Il Ritorno dei Cuori - Myde's Awakening

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  1. misterious detective
     
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    scusa il ritardo, ma non è una novità che legga i commenti e mi dimentichi di rispondere :sese: grazie mille, cercherò di accontentare le richieste della mia cara fan u__u
    A breve il nono capitolo <3
     
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  2. misterious detective
     
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    Fortuna che avevo detto "a breve il prossimo capitolo", sono passati più di due mesi xD Ma come si suol dire, chi non muore si rivede e io sono finalmente tornato ^o^ spero possa ripagare l'attesa ;D
    Vi anticipo solo una cosa: Mizu è una figa *ç* (ringraziate Marsh che, con i suoi incitamenti a farla diventare una puttana, mi ha ispirato un cambio di immagine rispetto a come l'avevo programmata all'inizio, anche se non è diventata una donnina da strada u__u)

    Capitolo 9
    Qualcosa a cui appoggiarsi

    (Shakugan no Shana OST – Il se reunit au demon)
    Lentamente riaprì gli occhi. La luce, grigia e opaca, era estremamente tenue e le sagome intorno a lui erano indefinite.
    Fece per alzarsi a sedere, ma i muscoli erano pesanti e, quando provava a muoversi, tutto il corpo, come protestando, si ancorava maggiormente al letto. Si accorse in quello stesso istante di essere sdraiato su un comodo giaciglio, non sulla gelida pietra della piazza.
    Myde, con un mugolio lamentoso, portò una mano alla fronte. Sospirò pesantemente, pensando di dormire ancora qualche ora, quando improvvisamente sentì una maniglia scattare, seguita dal cigolio di una porta .Controvoglia, il giovane si convinse ad alzarsi a sedere, nonostante le suppliche del suo fisico. Si spinse con le braccia a sedere e, appoggiata la schiena al muro dietro di lui, voltò la testa verso la fonte del rumore, socchiudendo gli occhi con aria assonnata.
    -Ah, allora sei sveglio.-
    Il ragazzo impiegò alcuni secondi a inquadrare la figura femminile che, con voce indifferente, gli aveva dato il suo personale buongiorno. Spaventato, calciò via le coperte, evocando nella mano destra il suo Keyblade.
    Quello che era intorno a lui aveva perso importanza, riusciva solo a vedere l'assassina, a pochi passi da lui, che lo fissava negli occhi, mentre teneva fra le mani un oggetto insolito.
    “Un vassoio con del cibo?!” gridò nella sua testa, mentre un'espressione sconcertata faceva capolino sul suo volto.
    -Calmati...- lo invitò lei con voce tranquilla, seppur vagamente alterata. -Sei stanco, hai dormito per mezza giornata.-
    Il tono pacato della donna gli trasmise un lieve senso di sicurezza, ancora troppo evanescente però per permettergli di fidarsi della sconosciuta, dopo quello che gli aveva fatto. Abbassò la chiave, tenendola però stretta nella sua mano, circospetto. Si voltò quindi verso la finestra alle sue spalle: solo adesso notava che, dietro le nubi addensate nel cielo, il sole si stava andando pigramente a nascondere oltre l'occidente, dipingendo i cirri più vicini all'orizzonte di tenui sfumature rosate.
    -Ecco, faresti meglio a mangiare.- lo invitò lei, appoggiando i piatti su un comodino di legno colorato (l'interna camera, con vari giocattoli e pupazzi sparsi sul tappeto arancione, sembrava essere la stanza di un bambino). -Non preoccuparti, non è avvelenato.- aggiunse poi, con un sorriso abbozzato, vedendo il giovane fissare perplesso il cibo.
    Non era certo quello a preoccupare Myde, ma quelle parole, anziché rassicurarlo, servirono solo ad avere l'effetto contrario.
    Improvvisamente, quasi gli fosse balenato in mente in quello stesso momento il giovane esclamò:-Dov'è Mizu? E Haiiro?-
    -La ragazza vi sta aspettando di sotto. L'altro tuo amico sta ancora dormendo.- rispose, voltandosi e dirigendosi verso la porta.
