Babilonia 2

Sequel

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    Ma Dei Artificiali? L'avete abbandonato senza avermi detto nulla? No, perché mi può anche andare bene abbandonarla, ma almeno un avviso..
     
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  2. _Holy
     
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    Sì, lo abbiamo abbandonato siccome l'unico nostro lettore non ci seguiva abitualmente, e riprendendo in mano la mia fiction ho perso interesse per quella lì...

    Ma a me pareva di averti mandato un pm :uhm:

    se no scusami *.*
     
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  3. _Holy
     
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    Giusto perché non so che fare, elenco qui i vari personaggi e i loro rispettivi temi musicali.

    N.B= le canzoni non devono per forza rispecchiare il carattere del personaggio nel loro testo, semplicemente per il loro ritmo o sensazioni che suscitano (in me, almeno)
    Coris - This Is How I Disappear
    Cruor Coris - Tears Don't Fall
    Ambrus - Hero Of The Day
    Cavaliere Biondo - It's My Life
    Cinerio - Clean (di questa è preferibile snobbare le immagini giusto per farsi una veduta migliore del tema)
    Omma - Bring Me To Life
    Lithos - From The Inside

    Per gli altri personaggi non ne conosco di calzanti :uhm:



     
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  4. _Holy
     
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    IV: Casus degli Inferi, Schiere, Sogno
    Lì, bellissimo ed intoccabile, in caduta libera come una stella dalla traiettoria verticale...
    Rimasto da solo a combattere i demoni per consentire al resto della sua armata di riorganizzarsi altrove, egli soltanto avrebbe avuto il coraggio di compiere una scelta di tal imponenza, solo lui, che era illuminato dall'eroismo che ardeva gli eroi del passato: Achille... Eracle... Perseo...
    Era pronto a combattere!

    Il primo nemico che si parò di fronte al Cavaliere Biondo fu un demone munito di corna e muso da lupo, il resto era un corpo muscoloso dalla vita scheletrica, ma costui cadde a seguito di un fendente piazzato all'altezza della testa, mossa che riuscì a mietere in due il mostro dal cranio al cuore, ammazzandolo.
    L'attacco venne eseguito con la solita innata maestria, ma non c'era tempo per autocompiacersi, siccome tutt'attorno stavano altri felloni pronti ad uccidere.
    Armato di spirito combattivo, oltre che di una affilata lama, gridò - Io son uno dei Cavalieri Bianchi al servizio dell'altissimo Nibirou! Niun demonio potrà mai nuocermi più del dovuto! - Detto questo, partì all'attacco verso la prima fila di demoni, tutti di diversa forma e consistenza, accomunati dalla presenza di parti umane ed animali nelle loro effigi, erano in quattro ed in prima fila a far da barriera alla ben più grande quantità dietro di loro.
    Un primo colpo, e cadde il più esterno a destra, un secondo colpo e caddero gli altri tre, poi il Biondo indietreggiò, scuotendo la lama per liberarla del sangue che la macchiava.
    Pronto e audace, si mise in posizione attendendo l'arrivo del resto dei demoni, senza curarsi di due elementi: i mostri dotati di ali e i vermi che fuoriuscirono dal corpo del lupo cornuto, che giaceva morto alle sue spalle continuando ad espellere vermi bianchi in grande quantità.
    Forse si era putrefatto alla veloità della luce, ma allora come giustificare la voracità che armava quei piccoli fili bianchi, in direzione delle caviglie del Cavaliere Biondo?
    Che fare, se non calpestarli favorendone l'immediata morte? Ebbene lo fece, li calpestò a gruppi di dieci o più, ma notando che continuavano ad arrivarne di nuovi e affamati, scelse di ritirarsi in una posizione più favorevole.
    Aprendo le sue ali bianche e inondando di luce i presenti, fu pronto a spiccare il volo, ma uno dei suoi nemici lo brancò per un piede, e dando poi violenti strattoni, fece perdere all'angelo le sue capacità di volo, con conseguita caduta sul suolo in pietra.
    Inizialmente provò a muoversi, siccome doveva prepararsi a respingere i vermi ed i demoni che avanzavano per dilaniarlo, ma subito notò un particolare svavoerevole che lo destinò agli sfortunati eventi: le sue ali si erano spezzate a causa del brusco impatto con il terreno, e di conseguenza non riuscivano a spiccare il volo, e nemmeno a ritirarsi nelle sue carni.
    Cominciò a farsi forza per riposizionarsi, senza badare al dolore che i movimenti gli procuravano, e doveva fare in fretta poiché loro erano vicini abbastanza da poter cominciare ad infierire.
    Rinnegò gli insetti che si inerpicavano su per la sua gamba a velocità dimezzata e si occupò dei demoni in arrivo, tutti famelici e provvisti di lunghi artigli e zanne affilate.
    In testa al gruppo ce n'era uno piuttosto alto, di un nero infinito, molto longilineo e dalle zampe di capra; ciò che però faceva più paura di quell'essere erano i suoi occhi rossi, di cui uno nettamente più grosso dell'altro.
    Al centro di questi occhi vi erano delle pupille piccolissime, dello stesso colore del corpo: nere. E lui sorrideva mostrando un'aria buffa ma inquietante allo stesso tempo.
    Biondo ebbe quindi l'istinto di colpirlo, ma non potè farlo a causa della consistenza di quell'essere, fatto di liquame, e colpire qualunque punto del suo corpo era come colpire una colonna d'acqua, solo più densa.
    Venne scaraventato via da un colpo proveniente dal demone in questione, che modellò il braccio affinché potesse divenire una sottospecie di frusta floscia e tagliente, Biondo coprì una discreta distanza, che come punto di fine aveva un agglomerato di assi e detriti appartenuti ad una fu casa.
    Dovette riprendersi, e alla svelta; i demoni di prima non erano troppo lontani e ci avrebbero messo poco per rimettergli le mani addosso, ma prima quel cavaliere doveva liberarsi dei vermi che erano rimasti appiccicati lungo il suo fianco, pronti ancora una volta a raggiungere la pelle del viso.
    Fecero la fine che meritarono quando Biondo utilizzò una delle sue capacità per rendere incandescente l'armatura all'esterno, scivolarono poi giù dal suo corpo, carbonizzati, e si dissolsero ancora una volta come un sogno...
    Nient'altro da fare se non fuggire all'avanzata del nemico.
    Si infilò nei vicoli adiacenti senza incontrare nessuna ostilità, se non il dolore che gli procurava l'attrito delle ali addosso alle pareti, troppo grandi per quel vicolo stretto e deserto di elementi particolari, eccetto finestrelle basse degli scantinati o assi di legno poggiate ai muri.
    Correndo a perdifiato si ritrovò nuovamente all'aperto, in una piazza di città presentante un pozzo rudimentale alla destra di un'entrata che non potè non venir notata, e a causa della sua lavorazione strutturale doveva trattarsi di un edificio molto importante.
    Per il resto vi erano solo case e botteghe prive d'interesse particolare, sfuggite maggiormente alla distruzione rispetto ad alcune loro sorelle.
    Il Cavaliere si avviò verso il portone d'ingresso a quella grossa struttura, che recava una scritta poco sopra l'entrata: "Nido del sapere ed eredità dei vissuti", parole all'apparenza abbastanza enigmatiche ma piene di verità stando a descrivere un posto come quello, una biblioteca.
    Si chiuse dentro richiudendo il forte portone d'ingresso, che con un tonfo e con un rumor metallico testimoniò la sua chiusura, ma la prudenza non fu abbastanza, così il Cavaliere trascinò una delle scrivanie interne dinnanzi all'entrata, costruendo una barricata di fortuna.
    Potè infine starsene spensierato a contemplare la muraglia di libri che invadeva tutta la zona di sinistra, lasciando la zona di destra dedicata alla loro lettura grazie alla presenza di mobili comodi.
    Quei manoscritti si trovavano in uno stato di usura molto evidente, gli eretici dovevano essere dei grandi amanti della lettura, o forse era stato il troppo tempo di immacolata stazione ad averli rovinati così tanto? C'era parecchia polvere e nella stanza pareva balenare una foschia gemella dell'incenso.
    Libri di astronomia, scienza, romanzi filosofici e di avventura, resoconti di tragici avvenimenti passati, registri medici contenenti le più gravi malattie mai scoperte, nonché elenchi di pazienti con indole violenta, animata da chissà quale pazzo parassita mentale.
    Non lo sapevano degli spiriti irosi, li credevano dei pazzi...
    - Quanti libri... Quanta sapienza avevano questi "selvaggi" tra le mani... E noi serenini che li reputavamo privi d'intelligenza o di morale! Quanti errori, quanti errori che abbiamo commesso noi bianchi! -
    Passò la mano di metallo sul dorso di tutti quei libri, scorrendoli come fossero aste di una ringhiera e manifestando l'aria di un romantico intellettuale, poi giunse a toccarne uno molto interessante, intitolato "Sopravvivere all'Orrore" .
    Lo sfilò dallo scaffale e ci diede una soffiata, togliendo la polvere, e non curante di tutto il caos che si stava accumulando attorno alla biblioteca, si mise a sfogiarlo fino ad una nota finale molto evidente, scritta a caratteri più grandi e di diverso stile.

