Dirge of Keyblade

L'Ultimo Atto della Trilogia!

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  1. Taiki Koizumi
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    x Holy:
    Ahn, grazie ò.ò!
    Se quel barbagianni del tuo ragazzo mi avesse fatto fare il lavoro dal principio era meglio e__e Ma lui: 'NOOO Paint è il miglior programma di grafica :3'.
    BUMMER °A°!
    Ma alla fine è venuto comunque bene **
    Comunque grazie dei complimenti, ma il meglio l'ha messo Nysh, io ho solo rifinito qualcosa e usato qualche trucchetto ^^'' E aggiunto i Fenririni **

    Allooooooooora quando tu mettesti che Vanitas trasformava il papa in un Nazgul, non pensavo mica che si faceva tutto questo bordello! Hai fatto sbiancare Dan Brown con tutti questi complotti contro il mondo ecclesiastico, ora sguinzaglierà contro di te Silas e l'Hashashin figone =ççç=
    Drats, devo riprendere a leggere Brown, mi manca ç_ç!!
    Comunque si dai è stata una bella parte :3 Attento solo agli errorini che t'ho segnalato! Certo, non conosco i personaggi perché sono di Holy e quindi mi sono un po' sentito spaesato all'inizio >.< Coris è quello che mi sta più a genio v.v

    Altair caro sta diventando un catorcio ç_ç! Gli eroi sono proprio come le macchine d'epoca, indimenticabili ma sostanzialmente dei catorci rispetto alle macchine che verranno e_e

    Passiamo a Jennyfer, che ha avuto la sua primissima esperienza di ciclo mestruale SANTO IDDIO, Priscilla, sei diventata una donna! A_A
    [Dottor Percival Cox mode: OFF ]
    Seri.
    ( A VENTUN'ANNI ANCORA DOVEVI AVERE LE MESTRUAZIONI, SAMANTHA! )
    Ahem!
    Allora... La parte dell'altare della serenità di AdisonCLOUD è stata molto intensa e l'ho letta con molto entusiasmo. C'era Pain!*.* E tante belle rivelazioni! °w° Voglio il nome dei consanguinei, DAMMELO. Le gemelle Olsen?
    E Ansem sembra diventare più minaccioso di quanto potessi pensare!

    La parte in cui... 'quello' ( xD) affronta i suoi ricordi belli e dolorosi è stata molto toccante ç_ç E' stato significativo e giusto il contrappasso secondo cui: ha cominciato da solo i suoi guai e li avrebbe dovuti risolvere da solo.
    Ancora non capisco però perché tutto quel sangue lo immaginavo come ketchup à_à E ti ringrazio di avermi fatto pensare al sangue mestruale, GRAZIE <__< kekkifo <.> Già 'Akira' mi ha traumatizzato di suo ç___ç
    Bella la parte in cui affronta Fenrir *-* E Nythera lo salva con il poTTere del Caos.

    E Palpatine da un'altro universo e fandom fece: AAAAAAAAAAAAAAAAAH, UN POTENTE SITH TU DIVENTERAI +A+

    Basta cazzeggio, quando c'è Clodette di mezzo non riesco ad essere serio del tutto ç_ç!

    Bravo Nysh ;*!

     
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  2. Kratos9
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    I consanguinei sono Sora e Vanitas, e apriranno il Kingdom Hearts tramite Roxas e Cloud.
     
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  3. Taiki Koizumi
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    Ovviamente no, già provato
     
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  4. Nyxenhaal89
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    Non ci credo... due mesi.... @.@
    Ok, ho avuto problemi con lo studio, etc.etc. Ho imparato che non devo mai più sacrificare NIENTE per l'università, perché non ne vale minimamente la pena. ^^
    Roba da pazzi, due mesi e quasi mi dimenticavo persino come caspita andava la trama. Che roba.
    Grazie come sempre a Holyuccio-puccio, Nemesisio, Taikino e Kratos-chan (iniezione di zuccherosità moe completata) per i commenti e grazie a tutti quelli che hanno letto.
    Perdonate l'attesa infinita, davvero non ho scusanti. Q__Q
    spero solo che questo capitolo vi piaccia! Dal prossimo dovrebbe esserci un po' d'azione. ^^
    Buona lettura!




    24: Ecclesia, terra del Creatore

    Pochi sapevano, persino tra gli Assassini, le radici della lotta intestina che imperversò secoli interi tra questi ultimi e l'onnipotente clero Ecclesiano, e ancora meno erano note le ragioni per cui tale conflitto si era propagato fino a raggiungere le dimensioni di una paranoia endemica. Tali segreti erano noti unicamente alle massime cariche della Chiesa, ossia il Santo Padre e i suoi Praelati, i sei Cardinali che il Papa prendeva sotto la propria ala e tra i quali sceglieva il proprio successore alla guida della Nazione, ai Generali più degni e all'Ordine degli Assassini, nonostante il ricordo dell'onta bruciasse ancora.
    Gli Assassini penetrarono ad Ecclesia in totale silenzio, confondendosi tra i fedeli, sposandosi, prendendo casa, diventando parte dell'esercito. Si diceva che, tra iniziati ed esperti, l'esercito ecclesiano ospitasse inconsapevolmente quasi un migliaio di Assassini, che arrivavano anche ad alte cariche militari. Maestri dell'inganno e attori ingegnosi, erano abili nel far credere ai religiosi di essere fermamente devoti al Creatore e di volere solo il bene della Chiesa. In realtà il Gran Maestro dell'ordine a Bersia, un uomo di grande cultura che rispondeva al nome di Giovanni Auditore (padre di Ezio), aveva piani ben diversi: avendo visto e sperimentato sulla propria pelle l'inutilità dalle Crociate e del bellicoso isolamento di Ecclesia, usò praticamente tutti i suoi Assassini per sovvertire il papato e garantirgli un'alleanza solida con Hironeiden, da tempo simpatizzante dell'ordine e i cui nobili erano in rapporti politici ed economici con l'Auditore. Per cinquant'anni gli Assassini scalarono i ranghi del clero e dell'esercito Ecclesiano, convertendo quanti uomini potevano alle proprie idee di pace: più facile sul campo di battaglia, più difficile sui freddi marmi delle chiese. Ben pochi religiosi cambiarono le loro opinioni, imbaldanziti com'erano dalla cecità del Papa e dalle effimere vittorie contro i loro nemici, del tutto incuranti di essersi messi contro l'intero continente di Bersia.
    Il piano sembrava comunque procedere bene: l'Alta Croce, la Mano del Creatore e la Lux Sanctissima erano in mano agli Assassini, tollerati di buon grado anche dallo Scutum Pontificii (il corpo di guardia interno del Papato). Solo la Guardia Papale restava fermamente fedele al Papa, anche se i suoi due Generali tacquero "l'infezione pagana" che si era diffusa negli eserciti maggiori di Ecclesia. Sul campo clericale, un Cardinale Assassino era riuscito ad entrare nei Praelati e molti proseliti dell'Auditore erano tra i ranghi di sacerdoti e monaci. Senza dimenticare che gli Assassini possedevano ormai una grossa fetta dell'economia: il Papa era circondato, e Giovanni, ormai settantenne, poteva passare alla seconda fase.

    L'Auditore si presentò alla corte del Papa nel cuore del suo potere, la Santa Sede: sul suo gelido marmo decorato di scene ed esaltazioni dei Santi Misteri, il Gran Maestro degli Assassini fu accolto con freddezza e antipatia come se fosse un mercante qualunque. Poiché aveva invocato il Diritto di Parola, non poteva essere ucciso o imprigionato nemmeno del Papa stesso. Altero e ancora ritto nonostante le decadi sulle sue spalle, Giovanni Auditore si presentò al Santo Padre come Gran Maestro, facendo esplodere nella sala un boato di sdegno e paura: nessuno voleva credere che un Assassino fosse giunto a pochi metri dal Papa e in tutta risposta a quella che per tutti fu una dichiarazione di guerra, le guardie si posero subito dinanzi al Pontefice. Giovanni fece un lungo discorso, umiliandosi di fronte al nemico, supplicandolo di cessare le ostilità con gli altri stati e pensare al benessere del suo popolo stremato e avvilito. Gli disse che mai più gli Assassini avrebbero osato calcare il suolo di Ecclesia e che qualora ci fossero membri ancora entro i suoi confini li avrebbe richiamati tutti.
    Alessandro VI, il Papa del tempo, non ponderò un attimo il suo ragionamento: si alzò e si diresse ad ampi passi verso Giovanni, sputandogli in viso con disprezzo. Famose furono le sue parole: "Vieni qui offrendomi miele, Assassino: ma so che con esso volete ingrassarci fino a incapacitarci a combattere, per poi divorare Ecclesia quando sarà ormai inerme!". Lo fece cacciare dal Papato minacciandolo di morte se avesse osato mostrarsi ancora. La reputazione di quel Papa e della sua famiglia, i Borgia, era più che sufficiente a rendere fondato tale ammonimento. Adirato e frustrato dal fallimento, Giovanni si ritirò nella sede segreta degli Assassini ed escogitò un piano di riserva, di gran lunga peggiore.
    E si tradì.

    L'Auditore aveva in mente un colpo di Stato: forte dell'appoggio di tre armate Ecclesiane e di una piccola parte del clero (nonché di un Cardinale Praelatus), sperava di porre fine al dominio del Borgia una volta per tutte, uccidendo lui e il figlio Cesare, un altro Praelatus, a capo della Guardia Papale. Scelse una data significativa, il giorno della morte di Andraste, in cui il Papa e i Cardinali uscivano in parata per la città, che per l'occasione si riempiva di petali bianchi e rossi. Fece convergere duemila uomini intorno e dentro alla Capitale, pronti ad intervenire, e i suoi migliori Assassini (tra cui i figli trentenni Ezio e Federico) ad assaltare la cerimonia. Non si preoccupava di prendersi la colpa dell'accaduto: era convinto che il popolo avrebbe visto la morte del Papa in quel giorno un chiaro segno dell'ira del Creatore e avrebbero accolto ogni idea di pace.
    Con il piano così congegnato, iniziò l'attacco. Ezio, Federico e altri dieci Assassini attaccarono di sorpresa la carrozza ove viaggiavano il Papa e il figlio, uccidendo Alessandro ma facendosi scappare Cesare: la guardia cittadina e le Guardie Papali intervennero rapidamente, ma in quel momento gli uomini di Giovanni entrarono in scena tirando frecce e assaltando frontalmente la difesa papale. Molti Assassini persero la vita ed Ezio non vide più il fratello: fu allora che gli uomini videro con orrore che il popolo li bloccava. Contrariamente alle idee di Giovanni, gli Ecclesiani non accettarono affatto passivamente l'attacco al Papa e si ribellarono per difenderlo, scatenando una battaglia senza precedenti per tutte le vie della città. La cattedrale fu ghermita da un incendio ed Ezio sfidò a duello Cesare Borgia, in uno scontro che culminò sul tetto della Santa Sede, da dove Ezio gettò il nemico ferito a morte nel cortile interno del palazzo. Gli Assassini si ritirarono convergendo tutti verso il covo, dopo una vittoria di Pirro.

    Ma era solo l'inizio. In tutti gli eserciti controllati i comandanti fedeli al Papato si ribellarono, cacciando o uccidendo i generali: Ecclesia fu scossa da una violenta caccia agli Assassini, che furono uccisi e giustiziati sommariamente o nella pubblica piazza senza possibilità di riscatto e senza un processo. Furono gli stessi uomini in cui avevano riposto fiducia a tradirli, consegnandoli ai loro carnefici. Oltre settemila membri e simpatizzanti dell'ordine perirono nel giro di un mese, in un bagno di sangue spaventoso. Gli abitanti della città di Firenze, che resistettero ad un assedio di oltre due settimane, furono trucidati in massa e la città fu data alle fiamme. Secondo i registri papali le rovine della città ospitarono in seguito uno squarcio perenne nel Velo, il sottile confine tra realtà e Oblio: l'area era quindi pericolosamente invasa da spiriti e demoni e come tale fu dichiarata inabitabile. Nella Purga, il covo degli Assassini fu trovato e Giovanni fu arrestato e impiccato assieme alla famiglia e al figlio Federico, fino ad allora tenuto nelle segrete della fortezza di Castel Sant'Angelo, a due chilometri dalla Capitale. Di Ezio non si seppe più nulla.
    Dopo quasi un secolo da allora, Ecclesia coltivava ancora un astio profondo per gli Assassini, e tutti i popolani facevano da insospettabili sentinelle, pronti a dichiarare la minima azione sospetta allo Scutum o alla Guardia Papale. Gli Assassini di Ecclesia divennero perciò più silenziosi, discreti e brutali: si fecero abilissimi nello spezzare il collo a un uomo con una mossa del braccio, più che in combattimenti prolungati, e preferivano non lasciare testimoni. Gli altri Gran Maestri contestarono duramente questa linea di condotta, ma quello di Ecclesia ribadì costantemente che i suoi Assassini uccidevano unicamente per difendersi.
    Gli eventi di quel giorno di fronte alla Cattedrale non rimasero privi di conseguenze nemmeno nell'esercito: oltre alla maggiore sorveglianza, tutti i soldati di Ecclesia presero il nome di Templari, in ricordo della Cattedrale (il Tempio del Creatore) semidistrutta per "la disgustosa brama degli infedeli incappucciati", e giurarono di sterminare ogni Assassino, fino all'ultimo.

    - E perché ci dici questo? - chiese Xion quando si fu assicurata che Altair avesse finito di narrare la storia. L'Assassino si fermò un momento, fissandola con gravità. Aveva tra l'altro impedito a Ezio di aggiungervi dettagli "coloriti" come i suoi tentativi di sedurre l'affascinante Lucrezia, incestuosa sorella minore di Cesare.
    Dopo che Rasler ebbe dato il suo assenso alla marcia su Bersia, un uomo di nome Medivh, potente stregone padre di Morrigan, comparve sul promontorio di Minas Tirith chiedendo urgentemente di parlare con Andraste. La Signora dell'Enclave fu immediatamente messa al corrente dei movimenti di Xemnas: pareva che le sue creature fossero quiete nei confini di Mordor e non intendessero espandersi oltre, anche se ormai l'intero altopiano di Gorgoroth era soggiogato. Ostacolati da Ecclesia e Hironeiden gli abitanti di Vellond dovevano per forza dirigersi a Mordor via mare, rallentando notevolmente l'arrivo dei Rinforzi. I Qunari di Hexter, che confinava con la parte sud delle pianure di Nurn (l'immensa piana usata dai mordoriani come terreno coltivabile) avrebbero potuto fare la differenza, ma si rifiutavano di prendere parte al conflitto: secondo loro, il "Qun" non richiedeva che intervenissero nello scontro. Andraste convenne con Altair e Medivh che fosse il caso di mandare al più presto degli emissari a Bersia, per unire il continente sotto la stessa bandiera. L'appoggio dei possenti Qunari e dei nobili Ecclesiani era indispensabile, ma allo stesso tempo gli abili guerrieri di Hironeiden e gli astuti Vell (gli abitanti di Vellond) non erano da meno. Mordor era per di più spacciata, ma Andraste confidava nella possibilità che qualche superstite si unisse a loro, perlomeno per riavere indietro le proprie case.
    Così deciso, Andraste disperse i suoi Custodi per le terre di Bersia: Rinoa e Hope sarebbero andati a parlare con i Qunari, Tyki e Fran con i Vell, Artix e Zack con Hironeiden, Ean avrebbe accompagnato i Custodi di Ivalice e gli Assassini a Ecclesia. Aprì dunque alcuni portali che avrebbero condotto alle loro destinazioni, mentre lei sarebbe rimasta ancora per qualche tempo alla corte nabradiana per decidere le strategie da adottare. Rufus si era offerto di dare loro qualche elicottero, ma Andraste rifiutò: avrebbero attirato troppo l'attenzione.
    Lasciati i "testoni" (come li definiva Riku) a ragionare, Altair condusse i Custodi e i suoi due fidati compagni attraverso il portale per Ecclesia.

