiegavano come imparare l’arte degli elementi. Una Sacerdotessa, se promettente, poteva decidere di seguire due percorsi.
    Quello mistico e quello spirituale.
    Il primo avrebbe dato al diretto interessato la possibilità di controllare un elemento; la terra, l’acqua, il fuoco, il vento, l’elettricità. Il secondo, invece, quello di poter contare anche sulla parola dei morti.
    Ma Aqua era terrorizzata dall’idea di lasciare la terra e, con l’incitamento di Yuna, aveva scelto di voler domare completamente l’acqua e i suoi poteri.
    Ma non era lavoro da poco. Affatto.
    In quel preciso istante, le due Sacerdotesse, Aqua e Yuna, si stavano dirigendo verso l’Antica Biblioteca, l’unica ala dell’Abbazia vietata alle semplici cadette, poiché l’ingresso era strettamente autorizzato solamente alle più esperte. Aqua non era tale, ma era comunque un Custode del Keyblade e il sapere degli antichi sacerdoti doveva essere tramandato anche a una delle poche chiavi per aprire il Kingdom Hearts.
    -Yuna- accennò la ragazza dai capelli blu, fermandosi nel bel mezzo del corridoio
    La compagna, bloccandosi di conseguenza, si voltò leggermente con il capo, accennando un verso, come per dire, cosa c’è?
    Aqua si portò una mano alla nuca, scuotendo il capo -Mi chiedevo dov’è la Somma Sacerdotessa-
    -E’ partita- commentò Yuna, provocando un leggero sussulto nella bluastra -Alla volta delle Rovine di Gaia- spiegò, e la Custode la pregò per avere maggiori dettagli.
    -Non so nulla precisamente, mi è stato vietato sapere. So solo che ho pregato tutte le notti che Delanna mi benedisse mandandomi con la Somma-
    Aqua, inizialmente, non capì.
    -Le Rovine di Gaia.. non è un posto disperso da milioni di anni?- chiese, e Yuna acconsentì immediatamente.
    -Gaia era la capitale dell’ovest tempo fa, ma ci mise poco a sprofondare nell’oblio- raccontò. Aqua chinò il capo leggermente, sconfortata dalle parole dell’amica che però gli poggiò una mano sulla spalla.
    -Adesso andiamo, abbiamo molto da studiare. Theresa è andata con moltissimi guerrieri, non può accadergli nulla- cercò di rassicurare la mora, sorridente. Aqua ricambiò il sorriso e annuì, e, infine, le due ripresero a camminare arrivando davanti l’entrata alla biblioteca.
    -Aye- accennò Yuna, facendo un cenno alla guardia che riconobbe subito le due, e con un movimento della mano, le invitò a proseguire per un piccolo corridoio che precedeva l’entrata alla biblioteca.
    E appena dentro, Aqua si sentì come in paradiso.
    Una vasta zona di scaffali colmi di libri, quel che lei cercava da qualche tempo. La pace.
    Yuna cominciò a osservare il tutto con un sorriso scolpito sul volto, mentre Aqua, al suo fianco, aveva la bocca completamente spalancata.
    -Allora, che ne pensi?- domandò la mora, sorridente, avvicinandosi a uno scaffale cominciando a scrutarlo. La Custode, invece, era ancora a bocca aperta.
    Yuna gli lanciò uno sguardo divertito e poi prese un libro, lindo, come se curato apposta, e si mise seduta cominciando a sfogliarlo.
    Aqua a sua volta si avvicinò allo scaffale, ponendo il dito su ogni tomo per leggerne il titolo, e uno soprattutto attirò la sua attenzione.
    “Storia di Baticul”.
    La bluastra inarcò il sopracciglio prendendo in mano il libro, costretta anche a dargli una pulita per l’elevata presenza di polvere su di esso.
    Si sedette sulla sedia a faccia a faccia con Yuna e, dopo aver accavallato le gambe, iniziò la lettura.

    24, era dell’Oscuro,
    Baticul, l’ultima sponda della razza umana

    Sono qui, con dell’erba pipa e un boccale di idromele,a gustarmi, si fa per dire, gli ultimi tempi di quest’era oscura.
    Li sento, stanno arrivando.
    L’abazia è l’ultima vera difesa. Questa biblioteca ha porte solide, le ho sbarrate. L’ho dovuto fare. Ho lasciato tutti gli altri fuori. E’ necessario che questo messaggio si tramandi di generazione in generazione, se mai ci saranno.
    Baticul non è che un bozzolo.
    Un nucleo che controlla tutto.
    E’ qui, che l’ira delle Antiche Macchine avrà luogo.
    Qui, ci sarà l’atto finale.
    Qui, nella città della Luce.
    Qui saranno sigillati, e qui, un giorno, torneranno.
    Le Antiche Macchine non moriranno mai.


    Aqua sussultò a leggere quelle parole, e lanciò un rapido sguardo a Yuna, che lo ricambiò. Lo stupore negli occhi della Custode arrivò anche in quelli della sua cara amica, che, preoccupata, gli si avvicinò accarezzandogli la guancia.
    -Cosa hai?- domandò la mora, e Aqua scosse il capo.
    -Cos’è questa storia?- controbatté, mostrandogli il libro. Yuna osservò il tomo e, pochi secondi dopo, tornò a fissare la compagna.
    -Non ne eri a conoscenza?-
    -Cosa sono le Antiche Macchine?- chiese, senza curare le sue ultime parole.
    -..So solo che erano potenti esseri capaci di spazzare via tutto ciò che era.. scartabile- accennò la mora, e la Custode si immerse nei propri pensieri.
    Le Antiche Macchine..
    -Aqua?- l’amica ruppe il silenzio, e, con un sussulto, la bluastra rispose.
    -Dimmi-
    -Non ti preoccupare di loro, sono scomparsi da secoli, oramai- cercò di tranquillizzarla, per poi tornare a sedersi al proprio posto.
    Aqua sorrise annuendo, ma era un sorriso falso.
    Doveva scoprire cosa erano le Antiche Macchine, subito.

    -ABBIAMO UN ACCORDO!- tuonò Thel’Vadamee.
    Nemesis ghignò, osservando l’Elite.
    -Ragazzino, ti conviene non prenderci in giro- intimidì Ripa’Moramee, uno dei due Arbiter.
    L’Arbiter.
    Ogni qualvolta i Covenant incontrano una grande crisi, o un grande bisogno militare, un guerriero Elite dotato viene scelto dai Profeti per indossare la sacra armatura dell’Arbiter. I corpi di tutti gli Arbiter prima di loro due sono conservati nel Mausoleo dell’Arbiter, su Alta Opera. Una struttura sotterranea inaccessibile per un qualsiasi essere umano.
    -Prendervi in giro?- sussultò, quasi offeso, il Keyblader Traditore.
    -L’ultimo che scherzò con noi perse la testa- disse Thel’Vadamee, avvicinandosi all’uomo.
    -Il nostro è un interesse quasi comune. Il vostro è quello di trovare il fulcro del potere, il mio quello di uccidere i Keyblader, niente più-
    -L’unico che non si sta impegnando, qui, sei tu, uomo- controbatté Ripa’Moramee.
    -Dici?- commentò sarcasticamente l’interpellato, lasciandosi andare in una lieve risata. -Per quanto ne so, non direi.. piuttosto, non avete ancora messo a ferro e fuoco tutte le città-
    Thel’Vadamee borbottò all’indirizzo di Nemesis –non darci ordini, uomo!-
    -Non prendertela.. ma dicevo..-
    -dosa le tue parole, prossimamente- segnalò l’altro Elite.
    -Manca una sola città-
    -Quale?!?- tuonò Thel’Vadamee, ormai spazientito.
    -Approdo del Re-

    Sbarcarono.
    Le Rovine di Gaia. Furono immediatamente accolti da alcuni Sacerdoti di guardie a quello che una volta era il molo.
    -Benvenuti, Theresa vi stava aspettando-
    Garrett fece un cenno, guardandosi intorno. L’Ordine aveva già “civilizzato” il posto, ma ciò che una volta fu un campo di battaglia non passava inosservato.
    -Ho bisogno di un boccale di birra!- esclamò Varric, ancora barcollante per il nauseante viaggio in mare. Isabela scosse il capo, mentre Bethany si fece avanti guardandosi attorno. Riku, invece, era ancora dietro il gruppo, con lo sguardo fisso all’orizzonte.
    -Garrett Hawke?- disse una voce rigida; il Prescelto si girò di colpo, trovandosi di fronte una donna con dei corti capelli neri. Gli occhi, marroni come la terra, e una maestosa armatura con gli affiggi della Chiesa.
    -Sì?- si limitò a dire Garrett, osservando la donna.
    -Il mio nome è Cassandra Pentaghast, cercatrice della Chiesa- si presentò con un lieve inchino –e sono stata incaricata per portati alla presenza di Lady Theresa-
    Il Prescelto annuì –scortami, dunque- rispose di conseguenza, e la condottiera fece cenno di seguirla, girandosi verso l’unico posto ancora intatto, si può dire, di Gaia: la Chiesa.
    Garrett cominciò a guardarsi intorno, era tutto perfetto per un vero accampamento. Ogni uomo o donna dell’Ordine si dava da fare, sistemando le scorte di cibo e preparando le difese per un eventuale attacco.
    Il figlio di Malcom e Leandra Hawke voltò lo sguardo verso il Templare, che osservò il suo scrutare.
    -Qualcosa non va?- domandò, ma Garrett ci fece poca attenzione.
    -Qual è la tua storia?- chiese, curioso di sapere, il Prescelto.
    -Umpf, non c’è molto da sapere di me- rispose la donna –sono sempre stata al servizio ecclesiastico, fedele al mio Dio-
    -E la tua famiglia?-
    -Non ho mai conosciuto mia madre e mio padre- precisò, e Garrett annuì –ma avevo un fratello-
    -Dove è ora?-
    -Morto, ucciso molto tempo orsono- spiegò, tenendo, però, sempre la stessa espressione, come se quel che aveva appena detto non la ferisse più di tanto. –E tu, prescelto?-
    -Mio padre è morto cinque anni orsono, prima ancora dello scoppio del Terzo Flagello- cominciò –mia madre assassinata da un pazzo a Kirkwall-
    -La città distrutta dai non morti- accennò, e il moro annuì di conseguenza.
    Kirkwall fu assediata dai non-morti, gli Estranei, precisamente. Creati aldilà della Barriera, il confine dopo la morte, la fortezza dei bruti, di chi, nella vita, non ha mai fatto il bene.
    Meredith Stannard fu la rovina per Kirkwall. Corrotta dal desiderio di proteggere la sua città, divenne lei stessa un Abominio, e fu la sua stessa sorella, divenuta un Estraneo da ormai molto tempo, a trasformarla.
    Kirkwall andò nel panico totale. I templari più paurosi smisero di combattere e furono assaliti dal panico, dalla paura, e tramutati in non morti. I più coraggiosi resistettero, ma l’orda infinita proveniente dalla Barriera li uccise, tutti quanti.
    Fu Re Maric Theirin, padre dell’attuale Re Alistair Theirin del Ferelden e di Cailan Theirin, figlio di Moira la Regina Ribelle e marito di Rowan Guerrin, a serrare le uscite dei non morti e a rispedirli nelle profondità della Barriera. Per questo fu chiamato Maric il Salvatore.
    Kirkwall, però, non tornò più a splendere. Troppo vicina alla fenditura della Barriera, fu rasa al suolo e chiusa, per sempre.
    -Brutta fine quella di Kirkwall-
    -La Barriera è un luogo orrendo- pronunciò il Prescelto, continuando a camminare. –Mio fratello è morto ucciso dagli Elite, e mia sorella è lì, al molo-
    -Mi dispiace, Hawke-
    -Non ti dispiacere, i nostri destini non sono molto diversi-
    Cassandra sorrise leggermente.
    -Sai, è la prima volta che mi confido con una persona che non conosco, anzi, di solito non mi confido mai con nessuno- rivelò Hawke.
    -Fa bene confidarsi, non credi?-
    -Certe volte è meglio non sapere, di alcune persone-
    -E il tuo passato com’è, Prescelto?-
    -Non sbilanciarti troppo, non ti rivelerò tutto della mia vita-
    Il templare ghignò, mentre arrivarono dinanzi alla Chiesa.