    Myde fece per aprire bocca, aveva così tante domande da porle, ma quella, come se fosse stata capace di vedere alle sue spalle, lo bloccò. -Alt! È presto per le domande, anche perché sono io quella ad averne di più.-

    (Digimon Adventure 01 OST – Hirogaru Fuan)
    Aprì la porta cautamente, guardandosi intorno: non pareva esserci nessuno nelle vicinanze.
    Haiiro non riusciva a capire in che situazione fosse finito. Si era risvegliato nel largo letto matrimoniale di una villetta a schiera non meglio definita, ma né i suoi compagni, né la donna che li aveva braccati erano intorno a lui.
    Con passo felpato, mosse qualche passo lungo il corridoio, cercando di attutire il più possibile ogni suono sul pavimento piastrellato in ceramica. Dopo pochi metri, trovò davanti a lui una rampa di scale. Prudente, si chinò a gattoni, sporgendo la testa oltre di essa: sotto di lui Myde e Mizu erano seduti su un comodo divano di stoffa verde, estremamente composti e, davanti a loro, ferma con le gambe accavallate, la sconosciuta.
    Spaventato, si ritrasse di colpo, rialzandosi goffamente in piedi. Ci capiva ancora meno, ma era chiaro che doveva fare qualcosa.
    -Anche l'ultimo è dei nostri, finalmente.- commentò acida la donna, dal piano sottostante. Un fruscio di vestiti comunicò all'albino che anche i suoi amici si erano accorti di lui e lo cercavano con lo sguardo.
    Il ragazzo deglutì, appiattendosi ancora di più alla parete del corridoio alla quale si era appoggiato. Era un guaio, si erano accorti di lui. Non capiva niente di quello che gli succedeva intorno, e questo gli metteva ansia. Probabilmente non gli rimaneva che da scendere e unirsi a loro, ma forse era ancora in tempo per organizzare un piano.
    “Se solo riuscissi a ragionare...”
    -Ti decidi o no? Abbiamo già aspettato abbastanza.- lo richiamò alla realtà la voce scocciata della donna.
    Haiiro si sentì quasi mancare, era chiaro che non aveva alcuna scelta davanti a sé. Quello che sentì subito dopo fu un affrettato rumore di passi nella sua direzione, seguito da una voce più limpida e giovanile. -Puoi scendere, è tutto a posto.-
    Era Mizu a parlare. La sua voce giunse alle orecchie dell'altro secca, ma vibrante di un tremito di tensione. Il giovane decise però di fidarsi della sua parola, sperando che davvero non sarebbe successo niente.
    Sebbene si sentisse insicuro sui suoi piedi, scese le scale appoggiandosi al corrimano in legno chiaro, misurando ogni movimento. La compagna, vedendolo, accennò un sorriso, per poi dargli le spalle e tornare verso il divano, dove lui la seguì.
    -Ottimo. Detesto ripetermi, ora posso spiegare tutto una volta sola.- asserì la sconosciuta, incrociando le braccia al petto. I suoi occhi gelidi scrutarono nel profondo ognuno dei tre, soffermandosi in particolare su Myde, che si sentì perforato da quelle pozze dorate, capaci di metterlo a nudo e assoggettarne la volontà.
    -Dimmi, qual'è il tuo nome?- domandò atona, chiaramente rivolta al custode.
    Quello rimase spiazzato. Era una domanda semplice, quasi ovvia, e per questo tanto incredibile in quel frangente da convincere gli astanti di aver udito male.
    -Eh?- fece il ragazzo, confuso.
    -Ti ho chiesto come ti chiami, ebete...- lo redarguì lei, mormorando l'insulto tra i denti.
    -Myde...- rispose l'altro, ignorando il commento acido che nemmeno aveva sentito chiaramente.
    Il silenzio prese dominio su quella stanza. I giovani erano in trepidante attesa di una qualsiasi reazione da parte dell'assassina, la quale aveva chinato il capo, tenendo gli occhi socchiusi in un'espressione pensierosa.
