Dusk

Terzo atto di MOK

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    E de che, so solo quasi 2 settimane!! gif

    Comunque il capitolo sarebbe pronto, ma non l'ho ancora riguardato. ROFLOL.
     
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    Ecco qua, mi ci sono messo e in poco ho riguardato e riletto 2/3 volte l'intero capitolo.
    Spero sia di vostro gradimento, e grazie a Holy e Nyx per il commento.


    14: L’alba di un'altra Organizzazione
    Barakir Valandil, quello stesso giorno, aveva chiesto un’udienza con Garrett Hawke, il Prescelto dell’Ordine, prima di lasciarli andare.
    Il Nykerim, chiamato così dal proprio popolo, amava trascorrere i pomeriggi nella fauna, con le proprie creature. Vedeva ormai morte e distruzione da qualunque parti, e la notizia da parte delle proprie guardie di aver trovato dei corpi corrotti nelle foreste confinanti con il villaggio.
    Tantomeno non accettava di aver costretto la propria popolazione a vivere lì. Quello che aveva deciso era realmente giusto, come tutti gli avevano fatto credere?
    L’elfo aveva un aspetto sereno, data la capacità di quella razza di vivere per molti anni. I capelli lunghi e biondi facevano da ritrovo per le, altrettanto lunghe, orecchie a punta.
    Vestiva, solitamente, con una tonaca lunga di colore blu, con disegnato un grosso albero, come quello di Minas Tirith, ma di colore verde.
    L’albero della vita, l’albero che i mistici elfi anziani usavano per contattare l’Altro Mondo, e chiedere consiglio sul da farsi.
    Entrò nella propria sala del trono, che era contornata da vari quadri, di animali soprattutto, ma uno in particolare catturava l’attenzione di chiunque entrasse nella dimora.
    Quello di Eledwhen Valandil.
    Il figlio sorrideva ogni volta che incrociava il dipinto, come se fosse ancora vivo e presente proprio in quel momento.
    Ricordava ancora quando suo padre gli annunciò il pericolo che incombeva, e la ragione per cui lui e sua madre dovevano andare via da Yew, la sacra città elfica.
    Lui, però, non era come suo padre, affatto. Eledwhen Valandil si era sacrificato per salvarli, per sigillare i Drow nelle viscere della terra.
    E ora lui non sapeva come comportarsi..
    Sedette sul trono maestoso, socchiudendo gli occhi, facendo poi cenno a una guardia di far entrare l’uomo.
    -Ben ritrovato, Garrett Hawke- accennò il Ranger, sorridendogli.
    L’uomo chinò leggermente il capo, sorridendo appena. Sembrava non aver riposato affatto, aveva i vestiti, sporchi di terra, i capelli disordinati e le borse viola sotto gli occhi.
    -Qualcosa non va, Prescelto?-
    Quest’ultimo alzò leggermente lo sguardo, rivelando il volto, stanco.
    -Molte cose, signore.. –
    Il Ranger sospirò, avvicinandosi all’uomo. Gli accarezzò il volto, scuotendo il capo.
    -Dovevi riposarti, durante questi giorni-
    -Non ne ho avuto il bisogno-
    -Sei stanco, sia fuori che dentro. Dovreste..-
    -No- rispose secco l’uomo, per poi togliere la mano dell’elfo. Quest’ultimo inarcò il sopracciglio sinistro, rimanendo perplesso dalla reazione dell’ospite.
    -Cosa doveva dirmi di molto importante, prima della nostra partenza?-
    -Sua sorella, Bethany, ha richiesto dai nostri artigiani una spada elfica.. chi ne ha bisogno?-
    Garrett deglutì; probabilmente serviva a Riku, ora che non possedeva più il Keyblade.. ma non ne aveva parlato con nessuno, tantomeno con gli elfi.
    Solo uno di loro lo sapeva, ma probabilmente non aveva aperto bocca.
    Garrett lanciò uno sguardo a Elrond, che sorrise. Non aveva detto nulla di quella situazione.
    -Ne abbiamo bisogno, signore, non credo che questa cosa rechi un grande d..-
    -Non c’è bisogno di proferire parola, Garrett- disse, rimettendosi seduto. –Ma ovviamente non ti ho convocato per chiederti questo-
    L’uomo spalancò le braccia.
    -Pensavo che potreste trattenervi, ho un brutto presentimento riguardo a quello che può..-
    -Basta così- interruppe il Prescelto, portando una mano in avanti. –Mi dica una cosa, Barakir, a lei interessa più la protezione dei suoi concittadini o la protezione dell’intero mondo?- domandò.
    Valandil non rispose, deglutendo.
    -Come immaginavo- accennò, girandosi di spalle. –Le voci che lei, da suo padre, non ha ripreso nulla, allora sono vere..-
    Barakir spalancò gli occhi, sguainando le lame dalle fodere, e puntandole verso Garrett. Quest’ultimo estrasse lo spadone e lo posizionò in mezzo le due armi, bloccandole.
    -E’ così che gli elfi si comportano? E’ COSI’?- domandò, alzando il tono di voce e girandosi verso Elrond. Quest’ultimo scosse il capo.
    -Qualcosa sta turbando te, mio caro, ma noi non possiamo fare nulla per aiutarvi- concluse, per poi togliere lo spadone e rimetterlo a posto.
    Barakir rimase in silenzio, sedendosi nuovamente sul trono.
    -Io e la mia squadra partiremo a breve- iniziò, avvicinandosi all’uscita della sala. –Vi ringrazio per i vostri servigi, e spero che la dea Delanna sia al vostro fianco..-
    Garrett uscì dalla stanza, visibilmente soddisfatto, e percorse una scalinata che lo portò agli alloggi dove Isabela e Varric ancora riposavano.

    Come ultimo dono, il popolo elfico decise di regalare quattro cavalli – non cinque, inutile per Varric, troppo basso per cavalcarlo – al gruppo , che si apprestava a ripartire alla volta di Konohoa.
    Riku indossò i soliti vestiti, ovvero una maglietta bianca e dei pantaloni blu, lavati il giorno prima. Inoltre posizionò un fodero vicino le tasche dei pantaloni, dove poter infilare la spada, creata dagli elfi.
    Guardò il contenitore, e sospirò.
    Tutto di un tratto si accorse di non essere più solo. Isabela arrivò nella stanza, non incrociando nemmeno lo sguardo dell’argenteo.
    Quest’ultimo scosse il capo, grattandosi il mento.
    -Stai bene?-
    L’ex piratessa non gli rispose, avvicinandosi al proprio cavallo. Portava i vestiti del giorno prima, anch’essi puliti.
    -Cosa c’è che non va?-
    -Tu non vai- si limitò a dire, facendo spallucce. Riku incrociò le braccia.
    -Ogni momento è buono per parlare..-
    -Di cosa vorresti parlare?- continuò, girandosi di colpo, visibilmente irritata.
    -Cosa ti ho fatto di male?-
    -Non capisco perché siamo ancora qui, a spaccarci il culo per te, che sei INUTILE, ora..- domandò, con fare ironico. La donna poi tornò ai propri affari, sbuffando.
    -Quindi è così..- accennò, muovendo la testa. –Una volta conoscevo una persona, sai? Era arrogante, ma domabile, come te..- disse, ridacchiando.
    La donna inarcò un sopracciglio, ancora più irritata dall’atteggiamento dell’argenteo.
    -Dove sono gli altri?- domandò ancora il ragazzo, poggiando la schiena su un muro.
    -Si stanno preparando, quindi tieniti pronto, idiota- concluse l’ex piratessa, strattonando il proprio cavallo poco lontano da lì, per evitare lo sguardo e il confronto.

    Il gruppo dei Custodi continuò a correre, imperterrita, per i palazzi, mentre nelle strade di Konohoa si riversava il caos e la distruzione.
    Alcune bombe di argilla continuavano a esplodere e a far cadere edifici, ma, fortunatamente, dove erano loro era ancora tutto intatto.
    Tutto di un tratto il palazzo si divise in due.
    -Maledizione! Dobbiamo saltare!- esclamò Ventus, prendendo la rincorsa. Saltò, trovandosi a mezz’aria. Atterrò perfettamente, con tanto di capriola, e si girò velocemente verso i compagni.
    Aqua lo raggiunse in fretta, così come Kairi e Sora.
    Terra strinse i denti, quando, mentre stava per saltare, il pavimento cedette. Ven lo afferrò velocemente. Il Custode castano sorrise, facendosi leva.
    Un'altra esplosione. Quest’ultima fece cadere Aqua per terra, che sbatté violentemente a terra. Terra deglutì, alzandola immediatamente e caricandola sulla spalla.
    -Muoviamoci, fuori da qui!!- esclamò Sora, quando, improvvisamente, Deidara, in groppa al proprio uccello d’argilla, entrò all’interno del palazzo. Il volatile fatto di chakra catturò con i propri artigli il Custode della Luce, facendolo poi cascare in strada.
    Il castano rotolò graffiandosi visibilmente, ma si alzò in fretta, sguainando la Catena Regale.
    Sora lanciò un’occhiata al palazzo, dove il resto del gruppo lo stava osservando. Fece cenno di andarsene, indicando più lontano.
    -Manca poco e sarete fuori città, io vi raggiungerò!- rassicurò il ragazzo dai capelli a porco spino, guardandosi intorno, con il Keyblade teso in avanti.
    Seguirono il consiglio, rendendosi conto che i bombardamenti erano terminati.
    Si alzò un polverone, che accecò leggermente il castano. Quest’ultimo cercò di rimanere attento, senza distrarsi, quando Deidara lo colpì da dietro con una bomba d’argilla.
    Esplose, e il Custode cadde all’indietro. Si alzò, con i vestiti graffiati e sporchi di terriccio, ma non si arrese affatto. Sorrise, pulendosi del sangue fuoriuscito dal labbro con i guanti.
    Konohoa era distrutta, quasi tutti i palazzi erano distrutti, uno dei pochi intatto era quello degli Hokage. Deidara si avvicinò lentamente al Custode, che con un fendente squarciò l’aria. Il biondo evitò, di fortuna, il colpo, che gli provocò solo un taglio sulla tonaca.
    -Il Custode della Luce..- accennò, incrociando le braccia. –Sei goffo e poco abile, a quanto vedo..-
    Sora strinse i denti, scattando in avanti. L’artista della distruzione si scansò, colpendo alla nuca l’avversario. Quest’ultimo roteò su sé stesso, cercando di affondare la lama nelle carni del biondo, senza successo. Deidara bloccò con dell’argilla la lama del Keyblade, che, con grande potenza, distrusse il chakra, arrivando a colpire l’obiettivo, però l’uomo saltò verso l’alto, tornando in groppa al proprio volatile.
    Sora puntò il Keyblade verso il cielo, precisamente verso l’uomo, cercando di colpirlo con varie scosse elettriche, senza, però, riuscirci.
    -Quando capirai che non puoi sconfiggermi?- accennò, sorridendo. Si fermò di colpo, mettendosi in piedi sull’uccello. Incrociò le braccia, e guardò fisso il castano.
    -Ricorda una cosa, Custode..- accennò, socchiuse gli occhi e incrociò le dita.
    -L’ARTE E’ DISTRUZIONE!-
    Le statue degli Hokage, il luogo più amato e protetto di tutta Konohoa, esplose improvvisamente. Le facce scolpite nella roccia dei vecchi capi del Villaggio della Foglia saltarono in aria, sgretolandosi in mille pezzi di terra.
    Sora rimase immobile, non poteva credere ai suoi occhi.
    Deidara scoppiò a ridere come un forsennato, aveva gli occhi pieni di rabbia e soddisfazione. Il biondo si girò di colpo verso il Custode, planando in picchiata verso di lui.
    Quest’ultimo si spostò con grande velocità, e, dopo aver evitato un pugno, lo colpì con l’elsa del Keyblade. Deidara sputacchiò del sangue, ma si pulì velocemente.
    Saltò nuovamente verso l’alto, posizionandosi sul proprio volatile d’argilla.
    -Ora tocca a te!-
    L’argilla investì Sora, cominciando a catturarlo, partendo dai piedi. Il Custode tentò di liberarsi, senza successo. Strinse i denti e cercò una soluzione, poi, però, Deidara fece esplodere tutto.
    Si alzò un grande polverone di sabbia, e il rumore, probabilmente, aveva bloccato ogni combattimento. Deidara sorrise soddisfatto.
    Quando la sabbia si dissolse, Deidara spalancò la bocca.
    Sora era in piedi, ricoperto da una luce bianca.
    -Ora sì che ti riconosco..- sussurrò l’Artista della Distruzione. Incrociò le braccia, guardando l’orizzonte. Era ora.
    Sora alzò lo sguardo verso l’avversario, facendo per attaccarlo, ma il biondo posizionò una barriera d’argilla tra di essi.
    -Mi dispiace, Sora, ma il tempo a tua disposizione è terminato- concluse Deidara, e, dopo aver schioccato le dita sparì in una nuvola di fumo.
    Il Custode della Luce cominciò ad ansimare affannosamente, muovendosi lentamente tra le strade –oramai distrutte- di Konohoa.
    Sentiva i rumori della battaglia non molto lontani da lui, ma ora l’unica cosa che doveva fare era raggiungere i suoi compagni..
    Alzò lo sguardo, e notò fuori dal villaggio una sottospecie di salita, probabilmente era lì che lo aspettavano..
    Cominciò ad accelerare il passo, tenendo sempre il Keyblade in mano, a filo con il terreno.