    Due guardie spalancarono le porte della Chiesa facendo entrare, dentro di essa, Garrett Hawke. Come tutti lo chiamavano, “Il Prescelto”, cominciò a farsi molte domande.
    E mentre si domandava cosa dovette fare l’Ordine alle Rovine di Gaia, si guardò intorno. Gli affreschi antichi sembravano essere rimasti intatti, le finestre, di acciaio di Valyria, non avevano un graffio, erano completamente lucide e la luce del sole le faceva apparire ancora più maestosa di quel che erano.
    Molti sacerdoti stavano studiando i pochi tomi rimasti sulle librerie, storie di guerre, fede e leggende. Garrett, però, vedeva in ogni persona la paura. Paura di quel che poteva accadere, in una regione così, abbandonata al proprio destino una volta distrutta.
    E, infine, Hawke arrivò, scortato sempre dalle due guardie, alla porta della sala delle riunioni. L’uomo al suo fianco spalancò le porte e gli fece cenno di andare, e lui annuì.
    Una stanza enorme, adornata con tappeti rossi, candelabri, librerie colme di libri e infine un altare, dove si ergeva la maestosa figura della Madre dell’Ordine: Theresa.
    Protetta dalle sue due migliori guardie, adornate con una altrettanto maestosa armatura pesante, completamente lucida con uno zaffiro incastonato nel petto e il simbolo dell’Ordine, erano impassibili con una lunga lancia in mano.
    La Profetessa sorrise alla sol vista del guerriero.
    Hawke ricambiò, felice di rivedere colei che lo addestrò, colei che lo aiutò a crescere.

    -Garrett Hawke- sibilò Theresa, e l’uomo si inchinò, così come le due guardie.
    -Alzatevi- continuò la donna –non c’è n’è bisogno-
    Garrett annuì sistemando la spada nella propria cinta, dietro la schiena.
    -Mia signora, cosa ci porta qui?-
    Theresa, sempre ferma sull’altare, sistemò la propria tunica dell’Ordine; bianca come l’adamantio, pulita e ordinata come la sua indossatrice.
    -E’ l’ora, per te, di sapere cosa ti aspetta, Garrett-
    L’uomo inarcò il sopracciglio destro.
    -Non mi rimane molto tempo, dovrai essere tu a succedermi-
    Hawke spalancò le palpabre. –Di cosa stai parlando?-
    -Perché siamo qui, secondo te?-
    Garrett, ancora senza parole, scosse il capo.
    -E’ in atto una guerra, Garrett. Noi dobbiamo proteggere le terre, è questo che il Santo Dio ci ha incaricato- cominciò, mettendo le mani a mò di preghiera –ed è qui che inizierà la guerra..-
    Theresa osservò le due guardie al fianco di Garrett, facendogli cenno di lasciarli solo. I due annuirono, uscendo dalla sala e chiudendola per bene.
    -Ti fidi di loro?- domandò, riferendosi ai due colossi al suo fianco.
    -Certo; sono mie fide guardie nonché consiglieri da quasi un decennio- rassicurò –come potrei non fidarmi?-
    Garrett annuì.
    -Dicevo- riprese il filo del discorso la Profetessa –ho visto il mio destino, come ti ho già detto-
    -Theresa- bloccò il Prescelto –non vorrei contraddirti, ma se hai visto il tuo destino, cambialo!-
    -Te lo ho già spiegato una volta, Garrett- parlò molto lentamente la donna –vorrei ,ma non posso.-
    -Perché!?- sbottò Hawke.
    -E’ così che deve andare, devi capirlo-
    Garrett abbassò il capo, e la Profetessa gli si avvicinò lentamente, e con un dito gli alzò il mento.
    -Ascoltami- cercò di attirare la sua attenzione, riuscendoci –quando la battaglia qui cesserà, recati a Baticul-
    -La Città della Luce?- domandò, e la Madre dell’Ordine annuì.
    -Lì si trova l’abbazia, nonché nostro Quartier Generale- spiegò –la provvidenza ti spiegherà cosa fare-
    Garrett scosse il capo.
    -Perché a Baticul!? E il Custode!? Tu dove sarai!?- continuò a chiedere, senza mai fermarsi, ormai stava perdendo la ragione.
    -E’ lì che capirai il tuo scopo, ti ricordi?-
    Garrett scosse il capo ancora una volta.
    -Ne parlammo molto tempo orsono- parlò girandosi la Profetessa –sei stato affidato a me per compiere il tuo destino, è quello di salvare il mondo, tu sei il Prescelto, il potere viene da te-
    -Io sono Garrett Hawke- scandì l’uomo , sospirando –figlio di un prode cavaliere e di una nobil donna, fratello di un Templare morto per il suo compito e di una maga dell’Accademia-
    -E il tuo compito?-
    -Proteggere il mondo.-
    Theresa sorrise.
    -Per il Custode, Baticul è un altro tassello importante-
    -Ha perso il suo Keyblade, non ha più..-
    La Madre dell’Ordine lo bloccò.
    -Lo so- disse, riferendosi al fatto che Riku perse il suo Keyblade –ma a Baticul c’è Acqua, un'altra Custode. Dovrai lasciarlo a lei, insieme troveranno la retta via-
    -Ed io?-
    -Comanderai l’Ordine-
    -E tu?-
    -Sarò al fianco del Creatore, a vegliare su di voi-

    Garrett uscì dalla Chiesa, bollente di rabbia. Superò Cassandra, che, incuriosita, lo affiancò mentre camminava tra gli accampamenti.
    -Cosa è successo?- domandò Pentaghast, e l’uomo si bloccò.
    -Affari che non ti interessano, cercatrice-
    La templare ridacchiò.
    Garrett riprese a camminare superandola quando alle proprie orecchie udì ancora delle parole della donna.
    -Tu conosci Re Alistair Theirin?-
    Il moro si bloccò di colpo, facendogli cenno di scostarsi dalla zona piena di folla, e, trovando un posto abbastanza isolato, si sedette su un ceppo di un albero.
    -Perché vuoi saperlo?- chiese l’uomo.
    -Sono incuriosita.. e poi sono una cercatrice, no?- disse sarcasticamente. Garrett ritrovò un leggero sorriso.
    -E’ un bastardo, figlio di Re Maric, ma non della regina-
    Cassandra annuì.
    -Ma dentro di lui scorre il vero sangue regale, il trono è suo e lo ha meritato sul campo di battaglia.-
    La cercatrice annuì ancora; probabilmente si stava riferendo alla battaglia dove Alistair uccise il traditore, Vincent.
    -Lo hai mai conosciuto di persona?-
    Garrett annuì –Io sono di Lothering, nel Ferelden. E’ lì che sono cresciuto- disse –prima di essere preso nell’Ordine.-
    -E com’è?-
    -Non avrai troppo interesse per questo Re?- disse, scoppiando a ridere, il Prescelto. Cassandra Pentaghast fece una faccia perplessa.
    -Quando lo conobbi, si presentò con il nome di Alistair Snow-
    -Snow?-
    Il moro annuì, ancora –Il cognome Snow è attribuito a tutti i bastardi, stesso sangue del padre, ma con una madre di sangue non regale-
    La templare apparve molto interessata al discorso.
    -La regina Rowan non accettò mai di avere un figlio bastardo nel palazzo reale di Denerim, per questo, inizialmente, il Re fu mandato da Arle Eamon, fratello della regina-
    -Conosco l’Arle di Redcliffe- rivelò la cercatrice. –Cosa ne è di lui?-
    -E’ nel Ferelden, al fianco del Re e dei Custodi Grigi-
    Cassandra annuì.
    -Dicevo- continuò il moro –allo stesso tempo, nemmeno l’Arlessa Isolde voleva Alistair nel proprio palazzo. Pensava fosse un esempio negativo per loro figlio, Connor, per questo Alistair divenne un Templare-
    Pentaghast scosse il capo.
    -Come noi?-
    Garrett annuì. –Strano a dirsi, vero?- commentò, per poi riprendere –E infine, assistette alla morte del suo fratellastro, Cailan. Non demorse, e quando perse anche Teyrn Loghan, il suo sangue regale uscì allo scoperto-
    Cassandra fu completamente catturata da quella storia.
    -Abbandonò il suo cognome da bastardo, Snow, e divenne un Theirin. Anzi, lo è ancora.-
    Garrett concluse, e la cercatrice sorrise.
    -E tu, Prescelto?-
    -Ancora?- domandò, sbuffando, il moro –Hawke questo, Hawke quello, Hawke fai qui, Hawke fai qua.. è questa la mia storia-
    La cercatrice ghignò.
    -Devo andare, ora- concluse Hawke, alzandosi –Ho dei compiti da svolgere-
    La cercatrice si alzò. –Anche io, devo preparare le difese-
    Il Prescelto sorrise, tendendo la mano verso la templare, che la strinse fortemente.
    Dopo di ché, Garrett si voltò, dirigendosi verso il molo.
    -Non morire- furono le ultime parole del Prescelto all’indirizzo della cercatrice, che ghignò ancora. Adesso, Cassandra, aveva ancora più voglia di scoprire la storia di Garrett Hawke.

    Riku era ancora su quel ponte, a osservare l’orizzonte.
    Non si era mai mosso di lì.
    Teneva la propria spada tra le mani, non era certamente uguale al Via per l’Alba.
    Ne era stato privato, per una ovvia ragione. Un Custode non si fa mai corrompere dall’Oscurità.
    A lui, però, era accaduto il contrario. C’era un modo per riaverlo? Ne aveva bisogno. Lui doveva proteggere i suoi amici.
    Kairi..
    Sora..
    Terra, Aqua, Ventus..
    Li aveva trascurati, pensava che fosse sua la colpa. Ma non era quello il momento di sentirsi in colpa, lo aveva saputo, probabilmente Sora era vivo.
    Si alzò, e, girandosi di colpo, andò a sbattere contro una figura. L’impatto fu leggero, ma cadde ugualmente a terra.
    Il moro gli tese la mano e l’argenteo la prese, rialzandosi. Tolse dai propri abiti la polvere, per poi alzare la testa all’indirizzo dell’uomo. Era Hawke.
    -Tutto bene?-
    Riku annuì.
    -Devo parlarti- continuò il guerriero, per poi sedersi ai piedi del molo. Riku lo affiancò, rimanendo, però, a piedi.
    -Quando qui avremmo finito, devo portarti a Baticul, la città della Luce-
    L’argenteo non aveva mai visto quella città, però ne aveva sentito parlare.
    -Per quale motivo?-
    Hawke lo osservò.
    -Aqua si trova lì-
    Gli occhi di Riku si riempirono di speranza, e cominciò anche a balbettare.
    -D..davvero!?- domandò, e il moro annuì. –Dobbiamo andarci subito, io devo sa..-
    -So che vorresti precipitarti lì, ma io e gli altri abbiamo un compito qui. Dovrai pazientare-
    L’argenteo ci pensò su, e, effettivamente, il moro aveva ragione. Non doveva pensare solo a sé stesso.
    -Inoltre, abbiamo viaggiato molto per arrivare qui, un po’ di riposo ci è dovuto, non credi?-
    -Non riposerei mai, se ciò mi porterebbe da Sora e gli altri- disse, sicuro, l’argenteo. Garrett lo osservò ancora.
    -Queste parole ti rendono onore-
    -Non mi rende onore essermi fatto sopraffare dal nemico-
    -Smettila di tormentarti- tuonò il Prescelto, alzandosi in piedi.
    -Quel che è successo, è successo. L’importante è che tu sia vivo, e che tu possa ancora darci il tuo aiuto in questa guerra-
    -Guerra..- Riku spostò lo sguardo verso l’orizzonte.
    -Tu lo sai cos’è accaduto realmente, quando io e Sora combattemmo contro Drake?- il moro non capì immediatamente cosa l’argenteo volesse dire. –Tu sai che non sono stato né io, né Sora, a dare il colpo di grazia a Drake?-
    Garrett inarcò il sopracciglio destro.
    -Fu Nemesis a salvarci.-

    Un Keyblade Oscuro trapassò la spalla del biondino, scendendo per il cuore, colpendolo in pieno. Drake cadde in ginocchio, e una mano lo prese per la testa, schiacciandola appena. Drake, infine, sparì dissolvendosi in polvere.
    Un uomo fletté i muscoli del collo, guardandosi le mani. Era diventato più potente.
    Riku riconobbe il suo salvatore.
    Era Nemesis.


