Babilonia 2

Sequel

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  1. _Holy
     
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    CITAZIONE (Nemesis; @ 30/6/2010, 00:02)
    Bel prologo, Zetsu. Omma? Sììì Omma *-*
    Nazareth? C'è anche Gesù? XDDD

    Comunque, Adolf Hitlerz è un investigatore fallito

    Keep call me Zetsu... It make me feel a pr0 XD

    Nazareth era già stata citata in Babilonia 2, ma do una rinfrescata a chi non se lo ricorda...
    Nazareth--->Magione Germoglio---> Casa di una ricca famiglia----> Famiglia di Ambrus!

    I background di Lithos, Coris e Ambrus son spiegati nel terzo capitolo di Babilonia.
     
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  2. _Holy
     
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    PROLOGO DEGLI CHAMP ELISEE
    Il bianco si dissolse...
    L'angelo e il demone si ritrovarono in un luogo magico.
    I colori, l'aria, le emozioni, i pensieri, tutto quanto era superfluo in quel mondo biancastro dalle sfumature oscure, che seppur invaso dalla luce perenne, trasmetteva paura.
    Ma non nel demone.
    E neppure nell'angelo.
    Entrambi si trovavano l'uno di fronte all'altro, immersi in un prato privo di vita, eccetto gambi d'erba senza colore.
    Il bianco angelo era tranquillo, mentre il demone sembrava spaesato, tant'è che si mise a guardarsi attorno con circospezione per capire dove diamine fosse finito.
    - Benvenuto nel mondo di mezzo, nella terra che non esiste, e che esiste allo stesso tempo! - Esclamò l'angelo, suscitando maggiore curiosità nel gemello speculare...
    ... Che subito disse - Mi sento a casa! -
    - Sei a casa! -
    - No... E' tutto così diverso! -
    - Dalla realtà? Tutto così diverso dalla realtà fasulla a cui sei abituato?! -
    - ... Si... -
    Silenzio tombale tra i due sfidanti di sguardi.
    Il demone attaccò - Io mi sento come se ti conoscessi da un'eternità! -
    L'angelo respinse - E difatti è così, Lucifero! -
    Attaccò ancora - Sai il mio nome? -
    Respinse di nuovo - So' il nome del tuo animo, della tua metà oscura... O preferisci farti chiamare con il tuo nome fasullo? -
    Incassò - Si! -
    Rifoderò le armi - Bene, allora ti chiamerò Cruor Coris, ci stai? -
    - Si... -
    - Bene! -
    Il demone si arrese, ma voleva conoscere il significato di quel luogo - Qual'è il significato di questo luogo?! -

    "Amiamo la natura, noi quattro!"

    - Sei nel Purgatorio! Più precisamente negli Champ Elisee! -
    - Questo posto... Questa natura è... -
    - Morta? -
    - No! E' come... -
    - Pietrificata! -
    - Si! Proprio così! -
    - Lo credo bene, dopotutto son passate almeno mille ere da quando abbiamo abbandonato gli Champ al loro destino, anzi, al MIO destino... -
    - "Abbiamo" ?! -
    - Si, non te lo ricordi?! -
    - No! Che cosa dovrei ricordare?! -
    L'angelo si battè una mano sulla faccia - Maledizione, non sto' parlando con te! Ma con Lucifero! -
    - IO sono Lucifero! -
    - No, non sei il vero Diavolo! -
    - Mi son fuso alla sua essenza, e siamo diventati una cosa sola: un uomo capace di controllare l'Inferno! -

    "Al vendicatore piaceva suonare il mandolino!"

    - E quindi... E' andato perduto?! SEI andato perduto?! -
    - Stai parlando con Lucifero? -
    - ... ... SI! -
    - Si! -
    - E' andato perduto? -
    - Esatto! -
    - Suppongo mi tocchi raccontarti il tutto, vero? -
    - Parla! - Il demone sguainò nuovamente l'arma.

    "Il guardiano era furibondo verso la natura, e amava la battaglia!"