    -Garrett- accennò Riku, apparendo alle spalle del Prescelto dell’Ordine. Quest’ultimo sorrise, facendo cenno all’argenteo di poter continuare a parlare.
    -Volevo chiederti una cosa..-
    -Dimmi tutto-
    -Vorrei sapere di più, su tutto-
    -Ne so quanto gli altri, Riku..-
    -Non ti credo, Garrett- accennò, incrociando le braccia –Quando l’Oscurità, beh.. lo sai.. tu sei stato l’unico a sentirtelo, con quel marchio che avete sul polso sinistro..-
    Il moro sospirò.
    -Io sono il Prescelto dell’Ordine, nonché Prescelto di Theresa- commentò –Ma ti prego di non dire nulla agli altri-
    -Perché? Perché anche loro non possono sapere?-
    -E’ il volere di Theresa-
    -Voi siete l’Ordine dei Custodi, voi dovreste fidarvi l’uno dell’altro..-
    -Qui non si parla di fidarsi o meno, Riku- esclamò Garrett, alzando il tono della voce. –Fino a poco tempo fa eri giù d’animo, chiedevi consiglio a me e ora..-
    Il Prescelto si bloccò di colpo, scuotendo il capo.
    -Mi tratti come se fosse colpa mia tutto questo!- continuò infine –Cosa ti ha dato la forza, Riku? Cosa ti ha dato la forza di usare una spada elfica e rinunciare, definitivamente, al Keyblade?-
    -Tua sorella, Garrett, l’unica cosa che ti dovrebbe interessare ora, non dovresti pensare a Theresa e al suo volere.-
    -Mia sorella..-
    L’uomo si bloccò improvvisamente, deglutendo. Era vero, l’aveva trascurata molto, sin dalla morte di Carver..
    -Tra poco partiremo e devo fare delle cose-
    Riku borbottò qualcosa senza farsi sentire.
    -Quanto dista da qui a Konohoa?-
    -Circa due ore di viaggio, senza nessuna sosta o ostacolo-
    L’argenteo annuì, per poi uscire dalla stalla dove il moro stava sistemando la propria cavalcatura e equipaggiandolo.

    Erano tutti pronti, appena fuori dal Villaggio Elfico.
    Varric, ancora con una fasciatura intorno al braccio destro, che era coperto anche dalla cotta di maglia in Electrum, salì –aiutato da una guardia elfica- sul destriero di Isabela, mentre Riku, Bethany e Garrett ne avevano uno tutto per sé.
    -Namariè, e qui siete sempre i benvenuti- accennò la guardia, chinando il capo. Garrett ricambiò, osservando poi i propri compagni.
    Diede una strattonata al cavallo e cominciò a cavalcare, seguito dai propri compagni.
    Poi ripensò alle parole di Riku..

    Percorse la salita, raggiungendo, finalmente i propri compagni. Riuscì a vederli, e sorrise visibilmente. Kairi, che guardava senza mai scollare lo sguardo quel percorso, se ne accorse per prima, e corse all’indirizzo del compagno.
    Però, tutto di un tratto, la rossa fu scaraventata a terra, e il Custode della Luce fu accerchiato dalle stesse persone che stavano radendo al suolo Konohoa.
    -Itachi..- accennò Pain, l’uomo dai capelli arancioni.
    L’interpellato, terzultimo membro del clan Uchiha, annuì, e si girò di colpo verso gli altri Custodi.
    -Mangekyou Sharingan!-
    Terra, Ven, Aqua e Kairi furono come pietrificati improvvisamente.
    Il Mangekyou Sharingan era una delle arti più forti e pericolose di tutte, ed era capace di creare delle illusioni, come incubi, a chiunque incrociasse lo sguardo di chi possedeva quegl’occhi.
    -Voi cosa volete da me, e cosa avete fatto ai miei amici!?- esclamò Sora, puntando il Keyblade contro ognuno dei quattro.
    -Amici..- ripeté Pain, disgustato.
    -Anch’io una volta avevo degli amici.. ma sto meglio da solo, lo sai?-
    Il Custode della Luce strinse i denti.
    -Guardati meglio le spalle, la prossima volta- continuò il presunto capo del gruppo –L’Akatsuki sarà il tuo peggior incubo, Custode, a partire da ora!-
    Pain chiuse le mani, e all’unisono fecero lo stesso anche Zetsu, Deidara e Itachi. Sora fu “catturato” da quattro raggi indirizzati al: cervello, al cuore, ai polmoni e al petto.
    Stavano come succhiando l’energia vitale dal corpo del Custode. Gli alberi vicino a loro divennero secchi, alcuni, addirittura, caddero. Le foglie fecero la stessa fine, sembrava come se fosse diventato Autunno..
    Pain spalancò gli occhi, che erano diventati viola e con diverse righe. Era un’arte segreta chiamata Rinnegan, che sembrava che solo Pain avesse.
    Infine il processo fu terminato.
    Il Capo dell’Akatsuki ghignò soddisfatto, gestendo, all’interno della propria mano, una sfera d’energia, contenente l’essenza di Sora.
    -Signori, è fatta-
    -Non li uccidiamo? Li abbiamo in pugno..-
    -Non siamo qui per ucciderli, idiota di un Deidara- rispose Zetsu. Pain si girò, poi, verso Konohoa, completamente in fiamme.
    -Completiamo il lavoro-
    I quattro sparirono, e, infine, una grossa ed enorme esplosione investì il Villaggio della Foglia, radendolo al suolo.
    Erano tutti morti..
    Sora strisciò vicino a Kairi, vedendoci poco e niente. Infine svenne accanto alla donna che amava..

    -Rimani sveglio!- esclamò Terra, schiaffeggiando leggermente Sora. Quest’ultimo aprì leggermente gli occhi, vedendoci visibilmente sfocato.
    Cos’era successo?
    Alzò ancora la testa, notando che Konohoa era stata completamente rasa al suolo. Deglutì, sentendosi come soffocare.
    Terra lo teneva in spalla, anche se a fatica, e il gruppo correva imperterrito per le foreste della Foglia.
    Aqua si portò davanti al gruppo, puntando il proprio Keyblade in avanti. Una luce comparve sulla punta dell’arma.
    -Ci avvertirà se ci saranno dei pericoli; quando lampeggia vuol dire che c’è qualcuno nelle vicinanze- spiegò l’azzurra, muovendosi lentamente.
    Kairi era visibilmente spaventata. L’incubo che aveva fatto.. Sora morto.. lei stava per essere violentata..
    Scosse la testa, mentre Ven la incitò a camminare.
    -Ma dove diamine stiamo andando?- commentò poi il Custode dell’Equilibrio, cadendo in ginocchio.
    Terra si bloccò, posando Sora sul terreno.
    -Cerco di prendermi cura di lui- accennò Aqua, mettendosi in ginocchio accanto al compagno. Cominciò ad accarezzargli la fronte, passando poi una mano sul petto.
    Sentirono, intorno a loro, come se qualcuno li stesse osservando. Il vento alzato dall’esplosione continuava a trasportare con sé dei gramoli di sabbia, dando fastidio alla visibilità dei ragazzi. Ogni tanto, dai cespugli si sentiva qualche rumore, ma pensavamo fosse solo la loro immaginazione.
    Finchè non furono circondati da una marea di soldati su cavallo. Uno, che teneva una grossa armatura e un elmo di ferro a coprirgli il volto, guardò dall’alto al basso Aqua.
    Il cavaliere si tolse l’elmo, e rivelò un viso conosciuto alla Custode, nonché Sacerdotessa.
    Aveva dei corti capelli rossi, ed era visibile il malo taglio.
    Aqua spalancò la bocca.
    Luke Von Fabre

    -Siamo arrivati troppo tardi, a quanto pare- accennò Luke, muovendo la propria chioma rossa.
    -Luke..- accennò stropicciandosi gli occhi Aqua. Terra gli lanciò un occhiata, inarcando un sopracciglio.
    L’uomo, che teneva un’armatura di piastre in acciaio, osservò il corpo esanime di Sora.
    Il rossastro smontò da cavallo, avvicinandosi al Custode.
    -Cos’è successo?-
    -Siamo stati.. ingannati da un’arte oscura.. e..- cercò di spiegare la Sacerdotessa, ma poi Luke la zittì.
    -Non c’è bisogno di proferire parola- disse, sorridendo –Eravamo qui per aiutare, ma siamo arrivati tardi, ora è mio compito portarvi in un posto sicuro-
    -Ci possono essere dei superstiti..- commentò Ventus, facendosi avanti. Von Fabre si avvicinò, osservando il grosso cratere dove, una volta, c’era Konohoa.
    Poi si girò verso il Custode dell’Equilibrio, e mosse il capo in segno di disapprovazione.
    -Muoviamoci, non è sicuro stare qui- comandò il rosso, montando nuovamente a cavallo. Aqua salì insieme a lui, e, da lontano, Terra li osservò esterrefatto..

