IL SOGNO PIù BELLO

-Ero circondata da una frotta di Shadows e un ragazzo con una Kayblade li eliminava uno ad uno per liberarmi. Poi s'inginocchiò e mi tese la mano: "Tutto a posto?"-

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  1. Aledragon
     
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    Ragazzi, siamo quasi alla fine della fic ...
    :sobad:
    Presto posterò i capitoli ultimi.

    Buona notte ai notturni e buongiorno ai diurni!

     
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  2. coccireby
     
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    uff che peccato T.T mi piaceva cosi tanto.....vabe spero allora che ci sara un seguito!!!
     
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  3. VergilDemon
     
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    Cmq sono andato nel tuo profilo di facebook e non ho visto il disegno della scintilla ç_ç
    Poi me lo fai vedere ù.ù
     
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    "We have waited 600 years for this"

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    Noooooo ç_ç
     
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  5. Aledragon
     
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    La scintilla è la copertina del mio album "Io comunico così". E' in bella vista sul mio profilo! :ahsi:
     
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  6. Rei;
     
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    Ho recuperato tutti i capitoli, ero rimasta indietro.
    Voglio sapere le parti salienti tra Riku e Alessia! *-*
     
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  7. coccireby
     
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    oiii quando pubblicherai il prossimo capitolo nn vedo lora anke se sono gli ultimi
    SPOILER (click to view)
    cmq sono coccireby è che ho cambiato nome!xd
     
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  8. Aledragon
     
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    L'ULTIMA BATTAGLIA
    - Capitolo 16° -





    <sveglia ragazzi!>, gridava re Topolino per tutto il Punto Morto.
    Aprii gli occhi immediatamente.
    Mi misi a sedere sul sacco a pelo. Il mio primo pensiero corse a Riku. Sorrisi, tra me e me, ripensando alla notte appena trascorsa.

    Il sorriso scomparve lentamente, mentre un'idea triste emergeva: presto avrei dovuto dirgli addio.
    Mi accorsi di aver dormito coi vestiti. Sistemai i capelli e uscii dalla tenda.
    Dopo aver messo in tasca il sacchetto di stoffa, uscii dalla tenda. Fuori c'erano già Topolino, Pippo e Paperino. Gli altri uscirono poco dopo.
    Riku mi sorrise, raggiante: il ciuffo argenteo gli velava gli occhi assorti, persi nei miei.
    Il mio volto si sciolse in un sorriso incantato. Arrossii lievemente, poi tornai a guardare il re, che si accingeva a parlare. Cercai di concentrarmi sulle sue parole:
    <e' giunto il momento. Dobbiamo concludere la missione, e in fretta anche. Sta per accadere una cosa che non avevamo previsto>.
    <huh?>
    <come!?>
    <cos'è successo!?>, chiese Sora agitato.
    Topolino si fece scuro in volto: <per tutto questo tempo, ho sottovalutato il Nessuno di Alessia. Non credevo sarebbe arrivato a tanto.
    Alexiass aspira alla massima completezza. Punta a qualcosa di più grande e potente che il corpo della sua genitrice …>.
    M'irrigidii.
    <alexiass brama Kingdom Hearts…!?>, chiesi, incredula.
    Il re annuì, preoccupato.
    Spostai lo sguardo in alto, verso la Luna a forma di cuore, che torreggiava fuori dal vetro della grande parete.
    <stamattina, quando sono uscito in perlustrazione del castello, ho scorto un'ombra fuggevole al piano di sopra: sono sicuro che fosse un individuo incappucciato, vestito con l'uniforme dell'Organizzazione XIII>.
    Sora, Kairi, Riku ed io ci scambiammo delle occhiate.
    <andiamo allora: non perdiamo altro tempo>, dissi facendo eco ai pensieri di tutti i presenti.
    <sì>.

    <allora, Alessia… hai deciso che cosa farai?>, mi chiese il re poco dopo, chiamandomi in disparte.
    Mi salì un nodo alla gola.
    "E' il momento di finirla con i tentennamenti…!".
    Dopo un attimo di silenzio, risposi di sì.
    <… Tornerò sulla Terra>, dichiarai a mezza voce.
    Topolino mi guardò con tenerezza. <sei molto saggia e coraggiosa>, disse.
    Sorrise mesto: <ti guiderò io stesso nel ritorno attraverso il passaggio oscuro: andrà tutto bene. Vedrai che anche Alexiass, alla fine, si persuaderà a ricongiungersi con te>.
    Lo guardai scettica.
    <sono fiducioso>, aggiunse con determinazione.
    La sua buona fede mi diede un po' d'animo. Sorrisi al saggio sovrano.
    Mi convinsi che affrontare quell'ultima battaglia con ottimismo era il primo passo verso la vittoria.
    Mi congedai e raggiunsi i miei tre amici - Paperino e Pippo si erano già allontanati per raccogliere le loro cose.

    Io mi ero stampata un'espressione felice in volto, ma loro stavano seri.
    <perché quelle facce!?>
    Si guardarono imbarazzati. Non risposero.
    <e' chiaro che vorrei restare con voi>, giurai. Fissai Riku. <ma non posso fare altrimenti>, aggiunsi in un sussurro.
    <ho una cosa per voi…>.
    Estrassi l'involucro di stoffa dalla tasca. Tirai fuori tre ciondoli, ricavati dai materiali che avevo fatto lavorare dai Moguri la notte precedente.
    Porsi a Kairi un medaglione di cristallo color fucsia, a forma di sole, con una faccina sorridente in rilievo. <questo pendente rappresenta quello che tu sei per me: un sole radioso, caldo e rassicurante. Eterna fonte di Luce e Generosità>. La ragazza lo girò tra le mani, facendo sfavillare il cristallo in mille riflessi. <sono senza parole… E' bellissimo!>, disse, stupefatta.
    <sora, è stato più difficile trovare una forma adatta a te: hai un sacco di qualità!>. Sora arrossì e portò le mani dietro il capo ridendo: <dai! Stai esagerando!>. Ridemmo tutti.
    <visto? Sei anche modesto… Tuttavia, sono il Coraggio e la Determinazione più delle altre che ti rendono speciale come sei.
    Ho pensato che una Stella fosse la forma più adatta a te>. Gli consegnai una stella a cinque punte, opaca e trasparente, che pendeva da una catenina d'acciaio. Mi ringraziò con un sorriso radioso e agganciò la catenina a quella che aveva già al collo.
    Dulcis in fundo …
    Abbozzai un sorriso prima ancora di iniziare a parlare. Diedi a Riku una collana di metallo, dalla quale pendevano due ciondoli uguali e vicini.
    <riku: pensando a te non ho avuto dubbi. Tu sei speciale e raro, mi hai ... catturata>. Arrossii. <per questo ho fatto elaborare due cuori di Oliarco+, un materiale raro come te>. Riku ascoltava le mie parole osservando i due pendenti dal colore singolare, cangiante a seconda della luce: una sfumatura tra il grigio, il verde e l'azzurro. Come le iridi dei suoi occhi.
    <come hai notato i cuori sono due…>. Li sfiorai. <e sono accostati, legati l'un l'altro: non si separano.
    E anche se ci allontaneremo, io e te…>, la mia voce tremò. <io non ti dimenticherò>.
    Riku mi strinse forte a sé e sussurrò: <il mio cuore non si allontanerà mai dal tuo>. Mi baciò e mi abbracciò ancora.
    Kairi e Sora si erano allontanati discretamente. Li raggiungemmo e ci preparammo al combattimento ormai prossimo.