    Il Prescelto spalancò le palpebre, ad ascoltare il racconto dell’argenteo.
    -Sora mi salvò, pagando la mia salvezza quasi con la sua vita. Nemesis poteva ucciderci, ci aveva in pugno, ma non lo fece-
    Garrett continuò ad ascoltare interessato.
    -Ho abbandonato Midgar e gli altri Custodi perché ero distrutto. Il mio migliore amico era in coma, per salvare me. E non fui io l’artefice della morte di Drake. Non riuscì a perdonarmi, nemmeno ora.-
    Hawke sospirò.
    -Sora è vivo, Riku, Sora è vivo. Tormentarti ti distruggerà, come ha già cercato di fare Alba, distruggendoti dall’interno.-
    L’argenteo annuì. Alba.. sentiva la sua voce da molto tempo, e quando emerse dalla profondità del suo cuore, sentì solo una lunga e dolorosa fitta proprio in quel punto.
    Per poco tempo, pensò di aver raggiunto il Kingdom Hearts..
    -Ascoltami- cercò di farlo tornare nel mondo dei vivi Garrett –troveremo la tua amica, e troveremo il modo di farti tornare un Custode. E’ una promessa-

    Luke Von Fabre sedeva maestoso nella propria sala, bevendo una coppa di idromele. Il suo piano si sarebbe attuato il giorno dopo. La spia, Bjorn, tornò due lune dopo la sua partenza con notizie sensazionali. Era tutto pronto, avrebbe conquistato il pieno rispetto di tutta la propria gente.
    Luke si alzò, destandosi sul balcone del proprio alloggio.
    Sorrise, bevendo un ulteriore sorso della coppa.
    Poche torce erano ancora accese per le vie della Fortezza della Veglia. Gli unici due Custodi rimasti, Sora e Kairi, dormivano beati. Terra e Ventus, invece, erano già partiti alla volta di Hrothgar Alto, alla ricerca dei Barbagrigia.
    Solo alcuni mercanti passavano per le strade, ormai desolate per la notte, della fortezza. Le guardie vigilavano sveglie e attive.
    I guerrieri, invece, riposavano, pronti a svegliarsi in tarda mattinata per partire. Tutto filava liscio.
    Luke fece per girarsi, ma un grosso tonfo attirò la sua attenzione.
    Si girò di colpo, e vede come delle cascate di fuoco abbattersi sulle casupole appena fuori la fortezza, per fortuna, abbandonate.
    La coppa cadde, e il liquido si rovesciò sul balconcino. Un assordante urlo di stupore uscì dalla bocca di Von Fabre, per avvertire le guardie di far suonare le campane.
    I Covenant avevano fatto prima.
    Stavano attaccando la Fortezza della Veglia.
     
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  8. Rei;
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    *corre ansimando con una bombola d'ossigeno in mano*
    Ho recuperato tuttoooooooooo! Shadow-kun, scommetto che mi vorresti uccidere, per questo ritardo di non so quanti cavolo di mesi... ç_ç Scusa, non ci sono stata quasi per niente, su forumcommunity, e quando ci stavo, non ero mai qui, perdonami... ç_ç

    Venendo ai capitoli che mi sono persa... Irvine bastardo, perché li hai traditi? 0_o Nel gioco sembrava così tanto affidabile.. aspetta un attimo... Alla base missilistica lo avevo messo nel gruppo... ecco perché perdevo sempre! é_é *tira calcio nel sedere a Kinneas*
    Il mio Luke è cresciuto, finalmente.. e lui ed Aqua sembrano piuttosto intimi... u__u Magari Terra, lasciate da parte le ostilità per Von Fabre, accetterà di provare una cosa a tre... :ahno:
    Beh.. Cloud mi sta sulle scatole, puoi anche farlo morire, ma non mi toccare Zack, okay? E nemmeno Squall. e_e

    Mi sembra che tu sia migliorato nello stile, non ho visto molti errori negli ultimi capitoli, bravo. ^^ (E anche se li avessi visti, non mi metterei a farteli notare uno ad uno come facevo tempo fa, ero davvero stronza... ^^")
     
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  9. Nyxenhaal89
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    CITAZIONE
    -Non ti preoccupare di loro, sono scomparsi da secoli, oramai-

    ORLY?

    Chissà perché quando qualcuno dice così accade sempre il contrario. X°D I Draghi, gli Estranei... mostri e bacarozzi vari... XD

    Ebbene sì, rieccomi a commentare dopo secoli e secoli di lunga attesa!
    Confesso di fare un po' di fatica a riallacciarmi alla storia, ma farò il possibile.
    La parte a Baticul ( :guru: ) mi piace: l'aura di mistero e la rivelazione delle antiche macchine mi sembra una bella trovata e voglio vedere come si evolverà.

    CITAZIONE
    -Manca una sola città-
    -Quale?!?- tuonò Thel’Vadamee, ormai spazientito.
    -Approdo del Re-

    GameOfThronesFunny18

    Re Robert non vede l'ora. X°

    CITAZIONE
    Il mio nome è Cassandra Pentaghast, cercatrice della Chiesa

    Cassandra? E nessuno è stato sbattuto su una sedia? D:

    CITAZIONE
    Kirkwall fu assediata dai non-morti, gli Estranei, precisamente.

    ESTRANEI LADRONI! umberto-bossi

    CITAZIONE
    -E’ l’ora, per te, di sapere cosa ti aspetta, Garrett-

    Theresa ha una sorpresina. ATTENTI ALLE SAPONETTE!

    CITAZIONE
    -Quando lo conobbi, si presentò con il nome di Alistair Snow-

    Be', il livello d'intelligenza dei due Snow è lo stesso. X°°°°

    CITAZIONE
    Gli occhi di Riku si riempirono di speranza, e cominciò anche a balbettare.

    U-un'altra vagina da sfondare? Crying-meme_normal


    CITAZIONE
    E anche se li avessi visti, non mi metterei a farteli notare uno ad uno come facevo tempo fa, ero davvero stronza...

    Posso dissentire?
    Un beta reader (penso che tu lo fossi, all'epoca) capace è come un correttore di bozze dell'editoria: prende la storia, la legge e la analizza attentamente. Anche un'insignificante virgola fuori posto può distruggere il senso di una frase, quindi il tuo far notare gli errori uno per uno non era da stronza, ma da amica (se posso permettermi), giacché un testo senza errori fa decisamente una figura migliore. No? XD

    Ma torniamo alla storia...
    Sembrano in arrivo eventi assai interessanti e sono curioso di vedere come li affronterai: l'unica pecca di questo capitolo è che, anche se si regge in piedi, zoppica per la tua lunga assenza. Hai messo molta carne al fuoco in una volta, quindi attenzione!
    Ci sono diversi errorini di distrazione (maiuscole assenti a inizio dialogo, parole monche di qualche lettera finale, "e" al posto di "a"), ma nel complesso è un buon lavoro.
    Mi hai incuriosito, quindi continua u.u
    E IN FRETTASDVFDBGBF

    Scusa la recensione scema e antipatica, ma ho mal di testa T__T
    Comunque il capitolo nel complesso mi è piaciuto, attendo il prossimo!
     
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  10. Rei;
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    CITAZIONE (Nyxenhaal89 @ 27/6/2012, 00:52) 
    CITAZIONE
    E anche se li avessi visti, non mi metterei a farteli notare uno ad uno come facevo tempo fa, ero davvero stronza...

    Posso dissentire?
    Un beta reader (penso che tu lo fossi, all'epoca) capace è come un correttore di bozze dell'editoria: prende la storia, la legge e la analizza attentamente. Anche un'insignificante virgola fuori posto può distruggere il senso di una frase, quindi il tuo far notare gli errori uno per uno non era da stronza, ma da amica (se posso permettermi), giacché un testo senza errori fa decisamente una figura migliore. No? XD

    Sì, lo ero, e adesso stresserò Shadow-kun per esserlo di nuovo. Non gli faccio notare nulla solo stavolta, dato che già non commento da mesi e sono anche sparita dalla circolazione... ^^"

    Sarò ancora più cavillosa di prima, preparatevi! Bwhahahaha!


    E se nessuno nota chi c'è nell'immagine della mia firma, mi metterò a piangere... ç_ç
     
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    Grazie mille a entrambi, seriamente. Bentornata Rei <3

    Ehm coff coff, uno dovrebbe essere Luke Von Fabre, no? :look:
     
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  12. Rei;
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    Uno..? Ma Luke si è tagliato i capelli.
     
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    Sono tornato anche io, dopo TRE MESI dall'ultimo capitolo. Mi scuso veramente per l'attesa a Rei;, Holy e Nyx.. ma come già sapete avevo pensato (e sto ancora pensando) di abbandonare la trilogia.
    In ogni caso questo capitolo era già praticamente completato e ho deciso di pubblicarlo comunque, per far sì che non fosse vana la scrittura.
    Continuerò a pensarci, anche se ho già dei progetti per una mia original.
    Buona lettura. :3


    19: Assedio

    -Siamo lontani ormai, Kairi- accennò Sora, incitando la ragazza di smettere di voltarsi verso la maestosa fortezza.
    -Cosa ne sarà di loro, secondo te?-
    -Luke sa cosa fa, e i suoi uomini non sono bambini- cercò di rassicurare il ragazzo. Erano partiti all’alba, ancora prima della popolazione, alla volta di Cyrodill. Von Fabre gli aveva consigliato di viaggiare da soli, gli uomini, le donne e i bambini li avrebbero solo rallentati. La folla era partita alle prime luci del sole, con carri, somari, lama da soma e una folta scorta di trenta uomini, per scortarli a Cyrodill, dove li avrebbero attesi, sicuramente, a braccia aperte.
    I Custodi però dovevano arrivare per primi. Sora non aveva capito la motivazione, ma Luke sembrava molto motivato per quella battaglia.
    -Mi fido- disse la rossa, dando una speronata al proprio cavallo, che cominciò a trottare al fianco del Custode della Luce.
    -Il nostro destino non sarebbe altrimenti, in ogni caso- spiegò il castano –Avremmo dovuto abbandonare la fortezza per continuare il nostro viaggio-
    -E qual è il nostro viaggio?- domandò schietta la rossa.
    Sora deglutì. –Siamo Custodi, il nostro compito è proteggere, e comunque dobbiamo raggiungere Baticul-
    Baticul. Kairi sorrise, lì si trovava Aqua, che le era stata molto accanto quando Sora era in coma.
    Poi la rossa tornò a pensare agli altri due Custodi; anzi, tre.
    -Secondo te come stanno Terra, Ventus e.. Riku?-
    Sora sospirò al sentire il nome del suo caro amico. –Terra è andato dai Barbagrigia, Hrothgar Alto è un posto sicuro.. Ven è andato con lui.. e Riku..-
    -Per quel che ne sappiamo, può essere morto-
    Sora annuì. –Ma non è così, me lo sento. Riku è vivo, e presto lo incontreremo-
    Kairi sorrise, speranzosa che quella parole potessero avverarsi, e, poco dopo, ripresero a cavalcare velocemente verso Cyrodill, ignari di quel che stava accadendo alla Fortezza della Veglia.

