Dirge of Keyblade

L'Ultimo Atto della Trilogia!

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  1. Kratos9
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    Comunque, parto col dire che Denzel ha fatto una cosa alla Alex Mercer di Prototype. Anche se mi aspettavo sviluppi sulla città ipertecnologica nel vulcano e su Ansem ( che secondo me è il tizio sosia di Xemnas ), questo capitolo è stato ricco di sorprese e di colpi di scena, anche perchè preannuncia che la Spirit of Fire raggiungerà Edge e forse e dico forse, Denzel farà ancora una volta l'Alex Mercer.



    Edited by Kratos9 - 30/6/2011, 12:08
     
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  2. Taiki Koizumi
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    Tatatataaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaan! Denzel è imparentato con Allen?°A° Non poteva esserci un cugino più grande, figo e con la mania di dare i baci in bocca a tutti?ç.ç
    Comunque, la parte di Mustang e company mi è abbastanza piaciuta, solo che lo sci-fi in generale continua a non rimanere il mio forte XD Eccezion fatta per Star Wars naturalmente!
    Il momento in cui interrompi la narrazione nel Vulcano per passare a Edge è molto ingegnosa, dato che è riportata la notizia in tv v.v
    Povero.. Povero Neah! ç__ç Vuole solo tornare tra le braccia di Allen!ç__ç u.u Ah sì, e povero, povero Denzel, chiamategli l'Esorcista à_à'

    E no, ti prego, ti invito nuovamente a ripensarci a far finire anche Tidus nella stanza del Risveglio: tra un po' ci finisco anche io!à_à L'allenamento va bene così, non sempre si possono prendere le vie più facili, altrimenti che morale vuoi trasmettere alle giovani menti che ti leggono!? v.v Tidus mi ricorda un po' Roran di 'Eragon' o Samvise del signore degli Anelli: è forte senza bisogno di ricorrere al sovrannaturale per essere qualcuno ^^
    *e questa idea spera sia andata, gli tocca solo insistere ancora su un possibile ri- risorgimento di Luxord *.*''' *


    Comuuuuuunque, spendendo un paio di paroline sul secondo anniversario, sono rimasto davvero contento di questo evento ^^ E' una fanfic che mi ha appassionato molto, mi ha ispirato a scriverne una bellissima e mi ha fatto sognare nei momenti di... Evasione dai compiti v.v''' Ma sì: fantasticare su qualche nuovo modo per farti mettere il pairing Luxen era e diventa uno dei miei hobby preferiti <3

    A parte questo, ho avuto l'onore e il piacere di seguire la fic dall'inizio, betarla, cosa che faccio ancora oggi, non come prima questo è vero... Ma mi fa piacere anche solo spendere un parere per te ^-^
    E anche se hai avuto sempre molte cose da ridire sul mio modo di fare, so che non lo facevi con cattiveria... Solo un cumulo liquefatto di insopportabilità. Ma te la inzuppi assieme al latte la mattina? à_à
    Ma se leggo il tuo scritto e ti sopporto ancora, una ragione ci sarà, no? <3 Ed è che nonostante tutto continuo ad amare questo piccolo sogno. Non è solo tuo, è anche mio, di Holy, Nemesis, tutta la gente che hai citato e che ancora ti segue! Perciò fammi un favore: continuala fino in fondo senza aver mai paura di metterci un 'Fine'. E' inevitabile ed è naturale avere un senso di tristezza, ma sapere che tutto ciò che hai ideato, scritto e realizzato 'vive' nonostante gli anni passeranno... Ecco, questo è qualcosa a cui non potrai mai mettere un 'Fine' se non vorrai!

    Ti voglio bene Nyx!

    :heart:


    Edited by Taiki Koizumi - 30/6/2011, 13:09
     
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  3. _Holy
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    Happy Birthday KoLS!
    <3
    Che bello il messaggio iniziale...
    Okay, comincio col dire che, agli albori, questa fiction mi amareggiava un pochino, sarà che il genere crossover lo definivo un'ammucchiata insensata di personaggi senza alcun legame, ma il tempo (e questa fiction) mi hanno fatto cambiare opinione sull'intero genere... ora, non so per certo se mi piace il crossover o lo dico solo perché mi sono innamorato della fiction, posso però dire che, a mia onesta e sincera opinione, questa fanfiction è IL crossover.
    Mi ha ispirato tantissimo, mi ha aiutato ad accrescere il mio stile di scrittura e mi ha spronato a fare sempre di meglio, così come c'era un tempo un tempo, anche oggi c'è spirito di competitività interiore, ovviamente mai inneggiante all'odio ^W^

    Continuo a pensare come sarà l'epilogo di questa trilogia, a cosa farai in seguito, perché senza la KoLs le cose non saranno più le stesse... ci hai cambiato, Nyx...


    Ehm... arriviamo al capitolo *///*

    La cosa che balza all'occhio immediatamente è l'alto tasso descrittivo che negli ultimi tempi hai saputo padroneggiare benissimo, unito ad una introspezione dei personaggi molto certosina, anche se a volte un po' invasiva.
    La scena iniziale, con la Spirit of Fire che atterra nel cratere di Horizon Cave è orchestrata molto bene, le manovre sono state chiare, e anche il semplice camminare del colonnello... pardon, Ammiraglio Mustang, è stato empatico ^^
    Armstrong è esilarante come al solito XD

    Ora, Denzel...
    Ti ringrazio altamente per la contaminazione Shima (e non Mercer >.<) che il piccolo ha subìto ^^
    Ti dico subito che la tenerezza del piccolo Highwind mi ha colpito profondamente... Tidus non gli farà del male, vero? ç_ç
    SARA' DENZEL A FARE DEL MALE A TIDUS! MUAH MUAH MUAH!
    Il quattordicesimo/noah/anemico mi ha ricordato molto il Dark Prince di PoP3, sarà che ultimamente ci sto giocando e sono molto propizio alle personalità multiple XD Oppure anche ad Ergo Proxy, ma è cosa diversa...
    Voglio vedere Denzel sviluppare qualche nuovo potere!! °0°

    Tidus è un CRoglione, imbranato in combattimento come un criceto armato di stuzzicadenti. Ho gradito il ritorno dei due Shinigami, che parevano scomparsi XD
    Saranno accorsi per l'anniversario U_U
    E arriva questo assassino con la nuovissima veste di Ezio Auditore... chi sarà? o.o
    E Denzel è un discendente di Allen? Non ti dico le seghe mentali che mi sono fatto a riguardo XD

    Ottimo capitolo, ancora lievemente di transizione, ma con un colpo di scena ben gravido di interesse... prenditi il tuo tempo ^^
    Sono felice che tu sia tornato...

    P... posso dirlo... ?
    Ti amo, Nyx...
     
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    Twilight Player

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    Auguri KoLS :3
    Quando questa fic nacque su questo forum fu esterefatto dalla bellezza col quale era scritta, già dal primo capitolo mi appassionò, e tutt'ora continua ad appassionarmi.
    Non c'è mai stato un calo di qualità, contando anche in ritardo, ma con tutto questo, era sempre di qualità, al contrario mio.
    Io ringrazio te, Nyx, la ragione se faccio ancora un salto su Forumcommunity, per aggiornare la sezione Fan fiction e guardare se tu o Holy avete aggiornato. =)

    Per quanto riguarda il capitolo,fatto bene sia nella parte descrittiva che non.
    La Pillar of Autumn :3
    Denzel Walker!? Oh god..
    Anchìio ho gradito il ritorno dei due Shinigami, difatti li avevo persi un po' di vista.. :D
     
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  5. Nyxenhaal89
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    Rieccomi dopo quasi due mesi.
    Sì, lo so, ma sono stato schiaffato a lavorare a Lourdes una settimana e quindi ho perso di vista la trama, poi altri vari casini e BOOM barrichello e gli olofoni per palmipedi sterili.
    Oh vabé, ora finalmente ho ripreso a scrivere :sobad:
    Il capitolo è assai dialogato e descrittivo, ma tranquilli al massimo un altro capitolo, forse anche meno, e poi arriva un bel po' d'azione!
    Ci sono diverse rivelazioni importanti e un casino di cliffhanger in questo, ora che ci penso. :orrid:
    Ad ogni modo, grazie Holy, Kratos Mizu e Nemesis per i vostri commenti, vi chiedo umilmente scusa per i miei tempi esagerati, spero di metterci meno, ma non so, voglio il massimo da questa fic e ci metto un casino a scrivere. ç__ç
    Vi voglio tanto bene, grazie infinite. Senza di voi, non ci sarebbe una KoLS.
    Buona lettura!