    Smontate le tende e fatto colazione, Paperino si occupò di scaricare tutti i bagagli sulla GummyShip, così da non intralciarci in battaglia. Io misi in tasca qualche pozione ed etere, poi consegnai lo zainetto.
    L'atmosfera era tesa.
    Marciammo compatti verso i piani alti, con l'obbiettivo di sciogliere i Cuori del Regno, prima che Alexiass riuscisse a sfruttarne la potenza e allargasse le sue mire di potere: l'oscurità contenuta in Kingdom Hearts era spaventosamente grande.
    Superammo tutti i Nessuno che incontrammo fuggendo: non potevamo indebolirci prima di incontrare il vero nemico.
    Giungemmo al Passaggio tra Rovina e Creazione. Sotto di noi, il vuoto si estendeva vertiginosamente. Deglutii e mi concentrai sui piedi che calpestavano il ponte magico, che appariva progressivamente al passaggio di Sora.
    Superato l'abisso, varcammo l'ultima porta, che ci avrebbe condotto al terrazzo più alto della fortezza. La Luna, immensa e luminosa, pulsava di vita di fronte a noi.

    <era ora!>, ci sorprese alle spalle la voce di Alexiass..

    Con un cenno, avviammo lo schema d'azione senza esitare: Sora e Topolino si sarebbero occupati di Kingdom Hearts, mentre tutti noi altri avremmo tenuto a bada la Nobody.
    Con un grido bellicoso, mi avventai contro la mia gemella.
    Lei sorrise beffarda e schioccò le dita: dietro di noi e attorno a Sora e il re comparvero centinaia di Nessuno, di tutte le razze, dai più piccoli e agili ai più grandi e spaventosi. Alexiass scomparve e ci lasciò in balìa dei mostri.
    <codarda!>, ringhiai difendendomi con la KeyBlade da un Giocatore d'Azzardo.
    <vuole indebolirci!>, gridò Riku nel fragore della lotta.
    Kairi si divincolò da un Simile e urlò: <reflexga!>.
    La sfera magica si espanse e spazzò quasi tutti i nemici. La ragazza si accasciò su sé stessa, esausta, mentre gli altri sconfissero i nemici rimanenti.
    <notevole>, canzonò il Nessuno incappucciato.
    Mentre Sora schermava la sua ragazza per farle recuperare le Forza Magiche, io avanzai decisa verso la figura vestita di nero, che si ergeva in contrasto con la luminosità della Luna.
    <sei una gran vigliacca! Cos'è? Hai paura di affrontarmi!?>, urlai.
    <non agitarti, piccola>, rispose Alexiass con le mani sui fianchi. La trafissi con gli occhi.
    Mi derise e si tolse il cappuccio.
    <non preoccuparti, tesoro: non ho alcun motivo di temerti. Puoi fare di meglio che indossare un cappuccio nero e fare la dura. Sei debole. Lo sei più di me>, dissi sprezzantemente. <non hai fatto altro che scappare da me e usare i tuoi insulsi trucchi per mettermi in difficoltà>, aggiunsi, guardandola dritto negli occhi.
    Il mio volto si distese in un riso spontaneo alla vista dell'espressione della Nobody: mi fissava tra l'incredulo e il furibondo. Le sue guance, per la prima volta, avvamparono, di rabbia.

    Poi, chiuse gli occhi e contrasse la mascella. Credevo che avrebbe perso la calma e che si sarebbe avventata su di me come una furia.
    Invece rimase lì, i pugni stretti, gli occhi serrati e le sopracciglia oblique.
    Un ammasso di nubi nere si addensò alle sue spalle, circondando Kingdom Hearts.
    Nel silenzio greve, avvertivo il nervosismo dei miei amici dietro di me.
    Immobile, non smisi di fissare il viso concentrato di Alexiass.

    Improvvisamente, spalancò gli occhi. Erano cambiati: erano chiari, dorati, pieni di disprezzo e malvagità. Erano occhi da Heartless.
    La Nobody aveva attinto dall'enorme oscurità dei Cuori del Regno e si preparava ad eliminare i suoi insignificanti ostacoli: sette miseri eroi, ignari del loro fatale e prossimo destino.
    Rilassò i muscoli delle braccia e impugnò l'Ombra del Cuore con un gesto meccanico.
    <togliti!>, gridò Riku, correndo verso di me. Mi voltai a guardarlo.
    < Stop!>, comandò Alexiass.
    Rimasi senza fiato, immobile; tutto era fermo. Non potevo spostare neanche gli occhi. Il ragazzo rimase a mezz'aria con la bocca spalancata. Subito dopo, il tempo riprese a scorrere e Riku inciampò a pochi metri da me.
    Mi ero dimenticata dell'incantesimo Stop ...
    Tornai a guardare Alexiass: chissà quanti altri nuovi poteri aveva acquisito ...
    <no!>, gemette Riku accanto a me. Mi avvicinai a lui per aiutarlo ad alzarsi.
    <sei ferito?>
    <guarda!>. Indicò con la Luna alle spalle del Nessuno.
    Non mi ero resa conto di quello che stava accadendo.
    <merda …!>.
    Kingdom Hearts aveva un buco enorme al centro, che continuava ad allargarsi con il progressivo allontanarsi di mille piccoli cuoricini. Oltre il terrazzo, nei piani più bassi visibili dalla mia posizione, miriadi di Heartless si ammassavano: cercavano di impossessarsi dei cuori, che volteggiavano disordinatamente ovunque. Era uno spettacolo unico e inquietante. Provai compassione per tutti quei piccoli mostri: in fondo, desideravano soltanto riavere i propri sentimenti e l'identità perduta. Mi chiesi se fra tutte quelle Shadows c'era anche quella smarrita e confusa che avevo incontrato sulla Terra, accanto al luogo dell'incidente.
    <presto farete tutti compagnia a quegli Heartless, non preoccupatevi>, disse Alexiass con voce distorta. Non era del tutto in sé: sembrava plagiata da un demone oscuro. Quegli occhi poi …
    <questo è da vedere!>, sbottò Riku impugnando la KeyBlade.
    Nessun ghigno, nessun'espressione nel volto del Nessuno. Solo occhi vividi e arma in pugno.
    Una barriera magica circondò me, Riku e la Nobody: Topolino, Kairi, Sora, Paperino e Pippo rimasero fuori.
    Cercai di ritrovare un po' di lucidità per affrontare la mia rivale, che avanzava lenta, facendo sfregare rumorosamente la lama dell'Ombra del Cuore sul pavimento.
    Arretrai. Riku mi affiancava, pronto a scattare.
    <togliti di mezzo, tu>, ordinò con voce imperiosa Alexiass. Puntò un indice minaccioso sul ragazzo. Ormai la nemica era ad un metro da noi.
    Avvertivo indistintamente le voci degli altri, il loro battere di colpi contro la barriera invisibile.
    Riku era immobile, con i muscoli tesi.
    Si stava mettendo in una situazione pericolosa, e non avrei sopportato che venisse ferito -o peggio!- a causa mia.
    Schizzai di lato, presi la Scintilla e convogliai le forze magiche: ero pronta a scagliarle una magia. Riku si voltò verso di me, colto alla sprovvista. Alexiass reagì più in fretta: mi puntò con la spada e balzò in avanti.
    "Perfetto!"
    Ora!
    <tund…!>
    <blizzard!>, ringhiò la Nobody. Fu più rapida di me.
    <ale!>, urlò Riku correndo verso di me. Avevo un braccio e una gamba congelati e doloranti. <cura!>. L'incantesimo del ragazzo mi sgelò lentamente.
    <grazie>, dissi senza fiato. Alexiass stava già scagliando un altro Blizzard; riuscii a creare una debole sfera protettiva in tempo per respingere il colpo. Ringhiò furiosa.
    Corsi all'estremità opposta della terrazza per farla allontanare da Riku. Funzionò: mi raggiunse in pochi secondi e io le indirizzai un incantesimo Stop.
    Il tempo parve fermarsi.
    L'effetto, però, svanì dopo pochi istanti.
    <cosa credevi di fare?>, mi schernì il Nessuno. Mi diede un po' di tregua. Ansimavo ancora per la perdita improvvisa di Forze Magiche. "Non credevo che fosse così impegnativo!".
    Vidi che Riku, alle spalle di Alexiass, si preparava ad attaccarla.