    -E’ il lord!- udì Von Fabre, attraversando le strade della Fortezza, dentro la propria maestosa armatura. Completamente nera, e una toppa con sopra disegnato un leone rosso sul petto. Era apparentemente leggera, una tunica di maglia d’adamantio. La spada, foderata dentro una cintola, non vedeva l’ora di assaggiare del sangue.
    Gannicus arrivò dalle prime file, correndo rapidamente verso Von Fabre.
    -Luke!- esclamò l’uomo, con il suo solito corpetto e il petto completamente scoperto.
    -Finirai per farti ammazzare se andrai sempre in battaglia conciato così- borbottò il rosso, e il guerriero ridacchiò, tornando poco dopo immediatamente serio.
    -Non è tempo di scherzare, mio signore. Ci hanno colto di sorpresa, dobbiamo preparare un contrattacco-
    -Disponi tutti gli arcieri sulle mura- comandò al soldato al suo fianco, che annuì dirigendosi verso le prime file –e digli di usare le frecce incendiarie se i Cacciatori si avvicinano alle porte-
    Gannicus rimase lì, a fianco del proprio lord.
    -Se aprono una breccia nei cancelli principali, dobbiamo abbattere i Cacciatori in fretta, prima che ci uccidano tutti- continuò il rosso, mentre gli uomini inneggiavano il suo nome –e che il Creatore ce la mandi buona-
    Luke si girò verso Gannicus, bloccandosi. La sua scorta fece la medesima cosa. Von Fabre tese la mano verso l’uomo, che, sorridente, la strinse fortemente.
    Il lord infine si avvicinò alle scale, dove si girò verso il proprio esercito, mentre i Covenant avanzavano.
    -Miei uomini- iniziò il discorso, mentre le fila si ricomponevano –Non vi prometto che tornerete sani e salvi dalle vostre donne, dai vostri figli, dai vostri parenti.. non vi prometto che riusciremo a sconfiggere i nostri avversari, non vi prometto che vedremo l’alba, non vi prometto vino e cibo alla fine della battaglia..- I soldati non riuscirono a seguire il rosso, che si fermò lentamente. Gannicus, invece, aveva ben capito, e osservava il suo lord con le mani incrociate, da lontano.
    -Ma vi prometto che le vostre famiglie saranno al sicuro, che riusciranno a vedere l’alba da qui fino alla fine dei tempi, che avranno viveri e che avranno un futuro.. perché è stanotte che inizia la nostra rivoluzione. Gli invasori.. così li chiamano, ma realmente questo sono? Solamente perché altri regni preferiscono farsi guerra da soli, non vuol dire che l’esercito Von Fabre è destinato alla morte, STASERA!-
    -Baticul è molto lontana, è così.. la Fortezza della Veglia è appartenuta alla mia famiglia per molto tempo, e non ho nemmeno la minima intenzione di lasciarla a questi sporchi mostri.. per ciò.. in onore al giuramento che avete prestato.. ANDIAMO A MIETERE VITTIME!- S’innalzò un boato, e infine tutti gli uomini inneggiavano il proprio lord. “Von Fabre! Von Fabre!”
    Il rosso sorrise, e poi si voltò verso la pianura.
    Spalancò gli occhi e deglutì. Erano sicuramente più di loro.
    Luke fece un cenno verso il proprio capitano, che si apprestò a dare ordini agli arcieri.
    -CAAARIIICAAAAAATEEEEEEEEEE-
    Luke alzò il capo al cielo, stava anche per iniziare a piovere.
    -TIRATEEEEEEEEEEE!- fu l’urlo dell’uomo, e una pioggia di frecce danzò sopra la testa degli Elite. Ne caddero alcuni, colpiti alle parti scoperte come la nuca, altri furono feriti alle parti inferiori, non riuscendo più a camminare.
    Luke, in lontananza, poté intravedere un Cacciatore.
    -CAAARIICAAATEEEEE!!- Gli arcieri tesero la corda, pronti a scoccare.
    -TIIIRATEEEEE!!-
    Un'altra pioggia investì i Covenant, ma il Cacciatore ne uscì totalmente illeso. Luke strinse i denti.
    -INCENDIATE LE FRECCE!- Diede il fatidico ordine. Gli uomini eseguirono e, al comando del capitano, un ennesima pioggia, stavolta infuocata, si scagliò contro i Covenant, sempre più vicini alle mura.
    Stavolta ne caddero sempre di più. Poche frecce colpirono il Cacciatore, che fu leggermente ferito a un fianco, mentre le altre furono tutte parate dall’imponente scudo.
    E infine, quando il possente Covenant si trovò vicino alle mura, caricò il proprio cannone. Luke gridò l’ordine di togliersi da quella fiancata, ma gli uomini furono troppo impacciati, e un raggio di luce verde li investì. Ci fu una grossa esplosione, pezzi di carne saltarono, e con loro un bel pezzo di mura. Alcuni guerrieri riuscirono a saltare, alcuni si ruppero una gamba, altri morirono per il tremendo impatto.
    Luke strinse i denti, e comandò lui stesso di tirare il prima possibile altre frecce contro il Cacciatore.
    E così fu. Fu rallentato di molto poiché fu colpito anche ai grossi arti inferiori, ma, all’orizzonte, Luke ne vide altri due.
    Diede il comando al proprio capitano e scelse le scale. –TENETEVI PRONTI!- ordinò, sguainando la spada. Si mise in prima fila, davanti i cancelli, e fu immediatamente affiancato da Gannicus e gli altri uomini.
    Un grosso tonfo. Il Cacciatore, colpito ancora e ancora, cadde. Ci fu un grido, quasi di vittoria, sulle mura. Il capitano si sporse sorridendo all’indirizzo del rosso, ma la battaglia era tutt’altro che finita.
    E gli Elite diedero la prova. Un altro raggio di luce verde investì il lato est delle mura, aprendo una breccia. Alcuni uomini furono presi controtempo nel crollo e caddero, spezzandosi le ossa e morendo sul colpo. Luke strinse i denti. Stava perdendo troppi uomini.
    Doveva pensare a una offensiva..
    L’altofuoco era l’unica loro possibilità di vittoria.

    Sora e Kairi si erano accampati in una piccola grotta, intorno a un focolare. Il Custode della Luce mise a cucinare uno stufato di cipolle e tenera carne di montone, donatagli da Von Fabre prima della loro partenza. La rossa si era poggiata a una roccia a osservare le stelle, sempre pensierosa per quel che sarebbe accaduto nei pressi della Fortezza della Veglia.
    Sora si voltò verso di lei.
    -Kairi- accennò –Tieni- continuò infine, porgendogli un piatto di ceramica con all’interno il cibo. La rossa ringraziò, prendendo a mangiare la carne.
    -Dovremmo lasciare questi utensili qui, domattina- consigliò il castano. –Cavalcheremo fino a notte, e arriveremo a Cyrodill-
    Kairi annuì. –I cavalli viaggerebbero più leggeri, quindi più veloci. Concordo.- rifletté la ragazza, sorridente. L’altro ricambiò.
    Dopo aver finito di mangiare, si misero uno accanto all’altro, stringendosi fortemente. Kairi lo sentiva finalmente suo, soltanto suo. Gli stampò un leggero bacio sulle labbra e, infine, chiuse gli occhi, addormentandosi .
    E sognò morte e distruzione. Le mura della Fortezza della Veglia distrutte, uomini morti, Covenant morti. Uomini che lottavano, Covenant che lottavano.
    Andò avanti con quelle terribili visioni, si dimenava, stringeva i denti..
    Poi sentì dei cavalli nitrire. Aprì gli occhi, girandosi verso Sora, che era profondamente nel mondo dei sogni, e lo scosse.
    -Svegliati!- sussurrò la rossa, mettendosi in piedi. Sora aprì leggermente gli occhi, e sentendo la terra quasi tremare, fece lo stesso, sguainando il Keyblade.
    E quando il terreno smise di muoversi, furono accerchiati da migliaia di lance aguzze, puntate verso di loro. Sora si guardò intorno; a minacciarli c’erano degli uomini.
    -Signore!- urlò uno, togliendosi l’elmo, dove nascondeva dei lunghi capelli biondi, alcuni racchiusi in delle trecce, ed erano tremendamente sporchi.
    Un imponente figura si fece avanti, a dorso di un cavallo completamente nero. L’uomo osservò il suo –probabilmente- soldato, facendo cenno di parlare.
    -Non sono Covenant, sembrano dei ragazzi.-
    L’altro smontò, avvicinandosi ai due.
    -Signore, potrebbero essere pericolosi..-
    L’uomo fece cenno di tacere, e l’altro acconsentì abbassando il capo.
    -Sapete chi sono, ragazzini?-
    Sora scosse il capo.
    -Io sono RE Ulfric Manto della Tempesta, legittimo Re dei Re. Tutte le terre dovrebbe sottostare al mio volere, e, invece, sul trono è seduto un Usurpatore. AH! Vi rendete conto? Un usurpatore!-
    L’intero esercito scoppiò a ridere. Kairi deglutì, e Sora, tenendo stretto il Keyblade, teneva fisso lo sguardo su questo presunto.. legittimo Re dei Re.
    Quest’ultimo lanciò un occhiata all’arma impugnata dal castano, e alzò il capo, sbalordito.
    -Tu sei un Custode-
    -Siamo- precisò Kairi –Dei Custodi.-
    Ulfric sorrise, soddisfatto, e fece cenno ai suoi uomini di abbassare le lance, e così fu.
    -Cosa ci fate qui, nelle lande desolate?-
    -Dobbiamo raggiungere Cyrodill- disse, senza preoccupazioni, Sora.
    Ulfric annuì. –Posso scortarvi, se è quel che desiderate-
    -Preferirei che andaste ad aiutare la Fortezza della Veglia-
    Manto della Tempesta trattenne le risate.
    -Come se la passa il caro Luke Von Fabre?-
    -E’ in procinto di andare in battaglia contro i Covenant-
    -Ragazzino coraggioso, allora-
    -Non è un ragazzino- controbatté Sora.
    -Ah no?-
    -No, è più uomo di molti altri-
    Ulfric annuì. –E’ più uomo di te?-
    Sora strinse i denti. –So maneggiare quest’arma molto meglio dei tuoi uomini, che non sanno maneggiare nemmeno le loro spade di ferro-
    Ulfric si fece una grassa risata. –Sei simpatico, ragazzino-uomo. Su, vieni con noi-
    -Perché dovresti essere il legittimo Re dei Re? Perché, se sei il legittimo Re dei Re, non aiuti Von Fabre? Perché, se sei il legittimo Re dei Re non hai aiutato Midgar, quando fu distrutta!?- sbottò Kairi, in un momento di rabbia.
    Ulfrioc, che si era precedentemente girato, si voltò verso la ragazza.
    -Risponderò alle tue domande, donna- iniziò, sorridente. –Robert Baratheon è un Usurpatore. Un lurido ladro, che si è impossessato di quel che appartiene, di diritto, ai Manto della Tempesta.- iniziò l’uomo, togliendosi, finalmente l’elmo, rivelando dei capelli di un biondo scuro, lunghi quasi fino alle spalle. Aveva delle smagliature del viso, e anche una cicatrice sulla guancia destra.
    -La Fortezza della Veglia ha la funzione di proteggere Cyrodill e le altre terre dall’Ovest. Questo non ve lo ha detto il vostro amico? E io ti pongo una domanda, perché non siete voi Custodi, lì, ad aiutare il vostro amico?-
    -Abbiamo altri compiti da svolgere- rispose Sora.
    -Vedete? Anche noi ne abbiamo un altro; rimpadronirci di quel che ci spetta.-
    Ulfric si voltò per tornare al cavallo, ma poi si bloccò di colpo.
    -C’era una terza domanda.. Midgar. Eravamo lontani migliaia di leghe, era impossibile per noi raggiungervi. So, però, che il capo della ShinRa è vivo.-
    Zack! Sora tirò un sospiro di sollievo; se lui era vivo, probabilmente anche Cloud e Leon lo erano.
    Il Manto della Tempesta tornò al proprio puledro, salendoci sopra.
    Sora e Kairi si avvicinarono ai loro due cavalli, e, quando Ulfric fischiò, tutta l’armata si rimise in marcia.
    -Stateci dietro- concluse l’uomo, prima di riprendere anche lui a cavalcare.
    Sora lo guardò allontanarsi, osservò la ragazza, e, infine, al suo fianco, lo seguì.

    La fortezza era ormai assediata da un paio di ore, ma l’alba era ancora lontana. Luke aveva ordinato agli arcieri di indebolire i Cacciatori, ma gli Elite, che avevano preso in mano a loro volta le armi da tiro, stavano dominando.
    Von Fabre si voltò verso la propria scorta, e infine guardò Gannicus.
    -Gannicus!- urlò, e l’uomo si girò, raggiungendolo.
    -Ordina ai tuoi uomini di prendere l’altofuoco e portarlo dagli arcieri, con estrema cautela!-
    L’uomo annuì, e così fu. Poco dopo una guarnigione di venti uomini portava casse di borracce riempite di esplosivo, e una volta arrivati sulle mura, le posizionarono accanto a ogni arciere, che posò a terra gli archi, prendendo in mano le bombe.
    -Attenti, usatele bene, potremmo morire noi stessi!- raccomandò il Lord, mentre alcuni Covenant cominciarono ad esplodere.
    Ci fu una pioggia di bombe, e cadde anche un Cacciatore. Luke sorrise, il suo piano stava funzionando. L’altofuoco era stato conservato per abbattere le loro difese, ma erano loro a essere sotto assedio e si rivelò perfetto.
    E quando meno tutti se lo aspettavano, un Elite colpì un arciere in piena fronte, e, quando cadde, accompagnò con lui una bomba di altofuoco.
    Ci fu un esplosione tremenda. Un'altra fiancata delle mura esplose, e un Cacciatore era vicino ad aprire le porte.
    Luke sguainò la spada.
    -UOMINI, STATE PRONTI!!- urlò. Gannicus gli fu ancora una volta vicino.
    All’improvviso, tutto tacque. Luke si guardò intorno, preoccupato, e un ulteriore colpo alle porte le distrusse completamente. Il Cacciatore si fece avanti, pieno di frecce alle parti inferiori. Gannicus tese le due lame in avanti e corse al suo indirizzo, passandogli sotto le gambe, e, infine, lo colpì con ambo le armi ai fianchi. Le sfilò, e una botta dell’imponente Covenant lo fece cadere a terra. Luke osservò il compagno cadere, mentre dalle porte entrarono Elite a dirotto. La battaglia stava per iniziare. L’est era nelle sue mani.