    - Questo mondo... -
    - ... -
    - Quattro amici... -
    - ... -
    - Io... -
    - ... -
    - Lucifero... -
    - ... -
    - Nibirou... -
    - ... -
    - E LUI, quello di cui non conoscevo il nome... -
    - ... Che diamine stai dicendo?! -
    - Lo vedi? Mi è difficile raccontarti tutto, e in ogni sua forma il mio racconto di parrebbe una storiella da quattro soldi, e questo solo un sogno, ma non si tratta di un sogno... -
    Si alzò improvvisamente un forte vento, che scosse i fili d'erba immobili donando al luogo maggior realismo.
    - La senti l'aria che frantuma se stessa contro il tuo viso? Sei in grado di distinguere una sensazione d'illusione ad una veritiera? -
    Cruor la sentì, quell'aria tiepida e imponente - La sento... Perciò questo non è un sogno... -

    "Tempo fa quattro amici si contendevano il dominio su questo posto, sugli Champ Elisee, amavamo la natura e le sue sfaccettature, eccetto Nibirou, che amava solo la lotta.
    Vi era pace, armonia e giustizia, fino a quando uno dei quattro non si staccò dal piccolo gregge, e decise di creare attorno a se un mondo di oscuro peccato, siccome era stanco di vivere in mezzo a quella beata purezza; quel suo mondo prese il nome di Inferno, ed in seguito a diversi fallimenti nel portare alla luce nuovi demoni, decise di liberarsi di quei rifiuti impuri confinandoli in un luogo differente dall'Inferno (decimarli utilizzando chissà quale potere avrebbe apportato gravi conseguenze all'Inferno stesso, perciò questa idea era da scartare assolutamente).
    E così nacque la Terra: discarica degli umani, ovvero di ciò che DOVEVA essere un demone!
    Quel mondo che ancora oggi sopravvive, era stato creato ad immagine e somiglianza degli Champ Elisee, che in seguito alla dipartita di Lucifero, divennero vuoti e tristi come lo sono tutt'ora; quel panorama non giovò a Nibirou ed il quarto amico, che scelsero di abbandonarlo per poter vivere sulla rigogliosa Terra.
    Rimase un solo individuo in quel luogo, ci rimase a lungo aspettando... Aspettando l'arrivo di qualcuno che gli avrebbe fatto compagnia, ma che purtroppo non arrivò mai.
    L'uomo continuò a vivere su quel mondo creato appositamente per la sua specie, e continuò a riprodursi fino a raggiungere una quantità spropositata.
    Il Diavolo non lo accettò, come poteva un essere inferiore riprodursi così velocemente? Questa domanda tormentò Lucifero per anni e anni, fino a quando non decise di abbattere la razza umana con un ultimo e decisivo gesto...
    ... Che purtroppo per lui, non ebbe buona riuscita a causa di "qualcosa" che glielo impediva, una sottospecie di barriera che proteggeva quel mondo infame.
    Non seppe mai da chi, o da COSA provenisse quello scudo, ma vi era un'altra possibilità: gettare sulla razza umana la Stigma dell'Odio, ovvero la maledizione che avrebbe fatto nascere gli spiriti irosi.
    Dei due amici paralleli all'angelo e al demone, non si seppe più niente... Ma colui che viveva ai margini dell'esistenza, negli Champ, ebbe un'improvvisa compassione verso quella razza inferiore, e così scelse di legare spiritualmente la Terra al suo mondo natio, che divenne il Purgatorio...

    Le anime in fuga dai corpi umani si sarebbero dirette verso gli Champ Elisee, dove avrebbero ricevuto il giusto giudizio dall'angelo.
    I buoni si sarebbero salvati, e avrebbero avuto modo di raggiungere l'apice dell'universo: Il Paradiso.
    I cattivi sarebbero sprofondati nell'Inferno.
    E così, tutto trovò un suo equilibrio, seppur strambo... "

    - Ecco, credo di averti raccontato tutto... -
    Cruor Coris emise un sospiro profondo.
    - Non mi credi, vero? -
    Non seppe che dire, una storia del genere era incredibile, ma oramai credeva a tutto...
    ... Perciò rispose - Ti credo, e prima o poi troverò le giuste prove per crederci veramente! -
    - E' questo lo spirito giusto, Lord Cruor! -
    - Lord... Cruor?! -
    - Ma non ti ho detto tutta la verità, non ti ho detto perché sei qui! -
    Tese le orecchie, in attesa che l'angelo gli parlasse.
    - Lucifero vuole la distruzione del mondo, che purtroppo non può avvenire a causa dello scudo che lo protegge... Ebbene, ora è finalmente possibile penetrare in quelle difese! Babilonia è esplosa riversando sul mondo tutto il male raccolto! Lucifero è tra gli umani! IL MONDO PUO' CADERE! -
    Il pacato e simpatico angelo sembrava aver perso le staffe, egli voleva la distruzione del mondo...
    - E perché? Credevo amassi la Terra! -
    - No... Dopo milleni di esistenza terrena, ho imparato ad odiarla! Non possono esistere esseri incompleti, non possono e non devono! Perciò voglio che TU, Cruor Coris, distrugga questo mondo portando le tue schiere demoniache a razziare l'umanità, fino alla sua scomparsa eterna! -

    "L'umanità verrà poi giudicata da me... E diverrà una razza pura come lo sono gli angeli ed i demoni, come lo sono io e come lo sei tu, mio caro amico!"