    <piantiamola con questa messa in scena…!>, esclamai, improvvisamente. Speravo che il ragazzo capisse le mie intenzioni. In effetti, si bloccò e indugiò qualche metro lontano da me. Alexiass mi fissò, sdegnosa.
    <stai dicendo che ti arrendi?>
    <no!>, mi affrettai a rispondere, <voglio solo cercare di trovare un compromesso …>
    <e la codarda sarei io?>, mi provocò.
    <io ho deciso!>, proseguii, ignorandola. <… e mi piacerebbe che tu capissi che è giusto cos…>
    <tu vorresti solo che IO mi unissi a te!>, m'interruppe.
    <sÌ, È COSÌ!>, urlai di rimando, spazientita.
    Rimanemmo così, faccia a faccia, i pugni serrati attorno all'arma.
    Poi, lei sembrò cambiare umore: allontanò il viso da me a occhi bassi, confusa. Dopodichè tornò a fissarmi accigliata: i suoi occhi erano tornati normali, scuri e diffidenti.
    Sta funzionando…
    <ho capito che posso essere felice anche sulla Terra. Basta volerlo>.
    Alexiass scosse la testa, confusa, e arretrò di qualche passo, mentre Riku si era avvicinato di più: ora tutti e tre formavamo un triangolo.
    Il miei occhi indugiarono su Riku, che ricambiò l'intesa con un cenno. La Nobody spostava lo sguardo da lui a me, senza capire. Corrugò la fronte.
    <alessia…>, dissi. Il Nessuno si volse verso Kingdom Hearts, che ormai era quasi del tutto disintegrato: ne rimaneva soltanto il contorno di quello che una volta era un voluminoso cuore brillante nel buio.
    <alessia!>, chiamai di nuovo. La Nobody mi gettò un'occhiata torva.
    <torna ad essere parte di me…>.
    Trasalì e le cadde la KeyBlade dal pugno. L'arma, appena toccato terra, scomparve.
    <… per favore … Ho bisogno di te! Non posso essere felice incompleta, senza la mia metà. E neanche tu!>, aggiunsi deponendo la mia Scintilla del Cuore.
    <ti prego …!>. M'inginocchiai, umile, supplicandola con voce acuta.
    Alexiass si ritrasse, riluttante.
    Non sembrava capace di provare sentimenti, non aveva pietà nella metà del cuore che ancora poteva sentire. Riprese in pugno la Chiave-Spada oscura, con le labbra increspate in una smorfia di disgusto.
    Puntò la KeyBlade nello spazio vuoto tra me e Riku, verso il cielo notturno. Chiuse gli occhi.
    Rimasi in ginocchio, in attesa. La fissavo in tensione. Riku mi guardava ansioso, pronto all'azione. Credei che il tempo si fosse fermato di nuovo: nessuno respirava, l'aria era immobile. Persino i miei amici, aldilà della barriera isolante, sembravano in sospensione.
    Alexiass iniziò a muovere le labbra pronunciando parole inudibili, concentrata.
    Il ragazzo, alla mia sinistra, ebbe un fremito e fece un passo indietro, timoroso. Io mi rimisi in piedi, preoccupata e confusa. Riku mi scrutava, perplesso.
    I nostri sguardi s'incrociarono per un istante interminabile: mi persi nel mare tempestoso delle sue iridi chiare. Il cuore accelerò i battiti.
    Alexiass riaprì gli occhi, ora di nuovo dorati, e la sua spada vibrò impercettibilmente. Guardava fisso nel buio del cielo stellato.
    Si voltò a guardarmi, ostile, la KeyBlade ancora puntata nel vuoto. Il suo volto si distese in un ghigno malvagio:
    <conto alla rovescia>, sussurrò.
    Inaspettatamente, rivolse la Chiave-Spada contro Riku e ringhiò bellicosa, mentre un getto d'aria avvolgeva il ragazzo, impotente, e si condensava sopra la sua testa in un numero fatto di nebbia candida.
    <30… 29…>, cominciò a contare Alexiass senza smettere di sorridere.
    Il terrore s'impadronì di me.
    Riconobbi la Maledizione di Phantom, il Boss della Torre dell'Orologio di Londra che avevo sconfitto nel Videogioco. E con crescente orrore, ricordai che l'incantesimo non poteva essere fermato se non uccidendo il mandante.
    <… 27…>
    <no!>, urlai disperata.
    <… 26…>.
    Riku gemette di dolore quando al numero "25" gli fu sottratto buona parte delle Energie.
    Mi guardò confuso e spaventato. Forse non si era ben reso conto che presto sarebbe morto.
    <smettila! E' me che devi togliere di mezzo!>, gridai al Nessuno, che continuava a contare imperterrita.
    <23…>, disse più forte.