    Theresa si trovava sul balcone di Cornelia, maestosa città del continente intorno Midgar, circa tre giorni di viaggio dalla –ormai persa- capitale.
    La Veggente teneva le mani dietro la schiena, e sospirò.
    -Manca poco- disse, parlando tra sé e sé, ad alta voce.
    Si girò, rientrando nel proprio studio, infine si sedette sulla sedia. Prese delle scartoffie, e le osservò.
    Gli erano state recapitate dagli studi fatti dall’Ordine, da quello che avevano scoperto nelle Rovine di Gaia, città distrutta tempo orsono. Una città che era diventata da poco indipendente. Per loro era possibile, avevano tutto quello che serviva per dipendere da sé stessi. Viveri, la scienza, la vegetazione.. l’unica cosa che gli mancava era un vero esercito.
    Per questo il Regno di Gaia cadde al primo attacco da parte dei qunari, quando quest’ultimi erano nel fior della loro crescita.
    I qunari, però, non erano interessati alla scienza che Gaia aveva, per cui, i laboratori sotterranei della città erano rimasti intatti, ma, col tempo, i fogli erano diventati molto chiari, e le scritte cominciavano a sparire.
    Infine cominciò a leggere quella grossa pila di fogli.

    Op....o.e .o.a
    S..à ..a ..o..a inc..d..ile. Potremmo finalmente dif…e.. c.. ch. ci è … c.a.. al mon..
    Siamo riusciti a m….i..e i c….n..t. ad..tti per f.. sì che il …… … p..ss. trasf..r..re ch…nque in un ess… for.., ma so.. un pu.. d.. c…. po..r. fon…i con il B…


    Un Vertibird continuava, imperterrito, a volare per i cieli.
    -Stiamo cercando da giorni, ma non c’e traccia di Zack..- accennò Cloud, sospirando. Irvine, che si trovava al posto di pilotaggio, tutto d’un tratto virò verso destra.
    Leon, che in quel momento stava riposando, si svegliò improvvisamente.
    -Che diamine succede!?- domandò il moro, e il tiratore scelto ghignò.
    -Penso di averlo trovato!- quest’ultimo si sistemò il cappello, e incitò i compagni a reggersi forte. Cadde in picchiata e il Vertibird si fermò perfettamente sul terreno.
    Kinneas aprì il portellone, e fece uscire per primi Cloud e Leon.
    -Seguitemi- accennò il cecchino, inchinandosi sul terreno. Assaggiò con le dita il terriccio, e guardò l’orizzonte. Irvine era stato addestrato come un segugio, poteva trovare le proprie prede, proprio come un animale, solo sondando il terreno.
    -Seguitemi, Zack è passato da questa parte, non è molto lontano, dovrebbe essersi perso- esclamò il tiratore scelto, estraendo dal fodero il proprio fucile da precisione.
    Cloud e Leon si grattarono il capo, ma il biondo era così felice di poter riabbracciare finalmente Zack, la sua essenza, Cloud era il suo lascito vivente..
    Irvine arrivò molto vicino all’entrata di una strana caverna, e si portò nuovamente in ginocchio a sentire il terriccio.
    -Sembra essere qui..-
    -Non sapevo di questa tua capacità, Kinneas, ne sei proprio sicuro?- commentò Leon, avvicinandosi all’entrata. Era un luogo buio ma apparentemente molto piccolo.
    Le pareti erano fatte di ghisa, e alcune stalattiti fuoriuscivano sia dai lati che dal soffitto.
    Il tiratore scelto sbuffò, posizionando una torcia elettrica sul proprio fucile di precisione.
    -Non sai molte cose di me, allora- rispose, sistemandosi il cappello sul capo. Cloud si era improvvisamente fermato, e incrociò le braccia, guardandosi intorno.
    -Allora, entriamo sì o no?- chiese Irvine, cominciando ad esplorare la zona.
    Leon annuì, ma Cloud ci mise qualche secondo. Non era affatto tranquillo..
    Infine decise di seguire i compagni, nel bene o nel male, doveva ritrovare Zack, a qualunque costo.

    Non ci si può fidare di nessuno, Cloud..
     
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  3. _Holy
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    Bel capitolo! ^^

    La cosa che mi piace di te nell'ultimo periodo sono i dialoghi, li trovo fatti molto bene.
    E lo stile di scrittura si è ben riedificato, ormai non penso di avere altro da dire in merito, bravo ^^

    Il combattimento è stato descritto bene, Deidara è osceno e minchione come sempre, ma è stato bello vederlo combattere.

    Ho avuto un po' più di nebbia su quanto accaduto poi a Sora, con qualche rilettura sono però riuscito a comprendere.

    Isabela è una tettona eccitante e... BOTTANA!
    Ma dico, il povero Riku è già abbastanza abbattuto da sé, quanto è giusto distruggergli il morale con quelle fottute frasi? "TU non servi a niente!!!11!!!!!"

    PoFero Riku... *sniff*

    E Theresa fa la misteriosa, non so ma ho il timore che abbia in mente qualcosa di inquietante (E si mette a giocare con le lettere criptate, anche se la colpa è in realtà dell'autore...
    NEMESIS TI ODIO! >.<)

    P.S: Ah, sai che non mi ero ricordato che Fabre era il protagonista di Tales of the Abyss? Lo hai giocato? Com'è? *__*
     
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    Twilight Player

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    Grazie Holy, sono contento finalmente di aver consolidato quel mio mostro che erano i dialoghi.
    Molto presto scoprirete cos'è l'Operazione Nova..

    PS: Sinceramente non l'ho giocato, ho visto dei video su Youtube, per questo dovresti chiedere a Rei;, è lei che mi ha dato lo spunto di Fabre =D
     
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  5. _Holy
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    CITAZIONE
    PS: Sinceramente non l'ho giocato, ho visto dei video su Youtube, per questo dovresti chiedere a Rei;, è lei che mi ha dato lo spunto di Fabre =D

    Mi ha sempre interessato, peccato che non sia mai uscito in Italia e mi secchi a ordinarlo import çWç
     
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  6. Nyxenhaal89
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    CITAZIONE
    -E’ così che gli elfi si comportano? E’ COSI’?- domandò, alzando il tono di voce e girandosi verso Elrond. Quest’ultimo scosse il capo.

    Garret Hawke scopre i segreti delle gaffes :asd:

    CITAZIONE
    Isabela arrivò nella stanza, non incrociando nemmeno lo sguardo dell’argenteo.

    Bitch please. D:

    CITAZIONE
    -Quindi è così..- accennò, muovendo la testa. –Una volta conoscevo una persona, sai? Era arrogante, ma domabile, come te..- disse, ridacchiando.

    50413_198873930963_356237_n

    CITAZIONE
    -Si stanno preparando, quindi tieniti pronto, idiota- concluse l’ex piratessa, strattonando il proprio cavallo poco lontano da lì, per evitare lo sguardo e il confronto.

    I'm a cool bitch, faggot. :°D

    CITAZIONE
    Il biondo evitò, di fortuna, il colpo, che gli provocò solo un taglio sulla tonaca.

    SWIIIIIIIIIIIISSSH! :mki:

    CITAZIONE
    -Amici..- ripeté Pain, disgustato.



    Be', capitolo tranquillo, inframmezzato al momento giusto dallo scontro con l'Akatsuki: ben scritto, non ho notato nessun errore a parte "porco spino" che si scrive tutto unito :3
    Garret fa il badass misterioso e Riku è ormai una puttanella inutile e deve tornare in cucina a fare sandwich per Isabela (che è quella che porta i pantaloni nella compagnia).
    Pain sguinzaglia i suoi animaletti SWISHiosi e Kairi resta come la cretina che è! :3
    E finiamo con una bella lettera criptata e i Soldier che svolazzano alla ricerca di Zack.
    Ma tanto è morto, Zack muore sempre.
    Attendo il prossimo, scusa per il commento scarno >.<
    Alla prossima!
     
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    AHAHAHHA ma tanto è morto, Zack muore sempre è bellissimo!
    Grazie, in ogni caso, commento scarno o commento figo, commento con le palle o commento che si muove (:omg:) è sempre bello :3
     
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    Sono tornato, con un nuovo capitolo.
    Ho apprezzato molto i vostri commenti, e sicuramente, se continuo a scrivere in questi tempi è grazie a voi.
    Holy e Nyx.
    Spero gradiate anche questo.

    15: Visita insolita
    Erano partiti, avevano lasciato il villaggio elfico e in groppa a quattro maestosi cavalli cominciarono a galoppare nelle foreste elfiche. Bethany si era incaricata di preparare i viveri donatogli dagli elfi, e creare anche degli incensi grazie alla propria magia.
    Isabela si teneva lontana dal gruppo, lanciando, ogni tanto, degli sguardi a Riku. L’argenteo si guardava spesso e volentieri intorno, osservando la fauna che, tuttavia, era rimasta in ottime condizioni. Probabilmente tutto questo era dovuto al fatto che il Grande Albero era ancora in piedi.
    Varric era sul cavallo di Bethany, e si teneva stretta all’Arcimago, rischiando anche di palparla più e più volte alle parti intime, senza volerlo.
    Garrett era, come il solito, in testa al gruppo. Teneva, preoccupato, sempre la propria spada in mano, e galoppava lentamente, senza nemmeno far sentire il rumore degli zoccoli della cavalcatura. Era, però, rassicurato dal fatto che fino alla fine della foresta c’erano alcune torri di guardia, con sopra cinque o più cavalieri.
    Però, quando uscirono da essa, capì che erano completamente soli, isolati dal mondo intero. Pensava alle altre regioni, soprattutto quelle che stavano dall’altra parte del continente. Come se la stavano cavando, in quel momento? E c’era ancora qualcuno di vivo che teneva una Resistenza proprio come stavano facendo loro?
    Al di fuori dai territori elfici gli alberi erano stati completamente sradicati, la terra era completamente bruciata e si poteva sentire l’odore che probabilmente c’era stata una battaglia poco orsono. Il Prescelto fece cenno alla propria squadra di muoversi lentamente, guardandosi bene intorno. Sapevano che gli Elite erano abili nel nascondersi con le loro abilità di mimetizzazione, e soprattutto nel maneggiare le lame energetiche.
    Garrett, infine, ordinò di rimanere immobili. Il silenzio fu rotto, poi, dall’ordine di continuare a galoppare velocemente. I quattro cavalli cominciarono a guizzare nel fango con i propri zoccoli, dirigendosi verso Konohoa, il Villaggio della Foglia.