    -Direi che non c'è più alcun dubbio.- affermò quella, alzandosi in piedi di colpo.
    I tre ebbero un fremito, mentre la videro avvicinarsi a rapidi passi, con aria minacciosa e a poco servì il tentativo del custode di coprirsi il viso con le braccia. La donna non ebbe difficoltà a scansare gli arti e, sollevandogli i capelli biondi, tenere bloccata la testa del ragazzino contro lo schienale del divano.
    -Myde!- esclamarono in coro i suoi compagni, spaventati. Haiiro cercò accanto a sé la sua Corona di Serpi, appoggiata poco prima a lato del mobile.
    Ignorando i due, quella continuò, con un sorriso soddisfatto e cinico sul volto. -Questi occhi...sono uguali a quelli di Demyx.- affermò.
    Il custode ebbe un sussulto. Quella frase significava inequivocabilmente che la donna conosceva il suo genitore. “Ma allora chi diamine è?”
    -E non solo quello...- continuò, mentre gli altri erano pietrificati dalla sorpresa. -Anche i lineamenti, l'espressione, il comportamento...non può essere un caso.- spingendo il ragazzo indietro, si allontanò di nuovo da lui, scrutandolo dall'alto, con le braccia conserte.
    -Demyx...è mio padre.- spiegò quello, agitato, sfiorandosi con il palmo la fronte. Si sentiva ancora fra le spire di un freddo glaciale, qualcosa che gli aveva comunicato quella misteriosa persona che, con noncuranza, cominciò a ridacchiare tra sé.
    -Tuo padre dici? Ma guarda...questa è bella, davvero bella.- fece, scuotendo la testa. Era strano; almeno un decennio era passato da quando aveva cominciato a distruggere, senza preoccuparsi di altro, ma non aveva mai tenuto il conto esatto dei giorni. Non ricordava, in tutto quel tempo, di provare qualcosa di così simile a un fremito, una soffusa eccitazione che le scuoteva appena le membra.
    Gli occhi ambrati della donna luccicarono, ardenti come tizzoni. -È curioso come il passato si diverta a tornare a galla certe volte. Mi chiamo Jurxeat, molto piacere.-

    (Shakugan no Shana OST - Comprehension)
    Un'imposta continuava a cigolare, da qualche parte nella casa, mentre dalla stanza accanto proveniva una corrente fredda che raggelava il sangue dei presenti. Nessuno di loro, però, pareva farci caso.
    Erano muti, l'uno davanti all'altro, da alcuni minuti, impegnati a riflettere su ciò che avevano scoperto, dopo aver preso coraggio ed essersi raccontati vicendevolmente le loro storie.
    Myde alzò lo sguardo, spiando la bionda: a guardarla, persa nei suoi pensieri, non riusciva a credere che potesse essere davvero stata una nemica di suo padre, la servitrice più fedele del Nessuno che, ormai sedici anni prima, aveva messo a rischio il destino di tutti i mondi. Solo quando quella si accorgeva di essere fissata, e incrociava i suoi occhi con quelli del custode, quest'ultimo avvertiva una scarica elettrica attraversargli il corpo, un timore reverenziale proveniente da quella donna.
    Il silenzio fu rotto da dei mugolii soffocati. Gli astanti si voltarono verso Mizu che, tormentandosi le mani, sembrava cercare la forza per prendere parola.
    -Che c'è?- le chiese Jurxeat lapidaria, stendendosi di più sullo schienale del divano.
    -Tu...sei una Nessuno, quindi?-
    La guerriera chinò il capo, evitando commenti acidi di ogni sorta sulla lentezza di comprendonio della ragazza, che non aveva la minima voglia di fare. -Esatto.- rispose, ripetendo le esatte parole pronunciate poco prima. -Quando mi sono tolta la vita, l'oscurità che si annidava dentro il mio cuore è esplosa, fagocitandomi, per così dire. Per questo ho dato vita ad un Heartless e sono divenuta una Nessuno, seppur in modo poco convenzionale...-
    La donna notò con sorpresa come Mizu, per qualche ragione che non riusciva a cogliere, aveva serrato i pugni, senza curarsi di stropicciare i propri abiti.