    <stopga!>, stregai il numero evanescente sopra il ragazzo. Il conto alla rovescia si fermò, ma le due cifre non scomparvero.
    <non concluderai nulla così, piccoletta>, canticchiò Alexiass guardandosi le unghie.
    Infatti, poco dopo il conteggio riprese, scandendo gli ultimi ventuno secondi di vita di Riku.
    Stoppai ancora le cifre magiche e presi un Etere. La Nobody mi lasciò fare, divertendosi di fronte alla mia disperazione.
    <farò quello che vuoi, ma ferma la Maledizione!>, implorai, ormai prossima al pianto.
    Il conto riprese: 20…
    Riku gemette di nuovo, mentre sul suo petto si apriva un taglio profondo grondante di sangue.
    19…
    <tu farai quello che chiedo?>, chiese Alexiass, penetrandomi con i suoi occhi da Heartless.
    <sì, sì! TUTTO!>, risposi in fretta.
    <stop>, comandò.
    Sopra Riku, il numero diciassette rimase, non sparì. Il ragazzo era per terra, dolorante per la ferita.
    <voglio che tu ti unisca a me, cedendomi il comando del corpo e della tua mente>.
    La sua condizione era tanto chiara quanto intollerabile per me: non volevo rinunciare alla mia identità. Mai come allora compresi cosa doveva aver provato Alexiass, quando avevo provato a convincerla a ricongiungersi con me.
    Lesse l'esitazione sul mio volto. Sorrise soddisfatta.
    <e' un prezzo così alto da pagare per te? Non vuoi che il tuo Riku rimanga in vita?>
    <bastarda! Io sono innamorata, sono legata a questo ragazzo ... sei una bastarda ...>, ringhiai.
    <evidentemente … non sei abbastanza "innamorata">. Mi lanciò un'occhiata severa.
    Il ragazzo respirava a fatica e si premeva una mano al petto.
    <…>
    <ti conviene decidere in fretta, perché presto farò ripartire il countdown>, mi esortò.
    <ti rendi conto di quello che mi chiedi? La situazione è complessa: ho una famiglia sulla Terra, lì io sto morendo!>
    <non me ne importa un accidente!>, sbottò Alexiass, spazientita. <deciditi. Adesso. Oppure osserva il tuo "ammore" morire dissanguato. Poi, farò fuori te>, concluse.
    <tu sei completamente fuori>, mormorai.
    Il Nessuno mi trafisse con lo sguardo e schioccò le dita: le cifre di fumo sopra la testa di Riku ripresero a scorrere all'incontrario.
    Imprecai.
    16… 15…
    <aaarghh!>, urlò di dolore Riku. La ferita al petto si allargò schizzando sangue ovunque, si udì il suono della sua carne che si lacerava.
    Portai le mani tremanti alle orecchie, inorridita. Cominciai a lacrimare, incapace di trovare una soluzione.
    <no!>, strillai con la voce rotta dai singhiozzi. Cercai di curare il ragazzo sofferente con una magia Cura. All'inizio sembrò funzionare: il taglio si ridusse e il sangue prese a scendere meno copioso; ma poi, riprese a schizzare forte, imbrattandomi tutta, mentre Riku non riusciva a controllare strazianti gemiti di dolore.
    "Così peggioro le cose!".
    Alexiass rideva, sadica.
    Le due cifre sopra Riku si ridussero ad una: gli rimanevano soltanto nove secondi di vita.
    Nella disperazione, si mise in luce un'idea, che avevo stupidamente accantonato fino ad allora.
    La notte precedente, avevo fatto elaborare nella bottega Moguri i tre ciondoli per i miei amici. Ne avevo approfittato per far analizzare la pozione "speciale" che mi aveva regalato Babbo Natale. Le creature mi avevano spiegato che si trattava di un infuso potentissimo, in grado di realizzare un solo qualsiasi desiderio.
    In quella condizione di estrema disperazione, presi - per la prima volta della mia vita - una decisione. Non ci sarebbe stato un ritorno, non ci sarebbero stati rimpianti.
    Frugai freneticamente nella tasca per cavare la bottiglietta di vetro; la stappai e la versai sulla ferita del ragazzo.
    <voglio che la Maledizione di Riku sia inflitta a me… in cambio della sua salvezza>, pregai, tra i singhiozzi. Le lacrime mi rigavano il viso.
    Alexiass rimase impietrita.
    Ovviamente, non si aspettava che i suoi piani venissero cambiati così, all'improvviso: già pregustava la sua vittoria.
    Il mio Nessuno stava per ottenere quello che voleva. Io sarei morta e lei avrebbe potuto vivere una vita intera, se pur incompleta.
    Almeno, mi consolai, Riku sarebbe rimasto in vita. Questo importava.
    Il ragazzo s'inginocchiò, tastandosi confuso la pelle intatta. Nessuna cifra sovrastava più il suo capo.
    <alessia!>, sussurrò, sorpreso e arrabbiato, <perché!?>.
    Alexiass non si mosse né parlò. Mentre la vista mi si annebbiava, mi sembrò di vedere i suoi occhi spalancati cambiare colore …
    <ale! ALE!>, urlò Riku, scuotendomi.
    Sentivo un sapore nauseante, metallico, in bocca. La visione del viso di Riku era offuscata da una fitta nebbia.
    <… Riku …>, sussurrai. La nebbia inghiottì ogni cosa e divenne buio pesto.

    * * *




    Alessia, mia rivale e genitrice, si abbandonò tra le braccia del ragazzo, morta. Lui continuava a scuoterla, invano. Piangeva e urlava.
    Dal petto della ragazza si liberò un bagliore: il cuore stava abbandonando la sua sede. Mi sentii strana, compiaciuta e amareggiata allo stesso tempo. Mi sembrò di provare … delle emozioni.
    La barriera magica che avevo eretto intorno al campo di battaglia s'indebolì fino a scomparire: non riuscivo più a mantenerla. Rimasi lì, ad osservare la scena, impassibile.
    Non me ne importava nulla.
    Avevo quello che mi spettava: una vita mia.
    Gli altri, quelli che stavano sempre con Alessia, gli Eroi Leggendari, accorsero a verificare cos'era accaduto.
    Volevo ridere. Volevo schiacciarli tutti, vederli soffrire.

    Non mi mossi. Mi prese una sgradevole sensazione di amarezza.
    Fissai quel corpo, inerte e inzuppato di sangue.
    Udivo appena le grida intorno a me.
    Il topo stava cercando di trattenere il cuore luminoso. "Inutile", pensai.
    Riku si alzò e mi si avvicinò, minaccioso. Lo fissai indifferente.
    <ridammela indietro!>, ripeteva, scuotendomi.
    Il topo mi si avvicinò, scuro in volto:
    <ora sei libera. E' quello che desideravi e l'hai ottenuto. Ma non illuderti: non proverai mai FELICITA', perché hai gettato via la parte di te che poteva ancora provare dei veri sentimenti>. Le sue parole mi bruciarono dentro.
    Cercai di balbettare una risposta, ma non ne trovai.
    Il mio sguardo cadde sulla luce che si allontanava dal corpo della ragazza.

    Senza parlare, scattai in avanti e posi le mani su Alessia.
    Scomparvi in lei.
    Mentre cadevo nel buio, scorsi un bagliore lontanissimo, che s'ingrandiva a dismisura.
    Fui accecata da molta Luce.

     
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    Bellissimo capitolo. Sul serio, l'ho letto molto velocemente perché è scorrevolissimo come sempre. All'inizio avevo pensato alla vera fine di Alessia, però il suo nessuno si è sacrificata tornando nella ragazza!
    Bravissima, aspetto l'epilogo dove Alessia tornerà sulla Terra.. oppure rimarrà o lei o verrà tutta la famiglia! (!)
     
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  10. coccireby
     
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    bello!!!!!
     