    21: Nythera, Drago del Caos

    Bikanel, di nuovo.
    Vanitas ricordava bene l'ultima volta che c'era stato. La sua prima missione al fianco di Cloud, l'inizio della scoperta dei suoi sentimenti, l'atto di nascita di un Vanitas sempre più umano e meno manovrabile da suo padre, dal suo creatore... Vexen, il Freddo Accademico. Le sensazioni che provò quando combatté la prima volta con Sora, il bruciante senso di gelosia che lo pervase quando questi subì lo stratagemma di Cloud.
    Vedere il Custode del Caos baciare il suo originale (al solo scopo di recuperare il Frutto dell'Eden, certo, ma comunque l'aveva baciato), gli provocò una tale rabbia che da quel momento riuscì soltando a odiare Sora con tutto se stesso, tanto da arrivare quasi ad ucciderlo a Minas Tirith. Se non fosse stato per Riku, molto probabilmente Sora sarebbe morto per mano sua.
    Mentre poggiava il nero stivale sulla sabbia dorata del deserto di Bikanel, i suoi occhi furono catturati ancora dalla desolata bellezza di quel luogo così perfetto e inviolato dalla civiltà. L'entroterra di Bikanel, se si escludeva Nalbina, era sempre rimasto fine a se stesso sin dall'antichità e anche nell'epoca dei Custodi restava un deserto inespugnabile. Quasi nessuna coltura riusciva ad attecchirvi e soltanto solitarie colonie di beduini dediti alla pastorizia e alla raccolta riuscivano a sopravvivere in quell'inferno di sabbia.
    Pensò a Cloud, che giaceva in coma a Weisshaupt, sorvegliato dai Cavalieri del Tempio e da Theresa. Da quando si era svegliato quella notte al Castello di Xemnas e aveva realizzato tutto sui suoi sentimenti, sulle sue emozioni, su se stesso, aveva anche compreso cose che prima non avrebbe mai neppure pensato. Cloud non era affatto così forte come voleva far credere, o come s'illudeva di essere. Il rifiuto di Rinoa l'aveva totalmente devastato, tanto da renderlo inerme davanti a Xemnas e Zexion. Perché lo sapeva, se fosse stato al pieno delle sue forze, fisicamente e moralmente, non si sarebbe certo fatto umiliare a quel modo.
    Ma forse non era così semplice come credeva. Dopotutto, Cloud e Roxas si equivalevano quand'erano al massimo delle loro capacità, e Xemnas aveva avuto facilmente la meglio sul giovane Custode dell'Equilibrio, spezzandogli addirittura i Keyblade. Su Zexion, non sapeva esprimersi: era sempre stato piuttosto reticente al dialogo nel suo periodo di permanenza al Castello, e non si mostrava minimamente interessato a conoscerlo. Per lui era un burattino e basta, così come per tutta l'Organizzazione. Anche Xemnas non faceva che chiamarlo "replica", segno che per loro non aveva la minima importanza.
    E Ike?
    Il volto del misterioso Unversed dai capelli blu si affacciò sulla sua memoria, impietoso. Quando arrivò all'hangar per portare via Cloud, lo trovò sul punto di venire ucciso da Ike, e senza pensarci si parò tra i due, mentre i Nazgul afferravano il Custode e lo portavano lontano dalla battaglia. Lo scontro durò poco e Vanitas ebbe velocemente la peggio, prendendosi un orribile squarcio diagonale sul torace. Salvato da un paio di Nazgul rimasti lì a dargli manforte, dovette tuttavia portare Cloud a spalla fino a Weisshaupt, giacché le creature di Sauron parevano incapaci di avvicinarsi alla fortezza oltre una certa distanza.
    Era riuscito a mettere fuori combattimento Cloud con un colpo solo... Forse per l'effetto sorpresa: dubitava che altrimenti sarebbe andata così.
    Si voltò con un sospiro verso le montagne che davano sul Tempio di Sauron. Poteva scorgere la piccola stanza scavata nella roccia che mostrava una panoramica del deserto, dove tempo addietro sedevano Pain e Konan, le alte sfere dell'Akatsuki. Era scolpita nella montagna, come se la roccia le fosse cresciuta intorno. Le finestrelle erano disposte in modo che il sole del mezzogiorno cadesse sul capo dei due seduti sul trono durante l'orario d'udienza, senza tuttavia abbagliarli, dato che davano le spalle alla luce.
    - Non ci sono Olifanti... - commentò quasi tra sé, con la tristezza nella voce.
    - E meno male! - esclamò una pigolante voce femminile a qualche centimetro da lui. Si voltò e sobbalzò nel vedere gli occhi dorati di Road fissarlo con estremo interesse. - Sono pericolosi, sai? -
    - Ce-certo che lo so! - balbettò Vanitas dopo un attimo di barcollamento: era così perso nei suoi pensieri che si era del tutto dimenticato di non essere da solo! - Però... - gli sovvenivano le spiegazioni di Cloud su quelle creature. A volte si sentiva uno stupido a pensarci così tanto: era il lato dei sentimenti di Sora che più detestava. Era un ragazzo molto, troppo sentimentale, e non sempre si trovava a proprio agio, in tale natura.
    Ma più il tempo passava più Vanitas maturava sentimenti suoi, che gli riempivano il cuore più di quanto facessero prima, quando erano provocati dai residui della personalità di Sora.
    - Dove si troverebbe questo Drago, mia signora? - chiese Kururu con voce flebile, gli occhi socchiusi per la violenza del sole e la stanchezza improvvisa causatale dal caldo: la bella Ninfa era decisamente fuori luogo, in quel posto torrido e impietosamente soleggiato. Road aprì il suo ombrellino rosa, con aria da nobildonna, poggiandolo sul petto e facendosi ombra, guardandola allegramente.
    - Non ne ho la minima idea - sorrise tutta contenta, incamminandosi davanti a loro. - Le dimore dei Draghi sono rivelate solo a pochi eletti, non lo sai? -
    Vanitas sgranò gli occhi in un'espressione gonfia di sconforto. Non solo quella ragazzina (che si vociferava avesse più o meno un millennio) era assolutamente irritante, ma pareva anche che si divertisse a far fare loro la figura degli stupidi. Kururu assunse lo stesso viso dell'Unversed, facendosi poi schermo con la mano sottile per intravedere un minimo segno che rivelasse la presenza di un Drago nelle vicinanze. Bikanel era un'isola "piccola", rispetto agli altri continenti: era un decimo della superficie di quello di Midgar. Ma era sempre immensa e per percorrerla tutta a piedi da un'estremità all'altra, sotto quel caldo insopportabile e il sole cocente per quasi diciotto ore al giorno, ci sarebbero volute almeno due settimane.
    - Abbiamo almeno un indizio? - chiese Vanitas imitando Kururu. Neanche l'ombra di un riparo, tra le altre cose. - E possiamo rintracciare qualcuno di questi pochi eletti? -
    - Certamente - rispose Road in uno squittio, tirando il manico dell'ombrello, che con un grugnito di sofferenza si allungò e incurvò fino a formare un sottile seggio, su cui la Noah si poggiò pigramente, reggendosi all'asta sotto la cappa dell'ombrello con assoluta tranquillità. - Se sei disposto ad andare fino a Minrathous, che è totalmente schermata alla nostra materializzazione, Warlic non vedrà l'ora di lasciare i suoi doveri di Lord Magister per aprirti la porta che conduce alla sua ex-allieva! - Vanitas strinse gli occhi, offeso. Sì, quella ragazzina si era guadagnata tutto il suo odio.
    - Quindi Lord Warlic è il Guardiano Segreto di Nythera? - intervenne Kururu.
    - Non è esatto - disse Road già stufatasi di stare seduta, afferrando l'ombrello, raddrizzandolo e camminando sulla sabbia bollente senza curarsi di essere armata solo di un paio di collant a strisce orizzontali. - In un certo senso Warlic è il padrone di Nythera -
    - Ma non hai speso un buon quarto d'ora a dirmi che i Draghi non hanno padroni? - disse Vanitas, seguendola. Facevano meglio a muoversi, invece che stare fermi su quella duna.
    - Appunto! - rispose lei scandalizzata. - Che zuccone - disse tirandogli un'ombrellata sulla nuca. Come fosse possibile che l'ombrello si fosse chiuso e riaperto apposta, era un mistero. - Il senso dell'onore dei Draghi li porta a non accettare la sconfitta se non motivata da cause predominanti - iniziò a spiegare, accertandosi che l'ascoltassero. - Nythera è sempre stata un Drago problematico. La sua natura caotica le impediva di sottostare agli ordini della sua famiglia, così lasciò il nido ancora prima che il suo scopo le fosse pienamente rivelato -
    - E' la sorella del Drago dell'Equilibrio, Yiazmat - sussurrò Kururu al giovane Unversed per fargli capire la "gravità" del gesto. - I loro genitori sono i Draghi più potenti mai esistiti -
    - Silenzio! - rimproverò Road tirando un'altra ombrellata, stavolta alla Ninfa, che si profuse in mille scuse. - Come dicevo, questo causò non pochi problemi, soprattutto agli scopi di Andraste, dell'Enclave e dei Draghi stessi, che avevano bisogno di entrambi i fratelli riuniti il più possibile, o almeno tenuti in punti raggiungibili dai Custodi qualora avessero avuto bisogno della loro assistenza -
    - Assistenza per cosa? Le scaglie? - azzardò Vanitas preparandosi a un'altra ombrellata. Road parve non avere espressione per qualche istante, quindi tornò a parlare come se nulla fosse.
    - Dato che i Draghi non potevano lasciare Esthar prima che le Profezie di Theresa si avverassero, e visto che noi dell'Enclave non possiamo, di norma, interferire con le faccende dei Draghi, fu chiesto a un Lord Magister dell'Impero Tevinter di prendere provvedimenti - disse la Noah, interrotta ancora da Vanitas.
    - Si parla di questo Warlic, giusto? Ma lui non fa anche parte dell'Enclave? - chiese confuso.
    - Sì, ma la sua religione permette di interagire coi Draghi, essendo essi gli Dèi dell'Impero - rispose lei paziente. - E in qualità di Dèi del Tevinter, Kil'Gar e Saphira chiesero a Warlic, il Magister più potente che il mondo avesse mai conosciuto, di riportare la figlia sulla retta via, o almeno di sigillarla in un luogo idoneo alla sua utilità - controllò che non ci fossero interruzioni, e soddisfatta, decise di proseguire. - Warlic e Nythera si incontrarono come un semplice mago ramingo e una ragazza assetata di potere, e lui la prese come "apprendista", indebolendola poco per volta per poterla meglio sigillare quando fosse stato il momento. Quando lei lo scoprì si fronteggiarono per mezzo mondo con risultati alterni, ma nessuno dei due pareva avere la meglio. Warlic era umano, ma la sua magia gli permetteva di reggere senza problemi i ritmi di un drago, mentre Nythera faceva appello a tutti i suoi poteri. Nel frattempo, grazie a un pelo della criniera che portai a Kil'Gar... -
    - Tu? - esclamò Vanitas intontito.
    - Sì, ero io la vera apprendista di Warlic - sorrise deliziata. - Grazie al mio "dono", i genitori di Nythera poterono ultimare il rituale di Warlic e lei ne fu notevolmente indebolita. Lui la domò, rendendole noti i suoi doveri, e almeno per il momento Nythera acconsentì - fece una pausa retorica, aspettandosi delle domande. Un po' delusa, si accorse che non ce n'erano.
    - Tale parte della storia preferirei dirla io... - una voce che i due più giovani non avevano mai sentito, leggera e vibrante come una carezza, carica di misticismo e potere, si palesò alle loro spalle facendoli sobbalzare con meno slancio del solito, come se quella persona appena arrivata non fosse stata riconosciuta come una minaccia dalle loro menti e quel sussulto altro non fosse che un banale riflesso condizionato. Road invece fu entusiasta di sentirla, e corse incontro all'apparizione con un risata contenta.
    - Warlic! - esclamò saltandogli alle spalle e abbracciando il Mago, che resse l'impercettibile impatto con un pacato sorriso sulle labbra sottili.
    I capelli argentei, lisci e cadenti in un lungo ciuffo sull'occhio destro, la pelle chiara e gli occhi color ametista che scintillavano alla luce del sole come le omonime gemme, Warlic, Lord Magister dell'Impero Tevinter, era lì davanti a loro, avvolto in fluenti vesti blu e azzurro scuro, perlacei intarsi di mistiche pietre verdi che decoravano gli orli delle maniche, un paramento blu notte avvolto alla vita che scendeva in due code dalla parte sinistra, spallacci dorati da uno dei quali cadeva un pendaglio con incastonate tre pietre rosse, un lungo mantello con cappuccio, nero, che ricopriva la sua schiena. Kururu piombò in ginocchio, spingendo Vanitas a fare altrettanto.
    - Theresa mi ha avvisato tramite il Palantìr che sareste venuti a cercare Nythera - disse Warlic stringendo il bastone nodoso, alla cui punta stavano due ellittiche gemme verdi una sull'altra, posate su un incavo d'oro. Sorrise soddisfatto. - Sono contento di vedere che non dubitate del mio rispetto per le tradizioni - aggiunse. - Avete visto giusto, Nythera è qui, diametralmente opposta alla casa del fratello - si voltò sui due giovani ancora inginocchiati. - Su, alzatevi! Non m'importa che mi mostriate rispetto ustionandovi le gambe! - rise.
    - Chiedo scusa - disse Kururu. - E' per me un grande onore potervi incontrare, Lord Magister... - disse imbarazzata, col capo chino. - Sono Kururu, una delle Ninfe della Promessa -
    - Una Ninfa della Promessa davanti ai miei occhi? - disse stupito il Mago, alzando le sopracciglia. - Dev'essere proprio il periodo dei miracoli questo... sbaglio o non se ne vedevano da trent'anni? -
    - Non sbagli, trent'anni pieni! E Kururu, anche se tonta come un tacchino, è la migliore - squittì Road enfatica.
    - Lo vedo, lo vedo - disse Warlic prendendole il viso da sotto il mento, scrutando le sue iridi arancio con attenzione. - Ha un grande legame con gli spiriti del mondo. Sei una guaritrice, vero? Sento una concentrazione insolita di tale potere, in te. Diventerai grande - sorrise benevolo, notando il suo imbarazzo. - Oh, non venirmi a dire che ti metto in imbarazzo! Sarebbe scortese verso la bellezza stessa, affibbiarmi un simile aggettivo - rise ancora, spostando lo sguardo su Vanitas, che invece avvertì un'improvvisa soggezione.
    - Io... - riuscì appena a dire.
    - Ah, sì - la voce di Warlic si fece più grave. - Vanitas. Per gli Dèi, quanta sofferenza in questi occhi... - disse riservandogli lo sguardo benevolo di prima. - Non preoccuparti, molte cose cambieranno da adesso; abbraccia la vita! Essa ti ha riservato molta più misericordia di quanto credi - concluse oltrepassandoli.
    - E per me?! - pigolò Road fintamente offesa. - Niente lettura degli occhi per me? Sei il solito maleducato, Warlic! - lo incalzò fluttuandogli intorno come una zanzara.
    - Peccai di troppa bontà - disse fermandosi e guardando Vanitas e Kururu con gravità. - Ero convinto che Nythera avesse capito e acconsentii a invertire il rituale, restituendole i poteri poco per volta. Una volta che fu sufficientemente forte, mentre io tornavo al mio lavoro sul Vegnagun, mi colpì a tradimento e mi sigillò nella mia stessa arma, usando il mio stesso rituale -
    - Ma allora è a piede libero! - esclamò Vanitas. - Potrebbe essere dovunque! -
    Warlic fece un sorrisetto compiaciuto.
    - Lo sarebbe... - sospirò divertito. - Se non avessi previsto una tale eventualità, e non avessi fatto sì che la stessa magia che le ridava i poteri la sigillasse a Bikanel. Tale incantesimo, infatti, era nutrito dal mio potere: cessato il nutrimento, se fosse ancora rimasta una misera stilla delle sue capacità da restituirle, Nythera avrebbe firmato il suo esilio perenne nella città morta di Ridorana, a sud di qui -
    Che volpe astuta, pensò Vanitas.