    "Ciò che è riportato qui dentro è solo una piccola parte di tutto ciò che ho visto, sentito dire, o immaginato. Il resto è là fuori, nel mondo, nelle periferie delle grosse città dove i bambini vengono alla luce solo per ottenere la loro manciata di orrore quotidiano, ma anche nelle reggie, dove si complotta per possedere la pagnotta più grande quando c'è gente nel regno che muore di fame.
    Andate in giro per il mondo e vedete cosa La Madre Terra è diventata: un guazzabuglio di inferociti figli di cagna che si spolpano tra di loro talvolta in senso figurato, e talvolta nel vero senso della parola, solo per poi riversare l'odio sul resto della società, sui bambini e sulle donne, e sentirsi potenti giudici.
    E ora smentirò i vari ideali cavallereschi, che ci incitano a rispettare la vita e a vedere i malvagi come dei deboli; la verità è che i veri deboli siamo noi! Noi che ci ancoriamo al bene e ci facciamo troppi scrupoli ad uccidere e ad ammazzare... Noi siamo i deboli e loro sono i forti, perché padroneggiano l'orrore e ne diventano parte integrante, alimentando un fuoco di collera che arde incendiando tutto quanto.
    Non si può sopravvivere all'orrore, si può solo diventarne parte per poi abbracciare un nuovo significato di vita!"