    "E tutto avrà un nuovo inizio... "

    - Tu... Tu sei Cinerio, giusto? -
     
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    Twilight Player

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    Bel (ultimo?) prologo! Cruor Coris che parla con un angelo (Cinerio?) che vuole la distruzione del mondo XD
    Hai spiegato molto bene la nascita del Purgatorio, insomma, non so che altro dire. Come sempre scritto bene, scorrevolmente e senza errori (io non ne ho notati!)
     
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  4. _Holy
     
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    ultimo prologo, si
    ho pensato ad un epilogo dannatamente strambo...
    Che metterò in atto da quanto è fottutamente strambo!
     
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    クラッシュバンディクーとキングダムハーツ

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    VOGLIO IL PRIMO CAPITOLO!
     
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  6. _Holy
     
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    Dovrai attendere.
    Questo è solo un assaggino per far capire che le idee ci sono.
     
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  7. Nyxenhaal89
     
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    Bene, mi piace ^^
    Ottimo lavoro con quest'ultimo prologo, Coris come sempre ha l'aria da minchione.
    Attendo il prossimo capitolo :3
     
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  8. _Holy
     
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    Coris da adesso in poi farà il minchione SOLO con Cinerio XD
     
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  9. Nyxenhaal89
     
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    yaoi alert!
    Dai, lo so che ti manca quando te lo dicevo. XD
     
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  10. _Holy
     
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    no
     
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  11. _Holy
     
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    Sono tornato con la mia fiction! Non riuscivo ad accantonarla, in nessun modo! ^^