    Una città, grande un quarto di Twilight Town, che usava una tecnologia di gran lunga più avanzata di quanto Rufus Shinra potesse anche lontanamente sognare. Alti edifici d'acciaio, fumi, e un aspetto totalmente anacronistico, rispetto al tempo che regnava sull'Impero Tevinter, a sud. Il grigio regnava incontrastato persino sulle strade di metallo, che nonostante le rigide temperature non ospitavano un singolo chicco di neve. Esattamente come aveva raccontato Altair, quando narrò del suo arrivo ad Archades...
    Una città di ferro e scienza.
    La dimora di Ansem.
    - Non è possibile... - boccheggiò Morrigan inorridita, reggendosi al suo bastone, pallida come un cencio. - E' arrivato in questo mondo! Che diavolo vuole? -
    - Calmati, Morrigan! - disse Roxas tenendole le spalle e guardandola negli occhi d'ambra carico di domande. - Che succede? Perché l'arrivo di Ansem dovrebbe essere una minaccia? E poi... - si voltò verso la distesa di edifici. Sorgevano tutti ai lati di un'imponente strada maestra, con le fogge più atipiche, come se fossero punte di lancia; la strada da una parte dava su un'ampia piazza con diversi velivoli in attesa di partire, e dall'altra su una piazza più piccola, da cui partiva una scalinata che finiva ai piedi di un grosso edificio di forma cubica, con la bandiera di Arcadia ben in vista. Doveva essere l'edificio principale, sebbene fosse assai spartano e anonimo. - ...non dovrebbe essere morto? - Erano passati cento anni, in fondo.
    - Morto? - ripeté Morrigan sarcastica. - A quanto ne sappiamo, la morte nemmeno lo vuole! - si ricompose, eretta, nonostante un tremito le attraversasse la mano sul bastone. - Dobbiamo tornare immediatamente a Weisshaupt e avvisare l'Enclave. La presenza di Ansem può creare soltanto problemi -
    - Morrigan, non ti stiamo seguendo - disse Allen notando che sia Roxas che Yiazmat restavano ammutoliti, cercando di comprendere. - Abbiamo capito dal racconto di Altair che ha rovinato tantissime vite, che per colpa sua il Frutto dell'Eden è stato forgiato, ma... Cosa vuole, adesso? - dovettero tuttavia seguirla dabbasso, aiutati da Yiazmat, poiché la Strega aveva utilizzato il proprio potere per levitare fino al terreno, senza doversi inerpicare ancora.
    - Forse vuole il Frutto - disse vagamente il Drago, afferrando i due ragazzi dalla schiena per i vestiti, fluttuando fino al terreno, dove atterrarono dolcemente e abbastanza in fretta. Tutto passava agli occhi di Roxas con rapidità incredibile. Ansem, come un fantasma, aleggiava sul loro mondo, e non sapeva quali fossero i suoi obiettivi.
    - Certo che vuole il Frutto. Chi non lo vuole? - disse Morrigan con lo stesso sarcasmo, camminando a rapide falcate nel fitto della foresta, calpestando la neve senza sprofondarvi. Gli altri la seguivano districandosi come potevano tra gli alberi, non dotati della sua stessa foga e di conseguenza meno attenti al percorso che stava seguendo. Roxas gettò uno sguardo preoccupato al cratere, come se da un momento all'altro qualche futuristica navicella potesse piombare su di loro e catturarli; paura che trovò presto un riscontro, poiché sentirono una sorta di sibilo dal suono ondeggiante, e una navetta nera si stagliò nel cielo sopra di loro: la intravidero dagli alberi. Aveva una forma piuttosto compatta, ed era veloce: in poco tempo svanì dentro il cratere, permettendo ai quattro di prendere un respiro di sollievo. - Il problema è che non sappiamo nient'altro, di lui. Si è sempre mantenuto nell'ombra, sapevamo che c'era, ma non avevamo modo di raggiungerlo - spiegò ancora, tornando a camminare a grandi passi, seguita con più solerzia dai tre. - Se adesso è uscito allo scoperto... - si fermò un attimo, pensosa. - Forse ha qualcosa in mente. Devo parlare con l'Enclave il prima possibile -
    - E se fosse dalla nostra parte, invece? - disse Allen, fiducioso.
    - Averlo dalla propria parte, o averlo come nemico, è la stessa cosa - ribatté Morrigan secca. - Adesso muoviamoci, quei due buzzurri di Midgar non ci aspetteranno a lungo -
    Buzzurri di Midgar?
    Per un attimo, Roxas non capì. Era così preso dalla curiosità di sapere cosa volesse Ansem, e dalle parole dei Draghi che fino a poche ore prima lo avevano messo alla prova e gli avevano dato consigli, che si era totalmente dimenticato di Reno e Rude, che li avrebbero attesi per circa tre giorni all'elicottero. A quel punto decise di affrettare il passo, sebbene non avesse esattamente idea di dove andare. Cercò di fare mente locale e di utilizzare le sue conoscenze da Assassino per riconoscere il sentiero da seguire nella foresta, ma non ce n'era bisogno: Morrigan avanzava spedita, e si limitò a imitarne i passi. Evitarono radici esposte e rametti secchi, facendo attenzione a ogni movimento sospetto. Non dovevano infatti dimenticarsi dei predoni Chasind, la popolazione indigena delle foreste a Nord del Tevinter, che dopo l'assalto fallito ad opera di Morrigan, potevano covare (giusta) vendetta nei loro confronti.
    Yiazmat era piuttosto silenzioso, come se man mano che il tempo fuori dal nido passava, diventasse sempre più serio e malinconico. Roxas ammise che, ora che era così calmo, gli faceva quasi tenerezza. Probabilmente avrebbe potuto distruggere da solo l'intero quartier generale di Ansem, ma forse non poteva farlo perché non gli era stato "ordinato", o qualcosa di simile. Forse il Kingdom Hearts non aveva disposto di agire. Istintivamente, gli mise una mano sulla spalla, con un ampio sorriso.
    - Ehi - disse incoraggiante, scrollandolo. - Non affollarti di pensieri, va tutto bene -
    Yiazmat lo fissò un attimo alzando le sopracciglia, e sorrise.
    - Proprio tu me lo dici? - rispose allegro, senza tuttavia levarsi la sua mano dalla spalla.
    - Sì, proprio io - ripeté lui con una punta di presunto orgoglio. - Non rubarmi il ruolo di paranoico, hai capito? - il Drago rise limpidamente.
    - Custode, paranoico, Assassino... - elencò. - Vuoi essere troppe cose, Roxas! -
    - Già... - si limitò a dire Roxas con un sorriso tenue, guardando gli alberi. Se ne era accorto anche uno che conosceva da un paio di giorni... era estremamente triste a sapersi.
    - Morrigan... - sentirono Allen parlare - Che aspetto ha Ansem? -
    La Strega si voltò appena verso di lui, senza smettere di camminare.
    - Non abbiamo informazioni molto dettagliate su di lui - ammise. - Sappiamo che solitamente lo si vede avvolto in un logoro mantello, del tutto anonimo, e il suo viso non è visibile, poiché pare lo avvolga sempre in bande rossastre, eccezione fatta per un occhio, del colore dell'oro... credo - descrisse svoltando dal sentiero verso una zona ombrosa. - Quei pochi che sono riusciti a vederlo, lo chiamavano "il Fantasma Rosso"... -
    Roxas smise di ascoltarla in quel momento. Il "Fantasma Rosso"... Con lo sguardo perso e confuso, si ritrovò inondato di ricordi. Lui l'aveva visto, un "Fantasma Rosso"... Sì, lo ricordava bene! E almeno due volte, se non sbagliava!
    - A Salika... - disse destando l'attenzione di Morrigan, che si fermò, voltandosi e osservandolo preoccupata. - C'era un uomo - raccontò. - Teneva tra le mani una sorta di... cristallo di luce - Si mise una mano tra i capelli, cercando di ricordare. - E riusciva a tenere il mio Keyblade bianco, per questo ho pensato che si trattasse di Rix... Cloud - si corresse. - Tuttavia, quando dopo il combattimento contro Marluxia persi i sensi, Cloud pareva appena arrivato. E credo di aver intravisto del rosso, nella luce -
    - Questo è... interessante - disse Morrigan avvicinandosi. - E poi? L'hai più visto? - Lui annuì.
    - Sì... a Minas Tirith! - disse annuendo con più energia. - Mi ha salvato da Xemnas! Era... era come un logoro drappo rosso svolazzante, ma sono sicuro di aver intravisto il volto di un uomo! -
    - Era lui, non c'è dubbio! - confermò la Strega convinta. - Ansem ti ha seguito per tutto questo tempo, forse? - pensò a voce alta. - D'accordo, ricorda di dire tutto questo ad Andraste, quando saremo a Weisshaupt. Lei saprà cosa fare -
    - Perché non torniamo a Minas Tirith invece? - contropropose Allen. - Potremmo riunirci agli altri -
    - Dobbiamo tutti incontrarci a Weisshaupt comunque - negò Morrigan. - E in linea d'aria è decisamente più vicina -
    - Allora andiamo, no? - mugolò Yiazmat, con l'aria scocciata da tutte quelle discussioni: pareva tornato quello di sempre. Morrigan sorrise facendo per ribattere con una battuta scherzosa, ora che il Drago aveva improvvisamente alleggerito l'atmosfera, ma un crepitio proveniente dalla giacca di Roxas li fece sobbalzare.
    - Cosa... Siamo vicini all'elicottero allora! - realizzò cercando la microtrasmittente che evidentemente Rude o Reno gli avevano messo in tasca prima di separarsi. Si batté le mani sul torace cercando il piccolo marchingegno, e una volta trovato lo estrasse prontamente dalla tasca. - Reno? Rude? -
    - ....Lì! - gracchiò Reno. - ...pre...vi! -
    - Reno, non ti sento! - corse intuendo dove fosse il margine della foresta, il dispositivo attaccato all'orecchio.
    - ANDATEVENE D...I', STA V....NDO A PRENDERVI! - urlò il Turk con tutte le sue forze, la voce sofferente e contratta per un qualche dolore. Roxas si bloccò, guardando il vuoto davanti a sé.
    Il vuoto divenne nero.
    Una forza invisibile lo sbalzò via, con violenza inaudita: sentì il suo torace comprimersi a tale spinta, e fu scaraventato per alcuni metri, dritto ai piedi di Yiazmat, che era tornato guardingo: gli alberi s'infiammarono, e in breve un imponente anello di fuoco nero circondò il gruppo, impedendo loro di muoversi se non verso l'alto. Yiazmat si pose istintivamente davanti ai tre compagni per proteggerli, ma non abbastanza; una voluminosa scia di fumo nero uscì alle loro spalle e afferrò Roxas, gettandolo brutalmente contro un albero all'interno del cerchio di fiamme.
    E la vide.
    Una piccola e baluginante iride dorata, circondata da un logoro manto rosso.
    Ti ho trovato.



    La compagnia di Warlic era senz'altro piacevole, specialmente in quel frangente: si era alzata una violenta tempesta di sabbia, ma quando gli stavano vicino, l'aria attorno a loro era libera e pulita, e potevano camminare senza doversi coprire o rallentare. Il Lord Magister sembrava assolutamente sereno, come se non gli richiedesse alcuno sforzo. In poco tempo Vanitas imparò ad ammirarlo e chiedersi, incuriosito, quanto davvero potente fosse. In sua presenza, Nythera avrebbe ceduto il suo sangue senza fare storie?
    Kururu, grazie al suo legame col Mondo, disse che Roxas dovette affrontare un'aspra battaglia contro Yiazmat per avere il suo supporto, e attualmente il Drago dell'Equilibrio viaggiava con loro. Ma avrebbero dovuto portare Nythera? Avevano necessariamente bisogno di Warlic, dunque.
    La tempesta si placò, dopo circa due ore di cammino ininterrotto. Nessuno pareva accusare la stanchezza e il loro passo era sostenuto, dopotutto erano combattenti, abituati a quel genere di marce; superarono con qualche difficoltà una distesa di morbide dune bollenti, nei quali le loro calzature affondavano leggermente, ma ben presto Vanitas si accorse di essere l'unico ad avere un simile problema, giacché Road fluttuava, Warlic pareva non toccare il terreno, e Kururu aveva il passo talmente leggero da non lasciare neppure impronte sulla sabbia. Tuttavia non volle tirarsi indietro e cercò di mantenere il passo con lo stregone, che camminava in testa alla fila con tutta l'aria di sapere alla perfezione dove stessero andando. Vanitas era enormemente più perplesso, dal momento che invece non ne aveva la minima idea. Non sapeva nulla di quella città morta di cui parlava Warlic, "Ridorana", e neanche le memorie di Sora erano utili. Il giovane Custode non sapeva nemmeno che esistesse una città con un nome simile neppure nei tempi più remoti e insondabili.
    Arrivati sulla cima di una duna, Warlic si fermò, alto e imponente, stagliandosi su un'immensa distesa sabbiosa, pianeggiante e piatta come una tavola. Non c'era più traccia della tempesta e il sole, ormai allo zenit, splendeva alto nel cielo come una bianca gemma sfavillante. Vanitas vedeva il paesaggio tremolare davanti ai suoi occhi, a causa dell'umidità che usciva dal terreno sotto forma di debole vapore acqueo. In poco tempo, la sua testa corvina si scaldò e iniziò a sudare copiosamente nei vestiti. Le placche di metallo che gli coprivano gli avambracci e i polpacci divennero quasi incandescenti sotto l'astro cocente, ma non volle togliersi nulla, soprattutto il drappo nero che teneva attorno alla vita: quello l'aveva preso da Cloud prima che Xemnas lo portasse via, e non l'avrebbe tolto per nessun motivo. Arrancò rosso in viso fino alla loro guida, asciugandosi il sudore con una mano e stringendo gli occhi nel tentativo di vedere qualcosa.
    - Eccoci - disse Warlic riconoscendo il paesaggio con le sue iridi ametista.
    - Come fa a... - esordì l'Unversed: ma non ci mise molto a capire. - Quel posto è protetto da una qualche magia, vero? -
    - Sei molto più sveglio di Roxy, eh? - ridacchiò Road tranquilla, roteando l'ombrello sul polso con leggerezza. - Non ha capito niente finché non è andato a sbattere il naso contro la caverna -
    Sentirsi superiore in qualcosa a Roxas lo fece stranamente sentire bene, quasi... importante. Aveva maturato nei confronti dei "veri Custodi" un misto di invidia e senso di sfida che cresceva ogni qualvolta che sentiva parlare di loro, e lo spronava a migliorarsi. Voleva diventare migliore di tutti loro, non essere inferiore a nessuno, era un desiderio che lo tormentava da quando vide Cloud e Roxas scontrarsi a Midgar. Avrebbe voluto affrontare Roxas di persona, dato che il Custode del Caos sembrava impossibilitato ad ucciderlo davvero. Eppure ne aveva avute mille occasioni!
    Senti il suo cuore battere in modo strano, quando il volto di Roxas prese forma nella sua mente. Era come se desiderasse ardentemente incontrarlo, come se sentisse improvvisamente un bisogno disperato di unirsi a lui. Un senso di disagio e imbarazzo s'impadronì di lui, mentre cercava una soluzione razionale a quel sentimento improvviso, ma fu un'altra persona a dargli risposta.
    - Lui è in te - disse Kururu. - Quando lo vedrai, dovrai restituirgli ciò che gli appartiene -
    - Parli della sua anima, immagino - chiese Vanitas turbato. - E come farò a restituirgliela? -
    L'unico modo che Roxas aveva per riprendersi i frammenti della propria anima, era assorbire le armi dei membri dell'Organizzazione, giacché erano tutti finiti in mano loro. Ora che ci pensava, i suoi Nazgul dovevano aver preso anche le pistole di Xigbar. Assieme al frammento di Lexaeus che risiedeva nel suo corpo, a Roxas restavano da recuperare quelli di Xemnas, Zexion e Vexen: la sua riunione era assai vicina. Pensò preoccupato se fosse saggio restituirgli i frammenti. Un Roxas completo poteva significare una minaccia, per loro e in particolare per Cloud.
    - Ridorana - disse Warlic interrompendo i suoi pensieri. Road osservava in silenzio, mentre i due più giovani, Vanitas e Kururu, osservavano a bocca aperta.
    Tremolante e impalpabile come un miraggio, lo spettro di una città desolata apparve improvvisamente, ondeggiante e misteriosa, coi suoi palazzi bianchi e giallastri, tinti d'oro alla luce del sole: lentamente l'immagine sembrava mettersi a fuoco, il miraggio prendeva densità, ombre iniziavano a proiettarsi sul terreno di pietre rettangolari incastonate le une alle altre: una città piccola, spoglia apparentemente, con le macerie di una grande costruzione al suo centro. I piccoli palazzi che costellavano la città erano cubici, con finestre quadrate e piccole, mura spesse, ma nessun segno di vita. Le porte spartane erano tutte sfondate o aperte. L'immagine smise di ondeggiare e la città morta di Ridorana tornò visibile agli occhi dei mortali. Una fiammata bianca scintillò per un attimo come se qualcuno avesse lanciato un sasso nell'acqua, un perfetto cerchio che si dissolse a pochi passi da Warlic, il quale assistette soddisfatto la dissoluzione del sigillo.
    - Ahimè, era un sigillo unico - disse incamminandosi verso i resti di una stradina in pietra che conduceva fuori nella città. - Ridorana, d'ora in poi, sarà visibile a tutti -
    Non che ci fosse molto da vedere, pensò Vanitas.
    - Come ha fatto a ridursi così? - chiese Kururu curiosa, osservando dentro le case, inutilmente. - E dove sono tutte le persone? -
    - Dunque non sei ancora in grado di percepire la storia del mondo - notò Warlic con un sorriso, dirigendosi verso la costruzione diroccata. - Ridorana era una fiorente cittadina di porto, una volta. Sorge proprio davanti a quella che una volta era un'immensa riserva di pesca. Da sole, le sue carovane riuscivano a nutrire la capitale Nalbina e altri dieci villaggi del circondario -
    - E cos'è successo dopo? - chiese Vanitas incuriosito.
    - Vedete la grande costruzione davanti a noi? - indicò col bastone. - Quello era il Faro. Si ergeva per più di cento metri e la sua fiamma ardeva così forte che qualunque nave lo avvistava a leghe di distanza. Ridorana divenne ricca e potente, e i suoi abitanti erano ormai convinti di essere appieno nelle grazie di Sauron -
    Sauron lo fece ripensare ai suoi Nazgul. Chissà dov'erano, in quel momento? A volte sparivano per giorni, per poi apparire esattamente quando ne aveva bisogno. Certo, in quel momento avrebbe avuto davvero necessità delle loro bestie alate.
    - Ma non era così - negò Warlic. - In realtà, gli abitanti di Ridorana crebbero arroganti e superficiali. Dimenticarono di servire il loro signore e i suoi scopi, molti abbandonavano gli antichi culti. Furioso, Sauron ordinò ai Gran Sacerdoti del suo tempio di maledire Ridorana... - fece una pausa ad effetto. - Ovviamente, i suoi sacerdoti eseguirono il compito col massimo zelo. L'intera Bikanel odiava e invidiava la ricchezza e la fortuna di Ridorana e non le dichiararono guerra fino a quel momento solo perché erano sotto la stessa bandiera. I Sacerdoti maledirono le acque di fronte a Ridorana, causando una spaventosa moria di pesci. L'isola fu sconvolta da una carestia senza precedenti, un quarto della popolazione morì di fame e un altro quarto di una violenta peste -
    - Questo solo perché un dio malvagio e presuntuoso non sopportava non lo si venerasse? - disse Vanitas inorridito.
    - Un dio al quale tu non hai esitato a chiedere la benedizione, però - gli fece notare Kururu grave. I Nazgul erano indistruttibili grazie a Sauron.
    - Processioni di flagellanti, adoratori, sacrifici, l'isola cadde in una psicosi religiosa mai vista prima - disse Warlic per concludere. - Ridorana era sempre più debole e i suoi abitanti scappavano dalla città, che ormai non aveva più nulla da offrire. I campi seccavano, le riserve marcivano e i bambini morivano appena nati. Beduini e mercenari razziavano le ricchezze della città, gli eserciti di Nalbina la radevano lentamente al suolo. Alla fine, solo le macerie del faro e qualche casa restano a testimonianza della seconda città più potente di Bikanel -
    - E in tutto questo, dov'è Nythera? - domandò Vanitas incalzante. Il tempo passava, tiranno e implacabile. Non avevano molto tempo per chiacchierare, con un Drago di mezzo.
    - Qui - disse Warlic vago. - Il sigillo la rinchiudeva nella città stessa. Ne è tutt'ora vincolata, anche se l'ho distrutto, giacché solo il mio consenso, o un potere pari al mio, può liberarla -
    Quindi, Nythera era confinata in una città morta, da sola, da chissà quanti secoli? Non era molto incoraggiante. Oltretutto, non riusciva bene a capire come funzionasse lo "sfasamento temporale" di cui Cloud aveva parlato una volta: la storia si era forse riscritta? Draghi, magia e creature leggendarie erano diventati realtà?
    - State attenti - aggiunse, mentre il bastone ticchettava sulla pietra ai suoi passi. - Non ha un bel carattere -
    E in quel momento, come se Warlic avesse richiamato un qualche antico potere, una vampata di fiamme viola saettò con inaudita violenza contro di lui: il Lord Magister sospirò stancamente, e l'attacco s'infranse su una barriera sferica, dividendosi e continuando dietro il gruppo. una sorta di nera biforcazione li circondava, quando l'attacco finì.
    - Allora avevo percepito giusto - disse una dura voce femminile da qualche parte intorno a loro. Vanitas estrasse il Keyblade, puntandolo da tutte le parti, ansioso. - E c'è addirittura un Custode? -
    Warlic non si mosse. Restò lì, immobile come una statua di pietra, col vento che gli scompigliava appena i capelli. Il bastone era ritto al suo fianco, saldo nella mano diafana. Il suo sguardo ametista baluginò un attimo, e la terra parve tremare al suo cospetto. I tre compagni rimasero in silenzio mentre il Lord Magister dell'Impero Tevinter, il mago più potente che fosse mai esistito, pareva giganteggiare sulle macerie di Ridorana come se fosse più alto di un Twilight Thorn dell'Organizzazione.
    Con lo sguardo immobile davanti a sé, alzò lentamente il bastone.
    Con un gesto repentino lo abbassò, ed esso parve scuotere le fondamenta del mondo: un potere immenso pareva confluire da quel gesto. Vanitas si strinse il petto, con gli occhi spalancati, teso e spaventato. Kururu cadde in ginocchio, in silenziosa reverenza, mentre l'urto del bastone, più risonante di mille gong, agitava e scuoteva le rovine.
    - Il tempo è giunto, Nythera, Drago del Caos! - esclamò con voce autoritaria; il suo dire riecheggiò per le case diroccate come il rapido volo di un'aquila, ma il suo tono era diverso. Non più carezzevole e vellutato, ma duro e severo, come se non fosse lui a parlare. - In nome del Kingdom Hearts e del Patto, ti comando di rispondere ai tuoi doveri! -
    Batté un'altra volta il bastone. Ancora una volta, un rombo scosse la terra.
    Poi, l'invisibile aura di potere che avvolgeva Warlic si dissolse, e l'uomo riprese a parere calmo e gentile mentre richiudeva gli occhi con aria paziente. Ci fu un attimo di silenzio, perturbato appena da alcune folate di vento. Qualunque cosa Warlic avesse detto, non sembrava aver sortito effetto.
    Poi, la videro.
    Alta, magra e con la pelle chiarissima, portava un corto e svolazzante mantello viola sopra un succinto corpetto blu scuro che terminava in una larga gonna a metà coscia, con spessi stivali di cuoio nero ai piedi. I suoi occhi altalenavano indefinitamente tra l'azzurro glaciale e il viola, le labbra carnose erano tinte di blu elettrico, i capelli, lunghi fino alle spalle, erano tenuti su in due code spioventi le cui ciocche raggiungevano le orecchie; al braccio sinistro era allacciata una fascia rossa, e due serpeggianti cinghie viola erano legate alla sua vita, fluttuanti come se avessero vita propria.
    Nythera, il Drago del Caos, figlia di Kil'Gar dell'Ombra e di Saphira della Luce, era lì, di fronte a loro.