    Firmato da un autore sconosciuto che si faceva chiamare "Illuminato".
    Era così brutto il mondo? Questo "orrore" che dilaniava i pascoli era davvero così intenso da alterare la visione del bene e del male? Oppure erano solo farneticazioni di un pazzo dittatore desideroso di dare un significato ai suoi metodi maligni?
    Quante domande inutili, era tempo di combattere e non di leggere, Biondo se ne rese subito conto quando un demone volante interruppe la traiettoria di un raggio di sole che penetrava nella biblioteca, così rimise il libro a posto e pensò ad una sola cosa: le sue ali.
    Ingrombranti e inutilizzabili, andavano levate!
    Mano sull'ala destra, favorendone l'apertura quasi totale, e lama alla radice di essa; non rimase altro da fare che tagliare... Ma era troppo difficile, e il dolore sarebbe stato troppo intenso.
    Ma poi pensò ai demoni, e alla fretta, e si mise coraggio!
    Tagliò come un taglialegna muove la sua sega per tranciare un tronco d'albero, si insidiò nella carne andando sempre più a fondo con la lama, emettendo sangue a fiotti e urlando di dolore.
    Ad ogni suo urlo corrispondevano dei grugniti e delle risate al di fuori della biblioteca, tutti versi prodotti dai demoni.
    Ultimo strattone all'ala, e si staccò dal resto del corpo. Fu poi stessa procedura per quella di sinistra, che provocò meno dolore in quanto meno sensibile.
    Il Cavaliere Biondo sarebbe rimasto impresso nella mitologia come "L'angelo che si tagliò le ali pesanti per mettersi nei panni di un soldato di fanteria"...
    Generò ancora una volta quell'incandescenza che scacciò i vermi, e la usò per fermare l'emorragia, per poi darsi copiosamente a dei sospiri, per dare sfogo in qualche modo del bruciare di quelle ferite, più scottanti delle fuoco e della rabbia.
    E poi, quella barricata rudimentale messa su per prendere tempo, saltò in aria con grande impatto, innalzando polvere e pezzi di legno appuntiti, così Biondo dovette fare copertura di uno scaffale di libri lì accanto.
    Quando la polvere si placò, un solo nemico varcò la soglia della biblioteca, un demone che il cavaliere non aveva modo di vedere dal suo riparo di fortuna, ma il suo respiro lo sentiva... Eccome!
    Come una fuga d'aria gelida che spira in una fessura, quel suo alito strideva note acute e soffocate di libera interpretazione, del tipo "So che sei qui, angelo, sappi che ora ti ammazzerò!"
    Ed in quel momento, che poté fare il cavaliere se non rimanere in attesa?
    Il cacciatore e la preda, due ruoli ben distinti, ma chi era l'uno e chi era l'altro?
    Biondo avrebbe atteso un momento propizio per saltare addosso al nemico sconosciuto, e quel nemico si stava comportando come un predatore sulle tracce della selvaggina.
    Entrambi ricoprivano i due ruoli nello stesso tempo, ma solo uno ne sarebbe uscito trionfatore.
    Cominciò a balenare un pensiero nella mente di Biondo: quel mostro appena entrato doveva valere più di dieci normali demoni, altrimenti come spiegare l'assenza di altri avversari?
    Il piccolo lasso di tempo che impiegò a formulare quell'idea fu succifiente per distrarlo dal nemico, facendoselo ritrovare accanto e pronto ad ammazzare!
    Era orribile: era scarno dalla testa ai piedi, eccetto un rigonfiamento sull'addome, quasi portasse in grembo un neonato, e gli spuntoni che fuoriuscivano dai palmi delle sue mani dovevano essere le sue armi.
    Ma un altro particolare colpì il cavaliere: l'assenza di occhi in quel viso straziante, rugoso come quello di un centenario; forse non riusciva a vedere... E questo particolare avrebbe inciso positivamente sull'intera vicenda.
    Andò in cerca della sua spada, senza togliere gli occhi di dosso al demone, così poco distante da poterne odorare l'alito, e quando andò a toccare il manico della sua fida arma, deglutì, per poi scagliare un fendente alla gola di quell'essere.
    Purtroppo per lui, il colpo non indusse morte, ma dallo squarcio apertosi fuoriuscirono una miriade di vespe grigie, dal pungiglione aguzzo come punte di lancia.
    Che fare in quell'attimo se non arrendersi alla morte? No... Lui non si arrese, e scivolò via da quella posizione critica, ritrovandosi in piedi con la spada fremente di sangue demoniaco.
    - Fatti sotto, avanti! - Ansimò come una belva, e ripetè con maggior rabbia - Avanti!! -
    Gli insetti continuarono ad uscire, andandosene a zonzo per la stanza e formando un'intricata quantità, che interruppe il campo visivo del cavaliere; poi un verso simile ad un rantolo, e degli spuntoni acuminati fuoriuscirono da quella nube di vespe, perforando l'armatura del cavaliere all'altezza della spalla. Fortunatamente rimase pressoché illeso grazie al metallo bianco che lo ricopriva.
    Era quel mostro! Usufruendo delle sue alleate stava orchestrando i suoi attacchi verso Biondo.
    - Vedo che non ho altra scelta! - Queste parole annunciarono un suo sortilegio potentissimo, che diradò quella foschia vivente con un'onda di incandescente vento, gli insetti caddero a terra sotto forma di cenere, dissolvendosi immancabilmente.
    Scomparve anche il mostro magro, ma il prezzo per quella tecnica fu un dispendio incredibile di energie fisiche; non era più in grado di difendersi, nemmeno da uno scoiattolo.
    Camminò lentamente verso l'uscita della biblioteca, trascinandosi dietro la spada in maniere svogliata... Là fuori lo attendevano orde di demoni inferociti, ma ciò che si scorgeva da quella soglia elegante era solo la luce paradisiaca che solo il sole sprigionava. Una luce calda e confortevole che ridava il buon umore,e il benessere spirituale.
    Al Cavaliere Biondo non importava più di cosa sarebbe accaduto al di fuori di quell'edificio... Era stanco e rassegnato, ma anche pronto ad un ultima fatica.
    Un passo dopo l'altro, senza fretta e con l'eleganza cinica dei reduci di guerra, varcò l'entrata divenendo parte di quella luce, saziandosi di essa, ma rigettandola quando si affievolò lentamente, mostrando le orde di demoni di vario tipo, tutti disposti attorno all'entrata e arrabbiati, famelici... Persino sui tetti e a graffiare il cielo sereno.
    Sorrise, il cavaliere, prima di incastonare l'arma nel pavimento di pietra e cercare l'effige del suo vero nemico: Cruor Coris.
    Lo trovò con lo sguardo, ancora in cima al palazzo reale a godersi la splendida veduta, e l'imminente banchetto dei suoi seguaci.
    Era una pazzia, ma tanto valeva tentare...
    Il cavaliere si riempì i polmoni, e gridò con tutta la sua forza al Diavolo - Io e te, Signore del Male! Siamo entrambi grandi guerrieri, perciò mettiamo in palio le nostre vite combattendo l'uno contro l'altro! Vieni giù e combatti!! -
    Fu proprio come il cavaliere volle: Cruor Coris spalancò le braccia e si gettò dal tetto del palazzo, planando placidamente verso il cerchio formato dai demoni tutti attorno al cavaliere; eseguì quella planata con un'eleganza angelica, così imponente da rimpicciolire chiunque.
    I suoi seguaci infernali lo salutarono inchinandosi, nell'esatto momento in cui toccò i piedi per terra, ne erano intimoriti e si vedeva oltre il loro mostruoso aspetto.
    Soli, come architettato.
    - Tu sei pazzo a sfidarmi, non lo sai c'io sono immortale? - Esclamò Coris, gesticolando con il braccio sinistro.
    Inizialmente il cavaliere non rispose, doveva prima mettersi in posizione di duello imbraccciando l'arma e attivando i sensi, poi parlò - Se proprio dovrò morire, allora voglio morire ammazzato da qualcuno di importante, e non da un demone qualsiasi! -
    - Tu mi lusinghi... Davvero sono così importante? -
    - Preparati a combattere! -
    - Questo si può evitare, lo sai? -
    - Combatti!! - Stava per sferrare il primo colpo, ma Coris lo fermò avanzando il braccio.
    Lord Cruor disse poi - Ti offro una chance, cavaliere! Scegli di combattere e morirai, scegli di sottometterti... E diverrai mio braccio destro con la possibilità di vivere eternamente! -
    Una simile scelta richiedeva tempo, tempo che Biondo non aveva... Tempo che dovette accellerare per rivalutare i suoi ideali e la sua fede in Nibirou, l'uomo che lo aveva eletto cavaliere proprio per tenerlo lontano dalla faccia oscura dell'universo: L'Inferno.
    Un simile uomo, così nobile e protettivo nei confronti della Terra, non andava tradito, e difatti non fu così.
    - No! Non sarò mai uno dei tuoi! - Tornò a pensare al combattimento
    - Le cose stanno così? E allora muori! -
    Lord Cruor non si mosse nemmeno, eppure il colpo che aveva meditato giunse al cavaliere: uno scossone alle sue ginocchia che gli impedì di rimanere stabile per qualche secondo, fin troppo per uno come Coris, e difatti giunse un secondo colpo, solo fisico, con i guanti artigliati.
    Anche quell'attacco non infierì gravemente, tutto grazie alla difesa del cavaliere, ma la pressione esercitata da Coris sulla sua lama pesava come una montagna, così non ebbe altro da fare che scansarsi velocemente, proiettando la pressione di Coris verso il pavimento, sgretolato subito dopo.
    Quell'istante in cui il giovane demonio teneva bassa la guardia, favorì un attacco in salto da parte di Biondo, che aveva riposto gran parte delle sue energie in quel colpo diretto verso la testa del nemico.
    Non ebbe fondamento neppure quell'attacco a causa di uno spostamento velocissimo di Cruor, così veloce da far impallidire la luce.
    Era il cavaliere quello in svantaggio in quel momento, siccome Coris si avvicinò alla stessa velocità precedente abbozzando un'artigliata con il braccio sinistro, ma era solo una finta dedita a distrarre Biondo.
    Vi fu così un rapido scambio di colpi tra i due, entrambi con la stessa forza che operava in un leone adirato, entrambi con la stessa efficacia e parità di condizioni, e al termine ebbe la meglio la stanchezza, in tutti e due i contendenti ancora uniti dal bacio delle loro armi.
    Per sottrarsi ad eventuali attacchi a sorpesa, il biondo cavaliere indietreggiò con un balzo, e tornò a recuperar fiato.
    Fu ancora il tempo per i discorsi, che annoiavano i demoni presenti.
    Il primo a parlare fu Coris, che aveva la situazione a portata di mano - Sai una cosa? Combatti proprio come un mio vecchio amico... Per caso eri dell'Alta Croce? -
    - Cosa?! - Non capì.
    - Ti ho chiesto... Sei hai fatto parte dell'Alta Croce!! - Alzò il tono.
    - No... Non io! -
    Il lato adirato di Coris stava tornando a mietere la sua coscienza - E allora perché combatti come "lui" ?!? Perché?!? -
    - "Lui" chi?! -
    - LUI! Ambrus Riviera... LUI! -