    L’esercito di Von Fabre lasciò i territori dei ninja, per imbattersi in quelli che sembravano non esser ancora stati attaccati.
    In lontananza i Custodi potevano ammirare la Fortezza della Veglia, luogo in cui probabilmente Von Fabre viveva.
    Una volta arrivati vicini i cancelli dei soldati aprirono il maestoso portone d’ingresso, e l’intero esercito entrò nel cortile della fortezza, uno spiazzo grande probabilmente per ricevere i carri o le spedizioni come queste.
    -Luke, perché vi siete trasferiti tutti qui?- domandò Aqua, scendendo dalla cavalcatura del compagno. Von Fabre si tolse l’elmo, mettendoselo sotto spalla.
    -Non potevamo rimanere nelle nostre città, per questo ho trasferito qui i civili- spiegò il rosso -Quindi sono venuto anch’io portando tutti i soldati, alcuni dei migliori però sono rimasti alla Capitale ad aspettare i rinforzi-
    -Rinforzi?-
    -Gli uomini di Cyrodill, gli uomini dell’Est-
    Aqua annuì, incrociando le braccia.
    -Ora ho da fare, ci vediamo più tardi, queste guardie vi accompagneranno ai vostri alloggi- finì il rosso, girandosi verso i propri soldati, e incamminarsi verso la propria sala.
    Aqua lo guardò allontanarsi, nei mesi che avevano passato divisi era cambiato radicalmente, si era deciso, finalmente, a prendere delle decisioni per il proprio popolo, e sembrava che fino a quel momento fosse andato tutto per il meglio.
    Dei soldati, poi, scortarono i cinque Custodi –con Sora ancora senza sensi- verso i propri alloggi, e Terra teneva in spalla il Custode della Luce.
    Un soldato indicò al gruppo le cinque stanze, che si sarebbero divise, e Aqua se ne scelse subito una, buttandosi sul letto.
    Terra si avvicinò a una stanza, entrandoci e poggiando Sora sul letto. Kairi si avvicinò al ragazzo, accarezzandogli i capelli, e il castano uscì dalla stanza. Ventus si era già ritirato, probabilmente, per riposare, e il Custode si appoggiò a un muro nel corridoio.
    Infine prese forza ed entrò nella stanza della Sacerdotessa.
    -Da quanto va avanti?-
    Aqua si girò di colpo, poiché si era spogliata era rimasta senza vestiti, e si coprì con le coperte del letto.
    -Da quanto va avanti cosa!?- rispose irritata la bluastra, notevolmente irritata per la brusca interruzione del ragazzo.
    -La storia con quello lì!-
    -Ti sembra il momento? Abbiamo molto da fare, e vorrei riposarmi!-
    -Ed io voglio delle spiegazioni!-
    Aqua lasciò cadere le lenzuola, rimanendo completamente nuda.
    -Che spiegazioni vorresti? Se questo corpo è stato toccato da qualcun altro oltre da te!?-
    Terra arrossì.
    -Scusami..-
    -Ora esci.-
    Il Custode annuì, chiudendo la porta alle proprie spalle, e Aqua si buttò sul letto stringendo i cuscini, forse era l’ora di ricominciare il proprio cammino..
    Quello dove conobbe Yuna..
    E dove divenne una Sacerdotessa.

    Sora si svegliò, spalancando gli occhi e ansimando. Si guardò intorno, rendendosi conto di non essere più nei territori di Konohoa.
    Si mise seduto sul letto, facendo una smorfia di dolore, poiché gli facevano male tutti i muscoli. La stanza non era molto grossa, aveva solo il letto, un mobile e una porta dove si trovava il bagno. Il Custode della Luce si alzò, e zoppicò vicino la porta d’ingresso, però si accorse che sulla poltrona vicino al mobile si trovava Kairi.
    Il ragazzo sorrise, accarezzandogli il volto. Di colpo la rossa si svegliò, abbracciando il castano.
    -Temevo il peggio..- disse singhiozzando.
    -Ne ho passate di peggio, Kai..- rassicurò il ragazzo, tenendo stretta a sé la donna.
    -Però ora devo capire perché l’hanno fatto-
    La rossa annuì, e il Custode della Luce si staccò dall’abbraccio, aprendo la porta.
    -Mi accompagni?- domandò, e la ragazza, ancora in silenzio, annuì, prendendolo sotto braccio. I due s’incamminarono presso il cortile principale, dove c’era già un elevato traffico di mercanzie. I carri erano scortati da dei soldati, e si recavano nella piazza dove venivano allestiti dei banchi, dove si vendevano oggetti pregiati o delle armi di auto-difesa come pugnali.
    Kairi e Sora cominciarono a salire una stradina, che li allontanò dalla folla, e si avvicinarono al palazzo dove Luke Von Fabre risiedeva.
    Una volta arrivati le guardie li fecero passare immediatamente, e il rossastro, che era alle prese con una cartina geografica, si girò verso i due.
    -Benvenuti- accennò -Vedo che ti sei svegliato, Sora-
    -Salve, Von Fabre- cominciò il Custode della Luce. Il cavaliere rosso fece cenno ai due di sedersi sulle poltrone che erano ai lati del tavolino.
    -Cosa vi porta qui, mentre tutti gli altri riposano?-
    -Vorrei avere delle risposte, se è possibile-
    Von Fabre annuì.
    -Perché hanno usato quella tecnica su di me?-
    -L’Akatsuki è un’organizzazione che opera solamente per scopo personale, ovvero la conquista del mondo- cominciò Von Fabre –ciò che sappiamo, per ora, è che il loro compito era quello di estrarre i Cercoteri, abilità innate possedute da diverse persone, per avere il potere assoluto di ognuno di queste creature sigillate nei propri padroni-
    Sora cominciò ad ascoltare attentamente.
    -Probabilmente hanno messo gli occhi su di te, e hanno risucchiato parte della tua energia vitale, per creare a non so cosa. E’ una cosa che stiamo cercando di scoprire, ma per ora non sappiamo nulla-
    -Dar vita a.. qualcosa? Con la mia energia?-
    -Esatto-
    -Come.. un secondo me?-
    -Un terzo, vorrai dire-
    Sora sospirò, mentre Kairi gli poggiò una mano sulla spalla.
    -Dobbiamo impedirglielo-
    -Non preoccuparti, non potranno fare niente finchè non troveranno un esperto di genetica- accennò Von Fabre, per rassicurare.
    -Come fa a sapere che nessuno di loro è esperto in genetica?- domandò il castano.
    -Non è la prima volta che sento parlare di loro- rispose, per poi puntare il dito sulla cartina geografica. –Sto preparando un percorso di fuga per i civili, se mai la fortezza sarà attaccata in modo violento- cambiò discorso il rosso.
    -Ha questa paura?-
    -Non è paura, è certezza. I miei uomini hanno trovato più e più volte dei piccoli gruppi di Elite, come esploratori. Ci abbiamo messo poco a eliminarli, ma credo che le informazioni necessarie che dovevano dare siano arrivate a destinazione-
    Sora annuì.
    -Ovviamente il luogo non è sicuro nemmeno per..-
    Prima che il cavaliere rosso potesse finire di parlare, le porte della sala si aprirono un ulteriore volta, e all’interno vi ci entrò Aqua, con un nuovo completo. Aveva un corpetto che gli stringeva tutto il petto, oltre dei pantaloni altrettanto stretti, e un mantello azzurro. La Custode osservò i tre.
    -Luke, devo dirti una cosa importante- accennò la Custode, tenendo il Bastone delle Sacerdotesse saldo in mano, come non faceva da qualche tempo.
    -Prego, Aqua- rispose l’uomo, aprendo le braccia.
    -A voi pensavo di dirlo dopo, ma ormai siete qui- esitò, per poi liberare un lungo sospiro.
    -Ho deciso di tornare a Baticul, luogo in cui ci siamo conosciuti, per continuare il mio cammino di Sacerdotessa- iniziò, lasciando senza parole sia Sora sia Kairi. Von Fabre si lasciò andare in un lungo sospiro.
    -E’ passato molto da quando sono diventata una Sacerdotessa, penso di essere pronta per continuare gli allenamenti spirituali, se voglio essere veramente utile in questa battaglia-
    Luke annuì, avvicinandosi alla bluastra.
    -Baticul dista molto da qui, come ci arriverai?-
    Aqua si toccò il mento.
    -Posso provare a trasportarmi nella Sacra Sala della Meditazione- accennò –Ma per questo ho bisogno prima di contattare Yuna-
    -Per questo ci posso pensare io- confermò Von Fabre, per poi abbracciare l’azzurra.
    -Ti chiedo solo una cosa- gli sussurrò all’orecchio –Prenditi cura di Ventus, fai che non gli accada nulla-
    Von Fabre annuì, lasciando poi la presa. La Custode si avvicinò a Kairi e Sora, sorridendogli.
    -Grazie di tutto- accennò Sora, alzandosi a fatica. Aqua lo strinse in un abbraccio, sospirando, e poi fece lo stesso con Kairi.
    -Dopo parlerò di questo con Terra e Ventus, sperando che la prendano bene-
    L’azzurra lasciò la sala, sotto lo sguardo del Cavaliere Rosso. Quest’ultimo, poi, si girò verso i due.
    -Vi dicevo..-