    Erano ormai in viaggio da due giorni, nella foresta di Essex, che ricopriva una vastissima parte del territorio papale: molti villaggi e città minori sorgevano protetti dai suoi alberi, alcuni con una storia assai antica. Ben visibile da parecchi chilometri era la colossale statua angelica che sormontava Jungsburg, come a proteggerla. Non era una statua, in realtà, ma un secolare lavoro di scultura, quasi impossibile al solo pensarlo: per più di trecento anni muratori e scultori animati da fervore religioso si alternarono nello scolpire un gigantesco tributo alla magnanimità del Creatore, dopo che il Vicario della città sognò un angelo che lo avvisava di un imponente attacco di Hironeiden da nord. L'attacco fu sventato con successo grazie ad un'imboscata che portò le forze nemiche alla rovina, e come segno di riconoscenza i popolani giurarono che avrebbero mostrato al Creatore la propria riconoscenza con "qualcosa di più grande di qualunque Cattedrale mai eretta dalle mani dell'uomo". Anche nell'epoca dei Custodi, come se le intemperie nemmeno la sfiorassero, l'enorme figura angelica, costituita da un viso beato dagli occhi chiusi coi capelli al vento e due grandi ali che sembravano far spuntare l'angelo dalle fondamenta della terra, troneggiava sulla città di Jungsburg, racchiudendone ancora i confini e ricevendo l'adorante pellegrinaggio di migliaia di fedeli ogni anno. Dopo quel fenomeno, infatti, Jungsburg non fu mai più minacciata, tanto che molti pensavano di farne la nuova sede del Papato, ma il pontefice del tempo (uno dei rari uomini di vera fede che il medioevo ecclesiano potesse ricordare) disse che sarebbe stato abusare della benevolenza del Creatore e che un vero Papa non avrebbe mai dovuto rifugiarsi in vita tra le Sue braccia divine mentre il popolo pativa gli orrori della guerra. E per essere sicuro che nessuno potesse mai trasferire a Jungsburg la sede papale per futili motivi come l'effimera minaccia delle invasioni nemiche, pose un voto sull'Anello Piscatorio (ossia l'anello papale), sulla Santa Sede e persino sui mobili in essa contenuti affinché i suoi successori si impegnassero a non lasciare mai Ecclesia. Tant'è che Ecclesia (che era anche il nome della Capitale) fu rinforzata e fortificata fino a diventare totalmente inespugnabile: il golpe di Giovanni Auditore fu possibile unicamente perché i soldati che portò entro le mura erano tutti ecclesiani.
    - Gli Assassini non sono bene accetti - disse Naminè finendo di contemplare l'ombra lontana dell'angelo di Jungsburg, con espressione stupita. - Se non fosse stato per il portale, non avremmo neanche varcato le sue mura -
    - Non sarebbe stato meglio se ci fossero andati i cocchi di Andraste allora? - intervenne Riku stirando energicamente le braccia verso l'alto, con una serie di gemiti soddisfatti.
    - Prego? - disse Ean alzando un sopracciglio.
    - Be' insomma, voi non siete Assassini - precisò Riku con un sospiro, scuotendo la testa. - Non avreste alcuna difficoltà ad andare a parlare col Papa -
    - Se ce ne fosse uno - disse Maliq rigirandosi un legnetto tra le dita. - Ecclesia è ancora in Sede Vacante. Dopo le esequie del Papa i cardinali si riuniranno in Conclave, e poi se ne avrà uno nuovo. Ma fino ad allora, non ci sarà nessuno a dare ascolto a dei diplomatici -
    - Non vorrete dire che stiamo andando al funerale del Papa... - disse Kairi tutt'altro che allegra all'idea. Non era mai stata una gran religiosa: non sopportava l'idea di un'entità superiore che guidasse silenziosamente le loro vite o roba simile. E gli Ecclesiani... non era mai riuscita a sopportare il loro bigotto fanatismo in tempi moderni, figurarsi nel Medioevo!
    - Xemnas è lì - disse secco Altair. - E' già arrivato, e sta avvelenando i cuori degli ecclesiani. Farà leva sul loro senso del dovere e sull'ostilità nei confronti degli Assassini per ostacolarci, e nel frattempo sfrutterà la loro fede per portarli dalla sua parte. Darà la colpa a noi per la morte del Papa e renderà Ecclesia sua schiava. E' una motivazione sufficiente? - concluse con una punta di insofferenza, accelerando il passo.
    - Allora dicci solo un'ultima cosa, Altair - proseguì Riku quasi incurante. - Perché dovremmo portare con noi tre Assassini, rendendo vana la nostra copertura? -
    - Siete mai stati a Ecclesia? - disse Ezio impedendo ad Altair di rispondere. Calò un imbarazzante silenzio. - Lo immaginavo. Be', io ci sono nato e ho visto la capitale da bambino. Noi Assassini - si vantò - abbiamo una memoria di ferro. In più, sono cento anni che inseguiamo Xemnas. Penso che ci possiamo permettere il lusso di ficcargli le lame in gola personalmente - aggiunse.
    - E credo che non avremo problemi ad entrare in città, se usiamo un po' di accortezza - disse Maliq guardandosi attorno con aria pensosa. - Ecclesia è una città religiosa -
    - Non capisco perché le capitali di Hironeiden ed Ecclesia abbiano lo stesso nome delle loro nazioni - sospirò Kairi giocherellando con i suoi guanti. - Non si fa casino? -
    - Ai tempi della loro ascesa erano solo piccole città-stato - disse Naminè guardando oltre la foresta: riusciva a intravedere le mura di Ecclesia. - Quindi la loro area di influenza veniva indicata come "Feudo di Hironeiden" o "Vescovado di Ecclesia", poi si espansero... ma il nome della nazione non cambiò -
    - Potevano sempre avere un po' di fantasia - sbuffò Kairi poggiandosi a un albero.
    Gli Assassini si allontanarono dal gruppo, lasciandoli all'ombra di alcuni fitti alberi: avevano camminato a lungo ed erano ormai prossimi alle porte della Capitale. La foresta di Essex era immensa, e ospitava diverse strade ben sorvegliate e lastricate di pietra. Molte torri di guardia e postazioni dello Scutum Pontificii le costellavano, assicurandosi una reazione pronta contro i briganti, ma non erano certo onnipotenti e molte volte i banditi riuscivano comunque ad assaltare qualche ignaro mercante. Inoltre, il fitto degli alberi impediva di vedere decentemente creature e uomini che strisciavano nella foresta, così un piccolo gruppo poteva tranquillamente avanzare indisturbato.
    - Mi chiedo come stia Roxas... - disse Sora con lo sguardo basso. Si era abituato alla propria cecità, nonostante avesse spesso bisogno di una guida. Grazie ai sensi ampliatigli dalla Camera del Risveglio, poteva comunque rappresentare nella propria mente il paesaggio circostante, anche se solo fugacemente e tramite il suono e l'olfatto più degli altri.
    - Starà bene - disse Maliq confidente, poggiandogli la mano sulla spalla. - E' un ragazzo forte. E poi non è da solo -
    Sora sorrise all'Assassino indovinando la provenienza della sua voce.
    - Ho passato troppi giorni senza poterlo vedere, convinto che fosse morto - ricordò il Custode cieco. Era seduto su una radice, con il Keyblade poggiato sulle gambe. - E' la prima volta che ci separiamo per lungo tempo da quando si è rivelato. Saperlo così lontano... -
    - Non preoccuparti! - ruggì Riku dandogli una manata sulla schiena. - Quello non muore neanche se lo ammazzi, ormai dovresti averlo capito - aggiunse facendogli una strizzatina d'occhi. Ma essendo che Sora non poteva vederlo, si diede una manata in fronte con rassegnazione. - Altair, esiste davvero un modo per restituire la vista a Sora? -
    - Non è stata la natura a togliergli la vista, ma una magia contorta e oscura - disse Naminè precendendo Altair. Guardava ancora le mura di Ecclesia, gli intensi occhi azzurri che parevano dispersi in qualche profonda meditazione. - Basterà trovare un rimedio contrario -
    - Se il rimedio è ammazzare quel figlio di puttana che gli somiglia, sono con te - disse Kairi col rancore nella voce. - Da quando è spuntato non ha fatto che tormentare Sora... come se fosse colpa sua se lui è quel che è - sbuffò.
    - Di che parlate? - chiese Xion perplessa. Lei non aveva mai visto Vanitas, dopotutto: e anche Rasler si era limitato a parlarle di un "emissario nemico" la notte del fallito assassinio.
    - Tu non c'eri - disse Sora alzandosi in piedi. Puntò la Catena Regale sul terreno come un bastone, poggiando le mani sull'estremità inferiore dell'impugnatura. - quando Zexion e Lexaeus ci attaccarono durante la nostra corsa a Saint Bevelle. Con delle illusioni fecero prevalere tutte le mie emozioni più negative, e fui sopraffatto dall'oscurità del mio cuore... -
    - Sei diventato un Heartless, questo me lo ricordo... - disse Xion avvicinandoglisi. Come quando erano a scuola, gli scompigliò i capelli con un sorriso.
    - L'Akatsuki intervenne per fermarmi - continuò Sora, senza rifiutare quelle nostalgiche attenzioni. - E Pain assorbì tutta l'oscurità che mi opprimeva. I Nessuno però rubarono gli oggetti dove l'aveva contenuta, e con quella l'Organizzazione ha creato Vanitas -
    - Vanitas... - ripeté Xion reggendosi con leggerezza al bastone, lo sguardo vacuo. - Che nome triste -
    - Ogni volta che l'abbiamo affrontato, Vanitas ha sempre tormentato Sora - disse Riku con un sospiro. - Bastardo, se non fosse riuscito a scappare... -
    - Io non credo che Vanitas sia davvero malvagio - disse Sora sicuro. La tranquillità della sua voce destò l'interesse di tutti, compresi Altair e Naminè, che fino a quel momento davano le spalle al gruppo. - Può anche aver mentito, o forse mi odia davvero, ma quando mi ha fatto questo - disse mettendosi una mano sugli occhi - non ho sentito che lo faceva davvero con odio. Lo faceva con invidia, con dolore. Lui non vuole uccidermi. Vuole solo essere me -
    - Vuole essere...te? - domandò Kairi non molto convinta.
    - Deve essere stato educato ad odiarmi, a dire di essere me e fare di tutto per soppiantarmi - spiegò Sora.
    - Una creatura che cerca la sua identità, dunque? E' così che lo vedi? - chiese Altair a braccia incrociate.
    - Sì. E sono sicuro che una volta trovata, non avrà più alcun interesse nel farmi del male -
    - E se recuperare la vista richiedesse la sua morte? - lo incalzò l'anziano Assassino, incedendo su di lui.
    - Non la richiederà - rispose Sora senza indugio.
    Altair lasciò trasparire un sorriso compiaciuto da sotto il cappuccio: diede una scrollata alla spalla di Sora, per poi tornare a guardare le mura di Ecclesia.
    - Spero che questa tua benevolenza non ti porti a una fine prematura - sospirò facendo tornare rapidamente il silenzio.
    - Non vorrei disturbare - disse una voce familiare da un punto in mezzo agli alberi. Solo in quel momento i Custodi notarono che Ezio era scomparso: mentre Sora parlava della nostalgia di Roxas, l'Assassino rinascimentale era scomparso nella foresta senza che nessuno di loro se ne accorgesse, esclusi probabilmente i suoi superiori. E adesso il figlio di Giovanni Auditore spuntava dagli stessi alberi dove si era addentrato poco prima, con un cumulo di tessuti marroni tra le braccia. Sembravano piuttosto grezzi, probabilmente cuciti da qualche sarto di una povera provincia, ma la sorprendente monocromia accese più di una lampadina nelle menti dei Custodi.
    - Sono quello che penso? - chiese Xion.
    - Sì, sono i nostri biglietti d'ingresso - annuì Maliq dirigendosi ad ampie falcate verso Ezio e liberandolo di un po' di peso.
    - Da dove venivano? - chiese Altair facendo altrettanto. I ragazzi furono tutti piuttosto straniti nel vedere i tre Assassini selezionare quegli stracci marroni con tanta cura.
    - Dal Priorato di Kingsbridge - rispose prontamente Ezio. - Le nostre pattuglie li scoveranno sicuramente. Ho lasciato loro un messaggio in codice inciso sull'albero sotto il quale stanno sonnecchiando -
    - Avete davvero assalito dei monaci, Ezio?! - realizzò Xion allibita.
    - No, non preoccuparti - negò Ezio muovendo una mano con noncuranza, come a scacciare un pugno di mosche. - Ho lanciato una bomba soporifera, si sveglierano tra qualche ora sulla strada per il loro Priorato -
    - Avete accennato a delle pattuglie... - disse Sora. - Ci sono dunque altri Assassini, qui? -
    - Ovviamente! - annuì Maliq. - Ogni continente ha un Gran Maestro che si occupa di coordinare tutti i covi. Ogni covo è gestito da un Maestro e dal suo vice. Ogni anno il Gran Maestro incontra i Maestri nel proprio covo, mentre ogni cinque anni i Gran Maestri si riuniscono in una località segreta -
    - Quindi ci sono Assassini in tutto il mondo... ma cosa fanno? - domandò Riku curioso.
    - Ci assicuriamo che venga mantenuta la pace - rispose Altair. - Noi Assassini eliminiamo tutti coloro che la minacciano, di qualunque rango ed estrazione sociale. Molte guerre sono state evitate grazie a noi. E presto, grazie agli Assassini Ecclesia smetterà di guerreggiare con Vellond -
    - Come? -
    - Gli Assassini non abbandonarono il proposito della pace di Ecclesia - disse Ezio mentre rivelava finalmente l'aspetto di quegli stracci marroni: tuniche da monaco, umili e infeltrite, con tanto di corda e cappuccio. - Il cardinale che era rimasto tra i Praelati divenne Papa, e grazie a lui l'Ordine continuò a influenzare Ecclesia per vie più nascoste. Attualmente abbiamo un'armata sotto il comando di un Assassino, Ambrus dell'Alta Croce - nel mentre aveva dato una tunica a Naminè e Xion, e si accingeva a indossare la propria. - E' un brav'uomo, che ha a cuore Ecclesia più di molti dei suoi abitanti originari. Presto farà sì che Theoden di Hironeiden annoveri il Papato tra i suoi possedimenti, lasciandogli comunque autonomia. Il nuovo Papa sarà di Hironeiden, un altro Assassino che si è guadagnato il rispetto di molti Ecclesiani -
    - Ovviamente non sanno della sua vera identità. Ma grazie alla sua guida, Ecclesia si concentrerà solo sulle Crociate contro i Qunari - concluse Maliq, già incappucciato e pronto: fu sorpreso nel vedere che ancora nessuno li aveva messi. - Be'? Cosa aspettate? -
    - Puzzano - disse Kairi disgustata.
    - Neanche voi profumate esattamente di rose - la canzonò Altair. - Su, indossateli. E... dovrete stringere le fasce. La tonaca è larga, ma non troppo -
    - Non avrei mai creduto di ringraziare il Creatore per avere ottenuto una seconda stentata - sbuffò Xion mentre con le altre ragazze si dirigeva tra alcuni alberi, per indossare le fasce al seno. Un ringhio di dolore poco dopo indicò che Kairi era stata appena "sistemata".
    - Un momento - disse Ean, che fino a quel momento era rimasto quieto ad osservare i compagni di viaggio. Era la prima volta che viaggiava senza i Custodi di Andraste, e si sentiva un po' spaesato: preferiva studiare gli altri prima di intromettersi nelle discussioni. - Perché a me non avete dato nessuna tunica? -
    - Be', erano solo in otto... - si giustificò Ezio.
    - E quindi? - ribatté Ean sospettoso, corrucciandosi.
    - Nessuno vieta a otto monaci di essere accompagnati da un cane, no? - sorrise Ezio smagliante, mettendogli una mano sulla testa con fare da ammaestratore. - Su, bello! Seduto! -
    - NON SONO UN CANE! - urlò Ean scandalizzato. - Non ho intenzione di... -
    - Non puoi restare indietro - disse Altair. - A meno che tu non intenda aiutarci in un altro modo -
    - E come? - chiese il Custode speranzoso. Tutto ma non farsi mettere il guinzaglio!
    - Puoi tramutarti in uccello? -
    - Sì, posso tramutarmi in falcone - sospirò Ean sollevato. - Entrerò nella città e vi guiderò alla locanda più vicina una volta che sarete entrati -
    - Non una locanda - negò Riku. - Penso sia meglio un alloggio per monaci - Kairi, vestita di tutto punto e tornata tra loro, lo guardò meravigliata.
    - D'accordo, allora vado subito. Vi aspetterò nei pressi delle porte - annuì Ean estremamente rincuorato. Detto questo, corse nella foresta mettendo una mano nella saccoccia che teneva alla vita. Sentirono uno stridio e un battito d'ali, e subito dopo un falcone volò nel cielo pomeridiano di Ecclesia, diventando un puntino invisibile in direzione delle mura.
    - Chissà perché non voleva - disse Kairi con le mani sui fianchi.
    - E dire che ho sempre desiderato un cane - sospirò Ezio abbattuto.
    Xion e Naminè si ricongiunsero al gruppo subito dopo, con le tuniche sistemate e i petti appiattiti.
    - Neanche con Naminè è stato facile - disse Xion sconsolata. - Perché devo avere amiche con le tette così grandi? - la giovane Custode corvina si stupì di essere stata tanto tranquilla con Naminè accanto: possibile che davvero i suoi sentimenti fossero cambiati? Non aveva sentito il minimo rifiuto alla proposta di matrimonio di Rasler e alla sua pubblica dichiarazione di amarla. Lei lo voleva, voleva stare con Rasler...
    Infine il Principe di Nabradia era riuscito a farla sua. E di questo Xion ne era assolutamente felice.
    - Non dirlo così ad alta voce, Riku potrebbe illudersi che lo fate per accalappiarlo - sghignazzò Kairi tirando un pugnetto scherzoso al compagno. Riku per tutta risposta le rivolse una smorfia e si annodò il cordone del saio.
    - Aspetta Sora, ti aiuto - disse Xion avvicinandosi al ragazzo con un sorriso. Sora era riuscito ad infilare la tonaca, ma aveva molti problemi nell'annodare il cordone. Xion si abbassò leggermente per avere la vita di Sora di fronte a sé, e gliela cinse con esso facendo un rozzo nodo che lasciasse cadere il rimanente su una gamba sola. Rimase perplessa nel constatare che il torace di Sora sembrava più stretto di quanto fosse in precedenza. - Sembri dimagrito... - notò con una certa preoccupazione. - Anche voialtri! - aggiunse. - Vi siete dimenticati di mangiare, in questi mesi? -
    - Xion, bella mia - intervenne Kairi poggiandole amichevolmente un braccio sulla spalla - Tu ti sei scopata il Principe dei Fustoni quante volte quante sono le stelle, sicuramente avrai mangiato a sazietà quando potevi, quindi non puoi comprendere che frustrazione sia ingurgitare le stesse fottute pillole ogni cazzo di giorno... -
    - Le ho mangiate anche io, eh! - ribatté la corvina scandalizzata. - Ma non... -
    - Fortunatamente tu le hai dovute assumere per poco - disse Riku a braccia conserte. - Sembra di inghiottire del dannato piscio di mulo. In polvere - sbuffò disgustato.
    - Questo perché non siete in grado di nutrirvi con ciò che offre la natura - disse Maliq. - Se Altair avesse dedicato un minimo del suo tempo a insegnarvi come procurarvi da mangiare! -
    - Scusa se evitare la disintegrazione di questo mondo me l'ha fatto passare di mente, Messer Sopravvivenza - lo canzonò l'anziano Assassino.
    Sora ascoltava lo scambio di battute con un sorriso che gli si fissò dolcemente sulle labbra per qualche minuto. Per un attimo, nonostante venissero da epoche diverse, si era creata un'atmosfera di gruppo accogliente e coesa. Altair rimproverava Ezio per "essersi fatto pestare da Lexaeus a Kalm invece di insegnare ai Custodi a raccogliere erbette", con l'appoggio di Riku che provocava l'italiano. Il tutto sfociò in una scherzosa rissa tra i due, che terminò con Altair che tirava uno scappellotto a testa ai due litiganti.
    Gli piaceva tutto quello. Sembrava di essere tornati al liceo, quando durante l'intervallo loro sei scherzavano e si prendevano in giro sui fallimenti amorosi, sui voti, su quello che facevano e come lo facevano, o semplicemente bighellonavano durante le lezioni. Come una volta che Riku e Kairi, presi dalla noia, si misero ad ascoltare delle canzoni dal suo lettore mp3: Sora sprofondò nell'imbarazzo quando si misero improvvisamente a cantare a squarciagola la sigla di un cartone animato incredibilmente infantile che credeva di avere rimosso dalla scheda di memoria. La professoressa era abituata alle loro bravate, e si limitò a sequestrare il lettore per restituirlo a Sora a fine lezione.
    - Be'? - disse Riku, col tono che gli fece capire di starsi rivolgendo a lui. - Non hai niente da dire, Sora? -
    Il Custode alzò la testa verso di loro. Non sapeva cosa stesse accadendo, ma sorrise radiosamente.
    - Non occorre - disse stirando le braccia e traendo un profondo respiro. Non sapeva bene cosa dire, e temeva di rovinare l'atmosfera parlando a sproposito. Tutti ritrovarono rapidamente la calma e Altair fu subito pronto a riprendere le redini del gruppo, quando Naminè sollevò un'altra questione.
    - Ma... come facciamo con i Keyblade? - chiese infatti. - Io e Kairi siamo le uniche a poterli portare con noi, dato che non occupano spazio. Forse anche Sora... ma Riku e Xion? - si voltò sugli Assassini - Senza dimenticare che voi tre siete armati fino ai denti -
    - E non capisco l'utilità di mettere un cappuccio sull'altro... - aggiunse Kairi grattandosi la testa, perplessa. Altair ignorò quella domanda.
    - Riku e Xion sono gli unici ad avere armi parecchio ingombranti che salterebbero subito alla vista - disse. - Sora può cavarsela nascondendo la Catena Regale nel saio -
    - Come? - chiese Sora.
    - Te lo leghi alla gamba - disse Ezio avvicinandoglisi. - Puoi porgermelo? - Sora fece come richiesto.
    - Ezio non è mai stato un Custode - spiegò Maliq. - Però un Custode può "delegare" brevemente il proprio Keyblade a una persona normale, purché lo stia cedendo volontariamente -
    - Ecco perché a Kilika avete potuto dare i vostri Keyblade a quei tre lazzaroni - esemplificò Altair riportando alla luce l'episodio della cessione temporanea dei Keyblade a Sparrow, Gibbs e Rubber.
    - Però, quando ero nel Castello dell'Oblio, Cloud aveva afferrato tranquillamente la mia Lancia e l'aveva portata nel laboratorio di Vexen... - fece notare Xion.
    - Cloud è un Custode, no? - disse Riku. - Evidentemente i Custodi possono prendere le armi di altri Custodi -
    - Ma ancora non sappiamo come far entrare la Lancia dei Santi e la Via per l'Alba - interruppe Kairi.
    - Io prenderò la Lancia - disse Altair prendendola garbatamente dalla mano di Xion. La Custode rinfoderava raramente l'arma, poggiandovisi sempre come ad un bastone da stregone. - Mentre Riku può portare tranquillamente la sua arma con sé. Dirà di essere la nostra guardia del corpo -
    - Ma le forme di queste armi sono piuttosto... bizzarre - disse Sora. - Passeremo inosservati? -
    - Un po' di fede, suvvia! - esclamò Altair dando una leggera gomitata ad Ezio. Il giovane Assassino piegò il braccio in modo da far poggiare il Maestro ad esso: il più anziano assunse una posa curva e sghemba, reggendosi alla Lancia. - Siamo monaci, no? -
    Xion giunse le mani aperte con un sorriso divertito.
    - Sia fatta la volontà del Creatore - disse.

    La comitiva uscì dalla foresta, lontana dalle torri di guardia. Ezio aveva agito bene: c'era circa un quarto d'ora di cammino dal luogo dove aveva immobilizzato i monaci alla torre più vicina al portone della città. Uscirono dalla foresta indisturbati e svoltarono una curva, trovandosi dopo un paio di minuti a un centinaio di metri dalla torre in questione. Nessuno dei dieci uomini di presidio parve allarmarsi. Le torri di guardia ecclesiane, costruite di solida pietra e robuste travi di legno, erano costituite da un "atrio" al piano terra e un vano accanto alla costruzione di guardia con due o tre cavalli; da una scala interna a ridosso del muro, si raggiungevano i due piani che fungevano da alloggi e postazioni di tiro. Il terzo piano era il posto di vedetta, cui si accedeva tramite una scala a pioli al secondo piano. La piattaforma coperta lasciava esposto solo il torace della guardia, così da permetterle di ripararsi tempestivamente dietro il parapetto. La guardia di vedetta era solitamente armata con una balestra, un'arma più veloce e meno impegnativa rispetto all'arco, ma poco usata dall'esrcito perché il Papato aveva definito le balestre "armi inumane" per la loro capacità di penetrare le armature più facilmente degli archi; secondo il Papa che limitò uso e produzione di tali strumenti, essi impedivano agli uomini di mostrare il proprio valore dinanzi al Creatore. Essendo però meno impegnativa da usare dell'arco, e poiché lo Scutum Pontificii usava spesso dei contadini vigorosi per difendere villaggi e cittadine poco sviluppati, la balestra era ampiamente usata dai rami più umili della popolazione.
    Non ci fu comunque motivo perché la guardia impugnasse la balestra contro di loro. Un piccione viaggiatore arrivato in quel momento avvisò di un gruppo di otto pellegrini provenienti dal Priorato di Kingsbridge sulla via per la Capitale.
    - Da dove venite, forestieri? - chiese la guardia a voce alta. Portava un'armatura di cotta di maglia, con sopra una cappa senza maniche azzurra e un caschetto di metallo sul capo, che si legava alla cotta. Era un equipaggiamento leggero e agile: lo Scutum Pontificii era una milizia che si occupava principalmente di mantenere l'ordine nel regno e in sicurezza le strade, anche se ogni torre aveva un livello interrato con armature più pesanti al suo interno, in caso di una chiamata alle armi per difendere una città o la capitale da un assedio.
    - Siamo pellegrini del Priorato di Kingsbridge, messere - disse Ezio a tono. - Giungiamo a Ecclesia per rendere omaggio a Sua Santità, che il Creatore l'abbia in gloria -
    - Fate in fretta allora! - li congedò il soldato. - Le porte chiuderanno al tramonto! -
    La chiusura delle porte al calar del sole era indispensabile in quei tempi in cui gli Assassini attentavano costantemente alla vita delle cariche clericali: gli stranieri che giungevano la notte venivano interrogati e perquisiti con uno zelo quasi eccessivo ed erano obbligati a sostare nel posto di guardia della porta fino al mattino seguente.
    Il gruppo si affrettò dunque verso le porte della città, pur sempre mantenendo la recita. Alla fine Sora dovette escogitare un altro modo per tenere il Keyblade nascosto: approfittando della larghezza del saio, se lo legò dietro la schiena, anche se dovette camminare impettito per evitare che la lama tendesse il tessuto. Riku camminava col viso e lo spadone bene in vista, mentre Altair proseguiva la sua marcia reggendosi ad Ezio. Naminè, Xion e Kairi restavano col capo "umilmente" abbassato, così da non destare sospetti.
    Non ci volle molto perché arrivassero alle porte, mentre il sole tramontava. Avevano visto un piccione volare via dalla torre di guardia, quindi i sorveglianti dovevano già essere al corrente del loro arrivo. Soldati in armatura pesante bianca con paramenti neri e una robusta alabarda in pugno stazionavano sull'entrata della città come statue metalliche, i volti nascosti dalla celata a becco dell'elmo, il quale recava due piume nere sulla sommità. Dovevano essere i guerrieri scelti dello Scutum Pontificii: le Guardie Papali sorvegliavano solo l'interno della città, lasciandone raramente le mura.
    Proseguirono attraverso la strada lastricata finché due soldati non si avvicinarono, scortando un uomo magro e dall'espressione arrogante, dal capo sormontato da un biondo caschetto; aveva un rigido stocco appeso alla cinta. Portava un paramento rosso sopra l'armatura grigiastra, recante un Sole sorridente. Altair non fu affatto contento della sua vista: si trattava di un Capitano dello Scutum Pontificii, se non addirittura uno dei suoi due generali.
    - Salute a voi - disse l'uomo con voce trascinata. - Sono Luisian, Comandante in Capo della Sezione Centrale dello Scutum Pontificii. Con chi ho il piacere di parlare? -
    Altair si smosse leggermente, reggendosi alla Lancia fingendo enorme fatica.
    - Siamo pellegrini di Kingsbridge, messere - gracchiò. - Siamo qui per mirare un'ultima volta le spoglie di Sua Santità -
    Luisian parve soppesare a lungo le loro parole: senza dire altro prese a scrutarli tutti attentamente, sporgendosi a guardare sotto i loro cappucci. Lanciò uno sguardo contrariato a Riku e alla posa spavalda con cui manteneva la spada, per poi assumere espressioni di varia curiosità nell'osservare Sora e le Custodi.
    Per innumerevoli attimi di tensione, il Comandante si soffermò a studiarli con attenzione girando loro intorno senza fiatare, limitandosi ad esprimere a bocca chiusa segni di assenso o dissenso. Studiò attentamente il bastone di Altair, la cui foggia lo incuriosiva, e fece lo stesso con la spada di Riku. Espresse disappunto per la chioma lunga e argentata di Riku, apostrofandolo come "schifoso mercenario".
    - Avete con voi quattro adepti piuttosto giovani - notò infine tornando davanti al gruppo. - Dai loro volti puliti potrei intuire che non abbiano più di... tredici o quattordici anni -
    Sora ebbe un moto di impotenza nel sentirsi dare del tredicenne ancora una volta. Era già una consuetudine quando andava a scuola, ma non si aspettava assenza di cambiamenti.
    - Se non sono i giovani a mantenere viva la fede, che potremmo fare noi vecchi, con gli acciacchi che ci vengono dati dal tempo? - rispose retorico Altair con un po' di impazienza. Il portone di Ecclesia era lì a pochi metri da loro, e dentro quella città c'era Xemnas, che stava già irretendo il clero per portarlo dalla sua parte. Avrebbe preso Ecclesia se non lo fermavano... e dovevano rispondere alle stupide domande di un ufficiale troppo zelante. - Sono tutti bravi ragazzi, che si impegnano sodo per portare avanti la missione del Priorato... -
    - Ne sono cosciente - disse Luisian quasi annoiato. - Sono cresciuto a Kingsbridge -
    Altair trasalì a quel dire.
    Se quell'uomo veniva dal Priorato, c'era la possibilità che conoscesse il priore... e di conseguenza poteva benissimo accorgersi che fosse un trucco e farli sbattere nelle segrete, con buona pace del loro piano.
    - Ahimè, il Priore è molto malato - sospirò Luisian. - Ricevo sue notizie solo dal vicario. Immagino che abbia mandato voi. e avete fatto bene a portare dei giovani con voi: probabilmente la vita di monastero non permetterà loro di rivedere la Pura tanto presto! - sorrise estatico nell'indicare le alte mura. Ora che le vedevano da vicino, rimasero strabiliati: tutto l'esterno delle mura della città era stato delicatamente istoriato con incisioni e rilievi di passi del Canto della Luce, fedelissime riproduzioni grafiche del "testo sacro" che ogni anno, alla presenza del Papa, veniva intonato dalle Figlie di Andraste nella Cattedrale di Ecclesia.
    - Però, la vostra guardia non può girare per la città così armata - disse Luisian indicando Riku. L'alone di serenità scemò rapidamente. - Se vuole entrare, dovrà consegnarla. La terremo al posto di guardia finché non tornerà a ritirarla per andarsene -
    Riku guardò Altair con preoccupazione: non voleva separarsi dalla Via per l'Alba, ma non voleva nemmeno far saltare la loro copertura. Se davvero dovevano affrontare Xemnas però, come avrebbe fatto ad aiutarli disarmato? Non era qualcosa che era intenzionato a fare.
    Non voleva assolutamente consegnare la Via per l'Alba.
    - Dunque? - incalzò Luisian. - Cosa decidi, guardiano? -