    Lui... Cruor Coris...
    ... Cadde in seguito ad una stoccata del cavaliere biondo, una stoccata dritta al cuore...
    Stava morendo, e per davvero! E con lui stavano morendo persino i demoni attorno, dilaniati all'improvviso da un fuoco ardente nei loro animi impuri.
    Il cavaliere estrasse la spada dal suo torace bucato, e la passò con velocità all'altezza del collo, decapitando il Signore del Male, la cui testa prima di toccar terra e venir sciolta in un lago di sangue, pronunciò alcune parole:
    "Questa è la fine che avrei dovuto fare... Molto tempo fa!"

    SPOILER (click to view)
    Come avrete notato, il capitolo è piuttosto corto e incentrato solo su una vicenda, per lo più non possiede molti eventi.
    Spero comunque vi piaccia anche per il finale U_U




    EDIT: I temi musicali calzano? o.o
     
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  5. Nyxenhaal89
     
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    Sì, i temi musicali non sono male :3
    Ma andiamo al capitolo.
    Strano modo di scrivere, aulico e arcaicizzante, in alcuni tratti forse potevi evitarlo, ma ci sta bene.
    Hai scritto "succifiente" XDDD
    Molto intenso ed emozionante il capitolo, con un finale del tutto inaspettato!
    A questo punto mi viene da chiedermi chi sia Biondo ( :asd: ), per combattere come Ambrus pur non essendo Ambrus.
    Che sia una proiezione di Ambrus? O del "lato buono" di Coris?
    O magari è qualcun altro, che ne so, il panettiere di Ambrus? Tante domande...

    EDIT: Non per fare il puntiglioso Nemesis, credevo che Holy ti avesse avvisato che avevamo temporaneamente (almeno nel mio caso) abbandonato Dèi artificiali. Ho altre due fanfiction e l'università a cui pensare, quindi non sapevo proprio come giostrarla.
    Se poi Holy vuole abbandonarla definitivamente, non lo so...
     
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  6. _Holy
     
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    CITAZIONE (Nyxenhaal89 @ 8/10/2010, 14:45)
    Sì, i temi musicali non sono male :3
    Ma andiamo al capitolo.
    Strano modo di scrivere, aulico e arcaicizzante, in alcuni tratti forse potevi evitarlo, ma ci sta bene.
    Hai scritto "succifiente" XDDD
    Molto intenso ed emozionante il capitolo, con un finale del tutto inaspettato!
    A questo punto mi viene da chiedermi chi sia Biondo ( :asd: ), per combattere come Ambrus pur non essendo Ambrus.
    Che sia una proiezione di Ambrus? O del "lato buono" di Coris?
    O magari è qualcun altro, che ne so, il panettiere di Ambrus? Tante domande...

    EDIT: Non per fare il puntiglioso Nemesis, credevo che Holy ti avesse avvisato che avevamo temporaneamente (almeno nel mio caso) abbandonato Dèi artificiali. Ho altre due fanfiction e l'università a cui pensare, quindi non sapevo proprio come giostrarla.
    Se poi Holy vuole abbandonarla definitivamente, non lo so...

    Ops, ho sbagliato con succifiente! LOLLL XD

    Dèi Artificiali è abbandonata definitivamente, e cercherò di riciclare quell'idea in un altra fiction a due mani (le mie)
    Anche se ora ho altri progetti in mente.
     
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    Coris è morto? Naaah, sarà un illusione, qualcosa.. e quel Biondo chi diamine è? Lithos? Nah, è un infame! Ambrus? Possibile.. ma non è, l'hai detto tu stesso! O ci stai fregando?
    Un robot?
    Un pasticciere?
    Un gelataio?

    Boh!
     
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    Cavolo, scusami se non ho commentato.
    Bellissimo capitolo, un finale alquanto strano e contorto.
    Il personaggio non potrà mica essere una fusione di Lithos e Ambrus? :orrid:
    Scherzi a parte, scusami ancora se non ho commentato prima.
     