    I: Il giovane, Il vecchio
    Si placò infine la neve, lasciando il suo residuo bianco per i viottoli e sui tetti delle case di Nazareth, si era placata di mattina, quando l'intera popolazione si sarebbe risvegliata dal sonno.
    Le poche centinaia di abitanti cominciarono la loro vita quotidiana una volta usciti dalle case per andare a lavorare, i sarti alle rispettive sartorie, i fabbri alle rispettive fonderie, esattamente come ogni giorno.
    Le guardie avrebbero sorvegliato le mura cittadine affinché i demoni non l'avessero presa d'assalto, e avrebbero anche fornito protezione ai poveri bastardi senza identità, vagabondi e straccioni.
    Mentre i frati, taluni innocenti e taluni pieni di segreti oscuri, avrebbero operato nella cappella cittadina, e come al solito tenuto una messa di società come ogni domenica predicando la speranza di garantirsi una salvezza.
    Tra questi frati vi era anche colui che garantì ospitalità al povero orfanello smarrito della notte ormai trascorsa, lo aveva accudito rimanendo con lui nella chiesa, che oltretutto era anche sua dimora.
    Inamod, questo il nome del frate, assistette al risveglio del ragazzino mono occhio che aveva passato la notte su quel materasso duro, ma gratificante se paragonato al freddo suolo; se Narçil non l'avesse portato via dalla strada sarebbe morto assiderato.
    La prima cosa che il pargolo fece fu guardarsi attorno e studiare l'ambiente, a poca distanza da lui stazionava il premuroso frate su una sedia vecchia.
    Quest'ultimo gli augurò un buon giorno armandosi di una benevola espressione facciale, che al posto di tranquillizzare il bambino, lo spaventò.
    Il suo occhio aperto e traboccante di deprimente espressività, la sua fila di denti superiore premuta contro quella inferiore, il sudore che cascava dalle sue tempie nonostante non facesse affatto caldo... Questi elementi descrivevano l'immagine di un bambino sperduto, spaventato, privo di personalità; un bambino dal passato macchiato da mille ingiustizie vissute nell'armata crociata.
    Inamod scelse di rassicurarlo mostrandogli che non aveva niente di cui temere, tentò di farlo sentire a suo agio usando parole docili e piene d'umiltà, ma sembrò non ottenere gli effetti sperati.
    Notò allora che il piccolo cercava alla cieca qualcosa a cui aggrapparsi, siccome evitò di stringere i cuscini doveva star cercando la sua spada, quella che portava con sé.
    Inamod si assentò un attimo, tornando poi con l'arma che il bambino andava cercando, quando egli la vide sfoggiò un'espressione nuova: di rabbia.
    Temendo chissà quale reazione da parte sua, il frate gliela porse lentamente, e appena il ragazzino ne fu a contatto con le mani, gliela strappò via dalla debole presa.
    Il suo volto tornò a risplendere di ingenuità infantile, quella spada doveva farlo sentire protetto.
    - Come ti chiami? - Gli chiese l'anziano, dopo aver ripreso posto alla sedia su cui passò la notte, vegliando al ragazzino.
    Lui aprì la bocca, ma le parole non uscirono da essa, sembrava comunque volerlo pronunciare, il suo nome.
    Inamod capì che doveva aver bisongo di cibo, o di acqua per levare la secchezza dalla gola, così andò a preparare l'occorrente nella dispensa della cappella, evitando di esporsi ai popolani che predicavano nella sala principale.
    Tornò poi dal bambino con una pagnotta e dell'acqua, aveva portato anche una bottiglia di vino per sé stesso.
    Glieli porse, ed il ragazzino li accettò con rassegnazione, non gli piaceva la situazione a cui era obbligato, ma non aveva scelta se voleva tornare in forze.
    Mangiò con fredda voracità, senza guardare in faccia ad Inamod o ad esprimere cenni di gratitudine, alternava bocconi di pane a sorsi d'acqua limpida, adocchiando a fine pasto quella bottiglia di vino che Inamod non aveva ancora stappato.