    Luke affondò la lama nelle carni di un Elite, e quando la estrasse, tirò un fendente che squarciò l’armatura di un'altra testa di calamaro, per poi conficcare la lama nel cranio.
    Von Fabre si voltò verso Gannicus, che lottava a terra, con una sola spada, contro un Elite, e quando il rosso gli si avvicinò, il compagno conficcò la lama nell’addome del Covenant, osservando la vita lasciarlo. Il castano raccolse l’altra spada e partì all’assalto di altri due Elite, uccidendoli in poco tempo.
    Luke evitò l’affondo di una lama energetica di un Elite, e, rapidamente, tagliò la mano del suo assalitore, per poi colpirlo con lo scudo.
    I suoi uomini stavano lottando, ma molti stavano cadendo per il furore del Cacciatore. Luke scattò in avanti e, con un gran balzo, saltò sopra di esso e affondò la lama proprio vicino il capo. Il Covenant cadde lentamente al suolo, e il rosso fece una capovolta tornando in piedi. I propri soldati emisero un urlo di felicità, che si trasformò in un grido di battaglia. Gli uomini, preso coraggio, assalirono le decine di migliaia di Elite che varcavano le porte, e oramai era assai difficile tenere il cancello principale. Luke vide Gannicus uccidere quattro Elite in pochi secondi, prima di affondare una lama nelle carni di un quinto. Uno dei guerrieri migliori, Rhaskos, colpì con la propria mazza il cranio di un Elite, e il colpo fu così forte che il sangue schizzò addosso l’uomo.
    Un proprio ufficiale gli si avvicinò, e lo scongiurò di chiamare la ritirata nel secondo livello. Luke scosse il capo, e, tornando alla realtà, prese a urlare.
    -RITIRATA AL SECONDO LIVELLO! DISTRUGGETE LE ULTIME AMPOLLE DI ALTOFUOCO RIMASTE!- fu questo l’ordine di Von Fabre, che incitava i propri guerrieri di dirigersi al secondo livello della Fortezza. Gli arcieri lanciarono le ultime boccette di altofuoco, bruciando una buona quantità di Elite, però molti non riuscirono ad arrivare nemmeno a Von Fabre, assaliti dai sempre più Elite. Von Fabre, quando fu superato da tutti i suoi soldati, prese a correre verso i cancelli, affiancato da Rhaskos e Gannicus. Una volta entrati, le imponenti porti metalliche si chiusero dietro di loro.
    -PREPARATE LA DIFESA!-
    -Ci hanno preso alla sprovvista, mio signore!- urlò Rhaskos, con i denti stretti.
    -Possiamo farcela-
    -Abbiamo avuto ingenti perdite- ammise Gannicus, tenendo strette nelle mani le due lame.
    -Lo so- tuonò Luke, sospirando poi di sollievo.
    -Nel caso in cui perderemo il controllo della situazione, voglio che tu te ne vada, Luke, che ti metta in salvo- propose Gannicus, ricevendo un cenno di conferma da Rhaskos.
    -Andarmene!?- disse sbigottito il rosso. –Non lascerò i miei guerrieri morire, mentre io mi metterò in salvo, MAI!-
    -Tu sei importante, Luke! Quando questi uomini hanno giurato fedeltà a tuo padre e successivamente a te, sapevano a cosa andavano incontro.. sapevano che sarebbero morti per servirti!-
    -E io morirò per proteggere l’Est!- controbatté il rosso.
    -Mio signore- chiese il permesso di parlare l’uomo, completamente calvo ma con un fisico imponente, da vero guerriero. –All’Est servi più da vivo, che da morto-
    Luke chinò il capo, lo rialzò poco dopo, pronto a parlare, quando i cancelli cominciarono a tremare. Due imponenti Cacciatori presero a correre verso di esso, abbattendosi senza pietà. Gli arcieri rimasti si misero sulle due torre di guardie, cominciando a tirare frecce a più non posso, ma tutto questo fu inutile perché i due Covenant le fecero crollare, con due esplosioni.
    Luke strinse i denti, e ordinò di mettersi in posizione difensiva.
    -Difendete il Lord a ogni costo!- tuonò Gannicus, ricevendo un urlo di acconsentimento.
    Luke tese la spada in avanti, tenendo lo scudo a protezione del corpo. Osservò Gannicus, sorridente, spavaldo anche contro la morte. Si lasciò andare un piccolo sorrisino, poi la cancellata fu aperta con la forza, e i guerrieri si lanciarono all’assalto dei Cacciatori. Alcuni furono letteralmente spazzati via, alcuni polverizzati dal raggio. Luke, in co-operazione con Gannicus, lacerò i tendini di uno dei due Cacciatori, facendolo crollare a terra; fu Rhaskos, con la sua mazza di ferro, a ridurre in poltiglia il cranio del Cacciatore, spargendo una pozza di sangue verde a terra. L’uomo ghignò soddisfatto, quando un altro Cacciatore caricò Luke, facendolo cadere qualche metro lontano. Gannicus spalancò gli occhi, lanciandosi all’assalto del nemico. Rhaskos corre a soccorrere il Lord, aiutato da una manciata di guerrieri. Luke, con lo sguardo appannato, osservò il proprio Comandante lottare con il Cacciatore. Gannicus evitò un colpo, conficcando una lama nel fianco del Covenant. Quest’ultimo rimase impassibile, tirando un altro colpo: il castano evitò anche questo e, con l’altra lama, tirò un fendente che lacerò completamente la gola del Cacciatore, da cui zampillò un mare di sangue.
    Però lui era ancora in piedi. Gannicus strinse i denti, estrasse la lama dal fianco e, facendosi appoggio con un masso, tagliò la testa al nemico.
    Tornò a terra recuperando l’altra lama, e poi prese a correre verso il rosso.
    -Luke! Luke!- gridò il castano, con Von Fabre che si rialzò un po’ a fatica.
    -Sto.. sto bene..-
    -Vai al terzo livello! Ci stanno distruggendo!-
    -I due Cacciatori sono morti.. mettetevi in.. offensiva..-
    Gannicus strinse i denti e fece cenno ai guerrieri di portare il Lord al terzo livello, e poi, sottovoce, disse a Rhaskos di accompagnarli. Infine si voltò verso la battaglia, e, roteando le spade nelle mani, vi ci rientrò.

    -VOGLIO TORNARE LI’! AVETE GIURATO DI SOTTOSTARE AI MIEI ORDINI!- sbraitò Luke, dopo essersi ripreso dall’impatto con un muro.
    Rhaskos, che lo affiancava, cercò di calmarlo.
    -Il terzo livello è più sicuro, mio lord-
    -Non dovrei essere qui mentre i miei uomini muoiono! Dovrei morire con loro in battaglia!-
    -Lo hai già detto questo, mio signore-
    -E allora fai sì che accada!-
    Rhaskos scosse il capo, quando Von Fabre si sedette su una piccola sedia lì vicina.
    -Il tuo popolo è stato già portato in salvo, la tua morte li danneggerebbe-
    -Cos’ho fatto, per meritarmi la vostra vita?-
    -Sei un Von Fabre, un valoroso condottiero. Ma non è questo il giorno per morire.-
    Luke annuì, alzandosi in piedi, e si avvicinò alla cancellata. Lanciò uno sguardo all’uomo che si occupava di aprirla, e gli diede l’ordine di stare pronto in caso arrivino i sopravvissuti.
    La persona annuì; aveva una folta barba grigia, sembrava essere anziano per fare il guerriero, e difatti era stato messo all’apertura delle cancellate proprio per quel motivo.
    Luke poggiò la mano sull’elsa della spada e socchiuse gli occhi. Desiderava che Gannicus tornasse vivo, e vegeto. Niente di più.
    Immerso nei propri pensieri riusciva a udire le urla di furore dei guerrieri, e anche quelle di dolore di essi che cadevano a terra, senza più vita.
    Poi sentì Gannicus urlare la ritirata. Riaprì di colpo gli occhi; era vivo. Sbraitò verso l’uomo che in fretta e furia aprì le porte, e li vide.
    Era rimasto un manipolo di più o meno mille uomini, e gli Elite li inseguivano senza mai fermarsi, trucidandone il più possibile. I soldati entrarono nel terzo livello sfiniti mentre Gannicus rimase a combattere con alcuni Elite per coprire la ritirata. Con un fendente ne sgozzò uno, e poi affondò la lama nell’addome di un altro. Si girò di colpo correndo verso la cancellata, e, con una capovolta, vi ci entrò. L’uomo chiuse le porte, ma poco dopo un Elite lo colpì in pieno cranio, facendolo rotolare dalla propria postazione.
    Gannicus cadde in ginocchio ansimante, così come tutti i guerrieri, che presero ad abbeverarsi della poca acqua rimasta.
    -Luke!- tuonò il castano, alzandosi in piedi. Rhaskos gli porse una borraccia d’acqua, che si scolò in pochi secondi. Il guerriero infine porse lo sguardo sul rosso.
    -Prendi una scorta di cento uomini e vattene- consigliò, anche se quel “consiglio” aveva il sapore di un ordine, l’uomo.
    Luke scosse il capo. –Non ho intenzione di abband..-
    Gannicus gli porse le mani sulla faccia.
    -Basta fare l’orgoglioso. I tuoi uomini la pensano come me! Non è così!?- chiese ad alta voce Gannicus, mentre i Covenant avevano assediato l’entrata.
    Ci fu un grido di battaglia, e il castano sorrise. –Vedi?- sibilò.
    Luke chinò il capo, e poco dopo lo rialzò annuendo.
    -Farò come dici.. ma non morire.-
    -Siamo protettori dell’Est, noi non moriamo mai- sorrise l’uomo, puntando poi un dito sulla cotta di maglia del rosso, proprio sul cuore. –Siamo sempre nel cuore di chi ci ha voluto bene-
    Luke sorrise, e poi lo strinse in un abbraccio. Un centinaio di uomini si avvicinarono al Lord, pronti a servirlo.
    -Prendete i cavalli, e andate a Cyrodill. Raggiungete la popolazione, non avranno ancora raggiunto l’Est-
    Luke annuì, e dopo essersi staccato dalle braccia possenti dell’uomo, diede ordine ai propri uomini di seguirlo.
    Gannicus lo osservò andarsene, e sparire dietro delle mura. Poco dopo, vide tutti e cento gli uomini galoppare verso le porte.
    Luke non voleva, ma doveva. Lo aveva capito. Una lacrima gli rigò il volto. Non era riuscito a difendere la Fortezza della Veglia, non era riuscito a difendere i suoi uomini, non era riuscito a difendere nessuno.
    E mentre galoppava, il terzo e ultimo livello fu penetrato.
    Gannicus tirò fuori le lame, e, al fianco di Rhaskos, cominciò a combattere.