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  9. _Holy
     
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    Fa niente ^^
    Sgancia un cospicuo compenso e ti perdono :ahguru:
     
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    CITAZIONE (_Holy @ 15/10/2010, 17:36)
    Fa niente ^^
    Sgancia un cospicuo compenso e ti perdono :ahguru:

    Di che tipo? :omgsaw:
     
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  11. _Holy
     
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    La risposta non è quella emoticon, sia chiaro :addit:

    E se il pagamento non è in natura, è in contanti U_U (disse il professore)
     
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    CITAZIONE (_Holy @ 15/10/2010, 17:58)
    La risposta non è quella emoticon, sia chiaro :addit:

    E se il pagamento non è in natura, è in contanti U_U (disse il professore)

    Ehi, incominci a preoccuparmi :pwn:

    Se ti do 10 centesimi vaBBene? :flower:
     
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  13. _Holy
     
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    V: Il ritorno del mostro
    Quando Adolf venne chiamato dalle guardie cittadine per investigare sull'accaduto, mai si sarebbe immaginato di trovare un simil macello...
    Escludendo il sangue imbrattante quasi tutto l'arredamento modesto di quella stanza, vi erano anche brandelli di carne e ossa che formavano una poltiglia inguardabile e nauseabonda, proprio come dei rimasugli di uno spuntino per cani, uno spuntino a base di organi umani.
    Già una volta aveva avuto modo di contemplare un simile spettacolo di ripugnante sadismo, a Grifonia, quando conubbe Narçil, e allora si trattava del Giullare con le sue tecniche oscure.
    Aveva dunque colpito ancora, quel bastardo figlio dell'inconscio?
    Sarebbe stato impossibile definire chi fosse la vittima, lo sarebbe stato se non fosse per il luogo in cui l'omicidio si era svolto, e in più mancava un parroco dalla cappella di Santo Iggo, mancava Inamod!
    - E così ci ritroviamo a combattere... Maledetto! - Adolf pronunciò queste parole mordendosi le dita, rabbioso come mai ebbe modo di essere.
    Vi erano due guardie, una grassa ed una magra, ques'ultima interpellò l'investigatore incaricato di far luce sull'omicidio - Conosce l'assassino? -
    - Certo che sì! Chi mai potrebbe uccidere in questo modo se non il Giullare? -
    La guardia grassa, intimorita - Quel mostro?! -
    - Sì, quel mostro... E ora avrei una richiesta da farvi! -
    - Sentiamo! - Esclamò il magro.
    - Vorrei che spostaste quell'ammasso di carne, e andiate alla ricerca di un oggetto indefinito! -
    - Quanto indefinito? -
    - Voi cercate, e avrò conferma dei miei sospetti! -
    Senza ribrezzo alcuno, i due uomini cominciarono a scostare i cumuli di carne con l'ausilio delle loro spade, e dopo aver scavato a lungo trovarono ciò che Adolf sperava di trovare.
    - Ma è una... Una carta! -
    Adolf li corresse - Una carta da gioco molto rara, appartenente al secolo arcano, raffigura un giullare! -
    - Oh mio Dio! Quindi è stato proprio quel mostro! -
    - Incredibile, nevvero? Proprio il giorno dopo che il mio assistente è entrato a far parte della mia "famiglia"... -
    - Come? Che ha detto? - Non aveva prestato abbastanza attenzione, nessuno dei due l'aveva prestata a causa dell'analisi accurata dell'oggetto ritrovato.
    Adolf scosse la testa e si rifiutò di ripetere, poi si fece consegnare la carta e la mise in una valigetta piuttosto piccola, adatta al recupero di elementi chiave nelle indagini.
    - Perfetto! Ora vorrei salutarvi, carissimi! - Se ne andò dalla porta da cui erano entrati, lasciando le due guardie con un pugno di mosche.
    Non c'era più niente da fare, o da analizzare, ma L'Ordine Cittadino scelse di mantenere quel luogo esattamente com'era, con tanto dei resti del cadavere in modo da poterci tornare in un futuro, per rianalizzare meglio il tutto.
    Adolf tornò a casa passando per le vie secondarie, come per imitare quei tenebrosi assassini a cui aveva sempre dato la caccia.
    La porta d'ingresso era chiusa, ma non a chiave, e quando la spalancò carpì il perché.
    Narçil se ne stava seduto sulla stessa sedia dell'ultima volta, a flirtare con la dolce Angelica, i due avrebbero continuato così a parlottare se non fosse stato per il colpo di bastone che Adolf diede dul pavimento di legno, risvegliando le attenzioni di Narçil, piuttosto nervoso.
    - Vedo che avete avuto modo di conoscervi meglio! -
    - Salve, signore! - Esclamarono i due, in sincronia.
    - Basta con le stupidaggini, mettetevi qualcosa di pesante, andiamo a farci un giro! -
    Angelica si informò - Dove vuole andare, signore? -
    - Niente domande! -
    In poco tempo, entrambi furono coperti da abiti pesanti, ma solo Narçil possedeva i più belli.
    Uscirono, e Adolf ebbe modo di serrare la porta dando tre giri di chiavi.
    - E ora seguitemi! E vedete di non scivolare sulle lastre di ghiaccio! -
    Il trio si mosse, con Adolf e Narçil a parlare a debita distanza. Vi erano diverse aiuole sulla via, e ognuna di esse era imbiancata dalla neve.
    Angelica, testarda, volle intromettersi nella discussione dei due uomini, ma appena ella tentava di allungare l'orecchio, ecco Adolf a intimargli di proseguire sulla loro stessa linea, solo a distanza.
    I due tornarono quindi a discutere. Cominciò Adolf.
    - Come sto cercando di dirle, sono appena tornato da un'inchiesta piuttosto scottante, un qualcosa che penso potrebbe riaprire il mio lavoro! -
    Narçil - Dove stiamo andando? -
    - Non cambi discorso! Lo sa che cosa ho trovato durante l'ispezione? -
    - No, che ha trovato? -
    - Niente che assomigliasse ad un uomo, di sicuro! -
    - Si spieghi meglio, per favore! -
    - Narçil, c'è stato un omicidio! -
    Gli occhi del biondo nobile si accesero, fose di gioia, forse di timore, poi volle chiarire un sospetto - E' stato... Lui? -
    - "Lui" ?! Chi ?! -
    - Lui, il Giullare! -
    - Abbassi la voce, imbecille! La gente di Nazareth non lo vuole sentir nominare! Sono sicuro che le le avrebbero appioppato un'ammenda solo per averlo pronunciato, quel nome! -
    Arrossì - Mi scusi. -
    - La smetta, e risponda invece alla mia domanda... - Prese fiato, sospirando e mettendo un occhio su Angelica - Mi dica, mi sa spiegare il perché questo omicidio sia avvenuto il giorno dopo la sua assunzione? -
    Narçil cominciò ad innervosirsi, al contrario di Adolf, sempre pacato.
    - Ma, signore... Non starà sospettando di me?! -
    - Sissignore, ho i miei metodi, e sono capace di leggere l'emozione altrui solo dai suoi stati d'animo! Mi dica, è stato lei? -
    Pareva sudare, il nobiluomo, anche se faceva freddo. Cominciò ad emettere del fiato pesante e a muovere le sopracciglia in un fastidioso tic. E poi, rispose alla domanda dopo aver mandato giù un bel po' di saliva.
    - No, non sono stato io! -
    Il suo stato d'animo, però, lo voleva tradire.
    Adolf esclamò - Diamine, ora però mi rendete la vita difficile... Non capisco se siete nervoso per il fatto che sia riuscito eventualmente a smascherarvi, o per il semplice fatto che questi miei sospetti vi hanno messo paura. -
    - La prego, non dica nulla alle guardie! -
    - Quindi è stato lei, Narçil?! Ha ucciso quell'uomo affinché il nostro lavoro incominciasse? -
    La situazione calda attirò nuovamente Angelica verso i due.
    Narçil ansimò notevolmente, tradendosi ancor di più - No, non sono stato io, ma se le venisse in mente di dire tutto alle guardie... Non so che potrebbero fare, anche se sono innocente! -
    - Io non denuncio nessuno, almeno non di fronte a simili prove esigue! -
    - Dunque... Che vuol fare? -
    Adolf si fermò, e con lui si fermò il resto del trio.
    - Se ne vada, signor Narçil. Non ho la certezza che lei sia il Giullare, ma i miei sospetti bastano e avanzano per innalzare un muro attorno ad Angelica! Non voglio che vi vediate più, e non voglio vedere lei! -
    - No, per favore! -
    - Se ne vada immediatamente! -
    Narçil non potè fare nulla, se non dare una veloce occhiata alla ragazza che ancora non aveva conosciuto a fondo. Poi corse via, sulla neve fredda, piangendo tra sé e sé.