    -Però...io non capisco.- continuò quella, con un misto di rabbia, paura e imbarazzo. -Perché hai fatto tutto questo?!-
    Jurxeat rimase in silenzio. Fissò una finestra dal vetro appannato poco lontano che dava sulla piazza deserta, ma che anche da lì si vedeva essere tinta di sangue ormai secco. La donna non era sorpresa, immaginava che, presto o tardi, quella fatidica domanda sarebbe arrivata. Non che avesse nulla di cui vergognarsi o pentirsi, d'altronde non lo poteva fare, senza un cuore. Aveva intrapreso le sue scelte nel pieno della lucidità, non si sarebbe curata del giudizio degli altri, che fosse ritenuta nel torto o meno.
    -Anche da prima di unirmi ad Exarg...per la precisione fin da bambina, possedevo una forza disumana. Ero allontanata, additata per questo. Sono cresciuta, le mie abilità si sono rafforzate e lui mi ha allevato per trasformarmi in una guerriera invincibile e spietata, al suo servizio. Non intendo certo dire di esserne felice, né mi vanto del mio passato, ma uccidere è l'unica cosa che ho imparato nella vita. Per questo motivo se ho bisogno di qualcosa io me la prendo e uccido chiunque osi mettersi in mezzo-
    -È un ragionamento privo di senso!- sbraitò la ragazza maledetta, scattando in piedi. Il suo volto era in fiamme, a stento conteneva la sua rabbia, che si esprimeva in un forte tremore di ogni suo muscolo.
    -Tutt'ora che ne ho la forza, qual è il problema?- ribadì l'altra, rimanendo dov'era, come se la figura della giovane non la intimidisse per nulla. -Ti ricordo che i vostri doveri morali per me non hanno alcun significato.-
    Mizu era su tutte le furie. Come poteva quella donna permettersi di parlare con tanto disprezzo e noncuranza della vita umana, come se tutto esistesse in sua funzione. Quella però, senza il benché minimo segno di rimorso per le sue parole dure, si alzò in piedi, cominciando a camminare senza volgere lo sguardo a nessuno dei presenti e, con voce tanto bassa da essere a fatica udibile, li informò:-Vado a farmi un tè.-
    Sbattendo la porta dietro di sé, Jurxeat sparì alla vista dei ragazzi. Nessuno ebbe il coraggio di cercarla con gli occhi. Solo Mizu, voltandosi verso la cucina, provò un groppo alla gola, una nuova sensazione che si faceva largo attraverso la rabbia, causata dalla noncuranza della donna per il prossimo. Solo ora se ne rendeva conto, ma la Nessuno le trasmetteva una strana sensazione di tristezza.

    (Digimon Adventures 01 OST - Yuugure)
    Il bollitore fischiava fastidioso, mentre l'acqua al suo interno ribolliva, producendo un suono simile al borbottio di un vecchio bisbetico.
    Jurxeat era seduta al contrario, con il mento appoggiato allo schienale. Aveva perso la voglia di alzarsi e tutto quello che riusciva a fare era fissare il marchingegno sul fuoco, dal quale continuava ad uscire un filo di vapore bollente.
    Non capiva cosa fosse successo. C'era qualcosa di diverso in lei, lo avvertiva, ma né sapeva definire con esattezza di cosa si trattasse, né tanto meno aveva una vaga idea delle cause. Sapeva solo che, dall'arrivo di Myde, le si era attaccata addosso una strana melancolia, innaturale per lei.
    Rimase lì immobile per un paio di minuti, quando udì un cigolio, indubbiamente la porta che si apriva, seguito dai passi di una persona. Jurxeat non si voltò a guardare chi fosse, era troppo presa dalle fiamme bluastre e placide del fornello.