    - Warlic - disse il Drago, carica d'odio. - Sono passati mille anni, lo sai? -
    - Non sei stata certo d'aiuto - rispose Warlic bonario, guardandola paterno.
    - Cosa vuoi? - il suo sguardo glaciale si fissò su Vanitas, che trasalì, irrigidendosi. - Ah, un Custode. Quindi sarebbe arrivato "il mio momento", non è così? - il suo sguardo si aggrottò un secondo, e in un attimo fu davanti all'Unversed, a braccia conserte. Gli sfilò il Keyblade di mano con un gesto repentino, iniziando ad osservarlo.
    - Ehi! - ringhiò Vanitas cercando di brancarla, ma Warlic lo bloccò.
    - Non è neanche un vero Custode - disse tenendo il Keyblade in mano. - Il Keyblade non ha il Keyholder. E' un inutile pezzo di ferro - concluse con disgusto osservando Vanitas. - Devo dedurre che tu sia una sottospecie di imitazione? Un'altra diavoleria di quei caproni dell'Organizzazione, vero? - lo schernì, facendo salire in Vanitas una rabbia smisurata. In pochissime parole, Nythera si era fatta odiare al punto che l'avrebbe volentieri uccisa a mani nude. - Ah, e poi c'è quella piccola sgualdrina della tua apprendista. Sei ancora viva? - chiese acida. Road si limitò a salutarla con un sorrisetto ipocrita. - E qui invece abbiamo... una Ninfa. Oh, una Ninfa della Promessa! - aggiunse falsamente pomposa, riconoscendo le sue iridi arancio. - Solo leggermente meno inutile delle altre, suppongo - Il labbro inferiore di Kururu tremò.
    - Ti sei sfogata? - chiese Warlic quasi annoiato.
    - Sfogata? - ripeté Nythera nervosa. - Sono rimasta chiusa qui per mille anni, solo per aver voluto indietro ciò che era mio, e ora ho la speranza, forse, d'essere liberata... ma prima, devo umiliarmi per accontentare i bisogni di un... Custode fasullo?! - aveva ancora il Keyblade di Vanitas in mano, e lo agitava furiosa. - Scordatevi del mio aiuto, Warlic! Non sono uno dei tuoi tanti leccapiedi del Tevinter, io! -
    - Serve una fiala del tuo sangue per rianimare il Custode del Caos - spiegò il Lord Magister, quasi ignorandola. - Sarebbe molto gentile da parte tua, se ce lo concedessi -
    Nythera gli sputò in faccia.
    - Non hai perso un briciolo della tua arroganza - sibilò Nythera. - Non m'importa niente del Kingdom Hearts, del Patto o di questo fantoccio, io non vi aiuterò. Girate i tacchi e sparite! - ordinò facendo per allontanarsi.
    - Non t'importa che sia l'unico modo per garantirti la libertà? - la incalzò Warlic, fissandola dritto negli occhi.
    - E secondo te, potrei fidarmi ancora di un essere subdolo come te, Warlic? -
    - Sei stata tu a tradirmi per prima -
    - No, sei stato tu. Anzi - ci pensò un attimo. - Sono stati i miei genitori, a tradirmi per primi -
    - Sei un Drago, Nythera. Il tuo compito è vegliare sull'Armonia - le ricordò lui, con gentilezza.
    Per la prima volta, il viso di Nythera cambiò espressione. Fino a prima era sempre stata nervosa e irritata: adesso, il suo volto si trasfigurò coi tratti della tristezza. Le sue sopracciglia calarono, e le sue labbra si assottigliarono lentamente. Con ancora il Keyblade dell'Unversed in mano, si strinse nelle braccia.
    - Perché a noi Draghi spetta un destino tanto crudele, Warlic? - chiese.
    La sua domanda, accompagnata da una voce rotta dalla malinconia, giunse inaspettata alle loro orecchie, ma non colse impreparato il diretto interessato.
    - E' una via che i Draghi devono prendere, Nythera. Ma ciò non vuol dire che sia sbagliato - rispose sorridendole. Il Drago non fu contento della risposta.
    - COME FAI A DIRLO?! - ruggì: i palazzi presero a tremare per la sua collera. L'ira dell'essere millenario parve incontenibile. - NESSUN DRAGO PUO' ESSERE CONTENTO DI UNA SIMILE SCELTA! -
    - Non eri nella mente dei tuoi predecessori, Nythera - disse Warlic con gravità. - A volte, in nome di un bene più grande, bisogna rinunciare a qualcosa -
    Il Drago tacque un istante. La tristezza del suo sguardo sembrava irradiarsi nelle loro menti. Delle lacrime uscirono timidamente dagli occhi di Kururu, che si mise una mano alla bocca con espressione orripilata; Road sospirò, reggendosi all'ombrello con lo sguardo basso. Vanitas sentì il cuore oppresso da una morsa d'angoscia mai provata prima, mista a preoccupazione. Forse, quel Drago non era tanto malvagio. Ma era volubile, come il Caos che rappresentava e da cui era stata generata.
    - Nythera - riprese Warlic, approfittando del suo silenzio. - Sii ragionevole -
    - E mio fratello, Warlic? - chiese a bruciapelo. - Anche lui dovrà? -
    - Tu non sei obbligata - negò lui.
    - E mio fratello? - insistette Nythera. - Rispondimi, Warlic - ordinò guardandolo con impaziente serietà.
    Warlic sospirò, abbassando lo sguardo, ma tornò a guardarla negli occhi quando parlò.
    - Yiazmat ha lasciato Esthar ieri - disse Warlic con gravità. - E presto compirà il suo dovere -
    Nythera socchiuse la bocca, guardando il vuoto con occhi vitrei. Qualunque pensiero ci fosse nella sua mente, era totalmente insondabile. Il suo sguardo si posò su Vanitas, sul quale puntò il suo stesso Keyblade: il ragazzo si tenne improvvisamente la testa, dolorosamente, mentre lacrime involontarie fuoriuscivano dagli occhi dorati per il male che provava nel sentire le mani di Nythera frugargli nella memoria, come se cercassero un qualche appiglio indefinito. Urlò e si dimenò, accasciandosi.
    - Cosa... stai facendo?! - rantolò ansante. - Smettila...! Ti prego... smettila! -
    - LORD WARLIC! ROAD! - gridò Kururu spaventata, vedendo l'Unversed cadere in ginocchio: nessuno dei due pareva agire. La Ninfa strinse i pugni, e spintonando i due maghi da parte corse in lacrime verso Nythera, che impegnata su Vanitas non si accorse del suo arrivo: si voltò di scatto, spalancando gli occhi nel vedere Kururu correrle addosso. - SMETTILA! - urlò lei, tirandole un pugno con tutta la forza che poteva...
    Il Keyblade si afflosciò nella mano del Drago, che non si smosse di un centimetro. Le nocche della Ninfa si piantarono saldamente sotto il suo zigomo, sormontate dallo sguardo minaccioso che Nythera le riservò.
    Kururu si ritrasse istintivamente, spaventata e mortificata.
    - M..mi dispiace - si scusò, inginocchiandosi rapidamente, i capelli disordinati che sfuggirono dalle forcine che li tenevano il più fermi possibile.
    - Kururu! - squittì Road. - Non puoi scusarti dopo aver tirato un gancio sinistro a una sgualdrina! -
    Nythera le ignorò, osservando Vanitas alzarsi.
    - Vanitas - pronunciò lentamente il suo nome, voltandosi verso la struttura. Il sole, che pareva essersi ghiacciato dal momento del loro incontro, aveva ripreso a picchiare.
    Nythera iniziò a incamminarsi verso il faro.
    - Vieni con me - disse, grave.
    - Nythera... - soffiò quasi Warlic, tendendo una mano. Aveva capito cosa volesse fare. Lei si voltò, riservandogli uno sguardo benevolo.
    - Ho fatto la mia scelta, maestro - concluse, serena.