    Intanto, alla cappella di Santo Iggo, luogo del delitto orrorifico...
    - Vai via, non puoi entrare! -
    Le parole provenivano dalla guardia incaricata di sorvegliare la stanza con i resti della vittima, ed erano rivolte a Daria.
    - Signore, mi lasci passare! Non trovo Padre Inamod e ho paura che gli sia successo qualcosa! -
    - Sei dura di comprendonio? Il tuo amato parroco potrebbe essere qui dentro, ma mi è stato incaricato ugualmente di non aprire questa porta. Non è roba da bambini! -
    - No! Non sono una bambina! Ho quattordici anni e so' leggere e scrivere! -
    - Vattene, non farmelo ripetere! -
    - No! - Urlò.
    - Ascolta, quello che c'è qui dentro non ti piacerà affatto, potrebbe turbarti per il resto della tua vita! Non entrare! -
    Il litigio andò ad alimentarsi, e Daria ad un certo punto non potè fare altro che arrendersi e andarsene. Attraversò i corridoi con vetrate che davano sulle vie cittadine, così grigie e così tristi, fino ad arrivare alla libreria della cappella. Dentro vi trovò Omma, e poco lontano da lui, la sua spada.
    - Ehi, ciao! - Esclamò Daria al "piratino" assorto, che come al solito rispose mugugnando.
    Daria notò che Omma stava leggendo qualcosa, inginocchiato sul pavimento in pietra, così si avvicinò e gli tolse il libro dalle mani. Vide che era un manoscritto su Cinerio e sui fondamenti della religione, distrutti dalla verità che pochi conoscevano a fondo.
    Era aperto sulla pagina "la stella rossa del presagio".
    - Questa... Che cos'è, Metartios? - Disse, andandosi a posizionare con le spalle alla finestra.
    Omma si riprese il libro dalle mani della ragazzina, furioso, poi lo ripose nel suo scaffale.
    - Insomma, io sono stanca! Vuoi deciderti a parlare per una buona volta? Inamod sembra sparito! -
    - Spa... Sparito?! -
    - Sì, e una delle guardie cittadine pare nascondere qualcosa! -
    Per fortuna, Omma era rivolto verso la grossa finestra della libreria, altrimenti non avrebbe notato ciò che vi era all'esterno. I suoi occhi rossi, la sua effige stravagante.
    Come non ebbe mai urlato, Omma urlò - Daria, via!! -
    Si gettò addosso alla ragazza, levandola dalla traiettoria dello sconosciuto, che si era intanto gettato all'interno della stanza armato di coltelli. Quando l'azione frenetica giunse al termine, i due ragazzini poterono vedere chiaramente chi era entrato. Era il Giullare!
    Lui, quell'assassino, guardò in faccia ai ragazzini con i suoi occhi rossi e dipinti sulla maschera violacea. Poi si rialzò da terra.
    - Anime giovani e piene di vita, il vostro futuro è consumato da questo mondo atroce, da Lucifero! -
    - Chi diavolo sei? - Urlò la ragazzina, tendando di far più rumore possibile.
    - Sono un'anima abbandonata al caos, che da decadi vaga di corpo in corpo. Io corrompo, io uccido, io faccio rinascere... -
    Come un fulmine, giunse dalla porta la guardia di prima, attirata nella libreria dal rumore caotico.
    - Che accade? Chi è costui?! - Disse.
    Daria lo implorò di fornire aiuto, e lui mise immediatamente la mano sul pomolo della spada. Fu l'unica cosa che potè fare, prima di venir tranciato in tre parti differenti da qualche tecnica oscura, forse da dei fili affilati e invisibili.
    Daria, in preda al panico, urlò aggrappandosi ad un fermo ma toccato Omma.
    - I miei sensi mi hanno ingannato... il potere che bramo non viene da questo posto! - Esclamò il Giullare, e poi guardò verso la finestra rotta - Lui è qui, in questa città, da qualche parte! -
    Si preparò, e con lo stesso scatto fulmineo con cui sfondò la finestra, si ritirò sul tetto della cappella passando da essa. Omma prese in mano la situazione, era pronto a fare di quel suo impeto un'arma mortale, unito alla spada che si portava sempre appresso. Affferrò la sua arma e lo raggiunse issandosi su per il tetto dalla finestra aperta, sotto gli occhi di una Daria oppressa.
    Erano soli, Omma ed Il Giullare, entrambi in primo piano con la città a fare da sfondo.
    Il Giullare non stava guardando Omma, ma si era reso conto della sua presenza; stava mirando alle vie cittadine con il suo occhio da falco.
    - Lui è qui! - Ripeté poi.
    Omma estrasse la spada dal fodero, la stessa spada che uccise tanto tempo fa il suo migliore amico, usarla sarebbe stato un peccato nei confronti di Metartios, ma non era tempo di pensare alla morale, ma a combattere.
    - Fatti sotto! - Incitò Omma, con un viso provato dalla rabbia.
    Non aveva motivo di odiare Il Giullare, ma sentiva che doveva fare qualcosa, doveva elevarsi da quel suo status di rammollito figlio della confusione.
    Il suo nemico, dopo un rimuginare silenzioso, scelse la via del combattimento, e posò il suo sguardo dipinto su Omma.
    - Morirai, bambino! -
    Tra le dita del Giullare fecero la loro comparsa dei pugnali decisamente appuntiti, ognuno per ogni spazio tra le dita delle mani. Aveva intenzione di usarli come artigli, e così fece. In meno di un secondo fu dinnanzi ad Omma, e facendo uso della sua arma attaccò, sibilando i suoi artigli accanto al viso del ragazzino.
    Aveva lacerato il cordino che teneva alzata la benda... Omma era con entrambi gli occhi scoperti, ed il suo occhio precedentemente coperto era di un colore strano, un colore che vibrava, un colore rosso.
    - E questo che sarebbe? - Chiese il Giullare, prima di scattare in posizione iniziale con un balzo all'indietro - Il tuo vero spirito è dunque segregato in quel tuo occhio? - Aggiunse poi.
    Omma non si sentì in sé, stava cadendo tra le grinfie acuminate di chissà quale irosa stregoneria. Preso da quella furia risvegliatasi, si lanciò contro il nemico e con una spazzata lo tolse da quella posizione, facendolo retrocedere, vide poi che si era posizionato al bordo del tetto, indi volle buttarlo giù.
    Prese una leggera rincorsa, prima di affondare la lama addosso al Giullare, la lama lacerò la veste bianca del nemico, ed entrò in profondità fino a bucare la schiena.
    - Ancora... una... volta? - La sua voce si fece più definita quando ripeté questa frase - Ancora... una... volta... Omma? -
    Omma spalancò gli occhi - ... cosa? -
    Il Giullare portò le mani alla lama che lo stava straziando, scacciando quelle esili del ragazzino, ed estrasse la spada dal suo torace favorendo una fuoriuscita di sangue eccelsa; accompagnò il gesto con un urlo accentuato.
    Mentre le sue mani toccavano la lama lavorata di quello spadone, riconubbe qualcosa in quei ghirigori scalpellati su di essa, riconubbe che erano molto simili a quelli di...
    - ... Ambrus! - Disse il Giullare, stringendo la lama di quell'oggetto.
    Omma era ora disarmato, impaurito, e senza vie di scampo da quel mostro mascherato, che pareva guardarlo con i suoi occhi dipinti. Nel frattanto, l'occhio del bambino si era spento di quel rosso pulsante, tornando a non vedere.
    L'assassino svanì dalla sua posizione, ma in un lampo fu alle spalle di Omma, con confidenza gli sussurrò all'orecchio - Ti uccido... -