    -Scusa, posso parlarti un momento?-
    La Nessuno individuò facilmente la voce insicura che le si era rivolta come quella di Mizu, La ragazza le stava venendo incontro, ma per il momento non destava nella guerriera il minimo interesse.
    -Lo stai già facendo, mi pare.- rispose atona alla domanda precedente.
    Mizu non capì se la donna fosse scocciata dalla sua intrusione o se fosse il suo normale modo di fare, offendere in quel modo chi le chiedeva udienza. Riuscì solo a rimanere in silenzio, imbarazzata, guardandosi i piedi e ascoltando il suo stesso respiro ritmico.
    Jurxeat la guardò con la coda degli occhi, senza però fare un movimento; si chiedeva quanto intendesse rimanere lì immobile come una statua, anche se in realtà la cosa non la sfiorava minimamente, essendo lei del tutto indifferente alla presenza di quella ragazza/soprammobile.
    -Ecco...so che forse non sono la persona più indicata, ma volevo parlarti...di quello che ci hai raccontato...-
    -Ah!- esclamò la bionda, interrompendo il discorso sommesso della ragazza. Facendo perno su un piede, girò la sedia e si mise di fronte alla giovane. Guardandola negli occhi per la prima volta, con aria di scherno:-Sentiamo, quali prediche vuole fare una mocciosa a ME?- sottolineò l'ultima parola, evidenziando l'enorme divario che le separava.
    Mizu deglutì, indietreggiando con una mano appoggiata al petto. Di colpo avvertì l'altra lontanissima, irraggiungibile da lei, assoggettata e zittita con una manciata di parole.
    -Tu non sei l'unica ad avere dei problemi!- gridò la giovane, con una voce rotta che ne tradiva il flusso di emozioni.
    L'assassina cambiò finalmente espressione, apparendo quasi sorpresa. Non capiva da dove arrivasse una simile affermazione, né tanto meno cosa fosse saltato in testa a quella pulce petulante. Tornò subito cupa, quando vide le prime lacrime solcare le guance arrossate dell'interlocutrice. “Che bambina”
    -Sei una Nessuno, e allora? Non puoi usarla come scusa!- continuò lei, moderando meglio il suo tono di voce, ma senza nascondere totalmente il suo disappunto. -Non era stato abbastanza il male che hai fatto in vita? Non hai più sentimenti, ma sei ancora in grado di capire cosa è giusto e sbagliato!-
    Le parole non erano più sottomesse alla sua volontà. Una dopo l'altra, fluivano dalla sua bocca spontaneamente, come per loro desiderio, rivelando ciò che era custodito dentro il cuore della ragazza.
    Jurxeat rimase basita. L'aveva presa per una poppante, capace solo di esaltare valori morali da bigotti, senza saper argomentare al di fuori di quei limiti imposti dall'ignoranza. Invece la persona che aveva di fronte si dimostrava, ogni secondo di più, una persona totalmente diversa, tanto che, incapace di ribattere alle sue parole, la bionda chinò il capo, come un bambino dispiaciuto di una marachella.
    Non si scambiarono più alcuna parola per un po' di tempo. La guerriera continuava a fissare lo spazio scuro tra le piastrelle del pavimento, cercando di ignorare lo sguardo severo di Mizu, in piedi davanti a lei. Stava fuggendo e lo sapeva bene.
    Quando il rumore del bollitore, di fianco alle due, diventò insopportabile e l'acqua al suo interno aveva ormai finito di bollire, trasformandosi totalmente in vapore, le due scattarono contemporaneamente verso il fornello. Jurxeat fu la prima a girare la manopola e a spegnere il gas. Quindi, rapide come si erano mosse, tornarono, in silenzio, dov'erano prima.
    L'imbarazzo (proveniente per lo più da Mizu) e l'indifferenza si erano fatti ancora più gravosi su di loro.
    Mizu però era stanca. Non aveva alcun dovere nei confronti di una fallita.