    Cavalcavano da un paio di ore al fianco dell’armata di Manto della Tempesta, e stava per sorgere il sole. Sora alzò lo sguardo verso di esso, osservando il grosso pianeta rosso salire, e la Luna calare. Sorrise, girandosi verso Kairi.
    -Siamo vicini a Cyrodill- tuonò Ulfric. –Qui vediamo se Martin Septim sarà dalla nostra parte, oppure se dovremmo tagliargli la testa!-
    Ci fu una grossa risata, che Sora non ricambiò. Non gli piaceva molto questa crudeltà degli uomini del Nord. Poi pensò a Von Fabre. Ora, probabilmente, si stavano preparando all’assalto..
    -UOMINI!- tuonò Gannicus –RITIRARSI?-
    “MAI!” gridarono all’unisono i novecentocinquantanove uomini rimasti in vita. Quando gli Elite entrarono nel terzo livello, si abbatterono come non mai contro di loro. Riuscirono a uccidere le prime linee ma i Covenant armati di armi da tiro cominciarono a mietere vittime. Gannicus si fece scudo con il corpo di un Elite e dopo essersi avvicinato a uno di esso, conficcò la lama sotto la gola, e dopo averla tirata fuori, lacerò il petto di un secondo.
    Parò il colpo di una lama energetica con l’elsa della spada destra, e con la sinistra conficcò la punta nel cranio della testa di calamaro. Rhaskos avanzava imponente, mazza da guerra alla mano, contro ogni nemico. Un grosso scudo a torre per coprirsi dai colpi, e sangue verde sparso per tutto il corpo.
    Gli uomini cominciarono a dimezzarsi, ma morire sul suolo della Fortezza della Veglia era un onore.
    Con un fendente il castano ne uccise un altro, e, evitando un altro colpo di lama, tagliò il cranio di un altro. Rhaskos sgretolò la testa di un Elite con un solo colpo, poi fu colpito alla caviglia destra. Cadde in ginocchio coprendosi tutto il corpo con lo scudo, e cercò di alzarsi, però il fuoco bruciava sulla propria gamba, cominciando a mangiarsi la caviglia.
    Gannicus gli si avvicinò cercando di dargli supporto, ma un Elite completamente nero e un elmo diverso dal solito lo investì. L’uomo rotolò per qualche centimetro alzandosi in fretta. Alzò il capo e osservò la testa di calamaro iniziare l’offensiva, cercando un fendente con la lama energetica. Gannicus evitò il colpo e cercò di affondare la lama nelle carni scoperte del Covenant, che però sfoderò una seconda lama. L’uomo spalancò gli occhi e si trovò faccia a faccia con l’Elite, cercando di spezzare la difensiva con entrambe le lame. Così fece anche l’Elite nero, che con grande potenza lo spinse lontano. Gannicus cadde a terra perdendo la presa su una spada; cercò di raggiungerla ma un calcio in piena faccia lo fece rotolare ancora sulla terra. Si pulì con la mano il sangue che colava dalle labbra e si alzò ancora, cercando di colpire l’Elite che però lo fece cadere in ginocchio.
    La testa di calamaro alzò al cielo entrambe le lame, quando Rhaskos lo investì con lo scudo a torre. Entrambi caddero a terra e l’uomo calvo vi ci rimase, con la caviglia ormai completamente lacerata. Prese a urlare dal dolore, quando Gannicus si alzò, recuperando le lame. Le fece roteare entrambe nelle mani e infine le affondò nel petto dell’Elite nero, vedendo la vita spengersi dentro di lui.
    Il castano si alzò avvicinandosi al compagno caduto. Rhaskos teneva i denti stretti, dolorante.
    -Grazie dell’aiuto-
    -Questo.. e altro.. per un fratello- disse a stento l’uomo. Il castano sospirò, poi si rimise in piedi, colpendo un Covenant molto vicino.
    Si guardò intorno; erano rimasti pochissimi. Un Elite conficcò la lama nelle carni di un giovane uomo, e poi lo sgozzò. Fiotti di sangue calarono sul suolo, con l’uomo che cadde al suolo, quasi senza sangue dentro il corpo.
    Gannicus continuò a lottare senza tregua, quando fu accerchiato da sei Elite in contemporanea. Evitò il fendente di uno e conficcò la lama nelle carni di un altro, la sfilò da dentro di esso e ne sgozzò un altro. Ai due morti, se ne aggiunsero altri quattro.
    Colpì un altro in pieno cranio, e un altro ancora a cui strappò gli arti inferiori. Ansimò pesantemente, guardandosi intorno. Ormai c’era poco da fare, ma.. “Ritirarsi? Mai.” E così avevano fatto i suoi uomini, erano tutti morti con quel motto nella mente.
    Urlò di furore, e conficcò entrambe le lame nel cranio di un Elite. Le lame energetiche di due Covenant lo colpirono alle gambe, facendolo cadere in ginocchio. Perse la presa dalle spade, e quando erano in procinto di colpirlo, un Elite li bloccò.
    -Lasciatelo a me..-
    A differenza di quello nero, questo era completamente d’orato, come l’oro. Lo osservò, mentre gli si avvicinava.
    -Hai osato uccidere uno della divisione speciale Covenant, e uno di loro sarà a ucciderti.-
    Probabilmente si riferiva all’altro. Gannicus sorrise, l’Elite sfoderò entrambe le lame, aizzandole verso il cielo. Gannicus si guardò intorno, i pochi soldati rimasti venivano a loro volta giustiziati; spostò lo sguardo sul cielo, gustandosi, per l’ultima volta, i candidi raggi dell’alba.
    Un doppio colpo alla nuca.
    La testa dell’uomo fluttuò in aria, per poi cadere al suolo. Gli Elite gridarono di vittoria. Quello d’orato raccolse la testa dell’uomo e scoppiò a ridere.
    La Fortezza della Veglia era stata conquistata, in pochissimo tempo.


     
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  14. Nyxenhaal89
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    "Nei Sette Regni ci sono ancora persone che mi chiamano l'Usurpatore, Ned. Cosa pensi che accadrebbe se Viserys Targaryen sbarcasse con centomila Dothraki urlanti?" [cit.]

    Questo capitolo è pieno d'azione e scene cruente, ma se posso essere sincero (e spero di non offenderti), non sembra scritto da te. Mi spiego: avevi raggiunto un buon livello con i capitoli d'azione, riuscivi a bilanciare bene diversi aspetti, ma qui le descrizioni sembrano a tratti un po' frettolose e a tratti come se volessero dire più del necessario. Ho seguito la battaglia senza problemi e c'è una concatenazione coerente degli eventi, ma è come se gli mancasse qualcosa...
    Non so, non l'ho sentito il "solito" Dusk, diciamo.
    Ci sono state delle scene emozionanti (la morte di Gannicus soprattutto, quella è riuscita molto bene), ma nel complesso, penso che forse questo capitolo andasse ampliato e sistemato in diversi punti. Ci sono molte aggiunte (Ulfric in primis, l'altofuoco...) che sono state lasciate un po' campate in aria ed è un peccato.
    Spero di non aver peccato di arroganza dicendoti queste cose, poiché non era mia intenzione. Ti ho visto scrivere dei capitoli molto belli per questa saga, è per questo che spero, se vorrai continuare a scrivere la trilogia di MoK, che essa torni ai fasti che le avevi fatto raggiungere.
    Scusami se ti sei sentito offeso, e spero di rivedere presto qualcosa di tuo su queste pagine.
     
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    Ringrazio Nyx della recensione e anche Holy :)
    e ovviamente anche Rei, ora Queen, ma vabbeh xD
    Capitolo di transizione, ma importante.

    19: La speranza è l’ultima a morire
    Era più di un giorno che cavalcava, sotto i cocenti raggi del sole. Aveva assistito a un’alba alquanto strana: un’alba dipinta di rosso. Non si era mai girato verso la Fortezza della Veglia, voleva, ma non lo fece mai.
    Lo avevano fatto fuggire.
    Lo avevano spinto a raggiungere il suo popolo, in viaggio verso l’Est, Cyrodill. Un luogo sicuro, fino a quel momento.
    La Fortezza che i Von Fabre proteggevano dall’alba dei tempi era caduta sotto i colpi di una minaccia troppo forte per la piccola guarnigione rimasta a difesa.
    I suoi uomini lo spinsero fuori, contro il suo volere. Insubordinazione, così potrebbe essere chiamata; gesto di follia, amore per il proprio capo.
    Gannicus lo voleva, voleva che fosse al sicuro fuori dalla minaccia dei Covenant. Esso non se lo poteva perdonare.
    Il cavallo era quasi allo stremo delle forze; non si erano mai fermati se non pochi minuti nei pressi di un ruscello, dove il Comandante si era immerso nelle fresche acque, quasi per perdere la cognizione con la realtà, una realtà crudele, una realtà in cui non si aveva un momento di tregua. Non c’era tempo per pensare, per agire, per nulla.
    Gli occhi si chiudevano da soli, cercava di resistere, ma era difficile. Doveva trovare il suo popolo, se c’era ancora qualcuno. Erano partiti con più provviste possibili, non era quello il problema.
    Il problema erano i furfanti; i vili parassiti che avevano scelto la vita selvaggia, distaccandosi da tutto quello che era rimasto dell’umanità.
    Uccidevano i mercanti, quei poveri uomini che ogni giorno attraversavano l’intero Est per portare viveri da una città all’altra.
    Il Comandante della Fortezza Perduta, però, non doveva arrendersi. Incolpò di redini al cavallo, che scattò. Arrivò sulla cima di una collina, e scorse una sottospecie di accampamento.
    Cavalcò sempre più, era vicino, erano i suoi uomini, la sua gente, doveva difenderli, fino all’ultimo respiro, fino alla fine.
    Una volta vicino alle tende smontò quasi involontariamente dal proprio destriero, impattando contro il terreno; si alzò in fretta e furia, sporco di terriccio e di sangue incrostato per la recente battaglia.
    I vestiti erano luridi, strappati, ormai quasi indossabili; la corazza era stata abbandonata strada facendo, rallentava la cavalcata e questo non poteva permetterlo. L’unica cosa che aveva tenuto era il pugnale, allacciato allo stivale.
    In quel momento, però, nulla importava al Comandate della Fortezza Perduta. Arrancò camminando lentamente tra la folla che si era creata; inizialmente non fu riconosciuto da nessuno.
    Una guardia, però, lo fermò, gli porse una mano sulla guancia e lo strinse a sé. Era stanco, il respiro era affannato ma in quel momento aveva ritrovato la speranza, la sua gente.
    Sorrise con sforzo, girandosi verso il popolo che esplose in un boato di felicità.
    Il suo nome fu scandito da tutti. Lo aveva ritrovato, aveva trovato la fiducia nei suoi mezzi grazie a un popolo che pur costretto a fuggire verso l’Est manteneva la fede nel proprio Comandante.
    Luke Von Fabre alzò le mani al cielo, e la folla si placò. I bambini si tenevano stretti ai padri, le donne avevano lasciato i pentoloni e i fuochi dove il cibo veniva cotto per ascoltare le parole del Comandante.
    Gli sembrava il giorno prima quando si teneva al fianco di suo padre, ad ascoltare le sue parole piene d’orgoglio, i boati dei soldati, la stima che avevano per lui.
    Scosse il capo, non era più un bambino. Aveva una responsabilità, una responsabilità che aveva già in parte infranto facendo cadere la Fortezza della Veglia, l’ultima sponda di difesa dell’Est.
    Non era caduto con i suoi uomini.
    Per una ragione valida, alcuni direbbero, per guidare il proprio popolo verso Cyrodill, verso la salvezza. La folla non aspettava altro che le sue parole; la scorta gli si mise al fianco, incoraggiandolo.
    -Non è un giorno in cui dovremmo essere felici, mio popolo- esordì Von Fabre; era giusto non riempire di vere speranze quella povera gente. –Molti uomini hanno perso la vita la scorsa notte, per proteggerci dalla minaccia nemica.. il mio incarico era quello di proteggere voi, brava gente, e di proteggere l’Est, in quanto Protettore dell’Est. Come alcuni di voi sapranno, accolsi con molto orgoglio quest’incarico alla morte di mio padre.. ero un ragazzino, come i vostri figli.. non mi sarei mai immaginato, a questa tenera età, a guidare un intero esercito alla volta del doppio dei miei uomini.-
    Luke prese una piccola pausa, chinando il capo. La tristezza assalì la folla, ma una delle guardie mise la mano sulla spalla del rosso. Quest’ultimo lo guardò con la coda dell’occhio, annuì con un cenno del capo e riprese a parlare.
    -Il mio compito ora è guidarvi a Cyrodill, io vi proteggerò, al costo della mia stessa vita.. non permetterò che un altro uomo muoia, così che nessuna donna muoia. Nessuno. – Luke si fece avanti, guardando la gente uno a uno.
    -Ci accoglieranno, e da lì ricominceremo!- concluse, sicuro di sé. Un altro boato lo accolse; sorrise, poi si voltò verso le guardie.
    Bastò un cenno per intendersi, desiderava mettere qualcosa sotto i denti, ma sarebbero dovuti ripartire in fretta.
    -Hai mandato via i Custodi, ci hai condannato tutti alla morte!- disse una voce, nelle retrovie. Luke non si voltò nemmeno per vedere il volto dell’accusatore; non gli interessava sapere chi fosse.
    Da una parte aveva ragione.. ma pensare a quello sarebbe stato fatale, soprattutto in quel momento critico.
    E continuò per la propria strada.