    - Il mondo è sull'orlo di un cambiamento oltre ogni immaginazione... - disse Xemnas mentre guardava fuori dalla finestra della Santa Sede, dove era stato accolto. Il suo lustro abito nero, segno distintivo dell'Organizzazione, risaltava nitidamente sul marmo biancastro del pavimento della stanza dove, in quel momento, stava parlando con il camerlengo. Costui, un uomo corpulento con una tonaca nera che non bastava a contenere la sua stazza, il viso gaudente e un pelata coperta dal classico cappellino a scodella tipico dei clericali. - Voi concordate, camerlengo Narçil? -
    - Indubbiamente - disse il religioso scostandosi delle briciole dall'abito, prova della precedente consumazione di tè e biscotti. - Tutte queste notizie che mi portate... oh, ce n'è a sufficienza da far tremare chiunque di paura, che il Creatore ci protegga! -
    - Tutte queste persone, così ignare, così tranquille - continuò il Superiore come se parlasse tra sé, del tutto dimentico dell'insignificante parodia d'uomo che aveva alle spalle, seduto comodamente sulla propria poltrona. - La loro misera realtà è sul punto di infrangersi come una bolla di sapone. E nonostante questo continuano i loro intrighi, le loro vendette, i loro insignificanti giochi di potere... -
    - Signor vescovo? - richiamò il camerlengo preoccupato nel vederlo tanto assorto.
    - Ah, mi scusi tanto - lo ascoltò Xemnas, fingendo interesse per la sua figura e tornando a sedersi. - La vostra città è stupenda, come mi aspettavo dalla capitale -
    - Sono sorpreso - disse Narçil unendo le punte delle dita davanti al viso. - Non credevo che la religione di Nostro Signore avesse espanso il suono del suo Canto fino al confine di Vellond. Recate notizie foriere di grandi speranze, Eccellenza -
    - Ne sono molto contento - rispose Xemnas. - Vi starete chiedendo perché non abbia indossato l'abito tradizionale -
    Narçil annuì, impossibilitato a negare. Anche se avesse voluto, non ci sarebbe riuscito.
    - I briganti di Vellond ci hanno portato a sviluppare diversi modi di portare la parola del Creatore, ahimè - prosegui Xemnas con tono mellifluo. - Giriamo con questi abiti semplici, abbiamo abbandonato lo sfarzo della corte papale. Difendiamo ciò che abbiamo ottenuto con acciaio e frecce, più che con le parole -
    - Sì, indubbiamente Vellond è piena di bestie. Ammiro il vostro coraggio, Eccellenza! - esclamò estasiato Narçil.
    Era bastato poco. Semplicemente presentarsi, millantando di una diocesi a Vellond da lui creata con alcuni frati rinnegati. Creare in un attimo il mito di un uomo dalla fede incrollabile che aveva sfidato il nemico sul suo stesso terreno, portando ai bisognosi soccorso, rifugio e il suono del Canto della Luce. E nel giro di un giorno, il mito del perfetto uomo di chiesa si era diffuso tra tutti coloro che dovevano saperlo. Non c'era cardinale o vescovo in tutta la Capitale che non sapesse delle sue gesta e del suo indomito coraggio.
    Xemnas si alzò di nuovo, sorridendo placidamente al camerlengo e tornando lentamente alla finestra, nel religioso silenzio della Santa Sede. Non si sentiva un rumore per tutto il loro piano, fatta eccezione per i passi veloci e felpati di qualche servo che si occupava della pulizia.
    - E' un vero peccato che non vi siate presentato prima - disse il camerlengo poggiando i gomiti sullo scrittoio. La stanza era piena di libri, registri del Papato dei camerlenghi precedenti, un paio di quadri appesi sul muro accanto alla porta, sedie di legno pregiato dai soffici cuscini rossi. - Sua Santità avrebbe amato molto il vostro operato. Non escludo che avrebbe potuto ordinarvi a Cardinale! Il vostro supporto sarebbe stato fondamentale, ora che Ecclesia è sull'orlo dell'abisso. Per decadi non abbiamo avuto un Conclave, e adesso... non oso neppure immaginare il caos che succederà -
    Xemnas sorrise, un sorriso finto e per nulla sentito dal suo cuore assente: ma i suoi occhi dorati ebbero un luccichio nell'immaginare la confusione che quel Conclave stava generando. Facevano di tutto per mantenere la calma, dare una parvenza di tranquillità, ma la tensione che si percepiva per le strade di Ecclesia era evidente, troppo per non accorgersene. C'erano paure e dubbi in abbondanza. E gli Assassini giocavano a suo favore, mostrandosi all'improvviso e tentando inutilmente di uccidere cardinali e vescovi, ottenendo soltanto di instillare ancora più paura in un popolo stanco e provato. E nello scenario apocalittico che si delineava rapido nei suoi pensieri, vedeva il Kingdom Hearts, il Grande Cuore accogliere compiacente i cuori che presto la piccola, ingenua Ecclesia avrebbe spontaneamente donato. E mentre pensava questo, vide due bambini giocare sull'orlo del fossato, sotto le esortazioni spaventate dei genitori. Era ovvio ciò che successe dopo. Uno dei bambini, intimorito dall'arrivo delle Guardie Papali mise un piede in fallo e ruzzolò giù per la parete interna, finendo in acqua. In breve, un tramestio confuso e dettato unicamente dall'impulso risultò nel tentativo di salvataggio da parte del padre, mentre qualcuno andava a cercare una corda. Ma né il padre né il figlio sapevano nuotare.
    - Miserabili... -



    - D'accordo - disse Riku porgendo a Luisian la sua preziosa arma, con la morte nel cuore. Un senso di impotenza e furia si impadronì di lui, mentre il suo pugno si stringeva ormai a vuoto. Gli parve che il mondo stesse restringendosi su di lui, come un cappio attorno al collo che andava inesorabilmente svolgendo il proprio dovere. Il suo respiro si fece affannosso, il suo sguardo feroce; un bagliore dorato...
    - Riku? - il soffio frettoloso di Kairi lo spinse a calmarsi, e sorprendentemente in fretta. Le sorrise e guardò Luisian con gli altri, che teneva l'arma con curiosità.
    - Che armi strane che hanno i mercenari oggi... - disse stupito. - Ad ogni modo, potete passare. Ci vediamo domani alla cerimonia - concluse con un cenno del capo, dando ordine alle guardie di spostarsi.
    Finalmente, il gruppo entrava a Ecclesia.
    Le grandi porte di ferro, spesse e pesanti, erano aperte. Le alte mura non erano più un ostacolo. Non aveva mai messo piede ad Ecclesia in vita sua, neanche una volta: nemmeno per reclutare Ventus, che era un Assassino ecclesiano. e adesso la magnificenza della Perla del Creatore si estendeva ai suoi occhi, immensa e meravigliosa. Come un fulgido diamante il palazzo della Santa Sede si ergeva nella parte più alta della città, con le case che andavano digradando dolcemente verso il basso. Fino a loro.
    - Ecclesia... - mormorò Altair quasi con reverenza.
    - Era ora che arrivaste - disse una voce giovanile una volta che superarono alcune case. Si voltarono e trovarono di fronte a loro Ean, bagnato fradicio e grondante acqua dalla testa ai piedi. Con i capelli attaccati alla testa, le sue orecchie puntute sembravano ancora più grandi.
    - Che ti è successo? - chiese Kairi allibita. - Sei atterrato in un lago? -
    - Qualcosa del genere - rispose il Custode mutaforma, che pareva anche parecchio stanco. - Sorvolavo la città quando ho visto una baraonda vicino alla Santa Sede. C'erano due persone in acqua, così sono atterrato in un vicolo, mi sono trasformato in un lupo e mi sono tuffato nel fossato -
    - Spero non ti sia esposto - disse Maliq. - Ma è stato molto nobile da parte tua - Ean fu molto entusiasta del complimento. Dopotutto, Maliq era una leggenda tra tutti i Custodi che fossero sopravvissuti abbastanza a lungo da venire a conoscenza delle sue gesta con Altair: ricevere un apprezzamento da lui era onorevole quanto ricevere un titolo nobiliare.
    - Non potevo lasciarli morire - annuì Ean. - Seguitemi, ho individuato un alloggio per monaci poco lontano da qui -
    - Perfetto - disse Altair, ergendosi nella propria altezza. - Domattina, potremo finalmente riscuotere -
     
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  5. _Holy
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    Un capitolo del genere prende molto tempo per poterlo recensire come si deve...
    Dunque, dovrò scrivere queste righe man mano che lo leggerò.

    Cominciamo dal principio...

    Potrai ricordare che le parentesi storiche non erano di mio gradimento, ma come avrai notato ultimamente, anche in Babilonia, mi piace perdermi in simili digressioni, in quanto aiutano ad approfondire il mondo narrato.
    Certo, sempre che simili descrizioni e approfondimenti siano inerenti al contesto e non buttate dentro alla fallo di segugio giusto come riempitivo *si guarda attorno*.
    No, non sto parlando di te, dato che questa enorme digressione storica ha aiutato a comprendere il legame tra gli Assassini ed Ecclesia.
    Poi beh, dato che l'argomento si può accostare a ciò che sto trattando io in BB (chiesa, chiesa, chiesa), non posso fare altro che apprezzare tutto quello che hai scritto, e quindi armarmi di... di... di... ?! çOç *prende banana, la sbuccia e la mangia*

    *mastica*

    *digerisce*

    Torniamo a noi...
    In poche parole: mi è piaciuto tanto questo inizio capitolo, è scritto bene, è esplicativo, anche se un po' pesantuccio per l'argomento trattato, ma è questione di opinioni.
    Gli Ecclesiani sembrano proprio affezionati al loro Papa, e immagino che l'offerta di Xemnas li allieterà non poco.

    Xemnas: CAPPELLINIIIII! CAPPELLINI PER TUTTIIIII! IL NUOVO MONDO A PORTATA DI CAPPELLINIIIII!


    Bene, era ora che l'allegra combriccola muovesse un po' il culo! [leggi: custodi di Andraste]

    Mi ha fatto molto piacere vedere l'implementazione di altri personaggi di MIO possedimento (SONO MIEI! GENTE! SONO MIEI!), tra cui il piccolo Luisian e l'unto Narçil (che tra l'altro qui ha un'aspetto totalmente diverso, ma ha mantenuto la sua idiozia).
    Però ti faccio notare che l'aggiunta di Narçil potrebbe creare uno sfasamento del codice etico a causa della somiglianza con "Narsil".
    E Ambrus è un Assassino... beh, questa cosa me la avevi già detta, quindi il colpo di scena è andato scemando un po'... ma sono felice che sia stato approfondito a dovere ^_^ Lo vedo proprio un brav'uomo... sotto di lui Ecclesia starebbe molto meglio che in mano a sudici suini dall'abito rosso (e nero).

    Noto anche la piccola parentesi su Kingsbridge, e quindi su I Pilastri della Terra (<3), ma è un bene che sia solo una parentesi e non un elemento rilevante, avrebbe cozzato un po' troppo con tutto il resto...


    Abbiamo quindi la nostra allegra combriccola alle prese con il languido Luisian, e Riku privato del suo Via dell'Alba.
    Strano come egli venga scambiato per un mercenario, immagino che a quei tempi i mercenari fossero uomini cotonati, efebici e dall'aria vagamente gaia.

    LULZ


    Abbiamo atteso tanto anche per questo capitolo, ma è stato un gran bel capitolo... però voglio dirti una cosa, ovvero di migliorarti in quanto a contenuti... il capitolo è bello, ma lo svolgersi degli eventi è molto lento...
    La cosa andrebbe bene in un libro, ma una fanfiction che si comporta come Kentaro Miura deve contenere più avvenimenti... queste parole spero non ti abbattano e ti facciano sfornare un nuovo, bellissimo capitolo.

    Ti amo



     
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    Twilight Player

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    Allora, è un capitolo bruttissimo.
    ...
    Ok, seriamente. Non so come esordire.
    Le parentesi storiche a me piacciono, eccome. Ho gradito la spiegazione della storia dell'Auditore (:omz) di Altair.
    Hai parlato di qunari, quei bastardoni!
    In ogni caso, Xion che si lamenta delle tettone grandi delle sue amiche e Kairi gli dice che loro mangiano pillole e lei tacchini, uccelli (???) e polli!
    Xemnas se la ride, se la beve e se la canta con Narçil!

    Comunque, ho notato che nessuno di loro è armato dentro Ecclesia, ma gli assassini non dovrebbero avere nascoste le lame celate? D'altronde loro c'e le hanno sempre, anche quando trombano! :omg:

    Concordo su Holy con una cosa, che ci dovrebbero essere più avvenimenti ma è comunque un gran capitolo.

    Ora commento te, Holy! :ehm:
     
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  7. Taiki Koizumi
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    ERA ORA!à____à

    Chiamami di nuovo 'Taikino' e ti faccio diventare donna con un'operazione a crudo e sangue che farebbe sbiancare il dottor Lecter.


    Huhuuuhuh, Medivh A___A *non aggiunge altro, Nyx capirà cosa pensa la sua mente perversa XD*

    C'è una cosa che mi è piaciuta molto della parte in cui i nostri eroi sono ancora fuori da Ecclesia, ovvero quella in cui un po' Naminé e un po' Altair aggiungono ai dati storico-geografici-Zzzzzzzz della storia di un città, alcuni messi in dialogo diretto! Sono chiaramente più brevi di interi poemi, ma rimangono più ad impalcatura nella mente e sono già più interessanti, perciò ottima questa tecnica, usala altre volte magari, ma senza esagerare o sembreranno delle tuttologhe checche secchie come me u.u e Hiroki XD
    Un'altra tecnica che, so, non ti appartiene, che ti può aggradare può essere quella di un brain storming! L'ho visto fare in alcune fic, anche su fatti storico-geografici, praticamente scrivi delle frasi da tipo tre, quattro parole, o metti anche solo delle parole chiavi, proprio come scrivessi di getto il flusso di pensieri e fossimo nella testa del narratore, è bellissimo e affatto incomprensibile se te lo giochi bene *_* E non mi addormenterò!** No dai a parte gli scherzi ieri l'ho letto con un po' di stanchITA' per problemi miei di concentrazione, ma non era affatto male v.v *non vuole mortificare la sua checchina preferita *

    CITAZIONE
    -Altair, esiste davvero un modo per restituire la vista a Sora? -

    Non so, questa frase l'avrei impostata così: Altair, non esiste proprio un modo (bla bla bla), dato che se dici: 'esiste davvero' sembra qualcosa che Altair avesse spiegato, qualcosa in cui ci potrebbe essere una soluzione già discussa e di cui Rikku chiede conferma, quando invece la risposta di Naminé è negativa °-°

    Ezio e Ean ç_ç! Che caViiiiini!çWç

    CITAZIONE
    - E dire che ho sempre desiderato un cane - sospirò Ezio abbattuto.

    ... Lol. Eziuccio, per te Ean prenderà tutte le forme che vuoi X3!


    CITAZIONE
    Tu ti sei scopata il Principe dei Fustoni quante volte quante sono le stelle, sicuramente avrai mangiato a sazietà quando potevi, quindi non puoi comprendere che frustrazione sia ingurgitare le stesse fottute pillole ogni cazzo di giorno..

    HAHAHAHAHAHHAAHHAHAHAHAHAH X'''D
    ( Tante volte, hai ripetuto due volte quante v.v)
    HAHAHAHAHAHAHAHAHA XD Kairi, ti adoro XD!

    Attento che hai scritto esrcito a un certo punto nella parte riguardante la vedetta! E a un certo punto quando Luisella parla dopo il punto non hai messo ma maiuscola >.<

    Che stronzo Zemnas -w-

    CITAZIONE
    Le grandi porte di ferro, spesse e pesanti, erano aperte. Le alte mura non erano più un ostacolo. Non aveva mai messo piede ad Ecclesia in vita sua, neanche una volta

    Ma chi, soggetto?

    Ma che bravo Ean, lo adoro *___*!!! Cucciolo lui X3 E adoro il suo potere con le Transfigurine v.v

    Comunque, è proprio un bel capitolo, sebbene non mi attizzi molto l'idea di vedere così tanta narrazione nel Vatikan, nell'impero di Palpatine à_à
    Aggiorna presto merdina <3
     
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  8. Nyxenhaal89
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    No ma cioè. Avevo il capitolo pronto per metà già giorno 10! °-°
    Mi sento un totale cretino. E lo sfondo alle scritte in questa skin è troppo scuro e non capisco un beneamato tubo.
    Ho voluto comunque attendere dopo aver finito il capitolo due giorni fa, per pubblicarlo oggi.
    Non sono solito fare lunghe dissertazioni personali, ma in questo caso devo assolutamente farlo.
    Questo capitolo, e il suo contenuto, lo dedico a Holy. Che tra l'altro oggi ha superato l'esame di teoria per la patente :heart:
    Ma soprattutto... quest'oggi abbiamo fatto un anno insieme. Un anno pieno di alti e bassi, di litigi e riappacificazioni, ma soprattutto di un avvicinamento sempre maggiore. Un anno stupendo, nonostante le decine di problemi affrontati. Non mi dilungherò eccessivamente in questa sede, soprattutto perché molte cose le ho già dette prima di scrivere questo messaggio, e perché preferisco lasciare che siano le mie azioni a parlare.
    Tuttavia, una cosa voglio dirla, e stavolta non sotto spoiler.
    Ti amo Holy, grazie per questo bellissimo anno insieme :heart:

    AHEM. =////=
    tornando a noi: questo capitolo presenterà diversa "azione" di varia natura, e sarà un po' più lungo del normale. Doveva essere un capitolo natalizio, per intenderci. X°
    Ad ogni modo, volendo fare una sorpresa a Holy, probabilmente ci sarà qualche errore, visto che non gliel'ho fatto betare tutto >.< Perdonatemi <3
    Grazie a Holy, Nemesis e Mizu per i commenti e a tutti i lettori. :3
    Buona lettura!


    25: Requiem Aeternam


    Un'altra notte stellata brillava sul tumultuoso continente di Bersia. Il cielo, cosparso di piccole nubi bianche, lasciava comunque intravedere una Luna che andava lentamente consumandosi. Ma nonostante quell'ora tarda, nonostante la stanchezza e la fatica, nessuno pareva avere intenzione di dormire. Un costante brivido di minaccia pervadeva le mura silenti di Weisshaupt, una sensazione che sembrava trasmettersi di roccia in roccia. Persino i due Shinigami, un tempo indifferenti alle tribolazioni del mondo e ora catapultati in essi, erano in allerta. Lightning sostava sulla torre più alta, il suo drappo rosso che svolazzava elegantemente al vento primaverile; Noctis, sdraiato sul suo comodo letto tra le stanze più alte della fortezza, guardava il cielo con espressione corrucciata. Non erano più Rem e Ryuk da tanto tempo ormai. Almeno un mese, forse due. Il tempo passava senza che loro ne avessero ormai la minima cognizione.
    Tidus passava una notte insonne dietro l'altra. Si allenava duramente ogni giorno, non cedeva, a costo di cadere sulla propria spada. Si forzava a dormire per sfuggire ai pensieri infausti che lo angosciavano, ma non sempre ci riusciva. Denzel e Roxas erano là fuori, e non aveva la minima idea di dove fossero. E ancora, oltretutto, non aveva dato una risposta a quell'Assassino con gli abiti scuri che gli chiedeva ogni giorno se volesse entrare nella Camera del Risveglio. Avrebbe voluto, ma non voleva quel potere. Di questo ne era certo.
    Theresa dormiva raramente. Non ne aveva quasi bisogno, e in quel momento preferiva restare sveglia a osservare la volta stellata in cerca di risposte. Il suo Enclave non era più sicuro come una volta, e sapeva che presto loro, la Terza Fazione neutrale, sarebbero stati nelle mire dell'Organizzazione XIII. Era solo questione di tempo, prima che un'orda di Nessuno ed Heartless comparisse davanti ai cancelli per fare strage di Maghi, Streghe, Ninfe... ma lei era al comando ora, e avrebbe difeso Weisshaupt ad ogni costo, non avrebbe fatto trovare un cumulo di macerie ad Andraste senza combattere. Ma foschi presagi annebbiavano l'orizzonte. L'oscurità ghermiva la pacifica fortezza come l'onda di maremoto su un villaggio di capanne.

    Ma non erano i soli ad essere svegli. Road era davanti alla porta della stanza di Cloud, che si trovava al secondo piano, assieme a Vanitas. La potente Strega sapeva bene cosa angosciasse la mente del giovane Unversed, ma preferiva tacere e lasciare che fosse lui ad esprimersi se lo voleva. O forse era solo curiosa di vederlo esternare sentimenti umani. Non poteva negare a se stessa di essere enormemente curiosa di vedere i suoi comportamenti in ogni sfumatura, quasi fosse un animale da laboratorio. Road Kamelot era pur sempre una Noah, nonostante stesse con l'Enclave la sua natura manipolatrice non era stata certo diminuita.
    - Quanto ci mette Kururu? - disse Vanitas fissando quella porta con ansia. Era riuscito solo ad abbracciarlo. Solo per un istante, prima che la Ninfa lo obbligasse ad allontanarsi per potersi assicurare che Cloud stesse tornando in forma. Erano ormai passate tre ore, da allora. Strinse con forza un pendaglio con una testa di lupo stilizzata, identica a quella dello spallaccio e dell'orecchino del Custode del Caos. Lo guardò con una stretta di tristezza nel cuore.

    - Tu sei innamorato, non è così? - lei gli chiese.
    - E' un'informazione tanto importante? - rispose lui.
    - L'amore è importante, Vanitas... persino io lo comprendo -
    - Lui non mi ha mai ricambiato. Non mi ricambierà mai. Non è importante - rispose ancora, addolorato. - Mi sono illuso per settimane che potesse farlo. E poi... eccomi qui. Ancora a illudermi... -
    - Non sei qui perché cerchi il suo amore, Vanitas - lei lo guardava con dolcezza, quasi innaturale se si pensava al loro precedente incontro. - Sei qui perché hai a cuore la sua salvezza. Tale sentimento supera il tuo orgoglio, il dolore delle tue ferite, la sensazione di solitudine che ti attanaglia. Amare non significa soltanto essere ricambiati, Vanitas. Esistono molteplici tipi di amore. A volte, è semplicemente desiderare che la persona a cui teniamo sia felice e in salute. Non è forse questo, quello che desideri? -
    All'inizio non sapeva cosa rispondere. Che la sua "funzione", dunque, fosse amare unilateralmente Cloud proteggendolo sempre da lontano? Non sembrava una prospettiva accettabile.
    - L'amore è un sentimento egoista... - rispose di conseguenza. - Come il tuo desiderio di libertà -
    Lei sorrise amaramente.
    - Rispondimi, Vanitas - disse guardandolo negli occhi senza esitare. - Che cosa faresti? - iniziò a girare intorno a lui, pronunciando le parole con enfasi. - Fin dove arriveresti, pur di salvarlo? Anche se non ti amasse mai... - aggiunse, con una punta di tristezza nella voce.
    Vanitas tacque un attimo, con le labbra che tremavano. Si sentiva umiliato, furioso, e al tempo stesso arreso all'evidenza. Nonostante tutto quello che aveva subìto da lui, nonostante il dolore che aveva ricevuto, i suoi sentimenti non perdevano intensità.
    - Veglierei su di lui... dovunque - disse con la voce rotta, pronunciando lentamente le parole, come se fosse incredulo. Come se la sua mente non elaborasse più i suoi pensieri. Come se lei avesse spinto il suo Cuore a parlare. - Per Cloud, mi spingerei fin nei recessi più profondi dell'Inferno -
    - Saresti davvero disposto a sacrificare ogni giorno della tua vita? - chiese lei incredula. - Ogni attimo del tuo tempo? -
    - No - il viso di Vanitas si rasserenò, mentre una lacrima di mesta comprensione gli rigava la guancia. - L'Eternità -


    Portò il pendaglio al petto, chiudendo gli occhi con impotenza. Aveva detto quelle cose... Ma adesso non poteva vegliare su Cloud. Adesso il compito era passato momentaneamente a Kururu. Vanitas era felice che si fosse ripreso, ma era al contempo rassegnato. Forse poteva avere la gratitudine di Cloud... e basta. I pensieri felici di Sora, che aveva toccato mentre gli toglieva la vista, gli pugnalavano l'anima come aguzzi pezzi di vetro. Non avrebbe mai provato quella stessa felicità, dunque? Avrebbe inseguito per sempre un sogno, sperando invano che si avverasse?