    -Io non sono una santa e non sono venuta a dispensare misericordia.- asserì seria la castana, voltandosi verso l'uscita. -Se non apri gli occhi da sola, non abbiamo più niente da dirci. E grazie per l'ospitalità.- Sopprimendo un tono ironico, uscì dalla stanza, chiudendo la porta dietro di sé.

    (Digimon Adventures 01 OST – Yami Kara no Mezamase ~ Myotismon's Theme)
    Jurxeat rimase da sola. Tutto era finalmente silente, ma c'era una confusione pazzesca dentro di lei. Mille voci urlanti che le straziavano l'anima. Era qualcosa di simile al senso di colpa, reso insopportabile dal fatto che non ne soffriva veramente. Era come un fischio nelle sue orecchie che non voleva acquietarsi.
    -Fanculo.- imprecò tra le labbra, appoggiando un gomito sul tavolo e appoggiando, sopra la mano, la testa.
    -Perché?- disse, un po' rassegnata, accennando un sorriso malinconico. Avrebbe voluto sfogarsi, piangere a dirotto, ma non avrebbe mai versato una lacrima, in tutta l'eternità.
    La cucina si illuminò di una tenue luce biancastra. Le sagome degli oggetti si fecero indistinte per un istante, mentre la donna fu obbligata a proteggersi gli occhi con una mano. Nell'aria apparì, quale fonte di quello spettacolo, un globo splendente di purezza, dai contorni indistinguibili a causa delle tiepide, placide e bianche fiamme che lo avvolgevano.
    Jurxeat si alzò in piedi, sospettando cosa stesse succedendo. Lo splendore si fece ancor più abbacinante, quasi doloroso, quindi, in un battito di ciglia, preceduto da un suono acuto e limpido apparve un uomo, avvolto in una tunica candida, che metteva in risalto la fascia rossa che la fermava, passando sopra la sua spalla sinistra, per poi scendere e attraversargli la vita. Ad occhio e croce, sembrava alto non più di cinque o sei centimetri dell'assassina.
    Con un rapido gesto della mano, come per liberarsi di un peso, l'uomo gettò all'indietro il cappuccio, rivelando il suo volto con un sospiro: i lineamenti erano adulti e maturi, ma non doveva avere più di trent'anni. I capelli castano acceso erano pettinati all'indietro con del gel, lunghi fino alla nuca. I suoi lineamenti erano dolci e semplici. Era di una bellezza radiosa.
    -Oh, questa volta è venuto a farmi visita un vero pezzo grosso.- commentò ironica la donna, accentuando con un fischio la sua falsa sorpresa. -È raro vedere voialtri muovervi tramite varchi oscuri. Che novità è questa?-
    L'uomo rispose con un sorriso, ridacchiando tranquillo. -Vi prego, non confondete i nostri mezzi con quelli rozzi dell'oscurità.- la pregò, affabile. -Posso, vero?- aggiunse poi, appoggiando le mani sullo schienale di una sedia dall'altro lato del tavolo, mettendosi quindi su di essa dopo aver ricevuto un cenno di assenso. -State bene?-
    -Pessima domanda da fare a un Nessuno.- rispose quella, rimanendo a fissare gli occhi smeraldini dell'uomo.
    -Anche questo è vero, dovete scusarmi.- ammise, stiracchiandosi un momento.
    -Allora, cosa sei venuto a fare?- lo incalzò la donna.
    L'altro sembrò confuso inizialmente ma, dopo poco, la sua espressione si fece più seria. Allungò una mano verso la donna, mostrando da sotto le maniche la sua mano grande e ferma. -Sono qui per avere la vostra risposta definitiva, che mi auguro sia positiva.-
    Jurxeat fissò con sguardo perso quell'arto tanto invitante, teso verso di lei. Allungò la mano. Stava per mettersi di nuovo sotto qualcun altro, avrebbe di nuovo distrutto l'ordine dell'universo. Eppure lo sapeva: anche se avesse eliminato ogni essere vivente dell'universo, per quanto sangue potesse versare non avrebbe mai riempito il vuoto dentro di lei.