    Grottesche statue di esseri deformi a sorreggere il soffitto polveroso e oscuro della stanza di Cruor Coris, costui giaceva sul suo letto rosso sangue a contemplare il vuoto che la sua camera aveva da offrire, un vuoto giustificato dall'assenza di elementi particolari, eccetto quelle statue orripilanti.
    Il signore del male si destò dalle lenzuola sanguigne, avvolgendosele attorno come per ripararsi da un freddo inesistente. Mosse alcuni passi verso la finestra di fronte al suo letto, una finestra dal valico rotondo e senza vetrate, che dava su una landa di paura: Corpi impalati e membra lacerate si estendevano oltre all'orizzonte, oltre all'immaginazione, corpi ormai consumati dagli anni; quel panorama conferiva a Lord Cruor la tempra necessaria per sopravvivere alla confusione nella sua testa, che da una parte favoriva i ricordi di Coris, dall'altra quelli di Lucifero.
    - Un sogno... era solo un sogno! - Si disse più volte, massaggiandosi il cranio con l'uso delle sue dita affilate - Non sono ancora morto! -
    Lanciò un secondo sguardo su quel panorama di dolore, e tra i corpi lasciati a marcire ne riconubbe uno, ancora vivo. Più tardi si diresse nell'esatto punto in cui il moribondo uomo stazionava, accasciato ai corpi putrefatti di altri.
    Era il biondo cavaliere alato, le cui lacerazioni sulle parti alte della schiena si stavano infettando a causa di quella sua condizione penosa, era stanco e abbattuto, senza più speranze... l'esito della battaglia fu differente da ciò che sognò Coris: i demoni avevano vinto a Pecuniae, ed erano pronti a mietere altrove.
    Si calò dalla balconata adesa alla finestra, usufruendo delle sue capacità occulte che gli garantivano il volo, e avanzando a piedi ignudi verso il corpo di Biondo, si sentì ardere dal desiderio di conoscerne le verità: era troppo simile ad Ambrus... al defunto Ambrus...
    Gli si avvicinò e notò che era assopito, lo risvegliò con un calcio non troppo poderoso alla costola, e appena Biondo aprì gli occhi, agì come se a quella penosa situazione fosse abituato da anni.
    - Questa è la Valle della Paura! - Fece Coris - In questo luogo sconfinato stazionano i corpi ormai distrutti dei miei più grandi nemici! Qui vi è la mia dimora! -
    Biondo sorrise in faccia alla paura che dentro lo tormentava, e sorrise anche a Coris.
    - Sorridi pure... presto metterò fine anche a te! -
    Brancò Biondo per la folta chioma ormai imbruttita, avvicinandoselo a sé.
    - Così come devi essere morto una volta, ti ucciderò ancora! Tu come me sei un fantasma materiale che calpesta la Terra e consegue il suo scopo... devi proteggere qualcuno, tu e i tuoi compagni angeli, mentre io son qui per distruggere il mondo! -
    - Sei un'anima a metà! I tuoi sentimenti collidono tra loro, e non trovano un equilibrio... lo sento... - Disse pigramente, e Cruor mollò la presa sui suoi capelli, lasciandolo impattare contro altri corpi.
    - ... tu... chi stai proteggendo? - Chiese Coris.
    - Pensi che lo dirò a te? -
    - Tu mi conosci... in qualche modo mi conosci! -
    - Non capisco. -
    - Chi ti ha insegnato a combattere? -
    Biondo tacque, e Coris ripeté con irosità senza però ottenere i risultati sperati.
    - Non sono affari tuoi, demonio! -
    - Anche tu eri un crociato... senza ombra di dubbio tu ne facevi parte! - Esclamò con la solita rabbia pulsante nel suo cuore.
    - Che cosa otterrai da questo discorso? Che io fossi stato un crociato o meno, non cambierà nulla... io perirò in questa Valle della Paura sotto atroci torture, e poi mi risveglierò affinché la pena possa ripetersi, e così via... qualunque cosa io dica non cambierò il risvolto degli eventi! -
    - Nemmeno rimanere qui a soffrire lo farà! - Placò l'ira, e prese posizione sedendosi su un cumulo di corpi accatastati - Sai... a volte io ripenso alla mia vita precedente... a te non... non capita? -
    - Cosa? -
    - Penso a quando ero felice... a quando ero... no... non sono mai stato feice! Io ho sempre sofferto! -
    - Proprio come disse Nibirou... la tua anima sta cedendo! -
    Cruor alzò la mano, studiandone ogni sua linea, poi sorrise con la stessa ingenuità del fanciullo che un tempo era.
    - Forse... avrei bisogno di un amico! -
    Il silenzio tra i due, e uno strano vento proveniente da chissà dove, a trasportare maleodoranti profumi di morte.
    - Non cederò a queste menzogne! Tu sei il male! -
    - No... io sono solo un inquisitore del grande Cinerio! -
    - Ci... Cinerio? Il fratello di Nibirou? -
    - Anche il fratello di Lucifero, e del quarto angelo ignoto! Io agisco per ciò che lui ha scelto per me! Lui vuole che il mondo perisca, e ha evitato più volte che la mia anima venisse distrutta dall'imparità di forze, in passato... egli è Il Giudice ed il carnefice, ed io sono illuminato dalla sua ottica delle cose: Il mondo come l'errore che realmente è! Gli uomini come esseri incompleti e privi di significato... una macchia sull'esistenza ultraterrena dedicata agli angeli del Paradiso! E noi come fattori che donano ad ogni evento una specifica conseguenza all'anima... siamo diventati nient'altro che un contorno all'esistenza umana, non siamo più al centro dell'universo, non ci troviamo più negli Champ Eliseé come quattro fratelli in perenne amicizia... abbiamo giocato a donare l'esistenza, e ora ne ripaghiamo le conseguenze! L'uomo è stolto ed incline a ripetere i propri errori, e seppur pochi eletti possano garantirsi il Paradiso, la maggior parte degli uomini si merita solo L'Inferno e la dannazione eterna! Io punisco quei cani come ciò che sono: spazzatura! Ed ora che mi sto apprestando a marciare sul resto del mondo, avrò bisogno di cibo fresco per me e per i miei demoni... quegli umani che albergano nell'Inferno scompariranno per sempre, divorati dai demoni! -
    Cruor si mise in piedi su quell'ammasso di corpi, guardando all'orizzonte pregno di pali portanti teste.
    - Questi uomini hanno distrutto me, Nibirou, Cinerio... e quel quarto nostro amico amante dell'ignoto... ci hanno messo su un piedistallo e sono divenuti il centro dell'esistenza! - Lasciò cascare in maniera sensuale le proprie coperte rosse, avvolte ancora attorno a lui come un mantello.
    Biondo abbassò lo sguardo mirando alle sue gambe pregne di graffi.
    Coris disse - Le Terre Eretiche sono ormai devastate... non vi è più alcun uomo in quelle lande! Domani partirò con il mio esercito alla volta di Serenissima e i territori adiacenti e sconosciuti... e anche qui estenderò la mia mano di sterminio! -
    Scese dalla catasta di cadaveri - Ma prima... - Aggiunse, muovendo il braccio sinistro verso Biondo, il cui cominciò lentamente ad avvertire un impedimento fisico ben maggiore di quello a cui era soggiogato, e ben presto si accorse che Coris stava compiendo qualche genere di stregoneria verso di lui, poiché le gambe prima forti e muscolose divennero magre e rugose, stesso discorso per il resto del corpo: deteriorato e scarno come quello di un anziano in fin di vita.
    Il cavaliere biondo, dai capelli ormai resi fili incolori, provò a dire qualcosa, ma dalla sua gola uscì solo un verso molto simile ad un rantolo.
    - Fino a quando non ti deciderai a parlarmi di te, patirai in queste condizioni! - Ritirò il braccio e voltò le spalle al suo nemico, poiché era tempo di partire per Serenissima.