    - Vanitas... tu sei puro - disse lei quasi raggiante. Sembrava emanare una fortissima luce candida, come una Dea splendente. - E faccio di te il portatore del mio sogno. Forse, combinando le nostre utopie, io e te potremo sperare in un futuro meraviglioso per entrambi -
    - Cosa intendi dire? - chiese lui spaventato.
    - Abbi fede nel Cuore, Vanitas. Abbi fede in Yuuko -


    - Kururu! - esclamò quando sentì la porta aprirsi. Infranse il flusso dei pensieri, alzandosi di scatto in piedi. La giovane Ninfa della Promessa sorrideva con dolcezza, la drappeggiante veste verde che ondeggiava aggraziata ai suoi movimenti più leggeri.
    Kururu annuì senza perdere la sua espressione, facendosi da parte. Senza chiedere altro, Vanitas si precipitò dentro la stanza con velocità inaudita, il pendaglio stretto in mano, il drappo nero preso dagli abiti di Cloud che quasi prendeva il volo in seguito alla sua corsa. Si fermò appena superata la soglia, e si voltò sorpreso nel vedere che la ragazza chiudeva silenziosamente la porta, senza incrinare per un attimo il suo sorriso.
    Con un sordo clunc la porta fu chiusa.
    Gli occhi dorati di Vanitas tornarono a cercare l'abitante della stanza. In quella notte essa era buia, non c'era una sola candela accesa. La finestra era aperta: le ante di vetro e legno lasciavano una libera visuale delle montagne e del cielo notturno, ma la Luna era dall'altra parte, quindi la camera restava buia.
    Ma preso com'era dalla foga, ancora immobile e con i pugni stretti per l'ansia, non aveva inizialmente notato la figura statuaria che osservava la volta notturna proprio davanti a lui, poggiata alla finestra.
    - Cloud... - deglutì Vanitas con la voce incrinata dalla contentezza. - Stai bene? -
    Nessuna risposta.
    L'Unversed si sentì improvvisamente piombare nella tensione. Si chiese perché non gli parlasse. Che fosse ancora furioso con lui per la faccenda con Rinoa? O forse perché l'aveva abbracciato? Strinse così forte il pendaglio che per poco non se lo conficcò nel palmo della mano. Lo supplicava mentalmente di dire qualcosa, ma Cloud sembrava una statua di pietra. Gigantesco e terribile rispetto a lui, come a Minas Tirith. Sentì ancora una volta di aver fatto mille sacrifici per nulla. Il suo Cuore sembrava prossimo a spezzarsi davvero, sentiva gli occhi appannarsi, ma non riusciva a piangere. Una parte di lui, troppo orgogliosa per farlo, glielo impediva ad ogni costo.
    Non avrebbe pianto ancora per Cloud Strife. Gli aveva già fatto abbastanza male in quei mesi, non aveva bisogno di subirne altro.
    Iniziò a muovere dei piccoli passi all'indietro, verso la porta.
    La presa sul pendaglio si allentava. L'avrebbe lasciato per terra e sarebbe corso via, a piangere in solitudine, dove l'orgoglio non avesse bisogno di contestare.
    Allungò la mano verso la maniglia, sentendosi improvvisamente vuoto come la bambola che era sempre stato per lui. Nient'altro che un burattino...

    - Grazie -

    Vanitas sussultò. La voce di Cloud si era alzata abbattendo tutti i suoi timori in un attimo. Era calda, avvolgente come il calore di un camino in inverno. Non c'era odio in essa. Né rabbia, né veleno. Per la prima volta in tutta la sua breve vita, Vanitas lo sentì rivolgerglisi senza scherno, senza cattiveria, senza ribrezzo.
    Aveva sottovalutato il peso della sua gratitudine. Lo aveva mai ringraziato, prima?
    Il suo cuore ebbe un tremito. Come un segnale, un ordine, un impulso irrefrenabile. Il suo orgoglio non poté controbattere a quello che stava succedendo.
    Vanitas pianse, come mai prima. Intense lacrime di commozione piombarono sul pavimento, una dopo l'altra, impossibili da frenare. Le sue guance arrossirono rapidamente per la potenza di quell'emozione, bagnandosi delle saline manifestazioni della sua felicità. Era bastata una parola ad annientare tutte le sue incertezze e le sue paure. Il sentimento che provava tornò forte come e più di prima.
    - Quanto tempo ho sprecato rincorrendo un'illusione? - disse Cloud continuando a dargli le spalle. Si voltò lentamente, il viso rilassato e riposato, il corpo che pareva pulsare di nuova vita. Vanitas continuava a piangere in silenzio, incapace di fermarsi. Non sentì neppure i suoi passi. - Non hai motivo di piangere per così poco, Vanitas - proseguì mentre si avvicinava. - Dovrei essere io a piangere, implorando il tuo perdono -
    Vanitas sollevò lo sguardo, incredulo a quelle parole. Cos'era successo, in quel coma, perché Cloud gli parlasse così? Cos'aveva scoperto, in quello stato di morte dormiente?
    E quando alzò gli occhi vide tutto buio dinanzi a sé. La sagoma del Custode del Caos gli era vicina: i suoi occhi azzurri erano tutto ciò che riusciva a distinguere.
    - Non te lo permetterei mai - rispose allora il ragazzo, convinto. Nella poca luce, intravide le labbra di Cloud incurvarsi in un tenue sorriso.
    Il cuore di Vanitas prese a scalpitare. L'aria tutt'intorno si fece leggerissima, quasi rarefatta, o forse era una sua impressione per ciò a cui stava assistendo.
    Cloud si chinò, e gli poggiò lentamente le calde mani sulle guance umide. Smise istantaneamente di piangere, spalancando gli occhi.
    - Permettimi questo - mormorò.
    Il respiro di Vanitas si mozzò.
    Dirompente, inaspettato e desiderato, il contatto con quelle labbra tanto agognate arrivò. Totalmente stordito, si afflosciò retto solo dalle sue mani, chiudendo istintivamente gli occhi mentre le loro bocche andavano lentamente aprendosi.
    Vanitas aveva preso il posto di Rinoa nel suo cuore, non poteva negarlo. Cloud non poteva più negarsi l'evidenza, l'aveva vista coi suoi occhi. Vanitas era lì, su quella piattaforma.
    Dove doveva stare.
    Aveva mentito a se stesso per dieci anni, arrivando ad autodistruggersi pur di non ammettere di essersi finalmente innamorato di qualcun altro. Ma adesso non era più quel tempo.
    I loro vestiti caddero inutili sul pavimento, uno dopo l'altro. Vanitas si beò del contatto col torace muscoloso di Cloud, e questi faceva lo stesso, nonostante il suo amante fosse più snello, aveva comunque un corpo forte. Fecero sbalzare via le loro calzature e quando indietreggiarono fino al letto avevano indosso ormai solo l'intimo, di cui non si preoccuparono subito. L'uno sull'altro, legati stretti dalle loro braccia, i loro corpi entrarono in un contatto del tutto nuovo. Vanitas non aveva paura, non aveva neanche la sensazione di essere usato, perché stavolta non lo era. Stavolta, era tutto vero.
    Per Cloud fu più difficile. Era la prima volta che abbandonava definitivamente il ricordo di Rinoa. La prima volta che toccava un corpo non suo con gli stessi sentimenti, se non più forti. Ma non si tirò indietro, e quando furono nudi, si unì finalmente a Vanitas, lasciando che le sue gambe si stringessero attorno alla sua vita, e la sua passione violasse ogni barriera che impedisse la loro totale fusione. Vanitas gli si aggrappò alle spalle, quasi affondandovi le unghie, desideroso ma impreparato a un simile momento; non abbandonò le labbra di Cloud per un istante, staccandosene solo quando doveva prendere aria, o quando il piacere era talmente intenso da non permettergli di concentrarsi sui baci. Cloud era più silenzioso, ma si avvaleva della propria forza e dell'esperienza per regalare a Vanitas tutte le sensazioni che gli aveva negato per la propria stupidità. Silenziosi, con foga e sorrisi, passione irrefrenabile e felicità ritrovata, i due novelli amanti si lasciarono andare al piacere più primitivo e selvaggio per tempo incalcolabile, le loro mani ora strette tra loro ora alle lenzuola, sopra un letto il cui cigolare sembrava avere effetti quasi afrodisiaci su di loro; sudati e stanchi, ma troppo presi dall'euforia per riposare, si unirono più volte, senza staccarsi l'uno dall'altro neppure per un istante. Gemiti forti e ansiti incontrollati lasciavano sfuggire parole d'amore e avvertivano dell'arrivo del picco del piacere, ma non riuscivano mai a raggiungerlo assieme, finché, quando la volta delle stelle che aveva assistito alla loro rinascita lasciava il posto ai primi chiarori, Vanitas emise un grido, seguito da Cloud, e infine insieme, sfogarono all'unisono la loro sfinita passione.
    Esausto per la tensione, il deserto e l'incredulità, Vanitas si accasciò sul petto del suo amato, in silenzio, restando sveglio quanto bastava per accucciarglisi; Cloud fece chiudere le finestre con un gesto della mano, e alzò la coperta con il braccio stremato, coprendo i loro corpi e sorridendo al compagno con gioia.
    E dopo aver sussurrato nel suo orecchio, chiuse gli occhi, con un sorriso sereno sulle labbra.

    Poco prima che Roxas Highwind mettesse piede nella fortezza di Weisshaupt.



    Ean era stato di parola, e aveva trovato per i Custodi e gli Assassini una locanda per religiosi non molto lontano dalla Cattedrale. A quanto pareva, per i monaci era preferibile fare più strada a piedi, come se ciò potesse rimarcare la loro devozione.
    Il gruppetto di "monaci" camminò per le larghe vie della Capitale con espressioni più o meno meravigliate: nessuno aveva idea dello splendore che la sobria apparenza di Ecclesia potesse regalare. Gli edifici, a pianta quadrata o rettangolare, erano solidi, bianchi, con i muri quasi del tutto lisci: ogni piano era marcato, all'esterno, da una fila sottile di mattoni appena sporgenti, più con funzione decorativa che con una vera utilità (fatta eccezione per gli Assassini, che trovavano tali linee di demarcazione perfette per arrampicarsi sui tetti). Non c'erano case basse: tutte avevano almeno due piani e un balcone, dal quale sporgevano fiori dai colori vivaci. Erano molto diffusi i gerani, dato che le zanzare erano solite aggredire le città sei mesi l'anno. Le vie della città erano costruite in un caos ordinato, con curve e angoli ben definiti, e ampi marciapiedi per far ritrarre i passanti in caso di passaggi veloci di cavalli per le strade.
    Non ci misero molto a trovare la locanda, "Il Puledro Impennato": nonostante l'esterno in pietra bianca, l'interno era squallido e non particolarmente pulito. Riku iniziò a capire perché i monaci non vi alloggiassero di buon grado. Era un locale quadrato, con rozzi tavoli di legno e qualche finestra lurida; dietro un bancone segnato da boccali e bruciature stava un uomo che non sembrava esattamente un frate, con indosso un logoro grembiule bianco sopra abiti scuri e pesanti, che si fece avanti. La faccia paffuta ospitava due occhietti dall'aria ottusa e un paio di grossi baffoni castani sotto il grosso naso. Sulla testa portava un piccolo cappello di lana, forse per nascondere la calvizie.
    - Buongiorno, signori, e benvenuti al Puledro! - disse allargando amichevolmente le braccia. - Non sono un monaco, è vero, ma accetto solo religiosi nella mia locanda. Come voi! - aggiunse indicandoli con un sorriso allegro.
    - Chi è? - chiese sottovoce Sora al primo compagno vicino che aveva.
    - Un imbecille - tranquillizzò Riku dandogli una pacca sulla spalla.
    - Oh, che sbadato! Ho dimenticato di presentarmi. Sono Omorzo Cactaceo, ma potete semplicemente chiamarmi Omorzo, se vi aggrada - si nominò pomposo, con un tono che il Custode cieco trovò sorprendentemente buffo.
    - Buonasera a voi, signor Cactaceo - disse Altair ancora aggrappato al braccio di Ezio, esibendo un tono da vecchietto. - Sono padre Philip di Kingsbridge. Io e i miei fratelli avremmo bisogno di un luogo per riposare -
    - Siete nel posto giusto. Dato che è il funerale di Sua Santità non mi è permesso farmi pagare. Quindi, potete tranquillamente accomodarvi nella vostra stanza - assicurò Omorzo. Andò verso il suo bancone e si chinò dietro di esso, estraendo da chissà dove una chiave. - Vi darò la mia camera migliore, visto che siete i primi a venire qui, oggi: la numero 7 - porse la chiave ad Altair, che la afferrò. - Avete fame, immagino? -
    - Da morire - disse Riku, l'unico a volto scoperto. - Spero tu abbia qualcosa di buono, Omorzo - aggiunse con confidenza.
    - Certamente! - Omorzo era già scattato in un'altra stanza e la sua voce rimbombava per le mura di pietra. - Il menu del giorno, mettetevi comodi! -
    Altair annuì e li fece sedere tutti a un tavolo lungo, piuttosto isolato rispetto agli altri. Kairi avrebbe voluto levare il cappuccio, ma l'anziano Assassino glielo impedì fermamente: l'uccisione di quell'uomo che non sapeva distinguere la destra dalla sinistra non era minimamente contemplabile, specie per salvaguardare inutilmente le loro identità.
    - Muoio di fame, spero che si sbrighi - borbottò Riku.
    - Ancora arrabbiato per la spada, Riku? - chiese Naminè osservandolo con attenzione.
    - Puoi dirlo forte - rispose lui. - Quel pezzo di merda, se lo prendo gli cambio i connotati! - disse concludendo la minaccia battendo il pugno sul palmo aperto.
    - Ho lasciato detto a Ean di riportartela stanotte. Sono sicuro che ci riuscirà, in qualche modo - lo tranquillizzò Altair.
    - Eccomi qua, scusate l'attesa! - annunciò l'oste uscendo dal retro del locale.
    Il sorriso di Riku si spense in un attimo.
    - E... questo? - disse scandalizzato.
    Davanti a loro, posato sul tavolo con orgoglio, stava un vassoio ricolmo di pane dall'aria tutt'altro che fresca, e una caraffa d'acqua di fonte: Omorzo parve soddisfatto e se ne andò prima che chiunque potesse rispondere o chiedere qualcosa. Riku si girò verso di lui con l'espressione allibita e sofferente, ma quello era tornato alle sue mansioni. Intanto, Altair rideva sotto i baffi con i compagni Assassini.
    - Che succede? - bisbigliò Sora percependo di essere vicino a Xion.
    - Riku si aspettava qualcosa di più appetitoso di qualche tozzo di pane... - rispose lei sempre sottovoce, ridacchiando con lui.
    - Siamo monaci - disse Altair. - Se sei ad Archadia... -
    - ...comportati da archadiano.. - sbuffò il Custode sconsolato, afferrando un pezzo di pane e rosicchiandolo con sguardo infelice.

    Tutto sommato la cena non fu poi così male, considerando che era parecchio tempo che non mangiavano più del cibo vero. Consumarono il pane festeggiando il ritorno delle loro papille gustative, e si dissetarono di quell'ottima acqua cristallina e pulita come non avevano mai visto nel loro tempo. Riku era riuscito a sgraffignare del formaggio da Omorzo, quindi fu più soddisfatto nel mangiare la sua porzione.
    Finito il pasto, andarono di sopra nella loro stanza. Si trattava praticamente di un minuscolo dormitorio con tre letti a castello, disposti su una fila unica. Ogni impalcatura ospitava tre giacigli, che Xion notò essere sorprendentemente solidi, puliti e soffici. Altair osservò che evidentemente non passavano solo monaci, da quelle parti: se fosse stato altrimenti, avrebbero dormito per terra.
    - E' comodo - disse Sora sedendosi sul letto più basso del lato sinistro, saltellandoci appena sopra da seduto, senza alzarsi. Ogni "castello" era inframmezzato da una finestra opaca e un comodino. Per il resto, la camera era totalmente spoglia: non c'erano decorazioni né specchi, o quadri, o altro mobilio.
    - Almeno questa locanda ha qualcosa di buono - disse Kairi arrampicandosi sul letto sopra quello di Sora. I cuscini e le lenzuola erano bianchi, con sopra una coperta di spessa lana verdastra il cui compito principale doveva probabilmente essere assorbire la polvere. Del tutto incurante della cosa, la Custode si gettò di peso sul letto con tutta l'aria di volersi addormentare subito. Riku salì su quello sopra di lei, mentre Xion faceva per prendere il letto alla base del "castello" accanto al loro.
    - Ehm... - disse Naminè un po' imbarazzata, mettendosi davanti a lei.
    - Sì? - chiese Xion leggermente preoccupata dal comportamento bizzarro dell'amica, del tutto insolito.
    - Preferisco stare io alla base, per favore - rispose Naminè. Era sempre piuttosto educata, anche con amici che conosceva da sempre. - Ehm... mi viene spesso da andare in bagno, la notte -
    - Lo dicevo che sei vecchia dentro - sbuffò Kairi canzonandola. - Devi proprio prendere una bella boccata d'aria, Naminè... -
    - Non capisco dove tu voglia andare a parare - replicò la Custode di Gea visibilmente a disagio sulla questione.
    - Mettiamola così - proseguì Kairi impietosamente. - Tutti credevamo che Roxas avesse fatto la brava ape, ma nonostante lo sciame intorno a lei, Naminè ha ancora tutto il suo polline... -
    - KAIRI!! - sbottò Naminè scandalizzata. - E'... era la mia vita privata, quella! -
    - Ma siamo tra amici, no? - intervenne Riku. - Fai come Xion, trovati un bel Nabradiano... magari il fratello di Rasler, così restate in famiglia -
    - Riku, non sei divertente - sospirò Xion. - Su, lasciate in pace Naminè. Non è mica un obbligo perdere la verginità per essere una Custode, no? -
    - Non è questo il punto - disse Sora nella medesima posizione di prima. - Naminè si è sempre presa cura di noi dalla prima liceo. Dopo aver chiuso con Roxas, si è dedicata a noi, allo studio, alla sua famiglia... quasi come una mamma, più che un'amica - la sua espressione si intristì, rivolta verso il luogo dove doveva essere Naminè secondo lui: per fortuna, aveva indovinato. - E non è giusto che una ragazza come lei faccia questa vita -
    - Ma è la vita che ho scelto, Sora - rispose Naminè. - Non sento l'obbligo impellente di trovarmi un uomo, specialmente in momenti delicati come questo. Preferisco badare ai miei compagni... - il suo sguardo si rabbuiò appena, dopo quella discussione. Si diresse verso la finestra, guardando pensosa la luna. - Anche se... - mormorò impercettibilmente. Anche se li invidiava. Kairi e Riku si erano nuovamente avvicinati. Xion era ormai promessa a un principe Nabradiano che avrebbe smosso mari e monti per lei. Sora aveva ritrovato Roxas dopo ogni genere di sofferenza. I suoi amici, su cui lei aveva sempre vegliato, avevano trovato la loro felicità in quell'ora buia. E lei, invece...
    Era ancora da sola. Sola come si sentiva sempre quando si parlava di certe cose. Le avevano dato persino dell'asessuata, nella scuola avevano messo in giro su di lei dicerie talmente pesanti da spingere Kairi e Xion a difenderla moralmente e fisicamente. Lei desiderava ardentemente una persona, come tutti. Ma non sentiva davvero di avere bisogno, voglia, o capacità di cercarla.
    - Ehi - la mano di Kairi, femminile nonostante la forza che possedeva, le si posò sulla spalla. - Scusa, Nam... - disse apertamente mortificata. Naminè si voltò su di lei, sorridendole. Kairi era una ragazza testarda e orgogliosa, che difficilmente chiedeva scusa: solo a lei e Xion riusciva ad aprirsi completamente.
    - Fa nulla - sospirò Naminè rassegnata. - Temo che tu abbia ragione - ammise in tono amaro. - Facciamo così, quando tutto questo sarà finito mi dedicherò più a me stessa. In effetti, penso di dovermelo - aggiunse incrociando le braccia con un sorriso malfermo.
    - E intanto quei tre stronzi se ne sono andati - Riku interruppe la situazione facendo notare che gli Assassini erano scomparsi.
    - Hanno detto che perlustravano la città, e che sarebbero andati più veloci da soli - disse Ean sbucando da un'altra finestra, facendoli saltare per aria dallo spavento: Riku ruzzolò dal letto, Sora si alzò di scatto battendo violentemente la testa e rimbalzando di nuovo dov'era, Xion emise un gridolino di sorpresa e Naminè cozzò contro il mento di Kairi con la propria fronte, facendo grugnire quest'ultima di dolore.
    - IDIOTA! - tuonò Kairi tirando un malrovescio su una parte del corpo a caso del Custode mutaforma (per fortuna di questi, o forse no, gli prese la spalla).
    - E SCUSATE! - gemette Ean allontanandosi in fretta e furia da lei e aiutando Riku ad alzarsi. - La tua spada, Riku. Fai attenzione a come la porti domani - disse, e porse a Riku la Via per l'Alba.
    Al sentir nominare "domani", i Custodi ammutolirono improvvisamente.
    L'atmosfera, da scherzosa e conciliante, si era fatta di nuovo tesa e preoccupata. La stanza piombò in un silenzio carico di fremente attesa. Ogni tanto qualcuno pareva voler parlare aprendo bocca, per poi richiuderla senza proferir parola. Alla fine fu Riku a a spezzare quella calma pesante, sebbene la sua voce non fosse proprio ferma.
    - Ci pensate... a domani? - disse un po' sconnessamente, il robusto pugno stretto attorno all'impugnatura della Via per l'Alba. - Domani noi... - prese un profondo respiro, agitato. - Domani saremo noi ad affrontare Xemnas - deglutì.
    - Avete paura? - chiese Ean poggiandosi alla finestra, a braccia conserte. Sembrava raccogliere le energie.
    - E tu no? - disse Xion, guardandolo negli occhi. - Xemnas ha messo al tappeto Roxas e Cloud. E ti ricordo che nessuno di noi l'ha mai spuntata contro Cloud -
    - Ma siamo cambiati - disse Sora, pensieroso. - Siamo più forti di prima. Più sicuri, più determinati... e Roxas è ancora limitato -
    - Ma è comunque più forte di noi! - ribatté Riku.
    - E questo chi l'ha deciso? - Sora sembrava più convinto che mai di quel che diceva. - Ha penato come e più di noi per vedersela con quelli dell'Organizzazione. E' rimasto nascosto sotto i panni di Ezio perché era troppo debole per mostrarsi e affrontarli -
    - Io credo che Sora abbia ragione - disse Naminè, camminando distrattamente per la stanza a braccia conserte. - Abbiamo dato noi a Roxas il titolo di "più forte del gruppo" senza effettivamente accertarci se fosse vero o meno. Non l'abbiamo mica affrontato direttamente, no? Ci basiamo su ciò che ha fatto. Ma Sora ha sconfitto Larxene, Kairi Axel, Riku ha quasi ucciso Orochimaru, e io ho battuto Zetsu... giusto per fare degli esempi. Roxas ha eliminato Marluxia. A occhio e croce, siamo tutti alla pari -
    - E io non ho eliminato nessuno - sospirò Xion. - Però ho messo in fuga Cloud a Kilika. E ho combattuto in due battaglie campali! - si diede delle finte arie, sbottando poi una risatina. - E' giusto. Ognuno di noi ha fatto la sua parte. Roxas non è meglio di noi, forse ha un compito che noi non abbiamo, ma questo non deve farci sentire inferiori a lui, Riku -
    - Da quando sei diventato così mezzasega? - lo schernì Kairi. - Non eri tu quello che blaterava di prendersi cura di noi, a Osgiliath? Ti è bastato perdere la spada un paio d'ore per cambiare idea? -
    - Non... non lo so - replicò lui un po' stizzito. - E' solo che... - sospirò, sedendosi sul letto accanto a Sora. - Da quando è tornato, ho sentito come se le cose si potessero finalmente risolvere. So che cerco sempre di non far notare un mio qualunque problema, ma la sua presenza mi ha fatto sentire... - evitò lo sguardo di Kairi - inutile -
    - E perché mai? - sbottò Kairi poggiandosi al letto sopra quello dove i due ragazzi erano seduti, guardando il Custode negli occhi. - Riku, noi siamo un gruppo. Non ci sono eroi qui, e io non li voglio neppure. Per me Roxas non è mai stato particolarmente speciale. Ragionamenti come il tuo rendono il gruppo vulnerabile, quindi tira fuori le palle e fai il tuo dovere. Se domani Xemnas ti spezza le ossa, non dire che non ti avevo avvisato - e si arrampicò sul suo letto, più in alto di tutti, con uno sbuffo scocciato. - Roxas, Roxas, Roxas. Smettete di parlarne come se fosse il Creatore sceso in terra, è un ragazzo, per la miseria! -
    - E come tale, ha tanti problemi quanto noi - proseguì Sora guardando in direzione di Riku. Sentiva il suo odore e avvertiva il suo respiro, anche se in modo sfuggente. - Continuando a comportarci con lui come se avessimo sempre bisogno del suo aiuto non fa che alimentare il peso che si mette da solo sulle spalle. Possiamo dirgli alla nausea che lui non deve fare l'eroe, se facciamo sempre affidamento su di lui per risolvere le cose non smetterà! - batté una mano sul materasso, con determinazione. - Dimostriamogli che non deve combattere questa battaglia da solo. Quando domani affronteremo Xemnas, facciamo vedere a Roxas che non è tutto sulle sue spalle come crede! - Anche se non poteva vederli, gli altri gli sorrisero.
    - Ecco, questo è parlare - disse Ean.
    Sora non l'aveva mai pensata in questo modo, prima. Aveva sempre riposto la piena fiducia in Roxas, confidava che avrebbe potuto risolvere tutto con uno schiocco di dita. Ma forse si sbagliava, e questo pensiero era sempre più insistente dentro di lui. E ormai era diventato ben evidente, non poteva più nasconderlo. Roxas non era tanto diverso da loro, e ora l'aveva capito. Sarebbero stati un gruppo più unito da quel momento? Non poteva saperlo, non subito almeno. Ma avrebbero agito come una cosa sola, e avrebbero fatto vedere a Xemnas che ad essere sull'orlo del baratro era lui, non loro.
    Kairi, che quella sera doveva essere particolarmente attiva, saltò di nuovo giù dal "castello" e scompigliò energicamente i capelli di Sora. Il Custode si alzò, sentendo che anche gli altri facevano lo stesso.
    - Domani daremo il meglio di noi, intesi? - disse, e per istinto tese la mano, come in una di quelle storie d'avventura che leggeva da piccolo.
    - Faremo tornare Xemnas a Mordor con la coda tra le gambe - disse Ean, poggiando la sua mano affusolata su quella di Sora.
    - O lo ammazzeremo prima - fece seguito Kairi, su quella di Ean.
    - Diamoci dentro! - disse Xion, su quella di Kairi.
    - Vi seguo - sorrise Naminè poggiando la mano su quella di Xion. La Custode corvina si stupì ancora nel non sentire più nulla per quel gesto. Una volta, sarebbe arrossita e avrebbe sudato freddo!
    Riku rimase un attimo in disparte. Sembrava preoccupato.
    - Non ti unisci al nostro gesto da cartone animato? - lo provocò Kairi divertita; lui parve esitare un attimo, come un bambino indeciso sull'andare a giocare con gli altri o meno.
    - Al diavolo! - esclamò buttando pesantemente la sua manona sulle loro. - Certo che vengo con voi a fargli il culo, a quel figlio di puttana! - sorrise beffardo. - Poi vedremo se il biondino avrà ancora il coraggio di definirsi l'eroe di turno! -
    - Insieme - esclamò Sora, con vigore - per la vittoria! -