    La Profetessa, sedeva, come sempre, nel proprio studio, immersa nello studio di migliaia di scartoffie, di libri sacri e antichi e di testamenti di vecchia data, tutta roba che apparteneva a molti anni prima.
    Theresa si alzò dalla poltrona, dirigendosi verso la balconata, e la aprì. Guardò il panorama, e vide morte e distruzione. Nel cielo volavano una miriade di navicelle spaziali, chiamati Banshee, e altre navette che probabilmente trasportavano gli Elite.
    La Profetessa sospirò. Ostagar era stata persa da circa una settimana, ma Minas Tirith non aveva subito nessun attacco, fino a quel momento. Nemmeno una pattuglia per sorvegliarli, niente di niente.
    Theresa tornò nella stanza, quando sentì nei dintorni una potenza inaudita, e si girò verso la finestra di colpo.
    E lo vide.
    -E’ giunta l’ora, eh?-
    La figura ridacchiò, per poi far cadere il cappuccio della tunica nera che indossava.
    -Ben ritrovato, Nemesis-
    -Ben ritrovata, Theresa-
    I due si lanciarono uno sguardo, e la Profetessa si mise a sedere.
    -Vedo che ti piace leggere- commentò il Custode Traditore, avvicinandosi alla scrivania.
    -Ti conviene rimanere a debita distanza, scarafaggio-
    -Uh.. volgare per essere una delle persone più sagge e potenti al mondo..- il biondino si avvicinò all’anziana donna, squadrandola. –Ma probabilmente l’età avanza, e la vecchia Theresa non può ingaggiare un combattimento contro di me..-
    La Profetessa si girò di colpo, creando una barriera energetica tra sé e Nemesis. Nel compiere la magia le maniche della Profetessa si alzarono, rivelando il marchio sul polso, quasi completamente sparito.
    -Non ti sforzare troppo, Theresa, da come si vede sul tuo polso non ti rimane molta energia.. usala con cura..- consigliò il biondino, osservando qualche foglio.
    La Profetessa coprì alla svelta il polso, per poi lanciare contro un muro il Custode Traditore. Quest’ultimo sguainò i Keyblade, e ruppe l’incantesimo con facilità.
    -Come vedi..- fece notare, per poi riporre le due armi. Theresa lo guardò con odio.
    -Se devi farlo, fallo rapidamente-
    -Così in fretta? Non avrei nessuna soddisfazione a ucciderti ora- continuò il biondino, camminando per la stanza. – Non hai niente che m’importa, ma presto lo avrai-
    -Smettila con questi giri di parole-
    -Povera la nostra vecchia Theresa.. sai, scavando nella memoria di molte delle mie vittime sono venuto a conoscenza di una cosa che pochi sanno..-
    La Profetessa si rimise a sedere, cercando di calmarsi.
    -Quando il marchio, come quello che hai sul braccio, comincia a sparire, i poteri diventano meno potenti e tu ti stanchi troppo, così..-
    -Hai finito? Sei qui per fare il tuo stupido teatrino o per combattere?-
    -Ti ripeto che tu non hai nulla di cui ho bisogno- ripeté Nemesis, incrociando le braccia. –Mi raccomando, però, continua i tuoi studi, presto riuscirai..-
    -Non parlo con il nemico, se vuoi combattere sono qui, sennò sparisci dalla mia vista- interruppe la Profetessa, alzandosi in piedi. Improvvisamente le mani si erano ricoperte di un’aura blu, e gli occhi si erano accesi di un bianco paradisiaco.
    Nemesis si lasciò andare in un lungo sospiro.
    -Ti ho già detto cosa succede se esageri, ma probabilmente non vuoi..-
    Un fascio di luce fu scagliato all’indirizzo del Custode Traditore, che con una capriola lo evitò. Nemesis ghignò, per poi prendere il volo e sparire.
    Theresa tornò normale, rimettendosi seduta sulla propria poltrona.
    In quel momento la porta della stanza fu aperta.
    -Profetessa!- esclamò un guerriero -Cos’è successo?-
    -Non c’è bisogno di interrompere così la mia meditazione, è tutto apposto-
    La guardia si scusò con un movimento del capo, uscendo poi dalla sala chiudendosi l’entrata alle spalle.

    Finalmente, dopo una settimana di viaggio, il gruppo arrivò a destinazione, non trovando, però, un bello spettacolo. I cinque spalancarono la bocca, e Garrett scese immediatamente dalla cavalcatura cadendo in ginocchio vicino il dirupo.
    Il dirupo che precedeva il burrone, una grossa cava enorme dove prima risedeva Konohoa. Garrett aveva lasciato all’oscuro i quattro della presenza dei restanti Custodi nel Villaggio della Foglia, ma se lo sentiva, non erano morti, erano sani e salvi da qualche parte.
    -Tutto questo viaggio.. inutilmente..- commentò Isabela, stringendo i pugni. Riku scese dal cavallo, avvicinandosi a Garrett. Guardò, insieme con lui, l’orrore che gli si stanziava davanti.
    E improvvisamente fu aggredito alle spalle, dall’ex piratessa Isabela, che lo colpì facendolo cadere a terra, poi estrasse dallo stivale un coltellino, puntandolo alla gola dell’argenteo.
    Ma prima che potesse tagliargli la gola una lunga lama gli venne puntata sulla tempia, ed era quella di Garrett Hawke.
    -Faresti questo a me? Per questo stupido idiota? Io che ho fatto sesso con te, io che ho cercato di..- esclamò la mora, facendo cascare la bandana per terra.
    -Adesso basta- interruppe il Prescelto, deglutendo. -Non è così che ci aiutiamo, i nemici sono altri e non dobbiamo farci guerra tra di noi!- esclamò, con un tono autoritario.
    -Cos’è? Si è svegliato il leone dorme dentro di te?- domandò Isabela, alzandosi e raccogliendo la bandana, sistemandola nuovamente sul capo.
    -Mi chiedevo da un paio di giorni se a Isabela fossero venute- borbottò Varric, lisciandosi la folta barba arancione. L’ex piratessa si girò con uno sguardo cagnesco, e Bethany si lasciò andare in una risata.
    -Dobbiamo rimetterci in marcia..-
    -E stavolta dove saremmo diretti, capo dei miei coglioni?- domandò Isabela, rimettendosi in groppa al cavallo. Garrett si portò una mano alla fronte.
    -Dobbiamo torn..- l’uomo non riuscì a finire la frase, che il marchio sul braccio cominciò a bruciare. Lanciò un’occhiata a Riku, che, però, stava bene.
    Poi pensò ai restanti Custodi, ma non era mai successo da quando aveva ricevuto quel marchio.
    Infine perse i sensi.

    -Felice di rivederti, Garrett Hawke- annunciò una voce, uscita dalla bocca di una figura alta, con una tonaca bianca con delle striature rosse, e un cappuccio a coprire il volto.
    -Theresa?- domandò il moro, guardandosi intorno. Era come in una dimensione alternativa, c’era solo del bianco, che stava a significare la luce.
    La figura annuì, rivelandosi, ed era proprio la Profetessa.
    -Non preoccuparti, il marchio ha bruciato solo perché ti ho chiamato a me, quando ciò accade ti ritrovi qui- rassicurò la donna.
    -Il motivo di quest’udienza?- domandò.
    -Il rapporto della missione-
    -Konohoa è stata distrutta-
    Theresa abbassò il capo.
    -Tuttavia- continuò, e la Profetessa alzò lo sguardo –Non c’è traccia dei Custodi, perciò potrebbero essere ancora vivi-
    Theresa mosse il capo, pensando.
    -Quali sono gli ordini, signora? Li cerchiamo?-
    -No, recatevi a Pravoka, una volta arrivati cercate il porto e salpate per le Rovine di Gaia-
    -Gaia? Ma quella città sarà distrutta da..-
    -Per questo dobbiamo andare lì-
    Garrett annuì.
    -Una volta arrivati mi troverete sicuramente, il territorio sarà completamente nostro e potremmo continuare la ricerca- spiegò la Profetessa.
    -C’è altro?-
    -No, puoi tornare dai tuoi amici, ricorda ciò che ti ho detto-
    Garrett annuì, poi socchiuse gli occhi.

    -GARRETT! GARRETT!- esclamava di continuo Bethany, cercando di risvegliare il fratello. Quest’ultimo aprì gli occhi, e ci fu un generale sospiro di sollievo.
    -Che diamine ti è successo?-domandò Varric, borbottando.
    -Non c’è altro tempo- accennò il Prescelto, alzandosi in piedi e togliendo la sabbia dai propri vestiti. –Dobbiamo andare-
    -Non ci hai ancora detto dove..- commentò Riku, incrociando le braccia.
    -Pravoka-
    -Ma quella..-
    -Sì, lo so, è la tua città..-
    -Non tornerò mai in quel posto del cazzo, ci ho vissuto così tanto da pirata che ora..-
    -DOBBIAMO!- esclamò Garrett. –E ci serve una nave-
    Isabela sbuffò, preparando il cavallo a ripartire.
    -Di quella me ne posso occupare io- concluse l’ex piratessa, spronando la cavalcatura.
    Il gruppo, infine, ripartì, con le stesse formazioni di prima, però dirigendosi verso nord, verso la città dei marinai e dei pirati, Pravoka.
    Sempre se qualcosa era rimasto, di Pravoka.

    -Quanto manca?- domandò la Dottoressa Halsey, dopo aver sbuffato per tutto il viaggio.
    Keyes si portò una mano alla faccia, togliendo, con l’altra, il cappello da ufficiale, riponendolo sopra le macchine per guidare la Pillar of Autumn.
    -Ti rendi conto quanto eravamo lontani, sì?-
    -E con questo? Questa dovrebbe essere..-
    -..La nave spaziale più veloce del mondo!-
    -Non ti permetto di interrompermi!- esclamò la Halsey, alzandosi in piedi, per poi guardare un addetto ai motori.
    -TU!- gracchiò, indicandolo. L’uomo mosse il capo terrorizzato, e la donna si avvicinò a lui.
    -Aumenta la velocità-
    -Dottoressa, così facendo..- cercò di controbattere il Generale Keyes, ma la donna lo zittì.
    -Dobbiamo arrivare in fretta, lì sta succedendo ciò che non doveva succedere!-
    -Ma gli Spartan sono già in azione..-
    -..E metà delle città sono già andate distrutte! Non capisce? Non bastano solo sei Spartan-II per uccidere migliaia e migliaia di nemici!-
    Keyes incrociò le braccia.
    -Ripeto la mia domanda- continuò la bionda –Quanto manca, precisamente?-
    -Non molto, ma non possiamo, per nessun motivo, accelerare. I motori potrebbero distruggersi- spiegò.
    La Dottoressa sospirò.
    -Mi troverete nel mio laboratorio- concluse, uscendo dalla sala di controllo. Il Generale Keyes l’osservò andare via, poi tornò ad occuparsi dei macchinari.

    La Dottoressa Halsey s’isolò dall’intero equipaggio, chiudendosi all’interno del laboratorio della Pillar of Autumn. Accese il proprio personal computer, da dove, automaticamente, si aprirono delle cartelle ricche d’informazioni.
    Halsey cominciò a pigiare diversi tasti, accendendo uno schermo. Si spostò, quindi, sul bancone da lavoro, dove era poggiato il corpo di uno Spartan.
    -Presto tornerai, John..- accennò pensando ad alta voce. Prese un trapano, e cominciò a lavorare sulle gambe dell’armatura, fissando vari punti.
    Passò poi una mano sopra il casco dello Spartan, che, probabilmente, riposava da molto tempo.
    -Dottoressa?- disse una voce, e la donna si girò di colpo. Dal computer era uscita una specie di entità tridimensionale, come un IA.
    -Cortana!- esclamò la bionda.
    L’intelligenza artificiale sorrise.
    -Faccia presto, mi porti all’interno di John- richiese, e la Halsey si grattò il capo.
    Si avvicinò al computer, e tolse il chip che conteneva Cortana, e lo inserì nel casco dello Spartan. In men che non si dica, i visori di John si accesero.
    La Dottoressa sorrise, e il guerriero si alzò, mettendosi seduto sul bancone.
    -Bentornato, Master Chief-

     
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  9. _Holy
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    Innanzitutto mi scuso enormemente per il tempo che ci ho messo per commentare... il capitolo lo lessi qualche giorno fa, ma non avevo ispirazione per lasciare un commento anche solo decente...