    - Vino? Vuoi del vino? -
    Il bambino non si espresse, ma il modo in cui guardava quella bottiglia lasciava presagire che ne voleva un po', del suo contenuto.
    Inamod vuotò il suo vino rosso in un bicchiere di legno, non in grandi quantità, poi poggiò il bicchiere sul mobile rustico accanto al letto, il piccolo recipiente non fece in tempo a prendere posizione su quella superficie che si trovava già pendente dalle labbra del marmocchio.
    Finì il vino in un batter di ciglio, massaggiandosi poi la pancia e accompagnando il gesto con un piccolo rutto, si coprì poi la bocca per imbarazzo.
    - Beh, per lo meno sei un tipo originale... Non ho mai incontrato bambini che gustano il "vino rosato" già a questa età! - Ritirò i rimasugli di quel piccolo pasto - Ora puoi parlare? -
    Aprì lentamente la boccuccia, guardando altrove - Sì... - Esclamò finalmente.
    - Ah, ecco, e come ti chiami? -
    - Omm... - Non sembrò voler pronunciare il suo nome.
    - Omm? ti chiami Omm? -
    - No... Me... Metartios! -
    - Ti chiami Metartios? -
    - Sì... -
    Scese una lagrima dal suo occhio buono, Inamod non la vide, e sorrise tra sé e sé, poi si avviò al di fuori della stanza, ma giunto sulla soglia fece un'incontro improvviso con una ragazzina con un ciuffo di capelli neri che le copriva l'occhio destro e portava tra le mani un vasetto con dentro un piccolo fiore.
    - Daria? Mi hai portato un'altro fiore? -
    - Sì, Padre Inamod! - Gli sorrise come spesso faceva anche alle persone poco confidenti, era una ragazzina molto allegra e solare nonostante lo sguardo vuoto.
    Notando che il frate era uscito da quella stanza, si insospettì - Che ci faceva lì dentro, Padre? -
    - Oh, niente, giusto ieri notte uno straniero mi ha portato un trovatello, un bambino sfortunato! -
    - Me lo faccia vedere! - Chiese vivacemente saltellando sulle punte dei piedi.
    Inamod fu poco deciso a farla entrare, Metartios era un bambino con evidenti problemi sociali, e gli stranieri non gli piacevano, ma Daria trovò ugualmente il modo di passare aprofittando di una disattenzione dell'anziano frate.
    Passò la soglia e si trovò faccia a faccia con il ragazzino, spaventato dalla presenza di un'estraneo.
    - Tu sei quello nuovo? Piacere, io mi chiamo Daria! - Gli si avvicinò, ma mirando al mobile che affiancava il suo letto, ci voleva mettere sopra il vaso con il fiore.
    Lo fece con calma, sotto gli occhi impauriti di Metartios e quelli attenti del premuroso Inamod.
    Daria orientò poi il vasetto a seconda della posizione della luce solare proveniente dalla finestra - Ecco, così dovrebbe andare! - Esclamò quando fu soddisfatta.
    - Bene Daria, ora vieni via, dai! E' stanco e impaurito! -
    - Un momento, Padre Inamod! Voglio solo parlargli! - Andò quindi a guardare il ragazzino, sempre timoroso.
    Già poco prima aveva notato che il suo occhio destro era coperto da una benda di cuoio, proprio come i famosi pirati che popolavano i libri di avventura, e siccome Daria era una ragazza sfrontata, oltre che esuberante, glielo chiese schivando la possibilità di fare bella impressione - Come mai hai un'occhio solo? Come hai perso l'altro? -
    Inamod sembrò innervosirsi, e quella sua sensazione sembrava amplificata dall'eventualità che Metartios potesse attaccare con quella sua grossa spada, quindi tornò a mostrare fredda premura nei confronti di Daria, e la prese per un braccio ordinandole di andarsene.
    - Vai via Daria! Lui è stanco e non vuole vedere gente che non conosce, avrete modo di parlarvi in futuro, magari! - Mentre parlava, trascinava fuori dalla stanza la ragazzina, che ebbe solo il tempo di salutare il trovatello...
    - Ci vediamo, ragazzino! -