    Edited by Nyxenhaal89 - 27/8/2011, 22:17
     
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  6. _Holy
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    Corposo O_O

    Nyx, io non intendo biasimarti per i tuoi tempi di pubblicazione mastodontici, d'altronde non sarebbe affatto giusto dato ciò che hai passato nell'ultimo periodo...
    Quindi, non buttarti giù, è solo un bene che tu prenda il tuo tempo cercando di perfezionare al meglio i tuoi capitoli. E' l'atto finale, un simile trattamento lo merita eccome!

    Ora, veniamo al capitolo che, come ho detto, è decisamente corposo!
    Warlic... sì, è figo e decisamente powerplayer (se un simile termine è lecito in ambito di fanfiction), anche se con i maghi non ho esattamente una bellissima relazione... chissà perché...
    Tuttavia, dipende sempre dal contesto in cui la magia subentra, per fare un esempio, non ho mai gradito Harry Potter...
    Adoro invece le facoltà ESP, che non saranno magiche, ma ci vanno decisamente vicine in quanto fanno uso della manipolazione mentale.
    Okay okay, torniamo a noi...
    Vanitas sembra essere davvero incredibilmente innamorato di Cloud (non lo mettevo in dubbio), e lo reputo di gran lunga molto più simpatico del dannato (sgualdrino) custode del caos! >.<
    Fa quasi impressione vedere Vanitas dalla parte dei "buoni", ora che ci penso.
    Road è sempre stata simpatica come uno scoiattolo che rosicchia le natiche, e mi fa piacere (?) veder che non è differente...
    Kururu, beh... mi sorprende come il vento del deserto non la abbia riportata a Weisshaupt... misteri delle leggi fisiche ù_ù
    La traversata delle dune mi è piaciuta tanto, sai di persona quanto mi piacciono le atmosfere aride ^^
    (non ci vivrei mai, comunque ù_u)

    Ah... Rossalco Altovento, la maga emo e i due albini...
    Immagino che all'arrivo in quella città meccanizzata se la siano fatta addosso, anche a causa del terrificante tema di Zio Anselmo.
    Mi aspettavo però che ci entrassero, dall'alba dei tempi, si sa, gli eroi sono dei GRANDISSIMI ROMPICOGLIONI.
    Invece, hanno incontrato il piccolo e indifeso Denzeglio Altovento, che bella straziante riunione famigliare.
    ù_ù
    E nel prossimo capitolo... Budino alla Denzel! (allusione, allusione, allusione)


    E ci credo che Nythera è incazzata... mille anni senza poter frequentare forumcommunity...
    Comunque, mi piace la sua immagine da malafemmena incazzata, non so perché ma ho una grande empatia con questi genere di personaggi (leggi: Lilith, Beeswax).
    E, ovviamente, Warlic usa il suo poweplayerpower per pavoneggiarsi e mostrare ai bimbetti quanto è fiQo.
    Ah... Nythera si veste al buio ù_ù

    La sua reazione è stata positiva... avrà scelto di appoggiare i quattro? Di fare una trasfusione al povero[citazione necessaria] Nuvola?
    Vedarém!


    Scritto bene come al solito, anzi, se posso permettermi vorrei poter omettere il giudizio sulla forma nei miei commenti, dato che dico sempre la stessa cosa da ben tre atti.
    XD

    Bravo ;)
     
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    Allora Nyx,
    esordisco dicendo che HOLY è un pezzente perchè ha commentato prima te e a me non ha ancora commentato!!1111
    Gomblotto!!
    No, sul serio, scherzo. :*

    Cazzo, fai uno stop superpollypocketenormepussycockscockofduty e sei comunque migliore di me!?
    Perchè non riesco a descrivere e a fare i dialoghi come te? PERCHE'?
    ;_;.

    Basta.

    Il capitolo è molto bello, Roxas, quindi, incontra Ansem! Sarà più terrificante, potente e cattivo di TOPOLINO?



    Vanitas dalla parte dei buoni? Mi fa quasi senso.. però.. ora sembra un ragazzino vero!
    NASO DI LEGNO, CUORE DI STAGNO, BURATTINO
    QUAND'E CHE DIVERRAI,
    UN BIMBO COME NOI?
    :rotfl:

    Warlic.. Warlic.. non so perchè, ma mi sa di famigliare..
    Nythera, è lei la powerplayer!
     
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  8. Taiki Koizumi
        +1   -1
     
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    Yoooooohooooooohooooooohooooo that pirate's life for meeeee!

    Hai attentato alla mia vista (già incasinata di suo con la miopia) per l'ennesima volta e_e Se posso essere sincero preferirei un capitolo di appena tre pagine ma scritto con frequenza di due settimane che un capitolone di nove-dieci scritto in due mesi :sese:

    Comunque, ottimo capitolo, il gruppo di Warlic ( Road che brandisce Lero sembra fare la guida turistica xD) è fantastico e mi piace tanto come s'è svolto il viaggio verso Ridorana, l'incontro con Nythera l'ho letto tutto d'un fiato!
    Piccola parentesi per gli altri lettori, non ricordo se Nyx mostrò mai la sua figura, ma Nythera è lei:



    LOOL, come ho detto anche su Skype, Nythera ha saputo essere nelle primissime battute più acido di me e un limone messi assieme °_° Ho trovato la mia senpai *A*
    Quando poi si è dimostrata sensibile mi sono commosso quasi ç_ç Ci tiene al suo fratellino dell'Equilibrio, sei stato davvero bravo a riflettere le sue emozioni... Chissà cosa vorrà fare a Vanitas sul faro °a°


    Allen ( sì elenco prima lui, va bene? è_é sono di parte con lui v.v), Yiazmat, Roxas e Morrigan hanno infine trovattttttoooo... Ansem? O non è lui? Cioè dalla figura ho capito che ti sei rifatto a DiZ, in fondo, quindi ho pensato fosse lui, dato che era nelle vicinanze di quella specie di città futuristica.

    Per il resto, bel capitolo, continua presto **

     
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  9. _Holy
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    CITAZIONE
    Allora Nyx,
    esordisco dicendo che HOLY è un pezzente perchè ha commentato prima te e a me non ha ancora commentato!!1111
    Gomblotto!!
    No, sul serio, scherzo. :*

    Questo capitolo non ho avuto bisogno di leggerlo per intero, in quanto Nyx me lo aveva inviato già qualche settimana fa.
    ù_ù tu abbi pazienza.
    CITAZIONE
    Ho trovato la mia senpai *A*

    Okay, hai detto "senpai" e possiedi una katana...
    Sei sempre più simile ad un otaku frustrato che ad una persona
    ù_ù
     
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    Stavo scherzando. ç_ç
     
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  11. _Holy
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    CITAZIONE (Nemesis; @ 28/8/2011, 01:11) 
    Stavo scherzando. ç_ç

    ahahahaha...

    anche io

     
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  12. Kratos9
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    Oddio! Si preannuncia una fottutissima battaglia colossale! Comunque aspetto il capitolo successivo per vedere Denzel che tira giù un paio di elicotteri affiliati alla Spirit of Edge. Bravissimo, Nix!
     
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  13. Nyxenhaal89
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    E rieccomi dopo meno di un mese! Questo sì che è insolito XD
    Ok, anche questo capitolo è abbastanza corposo, e vi assicuro che CAGHERETE MATTONI alla fine u.u
    Ringrazio sentitamente Holy, Nemesis, Taiki e Kratos per i loro commenti, sono felice che vi piaccia e che abbiate tante aspettative nei confronti di questa creatura. Mi spingete a voler sapere io stesso come continua! XD
    Ad ogni modo, grazie anche a tutti i lettori.
    Spero che anche questo capitolo vi piaccia!
    Buona lettura!


    22: Legami di Sangue

    Ovunque, era tutto bianco. Un'immensa, immacolata distesa candida che lui non riusciva a vedere, toccare o sentire, ma che poteva percepire. Un vuoto che non emanava alcun senso di minaccia, ma che pareva inglobarlo dolcemente, in un abbraccio impalpabile di sicurezza e protezione. Il suo corpo inerte, avvolto nel sudario del sonno, viaggiava lentamente dentro quel nulla senza rallentarsi un attimo, privo com'era di ostacoli di sorta. Non si sentiva particolarmente cosciente di sé, in quel momento si considerava come un guscio vuoto, disperso nell'infinità di una luce che non conosceva, ma che gli risultava familiare. Aveva ancora un corpo, tra le altre cose? Non c'era nulla che potesse vedere, i suoi occhi erano chiusi; nulla da odorare, poiché il vuoto non aveva odore, né tantomeno un sapore. Non poteva avvertire l'aria sulla pelle, giacché non v'era aria lì, né una qualunque cosa potesse fargli pensare di avere ancora il senso del tatto. E ovviamente, non c'erano suoni. Nemmeno dal suo corpo, se ancora ne aveva uno, riusciva a sentire alcunché: come fosse davvero un guscio vuoto, nient'altro che un piccolo globo scuro in mezzo a quel mare di luce senza confine.
    Eppure, la sensazione di affondare in un lento abbraccio c'era. Vedeva quel bianco infinito, ma non vedeva se stesso. Ma parlava di sé al maschile, quindi aveva perlomeno la coscienza di essere un individuo di sesso maschile. Ma di cosa? Era umano?
    Affondò a lungo, forse per giorni, forse per anni, forse per pochi istanti. La relatività del tempo sembrava impietosamente presente lì, impedendogli di capire con certezza quanto tempo passasse. Ma in fondo in un luogo simile, che importanza aveva il tempo? Eppure, man mano che affondava in quel bianco perfetto, delle sfumature nere sembravano carezzarlo.
    Nel suo andare sempre più in basso, le sfumature aumentavano fino a formare interi stralci di esistenza scuri, che lui non faceva in tempo a sentire appieno. Possibile che stesse cadendo sempre più velocemente, allora?

    I suoi sensi tornarono.

    Un'aria fredda scivolò sul suo corpo, facendogli scattare istintivamente le dita. I suoi occhi erano ancora chiusi, poteva sentire le palpebre serrate. Quel posto non aveva comunque odore, qualunque luogo esso fosse... Era vuoto. L'aria sembrava densa come acqua, e attraverso le sue palpebre non filtrava alcuna luce. Eppure, poco prima era sicuro di stare sprofondando nel bianco assoluto. Aveva forse raggiunto il limite della sua esistenza? Le sfumature nerastre che lo toccavano, adesso l'avevano circondato?
    Le sue orecchie non recepivano alcun suono. Era vuoto, lì, totalmente vuoto.

    Dove sono?



    Quella domanda risuonò nella sua mente, come se avesse colpito ripetutamente una superficie metallica. La sentì echeggiare per tutto lo spazio attorno a lui, come se i pensieri trasudassero fuori dalla sua testa e raggiungessero lidi ignoti persino a lui. Era un fenomeno strano, di certo non naturale, ma in qualche modo non aveva paura. Pareva quasi che si aspettasse un evento simile. Si lasciò affondare in quel nulla acquoso, quasi sereno, ancora con gli occhi chiusi e i muscoli rilassati. Adesso che il senso del tatto era tornato, poteva sentire di avere ancora un corpo. Poteva sentire la consistenza della propria pelle, il sangue guizzare nelle vene come un ruscello silente.
    Eppure, sentiva in qualche modo di non essere vivo. E di esserlo.
    In bilico quasi tra la vita e la morte, ma non completamente. Era forse quel nulla a dargli tali sensazioni?
    Improvvisamente la sua caduta parve rallentare. Un impulso, un istinto, un appiglio alla sopravvivenza gli ordinò di aprire gli occhi, di vedere ciò che accadeva attorno a lui. Eppure era conscio che forse non stava realmente accadendo qualcosa, attorno a lui.

    Le sue palpebre si aprirono seguendo l'impulso.
    Lentamente, il buio di fronte alle sue iridi si svelò, il suo azzurro mirò un minaccioso blu scuro, marchiato appena da una luce nell'alto, come se stesse annegando in un mare infinito. Forse era quella luce bianca che lo circondava prima? Non sapeva dirlo, non poteva dirlo con sicurezza. Non aveva la minima sicurezza al riguardo. Quando i suoi occhi si aprirono completamente, gli venne d'istinto reclinare la testa all'indietro, e in quell'istante comprese di stare cadendo in verticale, in un buio immenso, simile alla profondità di un gelido oceano nordico. Ma non sentiva davvero freddo, come se la temperatura non lo toccasse davvero.
    Come se non ci fosse realmente una temperatura, come se non fosse realmente acqua.

    Benvenuto.



    Benvenuto?
    Chi era a parlare? Sembrava la sua voce, ma lui non aveva detto una parola. Veniva dal profondo, da una luce comparsa d'un tratto in mezzo al vuoto in cui stava affondando. Quella voce, che lo richiamava dagli abissi, pareva ingigantirsi, illuminandogli il volto e l'espressione dormiente. In quel momento, gli sembrava di svegliarsi da un sogno lunghissimo, ma di stare ancora dormendo.
    Un cerchio, bianco e meraviglioso, comparve al suo sguardo, perfetto e luminoso, inondando lo spazio circostante di una luce purissima che lo attirava, senza che lui potesse muoversi, a sé.
    Proseguì la sua caduta silenziosa, verso quel cerchio lucente, e provò all'improvviso l'istinto di girarsi, come se fosse certo di stare cadendo di testa e di conseguenza volesse impedirlo a tutti i costi. Traendo un profondo respiro, fece una lenta giravolta su se stesso lasciando che gli arti seguissero con dolcezza tale manovra, trasportati come stendardi mossi da un debole vento, per poi capovolgersi col corpo leggermente curvato, le gambe di poco flesse, le mani aperte e pronte a cercare ogni appiglio: ma non sentiva minimamente fretta o preoccupazione. In qualche modo, sapeva dove stava andando.