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    "We have waited 600 years for this"

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  12. Aledragon
     
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    A VERY SMALL WISH
    - Capitolo 17° -






    La mattina presto, all'Ospedale c'era più movimento del solito.
    Medici in giro, infermiere che correvano qua e là, persone curiose, Mass Media.
    I cittadini, poco abituati a tanto fracasso, si riversavano, curiosi, fuori dall'edificio per sapere cos'era successo. Girava la voce che fosse avvenuto un prodigio.
    In effetti, quel giorno, nell'arco di poche ore, ben due pazienti si erano risvegliati dal coma: due giovani vittime della strada.

    Quando ripresi coscienza, mi ritrovai in una stanza candida fiocamente illuminata, relegata ad un lettino sottile e scomodo. La sgradevole sensazione di incorporeità era svanita: adesso percepivo le mie membra, intorpidite e doloranti. Attraverso le palpebre socchiuse avvertivo i pallidi raggi del sole invernale, che filtravano dalle fessure di una serranda scolorita. Il sole proiettava, sulla parete opposta, dove c'era una porta di legno chiaro chiusa, file ordinate di piccoli ovali luminosi, in forte contrasto con l'ombra grigia del gesso.
    Quella luce mi diede una gioia indescrivibile. Non capivo il perché, ma mi confortava.
    Improvvisamente nella camera entrò impetuosamente un infermiere; il brusco spostamento d'aria fece svolazzare l'orlo del suo camice bianco.
    < Prego, entri: si è svegliata>, disse.
    Prima ancora che entrasse in camera, riconobbi il suono dei passi di mia madre, che si avvicinavano rapidamente alla porta.
    La chioma rossa di mia mamma si affacciò dal corridoio affollato.
    < Ale … >, gemette. La sua voce fu interrotta dai singhiozzi. Senza riuscire a parlare, si gettò in ginocchio di fronte al letto stringendo forte il lenzuolo.
    < Mamma … >, la salutai, sorridendo. Mi sorpresi del tono basso della mia voce.
    Scoppiò a piangere, bagnando le lenzuola e aprendosi in un sorriso commosso. Mi baciò tutta, mi strinse, mi accarezzò i capelli.
    Poco dopo arrivarono mio padre, con gli occhi lucidi, e la mia sorellina, con gli occhi gonfi e il viso arrossato.
    Li salutai tutti con un sorriso.
    Sono tornata.


    Nel corso della giornata, mia madre non si allontanò da me per un istante, neanche per mangiare. "Non ne ho bisogno", ripeteva in risposta ai miei incitamenti.
    La sera cenò con un panino nella stessa camera in cui stavo. Poi convinse il primario a farsi preparare una brandina per dormire in Ospedale.
    Nei giorni successivi, i medici persuasero mia mamma a tornare a casa almeno per mangiare e dormire, rassicurandola sulla mia ritrovata salute e garantendole che non c'era il pericolo che io ricadessi addormentata. Soltanto nel fine settimana riuscirono a imporle di venire a trovarmi rispettando l'orario previsto per le visite.
    I miei genitori, e i parenti che nel corso della permanenza in Ospedale mi visitarono, mi raccontarono che ero rimasta incosciente per quasi sette giorni. La domenica mi portarono un giornale che riportava la notizia del risveglio mio e di un certo "Enrico", coinvolto anche lui nell'incidente di una settimana prima. L'articolo riportava che questo ragazzo era alla guida dell'automezzo, quando sulla carreggiata era improvvisamente apparsa una ragazza in mezzo alla nebbia.
    "E' stato per causa mia", pensai con vergogna e dispiacere.
    Da quando mia madre veniva a trovarmi soltanto nelle ore stabilite, passavo il resto del tempo a rievocare tutto quello che mi era successo appena dopo essere stata investita.
    Cercavo di rivivere la mia avventura nell'Universo parallelo, richiamando alla mente i volti degli Eroi, i momenti passati con i miei compagni, il divertimento nei combattimenti con le KeyBlades, la brevissima relazione con Riku.
    Con i frammenti di ricordi, cercai di ricostruire l'ultima battaglia. Non ricordavo quasi nulla di essa. L'esito del combattimento, la fine di Kingdom Hearts, la sorte dei miei compagni e di Riku: tutto ciò mi era ignoto.
    Fui presa dallo sconforto all'idea che avessimo perso, che non fossi riuscita a compiere la missione, che Alexiass avesse trionfato.
    Mi venne un tuffo al cuore.
    Alexiass!
    Che fine aveva fatto l'altra metà del mio cuore? Il mio Nessuno era sopravvissuto? Era ancora da qualche parte dell'Universo? Se così era, presto sarei … scomparsa!
    Mi sforzai di ricordare … ma più mi sforzavo, più la memoria sfuggiva.
    Infine, decisi di non penarci più.
    Costrinsi la mia mente a dimenticare, o, per lo meno, a considerare tutto ciò che mi era accaduto soltanto come un lungo sogno: il sogno più bello che avessi mai fatto.
    Non mi restava niente, nessuna prova, nessun elemento tangibile che testimoniasse la veridicità di quello che credevo di aver passato.
    Perciò, perché agitarsi? Ero sopravvissuta a un fatale incidente stradale. La realtà dei Nobodies e degli Heartless non esisteva, se non in un Videogioco.
    Sono tornata. E non scomparirò.

    Trascorsi la prima settimana in Ospedale sul lettino. Non mi concessero di ingerire cibo solido per i primi cinque giorni; dopodichè, permisero all'infermiera di passare con il carrello delle pietanze a colazione, pranzo e cena.
    Il lunedì, seppi che sarei dovuta rimanere sotto osservazione medica per altre due settimane.
    Con orrore, realizzai che mi sarei dovuta abituare a mangiare quella roba.
    "Questo o niente".
    Nonostante ciò, potevo godere di alcuni privilegi nella mia stanza.
    Innanzi tutto, vi stavo solo io: potevo cambiarmi e dormire con serenità. In secondo luogo, parenti, amici e compagni di classe mi colmavano di visite e regali.
    Inoltre, mia mamma accontentò due delle mie richieste urgenti: portarmi un blocco da disegno e matite; installare la PlayStation in camera.
    Non c'erano altri modi per combattere la noia.
    E poi, pensai, una battaglia estrema mi attendeva da tempo: dovevo ancora sconfiggere Xemnas in Kingdom Hearts II - per la seconda volta.
    Approfittai di un mercoledì senza visite per finire il gioco: nessuno mi avrebbe disturbata.
    Mi parve strano combattere premendo i tasti del joystick.
    Non che avessi mai impugnato una vera KeyBlade, mi affrettai a pensare.
    Il combattimento si prolungò per quasi tre quarti d'ora, perché non rinunciai a guardare le scene di intermezzo della trama. Quasi le conoscevo a memoria, ma ora più che mai che avevo sognato da vicino i personaggi virtuali non potevo saltarle!
    I battiti del mio cuore acceleravano ogni volta che nell'inquadratura appariva Riku.
    Sorrisi tra me.
    "Il ragazzo dei miei sogni è un ammasso di dati".
    Stavo vincendo, stavo eseguendo l'ultima combo contro l'acerrimo nemico.
    Finii il Nobody con un fendente dall'alto: la scena scorse al rallentatore. Seguì una breve sequenza che mostrava la sconfitta di Xemnas e la fuga di Sora e Riku attraverso un passaggio spazio-temporale.
    Era finita.
    Non restava che godersi l'ultima e definitiva sequenza di animazione che avrebbe visto i giovani eroi portarsi in salvo nel Regno Oscuro.
    Avevo guardato e riguardato il video finale di Kingdom Hearts II. Conoscevo ogni battuta, ogni gesto dei due protagonisti.
    Sora chiacchierava mesto con il migliore amico, indebolito dalla battaglia. Ora si riposavano sul lido tenebroso, contemplando il luminoso riflesso della luna sul placido, nero specchio d'acqua.
    Riku urtò una bottiglia di vetro. Porse all'amico una lettera srotolata.
    Sora lesse la prima frase ad alta voce. Scorse il resto delle parole con gli occhi, sentendole riecheggiare nella mente. Le immaginò pronunciate dall'amata Kairi, in salvo sulle Isole del Destino.
    Poi, apparve.
    Apparve la Porta della Luce: i due eroi l'attraversarono immergendosi in un bagliore accecante e vennero scaraventati dal cielo sul mare, come due stelle cadenti nel tramonto di bronzo.
    Cominciai a sentire un nodo alla gola.
    Kairi chiamava Sora e Riku dalla riva, agitando la mano e sorridendo.
    Quella parte mi commuoveva sempre.