    Da qualche altra parte di Nazareth, al di fuori di una panetteria, Narçil aspettava impaziente l'arrivo di Adolf.
    Stando a quanto detto dai cittadini, il vecchio investigatore si recava ogni mattina a quella precisa panetteria, a comprare il solito tipo di pane e a pagare la solita, esigua, cifra di ori.
    La sua pazienza fu premiata dall'arrivo di un tetro corvaccio su due piedi, con un cilindro alla testa, un bastone dall'impugnatura luccicante, un lungo abito scuro e una posizione inclinata in avanti, priva però di gobba.
    Il solito naso grande e i soliti capelli scoloriti completavano il quadro completo di ciò che era Adolf: un investigatore ex parroco che Narçil non vedeva da tre anni.
    - Signor Adolf! - I suoi cenni agitati e le sue urla lo incuriosirono, ma non gli fecero prestare abbastanza attenzione, tant'è che entrò nella panetteria senza riconoscere il giovane nobile Narçil.
    Quest'ultimo scelse di non scaturire scenate all'interno di quel luogo pubblico, così attese che Adolf pagasse la commessa e uscisse con tre filoni nell'apposita sacca.
    - Signore! - Tornò poi ad infierire sul vecchio, facendosi sicuramente notare nel momento in cui lo affiancò per la strada di città che si inoltrava tra negozi e case.
    - Signor Adolf, si ricorda di me? - Il vecchio non lo degnò di uno sguardo, sembrava ignorarlo.
    E Narçil continuò a parlargli per tutto il tragitto, più che altro a ripetere "signor Adolf" per risvegliarlo da quella strana apatia che sembrava avere.
    Poi, giunti in un vicoletto privo di gente, il vecchio corvaccio esplose di rabbia - Insomma! Passo ogni mattinata a sperare di non dover scambiare una parola con i miei concittadini bastardi e poi arriva lei a far girare le tasche! Che diamine vuole?! -
    - Salve, si ricorda di me, vero? -
    - No! e ora vada a quel paese! - Allungò il passo cercando di lasciarsi alle spalle il fastidioso ometto, che però non mollò.
    - Signore, sono Narçil di Grifonia, ricorda?! -
    - Narçil? Narçil? - Frenò l'andamento frenetico, dandosi ad un profondo riflettere - Vediamo, ricordo un certo nobile biondo della palustre Grifonia... E ricordo di quanto quell'omuncolo avesse timore delle interiora umane! E ricordo anche quanto quell'insulso pezzo d'uomo, fatto male anche come feccia, tentò di ospitarmi nella sua baracca poco signorile per avvelenarmi con i suoi spiedini di ratto! Quell'uomo era lei! -
    Un rossore scarlatto colorò il volto del nobile, indeciso sul tenere un comportamento civile o sul rispondere al vecchietto con delle espressioni colorite poco adatte al suo rango, ma scelse di comportarsi come di consueto - Sì... Quell'uomo ero io... Ma senta, vorrei parlarle di una cosa! -
    - Mi dispiace, le mie ossa non reggono questo freddo infernale, e le mie orecchie non reggono la vostra parlantina schifosamente pacata! -
    - Insomma, io vorrei che mi prendesse a lavorare con sé! -
    - E perché mai, giovinotto? -
    - Ora come ora, in questi tempi di perdizione e di violenza, abbiamo tutti bisogno di che vivere! -
    - Sante parole! Io stesso vivo di stenti! -
    - Ma... Quindi... -
    - Quindi niente lavoro per te, ragazzo! Mi dispiace... -
    - Non è vero! Le notizie ci tenevano informati anche a Grifonia, e so' per certo che lei non ha ancora catturato quell'assassino! -
    - Di che parla?! -
    - Parlo del Giullare! -
    Adolf si frenò di nuovo, sentir nominare Il Giullare lo faceva rabbrividire per cause ignote.
    - Signore, se sta mandando avanti delle indagini, potrei darle una mano! -
    - Se lo tolga dalla testa, Il Giullare è solo una favoletta! - Riprese il cammino, casa sua non doveva essere lontana a giudicare dal suo sguardo diretto verso una particolare abitazione in pietra, con il legno marcio.
    - E quell'omicidio avvenuto a Grifonia? E le notizie di smembramenti e carneficine che mi son giunte? -
    - Non ha visto cosa c'è là fuori? Crede che Il Giullare sia l'unico, in questo periodo, a poter mutilare orrendamente le persone? -