    Dunque, il capitolo è decisamente interessante, per nulla movimentato ma del tutto incentrato sui dialoghi.
    Dunque Sora si ritroverà a confrontarsi con un altro sé stesso a causa della trovata di quei fucking ninjas! >.< Vedremo come si evolverà la vicenda...

    Aqua vuole tornare a Baticul... peccato, a quanto pare le piace asocializzare... comunque, ho dei bei ricordi riguardo ai capitoli là ambientati, chissà che non tornino le stesse sensazioni...
    E chiede che Ventus venga accudito... beh, almeno lui non verrà più stravolto da terrificanti realtà di sesso anale tra Terra e Aqua, LOL.


    CITAZIONE
    -Cos’è? Si è svegliato il leone dorme dentro di te?-

    Occhio :sese:


    E la presenza di Nemesis si è fatta nuovamente consistente, la sua immagine di isterico e antipatico cattivo mi piace, anche se prima di fare visita a vecchie (e mestruate) profetesse, dovrebbe prima assicurarsi di avere qualcosa da dire :sisi:

    E l'orrido spettacolo garantito dalle rovine di Konohoa ha dunque fatto breccia nei nostri eroi (perché è inutile dire il contrario! E' Riku il vero protagonista della fiction!), e Isabela reagisce come solo una stronza tettona eccitante potrebbe regire: cercare di tagliuzzare il gargarozzo subitaneamente al povero Rikkio placcato argento, ovvio!
    Poi per fortuna Garret ha ricomposto gli animi, da fiero uomo quale è.
    Theresa dunque fa visita a Hawke durante il suo svenimento... interesting! (:guru:)
    E via! Tutti a Gaia! Tutti verso la città che verrà distrutta da... CoffCoff! troppa polvere!

    Ed ecco Master Chief! ^D^ Nemesis, sto facendo indigestione di tute cybernetiche recentemente, tra Vanquish, Crysis e la tua fiction XD

    Al prossimo capitolo.




    EDIT: NEMESIS CHECCOS'E'QUELLACOSACHEHAIINAVATARCANOFHNA,SJDHAUOFNAOFAWLDJNAOUFGAOWNFOU!!!! :orrid:

    Edited by _Holy - 27/9/2011, 14:03
     
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    Grazie del commento :33333
    Halo è Halo!!

    EDIT: NA FIGONA <3
     
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  11. Nyxenhaal89
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    Faccio una recensione un po' più veloce stavolta, scusami ç__ç
    Questo capitolo mi è piaciuto, Sora finalmente s'è svegliato!
    Isabela dimostra che per lei fare sesso equivale a timbrare il cartellino.
    Illusa, Hawke s'ingropperà Alba nel prossimo futuro. <3
    Aqua vuole tornare a Batticulo e Kairi che farà?
    E Ventus, alto un metro e un cazzo, fa scenate di gelosia. TROPPO LOL, la cosa.
    E spunta Master Chief! *orgasm*
    Qualche errore qua e là (ho notato con terrore un "apposto" invece di "a posto"), e un paio di ripetizioni, per il resto è ok.
    Al prossimo capitolo, scusa la recensione piccola ç__ç
     
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    Twilight Player

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    Grazie, Nyx, felice sia piaciuto. Per sommo peccato non ho ancora iniziato a scrivere, quando ho la voglia ci provo.
     
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  13. Rei;
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    Finalmente, dopo non so quanto tempo, sono riuscita a recuperare tutti i capitoli! *-*
    Come stile di scrittura sei davvero migliorato, riducendo anche la quantità di errori; continua così, mi raccomando.
    Per quanto riguarda la storia, mi sta davvero incuriosendo; e lo sapevo che a Luke serviva di tagliarsi di nuovo i capelli! ^^
     
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    Twilight Player

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    No, non è un illusione. E' davvero il nuovo capitolo.
    Vi ringrazio tutti e io mi scuso per i 2 mesi di attesa.. :omg:


    16. Feroce e impavido

    Erano passati quasi due giorni da quando Aqua aveva deciso di tornare a Baticul e allenarsi per intraprendere la via delle Sacerdotesse, per diventare a pieno regime una donna dell’Ordine. Aveva avvertito della propria scelta sia Ventus sia Terra, e, entrambi, non la presero bene.
    Ma quella era la scelta della Custode, il pericolo che incombeva su di loro era troppo grande e quel che sapevano loro era poco per poter sconfiggere il nemico primario: Nemesis.
    La stanza dei chierici del palazzo di Von Fabre era stato allestito per poter permettere alla Custode di effettuare il rito di trasporto, che l’avrebbe portata, attraverso delle dimensioni, a Baticul, nell’Abbazia dei Sacerdoti.
    E mentre questo accadeva, Luke Von Fabre stava facendo sempre di più amicizia con il Custode della Luce, Sora. In quel giorno gli aveva proposto una visita per le vie di quella fortezza, dove ogni civile, ogni guerriero, ogni privilegiato, si dava da fare per vivere normalmente, sempre, però, attenti a qualsiasi pericolo.
    -Le mie guardie hanno intercettato una specie di corriere dei nemici, ieri notte- accennò il rosso, camminando per le vie della cittadella.
    -Non è un buon segno- commentò Sora, sospirando.
    Von Fabre annuì. –Concordo con te, amico, ma non dobbiamo aver paura. Questa è una guerra, è normale essere sempre spiati dal proprio nemico-
    Sora annuì.
    -Voglio farti conoscere un mio fido compagno di battaglia, se per te non è un problema-
    -Affatto- continuò il Custode, sorridente.
    -Bene-
    I due continuarono a camminare per qualche minuto, tra i saluti della folla, riconoscenti al rosso governatore.
    -La gente di qui ti adora- commentò Sora, guardandosi in giro.
    Luke esordì con una risatina –Li ho salvati da una morte certa, e non ho rammarico in questo. Ho viaggiato per città e città, prima di arrivare qua, devo ringraziare molte persone se non sono caduto psicologicamente-
    Sora lo guardò, annuendo.
    Infine arrivarono in una specie di caserma, dove Luke entrò rapidamente spalancando le braccia. Un uomo, sentendo il rumore delle porte, si girò di colpo con un sorriso beffardo sul volto, facendo cadere a terra le proprie spade d’allenamento.
    -Gannicus, amico mio!- esclamò Luke, andando ad abbracciare il compare. Un uomo alto, con una chioma castana e un sorriso raggiante. Aveva degli addominali scolpiti, oltre una grossa massa muscolare sulle spalle.
    -Luke- commentò lui, sorridente.
    -Non smetti mai di allenarti, eh?-
    -Bisogna sempre essere al massimo della forma, in questi tempi… e lui, chi è?-
    -Lui? E’ un Custode della Luce, il suo nome è Sora!- esclamò Von Fabre, indicandolo.
    -..Sora?- disse sospettoso l’uomo, prendendolo per un braccio e portandolo lontano dalle orecchie dei presenti.
    -Qualche problema?-
    -E’ il nome dello stesso ragazzo di quella leggenda-
    -Non credo sia lui il figlio di Manto della Tempesta-
    -E se fosse? E’ sopravvissuto in questi tempi bui, si vede, non sarebbe qui sennò..-
    -Gannicus, per favore. E’ un Custode, è già una rassicurazione per noi avere una delle ultime speranze dell’umanità, qui, tra di noi, quest’oggi-
    Gannicus lo guardò annuendo.
    -Tu sei l’Ombra dell’Orlais, continua a esserlo e quando verrà il momento, sii al mio fianco-
    L’uomo lo guardò sorridente, mettendogli poi una mano sul braccio.
    -Come sempre, nel bene e nel male-
    Sora si avvicina, lentamente, ai due, guardandoli con timore. Luke però cerca di rassicurarlo con un grande sorriso.
    -C’è qualche problema?- domandò il Custode della Luce, ma il rosso negò con il capo.
    -Assolutamente no, il mio compare qui aveva bisogno di alcune risposte, niente di più-
    Sora rispose con un sorriso, e poi fu avvolto dal braccio del rossastro.
    -Vieni, andiamo, si avvicina l’ora di pranzo!- continuò infine Von Fabre, incitando il Custode e il fido compagno Gannicus a seguirlo.
    Nelle strade della Fortezza della Veglia, Sora si soffermò a osservare l’alto ragazzo, compagno di Von Fabre. Era alto con una lunga chioma castana, della barba incolta e portava una leggera corazza che copriva solo il petto e la zona addominale. Aveva due fodere in ambo i fianchi, con due spade dentro di esse. Mentre continuava a osservarlo, l’Ombra di Orlais si girò di colpo.
    -Qualcosa non va?- accennò, e il Custode della Luce negò. Gannicus fece un sorriso beffardo, mentre Luke affrettò il passo per arrivare in fretta al palazzo.