    -Spiacente.- disse laconica. Non appena le sue dita toccarono quelle dell'uomo, con un gesto le spinse verso il basso, sancendo ufficialmente la sua decisione.
    -Capisco...- rispose quello, lievemente dispiaciuto. -Non sta a me giudicare se la vostra scelta sia giusta o meno, però...state anche rinunciando alla possibilità di riavere un cuore, lo sapete questo?-
    Jurxeat tentennò un momento; il suo interlocutore aveva fatto leva sul suo punto debole. Deglutì e, rassegnata, rispose:-Lo so, ma...no, non posso. Voglio combattere solo per quello che reputo giusto.-
    L'uomo portò una mano al mento, grattandoselo con aria pensierosa. -Questo è strano, Ian mi aveva riferito tutt'altro.- commentò, riferendosi implicitamente al massacro che, pochi giorni prima, era stato perpetrato dalla bionda, l'ultima di una lunga serie.
    Nessuno parlò per diversi secondi. Jurxeat non sembrava intenzionata a dare una spiegazione al suo comportamento.
    -Cambiamo argomento, allora...- incalzò lui, con un sorriso compiaciuto. -So che avete ospiti qui con voi, posso sapere chi sono?-
    La donna non rispose. Era rimasta con le braccia incrociate e lo sguardo fiero fisso sull'altra persona, per nulla intimorita. Sapeva che negare era inutile: l'uomo era già al corrente di tutto, senza dubbio anche dell'identità dei suoi protetti.
    -Sapete, un gruppo di ragazzini è sulle nostre tracce...o meglio, su quelle di Ian, ma questi sono dettagli inutili...comunque sia, sono nemici pericolosi, potrebbe essere anche necessario sbarazzarsene. Chissà che non siano loro!-
    La bionda strinse i pugni, fino a far sbiancare le nocche. Il fatto in sé la lasciava indifferente, essendo incapace di odiare a pelle una persona, ma l'aura che emanava quella persona non le piaceva. Era simile a quella di un predatore acquattato tra le frasche, pronto a scoprire gli artigli.
    -Non pensateci nemmeno, è una scelta stupida.- aggiunse, mentre si allontanava verso la porta che dava al salotto, facendo trasalire per un momento la guerriera. -Il vostro posto non è con loro,voi siete diversa-
    Con leggerezza, l'uomo chiuse dietro di sé la porta. Jurxeat scattò in piedi: correndo rapida verso l'uscio, lo spalancò di colpo, rischiando di sradicare i cardini: senza alcun suono, invisibile, era svanito nel nulla, forse tornatosene nel luogo da dov'era venuto. La donna si lasciò cadere pesantemente contro il muro, facendosi quasi male alla spalla. Non c'era nulla di falso, in quel momento la aveva intravista davvero: la paura.

    (Digimon Adventures 02 OST – Ie ni Kaerou ~ Target Instrumental Version)
    Myde e Haiiro scattarono in piedi, interrompendo le loro discussioni puerili, quando videro Mizu avvicinarsi, a grandi passi, sbattendo la porta della cucina con aria irritata.
    -Cosa è successo? Qualcosa non va?- chiese Haiiro, confuso dal comportamento dell'amica.
    Quella, ignorando volutamente le domande dell'albino, aveva continuato la sua marcia verso la sua camera, salendo le scale due gradini alla volta. -Preparatevi, ce ne andiamo.- aveva solo aggiunto, lapidaria.
    I due si guardarono attoniti. Avrebbero voluto chiedere cosa fosse successo dentro l'altra stanza, ma era pericoloso stuzzicare la rabbia di una ragazza già adirata in quel modo. La seguirono in silenzio, raggiungendo velocemente le loro camere.
    Mizu sbatté anche quella porta dietro di sé, rimanendo in piedi qualche secondo a respirare profondamente, tentando di rilassarsi. Se c'era una cosa che odiava era avere a che fare con degli ipocriti. Con che coraggio Jurxeat faceva tanto la vittima, quando possedeva la forza per essere chiunque avesse voluto.