    Il mattino giunse, limpido e terso. Il sole iniziò rapidamente ad ardere nel cielo azzurro di Ecclesia, facendo da fulgido spettatore alla fine di quasi un mese di inganni: il funerale di Sua Santità Dimitri Terzo, Papa per poco più di dieci anni, uno dei pontificati più brevi della storia. Le campane presero a suonare a ritmo lento e lugubre, dieci rintocchi ogni ora, uno per ogni anno di regno del defunto Pontefice. neri stendardi con una croce bianca furono appesi da ogni balcone e finestra della Capitale, altri, col simbolo papale della mitra sopra le spade incrociate, le piume a lato e la croce latina impressa sulla mitra circondata nei suoi incavi da quattro croci greche, anch'esso bianco su sfondo nero, pendevano dalle mura della caserma e dalle finestre della Santa Sede. Le Guardie Papali portavano un paramento nero, quel giorno.
    L'intera città era gremita da una folla di fedeli e pellegrini in lutto, tutti con al braccio un fazzoletto o una banda nera ben legati. Dimitri Terzo non era famoso per la sua compassione o per essere stato un Papa onorevole: ma fu un abile condottiero e un uomo che mostrava sempre una fede incrollabile. Cinque anni prima i Vell (gli abitanti di Vellond) avevano invaso la città di Milano, una grande roccaforte della Chiesa a poche leghe dal confine di Vellond. Saccheggiarono ogni singola casa e uccisero gli uomini e i vecchi, recando poi le donne al loro infido Re Valdemar e usando i bambini come schiavi o, peggio ancora, come concubini per i generali e i comandanti. Il loro dominio sulla città durò due mesi, prima che una divisione della Lux Sanctissima, assieme all'Alta Croce e allo Scutum Pontificii, attaccasse in forze la città. I bambini risparmiati aiutarono le spie ad aprire i cancelli in piena notte, e le armate Ecclesiane fecero scempio dei soldati di Vellond, massacrandoli senza pietà fino all'ultimo colono. L'attacco fu pianificato da Dimitri Terzo, che riuscì a mantenere intatta la città: tuttavia, l'aver spostato una grossa porzione dell'Alta Croce a Milano portò ad un conflitto pesante coi Qunari di Hexter, che riconquistarono la regione del Seheron spingendo a una frettolosa ritirata il Generale Owen. Ancora una volta, Dimitri Terzo pianificò una rivalsa, scendendo in campo personalmente alla testa delle sue mille Guardie Papali e tutta l'Alta Croce: i Qunari furono scacciati dopo una sanguinosa battaglia nella quale il Papa perse un occhio, e il Seheron fu fortificato dall'Alta Croce e dalla Mano del Creatore.
    Infine, due anni prima, un frate di nome Girolamo Savonarola tentò di far notare al popolo gli errori del Papato, trovando fervidi sostenitori nelle regioni di confine di Ecclesia (ad eccezione di Milano): con un manipolo di fedeli entrò nella Capitale e predicò contro Dimitri Terzo e il suo regno di sangue, ma il popolo, ancora una volta protagonista nella storia della grande città, lo zittì e lo portò di fronte al Pontefice in catene. Dimitri Terzo riconobbe la sua devozione e la sua fede rigorosa e volle graziarlo con un semplice "confino in loco bisognoso" al margine con Hexter, ma il Savonarola lo chiamò blasfemo e ipocrita, suscitando l'ira del Papa e prendendosi una scomunica. Il frate fu condannato all'esilio immediato da Ecclesia, ma dopo due mesi tornò nei confini riprendendo a predicare: Dimitri Terzo fu immediatamente avvisato e, fattolo nuovamente arrestare, lo condannò ad essere bruciato sul rogo e le sue ceneri sparse in terra sconsacrata.
    Il popolo interpretò erroneamente un tale gesto tirannico come la prova del favore del Creatore, e Dimitri Terzo fu eletto grande eroe della Fede.
    - C'è una volta in cui il popolo di questa città non fa la figura dell'ignorante? - sospirò Naminè mentre infilavano di nuovo le tuniche.
    Avevano dormito poco, passando molto tempo a ragionare e pianificare strategie: Ean conosceva Ecclesia e l'aveva sorvolata qualche ora prima, quindi diede aiuto su come disporsi. Suggerì di mettersi in prima fila con gli altri monaci, coi cappucci ben calcati sulla testa. Era vitale che tenessero d'occhio la processione funebre che sarebbe partita dalla Santa Sede al volgere del mezzogiorno, e non potevano certo farlo dietro i fedeli adoranti.
    Sora indossò la sua tunica e coprì il capo col cappuccio marrone, tenendo quello da Assassino piegato dietro le spalle. Il Keyblade assunse la stessa posizione di prima, e Sora si incamminò con rigidità verso la porta della stanza con gli altri. Riku affidò il suo Keyblade a Ean, che gliel'avrebbe consegnato con discrezione in mezzo alla folla.
    I rintocchi lugubri delle campane iniziarono a intonare le sette del mattino: pareva incredibile che di lì a poco si sarebbe scatenato l'inferno. Erano sicuri che Xemnas non si sarebbe certo arreso senza combattere, ma c'era anche l'altissima probabilità che aizzasse l'intero popolo di Ecclesia contro di loro, facilmente riconoscibili. Durante la sua investitura ad Assassino, Sora aveva compreso il loro codice d'onore, che vietava loro di fare uso eccessivo di travestimenti. Ezio si era travestito diverse volte, ma solo nei casi più estremi: quindi il giovane Custode capiva il motivo per cui Altair non toglieva la sua cappa, anche se nascosta dalla tunica. Lui era un Assassino, e se doveva morire, o se doveva carpire la vita di un uomo, l'avrebbe fatto con le sue insegne indosso.
    La comitiva uscì dalla stanza e scese le scale con tesa lentezza. Omorzo li salutò allegramente, per poi tornare a pulire i suoi tavoli. Disse che si sarebbe unito alla cerimonia durante la processione verso la Cattedrale, poiché non poteva stare in piedi sotto il sole tutta la mattina.
    - Grazie di tutto - disse Sora con un grave saluto, l'unico a parte Riku a poter parlare. - Siete stato molto disponibile, messere Cactaceo - il vecchio oste sorrise loro, tornando placidamente a pulire i bicchieri con un sorriso sotto i baffoni. E quando varcarono la soglia, con gli occhi lucidi, li vide andare via. Nella sua lunga vita aveva rischiato molto, e visto tante giovani vite spezzate. E sapeva, anche troppo bene, ciò che quell'oggi sarebbe accaduto. Ma era ormai troppo corpulento, il suo corpo non era più quello della sua giovinezza: tutto era nelle loro mani. - Niente è reale... - mormorò sorridendo tra sé, memore dei tempi in cui lottava fermamente per il Credo. - Buona fortuna, Custodi -

    Fu con passi incerti e lenti che si incamminarono verso la piazza antistante alla Santa Sede, già gremita di gente: affrettarono l'andatura, e nel frattempo adoperarono i loro occhi alla ricerca di Altair, Ezio e Maliq. Sembravano scomparsi nel nulla, e Sora iniziava a temere il peggio. Una figura incappucciata di marrone come loro si accostò a Riku in mezzo alla folla, con totale discrezione.
    - Loro sono sui tetti - mormorò Ean sorridendo furbo mentre porgeva la Via per l'Alba a Riku. - Terranno sott'occhio la situazione. Altair ha lasciato delle istruzioni -
    - Parla - disse Riku poggiato al suo spadone come ad un bastone, circondato dagli altri in modo che la Via per l'Alba rimanesse per gran parte nascosta.
    - "Usate gli occhi. Proteggete il popolo" - recitò brevemente il Custode di Andraste annuendo.
    - Poteva evitare di parlare per indovinelli, non siamo certo tranquilli come lui - sospirò Xion.
    - Dubito che sia tranquillo - disse Sora. - Se sono stati fuori tutta la notte, avranno studiato ogni attacco e ogni via di fuga -
    - Speriamo solo che funzioni - deglutì Xion. - Non lo nego, sono terrorizzata -
    - E' solo un Nessuno - sbuffò Riku. - E non siamo più i deficienti di una volta. Muoviamoci! -
    Divorarono il cammino senza accorgersene, arrivando ben presto di fronte alla piazza tanto agognata. Nessuna traccia dei tre Assassini o di qualunque altro loro "collega". Una folla di tonache nere, marroni, bianche e persino azzurre riempiva tutta l'area antistante il grande cancello della Santa Sede: dai quattro comignoli sul tetto, luttuose volute di fumo nero si spandevano nell'aria, una brezza appena percettibile scompigliava lievemente manti e stendardi. La giornata era totalmente calma, in un modo quasi innaturale.
    Il Camerlengo Narçil uscì dal portone della Santa Sede, la veste nera con sopra un ampio paramento blu e oro decorato a motivi del Canto della Luce ben tesa sul corpo robusto, le mani giunte e un'espressione grave.
    - Oh no - gemette Kairi.
    - Preghiamo - disse, abbracciando l'intera piazza con quella parola: che in breve fu invasa da un intenso e profondo canto, ora duro, ora come se fosse esso stesso una musica: frati e suore, insieme, uniti dalla devozione e dalla fede, affiancati dai numerosissimi popolani, intonarono la loro Sacra Preghiera, recitata pochissime volte nel corso degli anni.
    Il Canto della Luce.
    Le parole, in Latino Ecclesiano, erano incomprensibili ai Custodi. Ma in qualche modo esse entravano nelle loro orecchie e nei loro cuori, e persino Kairi dopo qualche reticenza ne fu conquistata. Per un attimo non furono più attenti, cullati dalla bellezza e dalla profondità del momento. Furono sorpresi nel sentire Xion mormorarne qualche parola nella loro lingua: e allora fecero lo stesso, recitando i versi che sapevano, unendosi alla folla in lutto, pur non condividendone lo stato d'animo.

    "E invero Egli disse che quando il Canto della Luce potrà essere udito ai quattro angoli del Mondo, i peccati dell'umanità saranno da Lui perdonati: la Sua Parola renderà i campi rigogliosi e i cuori degli uomini saranno purificati. Le guerre cesseranno, i vizi non tormenteranno più le anime degli innocenti. I Giusti saranno premiati. Così ha parlato il Creatore. Così ha parlato il mio Sposo."

    Queste erano le parole di Andraste, le parole che terminavano il Canto della Luce: parole di speranza per un mondo devastato dall'ingordigia e dall'odio. Ciò che però non mancava d'ironia era che proprio Ecclesia, lo stato più bellicoso di Bersia, predicava un tale atteggiamento: il Canto era stato travisato e frainteso. Il suo messaggio di pace divenne una scusa per propugnare Crociate e massacri di indicibile crudeltà.
    Dopo tre ore, il Canto della Luce terminò. I Custodi erano intontiti e spaesati, storditi dalla quantità di versi, parole e intonazioni. Credevano che il Canto durasse in totale mezz'ora, ma neanche la versione cantata in quel momento era giusta. Il Canto completo veniva intonato solo una volta ogni anno nella Cattedrale di Ecclesia, e durava una settimana intera con pause per i pasti e costanti cambi tra monaci e suore. Il Pontefice cantava da solo gli ultimi versi, come a simboleggiarne il contenuto.
    - E' stato... interessante - disse Kairi deglutendo repentinamente, sentendo la gola ardere. - Da quando non usavo tanto la voce? Per il Creatore - imprecò afferrando una borraccia portale da Xion.
    I Custodi si dissetarono e a quel punto rimasero attoniti nel vedere la piazza piombare rapidamente in ginocchio: si affrettarono a fare altrettanto. Era la seconda parte della cerimonia.
    Dopo la veglia notturna iniziava la prima parte, quella del Canto, e a seguire i fedeli si inginocchiavano per raccomandare le proprie anime e quelle del defunto Papa al Creatore, affinché avesse pietà e misericordia nel suo giudizio.

    Le campane delle undici avevano finito di rintoccare, quando le preghiere terminarono. Ad ogni minuto che passava, l'ansia dei Custodi aumentava. Dov'era Xemnas?
    Erano sicuri che fosse lì, Altair stesso l'aveva detto. Non si sarebbero precipitati a Ecclesia in massa, se non avessero avuto la certezza di trovarlo. Eppure i fedeli continuavano a pregare, e di Xemnas nessuna traccia. Sora provò ad usare il suo Occhio dell'Aquila per vedere se fosse in mezzo a loro, ma niente. Di quell'essere non c'era traccia, nemmeno tra la folla. Possibile che se ne fosse andato? Strinse i pugni con agitazione. Questo poteva voler dire che aveva già Ecclesia in pugno... una prospettiva totalmente inaccettabile.
    - Continuo a non vederlo - disse Xion.
    - E nemmeno a percepirlo - aggiunse Naminè. - Forse è dentro il palazzo -
    - Dovremo attendere l'inizio della processione? - chiese Riku gettando furtive occhiate intorno.
    - Il momento migliore sarà alla fine della processione, dinanzi alla Cattedrale. Si fermeranno a pregare per una buona mezz'ora - disse Ean. - Ancora uno sforzo -
    - Dobbiamo farcela - mormorò Sora, sensibile più degli altri a tutte quelle voci. Aveva paura, ovviamente: l'unica volta che aveva affrontato Xemnas era stato salvato da Pain per il rotto della cuffia. Ma stavolta le cose sarebbero andate diversemente, lo giurò a se stesso e agli altri. Se Xemnas fosse fuggito, non l'avrebbe fatto tutto intero.
    La Santa Sede era un palazzotto di quattro piani, con un unico ingresso: quello davanti al quale il Camerlengo continuava a recitare preghiere. Dietro quelle grosse porte c'era uno spiazzo coperto, antistante il cortile interno. In quel modo il Pontefice poteva entrare in carrozza, senza sporcarsi o bagnarsi nei giorni di pioggia: grate e canali attentamente costruiti facevano defluire l'acqua piovana direttamente nel fossato.
    In quel momento, la campana della Santa Sede suonò.
    I Custodi alzarono gli occhi verso il cancello, speranzosi e preoccupati. Che ore erano?
    Mentre uno stormo di candide colombe si alzava in volo sul tetto del palazzo, le campane della Cattedrale accolsero il mezzogiorno.
    Sora sentì istintivamente le mani freddarglisi mentre le porte della Santa Sede si spalancavano, mostrando una grande carrozza scoperta, trainata da due possenti cavalli Percheron di un bianco immacolato, alti due metri al garrese, con una drappeggiante bardatura nera che li copriva quasi del tutto; la carrozza era di pregiatissimo legno laccato in oro, piatta, pavimentata di soffice tessuto rosso. Una bara di legno bruno, con una croce d'oro sul coperchio, faceva ampia mostra di sé sul veicolo. Non c'erano cocchieri: la carrozza era scortata da dodici Guardie Papali che la circondavano ampiamente. I Capitani delle Guardie Papali, Walter e Kendal, conducevano la processione di porporati e alte carice clericali dietro di loro. La carrozza uscì con passo solenne fuori dal cancello, oltrepassando il ponte.
    - Sua Santità Dimitri Terzo, Eroe di Milano e del Seheron! - esclamò Narçil con immensa reverenza, inchinandosi alla carrozza: un centinaio di cardinali e vescovi seguivano la processione. Walter, un uomo basso ma molto robusto, con i capelli biondi che ricadevano ai lati degli occhi e una folta barba sulla mascella inferiore, si portò a sinistra: la sua armatura bianca e oro lasciava ricadere sulle gambe dei paramenti azzurri decorati con motivi argentati, e sulla corazza era in evidente rilievo la fiera testa di un leone. Kendal stava alla destra della carrozza, e aveva una folta barba bruna, sormontata da radi capelli scuri. Erano i guerrieri più temuti di Ecclesia. Ambrus e un uomo in armatura bianca con mantello azzurro, Owen, stavano immediatamente dietro di loro. Così anche altri comandanti e generali degli eserciti Ecclesiani, tra cui Luisian.
    E ben presto, in un sussulto di Sora, un cappuccio nero spiccò in quel torrente bianco, rosso e oro, di ferro e di seta: lì, come una macchia indelebile, un buco nero pronto a inghiottire tutto ciò che aveva accanto a sé. Si ergeva in mezzo agli altri con prepotente carisma, riverito dagli altri cardinali e dai Generali, guardato con sospetto celato solo da alcuni. L'invincibile signore dell'Organizzazione XIII.
    Il loro obiettivo.
    Xemnas.

    Ma nessuno di loro, nemmeno l'attento Altair e i suoi fidati Assassini, nemmeno l'Occhio dell'Aquila di Sora o gli spiriti che guidavano Naminé e Xion, avevano notato la sua presenza.
    Aveva lasciato l'Enclave delle Streghe e quel reticente ragazzo al loro destino, conscio dell'armata di Nessuno che si avvicinava inesorabilmente alle montagne di Nowart. Ma il suo obiettivo risiedeva lì, a Ecclesia. Era quello il suo compito, il motivo del suo ritorno. Un compito che solo Lei aveva potuto affidargli.
    E mentre i canti e le preghiere seguivano con adorazione una bara vuota, l'Assassino si mosse con la sua veste grigia ben visibile, il minaccioso cappuccio calcato sulla testa. Le sue lame erano pronte a scattare, il suo cuore era saldo.
    Non avrebbe fallito come i Custodi, lui era diverso. Era stato creato, era nato per il suo compito. Lei lo aveva mandato lì come Suo guerriero.
    E allora iniziò a muoversi, una lama tra la folla, un silenzioso messaggero. In mezzo ai fedeli e ai popolani le guardie lo avvistarono, cercando invano di fermarlo: ma non potevano bloccargli la strada. I loro Cuori si fermavano prima dei loro corpi, facendoli cadere a terra privi di vita. Ma tutti guardavano in alto, nessuno poteva vedere. Non subito almeno.
    Altre guardie caddero sotto le sue lame celate in un gemito strozzato, mentre il suo obiettivo era sempre più prossimo. La sua strada lo portò vicino a una comitiva di monaci frementi incappucciati di marrone, che si spostavano assieme alla processione. Una guardia gli brancò una spalla con fermezza.
    L'avevano scoperto.

    Sora sentì un urlo proveniente da qualche parte in fondo alla folla di fedeli: altri si susseguirono, gettando la processione nel panico. Presi dall'agitazione avevano seguito la processione come da programma, e poi erano cominciate quelle grida. Erano ormai arrivati sotto la lunga scalinata della Cattedrale e la carrozza era ormai sulla sommità. I Cardinali e i Vescovi si erano inginocchiati per pregare alla base delle scale, guidati da Narçil, quando iniziò a scatenarsi il putiferio: e poi i Custodi lo videro.
    Un cappuccio grigio scuro, e due occhi freddi come gli abissi dell'inferno. La sua veste era inusuale, ma era certo della sua identità: era un Assassino!
    In un debole gemito la guardia che l'aveva fermato cadde a terra morta e l'intera piazza fu sconvolta dal terrore. L'Assassino voltò il suo sguardo glaciale sulla processione facendo scattare le lame celate. La sua copertura era saltata, ma non importava: avrebbe sterminato l'intera corrotta Ecclesia, se fosse servito a distruggerlo.
    - PROTEGGETE I CARDINALI! EVACUATE I CIVILI! - la voce di Luisian si alzò sorprendentemente possente e autoritaria, e immediatamente diverse guardie in armatura grigia e livrea nera, con un elmo piatto, circondarono lo sconosciuto con spade e balestre spianate.
    - Tu... - disse Ambrus incerto, cercando con gli occhi altri complici. Era ovviamente al corrente di tutto, sapeva di Xemnas, ma questo non andava nei piani. Dov'era Altair?
    Era su un tetto, attonito quanto tutta la piazza. Chi era quell'Assassino spuntato dal nulla? Aveva parlato con il capo del Covo della Capitale, e si era assicurato che i suoi uomini non interferissero con la cerimonia. Eppure quell'uomo portava la veste degli Assassini Bersiani.
    - Machiavelli dovrà spiegarci un bel po' di cose - ringhiò Ezio. - Ci aveva assicurato che nessuno dei suoi avrebbe interferito! -
    - Quello non è un Assassino di Machiavelli, Ezio... - disse Maliq stringendo lo sguardo. - Lo senti anche tu, vero, Altair? -
    - Scendiamo, i ragazzi sono in pericolo - disse soltanto Altair, gettandosi di sotto senza troppe cerimonie, seguito dai suoi due fedeli alleati.
    E nel mentre una risata si levò dalla folla: Xemnas uscì dalla schiera di Cardinali, mettendosi tra Walter e Ambrus. I Comandanti e i Generali avevano formato una linea difensiva davanti a loro. Dalla gente nella piazza erano uscite almeno duecento guardie, che formarono un solido cordone difensivo attorno all'Assassino mentre i popolani si affrettavano alle loro case e i Cardinali cercavano di raggiungere la Cattedrale per rifugiarvisi.
    - Cosa facciamo? - chiese Xion nel panico. - E chi diavolo è quello? -
    - In queste condizioni... - Riku strinse i pugni.
    - Altair Ibn La-Ahad -
    La voce di Xemnas fece loro strabuzzare gli occhi. Finalmente lo vedevano, a volto scoperto, un ghigno divertito che non si estendeva agli occhi giallastri.
    - Mio vecchio amico - un'altra inespressiva risata.
    L'Assassino non si mosse di un millimetro. Era davvero Altair?
    - Sei stato coraggioso a venire qui, indubbiamente - disse allargando le braccia, schernendolo. - Un coraggio eguagliato solo dalla stupidità di tale gesto. Dimmi, pensavi davvero di poter agire indisturbato? - domandò, ma ancora una volta non ricevette risposta. - Di potermi colpire qui nel cuore di Ecclesia da solo? -
    L'Assassino rinfoderò le sue lame celate, ghignandogli di rimando.
    - Sei stato piuttosto sciocco a presentarti da solo, Assassino - disse Xemnas: in quel momento un'aquila stridette maestosa, agguantando una delle colombe coi suoi possenti artigli; nello stesso istante, l'Assassino misterioso batté energicamente il pugno per terra, e un'onda d'urto di un bianco brillante si generò dal punto colpito, allargandosi rapidamente in forma di sfera e scaraventando via le guardie; i Comandanti della Lux Sanctissima, Ambrus e Owen si gettarono contro di lui seguiti dalle dodici Guardie Papali, ma l'Assassino saltò in alto oltre le loro teste, più agile di qualunque essere umano avessero visto fino a quel momento. Xemnas si preparò a estrarre le sue armi, ma le lame celate dell'Assassino furono bloccate dal grande scudo bianco di Walter, che si parò dinanzi al Superiore.
    - In nome del Creatore e della sua Sposa Andraste, non mieterai altre vite, ASSASSINO! - latrò il Capitano, come una preghiera, e il suo scudo improvvisamente generò una scintillante esplosione bianca che sbalzò l'attaccante diversi metri indietro.
    L'Assassino atterrò in piedi, inchinato su un ginocchio.
    - Non puoi vincere, Altair! - lo schernì Xemnas, trionfante. - Sei da solo contro un esercito! - i suoi occhi si spalancarono per l'incredulità qualche istante dopo.
    Il vero Altair, con Ezio e Maliq, si fece avanti.
    - Andiamo! - esclamò Riku, e i Custodi levarono i loro mantelli: Naminé evocò delle barriere di roccia che spintonarono via le guardie davanti a loro, senza ferirle. Si misero accanto al misterioso Assassino e ad Altair, che aveva la spada sguainata.
    Sora era incredulo per ciò che stavano facendo. Quella piazza, ora vuota, sembrava immensa: così come immensa pareva la distanza tra loro e le guardie che proteggevano i Cardinali.
    - Non ho mai detto che sarei venuto da solo - disse Altair, la spada sulla spalla. - Ma ti credevo un po' più acuto, Xemnas. E anche più cauto. Mostrarti così in bella vista... -
    - GUARDIE PAPALI! - ruggirono Walter e Kendal all'unisono.
    Come se non attendessero altro, le Guardie Papali al completo, circa ottocento uomini tra i soldati migliori e più temuti di Ecclesia, si riversarono dalla scalinata fino all'ampia piazza di fronte la Cattedrale: indossavano armature dorate, con un paramento azzurro che scendeva dalla cinta, e il loro elmo raffigurava sul viso l'effige di un sole inespressivo. Avevano ampi scudi a cuneo, e usavano delle compatte mazze d'acciaio e argento: la loro armatura era quasi impenetrabile, i loro corpi robusti e instancabili, i loro attacchi precisi.
    Costoro erano la guardia scelta del Papa, un piccolo e potente esercito che aveva fatto la differenza in molteplici occasioni.
    E ora, l'intera Guardia al completo circondava i Custodi, che si disposero in cerchio, pronti a difendersi.
    - Cercate di non ucciderli - disse Altair. - Sono solo degli stupidi -
    In pochi istanti furono circondati da almeno tre fila di Guardie Papali.
    - Avrai molte domande a cui rispondere, fratello - disse Maliq minaccioso all'Assassino.
    Erano pronti, e anche i loro nemici.
    Ambrus stava in disparte, incerto sul da farsi. Altair aveva detto di non toccare Xemnas... Non sapeva perché, ma pregò che Coris e Lithos fossero al sicuro.
    - L'obiettivo è Xemnas - disse duro Altair. - Rendetemi fiero! -
    - INSIEME - ruggirono Custodi e Assassini insieme, caricando - PER LA VITTORIA! -