    Doveva raggiungere Hrothgar Alto il prima possibile. I Covenant erano una minaccia reale, ormai agli occhi di tutti; non erano i soli, però.
    Nemesis.
    Terra strinse i pugni solo a pensare a esso, Ven, dietro di lui, sembrava preoccupato da ogni minimo rumore ambientale.
    Così agitato che molte volte non sentiva nemmeno cosa diceva l’altro Custode. Terra, improvvisamente, lo bloccò prendendolo per la spalla.
    -Ven- esordì; il biondo girò lentamente il capo, era cupo, e teneva stretta nella mano l’elsa del Keyblade.
    -Dobbiamo parlare di una cosa importante- spiegò Terra. L’altro annuì. –Una volta arrivati, dovremmo dividerci. Non puoi entrare a Hrothgar Alto.. non hai il Sangue di Drago, non puoi farti allenare dai..-
    -Non c’è bisogno che tu finisca, Terra, ho capito- rispose, interrompendo l’amico –mi dirigerò verso il Ferelden.. mentre tu diventerai più forte, io mi sbrigherò di trovare il più aiuto possibile. Re Alistair ha un debito con i Custodi, dovrà rispettarlo, prima o poi i Covenant invaderanno anche il Ferelden, se è furbo, eliminerà il veleno alla radice.- propose il biondo.
    Terra deglutì, l’idea di dividersi nuovamente da Ventus lo tormentava.. era già stato difficile dividersi da Aqua, Ventus sarebbe stato troppo..
    -Non dire niente- lo interruppe ancora il biondino. –Aqua è ad affiliare le sue capacità, lo stesso farai tu. Sora ha un compito, Kairi è con lui per supportarlo..-
    Terra capì. Voleva rendersi utile, ma non doveva, non doveva rischiare la sua vita per attraversare tutto l’Est e arrivare al Ferelden, non doveva!
    -Ven..- disse appena, e il Custode del Vento chinò il capo.
    -Devi capirmi, Terra.. sono un Keyblader, ho un compito anche io, e non è quello di rimanere con le mani in mano..- concluse, girandosi e riprendendo a camminare.
    -Hai rischiato la vita troppe volte, non permetterò che..-
    -Vita o NON vita, è la mia volontà.-
    Il discorso era chiuso. Ven attese qualche secondo, attimi di silenzio, e poi riprese a camminare. Terra sospirò, seguendolo.
    I loro vestiti erano sporchi e lacerati; non si cambiavano circa da quando erano partiti dalla Fortezza della Veglia, e mancava ancora molto per arrivare a Hrothgar Alto.
    Si trovavano in una foresta, l’aria era soffocante e potevano udire come dei lamenti, lamenti di animali. Terra teneva la vista attenta, pronto a tutto, mentre Ven avanza senza quasi una metà.
    Era preoccupato per lui, ma non per motivi psicologici: Ventus voleva rendersi utile, ma erano tempi bui, pericolosi, e fare l’eroe non serviva a nulla.
    Il castano sentii dei rumori non molto lontani; dei cespugli si stavano muovendo.
    -Ven!- si limitò a dire, catturando l’attenzione del biondino, che si girò di colpo. Terra si avvicinò al cespuglio, e con un fendente lo divise in due.
    Si rivelò essere un animale, piccolo, bianco e con delle macchie nere, che spaventato corse via. Il castano tirò un sospiro di sollievo, e Ventus, turbato, riprese a camminare.

    Cavalcano senza tregua da un giorno, e ormai erano vicinissimi alla Città Imperiale, la capitale del Cyrodill, nonché luogo di culto di Akatosh, il dio drago, una divinità adorata da tutti gli abitanti e che le profezie narrano che solo il prescelto può svegliare il suo potere.
    Sora aveva saputo di questo grazie al cuoco, che serviva il pasto durante le brevi soste per saziarsi; per il resto del viaggio, non avevano parlato con nessuno.
    Ulfric si teneva in prima linea, con il suo fido cavaliere al fianco; il resto dell’esercito li guardava, incuriositi.
    Kairi si sentiva osservata, d’altronde i suoi vestiti erano sporchi e graffiati sui fianchi, sarebbe bastato un altro graffio per mostrare le proprie nudità.
    Sora, ogni giorno che passava, si sentiva pesante.
    Aveva pensato molto. A Riku, alle Isole del Destino, a Zack, Cloud..
    Li aveva persi tutti in poco tempo, ma adesso aveva la minima speranza che Zack fosse vivo. Non poteva dire lo stesso di Riku.
    La cavalcata fu interrotta dal frastuono di un corno. Kairi si tappò le orecchie, mentre il Custode della Luce cercò di scorgere il motivo della loro sosta.
    Fece cenno alla rossa di seguirlo, si fece largo con il destriero tra alcuni cavalieri e infine la vide.
    La Città Imperiale.
    Ulfric aveva un sorriso sulle labbra, quando due guardie provenienti dalle grosse muraglie gli si piazzarono davanti; messaggeri, dunque, ma la domanda era una: perché non li facevano entrare subito?
    -Nel nome di Martin Septim, Imperatore del Cyrodill, identificati- disse uno di essi, guardando Ulfric negli occhi.
    Quest’ultimo annuì, e fiero sul proprio stallone, alzò il tono della voce, per farsi sentire anche dai suoi uomini.
    -Io sono Re Ulfric Manto della Tempesta, legittimo Re dei Re, Re del Nord, ed esigo udienza con il tuo Imperatore, e un riparo per i miei uomini.-
    La guardia deglutì alla vista dell’esercito.
    -Siete troppi, non potete fare sosta nelle nostre locande..-
    Ulfric lo interruppe cominciando a girargli intorno.
    -Non ti ho chiesto di rispondere, tu non vali nulla. Torna dal tuo Imperatore e dì cosa i Manto della Tempesta chiedono. Se rifiuterà di aiutare la Corona, raderemo al suolo la vostra città-
    Sora si fece avanti.
    -Come puoi dire una cosa del genere!?- sbottò; il “legittimo Re dei Re” lo osservò, e, quasi colpito da questo affronto, strinse i denti.
    -Torna al tuo posto, ragazzo- disse Ralof, quasi come per salvaguardare il Custode della Luce da qualcosa.
    -No Ralof, ha ragione..- disse Ulfric, con un ghigno sul volto –Custode, forse non ti è chiara la tua posizione: vuoi essere un ospite d’onore, o un ostaggio?-
    -Non mi interessa- rispose a freddo Sora –dovremmo essere uniti contro i Covenant, contro il vero nemico, e non farci guerra e sputarci addosso, tra di noi!-
    -Da un certo punto di vista hai ragione.. ma non dal mio. Il mio interesse è riconquistare ciò che mi APPARTIENE DI DIRITTO!-
    Il ragazzo deglutì, ma non aveva paura né di Ulfric né dei suoi uomini.
    -Sei corrotto fino al midollo, se la pensi così.. dimmi, cosa farai quando i Covenant devasteranno le tue terre? Ti vanterai di essere il Re dei Re? Io non credo proprio!-
    Ulfric rimase sbigottito, colpito in pieno. Guardò i suoi uomini parlottare, e diede in escandescenze.
    -BASTA COSI’!- si girò nuovamente verso le guardie –Andate dal vostro Imperatore e dite quel che ho riferito, subito.-
    I due messaggeri annuirono, e, quasi in preda al terrore, cavalcarono verso i cancelli della Città Imperiale. Ulfric si voltò verso il Custode, e, cavalcandogli accanto sussurrò –prova a parlarmi ancora in quel modo davanti i miei uomini e te ne pentirai.-
    Sora lo guardò per qualche secondo, poi Kairi lo affiancò prendendogli la mano. La rossa sorrise, quasi per rassicurarlo, e lui ricambiò.

    Avevano iniziato a cavalcare da poche ore, e alcuni uomini erano già stanchi, come i loro bambini e le loro donne.
    Von Fabre non poteva farci nulla, non era da meno, ma non lo dava a vedere come le sue guardie, che aiutavano il più possibile la popolazione.
    Luke cercava di rassicurare tutti, ma non sapeva dove si trovava e quanto era distante il Cyrodill, o qualsiasi altro luogo dove potevano trovare rifugio.
    Per di più, erano in territorio dei banditi. Teneva sempre la vista attenta a ogni movimento tra la boscaglia; erano scoperti, avendo carri non potevano passare per le fitte foreste, perciò erano costretti ad attraversare la pianura.
    All’alba del secondo giorno di marcia un uomo morì. Poche ore dopo, il secondo. Non sembrava una morte normale; gli occhi erano rossi come il sangue e la gola era gonfia, quasi se si fossero strozzati con qualcosa, ma non era così: l’unica cosa che mangiavano era farina mischiata con acqua, avena e qualche tozzo di pane per i più affamati. Alcune guardie erano andate a caccia, la stessa mattina, ma erano tornati con appena un gufo e un coniglio, troppo poco per tutti.
    E poi, cominciò a morire sempre più gente. Luke non sapeva cosa fare, esaminava tutti i corpi e l’unica cosa che aveva capito era che la causa delle morti era una malattia, forse venera, ma in che modo? Erano tutti malati, prossimi alla morte?
    Dovevano trovare un rifugio, e in fretta.
    Il quarto giorno di marcia riservò una sorpresa inaspettata; in lontananza si vide quasi un avamposto, protetto da delle barricate di legno e alcune lastre di ferro. Un sorriso si stampò sul volto di Von Fabre, avevano trovato la salvezza?
    Fece aumentare la velocità di tutti, fece cavalcare i cavalli agli uomini più stanchi e lui stesso lasciò il suo, di destriero.
    Una volta vicini alle porte, chiesero aiuto.
    Ma nessuno rispose.
    Luke scorse un cartello; recitava “Avamposto della Protezione”, ma nessuno rispondeva.
    -Cosa facciamo, mio Lord?- chiese una guardia; Luke portò una mano sul mento e pensò. Doveva fare qualcosa.
    -Troviamo un modo per entrare, uno di voi rimanga qui a guardare la popolazione, se succede qualcosa, urlate il più possibile-
    Luke indicò un giovane cavaliere per sorvegliare il popolo, e gli altri dodici cavalieri lo seguirono.
    In qualche modo salirono sulle torri di guardia, e, una volta sulle mura, assisterono a una scena macabra. Corpi ovunque, arti, cervelli fracassati, budella e teste ovunque.
    Uno di loro vomitò il poco cibo ingerito, e Luke fece cenno a tutti di sguainare la spada e di stare attenti.
    Una freccia partì, e colpii uno dei cavalieri alla gola; un colpo fatale, che lo fece crollare a terra. Una ventina di uomini uscì da delle casette e si rovesciò contro Luke e i suoi uomini.
    Von Fabre evitò il fendente di uno dei banditi, e lo colpì allo stomaco, squarciandolo. L’uomo successivo lo stordì con un colpo dell’elsa della spada, e lo lanciò dalle mura.
    In poco tempo, sembrava che li avessero uccisi tutti. Con molta cautela si avvicinò a ogni casa, vi ci entrava e cercava di capire se c’era qualche altro bandito.
    Quando sembrava tutto sicuro, tornò al centro dell’avamposto mentre una guardia apriva le porte alla popolazione.
    -Sembra libero- disse Von Fabre, poi sentirono quasi un urlo di gioia.
    -Venite qui, presto!- urlò un cavaliere. Von Fabre fu il primo a rovesciarsi, e quel che vide all’interno di una specie di bunker gli fece illuminare gli occhi.
    Cibo, armature e spade.