    I suoi piedi nudi toccarono una superficie lucida e fredda sulla grande luce. Di essi vide il dorso, e vide le proprie gambe e le ginocchia; pose una mano di fronte a sé per equilibrarsi, e la vide.
    Dunque, aveva un corpo, a prima vista un corpo giovane. Quanti anni poteva avere? La testa gli formicolava, qualcosa simile ad un liquido etereo cercava di entrarvi, forse era la memoria, forse stava richiamando a sé i ricordi, ma qualcosa glielo impediva... o più probabilmente, lui si stava impedendo di ricordare. Voleva continuare a galleggiare in quel nulla, in quella libertà priva di colore, odore, sapore, suono, consistenza. Aver poggiato i piedi su una superficie aveva segnato una fine alla sua libertà: adesso era vincolato al terreno, non poteva più volare nell'abisso di luce che l'aveva accolto. Abbassò lo sguardo sulla sua totale nudità, osservandosi il petto snello e muscoloso, asciutto e longilineo: doveva essere una persona molto alta. Posò una delle sue grandi mani dalle dita lunghe sulle spalle robuste, e flettendo il braccio si accorse che anch'esse erano ben allenate. Era forse un guerriero?
    - Benvenuto - ripeté la voce, profonda e gentile, ma con un chiaro timbro autoritario. Sembrava più adulta di quanto lui potesse essere. Si voltò, scordandosi di essere nudo, come se la cosa non avesse la minima importanza. Le sue orecchie lo istigarono a voltarsi verso un punto alla sua sinistra, e immediatamente seguì l'impulso, voltandosi con lentezza verso una figura che stazionava al centro di quella strana piattaforma. - O forse - disse la figura, con un sorriso pallido - Dovrei dire bentornato - si corresse. Istintivamente, si mosse verso di essa. Nonostante non fosse la misteriosa persona la fonte di quella luce, ma la piattaforma su cui poggiavano, si sentiva spinto ad andare avanti verso di lei. Pensò però che fosse oltremodo scortese mostrarsi nudo ad una persona dal timbro tanto autoritario e dalla presenza così incitante al rispetto, e pensò che avrebbe voluto avere dei vestiti. Come se qualcosa avesse ascoltato i suoi desideri, brandelli di tessuto andarono a riunirsi come una tempesta di coriandoli attorno al suo corpo, coprendo il suo torso e le sue gambe con abiti neri che riconobbe come quelli che era solito indossare. Una giacca nera, senza maniche, e sotto pantaloni leggermente larghi, dello stesso colore. Rimase a piedi e braccia nudi, fissando la persona davanti a sé. Avvertiva i propri capelli più bassi del solito, e qualche ciocca gli ondeggiava pigramente davanti agli occhi. - Anche se a rigor di logica non puoi ricordarti d'essere stato qui, dato che l'unica volta in cui un uomo visita il suo Cuore, è quando nasce -
    Cercò di aprire la bocca, ma in qualche modo gli risultava difficile. C'era definitivamente qualcosa che lo tratteneva, ma alla fine aprì la mascella. Avvertì un tremito scorrere lungo il mare scuro da cui era venuto, ma decise di non farci caso.
    - Il mio... - disse con voce roca e mozzata - ...Cuore? - ripeté. La persona davanti a lui, avvolta in un lungo drappo bianco che svolazzava pigramente ad un vento impercettibile, sorrise ancora. Vedeva solo le sue labbra.
    - - annuì. - Benvenuto, o bentornato, nel tuo Cuore, Cloud Strife -



    Tidus giaceva nel letto della stanza che Theresa aveva fatto preparare per lui, all'interno dell'Enclave. Erano passati quattro giorni da quando era stato portato via da Midgar, e gli addestramenti, seppur massacranti, andavano abbastanza bene. Era già un corpo allenato, il suo, quindi non accusava la fatica in modo eccessivo. Stava imparando a controllare la respirazione e a dosare la sua forza, così da stancarsi di meno, anche se i due Shinigami erano sempre parecchie rampe di gradini sopra di lui.
    Con le mani dietro la nuca e una gamba accavallata sul ginocchio, osservava serioso il soffitto. Avrebbe dovuto dormire, dal momento che presto l'avrebbe aspettato un'altra intensa giornata di allenamenti, ma non ci riusciva. Le parole dell'Assassino gli toglievano il sonno. Aveva già visto quei tipi strani a Midgar, dopo l'assedio, Roxas stesso era uno di loro: il suo abbigliamento bizzarro era piuttosto vistoso in confronto agli abiti semplici e poco appariscenti dei Midgariani. Ma Tidus non riusciva minimamente a vedersi con un cappuccio bianco sulla testa, né tantomeno a correre per i tetti facendo spuntare una lama celata dal nulla. Gli avevano spiegato cosa fossero gli Assassini, aveva una vaga idea della potenza che avrebbe acquisito addestrandosi nella Camera del Risveglio, ma non era molto convinto di volerlo fare davvero. Non vedeva il guadagno, in ciò. Avere un simile potere avrebbe sempre comportato delle responsabilità, che lui non teneva ad acquisire. Voleva sì salvare Denzel, ma non voleva minimamente doversi preoccupare d'altro dopo. Voleva solo salvare suo fratello, portarlo al sicuro a casa, e dimenticare le brutte faccende che stavano flagellando le loro vite. Ammirava e un po' invidiava Roxas per ciò che stava facendo, per il suo ruolo e per il potere incredibile che possedeva, ma non voleva essere come lui. Lui voleva restare Tidus Highwind, tornare a casa dalla famiglia e assicurarsi che Denzel stesse bene. Non c'era altro che importasse.
    I suoi occhi iniziarono a chiudersi, segno che finalmente il sonno l'aveva raggiunto. Si abbandonò all'abbraccio della notte, distendendo tutti gli arti e coprendosi con la coperta di pelliccia. Si coprì fino alle spalle, e per un breve istante gli parve di essere a casa sua, nella sua stanza, con la scrivania sormontata dal computer portatile davanti al letto, le foto di varie fasi della sua vita appese al muro, l'armadio, il pavimento di parquet e il tappeto ai piedi del letto. Ricordava tutti gli odori di casa sua, gli aromi delle pietanze che filtravano dalla porta all'ora di pranzo e a cena, il profumo dei prodotti che usavano nella doccia e della biancheria pulita.
    Si rigirò guardando dalla finestra, dove un magnifico cielo stellato stazionava sulla fortezza. Weisshaupt era sulla cima di una montagna, di conseguenza da lì si ammirava una volta celeste talmente piena di stelle da sembrare luccicare di un bianco sfolgorante. Di ogni dimensione e lucentezza, i corpi celesti brillavano quasi a intermittenza, ogni costellazione era ampiamente visibile se solo la si riusciva a riconoscere. Da Midgar o Twilight Town non si potevano mai ammirare simili spettacoli. Quel cielo, quella natura incontaminata e quel rispetto ritrovato per il mondo che lo circondava e che aveva sempre dato per scontato. Credeva che la sua realtà sarebbe sempre rimasta immutata, che il suo impegno si sarebbe limitato al tirare avanti nel lavoro e farsi una famiglia un giorno, ma gli eventi avevano preso una piega del tutto diversa.
    Chi l'avrebbe mai detto che uno come lui avrebbe iniziato un'avventura simile? E ancor meno Roxas! E suo padre, veterano di guerra, era tornato a servire sotto la bandiera di Midgar a bordo della sua piccola aeronave, chiamata come l'adorata moglie, Shera. Pensò a sua madre, che era rimasta lì da sola a pregare e sperare che i suoi familiari tornassero sani e salvi. Probabilmente era tornata a Nibelheim, dai suoi genitori, ora che si stava ripopolando grazie al cessato allarme. Avrebbe combattuto, per loro. Come se assecondassero la sua determinazione, le stelle parvero brillare ancora di più, come uno scintillante velo di fiamme bianche.
    Un sorriso amaro si dipinse sul suo volto. Gli mancava, casa sua. Gli mancavano sua madre e suo padre, e Roxas.
    E Denzel...



    - ...Denzel...? -
    Roxas boccheggiò incredulo di fronte a ciò che aveva davanti.
    Avvolto in una coperta rosso vivo un po' logorata, con indosso abiti semplici e sgualciti, i capelli rossicci scompigliati e disordinati e gli occhi che baluginavano di una folle luce dorata, davanti a sé aveva l'ultima persona che si potesse mai immaginare di vedere lì, in mezzo al ghiaccio del Tevinter, e soprattutto come sua nemica.
    Denzel.
    - Ciao, fratellone... - disse con voce melliflua il bambino, portando una mano al collo del giovane con fare lento.
    Roxas era immobile, impietrito, totalmente confuso. Anche Allen, l'unico nel gruppo ad aver conosciuto Denzel a parte il fratello maggiore, rimase di sasso. Era davvero lo stesso bambino che avevano salvato dalle macerie a Kilika? Eppure, in lui avvertiva qualcosa di insolito. Di malsano.
    Denzel non era se stesso.
    - Ma come? - la piccola mano si strinse sulla trachea di Roxas. - Non sei contento di vedermi, dopo tutta la strada che ho fatto per venire da te? - la sua espressione si contrasse in una smorfia triste. - Non mi vuoi più bene? -
    Impossibilitato a muoversi, Roxas non aprì neanche la bocca per rispondere. Tutto ciò gli sembrava... totalmente assurdo. Forse era un incubo, o una visione provocatagli da qualcosa, magari in realtà c'era Ansem di mezzo. Ma in quell'istante non capiva assolutamente niente. Non aveva ancora nemmeno realizzato di avere suo fratello inginocchiato sul suo sterno, tutto intento a strangolarlo con totale tranquillità, come se non gl'importasse nulla che così facendo avrebbe potuto ucciderlo: anzi, pareva la sua intenzione.
    - D..Denzel... - annaspò Roxas senza muovere un muscolo. Si sarebbe potuto liberare facilmente, ma non riusciva neppure a toccarlo. Non voleva fargli del male, non al suo fratellino, non al bambino che aveva salvato dalle fiamme...
    E poi, in un lampo bianco, sentì il corpo di Denzel abbandonare la posizione di supremazia che aveva sul suo e si alzò di scatto, giusto per vedere Yiazmat alla sua sinistra con ancora il pugno teso, mentre suo fratello si rimetteva in equilibrio poco dopo, diversi metri più avanti. Roxas sentì il giovane Drago ringhiare distintamente.
    - Puzza - disse Yiazmat. - Di marcio. Fin dentro l'anima -
    - Non ti ho dato il permesso di interrompermi, troglodita! - esclamò Denzel furibondo; attorno alla sua mano, che portò vicino al volto, vorticò del fumo nero, denso come un fiume di fango. Con uno scatto repentino del braccio una lancia nera serpeggiò veloce come un proiettile all'indirizzo di Yiazmat: il Drago scattò a sua volta contro il bambino e la evitò con un fluido movimento del bacino e della schiena, torcendo il torso di qualche grado e facendosi passare l'attacco a pochi centimetri dal petto. Quindi saltò ghermendo Denzel, a pugno teso: il bambino mosse le braccia incrociate davanti al viso e il pugno di Yiazmat si abbatté su una cupola di fumo nero. L'urto fu tale che lo spostamento d'aria si propagò per una decina di metri, sollevando neve e fogliame dal terreno. Ma prima che Yiazmat potesse nuovamente poggiare i piedi su di esso, lo scudo di fumo nero lo avvolse come una corda, bloccandogli braccia e gambe: dissolto lo scudo, vide Denzel tenere una lunga e spessa corda nera attorno alla mano. In un altro rapido movimento, la corda guizzò e menò una frustata portando con sé Yiazmat, che fu sbattuto con violenza a terra. Il Drago si rialzò, ma fu subito preceduto da Denzel, che gli comparve davanti e gli tirò una ginocchiata in volto, facendolo rotolare per diversi metri fino a che una secolare sequoia non lo fermò. Coperto di neve, cercò di pulirsi il volto per capire dove fosse il bambino, e lo trovò appena in tempo: nell'istante in cui si scoprì gli occhi vide la sagoma di Denzel, a mezz'aria, brandire una lunghissima spada nera, che stava andando a conficcargli addosso.

    Yiazmat mosse le braccia.