    AbbeyT_2011-02-24_15-57-38Assassinscreedlogo

    X°°°

    Walter

    Walterprofile

    Kendal
    Kuftc-human004

    Purtroppo l'armatura col leone di Kendal non è facile da trovare, dato che è acquistabile nel gioco e di Kingdom Under Fire esistono pochissime immagini >.<

    Qualcuno voleva vedere Jungsburg, se non erro
    Jungsburg

    Ecclesia


    Ovviamente è un po' modificata, ma questa è la linea guida.

    Se servono altre delucidazioni, chiedete pure!

    Edited by Nyxenhaal89 - 9/1/2012, 17:37
     
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  9. Taiki Koizumi
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    Per la peppa e la peppina XD Ed è andato anche questo capitolo, bello come i precedenti e ricco di avvenimenti :3
    La parte che ho odiato di più? Vanitas e Cloud, naturalmente ù.ù Avevo un'orticaria agli occhi che mi ha costretto a mettere il collirio e a depurarli con la sacra fiamma dello yaoi serio ù.ù tsk.

    La parte di quel flashback di Vanitas in corsivo sai già cosa ne penso tesoro, ma ammiro comunque lo sforzo della variante narrativa!
    Le parti di Sora col gruppo più Ean mi sono piaciute tanto ** Non hai fatto dire a Naminé di chi-sai-chi-le-piacerà!çAç
    La parte dell'Assassino non c'ho potuto credere che fosse Altair, poi mi sono ricordato che era con Ezio e Maliq, quindi non poteva essere lui, ma un personaggio misterioso di cui immagino che scopriremo l'identità presto ù.ù
    Scusa non ho grossi commentoni da fare, non sono ispirato >.< Però è proprio un gran capitolo, bravo :3

    E Savonarola rulla ù.ù Assieme a Milano nel Vellond, quant'è vero che Catania è a due passi tra Trapani XD
     
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  10. _Holy
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    Innanzitutto, ti ringrazio per ciò che hai detto a inizio capitolo <3
    Non sono molto bravo a dire simili cose in sede pubblica, ma sappi che tutto ciò che hai detto, lo condivido appieno.
    Ti amo anche io.

    Ora... ora veniamo al capitolo...

    Ho notato qualche errorino, in particolar modo delle ripetizioni e qualche frase impostata un po' malaccio (te lo ho fatte notare, ndr) ma il capitolo in generale è scritto più che bene, considerando sopratutto la grandissima mole di descrizioni (giusto per fartelo notare, l'unica descrizione che ho trovato pesantuccia è quella dello stendardo papale, sembrava non finire mai).

    Non condivido appieno ciò che ha detto Mizu/Taiki/Fra Tac, perché la scena tra i due è stata scritta decisamente molto molto bene, senza sfociare mai nello squallido o nel troppo diretto.
    Che poi io sia uno dei detrattori più puri dello yaoi e del fanservice è un'altra cosa, ho dovuto mettere da parte questo mio demone interiore per poter leggere beatamente.
    Uhm... si va avanti?
    Ah, dimenticavo un'ultima cosa... che Vanitas mi è sembrato tremendamente simile a Sora in quell'istante (esticazziènatodalui)
    Quindi Cloud è sempre più svicino ad essere uno schifoso e perverso polimorfo incestuoso che ad un (non) essere umano.


    Omorzo (Orzo omosessuale ) è il cliché vivente dei tavernieri, ma non per questo non è stato simpatico.
    E' stato solo tremendamente noioso -.-'

    Il discorso che il gruppetto fa più tardi, nelle loro stanze, mi ha straniato non poco... sembrava volessero sminuire Roxas, o provare un senso di invidia nei suoi confronti...
    Ah già, Roxas, che in questo momento è tremendamente simile a LUI:
    ClintEastwoodPicturewestern1


    Immagino sarà un epic fight :sese:



    Ecclesia è una grandissima sterminatrice di ugole, io non ce la farei mai a cantare per tre ore di fila, o peggio per UNA SETTIMANA intera!
    Non ascolterei neppure Kurt Cobain per una settimana intera, pena sarebbe la voglia matta di puntarmi qualcosa di lungo, metallico e con un grilletto, alla gola.

    Forse si poteva rendere meglio l'idea di affollamento nella piazza, ma anche così non è che faccia brutta figura...

    Per tutto il tempo ho creduto che Xemnas avesse rimpiazzato sé stesso con qualcun'altro, suvvia, è il main villain! Deve pur essere furbo!
    Invece è proprio il vero Xemnas quello che presidia al funerale... ed è inutile sperare che nel prossimo capitolo riescano a sodomizzarlo come merita.

    CITAZIONE
    - Insieme - esclamò Sora, con vigore - per la vittoria! -

    9c99423c-943d-4975-b5ed-2991267947a6


    Ancora non sappiamo chi è questo assassino in grigio...

    Sarà sicuramente Omorzo, trololol






    Questo capitolo è stato molto profondo, con descrizioni onnipresenti assieme ad un approfondimento del mondo narrato.
    Mi ha messo molta suspence addosso, perché ora voglio assolutamente sapere come andrà a finire!
    BATTAGLIA! BATTAGLIA! ORGIA! ORGIA! BATTAGLIA! BATTAGLIA!


    Fate l'amore, non fate la guerra
    hippie

    Fate la guerra, non fate l'amore!
    papa-r


    ;)
     
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    Wow cazzo (cit.), che gran capitolo.
    E finalmente Vanitas c'e l'ha fatta, dopo aver pianto pianto (peggio della famiglia Scazzi) riesce a farsi fottere (:asd:) dal caro Cloud, che si risveglia e subito ci da dentro!
    Omorzo il locandiere, me lo immagino lì, a pulire bicchieri! Riku, accontentati di mangiare del cazzo di pane e renditi fortunato che non mangi l'erba come le vacche (ah no, quella è Kairi).

    CITAZIONE
    - E intanto quei tre stronzi se ne sono andati - Riku interruppe la situazione facendo notare che gli Assassini erano scomparsi.

    ROFLOL!

    Bella la tattica di Altair, se ho capito bene era una specie di "illusione" quell'assassino comparso davanti Xemnas, per farlo uscire fuori. Ci son riusciti e ora pronti a rompergli le natiche.
    ALTAIR, devono morire tutti, che non uccideteli, lasciateli in vita!? Non ci capisci nulla..


    NAMINE' VERGINELLA LALALALLALAA!!
    Mi sono accorto di aver saltato questo pezzo, ma poverina, non sfottetela.. è casta, è una donna pura, mica una vacca (qualcuno ha detto Kairi?).. anzi, Morrigan o Isabela :guru:

    Bravo Nyxxo :3
     
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  12. Nyxenhaal89
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    Woa... questo capitolo è stato lungo da scrivere. Non sono più abituato a scrivere di battaglie, lo ammetto! Spero solo che questo capitolo vi piaccia, dato che (incrediiiiiibbile!) sarà praticamente tutto concentrato su una lunga e intensa battaglia. Mi sono preso il mio tempo, mi sono preso il mio spazio, spero che ora sia valsa la pena attendere tanto.
    Ringrazio sentitamente Holy, Nemesisio, Taiki e Kratos per i commenti e per l'interesse, e ringrazio Holy in particolare per il betaggio del capitolo.
    Un saluto a tutti quelli che leggono, e che leggeranno.
    Buona lettura!


    26: Xemnas

    Circondati.
    Era così che potevano definirsi: da ogni lato, in un cerchio quasi perfetto, le Guardie Papali li circondavano, formando almeno cinque file concentriche. Avevano totalmente evacuato la piazza e l'avevano occupata con le loro armature dorate. Ottocento maschere dai volti inespressivi li fissavano all'unisono, studiando i loro punti deboli.
    Loro avevano iniziato la carica, e così fece anche la prima fila: non si sarebbero lanciati tutti contro di loro, per evitare confusione e incidenti. Ma erano comunque almeno un centinaio di guerrieri altamente addestrati contro dei ragazzi.
    Non uccideteli, aveva ordinato Altair. Perché mai farsi tanti scrupoli? Loro non se ne sarebbero fatti di certo! Considerando poi che nessuno di loro aveva la minima corazzatura rispetto al nemico, lo scontro era già abbastanza impari senza aggiungere ulteriori restrizioni. Altair, Malik e il misterioso Assassino si erano lanciati sul lato dello schieramento dove si trovava Xemnas, protetto da Walter e Kendal: Riku, Naminè e Kairi verso la parte destra, mentre Sora ed Ezio caricarono a sinistra. Xion ed Ean agirono sulla parte posteriore delle fila nemiche.
    In poco tempo, dovettero organizzare separatamente la loro battaglia. Non sarebbe stato uno scontro facile: Naminè avrebbe potuto facilitare le cose, tramite il suo potere della Terra. Ma se avesse evocato delle barriere, esse avrebbero ostacolato anche i movimenti dei compagni; se avesse legato i soldati con dei rampicanti, essi potevano sempre tagliarli.
    Riku gridò di furore quando la Via per l'Alba cozzò contro una mazza: usò il lato più smussato della sua spada per tramortire pesantemente il soldato che la maneggiava, spingendo via un altro con un calcio. Infiammando le Mani dell'Ardore, Kairi causò un'esplosione attorno a sé, sbalzando via una decina di uomini ed evitando i fendenti con le mazze di altri due, facendoli colpire a vicenda; li colpì entrambi al volto, facendoli stramazzare a terra. Non avevano alternative, potevano colpire solo lì, poiché sul volto e sul collo le armature erano meno spesse e potevano colpirle più facilmente.
    Ezio notò i due Maestri e il nuovo arrivato farsi rapidamente largo tra i nemici in preda al panico.
    - Sono proprio inarrestabili! - disse stupito, afferrando il braccio di una Guardia Papale che tentava di colpirlo, e scaraventando il soldato su un'altra. - Sora, perché stai esitando? Non mi pare il momento di essere delicati! - schivò per un pelo un altro colpo tirando un colpo col palmo dritto al collo della Guardia: questa cadde a terra, tossendo e faticando a respirare.
    - Altair ha detto di non ucciderli! - rispose Sora stentatamente, inarcandosi all'indietro mentre parava il colpo simultaneo di due avversari. Li colpì all'elmo con forza dalla parte smussata del Keyblade, tramortendoli.
    - Vuoi dire che non lo sapete? - l'Assassino schivò gli attacchi di una furiosa Guardia quasi come se giocasse, usando proiezioni e mosse corpo a corpo che finivano per lanciare gli avversari addosso ad altri, ostacolandone i movimenti. - I KEYBLADE NON POSSONO UCCIDERE GLI UMANI! - urlò tirando un colpo con l'elsa della sua schiavona (una lunga lama dritta, con una protezione all'impugnatura fatta da un reticolato di metallo spesso) all'elmo dell'insistente soldato, facendolo stramazzare a terra privo di sensi.
    - Come sarebbe a dire... - cercò di domandare Sora, mentre anche gli altri Custodi si distraevano. Non poté però completare la sua domanda, perché in quel momento una robusta guardia gli tirò un colpo con lo scudo dritto al volto, facendolo indietreggiare frettolosamente: il suo istinto di sopravvivenza prese l'iniziativa, lasciando gli "ordini di Altair" in secondo piano; tenendo il Keyblade orizzontale respinse un attacco con la mazza della Guardia, fece poi un giro su se stesso e vibrò un violento colpo con la parte affilata del Keyblade al collo dell'avversario, che cadde urlando...
    Vivo?
    - Ma l'ho colpito al collo! - disse Sora stupito. La Guardia Papale rantolava e si dimenava in preda alle sofferenze, ma era vivo e sembrava che non perdesse neanche sangue. Tutt'intorno i nemici si erano bloccati, incerti sul da farsi e sulla natura dei loro bersagli. La domanda che più li attanagliava era, probabilmente, perché essi attaccassero usando delle armi che non erano in grado di uccidere.
    - I Keyblade non sono creati per uccidere, ma per dissolvere l'Oscurità e fissare gli squilibri - rispose Ezio portandosi vicino al Custode, approfittando dell'attimo di smarrimento delle guardie. A occhio e croce, fino a quel momento ne avevano messe fuori combattimento una cinquantina. - Se un umano è corrotto dall'Oscurità, allora può essere ucciso - aggiunse. - Ma in caso contrario... -
    - Fa solo molto male - completò Sora con un ghigno, voltando il Keyblade dalla parte affilata verso tutti: gli altri Custodi ebbero un momento di meditazione generale, prima di assumere un'espressione identica.
    - ALL'ATTACCO! - ruggì Riku trionfante, mulinando la sua enorme spada a due mani con veemenza; le Guardie Papali erano confuse e spaesate, e cadevano una dopo l'altra sotto i colpi di Riku. Le Mani dell'Ardore di Kairi colpivano anche punti vitali, senza uccidere. Xion usava la Lancia dei Santi roteandola da una parte all'altra.
    A un certo punto, la Custode corvina vide che Ean era in difficoltà, circondato da diverse Guardie. Cercava di afferrare una delle sue statuette, ma gli attacchi erano così repentini da impedirgli anche solo di avvicinare la mano alla borsa. Xion batté la punta della Lancia sul terreno, e poi puntò l'estremita che ospitava la sfera verso il gruppo che attaccava il Custode di Andraste: la sfera divenne di un rosso incandescente, e in un'esplosione di fiamme Ifrit venne nuovamente alla luce, possente e minaccioso. Le grandi corna color ebano, il corpo ricoperto di peluria rossa scura e nera, gli occhi di un fiammeggiante color oro, l'Eone del Fuoco si manifestò in tutta la sua maestosità, generando il panico incontrollato tra le Guardie Papali. La creatura ne approfittò, menando pugni che scaraventavano via qualunque avversario si trovasse davanti.
    - Per favore, non ucciderli! - lo pregò Xion, attirando la sua attenzione. La bestia sacra annuì, con una sorta di sorriso sul muso canino. Con un balzo e un ruggito fu accanto a Ean, difendendolo e permettendogli di afferrare la sua Trasfigurina. Ci fu un lampo di luce accecante, in cui una sagoma mostruosa prendeva forma: quattro robuste zampe artigliate affondarono nel terreno, una lunga coda sventolò colpendo qualunque soldato fosse tanto disgraziato da trovarsi nella sua traiettoria; un lungo muso canino simile a quello di Ifrit e sormontato da due lunghe corna incurvate in avanti si aprì e sprigionò un possente ruggito, che infranse il manto di luce. Una bestia dal pelo raso e nero, con una folta criniera che gli sormontava il collo nerboruto; era muscolosa e lunga almeno sei metri, con due occhi rossi come il fuoco, si palesò nel luogo dove prima stava Ean.
    - Che il Creatore ci protegga... - boccheggiò Kendal. - Eminenza, dovreste rifugiarvi nella Cattedrale - consigliò a Xemnas, che osservava il combattimento a braccia conserte, quasi annoiato.
    - Se mi ritirassi nella Cattedrale, costoro ne approfitterebbero per colpire lì. Le vostre Guardie Papali arriverebbero in tempo contro di loro? - chiese con sarcasmo. - Lasciate che vengano, qui troveranno la loro rovina -
    - Ean? -
    In mezzo a diversi corpi rantolanti a sofferenti, la grande bestia si voltò verso la voce femminile che lo chiamava. Il giovane Custode in quel momento sembrava essere quasi sopraffatto dalla furia della battaglia: diventare un Behemoth voleva dire diventare una creatura assetata di sangue e spietata, ecco perché usava quella statuetta solo in casi particolari.
    Gli parve per un istante di vedere una donna esile e dallo sguardo dolce, con una cascata di ondulati capelli argentei che le circondavano il viso pallido, abbellito da un tenero sorriso. I suoi occhi color ametista lo ammansirono improvvisamente come un indifeso cucciolo di lupo.
    - Iya... - mormorò Ean, forse apertamente, forse nei propri pensieri... ma la visione svanì e al posto della sua adorata Iya c'era Naminè, che si era avvicinata con interesse e preoccupazione. Il Behemoth scrollò il collo, facendo ondeggiare la criniera, e ruggì minaccioso alle guardie che cercavano di attaccarlo.
    - Stai bene? - chiese Naminè. Ean annuì vivamente. La bionda Custode lo guardò un attimo pensierosa, con un sorrisetto malcelato. - Posso sedermi? -
    Una sorta di basso ruggito gutturale, simile a una risata, sembrò far intendere l'approvazione del ragazzo, che chinò leggermente il collo per farla sedere. Ora che non aveva più la tunica, Naminè indossava una sorta di veste bianca dalle maniche larghe alla fine e delle "code" davanti e dietro, come gli Assassini, e larghi pantaloni dello stesso colore. Ai piedi portava degli stivali grigio chiaro dalla suola spessa. Le era stato sconsigliato di portare tuniche, e aveva dovuto arrangiarsi una volta partiti da Minas Tirith. Saltò agilmente in groppa alla bestia, potendo così avere una visione d'insieme della battaglia e quindi proteggere meglio i suoi compagni. Altair, Maliq e l'Assassino avevano ormai sfondato tre linee, e gran parte delle forze nemiche si erano concentrate su di loro. Mentre Ean menava possenti codate e zampate assieme a Ifrit, Kairi e Riku combattevano instancabili a ritmi alterni e Sora ed Ezio lottavano schiena a schiena, Naminè evocava rampicanti e "ondate" di terra e pietra che allargavano i ranghi delle Guardie Papali e le obbligavano ad allentare la presa sui tre Assassini che miravano a Xemnas. Naminè sentiva che Altair non poteva usare ulteriormente l'Alchimia e che il loro nuovo alleato non era in grado di usare i suoi strani poteri se circondato da altre persone amiche, dunque era suo compito aiutarli il più possibile. Fosse stata da sola avrebbe fatto ampio uso dei suoi poteri, ma con i suoi compagni sulla traiettoria non poteva rischiare di far loro del male. Adesso che era stata svelata quella particolarità dei Keyblade i Custodi erano comunque più capaci e lottavano con più motivazione: sapere che potevano sbizzarrirsi senza uccidere davvero delle persone il cui unico torto era trovarsi, loro malgrado, sulla traiettoria che portava a Xemnas, li spronava a combattere meglio. Oltretutto, la comparsa improvvisa di Ifrit e la trasformazione di Ean gettarono definitivamente nel terrore buona parte delle Guardie Papali: molti soldati delle file più posteriori iniziarono una frettolosa ritirata verso la Cattedrale, con la scusa di difendere i Cardinali da quelle bestie. Di fatto, solo una mezzaluna di circa trecento guardie era rimasta a combattere, se si escludevano le cento e più vittime dell'assalto sfrenato dei Custodi.
    - VIGLIACCHI! - tuonò Walter allibito, vedendo i propri uomini, vanto delle armate Ecclesiane, scappare a pochi centimetri dalla sua figura, ignorando ordini, esortazioni e minacce. I soli inespressivi non riuscivano a nascondere le grida di paura di molti di loro. - VI FARO' GIUSTIZIARE! TUTTI VOI! -
    - Calma, Walter! - intervenne Kendal autoritario. - Non è il momento di minacciare i nostri soldati più fedeli. Eminenza, vi rinnovo il consiglio di entrare nella Cattedrale -
    - Vi siete già dimenticati dov'è morto il vostro Papa? - chiese Xemnas a braccia conserte, osservando il combattimento che ormai volgeva inevitabilmente a favore dei Custodi.
    Ambrus spalancò gli occhi a quell'affermazione. Kendal pareva non averlo sentito, ma Walter mimò la sua espressione. Come faceva quello straniero a sapere dov'era morto davvero il Papa?
    Riku infilzò con veemenza una Guardia Papale, anche se in realtà riuscì a malapena a forare un punto debole della corazza: le armature date in dotazione alle élite di Ecclesia non erano seconde a nessun'altra. Nemmeno i nerboruti Qunari riuscivano a penetrare facilmente quelle corazze: occorrevano lame affilatissime e una forza notevole per offendere seriamente il metallo papale. Per questo finora miravano al bassoventre e alle giunture, dove la corazza era più debole per permettere la mobilità. Ma anche in quel modo, la formidabile difesa e l'addestramento impeccabile delle Guardie Papali le rendevano ossi davvero duri. Nonostante la fuga di molte unità, quelle rimaste sembravano più agguerrite che mai e intenzionate a restituire ogni singolo colpo. Kairi aveva il compito facilitato, poiché le fiamme delle Mani dell'Ardore causavano delle piccole esplosioni in grado di far sbalzare via i nemici. E infatti evitava agilmente i colpi, per poi colpire i suoi avversari al volto o anche al torace: stava attenta a non usare ginocchiate o gomitate, poiché non portava alcuna armatura. Afferrò il polso di una Guardia mentre le tirava un colpo con la mazza, e usandolo per tirarla a sé, lo accolse con un violento pugno sulla maschera, per poi scaraventarlo di peso contro uno che la stava per attaccare. Mentre Ean prendeva tutti a zampate, Naminè si assicurava che il giovane non rimanesse ferito bloccando con rampicanti e "gabbie" di roccia chiunque cercasse di attaccarlo ai fianchi. Xion vibrava violenti colpi con l'asta, in qualunque punto utile, che fosse il volto, il torace, le gambe o persino i genitali. Ifrit la difendeva malmenando chiunque le si avvicinasse alle spalle. Ezio e Sora lavoravano all'unisono, difendendosi le spalle a vicenda. Attaccati entrambi allo stesso momento, pararono l'attacco e si chiamarono allo stesso momento, roteando di lato e spingendo i due soldati l'uno contro l'altro: con un colpo col Keyblade e col piatto della schiavona, le teste dei due attaccanti cozzarono, ed essi stramazzarono a terra. Ezio aveva qualche difficoltà a combattere senza uccidere, ma perlomeno ci provava.
    Gli altri Assassini, invece, erano di tutt'altro avviso: i tre menavano potenti attacchi, instancabili, schiena a schiena, formando una sorta di letale stella a tre punte. Attaccavano col piatto della spada, o con la parte smussata, ma la forza e la precisione rendevano quegli attacchi ugualmente potenti, e le Guardie cadevano ai loro piedi una dopo l'altra.