    Erano in viaggio da circa dieci giorni, e finalmente avevano raggiunto il territorio vicino la fine del continente, lì dove inizia il mare. Erano capitati non nel periodo migliore, difatti la pioggia cadeva imperterrita sulla terra. Per l’occorrenza, comunque, avevano delle mantelle per ripararsi dal freddo e dall’acqua.
    Però di una cosa erano sicuri: Pravoka era vicina.
    Isabela li aveva guidati per tutta la durata del percorso, perché era l’unica a conoscerne le vie e i passaggi più corti e sicuri.
    -Maledizione, non ce la faccio più!- borbottò Varric, balzando come fosse un birillo mentre il cavallo trottava.
    Bethany rise appena –Hai viaggiato tutto il tempo su questo cavallo, non credo tu ti sia sforzato molto!-
    -Noi nani siamo grandi corridori, non abbiamo bisogno di cavalli!-
    -Allora la prossima volta tu andrai a piedi, d’accordo?- propose Bethany, cercando di non scoppiare in una risata. Varric smise di rispondere, limitandosi a borbottare.
    Isabela infine fece cenno di azzittirsi.
    -Anche se è buio, siamo vicini, siate cauti, non sappiamo cosa ci attende-
    Riku annuì per primo, si guardava intorno in continuazione, sentiva che qualcosa non andava in quel posto. Poi cominciò a sentire qualche rumore, che cessò poco dopo.
    Infine, una luce accecante li investì.
    Il gruppo si portò le mani al volto cercando, però, di intravedere qualcosa. Un grosso faro stava puntando verso di loro.
    -Voi che osate entrare in questi territori, chi siete!?-
    -No, non sono Covenant- disse ad alta voce Garrett, che fino a quel momento stava soffrendo il freddo. –Fermi, siamo Custodi dell’Ordine, non abbiamo brutte intenzioni, cerchiamo un rifugio e un pasto caldo!- esclamò Garrett, alzando le braccia al cielo.
    Isabela sbuffò. –Sì, dei pirati che ti danno un rifugio.. e poi a noi serve una barca!-
    -Quel marchio..- accennò la voce –Aprite i cancelli, fateli entrare!-
    Isabela scosse il capo, mentre le porte blindate della città si aprirono. I cavalli trottarono all’interno, e Garrett scese immediatamente guardandosi intorno.
    -Vi do il benvenuto, io sono Victor Hoffman, Colonnello dell’ormai scomparsa armata dei COG- commentò l’uomo, non molto giovane. Indossava un cappellino azzurro, ma probabilmente non aveva capelli. Teneva un’armatura blu senza maniche, scalfita e rovinata.
    -Io sono Garrett Hawke, cavaliere dell’Ordine della Luce di Theresa-
    L’uomo annuì, portandosi sulla spalla un fucile con una motosega annessa.
    -Qui c’erano i pirati, dove sono?- disse Isabela, uscendo da dietro Garrett.
    Hoffman squadrò la donna, con un sorriso. –Lì dentro- disse schietto, indicando un grosso casale. –Quando arrivammo erano una città fantasma. Abbiamo ispezionato in lungo e largo questo luogo, c’era tutto, le provviste, le navi.. ma non gli abitanti. Dopo un’accudita ricerca li abbiamo trovati. Morti, tutti lì dentro- finì, abbassando il fucile e sistemandosi il cappellino.
    Isabela annuì, e, senza destare sospetti, abbassò il capo.
    -Siete sicuri di cercare un rifugio e un pasto caldo?- chiese poi Hoffman, guardandoli.
    -In realtà- accennò Garrett toccandosi la nuca –cerchiamo una nave-
    -Una nave.. potrei sapere a cosa vi serve?-
    -Dobbiamo raggiungere un posto non molto lontano da qui, ma ci serve un mezzo di trasporto marittimo-
    -Dove dovreste arrivare?-
    -Segreti cui non possono essere rivelati, mi perdoni-
    -No, ti capisco. Ogni organizzazione ha i propri segreti-
    Dopo quella frase, Bethany si schiarì la voce con un piccolo colpo di tosse, poi esordì. –Mi scusi, signore, ma non ci piace essere chiamati.. organizzazione. Noi siamo un Ordine, nulla di più-
    -Oh, scusami, sono stato distratto- commentò con un cenno del capo –In ogni caso, non datemi del lei, in questo periodo non ci sono nobili, solo salvatori- commentò lui, sedendo poi su una sedia.
    Varric mise a guardarsi intorno.
    -Avete per caso del maledetto idromele!? Sono settimane che non ne bevo un boccale!-
    Hoffman scosse il capo. –Mi spiace deluderti, nano, gli alcolici li utilizziamo per plasmare le ferite dei nostri soldati-
    A quella parola, Varric borbottò. –Plasmare le ferite!? Che spreco!- commentò, sistemandosi la balestra sulla schiena.
    La pioggia continuava imperterrita, il gruppo, però, anche sotto i colpi dell’acqua, si sentiva sicura. Ogni entrata o uscita della città era blindata, c’erano uomini di vedetta capaci di accorgersi di qualunque movimento, e in più quel Colonnello aveva un qualcosa che dava.. sicurezza. L’unica cosa di cui avevano bisogno, in quel momento.
    -In ogni caso, per la nave, dovrò pensarci-
    -Non sono nemmeno di vostra proprietà!- esclamò Isabela, sistemandosi meglio il cappuccio.
    -Nemmeno questa città è di nostra proprietà, ma ci siamo comunque stanziati qui- rilevò Hoffman, scuotendo il capo. –Datemi del tempo, e ci penserò-
    -Non abbiamo tempo, noi- a quel punto esordì Riku. L’uomo lo osservò con la coda dell’occhio, quasi con aggressività.
    -Credi che io non passi tutto il mio tempo qui a pensare che l’ora delle persone che ho deciso di proteggere sia giunta?- disse, incrociando le braccia. –Siamo arrivati qui con carri colmi di bambini e donne, cosa vi fa credere che possiamo permetterci di darvi un mezzo di fuga?-
    Garrett osservò Riku, poi ripose il proprio sguardo su Hoffman.
    -Non abbiamo bisogno di un galeone o di una barca da pirata- commentò –ci serve una barca, nient’altro-
    Il Colonnello lo osservò.
    -Vedo molto nei tuoi occhi, Garrett Hawke, e credo di potermi fidare. Vi offro un posto caldo per la notte, domattina, quando la tempesta si sarà placata, partirete. Almeno questo è il mio consiglio, oltre che la mia offerta-
    Il Prescelto sorrise. –Non so come ringraziarla-
    -Trovi un modo per salvarci tutti- propose Hoffman, prima di scoppiare in una risata.

    Si erano stabiliti in una locanda, dove erano stati serviti e riveriti, come se avessero fatto qualcosa di importante. Furono donate loro due stanze, dove Varric, Bethany e Riku si stanziarono senza problemi, mentre, nell’altra, rimasero solo Isabela e Garrett.
    Quest’ultimi erano nella propria stanza, mentre il Prescelto si gustava del pane e del formaggio.
    -Finalmente un momento di pace.. la calma dopo la tempesta-
    -Non ci sarà mai calma- commentò Isabela, rifoderando i propri pugnali e ponendoli nella propria cinta, che strinse alla vita.
    -Dove vai? Hai bisogno di riposare..-
    -Questa è la mia città, qui sono nata e qui sarei dovuta morire-
    Garrett capì, decise di non fare altre domande e annuì, senza problemi. Perciò fece un cenno di capo e seguì con lo sguardo i movimenti della ragazza, fino all’ultimo, quello di uscire dalla stanza.
    Fuori la locanda, la tempesta si era calmata, ora solo poche gocce di acqua cadevano sul terreno. La popolazione tornò a sistemare i galeoni presenti nel porto di Pravoka, mentre l’ex piratessa, avvolta in una mantella, con il volto coperto dal cappuccio, camminava per i viali di quella che era la sua vecchia città. A ogni passo la donna toccava la quercia con cui erano state create le abitazioni, e a ogni tocco gli affiliava un ricordo.
    Ma in quel momento il pensiero era solo uno, andare nel grande casale dove tutti i corpi trovati degli abitanti di Pravoka stanziavano.
    Si mosse furtivamente per le strade, per non farsi notare, e, una volta vicino, si guardò intorno. Il posto non era sorvegliato, ma era molto vicino alla zona in cui stanziava Victor Hoffman. Addestrata al borseggio, camminò molto silenziosamente, riuscendo ad aprire le porte della casa senza far rumore.
    E appena entrò uno spettacolo orribile e disgustoso gli si stanziò davanti.
    Centinaia di corpi inermi, torturati e imbrattati di sangue. Isabela strinse i pugni, guardandosi intorno. C’erano corpi tagliati a metà, senza degli arti, chi impiccato, chi bruciato vivo.
    Ma la sua preoccupazione era solo una. Si mosse per l’abitazione, tra i corpi, il fetore e il sangue, sino ad arrivare al piano superiore. Lì sembrava tutto intatto. Non c’erano morti, non c’era sangue.. camminò ancora lentamente, impugnando in entrambe le mani i propri pugnali, arrivando vicino una porta. La aprì lentamente.
    Le armi gli caddero di mano, e lo vide.
    Il corpo gracile di quello che chiamava suo figlio, senza vita. Gli si avvicinò in fretta e furia, e cadde in ginocchio, stringendolo a sé. Non gli importava se gli avrebbe sporcato le vesti, gli avrebbe imbrattato la pelle.. lo voleva vicino a sé ancora una volta.
    Ora aveva anche lei un motivo per continuare il viaggio, non Theresa, non l’Ordine, non il Kingdom Hearts..
    Solo vendicare l’anima di quel povero bambino.
    -Non mi è mai importato dell’incolumità della gente, sai?- cominciò a parlare l’ex piratessa, singhiozzando –Ma tu eri speciale per me, più di qualunque altro uomo. Quando partii, non pensavo di poter stare così lontano di casa, vi avevo detto di andare via di qui, di partire..-
    Continuò, parlando da sola. Accarezzò il pallido volto del bambino, per poi prenderlo in braccio.
    -Nessuno merita di morire senza essere ricordato, piccolo, riceverei la tua degna sepoltura, e quando arriverà il momento per me, giacerò al tuo fianco-
    Isabela uscì dal casale con il bambino tra le braccia, e, Hoffman, sentendo dei rumori, si girò di colpo con il fucile puntato. Al vedere la donna aggirarsi per le vie con il cadavere tra le mani, corse verso di lei.
    -Cosa diamine!?-
    -Era come un fratello per me, questo bambino. Ha bisogno di una degna sepoltura, come tutti i morti lì dentro-
    Hoffman non proferì parola. Si tolse il cappellino e si grattò il capo, annuendo –Se hai bisogno di qualche uomo per scavare la fossa..-
    -No- disse schietta l’ex piratessa, fermandosi di spalle –Ci penserò io-

    -Quantus santurum menihir..-
    Una donna dai capelli blu danzava in mezzo un cerchio, dove, per terra, c’erano scritte delle parole. Intorno a lei, si trovavano alcune candele.
    -Querelum menhir calabrus..-
    Aqua, la Custode, non voleva altro che tornare a Baticul. Non aveva ancora terminato la propria via Sacerdotale, i suoi poteri non erano del tutto sviluppati, aveva bisogno di costante allenamento, di un luogo di quiete dove riflettere.
    Privilegio che aveva perso per colpa di tutte quelle battaglie, della paura di non essere mai al sicuro.
    -Pasagis des lucem… ES!-
    Un bagliore investì la Custode Sacerdotessa, che spalancò le braccia e socchiuse gli occhi, smettendo di danzare. Un passaggio, dinanzi a lei, si aprì. L’aveva aperta, la via della Luce, la via che l’avrebbe condotta alla Sala Maestosa dell’Abbazia di Baticul.
    Si girò. La porta era ancora chiusa, ma poteva fare due cose. O salutare ancora una volta Ventus e Terra, facendoli soffrire, o andarsene, ora.
    Sospirò, e poi strinse tra le mani la propria collana, e, infine, imboccò la Via.