    “Basta, se continuo a pensarci, mi arrabbio ancora di più.” si disse, sospirando. In realtà non aveva molto da preparare, era partita con ben poca roba; probabilmente anche i suoi amici avevano capito che quella era una mera scusa per potersene stare tranquilla qualche minuto.
    -Mi sento così stupida...- mormorò, scuotendo lentamente il capo con aria malinconica. Non andava in giro a redimere povere anime per soddisfare il proprio ego, semplicemente non sopportava certi comportamenti e non riusciva a sentirsi bene con se stessa finché non aveva spiattellato ogni cosa al diretto interessato. Si era fatta così tanti nemici da piccola, a causa di questo suo carattere schietto e critico.
    La giovane controllò di avere ancora con sé le poche cose con cui era partita: un paio di medicine per l'influenza, il portafoglio con i documenti, il burro-cacao...
    -Direi che così è tutto a posto!- commentò soddisfatta. Prima di dirigersi alla porta, diede un ultimo sguardo alla città: il cielo si stava schiarendo, ma anche sotto la luce del sole quelle strade, desolate e spettrali, comunicavano la stessa sensazione di paura.
    Scrollò le spalle. Non erano problemi che la riguardavano o, per lo meno, voleva convincersi che fosse così. Con un ultimo momento di titubanza, aprì la porta: nel corridoio già la aspettavano i suoi due compagni, con aria persa. Era evidente che, anche per loro, quella non dovesse essere stata una bella esperienza.
    I due si destarono dai loro pensieri non appena Mizu li raggiunse, lentamente. Nessuno di loro aprì bocca, preferivano rimanere in silenzio e far finta di niente. La ragazza andò in testa al gruppo e imboccò le scale per il pian terreno. Ebbe quasi un sobbalzo, quando vide la sua strada bloccata da una persona, appoggiata con la schiena contro il muro, con le braccia incrociate e il capo abbassato, ma la bocca piegata in un sorriso imperscrutabile.
    -Ce ne avete messo di tempo...non sapete che non va bene far aspettare una signorina?-
    La donna, stiracchiandosi, si mise dritta in piedi, appoggiando una mano al fianco con aria canzonatoria. I tre giovani avevano un'aria inebetita nel guardarla, come se non capissero da dove fosse sbucata: a nessuno, infatti, era sfuggita la grossa arma, avvolta in un lungo tessuto bianco e appesa al corpo, fissata dietro la schiena.
    -Ma...ma cosa signi...- balbettò Mizu, realmente confusa.
    -Andiamo, non abbiamo tempo per delle chiacchiere.- la interruppe Jurxeat con un gesto della mano. -Eravate sulle tracce di quel tipo...Ian, avevate detto...a quest'ora chissà che fine avrà fatto ma, se davvero ha fatto sosta in uno dei mondi vicini, potremmo ancora trovare qualche informazione.-
    Il viso della ragazza si illuminò di gioia: la guerriera aveva fatto la sua scelta. -Significa che...- domandò ancora, trepidante.
    -Sono dei vostri.-
     
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  3. Guri
     
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    E dopo una lunga pausa, un pezzo da vera paura.
    Dico sul serio.
    Piccolo ma corposo, fondente , saporito e gustoso come la cioccolata che si scioglie in bocca.
    Non ci sono battaglie, ma una narrativa approfondita e una crescita personale dei personaggi, in questo caso Mizu, mi ha veramente stupito.
    Capitolo veramente tenace e forte, ricco e attraente, pur nella sua semplicitò del pezzo.
    Per ora non ho altro da dire, lo sai che commentero' sempre , anche se con qualche giorno di ritardo , e che aspettero' sempre i tuoi fantastici elaborati, anche se ci mettessi dei secoli XD
    Per ora penso di aver detto tutto .
    La parola al prossimo lettore.
    Io vado a letto notte
     
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62 replies since 17/7/2010, 18:28   1302 views
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