    Con un clangore e uno stridio, la spada di fumo nero bloccò la sua corsa a pochi centimetri dal petto del Drago, stretta tra i suoi palmi. Allen, che fino ad allora aveva assistito immobile, non capiva il motivo: forse cercava un vantaggio strategico. Denzel, o chiunque fosse quell'essere, non sapeva della vera identità di Yiazmat e di conseguenza era probabile che questi giocasse tale fattore per prenderlo di sorpresa. Aveva un orribile dubbio, però, uno che solo l'Innocence poteva svelare... L'unico, in effetti, che potesse spiegare perché Denzel fosse così potente, lui che non era stato neanche in grado di fuggire in tempo dal crollo di quella taverna a Kilika.
    Un fragore interruppe le sue pianificazioni: Yiazmat aveva tirato un pugno a Denzel, scaraventandolo contro una parete rocciosa. Il Drago era troppo forte e resistente per i poteri del bambino che tuttavia non sembrava intenzionato a cedere. Caduto prono, Denzel si rialzò, fissando il suo avversario con una smorfia divertita e un labbro sanguinante.
    - Che cosa sei tu? - chiese, mentre diverse guizzanti forme serpentine di fumo nero dalle estremità visibili appuntite come lance gli ondeggiavano intorno, avvolgendogli le braccia come piante rampicanti. - La tua forza, il tuo potere... non sembrano neanche di questo mondo -
    - Ti vedo pensieroso, Allen - disse Morrigan avvicinandosi all'Esorcista. - Hai qualche strategia? -
    - Non ne sono sicuro - rispose costui. - Posso provare, ma Yiazmat deve riuscire a tramortirlo o renderlo inoffensivo... -
    - Cosa che con Roxas nei paraggi, non credo sarà facile - aggiunse con un sospiro, vedendo che il Custode seguiva lo scontro col fiato sospeso.
    - Deve capire cosa è bene per Denzel in questo momento - rispose secco Allen. - Se suo fratello è posseduto, le cose da fare sono ben poche - ma se fosse stato lui... perché non l'aveva attaccato immediatamente?
    Yiazmat non rispose alla domanda di Denzel: si limitò a caricarlo ancora con maggiore velocità e violenza, ma stavolta il suo attacco fu previsto; il bambino afferrò il mantello e vi si nascose dietro. Inaspettatamente, il pugno di Yiazmat rimbalzò e il suo padrone fu sbalzato all'indietro, perdendo l'equilibrio e ruzzolando sulla neve. Denzel aprì la sua guardia e mosse una mano, materializzando legacci di fumo nero, che immobilizzarono il Drago per terra.
    - Adesso sta' buono per un po' - gli sorrise, tornando a rivolgersi verso Roxas. Yiazmat urlò di rabbia, dimenandosi per liberarsi. Persino un Drago come lui, rimaneva imprigionato in una trappola così banale? - Allora, fratellone - sorrise ipocrita - ti è piaciuto lo spettacolo? - gli fu davanti. Gli occhi del Custode si spalancarono appena. Non era ancora in grado di trovare le parole per descrivere l'orrore che stava provando alla visione di suo fratello combattere un Drago e vincerlo come se nulla fosse. Denzel mosse le braccia sottili sulle spalle di Roxas, abbracciandolo. - Mi sei mancato così tanto... -
    - Per...Perché...? - balbettò Roxas, immobile.
    - Non sei contento che sia diventato così forte?! - protestò Denzel apparentemente contrariato, scendendo a terra e tornando all'altezza del suo addome. - Volevo solo darti una mano... -
    - Stronzate - lo gelò Yiazmat, liberatosi. Abbracciando Roxas, infatti, Denzel aveva diminuito la concetrazione e le "corde" si erano indebolite, permettendogli di romperle facilmente: afferrò il mantello rosso del bambino e lo usò per scaraventarlo nuovamente contro il costone vicino al quale stavano camminando prima dello scontro. - Non ascoltare neanche una parola, Roxas! - ruggì il Drago. - Lui non è chi tu credi sia! -
    Detto ciò, scattò verso il suo giovanissimo avversario, quasi volando rasoterra, il pugno avvolto in una fiamma bianca: Denzel parò di nuovo con lo scudo, ma stavolta la sua barriera si infranse con un'onda d'urto che fece inclinare gli alberi per alcuni istanti, sollevando altra neve e foglie. Si abbassò lasciando che il pugno di Yiazmat colpisse la roccia, quindi lo colpì al collo con un potente calcio: con la stessa gamba lo colpì all'addome. Quindi, con una giravolta all'indietro, tirò un altro colpo sotto il mento del Drago, sollevandolo di circa un metro, per poi comparirgli sotto la schiena inarcata.
    In un'esplosione di fumo nero, Yiazmat fu scaraventato sopra le cime degli alberi: non poté ammirare il cielo azzurro che non aveva mai visto, perché serpeggianti strali nere gli furono addosso, e dovette farle scontrare tra loro. Non fece tuttavia in tempo a discendere che la sagoma rossastra di Denzel fu su di lui e lo colpì all'addome con un altro calcio, gettandolo lontano: una "corda" nera lo avvolse e lo riportò a Denzel, che lo accolse con una dolorosa ginocchiata all'addome, che fece sputare saliva al Drago. Sentì la piccola mano del bambino sotto il mento e si trovò costretto a guardarlo, incredibilmente vicino a lui, con un'espressione ambigua, che nessun bambino avrebbe mai fatto.
    - Sei molto bravo - ammise, con un sorriso. - Ma mi sei d'intralcio. Non sei nessuna delle due persone che desiderio vedere... -
    - Non te li lascerò toccare! - ringhiò Yiazmat furioso, caricando nuovamente il pugno di fiamme bianche, e con violenza lo scaraventò giù prendendolo alla sprovvista: il bambino toccò terra sfondando pesantemente il terreno, sollevando terriccio e neve. Il Drago dell'Equilibrio, più battagliero che mai, si diede uno slancio e saettò sul luogo dov'era caduto il suo avversario, pronto a schiacciarlo definitivamente...
    - NO! - gridò Roxas improvvisamente, ma la sua supplica fu inghiottita dallo schianto spaventoso del pugno di Yiazmat contro il terreno, che fece tremare il suolo ai loro piedi. Morrigan perse l'equilibrio, prontamente sorretta da Allen che la sospinse contro un albero con delicatezza.
    - Grazie - sorrise lei puntando il bastone nel punto dov'era atterrato il Drago. - Lo senti anche tu, vero? -
    - Purtroppo sì - rispose grave l'Esorcista, invocando a sé il potere dell'Innocence, spostando la mano nero-argentea davanti a sé. Ai primi tempi era rossastra, venata e piena di rughe, come un raggrinzito pezzo di carne bruciata, per poi evolversi e diventare sempre più compatta, sempre di un colore e una consistenza innaturali, ma.. in qualche modo, meno grottesca. Adesso il braccio dell'Innocence era nero, venato di strali argentei dalle forme squadrate e longilinee. - Attivati, Innocence - pronunciò con voce autoritaria, venendo subitaneamente investito da un lampo di luce che pervase il suo corpo, veloce e bellissimo.La luce prese presto la forma di un cappotto dal colletto di corta pelliccia, senza maniche, il braccio si affusolò e le dita della mano nera si appuntirono, assumendo la sembianza di artigli. Sull'occhio sinistro di Allen comparve un visore argenteo intarsiato di rune arcane, un piccolo monocolo tondo che si reggeva al suo orecchio e sembrava spuntare dal nulla.
    L'Esorcista deglutì.
    - Cosa vedi? - chiese piano a Morrigan, preoccupato. La Strega non tardò a dargli risposta.
    - Che Yiazmat sta prendendo a pugni il terreno - commentò indietreggiando. - Guarda verso Roxas, potrebbe essersi spostato lì! - aggiunse preoccupata e guardinga. - YIAZMAT! NON E' LI'! - gridò.
    Improvvisamente videro tutto nero.
    Allen fece appena in tempo a respingere Morrigan oltre l'albero, che si trovò circondato da fiamme nere. Cercò di saltarle con uno slancio, ma quelle si estesero in altezza, fino a formare una sorta di cilindro che avvolse completamente il giovane Esorcista in uno spazio di neanche un paio di metri; Allen si protesse col suo cappotto, che altro non era che una sorta di prolungamento dell'Innocence, guardandosi intorno alla ricerca del nemico, che aveva evidentemente spostato l'attenzione su di lui. Allargò la mano e sul palmo s'irradiò una luce, da cui, come se nell'Innocence albergasse un'altra dimensione, fuoriuscì un'impugnatura: Allen pose la mano "umana" su di essa, e la estrasse dalla luce da cui veniva con uno scatto rapido e battagliero. Fu meravigliato quando, al posto della familiare spada, vide una lunga lancia del tutto identica a quella che aveva usato tempo prima contro il Quattordicesimo, nella battaglia che aveva segnato una volta per tutte la sua fine.
    - E' dunque questa la tua nuova forma... - mormorò mettendo l'arma in resta e preparandosi allo scontro. La Maschera del Crown Clown appesa al colletto del cappotto, alle spalle, gli permetteva di essere sempre pronto da ogni fronte. Esortò mentalmente l'avversario a venire fuori, ancora chiedendosi continuamente cosa avesse spinto Denzel a diventare così. Doveva esserci una spiegazione plausibile... Ma ne aveva in mente una sola, in quel momento, e non era la migliore. Avrebbe voluto appurarlo prima, ma lo stile avventato di Yiazmat non glielo permetteva dato che gli offuscava continuamente la visuale ed era impossibile avvicinarsi allo scontro. Teso, strinse più forte la lancia, aguzzando la vista. Le fiamme si elevavano alte, ma non avvertiva calore. Era un fuoco freddo, innaturale, che gli risucchiava ogni voglia di vivere. E i suoi dubbi, man mano, andavano affievolendosi.
    - Ciao, Allen... -
    La voce del bambino, distorta in modo da apparire sensuale e intrigante, fece eco all'improvvisa comparsa di Denzel davanti ai suoi occhi. Le grandi iridi dorate incontrarono quelle grigia e rossa di Allen, che spalancò le palpebre orripilato. Non riuscì a evitare un'improvviso attacco delle strali nere, che lo incatenarono a terra. Denzel fece un sorriso malevolo, inginocchiandosi lentamente sul petto di Allen, che cercava di liberarsi sforzando le braccia. Le piccole dita sfiorarono la sua guancia provocando nell'Esorcista un moto di disgusto e stupore allo stesso tempo. Non c'era dubbio alcuno sul fatto che Denzel fosse posseduto, ormai era fin troppo chiaro. Era cosa lo possedesse che terrorizzava Allen. Solo un essere poteva stravolgere totalmente il carattere di un essere umano in quel modo.
    - Sei tu... vero? - disse Allen a fatica, la voce mozzata dagli sforzi per liberarsi e dalle ginocchia di Denzel sul suo sterno. - Ti sei preso il tuo tempo - aggiunse, notando che aveva atteso diversi istanti, prima di mostrarsi. Il suo occhio sinistro vedeva intorno al bambino una minacciosa aura nera, simile ad un cupo alone che gli trasmetteva un senso di paura.
    - Allora... - il viso di Denzel si colmò di meraviglia - Non ti sei dimenticato di me! -
    L'espressione di Allen si contrasse con odio.
    - Neah... - sibilò sprezzante.
    Qualunque altra sua parola fu inghiottita da una fragorosa esplosione bianca, che in un attimo spazzò via le fiamme innalzate da Denzel e i legami che tenevano Allen bloccato a terra: l'Esorcista saltò immediatamente sul bambino, intenzionato a bloccarlo, ma Yiazmat fu di gran lunga più veloce e tirò un pugno con forza inaudita alla mascella dell'avversario, scaraventandolo attraverso quattro alberi e facendolo strisciare diversi metri sul terreno.
    - Yiazmat! - esclamò Allen inorridito. - Datti una calmata! -
    - Non posso permettergli di toccarvi! - replicò il Drago infiammando i pugni. - Devo proteggervi, a costo della vita! -
    - Quel bambino non è in sé! - protestò l'Esorcista. - E' posseduto da un'entità maligna! -
    Tale notizia sembrò momentaneamente placare la furia di Yiazmat, facendolo riflettere qualche istante. Come interrotto nel bel mezzo di un ragionamento importante, il Drago rimase immobile a fissare il vuoto, con la bocca semiaperta. Si voltò su Roxas, che stava ancora poggiato a un costone, gli occhi sgranati e fissi, un'espressione incredula in viso.
    - Perché Roxas non ci aiuta? - chiese stupito da tanta flemma nel darsi da fare.
    - Perché è suo fratello - rispose Allen brandendo la lancia. - Morrigan? -
    - Sono qui - rispose la Strega avvicinandosi. - Mi ero protetta con uno scudo. Questo dannato Drago è inavvicinabile, quando va fuori di testa - Yiazmat sbuffò. - Dov'è quel piccolo bastardo? -
    - ATTENTI! - gridò Yiazmat scattando davanti ad Allen: aveva ancora i pugni infiammati e li batté entrambi sul terreno, facendo uscire tre scie di fuoco bianco che saettarono contro altrettante del colore opposto, evidentemente mandate da Denzel al loro indirizzo. Le due potenze si scontrarono in uno sbuffo di calore e neve, ridotta in frammenti talmente sottili da divenire rapidamente vapore. Il Drago si preparò quindi a difendersi da un altro attacco, ma non sentì più Allen dietro di sé e si voltò di scatto. L'Esorcista si trovò improvvisamente trascinato in aria da una voluta di fumo nero, che altri non era che Denzel, intento a portarlo via dalla protezione di Yiazmat per poterlo combattere come desiderava.
    Allen non si fece tuttavia trascinare a lungo: usando il Crown Clown causò uno spostamento d'aria che costrinse Denzel a riprendere corpo poco distante da lui, permettendo al ragazzo di iniziare ad attaccarlo con la lancia. Il bambino evitò un paio di fendenti, e usando le sue strali nere creò una lunga e sottile spada, molto simile alla Masamune di Sephiroth, sebbene più corta.
    - Danza con me, Allen. Danziamo fino alla morte... - disse portandosi la lama davanti al viso, in guardia.
    - Smetti di far parlare un bambino in modo tanto disgustoso, abominio! - esclamò Allen furibondo, caricandolo con la lancia: le due armi s'incontrarono, entrambe maneggiate con maestria dai loro padroni. Allen non aveva mai usato una lancia, prima d'ora: si era sempre mantenuto sulla spada e sugli artigli dell'Innocence, ma si trovava sorprendentemente a suo agio. Si chiese se per caso non fosse la conoscenza tramandatagli dal Conte del Millennio, che forse gli aveva lasciato qualcosa, tutto sommato. Roteò un paio di volte l'asta dell'arma, parando e deviando i fendenti lunghi dell'avversario, quindi passò sotto il terzo con un veloce movimento mentre perdevano sempre più quota; roteando su se stesso, dandogli di poco le spalle tirò un affondo rapido e difficilmente parabile contro il suo addome, ma Denzel si piegò a mezz'aria, evitandolo e facendo una piroetta, costringendo Allen a roteare su se stesso diverse volte per allontanarsi dalla gittata dell'arma. A furia di roteare toccò terreno coi piedi, aiutandosi a frenare la scivolata con una mano e tenendo la lancia sollevata di poco. Spostò immediatamente l'asta davanti a sé parando un colpo dall'alto, strisciando i piedi per la forza cinetica dell'urto, per poi spostare la propria arma in modo da tenere di lato quella dell'avversario e dargli un calcio all'addome. Denzel fece una giravolta all'indietro riequilibrandosi, per poi riprendere a manovrare quella lunghissima spada con assoluta leggerezza. Allen parava e deviava i suoi colpi cercando un punto debole: l'unica cosa davvero fastidiosa, adesso notava, era che il corpo del bambino era circondato da fiamme nere vorticose, che sembravano difenderlo, a terra, come una sorta di armatura rotante. Avrebbe dovuto lanciarlo in aria, forse? Ma se ricordava bene, anche in aria era circondato da strali nere che gli impedivano di calibrare bene i colpi.
    - Basta... - la voce di Denzel parve cambiare, farsi infantile, debole, sfinita. La consistenza della spada parve tremare, come se faticasse a restare intera. - Ti prego... non posso... - La spada tornò improvvisamente integra un'altra volta. - Taci! - la voce cambiò di nuovo, assumendo una tonalita gutturale. - Non abbandonerò l'occasione di riavere Allen proprio adesso! -
    - ..Denzel? - chiamò debolmente Allen, abbassando di poco l'arma. - Sei davvero tu, là dentro? -
    - Non perdere tempo coi bambini - disse la voce gutturale e profonda, puntando la spada sull'Esorcista. - Non abbiamo ancora finito... -
    - Lascialo stare, Neah - disse Allen secco. - Non ti ha fatto nulla per meritare un simile trattamento -
    - E cosa vuoi che m'importi? - ribatté Neah quasi irritato. - Io ho fatto tutta questa strada, in questo corpo piccolo, brutto e incapace, e tu ti preoccupi per il suo possessore? -
    - Ti avevo felicemente scaraventato nell'Oblio, se ricordo bene - rispose il ragazzo con impazienza. - Lascia andare Denzel e tornaci. Questo non è più il tuo mondo -
    - Ah, è qui che ti sbagli - sorrise Neah sul volto di Denzel. - Questo, più che mai, è il mio mondo! -
    Neanche il tempo di finire la frase che fu di nuovo su Allen, riprendendo a roteare la spada vibrando fendenti veloci e precisi: preoccupato, l'Esorcista vedeva che non c'era la minima traccia di Morrigan, di Yiazmat e tantomeno di Roxas. Forse, la Strega aveva detto di non intervenire, avendo intuito cosa volesse fare. Se Neah si era da poco impiantato nel corpo di Denzel, forse erano ancora in tempo per impedirgli di trasformarsi. Se l'avesse infilzato con l'Innocence, avrebbe fatto fuoriuscire lo spirito del Noah e forse anche sigillarlo nuovamente nell'Oblio. Ma era una mossa già difficile in condizioni normali: con il Noah più potente al pieno delle sue capacità e uno shock non indifferente a causa del corpo che si era scelto, non era facile tenerlo a bada, figurarsi sigillarlo. Inoltre, aveva paura di fare del male a Denzel, paura di fargli qualcosa di irreparabile. Dopotutto, era un bambino, nonché fratello di Roxas, e i bambini erano parecchio vulnerabili quando posseduti da un Noah. C'era il rischio...