    Il combattimento, alla fine, si spostò su schieramenti contrapposti. I Custodi si unirono su un'unica linea di fronte a loro, Ifrit ed Ean messi a difendere i fianchi, Altair e i suoi Assassini, compreso Sora, al centro. Il giovane aveva fatto ampio uso dell'Occhio dell'Aquila, ma non cedette alla stanchezza. In quei giorni si era allenato duramente per mantenerlo, e doveva tenere d'occhio Xemnas ad ogni suo passo. Le Guardie si schierarono su cinque linee ostruendo il passaggio alla Cattedrale, gli scudi alzati e le mazze pronte.
    - Siete tenaci, Assassini - disse Kendal, e si mosse tra le schiere dei suoi soldati, con passo lento e maestoso. La sua robusta armatura luccicava al sole di mezzodì, gli occhi del leone sul petto sembravano fiammeggiare per il riflesso solare. Arrivò alla testa dei suoi uomini, guardando Altair negli occhi senza timore alcuno. - Per arrivare ad evocare i demoni dall'Inferno... -
    Sia Ifrit che Ean ringhiarono con rabbia.
    - I vostri uomini sono tutti vivi, Ecclesiano - disse Altair. - Non sono il nostro obiettivo -
    - E allora qual è il vostro obiettivo? - chiese Kendal. - Sembrate intenzionato a colpire Sua Eminenza ad ogni costo -
    - Voi non avete idea della serpe che coccolate al vostro petto, Ecclesiano - fu la pronta risposta dell'anziano Assassino.
    - Le menzogne degli Assassini sono ben note alla Corte Papale - disse Xemnas. La sua voce atona fece venire i brividi lungo la schiena a Sora.
    - Il Vescovo Anselmus è un uomo di profonda rettitudine - scattò Walter raggiungendo Kendal. - Ha ricevuto l'approvazione del Camerlengo Narçil in persona! Un esempio di virtù che ha portato il Verbo fino a Vellond! -
    - Costui è un maestro di inganni - disse Altair senza dare peso alle accuse di Xemnas. - Non il gelido suolo di Vellond, ma il deserto roccioso di Mordor è la sua casa. Il suo nome è Xemnas, Signore dell'Organizzazione XIII! - svelò puntando il dito contro il suo bersaglio, che lo fissava a braccia conserte. - Se oggi celebrate un falso funerale è per colpa sua! -
    Ambrus fu il primo a sentire il rumore di qualcosa di robusto e legnoso cadere rovinosamente giù dalle scale della Cattedrale: diversi soldati si voltarono, e persino Xemnas sembrò insospettirsi.
    - L'Assassino dice il vero, signori -
    - Cardinale Klarrann...? - boccheggiò Ambrus stupefatto.
    Lo spettacolo che si parò di fronte alle Guardie Papali, ignare della verità, fu umiliante. Avevano combattuto fino ad allora per difendere una bara vuota! Il sarcofago rotolò giù per le scale (le "Cento Scale" come venivano definite), frantumandosi in più punti fino a sfracellarsi sulla base della gradinata, spargendo ovunque pezzi di armatura come metalliche viscere. In cima alla scalinata si trovava un uomo d'aspetto nobile e robusto, con lunghissimi capelli castani lisci e fluenti che cadevano fino a metà coscia, e due larghe ciocche più corte che piovevano sul petto. Indossava la classica toga rossa dei cardinali, munita di una mantellina sulle spalle dello stesso colore. La mantellina recava delle decorazioni d'oro sui bordi. Sulla testa, l'uomo portava un cappello circolare rosso, dalle larghe falde e con la parte superiore a cupola. Alla mano il cardinale portava una grossa croce d'oro e acciaio: dato che durante la processione non l'avevano visto, era probabile che quella cosa l'avesse staccata dall'altare della Cattedrale.
    - Quest'oggi abbiamo tutti celebrato un funerale fasullo - disse l'uomo, incedendo giù dalle scale, verso il luogo dove stazionavano gli schieramenti di quella strana battaglia.
    - Vostra Eminenza! - lo richiamò Walter esterrefatto. - E se la bara fosse stata piena? - guardò ancora la massa di metallo e legno che giaceva inerte ai piedi delle Cento Scale. - E...e dove avete preso quella cosa? - indicò la croce che veniva docilmente ospitata dalla grande mano del religioso, alto probabilmente poco più di Riku.
    - I corpi dei morti non possono lamentarsi. Avrei recitato i dovuti paternostri più tardi - disse con noncuranza. Si mosse verso le fila delle Guardie Papali, volendo vedere più da vicino i Custodi. - Quanto alla croce... ho pensato di portare Dio con me. Apprezzo la Sua compagnia -
    - Cardinale - esordì Ambrus, avvicinandoglisi con passo lento e rispettoso. - Spero vi rendiate conto della pericolosità del luogo, e.. -
    - Suvvia, Ambrus! - rimproverò pacatamente Klarrann con autorità. - Siamo di fronte ad un chiaro malinteso, che pastore sarei se non riordinassi il gregge? -
    - I sermoni di padre Maramal erano così noiosi... - sussurrò Kairi a Riku: entrambi sbottarono una mezza risata.
    - Rinfoderate le vostre armi, soldati - invitò il Cardinale con delicatezza. - O volgetele altrove. Costoro non sono vostri nemici -
    Kendal tuttavia non confermò l'ordine, né fece alcunché per cambiare la situazione di stallo che si era creata. I Custodi erano ancora tesi e pronti al combattimento; Ifrit ed Ean raspavano nervosamente il terreno con trepidazione. Il Primo Capitano delle Guardie Papali si voltò verso Xemnas, sollevando la celata del suo elmo antennuto. Guardò il Nessuno coi suoi profondi occhi scuri, apparentemente senza alcun segno di minaccia.
    - E' dunque vero, Eminenza? Non siete chi dite di essere? - inquisì con tono fermo e calmo, come se stesse chiedendo notizie sul tempo del giorno.
    - Voi vi fidate di un Cardinale di Hironeiden che non ha esitato a gettare dalle Cento Scale la bara del Santo Padre? - domandò Xemnas a sua volta, evadendo la domanda.
    - Una bara che voi sapevate essere vuota - intervenne Ambrus. - Io vi ho sentito, e anche Walter! Come facevate a sapere quando avvenne la morte di Sua Santità?! -
    - Ho le mie fonti - si limitò a dire il Nessuno. Se avesse avuto un Cuore, si chiese Sora, avrebbe provato agitazione?
    - Il Distretto Domini è chiuso per coprifuoco, durante la notte - disse Walter. - Tutta la zona attorno alla Cattedrale è deserta dal tramonto all'alba, specialmente durante le funzioni a cui presenziano le Guardie Papali! - il Secondo Capitano si accalorò notevolmente, mettendo mano alla sua mazza d'acciaio e argento e brandendo lo scudo con rabbia. - Voi non siete un Vescovo, ma un vile millantatore! E il vostro mantello... E' identico a quello del ragazzo che intravidi uscire dalla Cattedrale con quelle mostruosità! -
    - Vanitas... - realizzò Sora in un mormorio. Vanitas aveva davvero attaccato Ecclesia coi suoi Nazgul, allora? Che avesse reso il Papa uno di essi?
    - Moderate le vostre accuse, Capitano! - lo redarguì Xemnas severo, ma sempre atono. - Non ne avete le prove, e accusare un uomo del mio rango senza di esse equivale ad alto tradimento -
    - La prova è stata il vostro parlare - disse Kendal senza cambiare tono di voce rispetto a come l'aveva prima. - Vi ho udito anch'io, sapete. Mentre ci schernivate nel nostro tentativo di proteggervi -
    - Ho già detto di avere le mie fonti - replicò il Superiore, assicurandosi che le sue armi fossero a portata di mano. Se necessario avrebbe sterminato l'intera città, non aveva nessun problema a farlo.
    - Oscurità! Ombre! Demoni! - esclamò Klarrann battendo la croce sulla pietra ad ogni parola; - Ecco le vostre fonti, Eminenza! -
    Tutti, all'istante, si disposero in modo da tenere Xemnas sotto tiro con le proprie armi: i Capitani e i Generali si disposero a protezione del Cardinale, isolando il Nessuno al muro che dava sul fossato della Santa Sede. I Custodi furono affiancati dalle Guardie Papali che poco prima stavano combattendo.
    - Anselmus, Xemnas, o come vi chiamate - proferì Kendal poggiandosi al lungo martello da guerra che era solito brandire, ben diverso da quelli normali (giacché il maglio vero e proprio era più piccolo, rendendo l'arma simile a un'alabarda atipica). Parlava in tono di comando, senza nessuna particolare emozione. Sembrava perfettamente a proprio agio nel contesto: pareva che la situazione non lo scomponesse granché. - In qualità di più alta carica militare presente nella Capitale, vi condanno all'immediato esilio dalle terre di Ecclesia - sentenziò battendo ripetutamente la punta inferiore dell'arma sulla pietra a sua volta. - Ogni vostra violazione di tale provvedimento sarà punita con la morte. Andatevene ora, e non tornate mai più a calcare il nostro sacro suolo! Così è decretato -
    Sora non riusciva a capire che piega avesse preso la situazione. Un attimo prima erano nemici giurati di Ecclesia, e adesso i loro avversari erano diventati comuni alleati e Xemnas veniva trattato come un qualunque dissidente. Avevano una minima idea di cosa fosse l'Organizzazione XIII?
    - Perché questa buffonata? - chiese Xion a Maliq. - Pensano di parlare con un eretico qualunque? -
    - Non ne ho idea, ma non ho intenzione di contraddirlo, per ora - rispose Maliq attento. - Non con tutte queste guardie a fiancheggiarci -
    Intanto, le due belve continuavano a ringhiare agitate.
    Improvvisamente, dopo diversi attimi di silenzio, Xemnas parlò di nuovo, ergendosi altero e autoritario nel suo mantello nero; il cielo parve oscurarsi, mentre apriva bocca, e nonostante fosse alto più o meno nella media delle Guardie Papali, sembrava giganteggiare su tutti loro.
    - Avrei dovuto capire - disse lento, la sua voce atona più pregna di minaccia che mai - che questa infima terra di superstiziosi arretrati e lazzaroni rapidi a inginocchiarsi più che a decidere per se stessi fosse oltre ogni speranza di redenzione - gli occhi color ambra ebbero uno strano luccichio; i Custodi si misero in guardia. - A questo punto, non mi resta che dimostrarvi quanto sia fallace la vostra fede... - I suoi piedi si sollevarono dolcemente da terra, mentre curiose strali dorate circondavano il suo corpo, squadrate e angolari - E forse capirete che non esiste alcun Dio in grado di salvarvi, poiché Egli è già qui, e SONO IO!! - e con quell'ultima parola, che tuonò come se rombasse nel cielo sereno, tutto si oscurò d'un tratto. Nello stesso istante, un'esplosione dorata partì dal corpo di Xemnas come un'onda anomala travolgendo tutti loro, ma Kendal e Klarrann puntarono i loro sostegni sul terreno con veemenza, e quella strana onda parve rallentare leggermente... ma fu solo un attimo, perché l'istante dopo furono tutti scaraventati via con potenza sovrumana, rotolando e scivolando per diversi metri. Diverse guardie andarono a cozzare con case e pilastri, alcuni furono addirittura gettati contro il rosone della Cattedrale, piovendo in mezzo ai Cardinali terrorizzati.
    - Il Frutto...! - boccheggiò l'Assassino misterioso, tra i primi a rialzarsi. - Ridammi il Frutto, Xemnas! -
    - Parli di questo? - disse Xemnas mentre ormai fluttuava a mezz'aria come una rappresentazione apocalittica, circondato da un alone aureo: la sua veste nera era improvvisamente diventata bicolore, con puntute e arcuate strie bianche che si alternavano a quelle nere, formando poligoni contorti per tutto il tessuto.
    Nella sua mano splendeva freddo e micidiale il Frutto dell'Eden.

    - Perché mai dovrei ridartelo? - disse Xemnas altezzoso, stagliandosi su di loro come un Dio. - Chi saresti tu, per reclamarne il possesso? -
    - Io sono il Suo Emissario! - ruggì l'Assassino sguainando la sua lama, e correndo a gran velocità contro Xemnas: saltò in alto per raggiungerlo, ma il Nessuno si scompose in decine di strali grigiastre, ricomparendo da un'altra parte.
    - Interessante, se sapessi di cosa parli - lo schernì il Superiore.
    - Lo rivendico io, Xemnas - si levò la voce di Altair. I Custodi lo guardarono basiti.
    Aveva tolto il cappuccio.

    Era molto vecchio: le rughe percorrevano profonde il suo viso. Una folta barba grigia formava un pizzetto che gli conferiva un'aria ieratica da vecchio mentore, i capelli bianchissimi e corti erano tirati all'indietro. La sua pelle era relativamente chiara, ma non aveva perso i tratti dalmaschi. I suoi occhi scuri scintillavano di vitalità, nonostante il suo corpo non sembrasse più quello di una volta e il combattimento l'avesse probabilmente provato più di quanto vedessero.
    Si erse, in mezzo ai corpi svenuti o dolenti delle Guardie Papali, la sua veste bianca allargata e sdrucita in più punti, la lama sguainata e l'espressione ardita: nonostante la vecchiaia, aveva davanti il nemico di una vita e non poteva in alcun modo ritirarsi.
    - Ah, Altair - disse Xemnas fingendo sorpresa. - Il Patto non è stato clemente con te -
    - Ho fatto la mia scelta - rispose l'Assassino spiccio, puntandogli la spada contro. - Restituisci il Frutto dell'Eden, Xemnas! Poniamo fine a questa storia! -
    - Questa storia finirà quando sarò io a dirlo! - dichiarò il Superiore, allargando le braccia nel pronunciare quelle parole. - Ho finalmente ciò che mi spetta, Altair! Ammira il potere che domino! -
    Un'altra onda, più potente della precedente, attraversò tutti loro: ma invece di spingerli ancora indietro, sembrò privarli per un tratto delle loro forze. Ifrit sparì, mentre il Behemot che Ean era diventato andava velocemente rimpicciolendosi, finché Ean, nudo e privo di sensi, non si accasciò in posizione fetale, con le varie Trasfigurine sparse a terra e circondato da soldati svenuti.
    - Che potere spaventoso - disse Klarrann. - Come avete potuto far entrare un simile demone? -
    - Non so cosa abbia spinto Luisian a credere alle sue menzogne - disse Kendal brandendo sia la sua "alabarda" che la mazza. - Ma so che non deve lasciare Ecclesia vivo -
    Ambrus cercò di accertarsi che i soldati stessero bene: molti erano feriti, altri semplicemente privi di sensi.
    - Portateli subito alla caserma, necessitano di cure immediate! - ordinò il generale leonino: in quel mentre vide un plotone di una cinquantina di soldati, misti tra Alta Croce e Scutum Pontificii, farsi largo tra i corpi: grande fu la sua meraviglia nel vedere i suoi pupilli armati e al comando di quella truppa miscellanea. - Coris! Lithos! Che ci fate qui? -
    - Abbiamo aiutato gli abitanti a fuggire dalla città - disse Coris, madido di sudore. - Lo Scutum ha fatto svuotare ogni singola abitazione. Ecclesia è deserta -
    - Che solerzia... - apprezzò Walter avvicinandosi.
    - Non potete battermi, Altair. L'Organizzazione è diventata troppo potente, per tutti voi! - continuò a dire Xemnas, reggendo trionfante il Frutto dell'Eden, che spandeva ovunque le sue strali dorate.
    - La caserma è ancora operativa, Generale - disse Lithos. - Facciamo evacuare i Cardinali? -
    - Se quei topi in rosso avranno il coraggio di uscire, sarebbe meglio - disse Klarrann, retto alla sua croce. - Nonostante i nostri poteri sacri, non lo tratterremo a lungo. Quella sfera... quel Frutto, sembra penetrarci nel cuore -
    - E' il potere del Kingdom Hearts, mio saggio uomo di fede - disse Xemnas, che pareva averlo sentito. - Il Frutto è il Grande Cuore, è la sua rappresentazione in terra. E con in mano il potere del Cuore dei Mondi, potrò finalmente epurare gli universi da ogni lordura... Il mondo perfetto è qui! -
    Un'altra scarica, violenta e implacabile: tutti, persino i Capitani e i Custodi, si tennero le orecchie urlando di dolore. Solo Altair e l'altro Assassino riuscivano in qualche modo a resistere.
    - Combatti... lealmente... - ringhiò Riku reggendosi faticosamente alla spada, cercando di sopportare lo strano ronzio che gli pervadeva le orecchie. Non riusciva a capire cosa fosse, ma gli inibiva i sensi e i movimenti. Si sentiva come intrappolato in una tela invisibile, percependo nient'altro che una flebile voce, qualcosa di arcano e sconosciuto che in una dolce melodia bloccava ogni suo nervo, impedendogli di muoversi. Ma Riku non cedeva a quella voce, e vide con piacere che nemmeno i suoi compagni lo facevano. Naminè era in piedi con una mano sul Bracciale, il quale emanava una pallida luce che sembrava difenderla dal Frutto: Xion e Sora si reggevano a vicenda, piuttosto provati ma intenzionati a resistere al dolore che gli veniva causato da quella cosa infernale. - COMBATTI LEALMENTE! - ripeté Riku urlandogli contro con rabbia: afferrò una mazza delle tante che erano cadute in terra dopo la battaglia e gliela tirò addosso con tutta la propria forza, ma Xemnas si era già trasferito altrove.
    - Avanti, prendiamolo - disse deciso Altair mentre Xemnas si materializzava nel punto dove era prima, davanti al fossato. Malik si tolse il lungo djellaba, la tunica nera di lana che portava sopra gli abiti da Assassino e segno della sua appartenenza alla casta più alta degli Assassini (di fatto, Altair portava ben altri abiti durante la permanenza a Masyaf), e lo usò per coprire Ean, ancora privo di sensi. Avvoltolo come poteva con l'ausilio dell'unico braccio lo affidò a Ezio, che si rialzava in quel momento.
    - Portalo al sicuro, Ezio - disse brevemente.
    - E tu che farai? Non sei certo in grado di combattere Xemnas! - protestò Ezio preoccupato, prendendo Ean tra le braccia e assicurandosi che non cadesse.
    - No, combatterlo no - rispose Malik voltandosi verso la figura dorata del Superiore. - Ma darò comunque una mano - gli diede una pacca sulla spalla, per spronarlo ad andare. - Va'! Raggiungici dopo se vuoi -
    Mentre Malik pensava al da farsi, Xemnas continuava a fluttuare con aria di scherno al di sopra dei Custodi, reggendo il Frutto con l'espressione tronfia. Non avevano tempo di organizzare piani o preparare strategie: dovevano fidarsi unicamente del loro istinto. Qualunque cosa avessero potuto pensare in quei giorni, di certo non li aveva preparati a tutto ciò. Nessuna delle idee che avevano su Xemnas corrispondeva a quella di una sorta di essere apparentemente invincibile, che a quanto pareva aveva già piegato a sé il potere del Frutto dell'Eden.
    Altair, con grande sorpresa di tutti, fece un salto altissimo, a spada pronta: ma stavolta incontrò uno spesso muro, una bolla dorata che aveva circondato il Superiore e che scaturiva dal Frutto. L'anziano Assassino rimbalzò sulla barriera, ma atterrò inchinandosi appena, strisciando di qualche metro all'indietro; il Bracciale di Gea s'illuminò e dozzine di rampicanti, lingue di roccia e persino lance di metallo fuoriuscirono dal suolo ecclesiano, mentre il pugno di Kairi colpiva il terreno infiammando qualunque cosa si dirigesse verso Xemnas.
    Ancora una volta, nessun risultato.
    - Così poco... - sbuffò il Nessuno, e in un lampo dorato, tutti i loro attacchi furono totalmente vanificati. - Non vi rendete conto di ciò che state affrontando? O credete di potermi sconfiggere a parole? - Riku digrignò i denti, furioso. - L'ultimo che mi ha affrontato a parole, adesso è inutile come un gattino appena nato - Ovviamente parlava di Roxas.
    Riku urlò: prima ancora che Sora potesse replicare o qualcuno potesse fermarlo, saltò quasi più in alto del loro mentore, gli occhi iniettati d'ira.
    - Riku! - esclamò Kairi mentre Naminè evocava una lingua di roccia, a cui la rossa Custode si aggrappò con le Mani dell'Ardore già pronte all'attacco.
    Riku colpì.
    Con una forza tremenda, la Via per l'Alba si abbatté sulla barriera aurea che difendeva il loro nemico: qualche istante dopo, il pugnò di Kairi colpì un'altra parte dello scudo. In seguito ai due impatti, la superficie del globo sembrò tremare, come fatto d'acqua: Xemnas cercò di rivitalizzarlo, di smuoverlo, si spingere via i due Custodi come mosche, ma non ci riusciva. Poi il Superiore, vedendo la Via per l'Alba iniziare ad annerire, fece un ghigno divertito.
    - Dunque è così... - disse, la sua immagine distorta dal continuo tremare delle sue difese.
    Un altro urlo li distrasse quando Sora piovve dal cielo, dopo essersi arrampicato su una delle aste che costeggiavano la Santa Sede ed essersi lanciato, con la Catena Regale che scintillava al sole: Xemnas tentò di spostarsi, ma il colpo fu inferto proprio a pochissimo spazio dalla sua testa. La barriera si sconvolse, ondeggiando e fremendo come sul punto di esplodere, e si riempì di crepe lucenti. Un'istante dopo, si frantumò e il Nessuno fu obbligato a spostarsi verso il basso, dove Altair lo ingaggiò immediatamente: scivolando sul terreno senza combattere, per difendere il Frutto, Xemnas non notò l'altro Assassino, che lo caricò con veemenza.
    I Custodi toccarono di nuovo il suolo e lo inseguirono, mentre i rampicanti di Naminè lo ghermivano.
    Lanciò un'altra onda d'urto dorata, che polverizzò questi ultimi e rallentò i Custodi: ne approfittò per scivolare nell'aria lontano da loro, pronto a smaterializzarsi. Si pentì di aver portato il Frutto con sé... aveva sperato di intimidirli, ma con Altair al loro fianco quei Custodi erano più audaci che mai.
    E improvvisamente, un boato infernale risvegliò i soldati svenuti, i generali, il Cardinale e chiunque si trovasse ancora in quella piazza.
    Un rumore assordante e atroce, che nessuno di loro credeva avrebbe sentito lì, secoli lontano dalla loro epoca, e che Sora riconobbe subito.
    Il suono di una pistola.
    Il suono della pistola.
    La voce della pistola di suo padre, la più letale mai concepita.
    La voce di Cerberus.