    Scelta saggia, Custode. Tra le mie mani, diverrai la Sacerdotessa più potente e saggia di tutte

    Erano tornati al palazzo, e ora si erano riuniti in un banchetto a gustarsi i cibi offerti da Von Fabre, e, nel bere un boccale di sidro di mele e a mangiare, Gannicus chiese parola esordendo con un colpo di tosse.
    -Luke, non vorrei interromperti proprio ora, ma ho dei compiti da svolgere più tardi- accenna l’Ombra dell’Orlais, guardandosi intorno.
    Sora non aveva distolto lo sguardo dall’alto uomo per tutto il tempo, Kairi, difatti, era sospettosa. Quell’uomo aveva colpito il ragazzo sin da quando l’aveva e chiesto, sin da quando, con fare interrogativo, disse “Sora..?”.
    -Dimmi pure, compare-
    -Dammi la possibilità di scovare il rifugio di quei maledetti- disse, schietto.
    Von Fabre sospirò, poggiando la propria coppa sul tavolo. Gannicus lo guardò fisso negli occhi, mentre il rumoreggiare, nella sala, svanì.
    -La cosa migliore da fare è rimanere qui, al sicuro..-
    -Per quanto a lungo dovremmo aspettare una loro avanzata? Colpiamoli quando non se lo aspettano, uccidiamoli tutti-
    -Li abbiamo visti spostarsi con delle navicelle, come pensi che abbiano un loro rifugio?-
    -Pensi veramente che vivano sui dei trasporti aerei? No, sono sicuro che stanzino le loro basi in prossimità dei propri nemici..-
    -E come facciamo a scoprire dove?-
    -Manderò uno dei miei uomini, il più furtivo, l’unico in grado di essere silenzioso come loro-
    Luke annuì –Ho capito di chi parli.. e una volta scoperta la loro.. base?-
    -L’attaccheremo-
    -Cosa? Non possiamo fare una pazzia del genere!-
    -Siamo pronti! Non possiamo vivere per sempre in questa Fortezza, non è il posto migliore dove far crescere dei figli o dove vivere..-
    -E se nessuno di noi tornasse?-
    -A quel punto, i civili se ne saranno già andati-
    Luke abbassò il capo per pensarci, mentre Terra esordì.
    -Noi Custodi vogliamo aiutarvi-
    Gannicus girò lo sguardo verso di lui, ma fu Von Fabre pronto alla risposta. –No, se noi abbandoniamo questo posto, voi seguirete i civili, non siete stati mandati per distruggere una base-
    -Ma con noi..- cercò di mettersi in mezzo Ven, ma Luke scosse il capo.
    -Senza ma- concluse, per poi girarsi verso il fido compare –Accetto la tua proposta, amico, prepariamoci-
    -No Luke, non verrai con noi. Se i civili dovranno muoversi, avranno bisogno di te-
    -Non ci penso nemmeno, rischiare la vita dei miei uomini senza dargli una mano. Manderò la mia scorta personale con loro, gli dirò di recarsi a est, verso Cyrodill-
    Gannicus annuì –E’ il posto più sicuro, per ora-
    -Non è il più sicuro, è l’unico con cui io abbia contatti certi-
    Von Fabre si girò verso i Custodi.
    -Non era mia intenzione farvi andare via così presto, dopo tutte le cose che avete passato- iniziò –ma dobbiamo mettere in atto questo piano prima che tutti noi passeremo oltre, spero capiate-
    Sora annuì.
    -Non c’è problema, Luke, è il vostro compito e noi lo rispettiamo. Abbiamo altri problemi, noi, ci saremmo rimessi in marcia a giorni-
    Ventus lanciò un occhiata al Custode della Luce, insospettito.
    -L’importante è che sei in condizioni smaglianti, dopo quel che è successo..-
    Sora annuì, senza proferir parola.

    La cittadella era coperta dalla frenesia. Gli abitanti erano stati avvisati di preparare le cose a sé più care, pronti a partire da un momento all’altro. Luke, invece, si era incaricato di parlare con qualsiasi guerriero, perciò li aveva tutti convocati nella caserma del palazzo.
    -So che non tutti voi volete partire, ma va fatto perché è giusto- esordì Luke, portando entrambe le mani dietro la schiena –Quando due mesi fa mi incaricai di portarvi in salvo tutti, ci mesi la grinta, la determinazione.. la stessa con cui voi mi avete ripagato servendomi-
    I guerrieri, formati in file, lo osservarono orgogliosi.
    -Ogni uomo caduto per mano dei nostri nemici.. non pensate che me li sia dimenticati, ogni giorno, ogni notte, il loro ricordo mi colpisce qui- continua Von Fabre, picchiettandosi il proprio indice della mano destra sulla tempia –E rammento di non averli potuto salvare, come avevo promesso-
    Gannicus, al suo fianco, gli fece un cenno di consenso, come per dirgli che stava andando bene. Luke sospirò.
    -Adesso, conto su tutta la vostra forza, sulla vostra grinta, per un ultimo attacco per renderci sicuri- disse –Le vostre mogli, i vostri figli, staranno bene. Si dirigeranno a est, vicino il Cyrodill, seguiti dalla mia scorta, non gli accadrà nulla- continuò –Quando saremmo riusciti nel nostro intento, potrete riabbracciarli-
    Luke si guardò in giro, i guerrieri avevano mantenuto la loro espressione, quella della serietà fatta uomo.
    -Il nostro compito è individuare la base del nemico, colpirla e distruggerla. Troppo a lungo abbiamo trovato delle loro pattuglie in questi boschi, non possiamo rischiare oltre. Colpirli quando meno se lo aspettano è il nostro obiettivo- puntualizzò –Non si aspetteranno una tale forza di volontà dalla nostra parte, perciò saranno disattenti-
    Si creò una situazione di stallo, Luke osservò la folla.
    -Vi chiedo un ultimo sforzo. Quando riusciremo nel nostro intento, la Fortezza sarà sicura, non per sempre, ma sarà un luogo caldo e accogliente per tutti coloro che lo cercano, lanceremo un chiaro segnale a questa minaccia.. che con noi non si scherza!-
    Luke alzò il braccio al cielo, e, di seguito, tutti i suoi guerrieri lo seguirono con un boato. Von Fabre osservò soddisfatto, e osservò Gannicus, che ricambiò con un movimento del capo.

    Si alzò presto quella mattina, Garrett, e aveva trovato una piacevole sorpresa fuori la locanda. Il tempo si era ristabilito, finalmente la tempesta era scomparsa.
    Si diresse verso le porte della città, con l’intento di parlare con Victor Hoffman.
    -Il vostro mezzo è già pronto- commentò, tenendo la mano verso il guerriero.
    -Non so come ringraziarti- rispose Hawke, stringendo saldamente la mano del Colonnello.
    -E’ sempre un piacere aiutare qualcuno- si limitò a dire Hoffman, ma la realtà era un'altra. Da quando aveva visto quella donna portare con sé il cadavere di quel bambino, aveva capito che non poteva farli rimanere un minuto di più, la sofferenza, per lei, era troppa.
    -E’ lì, quando siete pronti, partite- concluse, indicando il porto, prima di rimettersi seduto alla propria sedia, sorseggiando una coppa d’acqua.
    Garrett annuì, e, senza indugiare, tornò verso la locanda, ma prima di arrivarci, trovò i propri compagni già pronti.
    Il Prescelto li guardò con fare sicuro.
    -Il nostro mezzo è lì- commentò –Siamo vicinissimi a Gaia, ci metteremo poco in nave. Voglio una cosa da voi, ora-
    Varric borbottò, stiracchiandosi leggermente.
    -Dovete solamente riposarvi durante il viaggio, penserò io a tutto-
    Il gruppo spalancò gli occhi esterrefatto, solo Isabela rimase impassibile da questa “notizia”.
    -Vi voglio al meglio della forma per il nostro attracco, non solo perché saremo al cospetto di Theresa, ma perché ho un brutto presentimento riguardo quel luogo-
    I cinque, infine, si diressero verso l’imbarcazione. Una piccola bagnarola, un mezzo di trasporto rapido e sicuro per dirigere le coste del territorio di Gaia. Un soldato di Hoffman gli lasciò la barca, e, una volta all’interno, Varric e Bethany non ci pensarono due volte e caddero in un lungo e rilassante riposo, mentre Isabela rimase fissa a guardare il mare.
    Riku incrociò invece le braccia, non riuscendo a dormire.
    -Sora..- pensò, sospirando.
    Garrett si mise al timone, e, senza indugiare, fece rotta verso le rovine di Gaia.

    Non c’è pace dopo la morte,
    solo il triste canto degli usignoli

     
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  15. _Holy
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    Due mesi si fanno sentire, 'Sisio... fortunatamente ho ancora dei ricordi fulgidi riguardo al capitolo precedente, quindi non ho dovuto ricollegarmi ad esso per seguire quest'ultimo.
    Ricorda però di non allungare troppo i tempi, perché va bene che ogni autore ha bisogno del suo tempo per stilare qualcosa di soddisfacente, ma i lettori finiscono con perdere il filo del racconto.
    Ma arriviamo al capitolo, molto lungo e scritto bene, ma con qualche scivolone in alcune fasi.
    Ti consiglio di orchestrare meglio i dialoghi per quanto concerne l'andare a capo o meno, perché a volte faccio fatica a capire chi sta parlando.
    Sono presenti ben due descrizioni su Gannicus, penso fosse distrazione, attento.

    Vedo che hai tirato in ballo il Manto della tempesta (proveniente da skyrim), e che Sora riguarda questa profezia... la trama si infittisce dunque.
    Tra l'operazione nova e questo nuovo intrico, ne vedremo delle belle, tra cui il piano costruito da Luke per contrastare i covenant.

    La frase di Varric e dei nani corridori ricorda molto quella di Ghibli "Noi nani siamo degli scattisti nati! Pericolosissimi dalla breve distanza".
    Victor Hoffman non è un personaggio di Gears of War? (Hoffman mi ricorderà per sempre il tuo James, sappilo! :addit:)
    Qualche bisticcio sull'imbarcazione, per poi ottenere quella bagnarola bucata... bah, speriamo non pesino troppo.

    La scena di Isabela e suo figlio mi ha intenerito/rattristito molto... direi che è stata costruita molto bene, e che dietro alla scorza dura di questa piratessa, vi è un animo materno molto rigoglioso.
    Requiescat in pace, bastardo [cit. Ezio Auditore de tra la la]

    Insomma un capitolo molto lento, con sostanzialmente pochi eventi, ma che riesce nell'intento di aprire la strada a nuovi risvolti...

    (Ti citerò in tribunale per le frasi criptiche che metti ogni tanto, sappilo!)

    ;)
     
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181 replies since 28/9/2010, 21:27   2509 views
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