    Che Denzel morisse.

    Ma doveva comunque correre ai ripari e cercare di immobilizzarlo: dovevano assolutamente tentare l'impossibile. E il fatto che fosse fratello di Roxas lo istigava a battersi con maggior determinazione. Non avrebbe permesso a Roxas di darsi la colpa anche di questo.
    Fece un balzo all'indietro e tramutò l'Innocence in un cannone, sparando un proiettile spirituale con un rombo che risuonò per tutto il bosco: Denzel si abbassò innaturalmente per evitarlo, già pronto a colpirlo con la spada, ma Allen saltò subito sulla sua testa, evitando il fendente dal basso.
    Brandì la lancia, afferrandola per la parte inferiore con una mano sola, mentre con l'altro braccio equilibrava il salto.
    Mosse il braccio, una mossa veloce alla schiena del bambino, dal basso verso l'alto: un lungo, spesso taglio diagonale che immediatamente macchiò di rosso cupo il mantello del bambino.
    Denzel urlò, risvegliando due addolorate orecchie.
    Il pianto di un bambino ferito colpì Allen, che spalancò gli occhi, pur restando guardingo. Non poteva certo essere bastato così poco a mettere il Quattordicesimo fuori combattimento...
    - Fa... fa male... - piangeva Denzel, mentre il macabro suono di uno sfrigolare sulla ferita straziava l'udito dell'Esorcista. - Sto morendo... morirò... morirò! - si guardò attorno, alzando a malapena la testa. - Roxas... Roxas aiutami! FRATELLONE! - strillò accasciato in ginocchio, sciolto in mille singhiozzi. Allen sapeva che quelle ferite, uscito Neah, rischiavano di non guarire più. Denzel rischiava seriamente di morire.
    Le fiamme nere erano basse e deboli. Forse la presa del Quattordicesimo non era ancora abbastanza salda su Denzel? Allen strinse la lancia con indecisione e paura. Aveva dovuto fare quella scelta chissà quante volte, ma era la prima che si trovava seriamente in difficoltà. Aveva davanti un bambino ignaro di tutto, a cui era stata strappata ogni cosa da un essere capace di una crudeltà senza limiti, che piangeva invocando l'aiuto dell'unica persona in grado di rassicurarlo, in quel luogo freddo e desolato.
    Però c'era Morrigan. Avrebbe portato immediatamente Denzel a farsi guarire da lei, e tutto si sarebbe risolto per il meglio. Ma non ne era davvero convinto. La lancia restava immobile, nelle mani tremanti del padrone. Non aveva il coraggio di fare una cosa simile. Non poteva rischiare così la vita di un bambino, non l'aveva mai fatto fino ad allora. Ma era l'occasione perfetta per colpire il Quattordicesimo e farla finita...
    Gridò, improvvisamente gli occhi invasi di lacrime, mentre si preparava ad affondare la lancia. Non poteva non farlo, Neah andava eliminato ad ogni costo, e poi avrebbe fatto di tutto per salvare Denzel. In fondo, anche Roxas era dotato di ottimi poteri curativi! Poteva salvarsi!
    Gridò ancora.
    La lancia calò.
    Un fragore assordante fece sobbalzare la foresta.

    - No - sibilò Roxas, Narsil che ostacolava l'avanzata della lancia di Allen con fermezza sorprendente. Il volto del Custode dell'Equilibrio era una maschera di disprezzo e dolore. - Non osare farlo -
    - Non voglio farlo, Roxas - replicò Allen cercando di liberare la lancia, ma si accorse che la mano libera di Roxas ne aveva afferrato l'asta. - Ma devo! E' posseduto dal Quattordicesimo! -
    - Non ti permetterò di ucciderlo! - ringhiò il Custode spintonandolo via. Denzel piagnucolava ancora, ma lo sfrigolare andava diminuendo. Allen vide con orrore che le fiamme parevano riprendere forza.
    - Avrei fatto di tutto per impedirlo! Ma il Quattordicesimo va eliminato, Roxas! - cercò di convincerlo, invano. Roxas non si smuoveva.
    - Questo bambino... - la voce di Denzel li fece trasalire. Roxas si voltò, nuovamente stupefatto. - E' molto più forte di quanto credessi. Sarà un ottimo ospite... - pensò ad alta voce Neah. - Grazie per l'aiuto, stupido Custode - schernì verso Roxas, con un sorrisetto strafottente. - E tu, Allen... non temere -
    - NO! - esclamò Allen divincolandosi dalla presa di Roxas, vedendo che il bambino perdeva consistenza. Stavano partendo.
    - FERMO! - ruggì Roxas: incredibilmente, forse a causa di Denzel, il processo parve interrompersi. Il Custode deglutì, Narsil alla mano, gli occhi lucidi. Guardò in viso il suo fratellino, che in quel momento non aveva niente del Denzel Highwind con cui era cresciuto cinque anni. - Perché...? - tremò. - Perché mio fratello...? -
    Denzel sorrise, gaudente.
    - Perché lui - disse mentre tornava a sparire, evitando agilmente l'attacco di Allen - è un Walker -
    Svanì, in una nube di fumo, accompagnato dall'urlo di dolore di Roxas.



    Il suo cuore.
    Non era minimamente come si aspettava. Soprattutto, non immaginava di potervi davvero entrare, eppure eccolo lì a parlare con qualcuno che non si aspettava. Era passato tantissimo tempo, da quando l'aveva visto la prima volta... un po' di meno, dall'ultima.
    - Se questo è il mio cuore - disse Cloud, percependosi parlare come se stesse sognando - perché tu sei qui? -
    Il misterioso individuo sorrise, senza spostarsi dal centro di quella piattaforma. Il giovane avvertiva distintamente di essere guardato fisso negli occhi, anche se non riusciva a vederglieli da sotto il manto.
    - Non lo immagini? - disse con voce accomodante la figura, muovendo un passo verso di lui. - Vengo qui da te, Cloud Strife, ora che la marea ha mutato il suo corso - proseguì, fiancheggiandolo. - Mesi sono passati, e sono accadute tante cose. Sei cambiato, in modi che nemmeno immagini. Gli ultimi avvenimenti di questi tempi hanno mutato profondamente molti aspetti del tuo essere -
    Si levò il cappuccio, rivelandosi. Cloud non ne fu sorpreso: adesso che riusciva a barcamenarsi in quell'onirico infinito, aveva riconosciuto la voce e il modo di parlare dell'uomo che aveva affrontato anni prima.
    - Allora è giunto il momento di vuotare il sacco - si impose Cloud ergendosi in tutta la sua considerevole altezza, faccia a faccia con il visitatore del suo cuore. Non c'era rabbia o arroganza nei suoi occhi: adesso, dopo mesi, voleva solo sapere perché era stato coinvolto in un simile piano.
    Voleva sapere perché la sua spada era andata distrutta sette anni prima.
    Sapere perché era stato fomentato nel tradimento, nonostante la voglia non gli mancasse.
    Aveva passato i mesi successivi alla sua morte a chiedersi se per caso l'avesse usato male, o se ci fosse stato altro dietro la sua improvvisa e insolita richiesta di essere ucciso. E adesso, dopo tutti i mesi passati a meditare e a rimproverarsi per il suo fallimento, aveva davanti a sé l'unica persona in grado di rispondere a quell'enigma, giacché costui ne era l'unico creatore.
    - E non solo - rispose l'uomo con un sorriso. Mosse una mano pallida, e al centro della piattaforma comparve una sottile arcata di pietra, che circondava una logora porta di legno bruno. Sulla sinistra, nel centro esatto, brillava una maniglia d'oro ricca di delicati intarsi. - Se sei qui, significa che sei pronto ad aprirla, Cloud. E sai cosa c'è oltre, dico bene? -
    Cloud strinse i pugni, osservando con preoccupazione l'arcata e la porta che ospitava. Sì, immaginava cosa ci fosse dietro. Quella porta logora e crepata era rimasta chiusa per dieci anni. Strinse lo sguardo, prendendo un profondo respiro. Guardò il suo ospite con aria decisa, senza venire meno al suo proposito precedente.
    - Va bene - disse rilassando la sua espressione, senza però smettere di guardarlo negli occhi.
    Inspirò ancora.
    Alzò gli occhi verso la volta buia sopra di sé, senza esitazione.
    - Allora, aprirò questa porta - disse con voce ferma e convinta.
    La luce che copriva la piattaforma si crepò tumultuosamente, ricoprendosi di spaccature, diventando sempre più fulgida e intensa: Cloud si voltò socchiudendo lo sguardo, abbacinato, sentendo poi un violento spostamento d'aria. Meravigliato, vide improvvisamente migliaia di piume, candide e bianche, sollevarsi in una turbinosa danza sfrenata, salendo in un vortice verso la superficie di quel mare buio che l'aveva cullato fino ad allora. Si perse per lunghi istanti in quello spettacolo: ogni piuma sembrava brillare come una stella, e quelle più lontane sembravano un'affollata costellazione che roteava verso il nulla. Ma quando riportò lo sguardo davanti a sé, vide che l'uomo era ancora lì, avvolto nel suo manto bianco, privo di ogni accessorio avesse collocato sul suo viso quand'era in vita.
    - Ma prima - disse il Custode del Caos, camminando a piedi nudi in mezzo alle ultime piume - voglio che tu mi dica tutto quanto. Voglio sapere -
    - Proprio tutto? - gli fece eco il visitatore, rigirando una piuma tra le dita.
    - Perché mi hai distrutto la spada sette anni fa, senza uccidermi - incalzò Cloud avanzando. - Perché hai lasciato che ti uccidessi a Saint Bevelle - lo straniero sorrise. - E perché, adesso, sei qui - concluse, fermandoglisi a pochi centimetri. - Ogni cosa, Pain -
     
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  14. _Holy
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    Avendolo letto in anteprima, posso accingermi ad emanare il mio verdetto.

    Okay, aspettando il giusto copyright sul viaggio onirico di Cloud (èAé), devo dire che lo hai descritto dannatamente bene, richiamando limpidamente il tuffo nel cuore già visto nei vari Kingdom Hearts.
    Però volevo una piattaforma tutta personalizzata per Cloud(o) çWç
    Vabbé, chi si accontenta gode (come disse Paperon de paperoni :sese:) e quindi: *orgasm*

    A-ehm... :pwn:

    La parte di Tidus è quella che mi è piaciuta di meno, sarà che preferisco gli eventi ai resoconti, e sarà che è stata comunque una fase piuttosto statica...
    Ma la scena d'azione che ha coinvolto Denzel e i nostro eroi è stata sublime... a tratti ho un po' fatto fatica a tenere il passo con l'azione, ma riuscivo ad immaginare perfettamente ogni evento :)
    E te l'ho già detto: Allen è diventato il personaggio che più odio! Non si toccano i bambini, nemmeno se posseduti da pedofili anemici con le croci in testa! Nemmeno! >.<
    Povero Denzel ç_ç
    Yazmat è animato da un senso di difesa molto intenso, sicuramente verrebbe pagato molto bene come guardia del corpo... ma anche qui, ho avuto qualche difficoltà a credere che potesse prendere a pugni un bambino...
    Tuttavia, sono curioso di sapere la reazione di Allen alla criptica frase di Neah. Immagino che la reazione più credibile sarà lo stupore e l'incredulità, unite ad una gran dose di scetticismo.
    U_U

    Arrivando al finale... evitando di dire che è tutto descritto benissimo...
    PAIN!?!?! O_o
    MA COME, COSA, DOVE, QUANDO!
    VOGLIO SAPERE!!! AFNAIFAGBJKKDAF!!!

    Sbrigati a postare il prossimo o niente gallette >.<


     
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    Partiamo dall'inizio. La parte di Tidus mi è piaciuta di meno, e sinceramente quel fricchettone del cazzo ce lo vedo poco in veste da Assassino :asd:
    Poi, avevo letto una parte del combattimento e avevo eaiculato, devo dire che a parte finita mi sono sporcato le mutande (scherzo). Fatto bene, veramente, hai descritto per bene ogni cosa.
    ALLEN DOVEVA UCCIDERE DENZEL MA IL NOAH E' COSI' FAIGOH CHE SAREBBE USCITO PRIMA DI MORIRE E SAREBBE ANDATO NEL CORPO DI ALLEN1!J2J22JI12JNM

    E SI CHE HO CAGATO MATTONI!
    PAIN!?!??! WTF OH MY GOD NOOBW H23J32K!!!!
    VOGLIO SAPERNE DI PIU'!
     
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