    < You're home! >. Kairi porgeva la mano a Sora.
    Il ragazzo la prendeva, col sorriso sulle labbra, e la splendida voce di Utada Hikaru aumentava d'intensità, cantando in inglese "Sanctuary".
    Mi rilassai sul lettino e sgranchii le gambe, mentre i crediti scorrevano sullo schermo della TV accompagnati dalla splendida musica di Shimomura Yoko.
    Aspettai paziente l'epilogo, in cui Sora e Riku, seduti sull'albero dei frutti Paupu, venivano raggiunti in corsa da Kairi, che portava un messaggio di re Topolino.
    Era finita davvero.
    Sapevo che non sarebbe comparso il finale segreto, perché non avevo completato tutti i mini-giochi.
    Lo schermo divenne nero.
    Trasalii quando il televisore venne scosso da interferenze. L'immagine si fece a strisce orizzontali grigie e bianche, ondeggianti e punteggiate da macchiette irregolari bianche e nere.
    Istintivamente mi ricordò il film "The Ring" ...

    Poi l'immagine si fermò.
    Comparve un paesaggio familiare: l'assolata spiaggia delle Destiny Islands, lambite da un mare azzurro e cristallino. In lontananza, sulla sinistra, si scorgeva l'isolotto dell'albero Paupu.
    Sgranai gli occhi.
    "Ovvio che sto sognando".
    Sarà colpa del riso che ho mangiato a cena. Aveva uno strano sapore ...
    Improvvisamente, sulla telecamera comparve un'enorme macchia, nera e rotonda. Lo schermo sembrò appannarsi, come se qualcuno ci avesse respirato sopra.
    < Levati! Sempre il solito! >, strillò una voce inconfondibile. La visuale fu coperta da un panno scuro, che passò sul vetro un paio di volte. Finalmente, lo vidi: Paperino stava osservando un punto nello schermo della TV. Sembrava che stesse guardando verso di me.
    < Funziona? >, chiese una voce di ragazza.
    < Venite! Non c'è molto tempo! >, gridò Topolino, ora ben visibile di fonte a me.
    Aggrottai le sopracciglia.
    In pochi secondi, i personaggi che avevo appena visto recitare nel Videogioco si disposero davanti a me, dall'altra parte dello schermo di vetro.
    Notai subito che qualcuno non c'era.
    Possibile che mancasse lui? Proprio lui?
    < Ciao Ale! >, mi salutò allegramente Sora con la mano guantata.
    Mi venne l'impeto di rispondergli, ma mi sentii subito sciocca, anche solo per averci pensato.
    Tutti gli altri mi salutarono in coro, allegri.
    < Spero che vada tutto bene lì … Ho avuto la conferma che eri arrivata sulla Terra quando qui è cominciata la pioggia di Stelle… >, esordì Topolino.
    < Ahiouk! E quante stelle sono cadute! >, esclamò Pippo.
    < Ci manchi, Alessia … >, disse Paperino, mesto.
    < Già! >, fece eco Kairi. Notai un cuore di Cristallo Mithril appeso alla sua cintura. < Senza di te non è più lo stesso … >.
    < Mago Merlino ci ha concesso di usare la sua sfera di cristallo per registrare questo messaggio … spero che tu ti decida presto a terminare il … Videogioco >, proferì Sora.
    Pippo annuì.
    < Sei stata grande, Alessia. Anche grazie a te l'Universo ora è di nuovo stabile… >. Il re mi sorrise.
    <… almeno per adesso! >, commentò Paperino.
    Ci fu un coro di commenti e risa.
    Notai che Sora e Kairi si tenevano per mano.
    < Be', Ale … non abbiamo molto tempo per salutarci. Non ci dimenticheremo di te, mai! >, assicurò Sora.
    Kairi sorrise verso di me. < Riku avrebbe tanto voluto essere qui con noi ... per salutarti … >. Esitò. Poi mi fece un gran sorriso: < Non cambiare mai! E tu non scordarti di noi! >.
    Mi si attorcigliarono le viscere.
    Continuai a fissare lo schermo, mentre anche Topolino, Pippo e Paperino mi dicevano addio. Ma non ascoltavo le loro voci.
    "Avrebbe voluto… Avrebbe voluto…".
    Perché non era lì? Perché non c'era con i suoi amici?
    Fissavo lo schermo, di nuovo disturbato da intermittenze.
    In quel momento bussò alla camera un'infermiera ed entrò senza aspettare una mia risposta.
    < E' tardi, signorina >, disse in tono brusco.
    Nella TV, sulle note di "Dearly Beloved -Reprised-", era comparsa la scheda-resoconto della partita; m'informava che avevo curato i membri del gruppo sessanta volte, che avevo fatto sette game-over, che il gioco era completo al 96%, … "Sai che me ne importa!", pensai.
    < Sì, spengo immediatamente >, mi scusai educatamente. Mi alzai, con qualche difficoltà, e spensi la consolle. La donna era già uscita dalla camera augurandomi "buona notte".
    Che gentile … (-.-).
    M'infilai sotto le coperte di malavoglia.
    Quello strano video-messaggio non me l'ero sognato.
    "Il re ha detto che l'Universo è stabile"
    Quindi … missione compiuta?
    "Alexiass sconfitta!?".
    Mi rigirai sul lettino. Stavo scomoda.
    Ho eliminato il mio Nessuno?
    "…".
    Allora sono incompleta…?