    A Midgar, fervevano i preparativi per la partenza: tutte le navi da guerra ancora ferme erano state immediatamente mobilitate, con minore personale a causa delle ingenti perdite subite nel corso di quella logorante guerra contro i Nessuno, ma con un equipaggio comunque sufficiente e preparato. Tutte le nuove leve erano state addestrate intensivamente e tralasciando il meno possibile: era stato attentamente rivalutato il corpo a corpo a causa della velocità di molti dei loro nemici e soprattutto per la loro quantità, che non avrebbe permesso uno scontro a fuoco in tempi lunghi. Al quartier generale ShinRa erano finalmente tornati il Presidente e la Croce, assieme ad Angeal e i Noble, Squall e i SOLDIER. Avevano lasciato un piccolo distaccamento a Osgiliath per sorvegliare i lavori di ristrutturazione e avevano mandato un centinaio di bravi carpentieri per aiutare Nabradia a ricostruire la Bella in modo che rispondesse come e più di prima al suo appellativo.
    Nel poligono di tiro del QG ShinRa, padre e figlio si allenavano sulla lunga distanza. Vincent Valentine era oltremodo seccato dall'inutilità della sua pistola, una Desert Eagle Mark XIX che mandava boati mostruosi ad ogni colpo.
    - Bah - commentò gettando la pesante pistola da un lato, dopo aver finito le munizioni. Si tolse le cuffie protettive, gli occhialoni e si poggiò al muro con espressione imbronciata. - Sbilanciata, rumorosa e non fa altro che incepparsi - sospirò. - Non avere la Cerberus dopo tutti questi anni, mi sento come se mi avessero levato un braccio -
    - Non ho ben capito perché non ce l'hai più - commentò Squall meravigliato. Il padre sembrava piuttosto contrariato. - L'hai persa a Osgiliath? Si è rotta? -
    - Rotta? - ripeté come se Squall avesse appena enunciato una bestemmia. - La Cerberus non è una pistola qualunque! Nonostante la lunghezza delle tre canne, è perfettamente bilanciata. La sua struttura permette di smontarla e rimontarla per farla passare inosservata dai metal detector, i proiettili sono unici nel loro genere, e la pistola stessa può essere ripetutamente modificata in base alle esigenze senza inficiarne le prestazioni - declamò rispettosamente.
    - Ma non ho ancora capito perché non ce l'hai - sospirò il figlio. Ogni volta che si parlava di armi, suo padre era pericoloso: come veterano e Turk esperto, aveva una vasta conoscenza in materia.
    - Pistole come la Cerberus non sono comuni armi - spiegò Vincent mentre controllava se negli armadietti ci fossero armi utili - E' unica nel suo genere. E' stata la mia ricompensa per il lavoro svolto come Turk, come il tuo Gunblade è il marchio del tuo essere un SeeD di alto rango. Se sono diventato Turk, è stato per garantire agio e sicurezza a tua madre, a te e a tuo fratello - guardò amorevolmente la foto che teneva nell'armadietto, raffigurante loro quattro al decimo compleanno di Squall, il quale teneva in braccio il fratellino dal viso sporco di panna con un ampio sorriso. Vincent teneva un braccio dietro le spalle della moglie, e un'altra mano sulla spalla del figlio maggiore. Lucrecia teneva entrambe le mani sulle spalle di Squall. - Essere un Turk o un SOLDIER del calibro di Sephiroth, o Genesis, vuol dire né più né meno che essere alla destra di Dio. Né più, né meno - il suo tono di voce si era fatto malinconico. - In quest'ultimo anno o quasi, ho usato la mia Cerberus principalmente per difendere Midgar... e per onorare ancora il mio scopo di difendere voi. Ma adesso - si diresse lentamente alla finestra, guardando il cielo punteggiato di navi al decollo - sento che quello che devo proteggere maggiormente è Sora. Nonostante sia cieco, nonostante io veda che è spaventato, mio figlio continua a portare avanti questa folle e indispensabile missione. Quindi, non potendo venire con lui, ho fatto sì che un pezzo di me andasse con lui. Gliene ho parlato a lungo, e sono rimasto stupito -
    - Quindi la Cerberus... - iniziò a capire Squall.
    - Ho dato il mio braccio a qualcun altro - sorrise Vincent. - Qualcuno che può far tuonare Cerberus come se la maneggiassi io -



    Il sangue di Xemnas punteggiò la pietra bianca della piazza di Ecclesia, mentre con un fragore metallico il Frutto dell'Eden scivolava dalla sua mano, come in una moviola: la tensione del momento faceva vedere tutto al rallentatore, mentre i Custodi si lanciavano sul nemico con rabbia.
    Sora guardò verso dove aveva sentito lo sparo. Non riusciva a distinguere chi fosse, ma Naminè accanto a lui pronunciò un nome con meraviglia.
    - Malik... -
    - Malik? - ripeté Sora incredulo a sua volta. Era davvero lui quell'uomo?
    Malik era proprio lì, in cima a quell'edificio, con l'immensa pistola di Vincent puntata nella mano ferma, le tre canne fumanti per il colpo appena sparato. Durante il combattimento, si era arrampicato e aveva tenuto sotto tiro Xemnas attendendo il momento giusto per colpirlo.
    - Il Frutto! - esclamò Kairi lanciandosi agilmente verso Xemnas per afferrarlo: il Superiore riafferrò immediatamente l'oggetto, ma Kairi lo brancò dalle vesti, gettandolo a terra e facendogli perdere nuovamente la presa sul Frutto. Xion afferrò l'oggetto, ma Xemnas lanciò una sorta di onda d'urto ben diversa da quelle del'artefatto, ma che fu sufficiente a scaraventare indietro le due ragazze e permettergli di mettere al sicuro l'oggetto: Altair lo ingaggiò subito in combattimento, e il Superiore attivò una delle sue spade laser, duellando con l'anziano Assassino. Si scambiarono diversi colpi con velocità incredibile e da tutte le direzioni, in perfetto stallo, finché Xemnas non evitò un fendente dall'alto e tirò un calcio all'avversario. Kairi si lanciò di nuovo alla carica, ma la evitò e le tirò un colpo col palmo sullo sterno, lanciandola contro una lingua di roccia che Naminè aveva lanciato: la giovane riuscì ad "appiattirla appena in tempo, così da far sbattere l'amica contro un muro in modo non letale.
    Ma mentre Xemnas faceva questo, non si accorse di Sora e Riku che lo attaccavano da due lati: incrociò le braccia ed attivò la seconda spada laser, l'istante prima che i due Custodi abbattessero i loro colpi su di lui. Subì il contraccolpo e resse il confronto con entrambi, ritraendosi e incrociando le lame con entrambi. Riku maneggiava la sua enorme spada senza problemi, mentre Sora era sorprendentemente agile, rispetto a quella volta a Saint Bevelle.
    - Siete decisamente cresciuti, Custodi... - disse in un tono divertito. - Era da Saint Bevelle che non mi impegnavo - Si inarcò all'indietro parando due colpi dall'alto e si alzò a mezz'aria, calciandoli all'addome e respingendoli. Fu la volta dell'Assassino misterioso di affrontarlo: questi era incredibilmente veloce, quasi quanto Altair, e i suoi colpi erano altrettanto forti. Xemnas si trovò a dover usare diverse finte e schivate nel tentativo di aggirarlo, ma furono tutte inutili. Quell'uomo continuava a stargli addosso in maniera irritante e Xemnas riusciva solo a parare i suoi rapidissimi colpi di spada, ma non ci volle molto per capire come metterlo fuori gioco: fece una finta particolarmente rischiosa, offrendogli il proprio torace come bersaglio, e nel momento in cui l'Assassino mirava a colpirlo, si sollevò roteando a mezz'aria sopra di lui, e colpendolo alla schiena con la spada laser; l'Assassino gridò, cadendo a terra.
    Ma la sua spada non l'aveva scalfito.
    - Chi sei... - fece per domandare, ma i Custodi erano tornati alla carica. - Adesso basta - pronunciò con voce cavernosa, mentre faceva rientrare le spade nelle maniche della veste. Le sue mani sfrigolarono di energia sconosciuta: i rampicanti che Naminè cercò di usare per avvolgerlo si dissolsero come polvere, mentre l'aria attorno a lui sembrava rarefarsi. - Andate dal vostro Dio! - pronunciò alzando le braccia: e in quel momento un globo di inquantificabile energia di espanse ad incredibile velocità, investendo i Custodi, gli Assassini e le Guardie; chiunque cercasse di resistere fu scaraventato con ancora più violenza contro muri, case e finestre:
    Lithos si gettò su Coris per difenderlo da un enorme masso vagante che colpì una casa dietro di loro, Walter e Kendal resistettero solo per poco. Umiliati per non aver potuto fare nulla di concreto, non reagirono con la dovuta preparazione a quella devastante ondata. All'interno del globo sembrava non esserci aria.
    Non c'era nulla.
    Quel globo era il Nulla.
    Scariche simili a fulmini lo pervadevano, la sua superficie grigiastra aveva invaso l'intera piazza: per istanti lunghi come ore credettero di aver concluso lì le proprie vite, vittime di un attacco devastante della loro più grande nemesi.
    Ma poi il globo finalmente si dissolse, rimpicciolendosi fino a tornare alla sua fonte. Xemnas aveva un sorriso crudele in volto, nel vederli tutti a terra, chi privo di sensi, che mentre tossiva cercando di riprendere aria. Strabuzzò gli occhi nel vedere ancora una persona in piedi.
    - Voi... - pronunciò quasi in un ringhio.
    - Il vostro potere è immenso, demone - disse Klarrann, retto alla sua croce. - Ma non potete nulla contro la vera fede. Siete vuoto, e corrotto come la vostra anima -
    - Mi chiedo se sia stata la vera fede a salvarvi -
    - Quello, oppure questa croce d'oro e argento, benedetta dalla fondazione della Cattedrale oltre quattrocento anni fa - rispose il prete facendo spallucce. - Non ci è dato conoscere le vie del Creatore. Egli Vede e Sente ogni cosa - lo indicò. - Anche questo -
    Xemnas gemette.
    Un dolore sconosciuto gli pervase l'addome.
    Un boato.
    Intravedendo le sagome di due Assassini che l'avevano appena trafitto, un altro pezzo di metallo gli colpì in pieno il volto: riuscì appena a spostarsi, ma sentì la guancia colpita in pieno.
    - E' ora di chiudere il conto, Xehanort - sibilò Altair rigirando la sua lama ricurva nel corpo del Nessuno. La lama di Riku gettò un'ombra sul viso del Superiore...
    E poi un clangore, e volute di fumo nero che si sparsero per la piazza: un uomo dai capelli blu apparve dal nulla con una lunga spada dorata alle mani, assieme a Saix e Demyx. Riku fu sbalzato via di almeno una decina di metri da un potente attacco dell'uomo, mentre il Notturno Melodico usava una bolla d'acqua per respingere Altair e l'altro Assassino. Xemnas cadde in ginocchio, sanguinando copiosamente, e immediatamente Saix lo caricò sulle proprie spalle.
    - Non crederete di andarvene! - latrò Riku preparandosi a caricare i nuovi arrivati.
    - Perché, vuoi fermarci? - rise l'uomo dai capelli blu, mentre già si stavano nuovamente dissolvendo in fumo nero. Un sorriso inquietante gli si dipinse in viso. - Che bello scherzo! -
    - Andiamo, Ike - ordinò Saix atono come sempre. - Il Superiore sta molto male -
    - NO! - ruggì Riku correndo contro di loro a lama sguainata.
    - Sì - sorrise Ike, e i quattro si dissolsero, per poi ricomparire all'improvviso sopra la Cattedrale.
    - No... - boccheggiò Klarrann a occhi sgranati.
    - Ma... prima... - biascicò Xemnas, mentre tirava fuori il Frutto dell'Eden.
    - A TERRA! - gridò Ambrus, comprendendo cosa stava per succedere.

    La Cattedrale esplose.

    In una baraonda di calcinacci, marmi, pietre, frammenti d'acciaio e pezzi di vetro, la Cattedrale, simbolo di Ecclesia e roccaforte della religione del Creatore, si disintegrò come carta bruciata. In uno schianto tremendo, i suoi componenti si disgregarono sparandosi a velocità inaudite per tutta la città come nemmeno una pioggia di fuoco di trabocco avrebbe potuto fare: decine e decine di grosse pietre piovvero ovunque sulla Capitale vuota, colpirono la Santa Sede, le case, le scuole e la caserma. Alcune finirono fuori dalle mura, e a tratti videro anche lo spettacolo raccapricciante di parti umane volare per i distretti, per poi piovere in una qualche direzione.
    Fu un attimo, non più di pochi secondi di terrore: ma sembrarono durare anni agli occhi di ogni ecclesiano, quando le macerie del loro simbolo e del loro orgoglio rotolarono giù per il pendio su cui sorgeva la città, quando tutti i loro cardinali persero la vita allo stesso momento. La Cattedrale che era stata teatro dell'inizio di un periodo di incertezza e timore, era ora svanita del tutto fino alle fondamenta. Solo qualche panca divelta e l'altare restavano ancora a testimonianza di ciò che c'era su quella pietra.
    - Che il Creatore abbia pietà di loro... - disse Klarrann in un mormorio avvilito.
    - La Cattedrale... - Walter cadde in ginocchio, gli occhi spalancati dall'orrore. - I miei uomini... -
    Ben poche infatti erano le Guardie Papali ancora rimaste nella piazza, assieme a Coris, Lithos e il loro minuscolo contingente di coraggiosi.
    Kendal rimase in silenzio, ma aveva abbassato la celata dell'elmo. Qualunque cosa pensasse, non era più visibile sul suo volto.

    Le macerie avevano massacrato anche la piazza, già orribilmente deturpata dal combattimento tra i Custodi e la loro nemesi: calcinacci e marmi avevano invaso la piazza, e un pezzo della Santa Sede era stato colpito, finendo per effetto cinetico nel punto dove un attimo prima stavano i due Assassini e Riku.
    Altair era riuscito a salvare Riku, ma non aveva più visto l'Assassino.
    - Riku! - chiamò Kairi, che ripresasi era subito corsa da lui. - Riku, per favore! Calmati! -
    Il ragazzo annaspava respirando affannosamente, in preda a una rabbia innaturale. La sua pelle sembrava scurirsi, man mano che il suo respiro peggiorava.
    - RIKU! - urlò Kairi gettandolo a terra, sopraffatta dall'ansia di non sapere cosa fare. Riku la guardò un attimo stupidamente, con gli occhi spalancati, prima di riprendersi da quella sorta di trance.
    Inaspettatamente, abbracciò la ragazza con tutta la sua forza, senza dire altro.

    Un gemito e dei crepitii avvisarono che sotto il cumulo di macerie accanto a loro si era ripreso anche l'Assassino, che si fece largo maneggiando la sua arma e reggendovisi sopra.
    - Ah... - espirò esausto, cadendo in ginocchio e facendosi forza all'arma, di peso.
    - Ci devi delle spiegazioni, fratello - disse Malik dopo essere sceso dal palazzo. Era rimasto in disparte finché il bombardamento non finì, conscio di poter fare ben poco.
    - Non... vi devo niente... - biascicò l'Assassino.
    - HAI MANDATO A PUTTANE LA NOSTRA IMBOSCATA! - gridò Sora furibondo, scostando Malik e avanzando con il Keyblade puntato. - Per la tua arroganza, per la tua avventatezza, Xemnas è riuscito a scappare! - fece per colpirlo, all'apice di un'ira che nessuno si sarebbe mai immaginato proprio da Sora.
    Il giovane Custode aveva lottato fino allo stremo, per poi venire sopraffatto da quella sottospecie di globo. Aveva visto Xemnas scappare coi suoi Nessuno.
    E aveva visto Demyx... ci aveva pensato a lungo, in quei mesi. Forse uccidendolo in quel modo quando era un Succube, non l'aveva ucciso davvero. Come Rasler che aveva "ucciso" Saix, ma di fatto il suo Nessuno si era ricomposto.
    - Che razza di Assassino sei?! - disse con le mani che gli tremavano per la rabbia. Erano sporchi di polvere e sangue, erano stanchi, provati e avviliti. Non era servito a niente tutto quanto, e Sora non poteva che pensare che fosse tutta colpa di quel maledetto Assassino invadente. - Ogni soldato, cardinale e cittadino che è morto oggi, E' MORTO A CAUSA TUA! -
    - Non devo rendervi conto di nulla... - ripeté l'Assassino ostinatamente. - Ho fallito il mio Compito. Ora devo andarmene -
    - NON ANDRAI DA NESSUNA PARTE! - urlò il Custode della Luce, e la Catena Regale scintillò.
    Fu breve, velocissimo e inaspettato.
    Sora stava attaccando un Assassino, forse cercando di richiamarlo al dovere. Altair e Malik non lo fermarono, né lo fecero gli altri: fu un duello rapido e impari, poiché nonostante l'Assassino sembrasse ampiamente in vantaggio Sora stava avendo la meglio in modo schiacciante.
    L'arma dell'Assassino volò via, giù nel fossato, e Sora puntò al suo petto.
    Poi, un altro lampo di luce.
    In uno spostamento improvviso, gli abiti dell'Assassino si aprirono.
    Il cappuccio si abbassò, e alla sua mano comparve un'altra arma che incontrò la Catena Regale.
    La sua forma era inconfondibile.
    L'aura che emanava, era inconfondibile.
    Era un Keyblade. Lungo e bronzeo dalle venature dorate, con l'elsa squadrata e azzurra.
    Sora non si scompose, ma Altair fu sul punto di sentirsi mancare quando vide il suo viso.
    Era Terra.
     
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  13. _Holy
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    CITAZIONE
    Mi sono preso il mio tempo, mi sono preso il mio spazio

    ligabue2
    "Ti prendi il mio tempo, ti prendi il mio spazio, ti prendi il mio meeeeeeeeeeglioooooooo" [ligabue]

    Ahem...
    XD

    Veniamo subito al capitolo...
    Finalmente qualcosa di BEN fatto! (nel senso, finalmente un capitolo ricco di eventi e situazioni)
    Era da tempo che non leggevo delle battaglie descritte da te, da molto tempo direi.
    L'ultima fase di combattimento che hai descritto, mi pare fosse quella di Cloud e il lupacchiotto sanguigno, se non ricordo male...
    Certo, allora si trattava di un duello, qui si tratta di un combattimento su larga scala alla Dynasty Warriors XD
    Sora per essere cieco mena meglio di Zatoichi.
    zatoichi-1

    Non credo che debba descrivere OGNI SINGOLA azione dei personaggi in questo capitolo, perché la battaglia è davvero lunga...
    Mi limiterò a darti il mio parere sui passaggi più importanti, iniziando però con qualche criticuccia.
    Innanzitutto: Naminè...
    I passaggi in cui è lei al centro dell'attenzione, li ho trovati un pochino indigesti... o per meglio dire, sembra che non si "incastrino" bene con il resto della battaglia.
    Sarà che faccio un po' fatica a immaginarmi queste pareti e gabbie di roccia, frapporsi nel bel mezzo dello scontro.
    Nulla da dire riguardo ad Ean/Behemoth, ed Ifrit.
    Ah... Ean è rimasto nudo... che cosa ti avevo detto?
    Eh? ._.
    EH? o_o
    EH?!?!? O_O
    *sente le fangherl*
    bwaaaaaaaaargh! çOç

    Comunque, immagino che il gruppetto non avrebbe avuto difficoltà a far strage di TUTTA Ecclesia, dato che queste guardie papali non sono decisamente... ben addestrate

    L'intevento di Klarran(fiqo) ha salvato la faccia a tutti quanti, come vedo... anche se non capisco questa mania di picchiettare a terra con la croce, è un tic nervoso che ha ottenuto pressando l'uva?
    Okay, il nonsense non mi riesce bene oggi >-<

    Ad ogni modo, con Xemnas smascherato, la battaglia è decisamente volta al favore dei custodi... Frutto dell'Eden permettendo... (e vestito bianco e nero di D&G permettendo) infatti s'è visto in che modo i già provati soldati ecclesiani sono stati messi in secondo piano.
    Allenatevi di più, cicciobombi! >ò<

    Maliq (o Malik? DECIDITI! XD) ha fatto un ingresso molto bello, decisamente contrastante in quanto ad aspettative, perché non lo immagino con una pistola in mano XD.


    CITAZIONE
    guardò amorevolmente la foto che teneva nell'armadietto, raffigurante loro quattro al decimo compleanno di Squall, il quale teneva in braccio il fratellino dal viso sporco di panna con un ampio sorriso.

    è panna.
    CITAZIONE
    Ammira il potere che domino!

    al_mualim_by_ac_screenshots-d2zemmr
    BITCH, PLEASE!
    CITAZIONE
    E poi un clangore, e volute di fumo nero che si sparsero per la piazza: un uomo dai capelli blu apparve dal nulla con una lunga spada dorata alle mani, assieme a Saix e Demyx.

    Come rovinare tutto! Giuro, stavo sentendo dentro di me che questa sarebbe stata la fine di Xemnas! >.<
    Spero però che non sia lui l'antagonista (boss finale, intendiamoci), è troppo scontato che sia lui, nonostante meriti una morte trionfale e dannatamente atroce.
    CITAZIONE
    - NO! - ruggì Riku.
    - Sì - sorrise Ike.
    - No... - boccheggiò Klarrann a occhi sgranati.
    - Sì... -biascicò Xemnas.
    - NO! - gridò Ambrus.

    FIX'D


    Parlando di Coris e Lithos, si vede che sono proprio dei cameo XD
    Beh, meglio così, non voglio che il cast di Babilonia metta a 90 la tua fiction.
    Ahem... semmai a 69...
    Oh, al diavolo...

    Piccola nota di demerito sul finale, dato che non mi è piaciuto molto il duello veloce tra Sora e l'Assassino misterioso (Te... ter... terr... terr... TERRONE!).
    Sembrava un po' tirato per i capelli.
    Ma che ci fa Terra in quella vesti?! O_O

    Bene
    Bravo
    Bravissimo
    Ora mi hai fatto venire voglia di saperne di più...
    mi vendicherò, sappilo! >w<
     
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  14. Taiki Koizumi
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    Ti costringerei a fare seppuku per fare ammenda ai tuoi peccati: mi stava venendo un infarto azione dopo azione <.<! Bravo, bravissimo! Bene, benissimo! Altissimo, purissimo, levissimo!

    Comunque, la battaglia contro Xemnas mi ha lasciato col fiato sospeso, pensavo che ci scappava il morto ( intendo uno degli eroi, non una di quelle mezze cartucce sbaciucchiacroci + leccamutandonidelPapa v.v

    ( THIS IS BLASFEMYYYYY)

    Ma tanto ogni riferimento alla religione cristiana è puramente casuale ù.ù! Ci mancherebbe solo che le guardie svizzere siano conciate con ste armature nel sole estivo ò.ò

    CIEMMECCù, Xemnas quando cercava di pararsi il sedere mi è parso Sue quando è stata accusata di aver dato la scaletta delle Provinciali ai concorrenti del glee club della sua scuola, e quando si scopre, il preside le fa:

    P: Sue, i direttori didattici della Jane Adams Academy e dell'istituto per non udenti mi hanno informato di aver ricevuto da te la scaletta delle nuove direzioni.
    S: Non avete nessuna prova.
    P: ... La scaletta era su carta intestata dei tuoi Cheerios
    S: E allora?
    P: C'era scritto 'mittente Sue Sylvester'!
    S: Mh. Sono prove circostanziali.
    P: E' scritto con la tua calligrafia!
    S: L'hanno contraffatta.
    P: Questi non sono sospetti, contro di te c'è una valanga di prove!
    S: E' chiaro che per lei è più comodo non essere imparzialeee in questa situazione, quindiii chiudiamo questa bella storia, mi faccia la predica, mi schiaffeggi la manina e mi lasci andare ad allenare la mia squadra di campioni [...]

    * percepisce che Nyx stia provando un odio sviscerale nei suoi confronti °.° *

    Il punto è che anche Xemnas ha una bella faccia tosta v.v

    Che carino Ean che ha avuto un abbaglio e ha visto Iya *_*


    Eccc'èTttteeerra ** Che ancora devo riuscire a trapassare nel gioco di Kingdom Hearts II Final Mix + , meglio se me lo levi dagli occhi **####

    La mia espressione e le mie parole quando la Cattedrale è esplosa:

    PAAAAAAAAAAAAAAATAAAAAPUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUM!!! +A+

    Zemnas in quasi centomila capitoli ha fatto finalmente qualcosa di buono A_A

    Per il resto, bravi tutti quanti gli eroi <3 Bravo scrittore, bravo fratello, bravo testimone di geova, bravo donatore del sangue ( viva la contraddizione, lol), bravo stronzo che non fa stare Luxord e Allen assieme <3

     
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  15. _Holy
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    CITAZIONE
    bravo stronzo che non fa stare Luxord e Allen assieme <3

    Dubito che Nyx voglia uscire dagli schemi, e far diventare Allen un necrofilo.
    :flower:
     
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280 replies since 1/9/2010, 11:01   6201 views
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