    - No, ma so' per certo che quell'assassino è ancora in circolazione! -
    - E chi se ne importa! Me ne frego se domani quel pagliaccio potrebbe levarmi le gambe dal corpo! Me ne frego altamente! -
    - L'ultima notizia è giunta proprio da Nazareth, non è così?! -
    - Sì, quel mostro pare aver ucciso una popolana... Una così bella donna, molto su di età ma comunque affascinante! -
    - Oh, mi dispiace, forse la conosceva? -
    - No! Per niente! -
    Giunsero in prossimità di quella che doveva essere la dimora di Adolf, quella casa così brutta e così poco adatta al ruolo che eseguiva, ma sopratutto agli abiti signorili che indossava.
    Il vecchio sfilò dalla tasca interna dell'abito scuro un mazzo di chiavi, diede qualche rapido giro nella serratura e aprì la porta della catapecchia, lasciando che la luce investisse colei che, all'interno, si occupava di spolverare con una scopa di saggina.
    Una visione celestiale, una ragazza di così rara bellezza Narçil non l'aveva mai vista, e non avrebbe mai avuto modo di vederla: Capelli biondi raccolti in una coda, occhi verdi smeraldo, pelle pallida e lineamenti perfetti, un viso innocente ma provocante, un fisico naturale privo di forme esagerate.
    Era il volto ciò che contava, ciò che stregò il biondino nobile; lei, con la sua presenza, faceva sentire quell'interno angusto, puzzolente e sporco, un paradiso profumato...
    Ci volle una mossa di gomito da parte del poco gentile Adolf a far riprendere conoscenza a Narçil, che tornò coi piedi a terra conservando qualche rimasuglio di quella sensazione d'ebbrezza.
    Forse, quella ragazza se n'era accorta, ma nonostante questo continuò a spolverare senza curarsi dello straniero.
    - Angelica, come stai? - Adolf sembrava aver perso la sua aria tetra in visione della bella fanciulla, forse aveva stregato anche lui... Forse era una strega!
    Anche se le sue parole risuonavano come musica di angeli - Salve a voi, vedo che avete portato ospiti! - Si riferì a Narçil, che ancora stava sulla porta a cercare di mascherar l'imbarazzo.
    Il vecchio corvaccio tornò a gracchiare - Lui? Lui è solo un vecchio conoscente di quando facevo ancora l'investigatore, è stupido e insistente come le mosche! - Prendendo posto sulla scricchiolante sedia posta vicino al tavolo a centro stanza, ordinò al biondo nobile di entrare e accomodarsi - Prego, entri pure! -
    Non se lo fece ripetere due volte, ma doveva rielaborare tutto il suo comportamento con nei paraggi la fanciulla che faceva le pulizie, dovea comportarsi come un nobile piacente e poco pauroso.
    Si sedette sulla panca polverosa poco distante dall'entrata.
    - Mi dica, signor Narçil, lei è venuto in questa città solo per poter lavorare con me? C'è qualcosa che mi puzza in questa storia! -
    - Sono venuto qui solo per potermi salvare dalle follie là fuori, Nazareth è una delle migliori Città Fortezza costruite in seguito al Gran Disastro, ed arrivato qui mi son ricordato che anche lei viveva qui, perciò perché non provare a chiedere un lavoro? -
    - Lei è stupido? Perché non si è mosso per Jerusalem? E' molto più vicina alla sua Grifonia, ed è anche parecchio più grande e attrezzata! -
    - No signore, Jerusalem sta negando l'accesso a quasi tutti i viaggiatori che vi si presentano, causa la sovrapopolazione del posto! -
    - Allora ad Apollonia! -
    - Apollonia fa entrate solo i monaci o gli uomini di religione, non i primi vagabondi del luogo... -
    - Oh... E quindi è arrivato qui a Nazareth... Capisco! -
    Narçil non lo voleva ammettere, ma quel suo indugiare era causato dalla presenza di quella graziosa ragazza, lui la voleva conoscere!
    Se non fosse stato per lei, se ne sarebbe andato appena Adolf fosse giunto a casa.
    - Ora vai via Narçil, sono un povero vecchio e non ho voglia di parlare, più tardi ci incontreremo nuovamente per parlare con più tranquillità! Ora via! Vattene! -