    Trascorsi i due giorni seguenti pensierosa.
    Mamma e papà scambiarono il mio mutamento d'umore per sofferenza.
    Cosa potevo dire loro? Mi limitai a mentire che ero preoccupata per le responsabilità dell'incidente. Loro però non mi credevano fino in fondo.
    Nelle ore che trascorrevo da sola, mi allenavo un po' a camminare o disegnavo. In meno di tre giorni, avevo già ricoperto mezzo blocco di fogli di scarabocchi e bozze.
    I soggetti erano ricorrenti: Chiavi-Spade, Heartless, battaglie, eroi …
    Il mercoledì sera, prima di andarsene, mia madre disse che il giorno seguente mi avrebbe visitato la famiglia del ragazzo, di quell'Enrico.
    Il mattino dopo mi svegliai presto.
    Dopo colazione - tè e fette biscottate - decisi di camminare un po'. Mi faceva bene uscire e alzarmi da quella specie di letto …
    Portai le mie cose in bagno, mi detersi, legai i capelli in una coda, celai le occhiaie sotto uno spesso strato di correttore, lavai i denti e mi vestii -non mi sarei fatta trovare in pigiama da sconosciuti!
    Mia madre arrivò poco dopo: insistette per farmi cambiare le lenzuola e aspettò con me la visita.
    Nella tarda mattinata, bussarono alla porta: erano mia sorella e papà, che accompagnavano una donna bionda e un uomo brizzolato, sicuramente suo marito.
    I genitori di Enrico entrarono in camera e si accomodarono su delle sedie.
    Dopo un breve scambio di convenevoli - la mamma sembrava già avere una certa confidenza con l'altra donna -, il padre del ragazzo si scuso per la mancanza del figlio: disse che sarebbe venuto a trovarmi un'altra volta.
    Presto le attenzioni si spostarono da me all'incidente e da lì gli adulti presero a chiacchierare del più e del meno.
    Mi sedetti sul letto e contemplai la scena passivamente, ascoltando i due uomini che discorrevano animatamente di automobili, motori, etc.
    Le due madri, invece, presero il discorso della casa: faccende domestiche, spese, palestra, amici, …
    Io e mia sorella ci rassegnammo a guardare, buone buone, da un angolino. Dopo un po', lei decise di giocare alla play. Io mi misi a disegnare.
    Tutto sommato, i genitori di questo "Enrico" mi avevano fatto una buona impressione. Erano simpatici. Fui contenta dell'assenza del loro figlio: cosa gli avrei detto? Cosa pensava di me? Mi vergognavo tanto dell'imprudenza con la quale avevo attraversato la strada due settimane prima. Anche se, se avessi saputo che mi sarei risvegliata nel Mondo che non Esiste, mi sarei fatta stendere un'altra volta.
    Dopo tutto, non ero morta ...

    Verso mezzogiorno, un'infermiera ci informò che l'orario per le visite era terminato.
    Salutai i miei e i genitori di Enrico.
    Dieci minuti dopo, passò il carrello del pranzo. Accettai un piatto di pasta con olio e parmigiano e una mela sbiadita, avvolta nella pellicola trasparente. Apparecchiai il comodino - posate, piatto e bicchiere in plastica, tovaglioli di carta - e mi versai un po' d'acqua tiepida nel bicchiere. Era disgustosa da bere, ma non c'era alternativa.
    Diversamente dai giorni precedenti in Ospedale, quel pomeriggio mi addormentai e rimasi pigramente distesa sul lettino.
    Dopo quelli che mi parvero dieci secondi, sentii un sonoro toc-toc alla porta.
    Balzai seduta, stordita. Dissi "avanti", mentre mi aggiustavo i capelli e stropicciavo gli occhi.
    < Posso? >. Una voce di ragazzo. Trasalii.
    Vuoi vedere che…
    "E' quell'Enrico!?".
    Nel panico, sistemai il reggiseno, diedi un'occhiata sfuggente allo specchietto portatile e lo invitai ad entrare.
    < Avanti >.
    La luce del sole colpì il volto di un ragazzo alto, biondo come la madre, dal fisico atletico.
    Chiuse la porta alle sue spalle. Rimasi seduta - schiena rigida - sulle lenzuola disfatte.
    < Sono 'Rico >, si presentò porgendomi la mano.
    Confusa, lo guardai.
    < Enrico? Io sono Alessia: piacere >, la strinsi debolmente. La sua stretta, invece, era vigorosa.
    < Oh… sì, Enrico. Ma mi chiamano tutti "Rico" >. Rise.
    < Ah … >. Arrossii.
    < … ma siediti, prego! >.
    Obbedì; la catenina che aveva al collo tintinnò.
    < Come ti senti? Stai bene? >, domandai cortese.
    Mi squadrò; poi mi rispose:
    < Non c'è male, direi … piuttosto tu come stai. Ti ho investita, sai …? >, disse, ironicamente.
    < E' più colpa mia che tua >, commentai. < Comunque io sto bene. A parte il fatto che dovrò star qui altre due settimane … >.
    < Mi dispiace >. Incrociò le braccia. < Invece io potrò uscire già domani >.
    "Beato te…".
    Enrico lanciò un'occhiata alla consolle. < Che giochi hai? >, domandò improvvisamente, curioso.
    < Oh … non so se lo conosci: Kingdom Hearts II >, risposi.
    Si voltò a guardarmi con un sorriso.
    Avvertii un calore allo stomaco.
    Era così carino …
    Continuò a fissarmi coi suoi occhi chiari.
    Imbarazzata, mi appoggiai alla testata del lettino cercando qualcosa d'intelligente da dire.
    Il suo sorriso si trasformò in risata.
    Lo guardai, perplessa.
    < Che c'è …? >.
    Uscì la collana dalla maglietta e me la mostrò. < Scommetto che la conosci >.
    Mi avvicinai per vedere meglio: era una catenina in metallo, con due pendenti color verde-acqua, identici.
    < Cosa? >, esclamai, sorpresa. < Dove li hai comprati!? >.
    Mi rispose con uno sguardo incerto.
    < Non ti … ricordi? >, domandò, frustrato.
    < Io non … mi dispiace >, scossi la testa, confusa.
    Enrico lasciò cadere la collana sul petto, deluso.
    Tornò a sedersi accanto al comodino ed io mi appoggiai con le spalle al muro, accovacciata sul letto.
    < Ma ci conosciamo? >, chiesi.
    Rivolse lo sguardo a me, pensieroso.
    In certi suoi atteggiamenti, in certe sue espressioni, mi sembrava di rivedere Riku.
    Arrossii leggermente.
    Non rispose subito: sembrava combattuto tra il parlare e il tacere.
    < Assomigli a qualcuno, però … >, confessai infine. Mi guardò con rinnovato entusiasmo.
    Sganciò la collana e me la mise in mano. I due ciondoli di pietra verde-azzurra a forma di cuore tintinnarono.
    < Allora? >.
    Lo fissai accigliata: cosa voleva che dicessi? Che era identico a quello che avevo fatto elaborare per un ragazzo virtuale da un Moguri!?
    < Avevi detto che non ti saresti dimenticata di me … >, mi rimproverò.
    Trattenei il respiro.
    Lo penetrai con lo sguardo.
    Tacque.
    Voleva che fossi io a parlare.
    Dopo un minuto, ruppi il silenzio:
    < Non puoi essere Riku >, sussurrai d'un fiato. Guardai altrove: l'avevo detto sul serio?
    Subito mi prese i polsi e li strinse, sorridendo.
    < Ti avevo detto che il mio cuore non ti avrebbe mai abbandonata >, sussurrò.
    Lo fissai, incredula.
    < Tu sei Rico. >, dissi. < Quello che ho quasi fatto ammazzare due settimane fa >.
    < Io ero Rico >, disse con semplicità. Senza capire, feci una smorfia, confusa.
    Rise.
    < Ti spiego brevemente, prima che entri qualcuno … >.