    SPOILER (click to view)
    Spero vi piaccia. Non l'ho corretto né riletto.
     
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  14. Nyxenhaal89
     
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    BBlonia è tornata! :mki:

    Letto tutto d'un fiato, bellissimo capitolo...
    Adolf sembra un incrocio tra Zenigata e l'ispettore che dà la caccia a Belfagor XD
    Ricca di tensione la scena nella chiesa, spero vivamente che Omma non muoia... çWç
    Non ho capito bene il monologo di Coris, ma gli darò una rilettura.
    Che altro dire, sono felicissimo che sia tornato a scriverla, c'è giusto qualche errore di distrazione ma per il resto va tutto bene.
    Attendo con ansia il prossimo, ma fai con calma! ^^
     
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  15. _Holy
     
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    CITAZIONE (Nyxenhaal89 @ 16/11/2010, 13:39) 
    BBlonia è tornata! :mki:

    Letto tutto d'un fiato, bellissimo capitolo...
    Adolf sembra un incrocio tra Zenigata e l'ispettore che dà la caccia a Belfagor XD
    Ricca di tensione la scena nella chiesa, spero vivamente che Omma non muoia... çWç
    Non ho capito bene il monologo di Coris, ma gli darò una rilettura.
    Che altro dire, sono felicissimo che sia tornato a scriverla, c'è giusto qualche errore di distrazione ma per il resto va tutto bene.
    Attendo con ansia il prossimo, ma fai con calma! ^^

    Grazie ^_^
    Adolf più che altro lo considero a metà tra Paperone e "inserire nome di qualsiasi investigatore sfrontato".
    Omma non so se morirà :ahguru:
     
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106 replies since 13/6/2010, 23:03   978 views
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