    - ... E così perirete tutti! Sparirete dalla faccia della Terra per mano mia e dei miei demoni! -
    "Pecuniae, capitale del regno eretico sotto il controllo dell'ormai vecchio Re Odino, caduta per mano di forze oscure", così avrebbero riportato gli archivi storici degli eretici, per non smentire i loro ideali che ribaltavano l'esistenza degli dei, o dei demoni.
    Eppure ciò che li stava distruggendo era una vera e propria armata demoniaca fuoriuscita dalla fauci dell'Inferno, e a capo di essa nessun'altro che Cruor Coris! Il frutto nato dall'unione spirituale dell'ormai lontano Cavaliere Giovane e il misterioso e maligno Lucifero.
    Era la sala del trono che Ambrus, qualche anno prima, aveva calpestato con le sue suole di metallo, allora fu la prima volta che un bianco faceva presenza in una reggia eretica, in QUELLA reggia eretica, così buia e grande, priva di luce eccetto la poca che entrava da una vetrata sul soffitto.
    Tetra e ingannevole come una foresta nera, piena di lupi e di pericolosi nemici... Quel dio maligno stazionava dinnanzi al Re, come il padrone di una foresta nera, piena di lupi... E di pericolosi nemici, e demoni.
    Odino, seppur in procinto di andarsene da quel mondo per mano del suo nemico idealista, sfoggiò il suo animo condottiero parlandogli con forza - Tu e le tue misere schiere non siete altro che vermi appartenenti al lato corrotto della Madre Terra e dei suoi meandri in cui talpe e formiche si nascondono per timore della potenza soprastante! - Furono le ultime parole di un grande re, che nell'anno di grazia 455 abbandonò la vita terrena per affrontare quella misteriosa, infinita ed eterea... Il tutto per mano del demone Coris.
    Come un sovrano dalla scottante ambizione di conquista, il Diavolo, il cui corpo era giunto ormai alla venerabile età di ventuno anni, si affacciò dalla elegante balconata che gettava uno sguardo sull'enorme città di Pecuniae, un tempo pacifica e stabile, non in fiamme e dalle strutture decadute, non con la gente sfuggente e in lacrime per le strade ancora percorribili, non con demoni di immonda bruttezza ed altri di maestosa spietatezza a falciare i neri abitanti come se fossero frumento.
    E non con gli esseri alati che stavano scendendo dal cielo, esseri alati e biancastri con armature scintillanti, massicci più dei demoni maggiormente grassi.
    Tra di loro sembrava esserci un capo, che mirava a quel Cruor Coris in armatura nera, luccicante, e in mantello rosso sangue sventolante sulla balconata.
    - Io sono Nibirou! E son qui per rispedirti nell'abisso da cui sei venuto! - Richeggiò la voce del capo degli esseri, che in quel preciso istante avevano dato guerra alle schiere demoniache...
    Era un uomo, doveva essere un uomo a giudicare dalla sua corporatura nella norma, solo più robusta e muscolosa, solo non si poteva capire se avesse qualche proporzione fisica alterata a causa dell'armatura massiccia, bianca, che indossava, e dall'elmo con visiera, chiuso, dalla quale partivano orizzontalmente un paio di corna affilate.
    Analizzando gli esseri che lo accompagnavano, si capiva che anch'essi possedevano armature simili, naturalmente forgiate a seconda delle loro forme, che spaziavano da imponenti draghi, aquile, altri animali volanti, cavalieri a cavallo, fanti, esseri indefiniti e altri con fattezze angeliche; Nibirou apparteneva a quest'ultima categoria, e le sue ali più grandi e lucenti delle altre dovevano testimoniare la sua superiorità.
    Gli esseri ascesi dalle nuvole andarono a scontrarsi con i demoni di Coris, eccetto il loro capo che puntò proprio al nucleo dell'assalto: colui che avea appena ammazzato il Re Odino e che ora stazionava sulla balconata con aria divertita.
    Quando il grosso angelo guerriero vi fu abbastanza vicino per poterlo decimare con un colpo dell'alabarda che brandiva, venne respinto da una forza invisibile materializzata da Cruor Coris stesso, per difendersi.
    - E così hai mantenuto i tuoi innati poteri, Lucifero... - Tornò a parlargli, con quella sua voce profonda, resa metallica dall'elmo chiuso sul suo viso - Ma allora dimmi, perché ti nascondi dietro quelle sembianze umane? -
    Nibirou aveva notato che in quel corpo albergavano due presenze: Una devota al male, e al mondo ultraterreno dell'Inferno, e una devota all'ingenuità umana, appartenente alla discarica dei demoni, la Terra.
    Il condottiero sanguinario, posizionato come un freddo alfiere di nero metallo, gli rivolse la parola - Questo è il corpo nato dall'unione tra due spiriti bellicosi, sadici, corrotti, dall'estistenza travagliata, infame, insulsa, malvagia... E questo corpo mantiene i ricordi di entrambe le vite dei due spiriti che vi albergano dentro, perciò una parte di me ti ricorda, Nibirou! Ti ricorda come uno dei quattro amici abitanti degli Champ Eliseé! -
    Era ancora fluttuante dinnanzi a Cruor Coris, sbattendo leggermente le ali - Un tempo, mio caro amico, eravamo uniti! Ma poi hai scelto il sentiero del male, e hai creato attorno a te l'Inferno! - Con fare accusatorio, gli puntò l'alabarda contro.
    - Son passati secoli da allora, ma tu ne fai ancora una tragedia! L'esistenza ha trovato il suo stupido equilibrio per tutti questi anni, e ora è giunto il momento di porre fine all'esistenza degli umani! -
    - No! la mia armata, Lucifero, esiste per difendere il mondo dalle ingiustizie e dalle creature come te che lo vogliono annientare! Ho un'esercito di esseri resi soldati in seguito alla loro morte! -
    - Tu e Cinerio avete ristabilito un'equilibrio errato delle cose! Gli umani dovevano esistere solo per soffrire, e voi due avete legato la loro anima ai tre mondi ultraterreni che sono Inferno, Paradiso e Purgatorio! Perché mai io dovrei punire esseri incompleti? E perché mai Cinerio li dovrebbe giudicare come tu li dovresti difendere? -
    - Perchè è questa la giusta direzione del fato! E' questo ciò che ci permetterà di avere ancora un ruolo nella nostra esistenza! Tu, per esempio, cosa avresti fatto con il tuo Inferno, se non avessi avuto bisogno di punire gli umani? -
    - Il mio scopo era limpido già da allora, stupido insolente! Lo scopo per cui creai l'Inferno era per formare un'enorme esercito di demoni e prendere il controllo dell'apice dell'universo: il Paradiso! -
    - E poi? Cosa avresti fatto dopo la conquista? -
    - Avrei dominato! Mi sarei divertito a veder l'universo soffrire per l'eternità! -
    - Sai che non te lo permetterò, vero? Da oggi è cominciata una guerra tra la mia armata e la tua! -
    - Non andrete lontano! Perchè oggi, proprio oggi, cadrete per mano mia! -
    Si alzò il vento, spirando tra le mille sfaccettature di quello scenario apocalittico, che vedeva opporsi due enormi armate: I difensori e i distruttori.
    Cruor Coris, che voleva distruggere l'umanità, e Nibirou, che la voleva difendere...
     
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    Bel capitolo. Bella la prima parte di Omma/Metartios e il continuo con Adolf Hitler e alla fine Nibirou, l'angelo della salvezza!
    Ho notato pochi errori, tra cui "lagrima" invece di lacrima..
     
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  13. _Holy
     
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    esiste anche lagrima, mi pare.

    credevo che questo ritorno provocasse più scalpore, comunque...
     
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    Twilight Player

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    Beh, sinceramente puoi fare di meglio anche se mi ha stupito questo incontro tra bene e male!
     
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  15. _Holy
     
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    Allora faccio cagare. No perché questo credevo fosse uno dei miei migliori capitoli in quanto a stile di scrittura -.-

     
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106 replies since 13/6/2010, 23:03   978 views
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