    Rico mi raccontò quello che era successo quando, allo scadere del tempo della Maledizione di Alexiass, avevo perso il cuore.
    Parlava disinvolto, convinto della verità di ciò che diceva. Riteneva di essere Riku. Io quasi non credevo alle mie orecchie.
    Ascoltai senza interromperlo.
    < … Il cuore stava abbandonando il tuo corpo e il re stava cercando di trattenerlo. Poi Alexiass, forse per rimorso, non so, si è ricongiunta a te mentre eri priva di sensi.
    Re Topolino è riuscito a restituirti il cuore e ti ha guidato per il passaggio giusto >.
    Ricordai tutto.
    "Alexiass è in me…"
    Sono di nuovo completa.
    Il mio cuore ebbe un guizzo di gioia. Probabilmente, provocato dalla felicità che provava l'altra me stessa.
    Finalmente unite.

    < Ma … tu? C-come … >
    < Come sono arrivato qui? >, mi anticipò.
    Annuii.
    < Ho fatto una preghiera a Babbo Natale … >
    < Cosa? >
    < … Ho confessato a Sora le mie intenzioni, poi ho pregato Babbo Natale affinché potessi seguirti sulla Terra … aveva detto che avrebbe esaurito qualunque mio desiderio, così … >
    "Babbo Natale … certo …!".
    < Ma Enrico? Cioè, il ragazzo che prima eri? Quello … dell'incidente? >
    < E' morto >, tagliò corto.
    < Morto? >
    Annuì, grave. < Poco prima che tu ti risvegliassi qui, sana e salva, Enrico è morto all'Ospedale. Ma il Babbo … ha trasferito il mio cuore nel suo petto in tempo.
    Adesso io sono lui, ho i suoi ricordi. Ma ho anche quelli di Riku. Perciò sono Rico >, concluse con un grane sorriso.

    < Perché? >, chiesi dopo un po'.
    Il ragazzo si accigliò.
    < Perché sei venuto? Come hai fatto a prendere una decisione del genere, abbandonando tutto ciò che avevi per seguirmi qui? >.
    Poggiò delicatamente un dito sulle mie labbra.
    < Al solo pensiero di non rivederti più, mi mancava l'aria. In un secondo ho capito che non mi interessava ciò che avevo, ma quello che avrei perso >.
    I suoi occhi si addolcirono. Il cuore batteva impazzito, mentre le guance arrossivano, facendo inumidire gli occhi.
    < Vieni qui >. Mi prese per le spalle e mi avvicinò a sé.
    Le sue labbra sfiorarono le mie.
    < Da adesso non ti lascerò mai più >, dichiarò.
    Sorrisi, pazza di gioia.
    < Per me sei sempre Riku >.
    Rise. Sfilò dalla collana un cuore di Oliarco+ e agganciò la catenina attorno al mio collo. Mise l'altro ciondolo in una cordicella di pelle, che legò al suo braccio.
    Poi mi guardò, la fronte libera dal solito ciuffo.
    Mi persi nei suoi occhi.
    Non era cambiato nulla.
    < Sempre insieme >, sussurrai.
    Mi accolse tra le sue forti braccia e mi strinse. < Sempre >.









    * * FINE * *




    E' finitaaa! :sobad:

    Non voglio sembrare vanitosa, ma quest'ultimo capitolo mi commuove sempre ... E' il mio preferito, insieme a "Kingdom Hearts". M'immedesimo sempre in Alessia e quasi quasi sento le farfalle allo stomaco ...

    Sono contenta di averla pubblicata qui, ho trovato seguito fra voi lettori e mi avete dato molti consigli.

    Vi ringrazio tutti.






    P.S.= W KINGDOM HEARTS!!!



    Edited by Aledragon - 16/6/2010, 14:02
     
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  13. Rei;
     
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    Mi spiace un sacco sia finita... Ho letto gli ultimi due capitoli velocemente, magnifici.
    Mi stavo commuovendo al dolore di Riku e alla sua ricomparsa..
    Solo una cosa: non è Yoko Shimomuro, ma Yoko Shimomura. =)
    Complimenti ancora per questa bellissima fic.
     
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    .
  14. Aledragon
     
    .

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    THINKING OF YOU, WHEREVER YOU ARE…
    …WE PRAY
    FOR OUR SORROWS TO END…


    Proprio così, cari lettori:
    la bellissima avventura di Alessia è terminata.


    …AND HOPE THAT
    OUR HEARTS WILL BLEND.
    NOW I WILL STEP FORWARD TO
    REALIZE THIS WISH.


    AND who knows:
    Starting a new journey may be not
    So hard!
    Or maybe it’s already begun…


    THERE ARE MANY WORLDS;
    BUT THEY SHARE THE SAME SKY:

    ONE SKAY.
    ONE DESTINY.





    Questo videogioco mi ha segnato l’anima.
    Può sembrare stupido o infantile, ma io lo adoro, ne parlo con passione,
    ne celebro la trama,
    non mi stanco mai di venerarlo.

    Mi auguro che “I cuori del Mondo”
    abbiano rapito anche voi,
    spingendovi a
    riflettere
    sulla condizione umana,
    sulla morte e sull’anima,
    sulla malvagità
    e sulla bontà.

    Probabilmente non esistono le sette principesse
    dal cuore
    completamente puro.
    E sicuramente,
    nessuno di noi può negare l’esistenza
    di una parte oscura
    dentro di noi.
    Torto e ragione,
    cattiveria e bontà,
    egoismo e magnanimità,
    coraggio e codardia,
    niente e tutto.
    Il cuore contiene un’infinità
    di sentimenti,
    di diversa sfumatura e mai del tutto separati tra loro.

    Forse, nonostante l’incessante sforzo umano,
    come cercò di indagare Ansem,
    come errarono i suoi discepoli nello spingersi oltre il limite,
    nella ricerca disperata,
    la NATURA del CUORE
    non si rivelerà mai.

    E il cuore è il motore primo
    di tutte le azioni.



    Kingdom Hearts
    potrebbe esistere, chi lo sa?
    Chissà se i Mondi possiedono dei cuori, dei sentimenti?

    Io credo
    che uno dei profondi messaggi
    della trama del Videogioco sia questo.



    ***

    GRAZIE
    ANCORA A TUTTI VOI.

     
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    Bellissimo ultimo capitolo e bellissima idea quella di Riku dentro il ragazzo morto.. mi dispiace molto sia già finita, ma mi devo complimentare con te.
    :)
     
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86 replies since 9/6/2010, 14:10   1320 views
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