    Ci misero poco a tornare i messaggeri. Martin Septim aveva accettato le richieste dei Manto della Tempesta. Alcuni uomini risero definendo l’Imperatore del Cyrodill un debole, ma Sora scosse il capo indignato.
    Martin Septim aveva fatto sicuramente la cosa migliore, aveva capito che non doveva mettersi contro altri uomini inutilmente, rischiando la vita dei suoi uomini e della sua popolazione.
    L’esercito di Ulfric si mosse, e scortati dai messaggeri arrivarono davanti i cancelli della Città Imperiale, che era circondata da un fossato molto profondo. Le mura sembravano resistenti e presentavano alcune torri di controllo, per sorvegliare la zona.
    Una volta dentro le mura, Sora notò che i cavalieri erano tutti vestiti uguali. Cotte di maglia di ferro per gli arcieri e armature di piastra per i cavalieri che maneggiavano la spada e derivanti.
    Tra tutti, affiancato da alcune guardie con un farsetto nero e raffigurante un drago, si notò Martin Septim. Aveva una tunica lunga nera e con i dettagli rossi, e una corona d’oro in testa a forma di dragone.
    -Benvenuto nella Città Imperiale, Ulfric Manto della Tempesta-
    Quest’ultimo osservò l’Imperatore muovendo la mascella. –Ho bisogno immediatamente di parlarti, in privato- accennò il “legittimo Re dei Re”.
    Martin Septim annuì, fece per girarsi ma nel farlo notò la presenza di Sora.
    Lo fissò per qualche secondo, e gli si avvicinò. Ulfric inarcò un sopracciglio e Ralof portò la mano sull’accetta che teneva legata alla cintura.
    -Tu.. sei un Custode del Keyblade..-
    Sora deglutì, Kairi gli si posizionò accanto. –S..sì- disse titubante il castano, e un sorriso si stampò sul volto dell’Imperatore.
    -Amici miei! Akatosh ci ha mostrato il vero! I Custodi sono qui per proteggerci dalla minaccia!-
    Ulfric si voltò verso Ralof, scuotendo il capo, quando si provocò un frastuono di voci che gioivano; qual’era questa profezia che narrava l’Imperatore?
    Sora scosse il capo, confuso.
    -Non è l’unico- uscì allo scoperto Kairi, impugnando il suo Keyblade. Sora la guardò, e l’Imperatore si girò, con un sorriso sulle labbra.
    La folla esultò.
    Ulfric poi si mise tra i Custodi e l’Imperatore.
    -Sono io qui che deve essere osannato, non loro. Andiamo, or dunque, ho un urgente bisogno di parlarle.-
    Martin Septim annuì. –Bene. I vostri uomini possono trovare ristoro nelle locande; se non basteranno i letti, potrete usare le stalle-
    Alcuni cavalieri non gioirono all’idea di dover dormire tra lo sterco e il tanfo di cavallo, ma ci si accontentava di tutto, in quel periodo di crisi.
    -Voglio che anche i Custodi assistano- disse l’Imperatore; Ulfric osservò Sora e Kairi con la coda dell’occhio e diede il proprio consenso.
    Così, il “legittimo Re dei Re”, Ralof e una scorta di cavalieri presero a seguire l’Imperatore e i suoi guardiani verso il palazzo reale.
    Sora cominciò a guardarsi intorno. Le guardie sorridevano tutti a suo indirizzo, i popolani si tenevano agli ingressi delle loro case e li acclamavano a gran voce.
    Ma per quale motivo? Non avevano fatto nulla, ancora.. ma il loro Dio si era espresso. Era confuso, voleva solamente vivere in tranquillità..
    Ma non conosceva la tranquillità ormai da anni.
    Kairi lo prese per il braccio, quasi tirandolo a sé per seguire gli altri. Il Custode della Luce scosse il capo e prese a camminare tra le vie della Città Imperiale.
    E ormai stava calando la notte.

    Erano ormai fuori dalla foresta, ma non si erano ancora fermati.
    Hrothgar Alto si poteva finalmente vedere; la cima era ricoperta da una fitta nebbia, ma si poteva vedere. La loro meta era ormai a poco.
    Ventus non si fermava mai, teneva stretto l’elsa del Keyblade nella mano e squarciava ogni ostacolo che incontrava. Terra si teneva dietro, affaticato, sporco; non vedeva l’ora di potersi togliere quei vestiti.
    Passarono altre ore, e finalmente erano ai piedi di Hrothgar Alto.
    Era strano, però; non avevano incontrato alcun pericolo nel loro tragitto, nemmeno uno. Terra fece per salire la grande montagna, ma Ventus si fermò appena ai piedi.
    Il Custode castano si voltò a suo indirizzo, con uno sguardo interrogatorio.
    -Qualcosa non va?- chiese, e il biondino alzò lo sguardo.
    -Prosegui, sei arrivato ormai.-
    -Non ci pensare nemmeno, tu vieni con me e troveremo una soluzione-
    -Basta, Terra.. devo andare nel Ferelden! Sono un Custode, devo fare qualcosa!-
    -Ma non sai cosa può riservarti il viaggio da qui al Ferelden, né cosa troverai!-
    -La minaccia Covenant non è ancora arrivata lì.. con le forze di Alistair potremmo avere un vantaggio, ce lo deve!-
    -Non ne puoi essere sicuro, Ventus, è un rischio che non possiamo correre!-
    -La nostra vita è un rischio, Terra..-
    -Non voglio perdere anche te..-
    -Aqua è a Baticul, io sarò nel Ferelden. Sentirai la mia anima nel nostro amuleto portafortuna- disse, e estrasse dalla tasca dei pantaloni un medaglione a forma di fiore, e lo strinse nella mano.
    Terra fece lo stesso, e lo portò al petto.
    -..Ormai non posso fare nulla per fermarti. Vai, se è questo che pensi-
    Ventus annuì; si avvicinò al compagno e lo abbracciò, come se fosse un fratello.
    Terra ricambiò, e poco dopo si staccò.
    Il biondino sorrise.
    -Come farai per le provviste?-
    -Troverò una soluzione strada facendo.. tu allenati, affina le tue abilità, e un giorno ci rincontreremo.. è una promessa-
    Terra sorrise.
    Il Custode dell’Aria si girò di spalle; decise di non girarsi più, per non pentirsene. Camminò, camminò fino a sparire dalla vista del castano.
    Terra inarcò il collo, si voltò verso la montagna e prese a scalarla.

    -Io sono il legittimo Re dei Re, il trono mi spetta di diritto, così come il tuo appoggio e quello del Cyrodill, Martin Septim.-
    Quest’ultimo, seduto sul suo scranno, sorseggiò del sidro da una coppa.
    -Ti ho dato vitto e alloggio, Ulfric.. ma quel che cerco io è di proteggere il mio popolo dai Covenant-
    -E quel che cerco io è di riavere il mio trono. Protezione in cambio di aiuto.-
    -Quel che penso io, amico- disse l’Imperatore, poggiando la coppa sul tavolo lungo –è che non dovremmo farci guerra tra noi, dovremmo essere un'unica forza, unita contro i nemici.-
    Sora si girò di colpo; Martin Septim disse, in quel momento, le stesse parole che espresse lui non molto tempo prima.
    Ulfric strinse i pugni, visibilmente irritato.
    -Non ho marciato dal Nord per ricevere un no, Septim.-
    -E’ per questo che non ti dico di no, Manto della Tempesta. Akatosh è misericordioso, perciò ti chiede, cos’è che vorresti dal Cyrodill?-
    -Quel che mi interessa è il Sud, il Trono. L’Est deve darmi il suo appoggio in questa battaglia-
    -Battaglia..- borbottò Martin Septim –come si può pensare a una battaglia tra di noi quando siamo sotto costante minaccia dei Covenant!?-
    Ulfric lo guardò fisso negli occhi.
    -Midgar è stata distrutta, Bevelle è la prossima.. è consapevole del fatto di aver lasciato il Nord scoperto per il suo scopo!?- sbottò l’Imperatore.
    Manto della Tempesta strinse i pugni, e di colpo si alzò.
    -Io sono il legittimo Re dei Re, e non ti permetto di parlarmi in questo modo!-
    Le guardie dell’Imperatore aguzzarono la vista, e Ralof posò una mano sulla solita accetta. Ulfric era rosso dalla rabbia, si sentiva quasi colpito nell’orgoglio.
    -Lei ha ragione, Manto della Tempesta, ma questo è il mio territorio. Non voglio aprire un conflitto tra le nostre forze, ma come già detto, il mio compito è proteggere la mia gente.-
    Ulfric ridacchiò. Di seguito, anche Ralof e i due uomini del Nord lo fecero.
    -Quindi è così che Akatosh agisce.. rimane nascosto dietro delle mura.. come una donnicciola.-
    -Ti sto offrendo protezione, e non tollero chi dice blasfemie-
    -Ti do del tempo per pensarci- ignorò Ulfric, facendo per andarsene –tra pochi giorni ripartirò, con o senza di te, alla volta del Sud.. e quei due ragazzini verranno con me-
    Si avvolse nel suo mantello, aprii la porta e uscii dalla sala delle udienze. Martin Septim rimase immobile, poi volse lo sguardo verso i due Custodi.
    -La sete di potere sta annebbiando la mente di Ulfric Manto della Tempesta- disse, guardando il vuoto; probabilmente parlava sia con le sue guardie che con i due.
    Da una zona in penombra uscii un elfo; aveva dei capelli castani di media lunghezza, con la fronte completamente scoperta. Vestiva una lunga tonaca rossa con il simbolo di Akatosh sul petto.
    -Mio signore, i Manto della Tempesta non si saranno sicuramente imbattuti in veri eserciti di Covenant, durante il loro viaggio.. sennò la visione del mondo attuale di Ulfric sarebbe diversa.-
    Martin Septim annuì. –La ragione è dalla tua parte, Cancelliere Ocato-
    Sora non riusciva a distogliere lo sguardo dall’elfo, non ne vedeva uno da molto tempo, anzi, da moltissimo.
    -Custodi, perché eravate con lui?- chiese Septim, sorseggiando ancora il sidro.
    Il Custode della Luce si diede uno sguardo d’intesa con la rossa, poi si voltò verso l’Imperatore.
    -Fuggivamo dalla Fortezza della Veglia.. ci ha trovato lui. Ci siamo uniti perché saremmo stati più al sicuro, con un esercito.-
    -La Fortezza della Veglia è caduta?- chiese sbigottito Martin Septim.
    -Credo.. di sì. Quando siamo andati via era sotto attacco.-
    L’Imperatore si portò una mano sulle tempie, scosso dalla notizia. Il Cancelliere Ocato si teneva alla destra del proprio sovrano, con lo sguardo fisso nel vuoto.
    -Questo significa che i Covenant non sono molto lontani da noi, e le loro navi possono essere fatali- disse poi l’elfo.
    L’Imperatore annuii. –Se Ulfric sarà ancora qui, si renderà conto di cosa minaccia il nostro mondo.-
    Sora deglutì.
    -Akatosh ci aveva promesso un grosso aiuto, Custodi. E questo grosso aiuto non è Ulfric, né il suo esercito. Siete voi.-
    Martin Septim lanciò un occhiata all’indirizzo dei due, lo stesso il Cancelliere Ocato.
    Sora annuì, Kairi sospirò pesantemente.
    -Faremo tutto il possibile per tenere al sicuro questa città- ruppe il silenzio Sora, deciso.
    -E’ il nostro compito, siamo Custodi del Keyblade- concluse Kairi. I due si guardarono, sorridendo.
    Martin Septim annuii, e li congedò.

    Arrivò davanti l’entrata di Hrothgar Alto.
    Osservò l’enorme monastero da cima a fondo, e poi si avvicinò, lentamente. La notte era calata, l’aria era diventata fredda, cupa, ma lui non aveva paura.
    Le porte si aprirono, di colpo, come se qualcuno era a conoscenza del suo arrivo.
    Un uomo, coperto con una tonaca nera e un cappuccio del medesimo colore. Del volto si poteva solo vedere una folta barba grigia.
    -Tu che aspiri a maneggiare il Thu’um, fai un passo avanti.-
    Terra seguii l’istruzione dell’anziano, che lo osservò da cima a fondo.
    Dagli angoli oscuri dell’area altri cinque anziani lo circondarono, alzando le mani al cielo. Terra si sentii immediatamente bloccato, come se qualcosa gli bloccasse i polsi e le caviglie.
    Poi cadde in ginocchio. I sei anziani si tenevano in cerchio, sussurravano delle parole in una lingua sconosciuta per Terra e le mani erano rivolte verso l’alto.
    Infine perse i sensi.
    -Tu sei il Dovahkiin, Terra, Custode del Mondo-
     
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